Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: EleWar    26/05/2021    9 recensioni
Una voce femminile fuori campo:
“Eccoli lì, quei due idioti! Si vede lontano un miglio che sono innamorati, ma io voglio Ryo Saeba, e sarà mio ad ogni costo!”
L'ennesimo caso per i nostri due amati sweeper, ma stavolta dove si nasconderà il pericolo? Riuscirà questa coppia di innamorati sgangherati e senza speranza a risolvere tutti i problemi che si troveranno ad affrontare?
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Pensavo di non riuscire ad aggiornare stasera, perché ero molto indietro fra ultime correzioni e risposte alle vostre bellissime rec, ma poi sono riuscita e… eccovi qua il penultimo capitolo.
Fate un po’ voi ^_^
Buona lettura e ancora GRAZIE per la vostra pazienza e presenza!




Cap. 8 Fughe
 
“Presto Kelly, fai in fretta, dobbiamo andare!” ripeté perentorio Ryo all’indirizzo della cliente che, stupita da tutta quella premura, non sapeva ancora spiegarsi perché dovessero andarsene dall’appartamento.
 
“Hai preso tutto?” rincarò Kaori, mettendole ulteriormente fretta.
 
Kelly si chiese, e non per la prima volta, cosa avessero quei due, e dove la stessero portando.
Non c’era nessun fidanzato possessivo e distratto; non c’erano i suoi scagnozzi sulle sue tracce, con l’ordine di riportarla indietro; c’era solo lei, che aveva fatto una scommessa con il suo uomo che sarebbe riuscita ad avere un’avventura col mitico Ryo Saeba.
Cos’era quella storia?
La donna poi non credeva nemmeno che quella fosse tutta una strategia per liberarsi di lei, avendo loro scoperto i suoi intenti.
Certo, con entrambi si era fatta prendere la mano, era stata a volte decisamente esplicita con le sue avances non troppo velate, ma non poteva pensare che quello fosse il vero motivo!
Non le restava che assecondarli e vedere che piega avrebbe preso la situazione.
 
“Kelly, tirati su i capelli, avanti, devi nasconderli bene sotto il berretto da baseball. Mi dispiace per te, ma stavolta devi nascondere la tua… la tua femminilità” e nel dirlo la sweeper tentava di domare quella massa di capelli, ondeggiante e morbida al tatto.
 
“E poi devi mettere questi” disse Ryo porgendole certi suoi vecchi vestiti, e cioè un’ampia camicia che nascondesse il seno abbondante e un paio di pantaloni della tuta, sufficientemente grandi e lunghi per celare le sue gambe da modella.
 
“Ma così conciata sarò irriconoscibile!” protestò la donna.
 
“Ed è quello che vogliamo!” rispose Kaori “Nel posto in cui ti porteremo non ti deve riconoscere nessuno, non devono capire che sei una donna… nemmeno i tirapiedi del tuo fidanzato devono vederti”.
 
A quel punto Kelly pensò bene di tacere, non poteva lamentarsi ancora.
Loro, nel bene e nel male, stavano facendo il lavoro per cui li aveva assoldati; la situazione però le stava sfuggendo di mano e prendeva pure una brutta piega: così avrebbe perso la scommessa, perso Ryo e anche quel bel bocconcino di Kaori.
Mentalmente sospirò, ma non si diede per vinta; magari avrebbe potuto trovare un modo per averlo all’ultimo minuto: avrebbe improvvisato, d'altronde lei era molto brava in questo.
Si impose la pazienza e la prudenza.
 
Quando fu camuffata di tutto punto, si avviarono verso il garage sotterraneo, mentre Ryo riepilogava così:
 
“Allora, mi raccomando, usciti di qui e soprattutto quando saremo a destinazione, non dare nell’occhio, non sculettare né ancheggiare, mantieni un atteggiamento neutro e, se proprio non puoi farne a meno, cammina come un uomo, anzi imitami” e la guardò intensamente.
 
Kelly annuì lievemente esasperata.
Tutta quella specie di messa in scena, che stavano organizzando per lei i due sweeper, le sembrava assurda, oltre che esagerata, ma non poteva tradirsi proprio all’ultimo.
Quindi li assecondò.
 
In men che non si dica erano a bordo della Mini: stavolta la relegarono nel sedile posteriore e le fecero indossare per giunta anche degli spessi occhiali scuri, dietro i quali non vide i due soci scambiarsi cenni di assenso e sorrisini furbi.
 
Usciti con facilità dal caos del traffico cittadino, presero una strada secondaria che li stava portando lontani dal centro città, verso la periferia industriale.
Tutti gli occupanti tacevano: i City Hunter perché si erano già detti tutto prima e gli bastava uno sguardo per capirsi; Kelly troppo sconvolta e meravigliata da quello che le stava succedendo.
Aveva provato più volte a fare domande sul perché e sul per come, ma i due avevano sempre eluso le sue domande e, anzi, le avevano risposto che non era importante e che al momento giusto avrebbe capito.
 
Doveva stare anche molto attenta a quello che diceva per non essere fraintesa; in fondo, evidentemente, loro due erano convinti di starla portando in salvo.
Per un attimo ebbe paura che veramente le avessero trovato un biglietto di sola andata per l’estero, proprio come aveva chiesto all’inizio.
Non ebbe più dubbi quando riconobbe in lontananza una pista d’atterraggio, con tanto di torre di controllo, recinzioni e mezzi in movimento.
Più si avvicinavano e più i profili di diversi aerei si materializzavano nello spazio visivo: piccoli aerei, monoposto, velivoli leggeri, perlopiù ad elica.
C’erano anche jet privati, anonimi, o per il turismo.
Allora veramente Ryo diceva sul serio, e le aveva trovato un volo dalle persone che diceva!
D’altronde non era solo un famoso amante, ma anche un professionista nel suo genere, quindi perché stupirsi?
 
Prima d’imboccare il cancello d’ingresso si fermarono sul viale di accesso, e Ryo, voltandosi verso la donna, le disse:
 
“Ti chiedo un ultimo sacrificio” e nel dirlo le rivolse un sorriso da seduttore che rianimò la donna: quando la guardava in quel modo era irresistibile! Lui proseguì: “Dovrai farti bendare, però” e prevenendo le sue rimostranze la zittì dicendole: “Non fare domande, è importante!”
 
Il tono di Ryo non ammetteva ulteriori proteste e Kaori si sporse verso la cliente che, toltasi gli occhiali, si lasciò bendare dalla ragazza; sbuffò.
Ma che razza di commedia era quella?
 
Poco dopo si fermarono di nuovo e Kaori, con gentilezza, l’aiutò a scendere dall’auto e tenendola per le braccia la guidò su per una scaletta; evidentemente la stava facendo salire su uno di quei jet che aveva visto da lontano.
Percepiva anche la presenza di Ryo accanto a lei, e davvero non sapeva più cosa pensare.
 
Una volta a bordo, catturata dal tepore dell’abitacolo e percependo sotto i piedi finissima moquette, Kelly immaginò che quello non fosse il solito Piper spartano, ma un elegante velivolo, magari di qualcuno facoltoso che poteva permettersene uno.
La fecero avanzare lungo il corridoio e, più per curiosità che per reale timore di urtare qualcosa, la Maryu cercò di toccare gli oggetti intorno a sé, e le morbide poltrone che accarezzò quasi con voluttà, le confermarono le sue primissime impressioni.
 
Erano giunti ormai ad un passo dalla cabina di pilotaggio, quando Ryo diede ordine di fermarsi e chiese a Kaori di sbendarla.
Finalmente libera da quella costrizione, Kelly sbatté più volte le lunghe ciglia per riabituarsi all’improvvisa luce dell’abitacolo e, mano a mano che metteva a fuoco, si convinceva che era a bordo di un lussuoso piccolo aereo e già ne valutava l’entità: con un sorrisino compiaciuto ne apprezzava lo stile e il design moderno e funzionale.
L’esteta che era in lei era soddisfatta di ciò che stava vedendo, e per un attimo dimenticò che probabilmente, proprio a bordo di quell’aereo, avrebbe fatto un viaggetto verso l’ignoto.
 
Ryo e Kaori l’osservavano compiaciuti e ogni tanto si scambiavano occhiate significative.
 
Infine Ryo si decise parlare e a spiegare cosa stesse succedendo:
 
“Bene, cara Kelly, come promesso ho trovato il modo per farti uscire indisturbata, e discretamente, dal paese. A bordo di questo aereo non ti serviranno documenti di sorta, e nessuno ti farà domande. Direi che il caso è chiuso”.
 
La cliente, trovando conferma ai suoi sospetti, era troppo sconvolta per ribattere; se avesse protestato, o se avesse gettato la maschera, non era sicura di come l’avrebbe presa il bel Ryo: aveva anche fama di essere intransigente e severo coi malfattori, e seppure lei tecnicamente non lo fosse, si era comunque presa gioco di lui… di loro.
Allo stesso tempo non poteva accettare di partire senza nemmeno sapere per dove, ed essere spedita lontano da Tokyo, dal Giappone, dai suoi affetti.
Non era pronta a lasciare tutto a causa di una scommessa, che aveva per giunta perso.
Non riusciva a dire una sola parola.
Sembrava aver smarrito tutta la sua boria, il suo fare da gatta vogliosa, e non era a causa dei vestiti di Ryo che le stavano comunque bene e poco camuffavano il suo corpo statuario.
In segno di sconfitta si tolse anche il capellino da baseball e si sciolse i capelli, e scuotendo la testa gli fece riprendere volume.
Sospirò afflitta.
 
A quel punto si fece avanti Kaori che con sorrisino le domandò:
 
“Ma non vuoi conoscere il tuo pilota personale?”
 
Kelly la guardò senza capire, e comunque a quel punto non le interessava minimamente chi fosse colui che l’avrebbe portata chissà dove; anzi, pensava già a come fare per uscire da lì e scendere a terra.
Kaori la riscosse dai suoi pensieri, perché rincarò:
 
“Allora? Non lo vuoi sapere?”
 
E quando la cliente annuì, più per farla contenta che per altro, la sweeper la condusse alla cabina di pilotaggio, e le bastò farla affacciare all’entrata perché Kelly esclamasse:
 
“Akikazu Sei!”
 
“Buona sera, mia cara!” si presentò il fantomatico pilota, che fece per uscire, passandole accanto.
 
Era davvero un bell’uomo, sembrava sicuro di sé e perfettamente a suo agio in quel lussuoso aereo; lo sguardo sornione e irridente, continuò così in direzione di Kelly:
 
“Benvenuta a bordo della Sei Airline” e le fece un mezzo inchino a cui lei sbuffò infastidita.
Lui, apparentemente soddisfatto della reazione della donna, proseguì:
 
“Vedo che hai cambiato stile, ma anche questa mise ti si addice!”
 
“Ma smettila!” rispose lei interrompendolo, e poi: “Vuoi spiegarmi cosa ci fai qui?”
 
L’uomo per tutta risposta scoppiò in una fragorosa risata, e quando si fu calmato Ryo prese la parola e spiegò:
 
“Te lo dico io, cosa ci fa qui il tuo legittimo sposo” e poi rivolgendosi a Kaori, di modo che la spiegazione fosse anche e soprattutto a suo beneficio: “Il pilota qui presente, è niente meno che Akikazu Sei, ovvero un facoltoso uomo d’affari, con le mani in pasta in diversi settori; non è il fidanzato della bella Kelly, ma suo marito, e non è un signorotto della mala, né si circonda di scagnozzi senza scrupoli… dico bene, Kelly?”
 
“Sì” rispose con rabbia l’interpellata “Hai detto giusto”.
 
“Allora, vorresti parlarci della scommessa? Perché ci sei venuta a cercare?” le chiese a quel punto Kaori.
 
“Semplice” rispose invece suo marito “io e mia moglie avevamo scommesso che lei sarebbe riuscita a sedurre il famigerato stallone di Shinjuku, niente meno che Ryo Saeba. Kelly sosteneva che non ci avrebbe messo niente a farlo perché, e scusami se te lo dico,” rivolgendosi allo sweeper “tu hai una vera e propria predilezione per le belle donne, e se sono per giunta compiacenti perdi letteralmente la testa. Lo sanno tutti. Io, invece, sostenevo che avresti scoperto subito che quella era solo una messa in scena, che saresti stato più accorto, in fondo sei anche un grande sweeper, e sapevo per certo che sei innamorato della tua socia”.
 
A quelle parole i due sweeper sobbalzarono e presero a balbettare frasi sconnesse rispettivamente:
 
“Ma chi, io? Ma-ma-no-no non è possibile… figurarsi”
“È stato informato male, noi, noi… siamo solo colleghi di lavoro… e poi io, con quel…porco…”
“E poi io, con quella virago...”
 
Ma Akikazu tagliò corto dicendo:
 
“Però effettivamente, caro il mio Ryo, non hai tutti i torti” e rivolgendo uno sguardo da predatore in direzione di Kaori, proseguì: “La tua socia non è niente male davvero”.
 
“Ehi!” saltò su Ryo colto da un impeto di gelosia.
Si mosse, a disagio; non era di loro due che stavano parlando, ma di quell’assurda scommessa fatta fra marito e moglie, e del loro menage ambiguo.
“Non divaghiamo, ci dovete dei chiarimenti!”
 
E mentre Kaori era arrossita fino alle orecchie, pensando che Akikazu fosse il degno consorte di quella fatalona della Kelly, si chiese che razza di rapporto avessero.
Per come si comportava Kelly con Ryo, e conoscendo la reputazione del suo socio, non credeva che lei si sarebbe limitata ad un bacio; sarebbe andata fino in fondo con lui?
Ryo, ad un certo punto, avrebbe preteso molto di più; e lei?
Si sarebbe poi tirata indietro all’ultimo?
Quelle considerazioni la rattristarono profondamente; se anche tutta quella situazione non fosse stata leggermente squallida, era comunque poco edificante per tutti e tre, perché si riduceva ad un gioco erotico in cui il marito compiacente accettava che sua moglie, per puro sfizio, si gettasse fra le braccia di un altro.
Moglie talmente disinibita che ci avrebbe provato anche con un’altra donna; donna che, per contro, non dispiaceva al suo stesso marito.
Ohhhh, che razza di intreccio!
C’era da impazzire.
 
E Ryo, che era il campione degli spudorati, il capo branco dei mandrilli perennemente in calore, guardò in tralice la sua partner.
Sapeva quali pensieri albergassero nella sua rossa testolina, e se ne dispiacque.
Quei maneggi non facevano per lei, e nemmeno lui li approvava, in realtà; le avventure galanti erano una cosa seria, e anche lui aveva un codice morale, anche se tutto suo.
Lui amava fare lo stupido sempre e comunque, voleva impressionare Kaori con le sue boiate, a volte si aveva l’impressione che lo facesse apposta per farla disamorare di lui, ma sotto sotto teneva tantissimo alla sua considerazione, alla sua stima.
Essere accostato a quei due, che facevano delle avventure amorose un passatempo, e che, in definitiva, riducevano il sesso all’unico scopo nella vita, gli aprì gli occhi all’improvviso: anche lui era come i coniugi Sei?
No!
O sì?
Non voleva che Kaori pensasse male di lui.
 
“Stavamo parlando della nostra scommessa!” s’intromise Kelly “Perché sei qui? Mi hai sabotato? L’hai fatto apposta? Non dirmi che lo hai chiamato tu, al Saeba!” sbottò inviperita la donna.
 
“Oh, no, niente affatto! Lo sai che sto alle regole, sempre” rispose Akikazu.
 
E Kaori pensò che, evidentemente, non era la prima volta che si producevano in simili giochetti.
 
“E allora spiegami perché io sono a bordo del nostro aereo!” strepitò la Maryu.
 
“Semplice” s’intromise lo sweeper “Quando tu mi hai parlato del tuo fantomatico fidanzato, mi sono messo subito sulle sue tracce, sia per trovare conferma ai tuoi racconti, sia per capire che razza di persona fosse e come muovermi. Non potevi non sapere che avrei scoperto la verità” le disse guardandola con aria furba; proseguì: “Comunque sia, tu volevi fuggire e far perdere le tue tracce, e allora sapendo che lui, voi, avete un aereo privato, ho pensato di fare in modo che fosse tuo marito a portarti lontano da qui”.
 
E poi, rivolgendosi ad entrambi:
 
“Avete coinvolto le persone sbagliate, nei vostri stupidi passatempi” e dicendolo cinse le spalle di Kaori con un braccio, a rassicurarla e a voler indirettamente il suo appoggio; lei apprezzò enormemente il suo gesto e gliene fu grata.
 
Conoscere i retroscena di quella storia non le era piaciuto affatto, soprattutto per le implicazioni sottintese di quell’assurda scommessa.
 
Ryo proseguì:
 
“Per questo dovrete sparire dal paese, entrambi, e non fare ritorno tanto presto; non è un ordine, ma un consiglio. Ne ho abbastanza di voi due, e non sono sicuro di come mi comporterei se dovessi incontrarvi di nuovo sulla mia strada. Saprete già che non perdono gli affronti subiti, e questa vostra scommessa insulsa lo è!”
 
Il tono di Ryo si era fatto via via più duro, e non ammetteva repliche; i coniugi Sei si strinsero in un abbraccio per dissimulare il terrore che stavano provando.
 
Ryo ne fu soddisfatto.
Pensò che quei due fossero una strana coppia: un potente uomo d’affari sposato con un bellissimo travestito, che passavano il tempo libero a tentare di sedurre più persone possibili; per quanto fosse abituato a certi ambienti sordidi e di dubbia moralità, quel menage lo faceva rabbrividire, lo disgustava.
Improvvisamente desiderò essere lontano da lì, da loro, e il disagio non era dato solo dal fatto che era pur sempre a bordo di un aereo, perché in maniera contorta e inspiegabile, se aveva Kaori al suo fianco, non ne aveva paura; voleva soltanto darci un taglio con quegli sciagurati.
Pertanto, prima di prendere commiato, gli si rivolse così:
 
“A questo punto tutto è deciso. Non credo che sarà un problema, per voi, trovare il modo di versare sul nostro conto la cifra pattuita per l’ingaggio, anche se sarete all’estero. Detto questo, vi saluto e spero di non rivedervi mai più”.
 
“Ryo, aspetta, solo una cosa!”
 
Era stata Kelly a parlare.
Non era più la panterona in preda all’estro venereo: aveva una voce strana che non le avevano mai sentito, il tono era più serio e decisamente carico di apprensione.
E i due sweeper s’incuriosirono.
Lei proseguì:
 
“Se è vero che dobbiamo lasciare per un po’ il paese, permettici di portare via con noi i nostri bambini, ti prego!”
 
“Bambini?” chiese incredulo Ryo.
 
“Sì, Midori e il piccolo Sanshiro” puntualizzò Akikazu.
 
“Bambini?” rincarò Kaori.
 
Le pareva incredibile che una donna del genere – ammesso che fosse veramente una donna – fosse pure madre!
Ma in fondo, perché no?
 
“Ma-ma…. Come fate ad avere dei figli?” scappò detto allo sweeper, sempre più stranito, immaginando che magari gli avrebbero risposto che erano stati adottati.
 
“Come facciamo ad avere dei figli?” gli fece eco Kelly, per poi aggiungere: “Come la gran parte dei genitori della Terra, mi pare ovvio!”
 
“Vorresti dire che tu…che tu…” iniziò a balbettare Ryo.
 
“Io cosa??? Sì, sono madre, perché? Ti sembrerà strano, ma sì, sono anche madre, li ho partoriti, allattati, cresciuti, perché? Cosa credi, che me li abbia portati la cicogna?”
 
“Quindi tu sei… tu sei…” e già l’uomo aveva la fronte imperlata di sudore freddo.
 
“Sono cosa? Insomma cosa vuoi dire?”
 
“Allora sei una donna?”
 
“Ma certo!!! E cos’altro, se no???”
 
   
 
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