Scivolò lenta dalla sua stretta, coprendosi con il lenzuolo.

Scese dal letto, quasi non si reggeva in piedi, era tutta indolenzita.

Percorse il pavimento freddo, fino al bagno.

Faticò a trovare la piccola luce, ma forse era meglio così.

Una volta accesa, infatti, inorridì, quella riflessa nello specchio non poteva essere lei.

Due enormi occhiaia violacee le contornavano gli occhi, il trucco era sbavato su tutto il viso, ciò che rimaneva del rossetto era una grossa macchia rossa che formava un cerchio intorno alla bocca e sul collo i segni di quelle notti di passione.

Si sciacquò subito il viso, come a cancellare quello che aveva fatto.

Lo sfregò talmente forte da farsi male.

Una volta pulito, prese coraggio e puntò i suoi occhi nuovamente sulla superficie di vetro.

Si guardò con frustrazione, non era cambiato niente.

Ciò che aveva fatto, ciò che stava facendo e che avrebbe fatto in futuro sembrava essere scritto sul suo viso.

Una lettera scarlatta che mai sarebbe stata eliminata.

Chiuse gli occhi, non voleva più guardarsi.

Un ricordo le riaffiorò alla mente.

Due mesi prima.

Anko accarezzava il morbido tessuto, lisciando le pieghe che si erano formate.

Si rimirò alla specchio, bella come non mai.

Si sistemò i capelli, con un sorriso.

-Sei stupenda.-

Sobbalzò quando sentì quella voce e si girò di scatto.

-Cosa ci fai tu qui?-sussurrò quasi esanime, incredula.

L’uomo si avvicinò, arrivandole vicino.

La fece voltare verso l’enorme specchio e prese a giocare con le decorazioni del vestito.

-Sei stupenda, ma non per lui.- ripeté lui, aggiungendo quella parte con un sorriso.

-Cosa vuoi, Orochimaru?-chiese lei, cercando di liberarsi dalla sua stretta, inutilmente.

-Non puoi sposarlo.-emise la sentenza, abbracciandola da dietro.

-Cosa vuoi che faccia?-chiese Anko, non provando neanche più a ribellarsi.

Orochimaru le scostò i capelli e le baciò il collo.

-Vieni con me.-disse fra un bacio e un altro, mentre la ragazza lo guardava attraverso lo specchio.

-E perché dovrei farlo?-

-Perché tu hai bisogno di me. Sei una ragazza selvaggia, non una moglie.-si allontanò dalla stretta e prese a tirarle giù la lampo.

Anko si voltò di scatto, fissandolo.

Non provò a ribattere alla sua affermazione. Era vero. Tutto quello che aveva detto, era dannatamente vero.

Lui ghignò soddisfatto, si aspettava che avrebbe ceduto.

-Cambiati, ti aspetto fuori.-le disse, prima di uscire dalla porta.

La ragazza cade a terra, distrutta. Aveva di nuovo vinto lui.

Si rialzò, stanca, e si fissò un’ultima volta con il suo bel vestito color panna.

Tirò un pugno allo specchio, frantumandolo.

La mano prese a sanguinare, ma lei non sentiva alcun dolore.

Sì pulì sul vestito e lo tolse velocemente.

Prima di andare, lo fissò ancora una volta, poi chiuse la porta e sparì per sempre.

Nessuno conosceva in realtà il motivo della sua decisione.

Certo, in un piccolo villaggio come quello, le supposizioni non erano mancate.

C’era chi diceva che la ragazza si era suicidata, il sangue sul vestito era un chiaro segnale.

Altri sostenevano che ci fosse stato un ritorno di fiamma fra la sposa e il testimone; da sempre si sapeva che il primo amore di Anko era stato Orochimaru.

Purtroppo le cose erano andate diversamente.

Anko non era innamorata, era ossessionata da lui.

Era come una droga, non poteva farne a meno, anche se avrebbe voluto.

Ogni volta che lui la voleva, riusciva ad ottenerla, era inevitabile.

Era come legata a lui da enormi catene, arrugginite ma ancora salde.

Riaprì gli occhi e, presa dalla nausea, vomitò nel lavandino.

Ripulì tutto in fretta e si lavò i denti.

Un’altra volta.

Chiuse la porta a chiave e aprì l’armadietto dei medicinali.

Prese due o tre pillole di tranquillanti, poi, dietro alcune scatole in fondo, afferrò un biglietto.

C’era un numero di telefono.

Lo avrebbe chiamato la mattina stessa, ancora una volta.

Quella vita faceva schifo perfino per lei, non poteva permettere che lo fosse per altri.

Non poteva rovinare la vita a qualcun altro, lo aveva già fatto con la propria.

La prossima volta, si ripromise, sarebbe stata più attenta.

Aveva un forte mal di testa, chissà quanto avevano bevuto la sera precedente.

Uscì dal bagno, senza farsi sentire, per paura di svegliarlo.

Vide, appoggiato al comodino, una busta contente una polverina bianca.

Scosse la testa, non doveva pensarci.

-Ehi, stai bene?-le chiese Orochimaru, a petto nudo.

Anko annuì debolmente, lui la attirò a sé, mordicchiandole l’orecchio.

La ragazza ricambiò le carezze e i baci, quasi meccanicamente.

Un ultimo pensiero, prima di cedere a lui ancora, per tutta la vita.

“Scusami, Iruka.”

Un piccola lacrima cadde sul lenzuolo, ma fu presto dimenticata in mezzo al peccato che si stava compiendo e che si sarebbe compiuto per sempre.

 Spazio Kimly:

Quarta classificata al contest "La fuitina" indetto da Hachi92 su EFP forum.

Ringrazio prima di tutto la giudice, le altre partecipanti e Hika per i favolosi banner!

Passando alla storia posso dire che le AnkoOro mi ispirano sempre peccato, angst, malinconia e chi ne ha più ne metta, ma credo che sia così un po' per tutti.

Anko doveva sposare Iruka ma l'attrazione e l'ossessione per Orochimaru hanno avuto la meglio, diciamo che Anko ama Iruka, ma è quell'amore puro ed innocente mentre per Orochimaru prova un amore più passionale, sfrenato e sì, dannoso.

Posto il giudizio e i banner, uno vinto per la storia più originale.