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Autore: hunter011    29/05/2021    1 recensioni
Mentre lei osservava i fiori che decoravano la veranda, illuminata dalla debole luce lunare, lui la scrutava con attenzione in tutta la sua bellezza.
Hermione aveva un’aria calma, anche se le lacrime le stavano scavando il volto.
"Crisantemi, nel linguaggio dei fiori significano pace, fine della sofferenza".
"Come lo sai?"
"Mia madre".
Genere: Avventura, Comico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Il Ministero è caduto. Scrimgeour è morto. Stanno arrivando. 
Le parole di Kingsley rimbombavano nella mente di tutti coloro che furono presenti al matrimonio, rovinate dall'attacco dei Mangiamorte, di Bill Weasley e Fleur Delacour. 
Tutto era sfocato, lento. Harry ed Hermione balzarono in piedi sfoderando le bacchette. Molti si erano appena resi conto che era successo qualcosa di strano e stavano ancora voltandosi verso il felino d'argento quando quello sparì. Il silenzio si propagò in gelide ondate dal punto in cui il Patronus era atterrato. Poi qualcuno urlò. 
Hermione Granger ripercorreva nella sua mente gli eventi accaduti quella notte. Era troppo sbigottita per poter trovare il sonno. 
Il Ministero è caduto. Scrimgeour è morto. Stanno arrivando. 
Le ultime parole prima che scoppiasse il panico.  
Gli invitati schizzavano da tutte le parti; molti si Smaterializzavano; gli incantesimi di protezione attorno alla Tana si erano infranti. Mentre si facevano largo per la pista, Harry vide apparire tra la folla figure incappucciate e mascherate. "Ron! Ron!", chiamò Hermione tra i singhiozzi. 
Che ne sarebbe del Mondo Magico senza un vero Ministero? Che ne sarebbe del Mondo Magico con Voldemort al comando? Nessuno sapeva rispondere, nessuno sapeva cosa aspettarsi. 
Il Ministero è caduto. Scrimgeour è morto. Stanno arrivando.  
Il Mondo Magico non esiste più, almeno, non più per i Sanguesporco. 
Voldemort vuole un mondo di Purosangue, 
E vuole il comando, non vuole altro che potere. 
Vuole vedere i Sanguesporco annegare nel loro stesso sudicio sangue. 
Non c'è più niente da fare che morire. 
Tutto quello che dobbiamo fare è morire, ma non in silenzio. 
Migliaia di persone moriranno tra atroci sofferenze. 
Grideremo per qualcuno, sentiranno le nostre urla. 
Urla di dolore, di sofferenza. 
Per una famiglia perduta, per un amore perduto, per un amico perduto. 
Vedremo i nostri cari morire davanti a noi. 
E non possiamo fare nulla per fermare il dolore, 
Dovremo imparare a conviverci. 
Vedremo iniziare una guerra, e se saremo fortunati, la vedremo anche finire. 
Hermione continuava a preoccuparsi per Harry e Ron, non li aveva visto tornare a prenderla (come tanto aveva sperato) poiché si erano Smaterializzati senza di lei. 
Correva selvaggiamente alla ricerca di Ron tenuto dalla la stretta ferrea della mano di Harry in modo da non perderla. Quando Ron fu trovato, Hermione sospirò un sospiro di sollievo, felice di averlo accanto a lui. "Expulso!" gridò qualcuno contro di loro esattamente pochi decimi prima della loro Smaterializzazione. Chiunque volesse ostacolarli nella loro fuga ci era riuscito, o almeno in parte. L'incantesimo causò un'ustione al polso di Hermione che fece scattare la ragazza all'indietro, lasciandola lì accasciata a terra, mentre i suoi amici sparivano in un vortice. 
Avrebbe voluto Smaterializzarsi da loro, nell’istante in cui riuscì a scattare in piedi dolorante, e l’avrebbe anche fatto, se solo avesse saputo dove si trovavano. Non potendo muoversi da nessuna parte era rimasta alla Tana. Ora era nella camera da letto che condivideva con Ginevra, ogni volta che andava a rimanere a casa dei Weasley. Quella casa era piccola per tutte le persone che ci vivevano, ma nonostante ciò entrarci provocava una sensazione di accoglienza, era come sentirsi a casa. Intanto, nella stanza illuminata solo dalla fioca luce lunare, Hermione si guardava il polso che le era stato accuratamente fasciato da Ginny che ora occupava il letto accanto al suo. Anche se era certa che neanche lei stesse dormendo, la più giovane dei figli di Molly Weasley, non lo dava a vedere standosene girata di fianco cercando in qualche disperato modo di prendere sonno. Non erano state grandi amiche sin da subito, pensava lei guardando l’amica, ma col tempo avevano imparato a conoscersi a vicenda e finirono per stabilire un ottimo rapporto. 
1° agosto 1997 
«Miseriaccia dov’è Hermione? Harry ma che ca-» la voce di Ron si mozzò quando abbassò gli occhi. Si guardarono terrorizzati dopodiché con la voce tremante Ron riuscì a dire «s-si può sapere per-perché ci troviamo q-qui?» Avrebbe voluto urlarglielo in faccia ma era troppo preoccupato a non cadere per riuscire ad alzare la voce. Harry invece non sembrava avere parole per descrivergli la situazione; si trovavano aggrappati al parapetto del marciapiede del Tower Bridge, letteralmente sopra il fiume. Aveva visto il Tower Bridge per la prima volta mentre viaggiava in macchina con i Dursley per chissà quale meta Dudley aveva implorato di andare e ne era rimasto affascinato. È stato il primo posto tranquillo a cui aveva pensato. «Oh...be’ proviamo a.…scavalcare?» Ron sembrò non capire quindi Harry prese coraggio e cercò di voltarsi verso il marciapiede così da poter scavalcare il parapetto «Tu sei pazzo Harry, pazzo». Una volta scesi entrambi sul marciapiede si infilarono in un vicolo buio lì per i palazzi dove Harry lanciò una borsetta di perline a Ron. «È di Hermione, mi ha detto prima del matrimonio che tutto quello che sarebbe servito a noi tre è qui. L’ho vista per terra e l’ho riconosciuta prima di riuscire a trovarti, deve esserle sfuggita di mano». Entrambi stupiti dall’ottimo Incantesimo Estensivo Irriconoscibile di Hermione sulla borsetta si cambiarono i vestiti del matrimonio in abiti babbani e qualche minuto dopo Harry proseguì per Shad Thames con Ron che continuava a gridargli sottovoce per non farsi sentire, anche se qualche occhiata da parte dei passanti non era mancata. «Miseriaccia Harry! Come ti è saltato in mente di Smaterializzarci sopra un ponte?!E Hermione? Lei dov’è? Sarà rimasta alla Tana? Come ha fatto a restarci se era con noi un secondo prima?».  Nessuno dei due sapeva da dove cominciare. «Ti rendi conto che non sopravviveremo neanche un’ora senza di lei?» Ignorando completamente il più giovane dei maschi Weasley, Harry raggiunse un piccolo pub mezzo vuoto e si ficcarono nel tavolo più isolato da tutti, poi finalmente parlò «Ascolta Ron, io non ho la più pallida idea di come faremo senza Hermione, ma non possiamo tornare indietro, cercavano me quei Mangiamorte, quindi dobbiamo trovare il modo di cavarcela, anche senza di lei». Non lo disse con convinzione, quasi non credeva alle sue parole. 
2 agosto 1997 
Erano da poco passate le otto di mattina quando Molly Weasley passò a svegliare le due ragazze dormienti e apparentemente tranquille. «Sveglia ragazze è pronta la colazione» mormorò delicatamente scuotendone prima una poi l’altra in modo da far percepire la sua presenza. «Sono allibita dalla tua delicatezza mamma, di solito venivo svegliata dalle tue urla.» bofonchiò Ginny con un mezzo sorriso assonnato. Molly le lanciò un’occhiataccia (seppur divertita) per poi rivolgersi alla ragazza del letto accanto «Hermione cara tutto a posto? Come va il polso?» Si stiracchiò trattenendo uno sbadiglio per poi alzarsi a sedere mormorando qualcosa che somigliava a un “grazie tutto bene”. «Ottimo, vi aspetto giù fra 10 minuti non tardate che si fredda la colazione.» disse finendo urlando mentre scendeva le scale. Erano tutti ancora un po’ scossi dall’accaduto della sera prima e Molly sembrava essere l’unica che lo dimostrava fisicamente, aveva costantemente una faccia preoccupata e faceva le cose con distrazione. Finito di mangiare, Fred George e Arthur si misero a sistemare il casino rimasto in giardino, mentre dall’altra parte della cucina si sentì una voce femminile gridare. «Mamma sta arrivando un gufo» urlò Ginny un istante prima che un maestoso gufo bruno e grigiastro dagli occhi color ambra si schiantasse sulla finestra della loro cucina. La giovane Weasley aprì la finestra e liberò la zampa del volatile da un calzino legato a essa e dalla lettera che aveva portato. Molly prese in mano il pezzo di pergamena e il calzino. «E’ per te, Hermione, e c’è anche un...calzino? Perché?» La ragazza in questione si alzò confusa dal tavolo avvicinandosi a Ginny prendendole la lettera dalle mani. «Allora? Di chi è?» chiese Ginevra 5 minuti dopo, vedendo che Hermione non aveva intenzione di parlare, essa continuava a fissare la pergamena con un’espressione allibita. «La professoressa McGranitt...» balbettò quest’ultima «Che dice?» chiese saettante e sempre più curiosa Ginny. Hermione non disse niente, abbandonò la pergamena nelle mani dell’amica e lasciò che leggesse.  
Cara Hermione, 
Non ti sto scrivendo in qualità di tua professoressa di Hogwarts. Sei in pericolo, Harry Potter è scappato e il “nuovo Ministero” pensa che tu e Ronald Weasley siete i suoi compagni di viaggio, perciò devo avvertirti che i Mangiamorte sono sulle vostre tracce anche se non vi trovate insieme (ma questo non lo sanno). Il calzino è una Passaporta ti porterà in un luogo sicuro. Sono stati avvertiti del tuo arrivo là nel posto in cui alloggerai per i prossimi mesi. Purtroppo non saprei dirti quanto tempo passerai lì, abbi cura di te. 
                                                                                                              Minerva McGranitt 
P.S. la Passaporta si attiverà alle 23.00 di oggi. 
Aveva le mani legate, doveva fare quello che le era stato ordinato, nascondersi. Era molto sconsolata e per questo riempiva la sua borsa con tutti i suoi effetti personali di malavoglia. Arrivata la sera, dopo cena diede “l’addio” a tutta la famiglia Weasley, e le raccomandazioni di Molly sul mangiare sempre tutto il cibo che le veniva offerto perché “era troppo magra per i gusti di Mamma Weasley” non mancarono affatto, accompagnate da un paio di risatine. Si sedette in giardino a chiacchierare con Ginny. «be’ sono quasi le undici...» mormorò la sua amica abbattuta. «Oh Ginny, mi mancherai così tanto» era la sua unica migliore amica, se andava ad esclusione di Harry e Ron. Ma ripensandoci, era molto amica anche con Luna Lovegood, quella ragazza sembrava leggerle la mente. Non aveva tanti amici, solo un piccolo gruppetto Grifondoro composto da lei, Harry, Ron, Ginny, Neville, Dean, Seamus e Luna di Corvonero ma le stava bene così, odiava dare all’occhio. Le due ragazze si staccarono da un lungo abbraccio «Ti voglio bene, a presto spero» le sussurrò malinconica un attimo prima di sparire insieme alla Passaporta. 
 
25 luglio 1997 
Il rumore delle gocce di pioggia tamburellava ripetutamente sulle finestre del salotto di casa, per quanto insolita una giornataccia come quella in piena estate, ai presenti non sembrava interessare. «Draco no, è troppo rischioso per te, ci vado da sola.» continuava a ripetere Andromeda Black in Tonks al figlio di sua sorella minore, nonché suo nipote Draco Malfoy.  «Ma ‘Dromeda, non puoi scegliermi la bacchetta da sola.» biascicò il ragazzo. «Non era la bacchetta a scegliere il mago?» disse ironicamente. «Senti, Olivander ti ha già venduto una bacchetta, sono più che sicura che riesca a darmene un’altra adatta a te. Dopotutto ricorda tutte le bacchette che ha venduto te ne dovrà trovare una simile a quella che hai avuto prima.» Draco sbuffò alzando le mani in segno di resa. Sapeva quanto fosse inutile litigare con sua zia, lei non si arrendeva mica facilmente. «Ha ragione ‘Dromeda amico.» Urlò Theodore Nott dalla cucina. Due giorni dopo la morte di Silente, Draco riuscì a scappare per mano di Piton dal Malfoy Manor, salvandosi dal Signore Oscuro e liberandosi di quella pazza furiosa di sua zia Bellatrix e dal resto dei Mangiamorte. Gli dispiaceva abbandonare sua madre e suo padre ma doveva farlo, solo un altro secondo in quella casa e sarebbe impazzito. Aveva trovato rifugio ad Hogwarts (sempre grazie a Piton) ma non era affatto sicuro, sarebbe stato il primo posto dove Voldemort l’avrebbe cercato, quindi la McGonagall lo avrebbe mandato da Andromeda e Ted, certa che lì non avrebbe corso rischi. Ma quando Daphne Greengrass e Theodore Nott, i migliori amici del ragazzo, lo scoprirono ebbero una lunga chiacchierata con la professoressa. Non volevano lasciare Draco dall’altra parte del Mondo Magico da solo, perciò insistettero nel voler andare con lui. Alla fine Minerva cedette facendo abbandonare la scuola ai tre giovani maghi, la notte stessa dell'arrivo del ex rampollo di casa Malfoy. Così i quattro (Andromeda, Draco, Theo e Daphne) si ritrovarono a vivere insieme, Ted non era a casa quasi mai, era un Auror e anche se il Ministero sarebbe apparentemente caduto fra poco lui e altri Auror guidati da Kingsley continuavano nella loro lotta contro le Arti Oscure, tacitamente per non essere scoperti. A intervalli irregolari si trovava in quella casa anche Teddy Lupin, il figlio di Nymphadora Tonks e Rempus Lupin, che veniva lasciato lì dai nonni materni quando avevano troppo lavoro con l’Ordine della Fenice. Ovviamente l’Ordine sapeva di Draco e i suoi amici “scappati di casa” dato che la McGonagall contribuiva con loro. Draco e Theo erano migliori amici da quando ne hanno memoria, e al primo anno ad Hogwarts diventarono un trio facendo amicizia con Daphne. Lei, Daphne Greengrass era di una bellezza eterea, degna del suo nome. Il volto era incorniciato da lunghi capelli mossi biondo cenere, gli occhi verde bosco facevano incatenare ogni ragazzo ai suoi occhi, aveva il fisico che sognavano tutte le giovani fanciulle della sua generazione, era perfetta per tutti, ma non per lei, non per i suoi amici, non per la sua famiglia. Loro conoscevano i suoi difetti, i suoi errori, le sue debolezze, Per coloro che le volevano bene era imperfetta, imperfettamente perfetta. Non si era mai permessa di mostrarsi debole, proprio come le aveva insegnato suo padre, era fredda e calcolatrice, come del resto tutti i Serpeverde, anche se infondo nessuno di loro era veramente cattivo, erano considerati così per la maschera che portavano; indifferenza e freddezza sui loro volti, ma nonostante ciò nessuno però sembrava capiva che avevano un cuore e dei fottuti sentimenti come ogni essere umano.  
Il Ministero è caduto. Scrimgeour è morto. Stanno arrivando. 
Le parole di Kingsley rimbombavano nella mente di tutti coloro che furono presenti al matrimonio, rovinate dall'attacco dei Mangiamorte, di Bill Weasley e Fleur Delacour. 
Tutto era sfocato, lento. Harry ed Hermione balzarono in piedi sfoderando le bacchette. Molti si erano appena resi conto che era successo qualcosa di strano e stavano ancora voltandosi verso il felino d'argento quando quello sparì. Il silenzio si propagò in gelide ondate dal punto in cui il Patronus era atterrato. Poi qualcuno urlò. 
Hermione Granger ripercorreva nella sua mente gli eventi accaduti quella notte. Era troppo sbigottita per poter trovare il sonno. 
Il Ministero è caduto. Scrimgeour è morto. Stanno arrivando. 
Le ultime parole prima che scoppiasse il panico.  
Gli invitati schizzavano da tutte le parti; molti si Smaterializzavano; gli incantesimi di protezione attorno alla Tana si erano infranti. Mentre si facevano largo per la pista, Harry vide apparire tra la folla figure incappucciate e mascherate. "Ron! Ron!", chiamò Hermione tra i singhiozzi. 
Che ne sarebbe del Mondo Magico senza un vero Ministero? Che ne sarebbe del Mondo Magico con Voldemort al comando? Nessuno sapeva rispondere, nessuno sapeva cosa aspettarsi. 
Il Ministero è caduto. Scrimgeour è morto. Stanno arrivando.  
Il Mondo Magico non esiste più, almeno, non più per i Sanguesporco. 
Voldemort vuole un mondo di Purosangue, 
E vuole il comando, non vuole altro che potere. 
Vuole vedere i Sanguesporco annegare nel loro stesso sudicio sangue. 
Non c'è più niente da fare che morire. 
Tutto quello che dobbiamo fare è morire, ma non in silenzio. 
Migliaia di persone moriranno tra atroci sofferenze. 
Grideremo per qualcuno, sentiranno le nostre urla. 
Urla di dolore, di sofferenza. 
Per una famiglia perduta, per un amore perduto, per un amico perduto. 
Vedremo i nostri cari morire davanti a noi. 
E non possiamo fare nulla per fermare il dolore, 
Dovremo imparare a conviverci. 
Vedremo iniziare una guerra, e se saremo fortunati, la vedremo anche finire. 
Hermione continuava a preoccuparsi per Harry e Ron, non li aveva visto tornare a prenderla (come tanto aveva sperato) poiché si erano Smaterializzati senza di lei. 
Correva selvaggiamente alla ricerca di Ron tenuto dalla la stretta ferrea della mano di Harry in modo da non perderla. Quando Ron fu trovato, Hermione sospirò un sospiro di sollievo, felice di averlo accanto a lui. "Expulso!" gridò qualcuno contro di loro esattamente pochi decimi prima della loro Smaterializzazione. Chiunque volesse ostacolarli nella loro fuga ci era riuscito, o almeno in parte. L'incantesimo causò un'ustione al polso di Hermione che fece scattare la ragazza all'indietro, lasciandola lì accasciata a terra, mentre i suoi amici sparivano in un vortice. 
Avrebbe voluto Smaterializzarsi da loro, nell’istante in cui riuscì a scattare in piedi dolorante, e l’avrebbe anche fatto, se solo avesse saputo dove si trovavano. Non potendo muoversi da nessuna parte era rimasta alla Tana. Ora era nella camera da letto che condivideva con Ginevra, ogni volta che andava a rimanere a casa dei Weasley. Quella casa era piccola per tutte le persone che ci vivevano, ma nonostante ciò entrarci provocava una sensazione di accoglienza, era come sentirsi a casa. Intanto, nella stanza illuminata solo dalla fioca luce lunare, Hermione si guardava il polso che le era stato accuratamente fasciato da Ginny che ora occupava il letto accanto al suo. Anche se era certa che neanche lei stesse dormendo, la più giovane dei figli di Molly Weasley, non lo dava a vedere standosene girata di fianco cercando in qualche disperato modo di prendere sonno. Non erano state grandi amiche sin da subito, pensava lei guardando l’amica, ma col tempo avevano imparato a conoscersi a vicenda e finirono per stabilire un ottimo rapporto. 
1° agosto 1997 
«Miseriaccia dov’è Hermione? Harry ma che ca-» la voce di Ron si mozzò quando abbassò gli occhi. Si guardarono terrorizzati dopodiché con la voce tremante Ron riuscì a dire «s-si può sapere per-perché ci troviamo q-qui?» Avrebbe voluto urlarglielo in faccia ma era troppo preoccupato a non cadere per riuscire ad alzare la voce. Harry invece non sembrava avere parole per descrivergli la situazione; si trovavano aggrappati al parapetto del marciapiede del Tower Bridge, letteralmente sopra il fiume. Aveva visto il Tower Bridge per la prima volta mentre viaggiava in macchina con i Dursley per chissà quale meta Dudley aveva implorato di andare e ne era rimasto affascinato. È stato il primo posto tranquillo a cui aveva pensato. «Oh...be’ proviamo a.…scavalcare?» Ron sembrò non capire quindi Harry prese coraggio e cercò di voltarsi verso il marciapiede così da poter scavalcare il parapetto «Tu sei pazzo Harry, pazzo». Una volta scesi entrambi sul marciapiede si infilarono in un vicolo buio lì per i palazzi dove Harry lanciò una borsetta di perline a Ron. «È di Hermione, mi ha detto prima del matrimonio che tutto quello che sarebbe servito a noi tre è qui. L’ho vista per terra e l’ho riconosciuta prima di riuscire a trovarti, deve esserle sfuggita di mano». Entrambi stupiti dall’ottimo Incantesimo Estensivo Irriconoscibile di Hermione sulla borsetta si cambiarono i vestiti del matrimonio in abiti babbani e qualche minuto dopo Harry proseguì per Shad Thames con Ron che continuava a gridargli sottovoce per non farsi sentire, anche se qualche occhiata da parte dei passanti non era mancata. «Miseriaccia Harry! Come ti è saltato in mente di Smaterializzarci sopra un ponte?!E Hermione? Lei dov’è? Sarà rimasta alla Tana? Come ha fatto a restarci se era con noi un secondo prima?».  Nessuno dei due sapeva da dove cominciare. «Ti rendi conto che non sopravviveremo neanche un’ora senza di lei?» Ignorando completamente il più giovane dei maschi Weasley, Harry raggiunse un piccolo pub mezzo vuoto e si ficcarono nel tavolo più isolato da tutti, poi finalmente parlò «Ascolta Ron, io non ho la più pallida idea di come faremo senza Hermione, ma non possiamo tornare indietro, cercavano me quei Mangiamorte, quindi dobbiamo trovare il modo di cavarcela, anche senza di lei». Non lo disse con convinzione, quasi non credeva alle sue parole. 
2 agosto 1997 
Erano da poco passate le otto di mattina quando Molly Weasley passò a svegliare le due ragazze dormienti e apparentemente tranquille. «Sveglia ragazze è pronta la colazione» mormorò delicatamente scuotendone prima una poi l’altra in modo da far percepire la sua presenza. «Sono allibita dalla tua delicatezza mamma, di solito venivo svegliata dalle tue urla.» bofonchiò Ginny con un mezzo sorriso assonnato. Molly le lanciò un’occhiataccia (seppur divertita) per poi rivolgersi alla ragazza del letto accanto «Hermione cara tutto a posto? Come va il polso?» Si stiracchiò trattenendo uno sbadiglio per poi alzarsi a sedere mormorando qualcosa che somigliava a un “grazie tutto bene”. «Ottimo, vi aspetto giù fra 10 minuti non tardate che si fredda la colazione.» disse finendo urlando mentre scendeva le scale. Erano tutti ancora un po’ scossi dall’accaduto della sera prima e Molly sembrava essere l’unica che lo dimostrava fisicamente, aveva costantemente una faccia preoccupata e faceva le cose con distrazione. Finito di mangiare, Fred George e Arthur si misero a sistemare il casino rimasto in giardino, mentre dall’altra parte della cucina si sentì una voce femminile gridare. «Mamma sta arrivando un gufo» urlò Ginny un istante prima che un maestoso gufo bruno e grigiastro dagli occhi color ambra si schiantasse sulla finestra della loro cucina. La giovane Weasley aprì la finestra e liberò la zampa del volatile da un calzino legato a essa e dalla lettera che aveva portato. Molly prese in mano il pezzo di pergamena e il calzino. «E’ per te, Hermione, e c’è anche un...calzino? Perché?» La ragazza in questione si alzò confusa dal tavolo avvicinandosi a Ginny prendendole la lettera dalle mani. «Allora? Di chi è?» chiese Ginevra 5 minuti dopo, vedendo che Hermione non aveva intenzione di parlare, essa continuava a fissare la pergamena con un’espressione allibita. «La professoressa McGranitt...» balbettò quest’ultima «Che dice?» chiese saettante e sempre più curiosa Ginny. Hermione non disse niente, abbandonò la pergamena nelle mani dell’amica e lasciò che leggesse.  
Cara Hermione, 
Non ti sto scrivendo in qualità di tua professoressa di Hogwarts. Sei in pericolo, Harry Potter è scappato e il “nuovo Ministero” pensa che tu e Ronald Weasley siete i suoi compagni di viaggio, perciò devo avvertirti che i Mangiamorte sono sulle vostre tracce anche se non vi trovate insieme (ma questo non lo sanno). Il calzino è una Passaporta ti porterà in un luogo sicuro. Sono stati avvertiti del tuo arrivo là nel posto in cui alloggerai per i prossimi mesi. Purtroppo non saprei dirti quanto tempo passerai lì, abbi cura di te. 
                                                                                                              Minerva McGranitt 
P.S. la Passaporta si attiverà alle 23.00 di oggi. 
Aveva le mani legate, doveva fare quello che le era stato ordinato, nascondersi. Era molto sconsolata e per questo riempiva la sua borsa con tutti i suoi effetti personali di malavoglia. Arrivata la sera, dopo cena diede “l’addio” a tutta la famiglia Weasley, e le raccomandazioni di Molly sul mangiare sempre tutto il cibo che le veniva offerto perché “era troppo magra per i gusti di Mamma Weasley” non mancarono affatto, accompagnate da un paio di risatine. Si sedette in giardino a chiacchierare con Ginny. «be’ sono quasi le undici...» mormorò la sua amica abbattuta. «Oh Ginny, mi mancherai così tanto» era la sua unica migliore amica, se andava ad esclusione di Harry e Ron. Ma ripensandoci, era molto amica anche con Luna Lovegood, quella ragazza sembrava leggerle la mente. Non aveva tanti amici, solo un piccolo gruppetto Grifondoro composto da lei, Harry, Ron, Ginny, Neville, Dean, Seamus e Luna di Corvonero ma le stava bene così, odiava dare all’occhio. Le due ragazze si staccarono da un lungo abbraccio «Ti voglio bene, a presto spero» le sussurrò malinconica un attimo prima di sparire insieme alla Passaporta. 
 
25 luglio 1997 
Il rumore delle gocce di pioggia tamburellava ripetutamente sulle finestre del salotto di casa, per quanto insolita una giornataccia come quella in piena estate, ai presenti non sembrava interessare. «Draco no, è troppo rischioso per te, ci vado da sola.» continuava a ripetere Andromeda Black in Tonks al figlio di sua sorella minore, nonché suo nipote Draco Malfoy.  «Ma ‘Dromeda, non puoi scegliermi la bacchetta da sola.» biascicò il ragazzo. «Non era la bacchetta a scegliere il mago?» disse ironicamente. «Senti, Olivander ti ha già venduto una bacchetta, sono più che sicura che riesca a darmene un’altra adatta a te. Dopotutto ricorda tutte le bacchette che ha venduto te ne dovrà trovare una simile a quella che hai avuto prima.» Draco sbuffò alzando le mani in segno di resa. Sapeva quanto fosse inutile litigare con sua zia, lei non si arrendeva mica facilmente. «Ha ragione ‘Dromeda amico.» Urlò Theodore Nott dalla cucina. Due giorni dopo la morte di Silente, Draco riuscì a scappare per mano di Piton dal Malfoy Manor, salvandosi dal Signore Oscuro e liberandosi di quella pazza furiosa di sua zia Bellatrix e dal resto dei Mangiamorte. Gli dispiaceva abbandonare sua madre e suo padre ma doveva farlo, solo un altro secondo in quella casa e sarebbe impazzito. Aveva trovato rifugio ad Hogwarts (sempre grazie a Piton) ma non era affatto sicuro, sarebbe stato il primo posto dove Voldemort l’avrebbe cercato, quindi la McGonagall lo avrebbe mandato da Andromeda e Ted, certa che lì non avrebbe corso rischi. Ma quando Daphne Greengrass e Theodore Nott, i migliori amici del ragazzo, lo scoprirono ebbero una lunga chiacchierata con la professoressa. Non volevano lasciare Draco dall’altra parte del Mondo Magico da solo, perciò insistettero nel voler andare con lui. Alla fine Minerva cedette facendo abbandonare la scuola ai tre giovani maghi, la notte stessa dell'arrivo del ex rampollo di casa Malfoy. Così i quattro (Andromeda, Draco, Theo e Daphne) si ritrovarono a vivere insieme, Ted non era a casa quasi mai, era un Auror e anche se il Ministero sarebbe apparentemente caduto fra poco lui e altri Auror guidati da Kingsley continuavano nella loro lotta contro le Arti Oscure, tacitamente per non essere scoperti. A intervalli irregolari si trovava in quella casa anche Teddy Lupin, il figlio di Nymphadora Tonks e Rempus Lupin, che veniva lasciato lì dai nonni materni quando avevano troppo lavoro con l’Ordine della Fenice. Ovviamente l’Ordine sapeva di Draco e i suoi amici “scappati di casa” dato che la McGonagall contribuiva con loro. Draco e Theo erano migliori amici da quando ne hanno memoria, e al primo anno ad Hogwarts diventarono un trio facendo amicizia con Daphne. Lei, Daphne Greengrass era di una bellezza eterea, degna del suo nome. Il volto era incorniciato da lunghi capelli mossi biondo cenere, gli occhi verde bosco facevano incatenare ogni ragazzo ai suoi occhi, aveva il fisico che sognavano tutte le giovani fanciulle della sua generazione, era perfetta per tutti, ma non per lei, non per i suoi amici, non per la sua famiglia. Loro conoscevano i suoi difetti, i suoi errori, le sue debolezze, Per coloro che le volevano bene era imperfetta, imperfettamente perfetta. Non si era mai permessa di mostrarsi debole, proprio come le aveva insegnato suo padre, era fredda e calcolatrice, come del resto tutti i Serpeverde, anche se infondo nessuno di loro era veramente cattivo, erano considerati così per la maschera che portavano; indifferenza e freddezza sui loro volti, ma nonostante ciò nessuno però sembrava capiva che avevano un cuore e dei fottuti sentimenti come ogni essere umano.  
   
 
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