Vegeta-Sej
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Capitolo 14 – Con le spalle al muro
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La
madre di Bulma arrivò in giardino con un enorme vassoio di pasticcini e con al
seguito un paio di robot che trasportavano ogni tipo di bevanda.
Erano
le quattro del pomeriggio e la signora svampita aveva ben pensato che i suoi
ospiti potessero avere fame.
Per
comodità, gli avventurieri dello spazio stavano stazionando alla Capsule
Corporation in attesa che il dott. Brief completasse la navicella che li
avrebbe condotti su Vegeta-Sej.
Tra
i curiosi erano arrivati anche Whis e Lord Beerus che non mancavano mai se si
trattava di provare nuove leccornie, e da quando mancava Bulma, sembrava che le
pasticcerie in città nascessero come funghi.
C-18
batté i pugni sulla scrivania d’acciaio dividendola in due, non risparmiando le
sue lamentele al Dr. Brief.
“La
vuole piantare di trovare mille scuse per non farci partire?”
Di
tutta risposta e per nulla impressionato da quel gesto, Vegeta faceva ben di
peggio, si lucidò gli occhi con il panno adatto.
“Dovete
aver pazienza se non volete esplodere appena usciti dall’orbita terrestre.”
Spiegò alitando sulle lenti per poi indossarle una volta pulite e limpide.
Pochi
attimi prima dell’olio nero era schizzato da una tubatura mentre la fissava con
la fiamma ossidrica.
“Secondo
me sta solo perdendo tempo!” Berciò acida la cyborg andando a sedersi vicino al
marito che sostava e si godeva il sole di quella bellissima giornata
primaverile sulla panchina bianca in giardino, accavallò le gambe e incrociò le
braccia sotto il seno in segno di collera.
Non
che fosse entusiasta di lasciare il pianeta Terra e di conseguenza sua figlia
Marron al Genio delle Tartarughe di mare, ma la ricompensa offerta da Mr. Satan
per riportare sua figlia e sua nipote a casa sane e salve, era molto allettante
e il conto in banca scendeva sempre di più.
“Avanti
tesoro.” Crilin deglutì un pezzo di bignè alla crema e ne addentò subito un
altro sporcandosi la bocca come un bambino “…il dottore vuole solo che tutto
sia apposto, lo sai che è molto meticoloso e preciso, per questo insieme a
Bulma è uno degli scienziati più brillanti del pianeta Terra.” Buttò giù un
altro boccone e si batté il petto per farlo scendere meglio, la sua ingordigia
lo stava per strozzare.
“Sarà,
ma a me sembra solo che voglia farci perdere tempo” C-18 diede una pacca sulla
schiena al pelato per aiutarlo nel suo intento, ma, non avendo controllato la
sua forza, Crilin rischiò di finire in orbita, fortunatamente grazie alle sua
abilità, riuscì a fermarsi a mezz’aria prima di oltrepassare l’atmosfera.
“Tutto
apposto?” Gli aveva chiesto senza scomporsi minimamente la bionda una volta che
il marito era ritornato al suo posto.
“L’ho
anche digerito!” Esclamò sospirando e prendendo un bicchiere d’aranciata
lasciato sul tavolino bianco per inumidire la gola.
“Sei un ingordo, Crilin. A volte sei peggio di
Marron”.
Crilin
inarcò un sopracciglio “Marron? Ma se non mangia niente…la linea” Sospirò guardando
il cielo e gesticolando con le dita a formare delle virgolette.
“Fa
bene, come potrebbe pretendere di trovare uno straccio d’uomo se fosse grassa e
brufolosa?”
“E’
ancora giovane, e poi non darà il permesso a nessuno di toccarla finché sarò in
vita.”
“Penso
ancora per poco allora se continuerai ad ingozzarti così.”
“Diciamo
che se ho te al mio fianco, non mi accadrà mai nulla di male” Crilin
assottigliò gli occhi e guardò la moglie in modo malizioso.
“Scommettiamo?”
C-18 alzò un pugno e Crilin pensò bene di smetterla con certe smancerie, aveva
imparato in quegli anni a sapersi fermare quando oltrepassava il limite.
“Ho
capito l’antifona!” Il piccoletto alzò le mani in segno di resa “…e comunque
per quanto riguarda Marron, non scherzavo. Il suo fidanzato dovrà essere più
forte di me”.
“Se
è ricco non mi interessa…saprà proteggerla lo stesso.” Fece spallucce.
“Avere
soldi non significa essere forte.”
“Lascia
perdere, tanto non capiresti” Sospirò C-18 alzandosi e troncando quella
conversazione.
“Scusa
ma perché stiamo litigando?” Le chiese cercando di capire com’erano finiti a
parlare della vita sentimentale della loro figlia.
“Non
lo so, ma hai iniziato tu!” Si diresse a grandi falcate ancora verso il dottor
Brief mentre tutti la guardavano con gli occhi sgranati, ogni minuto che
passava vedeva sempre di più svanire quella sacca piena di monete d’oro.
Sarebbe
stato un disastro se fossero tornati prima della loro partenza.
“Allora
si decide o no a riparare questo catorcio?” La pazienza non era di certo una
sua virtù.
“Sono
desolato C-18, ma ci vuole più tempo del previsto” Si scusò con tutta la calma
del mondo il povero scienziato “…se ci fosse stata Bulma l’avremo riparata in
men che non si dica”.
“Se
avete tutta questa fretta di partire vi possiamo portare noi” Whis tirò su con
la cannuccia le ultime gocce di succo d’arancia producendo il tipico rumore di
risucchio e ricevendo un’occhiataccia da Lord Beerus che di dare un passaggio a
quegli esseri inutili non ne aveva nessuna voglia.
“Dimmi
Whis, ti sei forse ammattito?” Gli domandò sputando tutto il succo che stava
per ingurgitare, addosso a Yamcha che gli stava seduto vicino.
Il
povero malcapitato non osò dire o fare niente che potesse infastidirlo, gli
sarebbe bastato una parola detta nel modo sbagliato per fargli alzare il dito e
spedire tutti all’altro mondo.
Stai calmo. Stai
calmo. Non è successo niente. Prendi la salvietta lì vicino e pulisciti.
Sorridi. E se ti guarda male, basta chiedere scusa, anzi chiedi scusa subito
non vedi come ti guarda di traverso.
Continuava
a ripetersi nella mente con un sorriso a trentadue denti dipinto sul volto.
“Perdoni
la mia insolenza, Lord Beerus, non accadrà più!” Yamcha si alzò dopo aver fatto
un inchino e andò a sedersi più vicino a Crilin.
Di
tutta risposta ricevette un grugnito incomprensibile.
L’angelo
guardò il suo adepto con aria svampita “Massì, gli daremo un passaggio noi.
Così toglieremo il disturbo”
“D-disturbo?”
Lord Beerus si alzò facendo spaventare tutti “Dovrebbero ringraziarci che gli
abbiamo risparmiato la vita”.
“E
poi dove avrebbe trovato queste leccornie da metter sotto i denti?” Addentò un
dolcetto ricoperto di zucchero a velo “…gnoppo gnomi”.
“Non
ti hanno insegnato a parlare a non parlare con la bocca piena?” Grugnì il dio
della distruzione.
Whis
deglutì rumorosamente il boccone e si coprì la bocca prima che gli fuoriuscisse
un rutto, non sarebbe stato carino per uno del suo rango, e sapeva che sul
pianeta Terra era maleducazione.
Quanto
rimpiangeva il pianeta Slug, lì poteva liberarsi quando voleva e lo avrebbero
anche premiato, ma quelle erano cose da Lord Beerus, più che sue, il quale
cercava di tenere sempre un comportamento composto e rispettoso verso tutti.
“Mi
scusi, è colpa di queste squisitezze.”
“Senta
Whis!” Si avvicinò all’angelo in maniera guardinga Mr. Satan “E’ vero che ci
potrebbe portare sul pianeta Vegeta-Sej?” Chiese timidamente inginocchiandosi
al suo cospetto con le mani giunte in segno di preghiera.
Il
capo era abbassato in modo che non potesse vedere i suoi occhi lucidi e pieni
di lacrime.
Doveva
accertarsi delle condizioni di sua figlia e di sua nipote, ormai era una
settimana che Goku e Vegeta erano partiti, sarebbero dovuti essere già di
ritorno da un bel pezzo.
Una
strana sensazione gli attraversava le viscere e quel brutto presentimento non
lo faceva dormire la notte costringendolo a ingerire una dose massiccia di
tranquillanti per riuscire a chiudere occhio per almeno un paio d’ore.
*
“Vuoi
essere il prossimo?” Vegeta ansimante lo chiese a Radish che si stava godendo
lo spettacolo con la schiena appoggiato sul troco bello grosso di un albero.
Il
capellone sbuffò dal naso “No, grazie! Non ho nessun conto in sospeso con te. E
grazie per avermelo levato di torno”
“Non
ti ho fatto nessun favore, ricordatelo! L’ho fatto solo perché era d’intralcio.”
Radish
sorrise sghembo e alzò le mani in segno di resa “D’accordo, come vuoi.”
“Dai,
sbrighiamoci, abbiamo già perso abbastanza tempo con quell’inutile sottoposto”.
I
due saiyan si allontanarono, e qualcuno che aveva assistito alla scena poteva
sentire ancora i loro battibecchi nonostante la lontananza.
“Sei
arrugginito caro principino”
“Non
chiamarmi mai più così” Sbraitò “…non ci metterò molto a farti saltare le cervella!”
Radish
iniziò a ridere tenendosi la pancia “Ahahah! Proprio come Nappa? Ti prego se lo
fai promettimi che riprenderai la scena, vorrei rivederla dopo” Imitò la testa
che iniziava a gonfiarsi per poi scoppiare e riversare tutto il suo contenuto in
aria.
“Visto
che ci tieni tanto, ti accontento subito.” Vegeta si fermò di fronte a lui e gli
alzò una mano davanti al volto.
La
sua espressione era seria e non prometteva niente di buono, iniziò a contare
partendo dal numero tre e tornando indietro molto, molto lentamente.
Radish
gli diede una pacca sulla spalla quando gli vide abbassare il braccio “E io da
scemo c’ero cascato!”
“Solo
perché mi sono reso conto che mi servi vivo!” Gli rispose proseguendo per la
loro meta, ancora due minuti scarsi di volo e sarebbero arrivati.
“Vegeta,
devo confessarti una cosa!” Gli disse in tono serio.
“Sentiamo!”
Sospirò credendo ad un’altra cretinata delle sue.
“Devo
cambiarmi le mutande!”
Non
si sbagliava.
*
Vegeta
e Radish avanzarono lungo il corridoio in maniera sincronizzata, ma non appena
Vegeta riconobbe la figura di sua moglie seduta a terra con la schiena
appoggiata al muro e con una chiazza di sangue sul ventre, lo oltrepassò
spintonandolo.
“Ehi!”
Si lamentò infastidito.
“Bulma!”
L’aveva chiamata scrollandole le spalle.
Era
pallida e la fronte stillava di sudore, non era calda, quindi scartò l’ipotesi
della febbre, ma ansimava ed era chiaro che qualcosa non andava.
La
prese in braccio “Ora ti porto in infermeria”.
“Ma
non dovevamo…” Vegeta gli lanciò un’occhiata omicida e se avesse solo osato dire
qualcos’altro, Radish era sicuro che avrebbe sparato fuoco dai suoi occhi “…ok,
ho capito, faccio strada”.
Aprì
la prima porta a destra con un calcio e Vegeta adagiò Bulma sul lettino, le
scoprì la pancia e tolse quelle bende che aveva sapientemente attorcigliato attorno
la vita.
“Giusto
per non farci scoprire eh?”
“Smettila
di lamentarti! E aiutami!” Berciò Vegeta guardandolo storto mentre aiutava
Bulma come poteva.
Era
abituato a medicare e ricordava che quando era alle dipendenze di Freezer per
graffi superficiali come quelli della moglie, li curava con un liquido speciale
che proveniva direttamente dalla vasca di rianimazione.
Aprì
ogni cassetto, ogni anta e ogni armadietto, ma di quella soluzione non vi era
traccia, poi si ricordò che prima di partire, Balzar aveva dato a loro un
sacchetto di Senzu.
Frugò
nella tasca interna della tuta e ne prese uno.
“E’
una ferita superficiale, se la caverà!” Aveva detto il cappellone continuando a
battere i piedi dal nervosismo.
“Si,
lo so bene, ma lei è una terrestre, non ha il nostro organismo.”
Radish
lo aveva visto prendere quel seme e metterglielo in bocca.
“Cos’è?
Hai intenzione di farle crescere una pianta?”
Vegeta
sbuffò dal naso “Per una buona volta basta battute idiote! Sulla Terra ci
curiamo così”.
**
Continua
*
Angolo dell’Autrice: Buon week end ragazzuoli! E anche il
quattordicesimo è stato pubblicato, un capitolo soft e che in realtà avevo
intenzione di eliminare, poi mi sono detta che un po’ di quiete prima della
tempesta ci vuole, e credetemi, perché dal prossimo si inizierà a ballare.
Spero abbiate
apprezzato il piccolo ritorno sulla Terra e le battute che si sono scambiati
Radish e Vegeta, tra un paio di capitoli verrà svelata l’alleanza tra i due
attraverso un flash back.
Che altro
dire…speriamo vi piaccia e vi aspetto nel prossimo capitolo dal titolo: …….….( sono ancora
indecisa XD).
Baci, Erika