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Autore: Sararmuz    29/05/2021    1 recensioni
Una fanfiction sulla coppia Darklina. Prende spunto sia dal primo libro che dalla serie TV. Ho mantenuto le caratteristiche principali dei protagonisti, iniziando la narrazione dopo la fuga di Alina dal Piccolo Palazzo e dall'Oscuro. Inizia con lei in fuga verso il Nord con Mal, e nella fanfiction ho voluto creare nuovi momenti Darklina. Potrebbe avere una prosecuzione parallela alla storia originale di Leigh Bardugo.
Genere: Angst, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alina Starkov, Altri, Darkling, Malyen Oretsev
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 5: TOTAL ECLIPSE OF THE HEART

Once upon a time I was falling in love
But now I'm only falling apart
There's nothing I can do
A total eclipse of the heart

Once upon a time there was light in my life
But now there's only love in the dark
Nothing I can say
A total eclipse of the heart

Una volta ero innamorata
Ma ora sto solo cadendo a pezzi
Non c'è nulla che possa fare
Un'eclisse totale del cuore

Una volta nella mia vita c'era la luce
Ma ora c'è solo l'amore nelle tenebre
Nulla che possa dire

Un'eclisse totale del cuore

(Testo Bonnie Tyler)

 

Kirigan:

 

Decisi di aspettare qualche giorno prima di tornare da lei, per lasciarle il tempo di abituarsi alla sua nuova condizione. E a me il tempo di ricostruire le mie difese nei suoi confronti. 

I miei corporalki mi tennero informato su ogni suo movimento. Venni a conoscenza del suo incessante interesse sulla situazione di quel tracciatore. Quel ragazzino insignificante, che l’aveva baciata nella neve. Sempre se si poteva dirsi bacio, quel goffo tentativo di intimità. Pensai con disdegno. 

Cercai di non pensare a lui, per evitare di bruciarmi un ottimo ostaggio per tenere Alina ubbidiente, nel caso non fossi riuscito a convincerla con le mie parole la mattina del grande giorno. 

...

 

Alina:

 

I giorni successivi li passai in compagnia dei corporalki. Erano le mie nuove ombre mentre ci spostavamo per raggiungere il secondo esercito al fronte. 

Non c’era modo ne di scappare, ne di chiedere aiuto, perché mi tenevano isolata dagli altri soldati. 

Anche il riposo era un lusso non permesso, riuscivo solo a ritagliarmi qualche ora di sonno quando ci si fermava per far riposare i cavalli. Un sonno senza sogni. Dopo lunghe ore a cavallo giungemmo al primo accampamento. 

Mi chiusero dentro una tenda grisha, e mi dissero di ripulirmi, e indossare la mia nuova kefta. Era di seta blu dai ricami dorati. Lavarmi e cambiarmi fu doloroso, a causa del mio corpo provato dal lungo viaggio. Fu strano rimettere quegli abiti, ma almeno non erano neri, come i suoi, pensai. 

La solitudine forzata in cui mi trovavo era comunque meglio della compagnia di Ivan. Non servì a nulla chiedere di vedere Mal, o di sapere come stesse. L’unica cosa che potei fare, era sperare che la sua vita valesse abbastanza per l’Oscuro per non rischiare di perderla. 

Ripulita e con indosso i nuovi abiti, mi ritrovai a fissarmi allo specchio cercando nel riflesso l’Alina che conoscevo. Ma riuscivo a vedere solo le sporgenze ossee del collare. Mi toccai il collo mentre mi guardavo, perché non potevo credere ai miei occhi. Con lo scollo del vestito le corna che mi adornavano le clavicole erano in bella mostra. 

Tutti avrebbero ammirato indosso alla evocaluce, il più potente amplificatore mai creato, peccato che in realtà appartenesse all’Oscuro, e che per me, fosse solo un collare. 

Il simbolo del suo dominio su di me, sul mio potere.  

 

In quell’istante entrò un corporalki minuto, io indietreggia. Mi dava le spalle, poi si tolse la sua kefta, e mi accorsi dalla folta chioma rossa, che si trattava di Genya. Mentre si girava nella mia direzione, le saltai quasi in braccio, per la gioia che mi dava vederla. 

“ Non è lo stesso al Piccolo Palazzo senza di te” mi disse stringendomi a se. 

“Genya son così felice di vederti! Ma che ci fai qui“ Dissi guardandola meglio.

 “Genya ascolta” ero speranzosa, “ devi avvisare il re, l’Oscuro vuole il suo trono.” Lei abbassando lo sguardo disse

 “ Il re si è ammalato, Non è nelle condizioni di far niente” disse lei tranquilla. La guardai sorpresa  “ e la regina?” Chiesi.

“ Lei è confinata nelle sue stanze, sai per evitare il contagio.” Disse con un sorriso. Io mi sentii persa. “ E chi governa in sua vece?” Lei disse che era il prete Apparat. E commentò, “alla fine ha avuto una qualche utilità”

Io mi allontanai da lei guardandola con sospetto. “Certo, il re si ammala misteriosamente, e tu indossi i colori dei corporalki... Immagino che tu avessi le possibilità e i mezzi per colpire il re.

Eri la sua spia da sempre vero? Dopo tutto ti ha donata lui alla regina a 11 anni, solo per questo motivo”.

“ Ti avevo avvisata di diffidare dagli uomini potenti.” Disse lei giustificandosi 

“ e dalle donne subdole...” finii io ostile. 

Poi proseguii andandole incontro arrabbiata “ Come hai potuto farmi questo? Credevo fossimo amiche! Invece hai sempre fatto rapporto a lui, su quello che ti confidavo. Anche le lettere per Mal, non le hai mai spedite, non è così?” 

“ Tu non capisci, il re era un uomo spregevole e si è meritato quello che gli è capitato.” Sapevo cosa il re avesse fatto a Genya in quegli anni come sua serva...

“ Il re si sarà meritato la tua vendetta, per quello che ti ha fatto.” Lei sentendo le mie parole tornò a guardarmi. “ Ma quello che hai fatto a me? come lo giustifichi?”

“ Non avevo scelta Alina! Ero una grisha senza colore, serva del re e odiata dalla regina. Non potevo permettermi di disobbedire all’Oscuro.

lui è il nostro generale e noi i suoi soldati”.

Capivo fin troppo bene la fatica di non sentirsi parte di nessun gruppo, sempre attenta a non farti schiacciare per colpa le proprie diversità, ma non la giustificai. 

“ No, siete solo le sue pedine, lui non merita la tua lealtà ”. Lei strinse gli occhi per la rabbia. “ Tu sei grisha da troppo poco per capire davvero cosa lui stia facendo per noi. Per il nostro futuro. Lui mi ha salvata.” 

Io sentendo la stessa rabbia che provava lei, dissi “ Certo, ti ha salvata per sacrificarti, dandoti a quel mostro del re” 

La ferii. Lo capii dal breve lampo di dolore che le attraversò il viso. Poi si ricompose perfetta come sempre. “ Credi pure ciò che vuoi, so che prima o poi capirai il nostro punto di vista” e se ne andò. Lasciandomi di nuovo sola con me stessa. Quanti tradimenti poteva sopportare un cuore prima di spezzarsi?

 

Ero pronta. Indossavo un vestito dallo scollo squadrato, la kefta ricamata e i capelli raccolti con della forcine dorate. Me le aveva messe Genya quella mattina, senza che ci rivolgessimo la parola. Avevo gli occhi cerchiati di nero e il viso pallido. Ma a nessuno avrebbe importato, perché oggi era il giorno in cui l’evocaluce sarebbe rientrata nel Non Mare per mostrare il suo potere.

 

Sentii dei passi. Qualcuno stava entrando nella mia tenda, fissandomi la schiena. “Sei così speciale, e oggi lo dimostrerai al mondo” disse la voce con orgoglio. Non c’era bisogno che mi girassi per sapere chi fosse, ma lo feci lo stesso. Era magnetico come sempre con indosso la sua kefta nera, ma mi sforzai di non farci caso.

 Raccolsi tutta la mia rabbia degli ultimi giorni per affrontarlo, e cercando di tenere la voce salda dissi 

 “ Se vuoi che sia collaborativa in questo tuo teatrino, dovrai rilasciare Mal” l’Oscuro sembrò deluso

 “Sono venuto da te solo per parlare, Alina”

“Ma io ne ho abbastanza di ascoltare le tue bugie” ora eravamo uno davanti all’altro.

 “Quali bugie ti avrei detto?” Chiese con sguardo limpido. 

“Quali dici? Dell’eretico nero, e della tua storia triste di espiazione, a causa dei peccati di tuo padre. Ma quale padre? Erano tutte bugie! Hai creato tu la Faglia d’Ombra, causando la morte di tante persone. Comprese la mia famiglia e miei amici. Tutto ciò solo per avere più potere. Potere che ora si estende anche a me.” Dissi toccandomi l’amplificatore che mi cingeva il collo. 

Lui si sedette su una panchina difronte a me, leggermente curvo in avanti, e sospirò . “ Bakra... quella vecchiaccia inacidita. Come hai potuto crederle senza pensarci due volte? Potevi venire da me per parlarne. Raccontare mezze verità non è come mentire”  

“ E della cospirazione per usurpare il trono del re con Aparat, cosa hai da dire per giustificarti?”

 “ Il re è un bambino” disse raddrizzando la schiena e indurendo la voce, “inadatto a regnare.  Continuare a servirlo sarebbe stato il tradimento peggiore per il mio popolo” 

Poi lui si alzò, corrugato le sopracciglia. 

Io cercai di rimanere salda sulle mie gambe, mentre sostenevo il suo sguardo, ora così vicino. “ Sei un martire ” Dissi ironica. 

Lui mi prese le mani tra le sue, e ignorando il mio commento, disse

 “Credevo che tu, più di tutti, avresti capito cosa significhi vivere nascosti, per paura di essere uccisi solo perché esisti. Per questo ho costruito il Piccolo Palazzo. Tutto ciò che ho fatto, è sempre stato per mettere Rafka e i Grisha al sicuro.” 

I suoi occhi sembravano così sinceri. Mentre parlava portò le nostre mani verso il suo petto. Potevo sentire il suo cuore battere sotto i miei palmi. 

Quanto avrei voluto credergli, una parte di me bruciava dalla voglia di tornare indietro, verso di lui, verso il noiprima della fuga di quella notte. 

Poi dopo un respiro profondo dissi invece “ È per il bene dei grisha quello che hai fatto a Genya, o quello che farai a Bakra?” Dicendo ciò allontanai le mai dalle sue.

“Io potevo mettere i grisha al sicuro, ma non me l’hai permesso”

Lui, ora sulla difensiva, mi rispose “È possibile, ma tu mi hai mai dato un occasione ? Non credo.”

Io cocciuta insistetti “ La Faglia d’Ombra non è stata un errore, l’hai voluta creare tu.” 

Lui rispose irritato “ Si, ma non sarebbe dovuta diventare la piaga che è ora, un vantaggio sfruttato dai re delle terre vicine.”

“ Tu mi hai messo questo collare solo per un tuo vantaggio“ dissi indietreggiando. “ No” , lui mi prese un braccio avvicinandomi a se “L’ho fatto per noi, io e te insieme. Ne tu, e nemmeno io, possiamo farcela da soli.” Lo disse guardandomi con occhi quasi imploranti. 

“ Potevamo ” dissi guardando la profondità di quegli occhi color ardesia  

“ Potevi rendermi come una tua eguale.” Gli presi le mani e le portai al mio collo, “ Invece mi hai fatto questo...”

 

Dall’espressione del suo viso sembrava avesse ricevuto uno schiaffo. Continuai, 

“ Non ti importa di chi fai soffrire, se a vincere sei tu Kirigan” lo dissi quasi stanca. Stanca di tutto. 

Fu lui a ritrarre le mani adesso, prendendo le distanze da me. Si raddrizzò in tutta la sua grandezza. Guardandomi con il viso duro, ma con uno strano luccichio negli occhi. 

“ Va bene...” disse lentamente, con voce profonda “fai pure di me il cattivo”. 

Si allontanò di un passo continuando a guardarmi, poi mi diede le spalle uscendo. Io mi sentii attrarre verso di lui per quei secondi in cui i nostri occhi rimasero in contatto. Come se una forza magnetica ci attirasse l’un l’altro. Dovetti trattenere un sospiro per non fargli notare questo mio tentennamento. Misi le mani sul mio collo, prova della sua crudeltà, e lo lasciai andare. 

   
 
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