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Autore: cassiana    30/05/2021    9 recensioni
Becky, algida e severa manager è a Miami per concludere un affare importante. Il suo collega la convince a seguirlo sullo yacht del carismatico Raul potente, ma ambiguo uomo d'affari. Ma le cose non vanno come previsto e Becky incontra Richard, appassionato attivista ambientale, nonché fratello della sua migliore amica Brenda. Nel tentativo di salvarsi i due finiscono nella foresta del Belize tra mille pericoli che li faranno avvicinare e riavvicinare in maniera pericolosa.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La famiglia Jones ovvero Londoners '80'
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Da una sala riunioni a uno yacht













- Ma sei sicuro? Da Londra che dicono? A me non sembra affatto una buona idea.

Becky passeggiava nella suite che usavano come ufficio, incerta sulla proposta di Hugo.

- Ma certo che a Londra sono informati e infatti mi hanno dato l'autorizzazione a procedere - le fece vedere il foglio del fax che aveva ricevuto - Non sono contenti neanche loro che l'affare GloChem sia sfumato.

Becky lesse il fax di conferma che le aveva porto il collega stropicciandosi il lobo di un orecchio.

- Sì, ma una crociera?
- Senti, non è che a Londra siano all'oscuro, diciamo che manca loro qualche informazione sulla logistica. Ci sono un sacco di soldi in ballo, Rebecca. E poi Barrera ha annunciato che deve partire urgentemente per il Belize e non possiamo lasciarci sfuggire tra le dita questa opportunità. Non dopo il fiasco di ieri.

Becky arricciò il naso, mettendosi seduta. In effetti Hugo non aveva tutti i torti, se volevano recuperare qualcosa della fallimentare missione di Miami dovevano rischiare, questa era una delle cose che aveva imparato nel suo mestiere. Poi metterlo in pratica nella vita privata era tutt'altra questione. Ma sul lavoro aveva imparato che doveva essere aggressiva e senza scrupoli e affrontare anche situazioni come queste. E poi in fondo si trattava di una settimana da passare in uno yacht con quell'affascinante uomo d'affari e non è che lei avesse fatto voto di castità. Non mirava a nulla, sapeva benissimo dividere il lavoro dagli affari di cuore, ma gli occhi li aveva e tutto sommato ricevere qualche attenzione maschile non le avrebbe fatto male. Brenda le diceva sempre che avrebbe dovuto approfittare di più dai suoi viaggi di lavoro e questa era un'occasione perfetta per seguire il suo consiglio.

- Va bene, mi toccherà comprare qualche costume da bagno.

Capitolò facendo l'occhiolino a Hugo che approvò con calore e si mise al telefono per organizzare per bene il nuovo affare.
Così quello stesso pomeriggio si era fatta portare da un taxi al Bal Harbour Shops il più lussuoso e iconico centro commerciale all’aperto di Miami e infatti non le erano sfuggite le molte macchine costose nel parcheggio. A differenza del resto della città il Bal Harbour era bianco per le molte passerelle calcaree affiancate da piccole fontane e vasche di pesci koi. I glicini di un pallido lilla e gli ibiscus dalle corolle rosso fuoco facevano da contrappunto al vivido verde delle foglie dei ficus e dei rododendri che circondavano le vasche e alle rigogliose palme che costeggiavano i viali. Sembrava di essere in un grande giardino più che in un centro commerciale, cosa di cui Becky era grata. Le uniche differenze tra i due ambienti erano la folla di persone eleganti che sciamavano da un negozio di lusso all'altro e i nomi sulle shopper bag: Prada, Tiffany, Gucci. Mentre vagabondava tra una boutique e l'altra Becky si entusiasmò alla prospettiva della crociera. Miami non le piaceva, ma tornare subito a Londra non le sembrava una prospettiva allettante, non in quel momento. A parte Brenda, la sua migliore amica, non c'era nessuno ad aspettarla. Aveva comprato la casa a Earl Court più come status symbol del suo raggiunto benessere economico che per reale interesse e l'aveva messa in mano a un designer di grido che l'aveva riempita di acciaio e vetro rendendola quasi più impersonale della camera d'albergo che occupava al momento. L'unica stanza che aveva decorato da sola, con molti dei mobili della mamma, era il piccolo solarium dove faceva colazione quando era a casa. Per fortuna aveva Jasmine, una signora che abitava nello stesso palazzo di Islington in cui viveva da ragazza e che si prendeva cura della casa e di lei quando c'era dentro. Come d'abitudine comprò qualcosa per le sue amiche: un braccialetto con un piccolo ornamento a forma di tartaruga per Becky e un grande libro fotografico su Miami per la collezione di Jasmine. La donna le diceva sempre che le sembrava di viaggiare un po' anche lei grazie a quei libri. Becky si fece un appunto mentale di portarle anche un paio di cartoline complete di francobolli così che potesse spedirle alla sua famiglia nelle Filippine, come faceva sempre. Era un sollievo averla intorno, le dava un senso di familiarità, ora che la famiglia non l'aveva più. Si scosse da quei cupi pensieri mentre faceva shopping. Visto che c'era tanto valeva approfittarne perciò scelse un paio di semplici completi pantaloncini e maglietta, abitini prendisole, scarpette da barca e un cappello di paglia dalla falda larga. Comprò anche diversi costumi visto che quello era fondamentalmente il motivo per cui era lì: un intero sgambato di un bel colore verde smeraldo e rimase indecisa se prendere un bikini rosso corallo davvero molto striminzito o un più elegante due pezzi nero con una piccola catenella dorata. Magari avrebbe potuto usarli per fare colpo su Barrera. Non riusciva a togliersi dalla mente le occhiate di fuoco che le aveva lanciato al ristorante e il suo tono di voce basso con quell'accento latino che l'aveva deliziata.
La mattina seguente si erano dati appuntamento a uno dei moli del gigantesco porto di Miami, dove era attraccato lo yacht di Barrera. Era un'imbarcazione bianca di resina e legno dalla prua affusolata e aggressiva, gli oblò oscurati. Del tipo costoso, sembrò a Becky. Barrera li aspettava scalzo accanto alla passerella, in pantaloni bianchi e maglietta azzurra che risaltavano il suo incarnato scuro, i piedi bruni fermamente piantati sul legno chiaro del ponte. Con un gesto galante prese la mano di Becky per aiutarla a salire. Lei ne aveva approfittato per sfoggiare uno dei completi nuovi: un maglioncino di filo a righe bianche e rosse, pantaloncini bianchi e scarpe da barca che Raul le consigliò di lasciare accanto al parapetto. La giornata era calda e Becky sentì un leggero velo di sudore coprirle la nuca e il retro delle ginocchia. Aveva lasciato gli occhiali da vista in borsa, per sostituirli con un paio da sole. Hugo, in una sgargiante camicia hawaiana che sembrava andare tanto di moda in quel periodo, la seguì e scambiò qualche parola con Barrera.

- Fra qualche minuto inizieremo le manovre per lasciare il porto. Intanto potete sistemarvi nelle cabine.

L'ospite si voltò a gridare qualche parola in spagnolo ai marinai, mentre Becky e Hugo scendevano sotto coperta. Anche lì l'ambiente era lussuoso e molto più ampio di quanto non ci si sarebbe aspettati. Gli arredi erano tutti declinati sui toni del blu scuro e avana con solo piccole concessioni allo stile marinaresco come un piccolo barometro decorativo e uno specchio ricavato da un vecchio timone. Il rumore del motore che si metteva in moto indicò loro che stavano per partire. Becky aveva portato qualche medicina contro il mal di mare, non era proprio sicura di saper gestire un eventuale malessere. Infatti di lì a poco sentì il caffè rimescolarsi nello stomaco. Hugo si preoccupò per l'aspetto terreo del suo volto e le consigliò di salire a prendere un po' di aria fresca. Mentre Barrera era impegnato con le operazioni nautiche gli inglesi osservarono il porto di Miami che man mano si allontanava. Il vento salmastro scompigliò loro i capelli e Becky si sentì decisamente meglio. Barrera tornò da loro e li informò del piano del viaggio. Avrebbero fatto solo una sosta a Nassau e poi avrebbero navigato fino a Belize City. Il mare era calmo e dai bollettini meteorologici li aspettavano giornate magnifiche.

- Spero che questa crociera non sia stata dettata da un mero capriccio, signor Barrera.

Esordì Becky ancora scombussolata dal malessere avuto poco prima e più brusca di quello che avrebbe voluto.

- La mia collega vuole dire che di solito non trattiamo i nostri affari in luoghi così… poco convenzionali.

La interruppe Hugo cercando di addolcire le parole di Becky, ma l'altro guardandola fisso rispose con un sorrisetto:

- So cosa intendeva dire la signora Muller. Ha ragione, non è per motivi di piacere che siamo qui. E' che il fisco statunitense mi controlla: questi americani si sono messi in testa che i miei affari siano a dir poco ambigui e avevo bisogno di un po' di riservatezza.
- E lo sono, ambigui, signor Barrera?

Riprese Becky con ancora una punta d'asprezza. Nonostante il fascino che emanava non si fidava ancora del tutto. L'uomo scosse la testa:

- No, o i suoi superiori non avrebbero approvato questi incontri. Dico bene, signor Donovan?
- Assolutamente! A questo proposito direi che potremmo discutere anche subito di certi particolari che…
- No, prima usciamo dalle acque americane. Come potete notare ci sono due navi della guardia costiera che ci osservano. Poi mangeremo. Venite, gradite dell'aragosta per pranzo?

Il pomeriggio trascorse abbastanza tranquillo, come la navigazione. Una volta che avevano lasciato le acque territoriali americane Becky aveva pensato che potessero parlare d'affari, ma il loro ospite aveva insistito per pranzare, così come aveva promesso loro. Lei a dire il vero non aveva molta fame: il rollio dell'imbarcazione in movimento la scombussolava ancora un poco. Si accontentò di sbocconcellare l'insalata di astice e un po' di frutta ed evitò il costoso champagne che venne offerto, di cui invece Hugo approfittò con grande larghezza. Ben presto tra il beccheggio dello yacht e la brezza profumata di salsedine Becky con suo orrore iniziò a sentire le palpebre farsi pesanti. Non aveva mai dormito al pomeriggio da quando era matricola all'università, a parte un breve periodo in cui aveva dovuto combattere con il lutto per la morte della madre. Chiese un caffè forte per scacciare la sonnolenza, ma Raul si slacciò il costoso rolex d'oro e lo appoggiò sul tavolo.

- So che vi avevo promesso una crociera d'affari, ma questa è l'ora della siesta. Godetevi un po' di meritato riposo. Qui sul ponte o nella cabina se preferite.

Hugo sbirciò la collega, nonostante il lauto pasto e lo champagne si sentiva ancora in piena forma, mentre Becky era pallida e aveva gli occhi offuscati dalla spossatezza. Si piegò verso di lei mormorandole che si era accorto che non si sentiva bene e che forse doveva ancora abituarsi alla vita di mare: sarebbe stato meglio che si prendesse il pomeriggio libero. Lui intanto avrebbe potuto procedere alle trattative preliminari. Becky, che era irritata da tutta la faccenda, pensò che forse sarebbe stato meglio seguire il consiglio del collega e dopo aver chiesto permesso si andò a rifugiare nella cabina che le era stata assegnata. Si fidava di Hugo e sapeva che lasciare per un momento in mano a lui le trattative sarebbe stata la cosa migliore. La seccava però aver dato quella dimostrazione di poca professionalità. Si sdraiò nella cuccetta, lì sotto il beccheggio era poco più accentuato e Becky si sentì cullata, una sensazione che la rilassò nonostante la tensione provata fino a pochi secondi prima. Di certo lui non avrebbe avuto problemi a sopportare il mal di mare. Doveva essere abituato a solcare gli oceani con le imbarcazioni più disparate. Le aveva parlato una volta di quando aveva incontrato le balene nel baltico. Becky si girò su un fianco, mettendosi una mano sotto alla guancia. O meglio ne aveva parlato a Brenda, lo sguardo illuminato da quella luce entusiasta, a lei aveva rivolto una delle solite battute pungenti a cui come di abitudine aveva risposto a tono. Si rigirò nuovamente sbuffando. Non aveva senso pensare a questo ora. Non capiva perché quei giorni era perseguitata dal suo ricordo. Avrebbe riposato e poi avrebbe iniziato a rileggere i documenti che aveva messo insieme con Hugo.
Quando risalì sul ponte non trovò traccia del collega, forse era nella sua cabina. Vide invece Barrera appoggiato alla balaustra che fumava, il profilo forte si stagliava contro il cielo terso e gli ultimi bagliori solari che si rifrangevano contro l'acqua facevano brillare le lenti dei suoi occhiali da sole. Sembrava immerso nei pensieri, la mascella appena oscurata da un velo di barba era serrata. Becky non voleva disturbarlo e fece per andarsene, ma lui si girò e aprì il volto in un sorriso cordiale mentre si appoggiava gli occhiali sulla testa.

- Rebecca - la chiamò - come stai, meglio?

Lei rise, si sentiva molto meglio e anzi si scusò per come si era comportata prima. Raul lanciò il mozzicone in mare e le si avvicinò.

- Nessun problema. Anzi, sono io che dovrei scusarmi per avervi trascinato in questa situazione. Mi permetterai di farmi perdonare?

Le prese entrambe le mani portandosele alle labbra, gli occhi bruni fissi sui suoi. Becky rabbrividì, il magnetismo di quell'uomo la confondeva, ma rispose con un sorrisetto malizioso:

- Se concluderemo l'affare in maniera vantaggiosa.

Raul allargò le labbra mettendo in mostra i denti candidi, un bagliore negli occhi, poi si lasciò scappare da ridere:

- Vedrai troveremo un accordo che sarà perfetto per entrambi!

In quel momento li raggiunse anche Hugo e si prepararono per la cena.

- Vi piace questo vino? E' cileno, di una delle vigne della mia famiglia.

Becky si piegò verso Hugo mormorando:

- Non mi avevi detto che era uruguayano?
- Veramente avevo capito che fosse messicano, ma che importa? Goditi la serata.

La giornata seguente fu simile a quella appena trascorsa e Becky cominciava a mordere il freno. Con Hugo aveva messo a punto tutta la strategia, aveva studiato e rifinito ogni singolo paragrafo della documentazione. Non capiva perchè Barrera fosse così restio a concludere l'affare.

- Dai, lo sai come sono questi latini, indolenti. Hanno i loro tempi. Perché intanto non ti metti uno di quei bei costumini nuovi?
- Io davvero non capisco come faccia a essere così tranquillo! Non è una vacanza.
- Ma c'è tempo. Domani saremo a Nassau, allora potremo scendere.

Becky si torturava il lobo di un orecchio e arricciò il naso. Non aveva mai trattato gli affari in quel modo e non le piaceva, checché ne dicesse il collega. Quello intanto si toccava le narici e tirava su col naso.

- Ti sei portato la droga anche qui?

Chiese seccata. Lui fece una smorfia alzando gli occhi al cielo:

- Senti, non cominciare. E' stato solo un gentile omaggio del nostro ospite.

Becky incrociò le braccia e strinse le labbra con disappunto. Non era così che lavoravano:

- Sai cosa? Domani scendo a Nassau e prendo il primo volo per Londra. Tu sei libero di continuare l'affare con Barrera.

Hugo allargò gli occhi allarmato:

- Dai, Rebecca! Ti prometto che domani inizieremo le trattative. Anzi sai cosa? Cominceremo da stasera, eh?
- Mi devi dare il contentino?

Hugo scosse la testa e le prese una mano:

- Quante volte ti ho deluso fino adesso? Hai sempre detto che ho fiuto per gli affari.
- E te lo stai rovinando a forza di sniffare quelle schifezze.

Hugo suo malgrado sghignazzò per l'involontaria battuta e tornato serio la guardò con occhi enormi:

- Te lo giuro: andrà bene.

Becky sospirò, era vero: Hugo non l'aveva mai delusa. Doveva solo avere fiducia in lui.
L'indomani mattina sul tardi avevano attraccato all'isola di New Providence, la più importante delle Bahamas. Nassau, la capitale dell'arcipelago, era chiassosa e allegra, il porto odorava di pesce, catrame e salsedine. Frotte di turisti di ogni nazionalità sciamavano per le vie del quartiere marinaro e dentro e fuori i negozi, sbirciando tra le bancarelle dei venditori ambulanti e scattando fotografie. Hugo e Becky fendettero la folla, abbigliati in sobri abiti bianchi che li distinguevano dai turisti.
Stavano cercando il Bahamas Financial Services Board, un management set che li avrebbe aiutati a tenere i contatti con la loro società e fatto da tramite con la GloChem. Barrera era già sceso per certi suoi affari su cui si era tenuto abbottonato. Aveva però raccontato loro la storia di Nassau come covo di pirati che l'avevano trasformata in vera e propria repubblica piratesca fino a che inglesi prima e spagnoli poi ne presero definitivamente il controllo relegando i pirati ai romanzi e film d'avventura. Ma non era affatto vero dato che i pirati, seppur in forme meno appariscenti, erano stati tutt'altro che debellati e infestavano ancora i mari caraibici. Aveva concluso con una strizzatina d'occhi il latino prima di lasciarli. Hugo non sembrò molto impressionato da quella velata minaccia.

- L'avrà detto per darsi un tono. Ora cerchiamo il Financial Board.
- Anche qui colori pastello. Sembra di essere nella Fabbrica del Gelato.
- Che fabbrica?
- Dai, quella dove ci sono quei nanetti arancioni che cantano…
- Aaah, la Fabbrica del Cioccolato! Dio, ma non ne azzecchi una! Vieni.

La prese per un braccio, mentre la donna piegava la bocca in una smorfia.
   
 
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