Secondo il mio paradigma, i personaggi letterari li reputo vivi e tangibili, i quali sono “ingaggiati” dagli scrittori per “interpretare” i loro lavori, al pari di quanto avviene nelle produzioni cinematografiche, seriali televisive e teatrali.
Giusto per rimanere in ambito audiovisivo, senza peccare di presunzione, i miei “corti” narrativi si basano su presupposti tecnici e artistici, visto che “dirigere” opere di vario “genere”, tra dialoghi, sequenze, etc, in un certo senso equivale ad avere l’animo del regista e dello sceneggiatore.
Ebbene, pur disponendo di valide storie, da mesi nella mia "Impresa" è diventata un’impresa trovare "attori" e "attrici" che vogliono "recitare." Difatti, non sono in pochi quelli che una volta letto il copione, strabuzzano gli occhi a causa della clausola in fondo, per poi rifiutare scuotendo la testa.
Il motivo è molto semplice: il cachet uguale a zero.
Non mi rimane che lanciare un appello. «Smettetela di essere impietosi, il denaro non è tutto. Scritturarvi e impiegarvi significa dar vita a voi e linfa al sottoscritto. Cercate di comprendere e che il vostro diniego sia già ai titoli di coda.»
Nota dell'autore: dedico questo componimento a tutti i "critici" che ritengono tempo perso la scrittura non finalizzata agli "incassi."
A quanto pare, tale opinione ha comportato un influsso dannoso sugli aspiranti "interpreti," negandomi così la possibilità di cimentarmi a nuove scrittorie "riprese."