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Autore: oscuro_errante    30/05/2021    2 recensioni
[The Long Story of Dax and Kahn] Aggredita da Gul Dukat, posseduto da un Pah-Wraith, il Tenente Comandante Jadzia Dax lotta tra la vita e la morte. Separata dal suo simbionte, Jadzia scopre che la vita vissuta con Worf non è ciò che il destino ha scelto per lei. Tornata su Trillius Prime incontra una sua vecchia conoscenza.
Genere: Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Benjamin Sisko, Jadzia Dax, Julian Bashir, Worf
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La U.S.S. Destiny, astronave di classe Sovereign, era ormeggiata a Deep Space 9 da poco dopo l’intervento chirurgico operato dal Dottor Bashir su Jadzia e il simbionte Dax; tra i suoi membri dell’equipaggio era possibile trovare la giovane Guardiamarina Ezri Tigan, Trill, che serviva come assistente del Consigliere di bordo.
Il vascello era stato richiamato dal suo giro di pattuglia poco dopo l’attacco, quando Bashir si era ritrovato a combattere contro il tempo per salvare la vita al Tenente Comandante Dax: il rischio di fallimento era piuttosto alto ed essendo la Destiny in zona e con almeno un Trill non unito tra i suoi ufficiali, in caso si fosse reso necessario portare Dax nuovamente su Trillius Prime, era sicuramente la migliore speranza di sopravvivenza che gli si potesse dare.

Il Capitano Raymer, Ufficiale Comandante dell’imponente vascello, aveva ordinato al Guardiamarina Tigan, dietro richiesta del Capitano Sisko e raccomandazione del proprio Consigliere, di occuparsi di un caso particolare a bordo della base stellare: il Comandante Worf.
Il Klingon, infatti, non si era affatto ripreso dal duro colpo infertogli da quella che sarebbe diventata, ben presto, la propria ex-moglie, al punto da passare la maggior parte del suo tempo libero (e non solo quello) in una delle sale ologrammi di Quark, quella dove era sempre attivo il programma di Vic Fontaine.

Contemporaneamente, Jadzia aveva chiesto, e ottenuto, un breve periodo di congedo che le permettesse di andare su Trillius Prime per visitare la propria famiglia e, contemporaneamente, risolvere alcune questioni lasciate in sospeso ormai da troppo tempo. Benjamin, che sotto sotto sospettava il vero motivo per cui Jadzia avesse voluto il divorzio da Worf e richiesto un congedo, si era limitato a concederle l’approvazione e a raccomandarsi di prendersi tutto il tempo che serviva: su Deep Space 9 avrebbero atteso il suo ritorno.

Alla Destiny, che ben presto sarebbe dovuta tornare in servizio attivo, venne chiesto di accompagnare il Comandante Dax su Trillius Prime, cosa che il Capitano Raymer accettò di fare senza troppi patemi d’animo: in fondo non avrebbero dovuto deviare poi così tanto dalla rotta che li avrebbe riportati a riprendere la loro missione originaria e Trillius Prime era di strada.

*

Fu così, quindi, che qualche giorno dopo l’amara conversazione con Worf, il quale si era ritirato nei suoi precedenti alloggi sulla Defiant, Jadzia Dax si imbarcò sulla Destiny, mentre il Consigliere Tigan rimaneva a bordo della base spaziale ad interim, per fornire il supporto richiesto al Comandante Worf, per il quale c’era una palpabile preoccupazione generale.
Il viaggio verso Trillius Prime passò senza troppi incidenti: una volta giunti nel raggio delle comunicazioni, alla Destiny venne concesso di entrare in orbita e di teletrasportare il proprio passeggero sul pianeta, prima di riprendere finalmente la propria rotta, completato l’incarico.

Discesa dalla piattaforma dove era stata depositata dal teletrasporto della Destiny, Jadzia si guardò un po’ attorno, fino a quando non individuò la sottile e slanciata figura del padre, Kela, che l’attendeva poco distante dal complesso che gestiva i teletrasporti orbitali.
Dall’ultima volta che i due si erano visti, l’uomo era cambiato parecchio: aveva perso da poco la moglie, l’altra figlia era chissà dove e aveva appena rischiato di perdere la primogenita al fronte. Non si poteva affatto dire che la vita fosse stata leggera, con lui.
Appena l’uomo individuò la giovane donna, le venne incontro e la strinse a sé con forza, al punto tale che la figlia si ritrovò a dimenarsi fino a quando Kela non la mise a terra, allontanandola da sé a distanza di braccio per guardarla da capo a piedi.
«Non hai idea di quanto io sia felice di averti qui, Jadzia! Ho temuto il peggio, non so se avrei retto il colpo,» le disse Kela, con un sorriso sollevato che gli apriva il volto da un orecchio all’altro, stringendola nuovamente a sé. Quando finalmente la lasciò andare, la figlia gli sorrise a sua volta e gli prese le mani tra le proprie: «Anche io sono felice di essere qua con te, padre.»

Entrambi si diressero, chiacchierando del più e del meno, verso la casa dove Jadzia aveva passato la propria adolescenza e fino alla sua applicazione per l’Accademia della Flotta Stellare e il duro lavoro fatto per essere accettata all’interno del programma di simbiosi, gestito dalla Commissione relativa. La stessa Commissione, per intenderci, che imponeva la rigidissima regola per la quale due ospiti non potessero riprendere una relazione precedente (non potessero, quindi, riassociarsi), nell’ottica di fornire quante più variegate esperienze possibili al proprio simbionte.

Una volta giunti a destinazione, Kela lasciò che la figlia andasse a sistemare i pochi oggetti che si era portata appresso e si diresse verso la cucina, dove si apprestò a preparare del raktajino, che sapeva essere una delle bevande preferite dalla giovane. Quando, poco dopo, Jadzia uscì dalla propria stanza e si unì a lui nella cucina, una tazza fumante la aspettava sul tavolo della cucina, assieme a un piatto con del cibo tradizionale Trill; il padre aveva occupato a una delle sedie, con una tazza di the altrettanto bollente tra le mani.

«Allora,» esordì il padre quando la figlia si sedette di fronte a lui e iniziò a spiluccare il cibo nel piatto di fronte a lei, «come stai?» Al sopracciglio alzato della donna, aggiunse: «Beh, è ormai da qualche anno che non vieni a trovarci su Trill… certo, sei sempre riuscita a contattarci via subspazio, ma soprattutto nell’ultimo paio d'anni abbondante è stato difficile averti qua con noi.»

Jadzia scrollò le spalle, riportando la propria attenzione al proprio piatto: «Sapevamo tutti che non sarebbe stata facile, padre. Essere un Ufficiale della Flotta Stellare è già un impegno di una certa importanza senza uno scontro bellico, figurarsi quando si è impiegati al fronte.»
L’uomo sbuffò leggermente: «Simbionte o non simbionte, Jadzia, ti conosco… sei mia figlia.»
Jadzia alzò lo sguardo verso il padre, leggermente perplessa: «Non capisco dove tu voglia arrivare, papà.»
«Beh,» commentò Kela, «nella tua ultima trasmissione mi dicevi che tu e Worf vi siete lasciati, firmando i documenti per il divorzio poco prima della tua partenza. Non nego che la cosa mi abbia un po’ sorpreso, nonostante non fossi particolarmente d’accordo in merito alla tua scelta, quando mi informasti che vi sareste sposati.»
«Sai benissimo che sono perfettamente in grado di gestire un Klingon, papà. Non sono solo cresciuta, ma ho anche i ricordi e le esperienze di altri sette ospiti pronti ad aiutarmi in caso di estrema necessità,» osservò Jadzia, con un piccolo sorriso, ben sapendo la forte ritrosia del padre quando avevano avuto modo di confrontarsi in merito alla sua decisione di accettare la proposta di Worf.

«Ma,» aggiunse prima che il padre potesse commentare, «avevi ragione. Non eravamo fatti l’uno per l’altra, nonostante le esperienze di sette ospiti che il simbionte mi ha fornito e sempre mi fornirà.»
«Cosa ti ha fatto cambiare idea, Jadzia? Non fraintendermi, sono in un certo senso sollevato, ma sarei davvero curioso di sapere cosa sia successo.» Kela era davvero curioso di sapere cosa avesse mai far potuto cambiare idea alla figlia, che era sempre stata una persona molto testarda e determinata a ottenere quello che voleva, non necessariamente in accordo con i desideri e le aspettative della propria famiglia.

«Ecco,» iniziò Jadzia, «era proprio di questo che volevo parlarti.» Il padre la invitò a procedere con un gentile gesto di incoraggiamento, accompagnato dall’osservazione «Immagino che lavorerete comunque assieme, sarà difficile,» alla quale Dax annuì con un mezzo sorriso.
«Certo, continueremo a lavorare assieme. E sì, probabilmente sarà difficile, ma non è anche giusto che uno dei due chieda un trasferimento per quanto è successo. Sapremo adattarci.» Dopodiché, iniziò a spiegargli esattamente cos’era successo dalla partenza di Sisko con la Defiant, lasciando a lei la responsabilità della stazione, fino all’attacco del posseduto Dukat, alla lotta contro il tempo operata da Bashir per salvare la vita sia a lei che al simbionte, sottolineando come per un certo lasso di tempo Jadzia e Dax fossero stati separati per permettere all’Ufficiale Medico Capo di operare il proprio miracolo.

«Ora, nel lasso di tempo in cui le coscienze di Jadzia e Dax sono state forzatamente separate, mi sono resa conto che, in realtà, per quanto io apprezzi la cultura Klingon… Worf non era la persona adatta per me. Non lo amavo come avrei dovuto. In quel specifico momento di sospensione, i miei pensieri non erano per lui, ma per un’altra persona, che probabilmente amo per davvero.»

«E perché sei venuta qua a dirmelo?» Kela non potè fare a meno di porle la domanda, nata spontanea.
«Beh,» Jadzia sembrava leggermente a disagio nel rispondergli, «perché se riuscissi a ritrovarla, e non è proprio detto che io ci riesca ecco, potrebbe avere delle ripercussioni non da poco… delle conseguenze. E tu sei la mia famiglia, hai tutto il diritto di esserne informato. Ed è meglio che te lo dica io, piuttosto che tu lo senta da altri.»
«Mi verrebbe da commentare,» osservò l’uomo di fronte a lei, «che anche tua sorella è la tua famiglia.»
Jadzia allontanò il suo commento con un gesto, prima di freddarlo nell’atto di prendere un sorso di the: «C’è il forte rischio che io non possa mai più mettere piede su Trillius Prime.»

L’uomo divenne una statua, la tazza sospesa in aria nel suo tragitto verso le labbra, per permettergli di prendere un sorso della bevanda ancora calda. Finalmente, dopo quella che parve un'eternità, poggiò la tazza sul tavolo e chiese alla figlia: «Jadzia, piccola mia, cosa ti succede?» Quando la giovane donna di fronte a lui finì di spiegargli cos’era accaduto neanche due anni prima, quando una delegazione di scienziati Trill capeggiata dalla Dottoressa Lenara Kahn era arrivata su Deep Space Nine per poter creare un wormhole artificiale, che entrambe le scienziate si erano pericolosamente avvicinate per via dei rispettivi simbionti, finendo con l’innamorarsi, e che poi Lenara aveva deciso di ritornare su Trillius Prime senza sfidare le leggi emanate dalla Commissione Simbiosi, l’uomo rimase momentaneamente senza parole.

Quando finalmente riuscì a ritrovare l’uso della parola, le chiese: «Fammi capire bene, quindi: nonostante ci siano delle leggi ferree in merito, nonostante ti sia richiesto di preservare la vita del tuo simbionte e di offrirgli il maggior numero di esperienze possibili - come tu hai anche giurato di fare prima di accettare il simbionte Dax- non hai intenzione di desistere?»
Quando la figlia scosse fermamente il capo, l’uomo le domandò, genuinamente curioso: «Cos’ha di così speciale questa donna da spingerti a ignorare tutto ciò per cui tu hai faticato così tanto, Jadzia? Si tratta di un passo che rischia di essere ben più lungo della gamba, lo sai bene.»

«Oltre ad avere molte più cose in comune noi, rispetto ai due precedenti ospiti dei rispettivi simbionti, è una donna molto intelligente e forte,» provò a spiegargli Jadzia, cercando di tratteggiare in poche parole l’essenza della Dottoressa Kahn, da lei considerata una donna molto energica e sicura, che riusciva a equilibrarla là dove Worf non era mai stato in grado di fare. Inevitabilmente, Kela si ritrovò nella condizione di domandarle se davvero si aspettava che la donna, che così decisamente si era rifiutata di infrangere le leggi Trill in merito alla riassociazione, fosse ora disponibile a intraprendere quel passo. Cosa la portava a credere che questa volta avrebbe rischiato tutto, se già in precedenza si era rifiutata di farlo, nonostante sembrasse che dalle parole della figlia anche l’altra scienziata ne ricambiasse i sentimenti?

Jadzia sapeva che le domande postele dal padre erano fondate. Aveva ragione di dubitare e di farle presente che non necessariamente tutto sarebbe andato come lei desiderava: già la prima volta, tutto sommato, non era andata proprio come lei aveva desiderato. I postumi di quell’avvenimento si erano ripercossi parecchio nei mesi successivi, dai quali era riuscita a uscire grazie all’aiuto dei propri più stretti amici. Era stato sempre in quel periodo, più o meno, che si era avvicinata a Worf senza particolarmente rendersene conto, anche grazie alla passione di Curzon per i Klingon.
C’era da dire, comunque, che lei stessa aveva l’inclinazione a guardare di buon occhio alla loro cultura, cogliendo diverse occasioni in passato per approfondire le proprie conoscenze su tale razza, ma dopo la recente esperienza si era resa conto che il tutto non le bastava per “giustificare” il matrimonio con Worf.

Prima che potesse rispondergli, il padre le prese entrambe le mani: Sappi, comunque, che se hai deciso di andare fino in fondo con questa tua presa di posizione, io ti sosterrò. Se sei così sicura di amare questa donna, anche se dovessi andar contro le leggi Trill, io sarò sempre al tuo fianco. Magari non potrò concordare con te su alcune tue decisioni, compresa questa lo ammetto, ma sei comunque mia figlia. Il mio primo dovere, sempre, sarà verso di te. Se ritieni che ne valga la pena rischiare il tutto e per tutto per questa persona, addirittura una seconda volta, allora vai, fallo!»

Lei gli sorrise, sollevata e, per la prima volta da quando si erano seduti al tavolo, molto più rilassata. Stringendogli le mani a sua volta, gli rispose: «Grazie, padre. Non sai quanto questo sia importante per me saperti dalla mia parte, nonostante i tuoi dubbi e il tuo non essere d’accordo.»
Dopodiché ammise, senza pensarci troppo: «Ho paura che mi rifiuti anche questa volta. Adesso io sono completamente certa che i miei sentimenti per lei siano… miei, più che di Dax. Sicuramente avere i ricordi di Torias ha influenzato parecchio, non posso negarlo,» continuò, «ma ho avuto la possibilità di rendermi conto che poi tali sentimenti siano nati e abbiano messo radici in me, crescendo sempre più con l’andare del tempo. Ma sì, ho paura: Lenara, fortunatamente, non ha dovuto subire una momentanea separazione dal suo simbionte. E nemmeno glielo augurerei, onestamente...»

Non fece in tempo a continuare a parlare, che sentirono bussare gentilmente alla porta d’ingresso.
Kela si alzò, facendo segno alla figlia di rimanere tranquillamente seduta a finire il suo raktajino e il suo piatto, e uscì dalla cucina per vedere chi fosse alla porta. Lasciata da sola, Jadzia bevve con calma un sorso del forte caffè klingon che il padre le aveva preparato appena arrivati in casa, ma fece giusto in tempo a posare la tazza che sentì il padre aprire la porta di ingresso e chiedere alla persona sconosciuta di identificarsi. Ciò che la bloccò nel portare una forchettata di cibo alla bocca fu la voce, conosciuta, che rispose al padre. Qualche istante dopo, sentì la porta richiudersi e due coppie di passi dirigersi verso la cucina.

Jadzia si era alzata per metà dalla sedia quando Kela e Lenara Kahn entrarono nel piccolo, ma pulito e ordinato ambiente; la scienziata Trill aveva un’espressione particolarmente tesa in viso, pallido e tirato e con profonde occhiaie, come se non avesse dormito moltissimo negli ultimi tempi. Ondate di tensione venivano emanate dal suo corpo, rendendo l’aria immediatamente crepitante e così densa da dare l’impressione che la si potesse tagliare con il coltello.
Il Comandante Dax, ora completamente in piedi, fece due passi incerti verso l’altra donna, completamente ignara del fatto che il padre, molto discretamente, aveva lasciato la cucina per concedere loro lo spazio necessario all’inevitabile confronto.
   
 
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