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Autore: mywondvrland    31/05/2021    1 recensioni
La guerra era finita.
Non sembrava vero che Voldemort fosse finalmente sconfitto.
Tuttavia i problemi non erano ancora finiti. Certo, erano meno gravi. Non c'era il costante pericolo di essere uccisi, ma c'era ancora molto da chiarire. Parole non dette, per paura che non valessero più nulla, se l'altro fosse morto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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La guerra era finita. Non sembrava vero che Voldemort fosse finalmente sconfitto. Tuttavia i problemi non erano ancora finiti. Certo, erano meno gravi. Non c'era il costante pericolo di essere uccisi, ma c'era ancora molto da chiarire. Parole non dette, per paura che non valessero più nulla, se l'altro fosse morto. Hermione non sapeva cosa avrebbe fatto, se Ron, il suo Ron, fosse morto nella guerra. In parte era anche per questo motivo che gli aveva dato quel bacio. Quel bacio... Si chiedeva da giorni ormai se lui avesse sentito le stesse cose, le stesse emozioni da cui lei era stata invasa. Non avrebbe mai immaginato che ci si sentisse in questo modo a, finalmente, baciare la persona che si ama. Pensò che l'espressione "farfalle nello stomaco" non fosse neanche lontanamente sufficiente. Non vedeva Ron da qualche giorno. Aveva voluto riportare i suoi genitori a casa, restituirgli i loro ricordi e passare un po' di tempo con loro, prima di tornare a tutti i problemi che aveva lasciato nel Mondo Magico. Non aveva intenzione di scappare da questo. Anzi, in certi momenti non avrebbe voluto altro che un abbraccio di Ron in cui rifugiarsi. Attualmente però, il loro rapporto non era ancora chiaro e, prima di parlarne, preferiva far passare un po' di tempo. Ora però, non voleva altro se non rivederlo. Rivedere quei suoi bellissimi occhi azzurri, in cui si perdeva ogni volta che incontrava il suo sguardo. Sperava con tutto il cuore che anche lui provasse lo stesso, che le avrebbe scritto per invitarla a stare da lui. In realtà, la signora Weasley le aveva detto di venire quando se la sentiva e di fare come se fosse casa sua, ma Hermione pensò che fosse meglio aspettare un invito vero e proprio. Non voleva essere di troppo, ora che la famiglia Weasley stava affrontando uno dei momenti peggiori. Proprio quando Hermione stava pensando di cedere e scrivere al ragazzo che da tempo aveva invaso i suoi pensieri, sentì un rumore fuori dalla finestra della sua camera. Si alzò di scatto dal letto e ci si avvicinò, scorgendo il gufo dei Weasley, Errol. Aprì la finestra e lo guardò, mentre cadeva rovinosamente sul pavimento. Scosse la testa e prese la lettera che aveva legata a una zampa. La aprì, per poi annusarla e sentire il profumo di Ron. Non si era accorta di quanto davvero le mancasse. La lesse velocemente, ma assaporando ogni parola, sapendo fosse stata scritta da lui. Pensò di essere un po' maniaca e decisamente patetica, ma non poteva farci nulla. Tutto di Ron le mancava come l'aria. Nella lettera diceva, con parole che Hermione si meravigliò avesse veramente usato uno come lui, che da lui stavano tutti bene e che gli avrebbe fatto piacere se fosse venuta a stare da lui. Hermione si sedette alla scrivania e scrisse rapidamente una risposta. La legò alla zampa di Errol, che non sembrò molto felice di dover fare un'altra consegna, ma volò ugualmente fuori dalla finestra, allontanandosi. Hermione scese subito in soggiorno per avvertire i suoi genitori che sarebbe partita nel pomeriggio per la Tana, poi tornò di sopra per preparare la valigia. Quando fu ora di partire, salutò i genitori e si smaterializzò nel giardino della Tana. Era un tantino nervosa, ma allo stesso tempo emozionata di rivedere Ron e tutte le altre persone che ormai facevano parte della sua vita. Sicuramente avrebbe rivisto anche Harry, di cui aveva sentito la mancanza, dopo tutte le settimane in cui avevano praticamente convissuto. Fece un respiro per prendere coraggio, si avvicinò alla porta e bussò. Dopo qualche istante, si trovò davanti proprio la persona che aveva desiderato di vedere per tutti i giorni passati lontani. Appena la vide, Ron le rivolse un gran sorriso, probabilmente il primo che appariva sul suo volto da giorni. Hermione lasciò cadere la sua valigia e si fiondò tra le sue braccia. Si sentì stringere forte e fu come se finalmente avesse ripreso a respirare da quando lo aveva lasciato. - Mi sei mancato - sussurrò accanto al suo petto. - Anche tu mi sei mancata, - rispose lui - non sai quanto. Quando si staccarono, entrambi arrossirono leggermente e si sorrisero. Si persero per qualche secondo l'uno negli occhi dell'altro. Ron fu il primo a distogliere lo sguardo. - Ehm... Ti va... di entrare? - chiese facendo un cenno verso l'interno. - Certo - rispose Hermione. Fece per prendere la sua valigia, ma fu preceduta da Ron. La prese e le fece strada in casa. Appena entrata, Hermione si ritrovò immediatamente tra le braccia della sua migliore amica. - Ginny... così mi strozzi! - cercò di dire, ridendo. - Mi sei mancata, Mione - replicò con voce affettuosa, prima di sciogliere l'abbraccio e rivolgerle un sorriso luminoso. - Anche tu, Ginny. Hermione guardò dietro a Ginny e vide il suo migliore amico. - Harry! - gli sorrise e corse ad abbracciarlo. - Hermione, come stai? - Bene... per quanto si possa stare bene in questo periodo - sospirò, mostrando un sorriso forzato. - Andiamo di sopra, che ne dite? - propose Ron. Tutti annuirono e lui fece strada su per le scale e nella sua stanza. Harry si lasciò cadere su una poltrona e Ginny gli si sedette sulle gambe. Ron appoggiò la valigia di Hermione, si sedette sul suo letto e le fece cenno di mettersi accanto a lui. I quattro chiacchierarono per ore, recuperarono i giorni passati lontani e a Hermione sembrò di non essersene mai andata. Non si sarebbero nemmeno accorti che fosse già ora di cena, se la signora Weasley non li avesse chiamati. Se fosse stato per loro avrebbero trascorso tutta la notte così, semplicemente a parlare tra amici, ma, in effetti, si accorsero di avere tutti un po' di fame. Scesero a preparare la tavola. Hermione pensò che probabilmente era la prima volta che vedeva Ron fare una faccenda domestica. Sorrise, tra sé e sé, accorgendosi - in realtà non per la prima volta - che ormai era diventato più maturo, non assomigliava più al bambino che aveva conosciuto al primo anno. Era contenta di questo cambiamento, certo, ma, anche se non lo avrebbe mai ammesso, quel bambino le sarebbe mancato non poco. Quel bambino spensierato che non aveva ancora affrontato una guerra, che non doveva preoccuparsi di nulla, se non di come fosse andato un compito a scuola, nonostante Ron non se ne fosse mai interessato più di tanto. Quel bambino che non aveva ancora provato i drammi dall'amore che aveva iniziato a conoscere nel tempo, con tutti i suoi problemi, ma anche i suoi lati decisamente positivi. Quel bambino che, nonostante la logica e ogni morale, si era innamorato proprio di Hermione, del suo incubo, della ragazza che lo riprendeva e correggeva sempre, della ragazza che trovava più insopportabile di tutte, della ragazza che però c'era sempre stata per lui e che era entrata in punta di piedi in quel suo cuore pieno di insicurezze. Be', quel bambino era decisamente cresciuto e ora era lì, davanti a lei. Hermione si accorse di essere rimasta a fissarlo e distolse lo sguardo. Quando rialzò gli occhi verso di lui, incontrò i suoi, così profondi che era facile perdercisi. Ron le sorrise timidamente, in quel modo così dolce che la faceva impazzire. Ricambiò il sorriso e continuò ad apparecchiare. Quando ebbero finito, arrivarono anche il signor Weasley e Percy, tornati da lavoro. Si sedettero tutti a tavola. Hermione si mise vicino a Ron e durante tutta la cena si sfiorarono con le gambe o le mani, sotto al tavolo. Entrambi iniziavano a non sopportare più di stare stare così vicini, ma allo stesso tempo così lontani. Desideravano con tutti loro stessi un contatto più intenso. La ragione, però, continuava a ripetergli che non avrebbero dovuto fare nulla, finché non fosse stato chiaro il loro rapporto. A dire il vero, sia Hermione che Ron sapevano bene cosa volevano, solo erano troppo orgogliosi per fare il vero primo passo. Era sempre stato questo il loro problema e, sfortunatamente, non era scomparso neanche dopo il loro bacio. Tra un tocco e l'altro, la tensione tra i due aumentò sempre di più durante il pasto, tanto che nessuno dei due aveva il coraggio di guardare l'altro negli occhi per paura di poter cedere, anche se si trovavano davanti a tutti. Finito di mangiare, aiutarono velocemente a sparecchiare e andarono di sopra. Entrarono in camera di Ron, che chiuse la porta a chiave. Ron si sedette sul letto e Hermione si mise su di lui. Finalmente i loro sguardi si incontrarono e, in un istante, tutti i pensieri logici che potevano aver fatto riguardo al loro rapporto in quei giorni sparirono. Le loro labbra si incontrarono dopo tanto tempo in cui si erano desiderate a vicenda. Hermione fece scorrere le dita tra i capelli di Ron, il quale infilò le mani sotto la maglietta di lei, provocandole un brivido. Sembrò che i due non volessero più staccarsi, da quanto gli fosse mancato quel contatto. Si distanziarono solo per riprendere fiato e rimasero a guardarsi, mentre Hermione continuava ad accarezzargli i capelli. Ron le si avvicinò nuovamente per baciarla, ma lei si scostò e gli appoggiò le mani sul petto. Lui la guardò interrogativo. - Sai ehm... Forse dovremmo parlare un attimo di... sì, insomma, di noi, del nostro rapporto - disse dopo qualche secondo, guardandolo negli occhi. - Sì, hai ragione - sospirò Ron, facendo scorrere le mani via da sotto la sua maglietta. Hermione si spostò da sopra di lui e gli si sedette vicino. Dopo qualche secondo, durante i quali nessuno dei due si decise a parlare, Ron riprese. - Cavolo, è molto più facile baciarsi piuttosto che parlare. Hermione scoppiò a ridere. - Se facessimo solo quello che è facile, come dici tu, il nostro rapporto si trasformerebbe in qualcosa di tremendamente simile a quello che avevi con Lavanda - sentenziò. - Un incubo! Molto meglio parlare, ora che ci penso. - Non mi sembravi così dispiaciuto, quando le stavi appiccicato come una sanguisuga tutto il giorno - disse lei, alzando un sopracciglio. - Ehi, non dirmi che sei ancora arrabbiata - la prese in giro. - No certo, come tu non lo sei per Victor - ribatté, avvicinandosi al suo viso. - Cosa? Krum? Mh no, non mi risulta proprio - disse con il tono da finta indifferenza peggiore che Hermione avesse mai sentito. - Mi pare dovessimo parlare di noi, comunque - riprese, tornando serio. - Hai ragione, ma... perché non ci riusciamo? - chiese lei, guardandolo negli occhi. - Be'... non lo so, Mione. Credo... credo che sia il nostro punto debole - disse, prendendole le mani nelle sue. - Ma ehm... senti, la cosa che ho desiderato di più da quando sei partita è stata rivederti. Voglio dire, mi mancavi già dopo la prima ora di distanza, ma che dico, dopo il primo minuto. Quindi... be'... ah, insomma! - si arrabbiò con sé stesso, non riuscendo a formulare un discorso di senso compiuto. - Quello che sto cercando di dire è che non voglio che passi un altro giorno della mia vita senza di te, Mione. Io... io voglio stare con te, perché sei l'unica ragazza che mi capisce davvero e... be', non credo che troverò mai un'altra come te, che mi faccia provare le stesse emozioni. Hermione iniziò a sentire le lacrime bruciarle gli occhi. Pensò che forse era per questo che non riusciva a parlarne. Aveva paura di abbassare quella sua barriera che di solito teneva alzata, ma stava iniziando a capire che con Ron non ce n'era bisogno, poteva lasciarsi andare. - Dici sul serio? - chiese, con una voce più tremante e insicura di quanto avesse voluto. - Ehi - la tranquillizzò, accarezzandole una guancia. - Certo che dico sul serio. - È solo che... - nonostante provasse a trattenersi, iniziò a singhiozzare. Ron si avvicinò e la strinse a sé, iniziando ad accarezzarle i capelli. - Ron, non so cos'avrei fatto se tu fossi... insomma... Se ti fosse successo qualcosa io... - riuscì a dire, tra i singhiozzi. - Ma non è successo - la consolò. - Sono qui. È tutto passato ora. Tranquilla. I singhiozzi di Hermione diminuirono sempre di più, finché smise di piangere. Rimase un altro po' tra le sue braccia, inspirando il suo profumo. Quando fu passato qualche minuto, si sciolse dall'abbraccio e tornò a guardarlo negli occhi. - Quindi... - iniziò, abbassando lo sguardo - stiamo ufficialmente insieme? - concluse, arrossendo. Alzando di nuovo gli occhi, incontrò quelli di Ron che le sorrise. - Direi di sì - rispose, sporgendosi per baciarla. - Finalmente avrò un buon motivo per arrabbiarmi con i ragazzi che ti guardano - aggiunse. - Primo, chi è che mi guarderebbe? - ribatté, sorridendo. - Secondo, non pensare neanche lontanamente che ora tu sia giustificato a schiantare chiunque mi "guardi" o parli con me. - No, infatti li prenderò direttamente a pugni - scherzò, facendo alzare gli occhi al cielo a Hermione. - Sai che non lo farei. Basta che non ci provino con la mia ragazza e io sono un angioletto. - Va bene - sospirò lei. - Devo dire che suona bene "la mia ragazza" - aggiunse, mettendo le mani davanti a sé, come se stesse visualizzando la scritta. - Già. Hermione Jean Granger è la mia ragazza - sorrise. - Fa un bell'effetto. Hermione sorrise. Allacciò le mani dietro al suo collo, attirandolo a sé e lo baciò. - Sì, fa un bell'effetto. Lentamente, Ron si spostò verso la testiera del letto e ci si appoggiò con la schiena. Hermione appoggiò la testa sul suo petto e portò le sue mani sulla propria pancia. Rimasero così a parlare e a darsi qualche bacio, finché non si addormentarono, uno tra le braccia dell'altro.
   
 
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