Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's
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Autore: Jigokuko    31/05/2021    1 recensioni
REMAKE DELLA STORIA LINKATO AL PRIMO CAPITOLO, LEGGETE QUELLA!
Genere: Azione, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bruno, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Yusei Fudo, Z-one
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza
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La sfiga colpisce dritta in faccia
 

Un'ennesima spazzolata. Fino a quel momento, non si era mai resa conto di quanto fossero morbidi i suoi lunghissimi capelli bicolore.
Ma per quanto fossero belli, lisci e lucenti erano decisamente ingombranti; già non li sopportava più. Ad ogni movimento, li aveva sempre tra i piedi.
Non avrebbe optato per le forbici, però: la bellezza della chioma fluente superava di gran lunga la voglia di tagliarli, perciò optò per una soluzione intelligente ed al contempo stupida per non averla pensata prima, ovvero raccoglierli.
Si interrogò per un tempo che le parve infinito sul come legarli e, dopo aver provato una coda di cavallo, codini -con quelli era imbarazzante-, ed una singola treccia, la scelta era ricaduta sul farsene due, belle strette e che le rimanessero dietro la schiena, senza provocarle alcun disagio.
L'importante era nascondere gola, petto ed addome a tutti i costi.
Dopo essersi vestita, guardò fuori: il sole era ancora piuttosto basso. E come dargli torto? Erano le sei e mezza e doveva presentarsi al Cafe La Geen alle sette, perciò doveva darsi una mossa.
Prima di uscire sbirciò in camera da letto per salutare Carly, ma dato che stava ancora dormendo della grossa decise di non disturbarla.
Per ironia della sorte, si era ritrovata a ricordare il percorso da seguire a piedi alla perfezione, scoprendo di avere una memoria fotografica ben sviluppata. O forse si ricordava bene le cose perché il suo cervello era stato svuotato da tutto il resto, come quando si eliminano i file superflui dagli hard disk?
Quante sciocchezze... il cervello umano non era certo un disco rigido...
A parte gli, a parer suo, inutili pensieri, c'era qualcosa a darle veramente fastidio, quella mattina: l'aria fredda che le schiaffeggiava il viso e la faceva rabbrividire ad ogni lieve folata. Ma in che mese erano?
In effetti, non se n'era preoccupata, né aveva guardato un calendario negli ultimi due giorni. Doveva rimediare, o sarebbe sembrata una stupida agli occhi del capo.
Non aveva proprio intenzione di raccontare a tutti il suo "problema", anche se ormai l'aveva sbattuto in faccia a circa una decina di sconosciuti, però si decise che quell'informazione sarebbe stata più o meno top secret d'ora in poi, onde evitare che qualcuno la usasse per farle credere di essere conoscenti e poi farle un torto.
La sua supposizione non era errata, aveva davvero una buona memoria, infatti era riuscita ad arrivare al locale non solo in orario, ma anche senza mai sbagliare la strada.
"Vai così, Akane!", pensò, fiera di sé.

- Buongiorno.- Disse, aprendo la porta. Il suono del campanellino attirò il proprietario dalla cucina.
- Oh, ciao! Sei arrivata puntualissima. Bene, è un buon inizio.-
- La ringrazio.-
- Sul bancone c'è la divisa che ti ho preparato: indossala, e se la taglia non è giusta ne ordinerò una che ti stia meglio.-

In camerino, le diede un'occhiata e tirò un sospiro di sollievo: la camicetta bianca aveva le maniche corte a sbuffo, il collo non era troppo alto da intralciare il choker, né era corta al punto da scoprirle l'addome. Da legare attorno al colletto, a differenza del papillon di Stephanie -al momento non presente-, v'era una cravatta nera. La preferiva, era molto più carina.
La gonna nera, provvista di grembiule, le arrivava poco sopra alle ginocchia e fasciava i fianchi, mettendole in risalto il seno, complici le bretelle. Ad una di esse, ad altezza cuore, vi attaccò un cartellino su cui aveva precedentemente scritto il suo nome.
Ai piedi tenne i suoi stivaloni tutti fibbie e platform, le scarpe in dotazione proprio non le piacevano, parevano pantofole. Nel complesso, tutto le calzava a pennello.
Quando tornò alla sala principale, ad aspettarla c'era il proprietario che prima si sistemò gli occhialetti tondi sul naso, poi iniziò a batterle le mani come se fosse appena entrata una modella. Si divertivano ad imbarazzarla, lui e i suoi eccessivi complimenti?

- Ti stanno d'incanto, meglio di quanto pensassi!

Era un uomo strano, null'altro da dire: aveva capelli viola tagliati corti, una leggera barbetta, un paio di occhiali tondi sul naso piuttosto spessi ed un grembiulone nero gli fasciava il corpo fin troppo snello. Eppure dal suo aspetto non lo avrebbe mai immaginato così... chiassoso, ecco.

- Mi sono permessa di tenere i miei stivali, li preferisco. – Mentre parlava, si rese conto di una cosa: mancava qualcuno. – L'altra cameriera non c'è?-
- Oggi è il suo giorno libero. Meglio così: potrò insegnarti io stesso il mestiere. Sai, sono contento tu abbia accettato la mia proposta, credevo saresti scappata a gambe levate... a volte sono un po' troppo esuberante.- Per la prima volta, lo vide fare un sorriso imbarazzato.
- Non si preoccupi. Mi sono resa conto di aver bisogno di un lavoro, perciò ho deciso di accettare questa proposta.-

In due ore si presentarono circa cinque o sei persone, le quali erano state servite proprio da lei, sotto l'occhio attento dell'uomo. Seppur all'inizio avesse fatto un po' di confusione, dopo le prime due ci aveva preso meglio la mano, riscoprendosi decentemente portata per quel lavoro.
Anche se quei pochi clienti avevano fatto semplici ordinazioni singole, non osava immaginare quali casini avrebbe potuto combinare con più persone da servire in contemporanea. Al solo pensarci le percorrevano brividi lungo tutta la schiena. Quando poté finalmente sedersi ad un tavolo per riprendere fiato, al tavolino esterno si era presentato qualcun altro.

- Lui è il nostro miglior cliente. – Sentenziò il capo. – Spende sempre un patrimonio al giorno in caffè, fagli vedere che sai fare.-
- Agli ordini.-

Si tirò su, si sgranchì la schiena indolenzita e, taccuino e penna alla mano, uscì fuori.
Riconobbe subito quella figura altissima pure da seduta, vestita tutta di bianco, le ciocche bionde perfettamente acconciate ed un paio di grosse "A" scintillanti appese alle orecchie. Nel momento in cui Akane si avvicinò, a lui bastò percepire la sua presenza per fare un ordine.

- Il solito Montagna Occhi Blu.- Né un grazie, né uno sguardo. Non si era minimamente reso conto che fosse lei.
Si ritrovò a pensare che fosse proprio un idiota. E a Carly piaceva quel tizio?
Decise di imitarlo, non rivolgendogli parola.
Quando tornò al bancone, il capo ci aveva già posato una tazzina fumante sopra, stupendola.
- Ordina sempre e solo quello.- Le disse, ridacchiando.

Prese con sé l'ordinazione e gliela portò. Ma, invece di tornarsene dentro, prese posto al tavolo con lui spostando rumorosamente la sedia, in modo da farsi notare.
Jack Atlas aveva appena preso in mano la tazzina e stava per bere un sorso, quando il suono stridente gli fece alzare lo sguardo. I suoi occhi ametista, puntati sulla sua figura, ebbero un guizzo di stupore misto a confusione.

- Tratti sempre così le donne?- Fu lei a prendere parola per prima, impedendogli di iniziare il discorso.
- Di che parli? E perché sei vestita in quel modo?-
- Perché da oggi lavoro qui. E gradirei un grazie per lo sforzo che faccio per portarti il caffè, o magari che degnassi di uno sguardo chi ti sta servendo.-
- Io, il grande Jack Atlas, non ho tempo per queste sciocchezze.-
- Maleducato.-
- Ripetilo.-
Ma lei non lo fece. Anzi, rincarò la dose.
- Te la farai scappare, continuando a trattarla male.-
- Chi dovrebbe scappare, scusa?!- Non ci stava capendo più niente. Perché quella tipa cambiava discorso tanto in fretta?
Lo sai di chi parlo. – Si interruppe, puntando i suoi occhi azzurri in quelle iridi viola intenso. – Se ti sta a cuore, devi smettere di ignorarla, o prima o poi si stancherà.-
Una luce sembrò passargli davanti agli occhi. Aveva capito, e ciò l'aveva fatto arrabbiare parecchio.
- Senti. – Si sporse, afferrandole la cravatta e tirandola a sé, in modo da avere un contatto visivo diretto. – Anche se Yusei, Crow e quello stupido di Bruno ti hanno accolta tanto facilmente, io-non-mi-fido-di-te. Non so cosa tu voglia, né chi sia in realtà, ma se sei in affari loschi, tieni fuori Carly, o te la dovrai vedere con me. Intesi?-
Lei, in quel lasso di tempo non aveva chiuso le palpebre nemmeno una volta e sul suo volto si era dipinto un sorriso, fin troppo simile ad un ghigno.
- Non si picchiano le ragazze.-
- Potrei fare un'eccezione. – La lasciò andare e, risistematosi al proprio posto, tracannò tutto il caffè in un sorso. – E portami un altro Montagna Occhi Blu.-
- Con piacere.-

Akane era... sbalordita da sé stessa. Da dove era sbucato tutto quel sangue freddo? Le bruciavano gli occhi da tanto li aveva tenuti aperti, e dovette stropicciarseli per rimediare.
Era quella la sua vera personalità? Spavalda, diretta, dalla lingua tagliente?
A dire il vero, non le sarebbe dispiaciuto essere così: una donna forte, alla quale nessuno avrebbe mai potuto mettere i piedi in testa, libera, sicura di sé ed indipendente.
Forse stava fastasticando troppo. Il resto del tempo si era solo ritrovata ad essere timida, tranquilla e tutt'altro che forte. Piuttosto una piagnucolona.
Tutto ciò, però, le aveva confermato alcuni dubbi: Jack sembrava tenere a Carly, ma allora perché la allontanava da lui?
Che volesse proteggerla? Ma da cosa, di preciso? Che fosse lui ad essere implicato in affari loschi?
Sentiva di avere un debito con quella che ormai era diventata la sua prima amica, perciò voleva poterlo estinguere scoprendo perché quel tizio, il quale ancora non capiva come facesse a piacerle, la trattasse così.

Jack Atlas non si fidava di "Akane", o quale diamine fosse il suo vero nome... era piombata in casa sua all'improvviso, senza che nessuno se lo aspettasse, come qualcosa di superfluo, che non sarebbe dovuto essere lì in quel momento.
Aveva lo stesso problema di Bruno, situazioni identiche, eppure i due asserivano di non essersi mai visti, ma nonostante ciò andavano inspiegabilmente troppo d'accordo. Pensava che l'avesse presa tanto in simpatia proprio per ciò che li accomunava, ma lui non riusciva a fidarsi, a considerarla alleata. Soprattutto a vederla tanto vicina a Carly.
Carly. Proprio lei. Dopo gli eventi riguardanti i Predestinati Oscuri si era fermamente ripromesso di tenerla lontano da tutto il male, non voleva di certo morisse ancora, stavolta definitivamente. Era troppo importante perché la perdesse di nuovo.
Proprio per quel motivo, ora che Akane viveva assieme a lei, le avrebbe sempre tenuto gli occhi incollati addosso, in attesa di un eventuale passo falso. Quando lei gli servì il secondo caffè, la osservò di sbieco, torvo, sparire all'interno del locale, poi tornò a gustarsi quella bevanda degli dei. La prima tazzina gli era proprio andata di traverso.

Era ormai mezzogiorno e Crow aveva finito le consegne del mattino, perciò stava tornando a casa. Durante il tragitto in sella alla sua Blackbird, stava ripensando ad una cosa che aveva visto qualche ora prima, mentre usciva.
Jack. Che afferrava Akane per la cravatta. Vicinissimi.
Cosa stavano facendo quei due?! Subito la sua mente aveva iniziato a viaggiare nel cosmo delle ipotesi, ma l'unica che aveva trovato plausibile era quella di una strana tensione sessuale tra loro. E menomale che Jack sembrava odiare quella ragazza!
Purtroppo non era riuscito a sentire di cosa stavano parlando, ma il sorrisetto di lei e lo sguardo serio di lui... si guardavano dritti negli occhi, senza mai distogliere lo sguardo. Inequivocabili.
Era rimasto imbambolato a fissarli per un lasso di tempo che gli parve lunghissimo, ricordandosi di dover andare a lavoro solo nel momento in cui si erano separati. Quel pensiero gli aveva colpito nella capoccia per tutte le tre ore, non poteva più tenerselo dentro.
"Questa poi. Devo dirla a Yusei e Bruno. All'istante."
La voglia di raccontare fulmineamente quello che gli sembrava il gossip della vita agli altri due coinquilini superò quella di rispettare i limiti, perciò un giro di acceleratore e subito il cavallo d'acciaio acquistò velocità, protraendosi in avanti come una freccia appena scoccata.

Ci mise la metà del tempo, anche grazie alle nuove geniali modifiche attuate da Bruno al suo motore, semplicemente perfette. Alzò la porta del garage e vi parcheggiò dentro in fretta e furia, sotto gli sguardi confusi dei presenti.
Bene, Vortice della Fenice non c'era.

- Yusei, Bruno! De-devo dirvi una cosa, non potete capire cosa ho visto, roba da fondersi il cervello! – Era agitatissimo, lanciò via casco ed occhiali e si mise in cerca dei due, trovandoli seduti sul divano. – Ah, ciao Aki!-
Quasi lo urlò, ansimante. La ragazza lo salutò con un cenno della mano.
- Si può sapere che ti prende?- Yusei lo osservò, confuso.
Aveva tra le mani gli appunti di scuola di Aki, intento ad aiutarla nello studio, mentre Bruno gli stava dando man forte.
- Akane e Jack.-
- Akane e Jack cosa?- Domandò Bruno, assottigliando lo sguardo.
- Non lo so— cioè— non ho capito molto, ma tra quei due c'è qualcosa di strano. Stamattina, al bar qui di fronte, li ho visti seduti allo stesso tavolino. Lei era vestita da cameriera e lui la stava tirando a sé per la cravatta e si guardavano negli occhi! Secondo me c'è tensione sessuale.- Disse, tutto d'un fiato.
Il meccanico schiuse le labbra in segno di stupore, non sapendo cosa dire, mentre l'espressione di Yusei era a dir poco indecifrabile. Aki, invece, era solo confusa.
- Ti sarai sbagliato.- Disse il moro.
- Ti dico di no! Ancora ci vedo bene, sai?-
- Scusate, ma... – La rossa si intromise nel discorso. – chi diavolo è questa Akane? Credevo che la cameriera del Cafe la Geen si chiamasse Stephanie.-
- Ah, vero... tu non la conosci. Akane è una ragazza che Bruno ha conosciuto due giorni fa...-
Dopo che Yusei ebbe finito di spiegare come stavano le cose alla ragazza, il discorso tornò su ciò che Crow aveva visto.
- Mah, secondo me hai frainteso le cose... Jack non mi sembra il tipo da fare così per conquistarsi una ragazza. Soprattutto se, come avete detto voi, fino a ieri le era stato ostile. – Disse lei. – Quel sorrisetto di Akane avrebbe potuto semplicemente essere di sfida.-
- In quel poco tempo che ho passato con lei Akane mi è sembrata così dolce e tranquilla... di certo non una che reagisce in quel modo a degli insulti. Non lo so...- Bruno era confuso, quasi... amareggiato.
L'ipotesi di Crow gli pareva aberrante, quella di Aki poco sensata, ma più plausibile. O forse era solo ciò che sperava lui.
Perché? Non ne aveva idea, ma il solo pensiero di Jack assieme a lei lo... intristiva, ed un po' lo faceva arrabbiare. L'unico modo per arrivare ad una risposta esatta era parlare con l'interessata.
Dopotutto erano il "Fantastico Duo degli Smemorati", no? Legati da un comune destino, si sarebbero dovuti dire tutto per riuscire ad aiutarsi a vicenda.
- ... Ragazzi, io esco un po'. Vi dispiace?- Chiese, alzandosi dal divano e poggiandovi sopra gli appunti che teneva.
- Vai pure Bruno, qui finisco io di dare una mano ad Aki.- Rispose Yusei.
- Grazie, Yusei.-

Gli sorrise, iniziando a scendere le scale per raggiungere l'uscita del garage lasciata aperta. Nel momento in cui la varcò, dovette schivare a bruciapelo la moto di Jack, il quale, entrando in tutta fretta, aveva rischiato di prenderlo in pieno.
Non fece in tempo a lamentarsi, nemmeno lo ascoltò, scendendo in fretta da Vortice della Fenice e raggiungendo gli altri.
Voleva proprio evitare di vederlo in faccia dopo il racconto di Crow, perciò continuò per la sua strada, ma perdendosi un dettaglio: Jack era giunto lì per dire loro che l'agente Trudge aveva appena subito un grave incidente.

Svoltato l'angolo, scorse la minuta figura di Akane in lontananza, la quale stava pulendo il marciapiede con una scopa. Quando anche lei lo notò, agitò in alto il braccio per salutarlo e sorrise.
Il meccanico prese un profondo respiro ed attraversò la strada, raggiungendola.

- Ciao, Bruno!-
- Hey, Akane... quindi lavori qui adesso?-
- Esatto! Mica potevo farmi mantenere da Carly.-
- Sono felice che tu sia riuscita a sistemart— – Si ritrovò lei vicinissima ed i suoi occhioni azzurri a fissarlo, sembravano scavargli l'anima. – che stai facendo?- Domandò, in evidente imbarazzo.
- Tu non me la racconti giusta. Hai qualcosa che non va.-
- Eh? – Sbatté velocemente le palpebre, indietreggiando di un passo. – Beh... in effetti volevo parlarti di una cosa, ma se devi lavorare ti lascio fare.-
- Ah, non preoccuparti, in realtà per oggi ho finito! Stavo giusto per andarmi a cambiare.-
- Allora ti aspetto qui.-

Lei gli rivolse un sorriso, poi sparì all'interno del bar, tornando nei camerini. Lì, si levò la divisa ed indossò di nuovo i suoi vestiti, ma qualcosa la trattenne, un rigonfiamento in una delle tasche della sua giacca di pelle che non aveva notato prima.
La aprì, trovandoci al suo interno un medaglione dorato dalla forma ovale, di quelli che si aprono e hanno le foto all'interno. I suoi occhi si illuminarono all'istante: e se al suo interno ci fosse stata una foto che avrebbe potuto legarla al suo passato?
Tentò di aprirlo, ma era come bloccato ed il meccanismo sembrava assente. Doveva essersi rotto, perché l'intero oggetto era pieno di graffi ed addirittura in parte ammaccato.
Guardandolo bene, però, sulla superficie lucente c'era un'incisione, una frase scritta molto in piccolo ed in parte rovinata, ma ancora più o meno leggibile.
"A ... a mia am ... a".
"Alla mia amata"? Le era stato donato da qualcuno che l'amava? Un genitore, un parente stretto, od un ipotetico partner?
Si ritrovò a sbuffare. Poteva avere davanti l'oggetto che l'avrebbe portata ad una svolta e quel coso non voleva aprirsi! Perché la sfiga la colpiva sempre in faccia nei momenti critici?
Rimise il medaglione in tasca. Aveva qualcos'altro di cui preoccuparsi in quel momento, ovvero Bruno.
Cos'aveva intenzione di dirle? Sembrava preoccupato... in realtà, un argomento di cui parlare lo aveva anche lei, ma prima voleva ascoltare lui, perciò uscì dal camerino, salutò il capo e tornò dal ragazzo.

- Allora? Cosa volevi dirmi?-
- Beh—- Si interruppe, ma poi entrambi si voltarono a causa di un forte rombo proveniente dall'altro lato della strada. La Yusei Go, Vortice della Fenice e la Blackbird erano sfrecciate via a tutta velocità.
Bruno decise però di ignorarle al momento, se non era stato avvertito forse non era niente di che.
- Crow mi ha raccontato una cosa.-


Angolo autrice

I capelli lunghi. Splendidi, ma decisamente una piaga dell'umanità. Ed io posso ben dirlo, con la mia matassa di ricci lunghi al punto da sedermici su ogni volta. Io ed Akane ci intendiamo.

E scusate se ad un certo punto ho trasformato il capitolo in un cinepanettone, ma Crow che fraintende le cose non potevo non mettercelo, volevo assolutamente ficcare un po' di allegria per distaccare l'attenzione dai continui "chi sono?" della povera Akane...

Per quanto riguarda il capitolo in generale, abbiamo un assaggio della trama originale di 5D's, ovvero l'incidente di Trudge, che io ho ricollocato come mi pare e piace, infatti nell'anime Bruno sarebbe arrivato dopo minimo una decina di episodi, qui è presente già da un bel po'.

Ee niente, quella lassù è un'animazione di Akane che ho fatto con l'intenzione di usarla come banner "creativo" per la storia. Lo so che fa schifo, ma non avevo mai provato ad animare nulla. Ho pure evitato di farle le trecce o impazzivo seriamente.
Questo a lato invece è con il completo da cameriera fatto in neanche due ore e senza impegno (cliccatelo per un'alta risoluzione). Spero vi piacciano comunque, disegnarla mi diverte. 😀👍🏻

Che dite, è meglio il banner animato o la semplice scritta "Antithesis" dei vecchi capitoli? Fatemelo sapere!

Jigokuko

 

   
 
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