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Autore: MaryFangirl    31/05/2021    1 recensioni
Kaede Rukawa riflette sulle relazioni e sulla propria natura apatica, che considera come un principio secondo cui vivere: dopo due anni, si ritrova su un aereo diretto a Kanagawa.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Haruko Akagi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Hanamichi gemette, stordito, la sua testa sembrava girare da troppo tempo. La sua visuale si adattò e vide un bicchiere d'acqua accanto a sé. Afferrò il bicchiere goffamente e bevve il contenuto in un unico sorso.
 
“Sei sveglio”
 
Hanamichi alzò lo sguardo e vide Yohei in piedi vicino alla porta con le braccia al petto e un'espressione mortificata.
 
“C-cos'è successo ieri sera?”
 
“Sei venuto qui e abbiamo parlato” disse Yohei, sedendosi accanto al ragazzo scarmigliato. “Poi le cose sono evolute rapidamente, mi sono voltato per un secondo e...” si grattò nervosamente la testa, distogliendo lo sguardo.
“Yohei, cosa ho fatto?” Hanamichi fece una smorfia preparandosi a quello che stava per sentire.
“Hai chiamato Rukawa, hai vomitato e poi sei svenuto” disse Yohei tutto d'un fiato. Hanamichi si bloccò per il terrore, il viso sconvolto, sembrava quasi avesse smesso di respirare. Yohei toccò il suo amico che non reagiva, assicurandosi che fosse ancora vivo.
 
“Cosa ho detto?!” balzò Hanamichi, in preda al panico.
 
“Ti sei chiuso in bagno! Volevi dirgli come ti senti”

“Come mi sento?”

“Sì, hai imprecato un sacco, eri davvero arrabbiato”
 
Hanamichi si mise a sedere e annuì. “Quindi, l'ho insultato al telefono? Bene. Ha senso” sorrise, soddisfatto.
 
“Hanamichi” Yohei si inclinò, posando il palmo sulla sua guancia. “È questo che senti davvero?” chiese osservando l'amico, cercando di capirlo.
“Certamente!”
Yohei sospirò e alzò le spalle davanti a quella palese menzogna. Era un po' deludente che Hanamichi lo considerasse il suo migliore amico, dimenticando completamente che lui vedeva oltre quella falsa spavalderia che si portava dietro. Yohei sapeva quando Hanamichi mentiva. Ma pensò che, se era disposto a insultare la loro amicizia in quel modo, lui sarebbe stato al gioco della negazione. Almeno fino a quando Hanamichi non sarebbe stato disposto ad ammettere consapevolmente a se stesso che stava soffrendo.
 
Fino a quel momento, Yohei avrebbe mantenuto la consapevolezza di aver trovato il suo amico che piangeva sul pavimento del bagno con il telefono contro il petto, ripetendo a se stesso il nome di Rukawa. Era triste, pensò Yohei. Avrebbe voluto che Hanamichi affrontasse i suoi sentimenti in prima linea. Dopotutto erano passati due anni: doveva essere un grande fardello.
 
“Non devi lavorare o altro?” chiese Yohei.
“Nah” disse Hanamichi, pettinandosi i capelli con le dita. “Ma penso di dover tornare a casa. Mi sento esausto”
Yohei annuì, d'accordo. “Non dimenticarti di stasera”
Hanamichi annuì: “Ci vediamo stasera”.
 
 
 
Due giorni. Gli rimanevano due giorni. Per qualche ragione, si sentiva riluttante a tornare, il che era strano dato che da quando era arrivato aveva fatto il conto alla rovescia. Kaede era seduto su una panchina di fronte ai piccoli negozi e un caffè, dall'altra parte della strada. Guardò il pezzo di carta che aveva in mano, un invito. Haruko aveva parlato di una rimpatriata, apparentemente quella sera ci sarebbe stata una festa per l'intera squadra.
 
Pensò che una lettera fosse sconveniente dato che lei avrebbe potuto semplicemente chiamarlo. Scrollò le spalle: c'era comunque qualcosa di speciale a riguardo. Passò le mani sulla grafia ordinata, riflettendo sull'idea di andarci. Voleva farlo? Sì, ma allo stesso tempo, pensava che avrebbe causato solo una tensione inutile tra lui e un certo turbolento rossino.
 
Kaede sospirò, ripensando alla sera precedente. La sincerità nelle parole di Hanamichi lo aveva colto di sorpresa, provava dolore sapendo di essere la causa del cuore spezzato del ragazzo. Kaede sapeva che Hanamichi ce l'avrebbe avuta con lui, lui si sarebbe sentito nello stesso modo se qualcuno si fosse comportato così con lui. Pensò che lui avrebbe voluto tagliare i legami con qualcuno che lo aveva lasciato ed evitarlo il più possibile ma, a differenza di Hanamichi, avrebbe potuto imparare a lasciar andare. A differenza di Hanamichi, dopo due anni, alla fine avrebbe accettato quello che era successo. Kaede si aspettava il risentimento che era stato sicuro di ottenere nel tornare, ma non aveva immaginato l'onestà e la cruda emozione emanate da Hanamichi. Conosceva Hanamichi, sapeva cosa gli piaceva e cosa no. Sapeva cosa pensava, come se i suoi pensieri fossero intuibili da chiunque. Ma non era così. Proprio quando si era convinti di capirlo, lui sorprendeva. Kaede era sicuro di non aver mai incontrato nessuno così complicato e intenso come Hanamichi. Ed era iniziata esattamente così. La sua irritazione verso di lui si era trasformata in qualcosa di più col passare del tempo. La sua innocenza e la sua sincerità erano qualcosa che Hanamichi mostrava raramente, ma le poche volte in cui Kaede ci si era imbattuto gli avevano fatto venire voglia di avvicinarsi, voler sapere tutto di lui, immergersi nella complessità che era Hanamichi Sakuragi.
 
Non era amore, lo so”
 
Volevo che fosse reale, ci speravo”
 
Le parole echeggiavano, improvvisamente il suo cuore si strinse al pensiero. Ricordava di essersi scontrato con Hanamichi per la maggior parte del suo anno da matricola, ma ad un certo punto le cose erano cambiate. Kaede non riusciva a ricordare esattamente quando era successo.
 
 
 
Onestamente, non odiava il rossino, ne era irritato, certo, ma Kaede cercava di evitare tutto ciò che non era importante. C'erano due cose a cui teneva durante il primo anno, cioè il sonno e il basket. Qualsiasi cosa oltre a quelle era extra. L'amore era una cosa strana, qualcosa di oscuro che lasciava perplesso persino lui. Non detestava il sentimento, a differenza di quello che le persone potevano presumere. Kaede non era mai stato il tipo che perdeva tempo a sognare pigramente che le cose andassero bene o che qualcuno giungesse a cambiarle. A volte ciò lo faceva sentire fuori luogo. Quando tutti pensavano alle ragazze o quando le persone intorno a lui iniziavano e terminavano relazioni, lui non ci rifletteva molto. Forse perché lui era l'unico che veniva fissato dalle ragazze e ciò irritava la maggior parte dei ragazzi a scuola.
 
Ogni tanto si chiedeva se non fosse soltanto asessuale. Se fosse stato così, non gli sarebbe dispiaciuto molto, i suoi genitori sarebbero stati quelli delusi, lui no. Essendo l'unico figlio maschio, era sottinteso che ci fosse una sorta di dovere che doveva portare a termine. Non c'era niente che i suoi desiderassero di più per lui che sistemarsi, sposarsi e avere un lavoro stabile. Dopo anni passati in America, quella prospettiva tradizionale sembrava così banale e poco interessante. L'esposizione a una cultura più individualista era stata strana all'inizio, ma aveva davvero imparato ad apprezzare la libertà che ne derivava. Gli americani erano assertivi, non c'erano significati nascosti e le persone tendevano ad essere autosufficienti.
 
L'amore, secondo Kaede, tendeva ad essere usato con molta noncuranza. Era stato testimone dell'amore di diversi persone e tutte si erano sempre separate.
 
Una volta Kaede aveva chiesto a un amico cosa significasse l'amore per lui e, con un premuroso colpetto sul mento, quello aveva risposto con sicurezza: “Penso che se ti fa battere forte il cuore e provare la sensazione di non riuscire a controllarti, allora sì, è amore”
“Quando non riesci a controllarti?” aveva ripetuto Kaede, confuso.
“Sì, sai, quando ti senti elettrizzato”
Sorpreso da quella debole risposta, Kaede aveva annuito, accettandola. Giungendo da una persona con esperienza, aveva pensato che quello fosse un modo di interpretare l'amore.
 
Con Hanamichi, accorgersi dei suoi sentimenti non era stata la cosa più facile. Inizialmente voleva
solo conoscerlo, avvicinarsi, capire cosa lo rendeva così...appassionato. Sembrava che Hanamichi avesse molti più strati che anche quelli che gli erano più vicini non conoscevano. Beh, a eccezione di Yohei, quel tipo sapeva tutto. La spavalderia che Hanamichi mostrava di continuo era irritante e penosa da guardare a volte. Soprattutto considerando che possedeva le abilità di cui spesso si vantava. Gradualmente, avevano stabilito una sorta di amicizia e dopo un po' erano stati in grado di vedere oltre i battibecchi inutili e di parlare davvero. Beh, Hanamichi preferiva perlopiù prenderlo in giro, ma era comunque un miglioramento.
 
La prima volta in cui parlarono seriamente fu a causa di una ragazza.
 
Kaede ricordava che Hanamichi gli si era avvicinato dopo che tutti avevano lasciato la palestra.
 
Il cielo era un brillante mix di giallo e rosso, a segnalare il tramonto. Era bellissimo. Si fermò un attimo ad ammirarlo prima che un'alta figura apparisse accanto a lui. Capelli rossi e un accenno di preoccupazione sul viso. Kaede notò l'aria irrequieta del ragazzo, decidendo di interrompere quella strana atmosfera.
 
Se hai un problema, sputa”
 
Hanamichi sussultò leggermente, armeggiando nervosamente con i pollici.
 
Volevo solo chiederti se c'è qualcuno che ti piace”
 
Kaede alzò un sopracciglio interrogativo, non aspettandosi quell'improvvisa domanda.
 
No” dichiarò, senza esitazione.
 
Con quella risposta, Hanamichi espirò, apparendo sollevato. Cambiò poi rapidamente la sua espressione in una in preda al panico.
 
Male!”, scosse freneticamente la testa. “Cioè, bene!”
 
Cosa?” fece Kaede, irritato per quel dialogo senza senso.
 
Ho promesso ad Haruko che te ne avrei parlato” spiegò Hanamichi, “Le piaci davvero davvero”, ogni parola provocava una fitta ad Hanamichi, evitò lo sguardo di Kaede, imbarazzato per il livello a cui si era abbassato.
 
E a te lei piace davvero davvero?” Kaede non intendeva deriderlo, ma la tristezza negli occhi di Hanamichi gli fece capire di aver esagerato. “Dovresti dirle come ti senti, doaho”
 
Ci ho provato!” scattò Hanamichi sulla difensiva. “Ci ho provato...” ripeté piano. Kaede non sapeva se doveva dispiacersi per lui o invidiarlo per il fatto che non fosse sommerso dalle ragazze che sciamavano verso di lui come api.
 
Un momento”, Hanamichi guardò Kaede, indietreggiando leggermente. “Non dirmi che tu...sei dell'altra sponda...”, Hanamichi fece un gesto oscillante con la mano.
 
È meglio che la smetti” Kaede guardò male Hanamichi, irritato.
 
Non capisco, kitsune” fece Hanamichi, sinceramente confuso. “Hai tutta questa popolarità, ma non hai sorriso a una ragazza nemmeno una volta”
 
Kaede sospirò, “A loro importa solo l'aspetto”
 
Ma sono interessate. Pensaci, kitsune” Hanamichi gli si avvicinò, posandogli la mano sulla spalla. “Approfittane a tuo vantaggio. Vai a qualche appuntamento, le tieni per mano e le accompagni a casa. Poi, quando è il momento giusto, la luna brilla su di te e su di lei, il cuore batte forte mentre accarezzi le sue guance delicate, ti avvicini e premi le tue labbra contro le sue”
 
Kaede poteva percepire il desiderio nella voce di Hanamichi, in estasi a quell'idea romantica. Era così vicino che poteva sentire il calore direttamente dal suo petto. Kaede si allontanò e si sistemò la giacca.
 
Amore”, Kaede sbeffeggiò l'idea, “Sembra una perdita di tempo”.
 
Kaede ridacchiò sarcasticamente a quel ricordo. Oh, si era così sbagliato. Se solo il se stesso del passato avesse potuto vedere la situazione in cui si trovava ora, si sarebbe preso a calci da solo molte volte.
 
 
 
Hanamichi gemette, strofinandosi la mano sulla tempia mentre con l'altra si lavava i denti. Fissando il proprio riflesso nello specchio nebbioso del bagno, si rammaricò della penosa decisione che aveva preso la sera precedente. Non sapeva cosa lo avesse spinto a disturbare Yohei alle undici di sera, tutto ciò che sapeva era che si era sentito turbato, quasi irrequieto a causa di pensieri indesiderati. Se non si fosse confidato con qualcuno o non si fosse distratto sarebbe sicuramente esploso. Le conversazioni al locale rendevano difficile concentrarsi. I suoi colleghi non smettevano di tormentarlo su Rukawa ed era stufo. Più domande facevano, più lo costringevano a far riaffiorare ogni ricordo, ogni dettagli, ogni informazione sull'uomo che preferiva non rammentare. A peggiorare le cose, la vera ciliegina sulla torte era che donne mai viste avevano iniziato a frequentare il locale alla ricerca del bellissimo sconosciuto dagli occhi blu. Hanamichi alzava gli occhi al cielo e se non fosse stato per le regole sul suo contratto, le avrebbe cacciate.
 
Sul serio, era come se non ci fosse via di scampo. Dio era davvero così crudele da punirlo in quel modo?
 
Hanamichi si lavò la faccia e rimise lo spazzolino nel bicchiere. Si fermò ed esaminò il suo viso stravolto, riconoscendo chiaramente lo stress. Sospirò, “Calma, Hanamichi, ha detto che starà qui solo per pochi giorni. Sì, pochi giorni e poi non lo rivedrai mai più” si rassicurò. “Non lo rivedrai mai più...” ripeté, la voce bassa e insicura.
 
Era quello che voleva, no? Se era così, perché si sentiva tanto incerto? Era stato bene a vivere la sua vita per due anni senza sentire nulla di Rukawa, senza vederlo. Era più facile, più facile rispetto a ora. Almeno poteva fingere che Rukawa non esistesse e che non ci fosse stato niente tra loro. Ma vederlo, in carne e ossa, dava la sensazione che non se ne fosse mai andato. Rendeva la loro rottura reale, come a prenderlo in giro per avergli fatto credere di tenerci. Ricordava che Rukawa aveva considerato l'amore come una perdita di tempo. Aveva senso che forse tutto ciò che avevano provato fosse a sua volta una perdita di tempo, lui se n'era reso conto e se n'era andato. Senza preavviso, Rukawa aveva improvvisamente deciso che non lo voleva o che Hanamichi non gli piaceva più e si era limitato a porre fine a tutto senza una spiegazione.
 
Sedendosi sul balcone, Hanamichi si strinse le braccia intorno, mettendosi comodo mentre fissava il tramonto. Osservò la strada sotto e subito visualizzò il suo passato.
 
 
 
Era una calda notte estiva; aveva appena concluso un altro appuntamento senza successo con una ragazza. A quel punto era pronto ad arrendersi e ad accettare il fatto che non sarebbe piaciuto a nessuna ragazza per quello che era. Quasi tutti gli appuntamenti finivano con le ragazze che lo usavano come mezzo per avvicinarsi a Rukawa. Alcune erano sincere, ma presto diventava chiaro che non erano così interessate. Hanamichi era un romantico senza speranze, quindi senza diventare scortese, diceva loro che doveva lavorare al mattino e se ne andava dopo aver pagato il conto. Stava tornando a casa con la schiena curva ed era accigliato, un'abitudine dopo ogni appuntamento fallito, pensando a tutto ciò che aveva fatto o non fatto. Certo era un po' timido ma ci stava attento, non volendo combinare casini. Ma ovviamente, aveva fatto un pasticcio. Teneva lo sguardo fisso a terra quando apparvero un paio di scarpe da ginnastica. Si fermò e alzò gli occhi per scoprire Rukawa che lo scrutava dall'alto al basso, con una palla da basket in mano.
 
Perché sei vestito così, doaho?”
 
Rukawa! Che ci fai qui?”
 
Sono venuto qui per allenarmi” rispose l'altro seccamente. Hanamichi studiò l'ambiente circostante e vide che si era diretto involontariamente verso il campo da basket pubblico. Prima che potesse capirci qualcosa, si ritrovò seduto accanto a un sudato Kaede Rukawa. Questi si asciugò il sudore dalla fronte con l'asciugamano, il respiro irregolare per l'intenso esercizio. Hanamichi fissò Kaede, chiedendosi come sarebbe stato se avesse potuto avere il suo aspetto e la sua abilità per un giorno. Sebbene Hanamichi continuasse a vantarsi delle proprie capacità, sarebbe stato stupido negare il puro talento di Kaede. Non importava quanto lo negasse.
 
Che c'è?” chiese Kaede, notando il suo sguardo intenso.
 
A volte vorrei che ci scambiassimo i ruoli”
 
Kaede alzò un sopracciglio interrogativo.
 
Insomma, solo per un giorno!” si affrettò a dire Hanamichi. “Solo per sapere come ci si sente ad essere popolari”
 
Oh, si tratta ancora di ragazze? Vuoi sapere come ci si sente ad essere così desiderate dalle ragazze”
 
Non è quello che vogliono tutti?” rispose Hanamichi.
 
Io no” disse Kaede senza alcuna esitazione.
 
Questo è un tuo problema” borbottò Hanamichi, imbronciato, appoggiandosi al muro. Kaede sorrise a quell'adorabile replica.
 
Perché ti disturba?” chiese Kaede, sinceramente curioso. Hanamichi rifletté sulla domanda, concentrandosi sull'anello del canestro di fronte a sé. “Voglio solo sapere come ci si sente” disse Hanamichi con sguardo distante. “Non ho mai baciato nessuno”
 
Quella fissazione sull'amore di Hanamichi lo sconcertava. Non aveva mai visto nessuno desiderare di provare qualcosa di così banale. In genere se qualcuno era così disperato, o si arrendeva, o abbassava le sue aspettative.
 
Se ti facessi vivere l'esperienza, smetteresti di parlarne?”

Hanamichi si strozzò per le parole uscite dalla bocca di Kaede, dette con così tanta disinvoltura. I suoi occhi si spalancarono, increduli, la sua testa scattò verso il ragazzo così velocemente che credette che forse si era stirato un muscolo.
 
Senti, non è nulla di che. È solo un bacio” Kaede scrollò le spalle.
 
Oh, e tu hai esperienza?”

Kaede incrociò le braccia contro il petto. “Hai detto di approfittare del mio aspetto, non sei l'unico ad aver avuto qualche appuntamento”. Per qualche ragione, Hanamichi avvertì il proprio cuore scivolargli nello stomaco. Lo ignorò e sorrise: “Finalmente mi ascolti!”
 
Non lusingarti da solo, idiota”
 
L'atmosfera tra di loro si fece tranquilla, non c'era altro che la leggera brezza del vento caldo a soffiare intorno. Hanamichi fissò gli occhi blu di Kaede, notando per la prima volta che si trattava di blu cobalto, il colore dell'oceano. Rimasero immobili, c'era solo il forte battito dei loro cuori contro il loro petto. Hanamichi inghiottì il suo nervosismo: la cosa si stava facendo troppo reale. Onestamente avrebbe preferito di gran lunga farlo con una ragazza, ma forse l'esperienza sarebbe stata più facile. Kaede si avvicinò, gli occhi socchiusa, e prima di accorgersene Hanamichi stava già chiudendo gli occhi. “No, tienili aperti” il respiro caldo di Kaede gli solleticò la pelle. “Ti insegnerò solo una volta”. Hanamichi annuì e aprì lentamente gli occhi. Le sue guance bruciavano come fossero in fiamme, Kaede era così vicino da poterlo quasi sentire. Il cuore gli batteva così forte da avvertirlo nelle orecchie. Kaede colmò lo spazio tra loro, le labbra si incontrarono dolcemente e per la prima volta Hanamichi notò quanto fossero morbide le labbra di Kaede. Fu un bacio leggero e Hanamichi aveva la sensazione di perdere già il controllo. Tutto si chiudeva intorno a lui, si sentiva risucchiato da quel momento. Aveva sognato la possibilità di provare quella sensazione. Ogni volta che aveva visto un film romantico, si era chiesto come ci si sentisse. Quanto desiderasse condividere qualcosa di privato e intimo con qualcuno. Una sola volta era sufficiente.
 
In fondo, era stata una pessima idea perché, senza nessun autocontrollo, Hanamichi premette maggiormente contro Kaede e la sua mano vagò lentamente sui capelli neri. Kaede gemette leggermente e ciò sembrò strappare subito Hanamichi da quel momento. I suoi occhi si aprirono di scatto e interruppe immediatamente il bacio. Il viso bruciava ancora mentre si schiariva goffamente la gola.

“Ora la smetterai di parlarne?” chiese Kaede, apparendo indifferente. Hanamichi annuì e smise di parlarne.
  
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