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Autore: cioco_93    02/06/2021    1 recensioni
L'amore arriva quando meno te l'aspetti, anche quando la persona che scegli era l'ultima che avresti mai pensato di amare, ed era quello che era successo a Damon ed Elena. Due ragazzi, un amore che sapeva di eterno e poi una chiamata, che ha messo la parola fine a tutto, senza un reale motivo. Dieci anni dopo Elena scoprirà che non è facile dimenticare chi ti ha spezzato il cuore e che l’odio è pur sempre un sentimento, che può facilmente tornare a esser ciò che ti fa sentire viva. In una FF ispirata all'universo di Suits, tra cause legali e passione, una nuova storia Delena.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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4. New Start

12 Novembre 2008, tarda sera, casa Gilbert, Mystic Falls

- Elena, sai che ti adoro, ma io vorrei dormire – le fece notare Jeremy sdraiato accanto a lei sul proprio letto.
La ragazza era tornata nel pomeriggio abbastanza sconvolta. Non aveva detto a nessuno del fatto che, come una scema, aveva baciato Damon Salvatore, per poi scappare in preda al totale imbarazzo, e una volta a casa si era chiusa in camera.
Era scesa solo per cena, dove non aveva spiaccicato parola; solo quando finì di mangiare si rifugiò sul letto di suo fratello, e gli raccontò quello che era successo.
Il ragazzo era incredulo, sua sorella non era una impulsiva, era la persona più razionale che conoscesse, ma era contento di quello che aveva fatto. La rendeva finalmente più umana ai suoi occhi.
Si passavano solo un anno, ma rispetto a lei si sentiva molto più piccolo a causa di quella sua coltre di perfezione, ma questo non toglieva che le voleva un mondo di bene.
- Hai dei poster appesi sul tuo soffitto. In camera mia non ci sono, il soffitto è bianco. I tuoi poster sono più interessanti da guardare – replicò lei con voce spenta.
- El non hai ucciso nessuno, hai solo baciato un ragazzo, fila in camera- la spronò lui per poi buttarla giù dal letto a tradimento.
- Hej – lo richiamò lei dolorante alzandosi dal pavimento – va bene, me ne vado – sbuffò infine e si avviò al porta del loro bagno comunicante – Notte Jeremy – aggiunse poi sorridendogli grata di averla ascoltata.
- Notte sorellona – replicò il ragazzo vedendola uscire dalla stanza.
La mora ne approfittò per sciacquarsi la faccia e cambiarsi per dormire, ma c’era una sorpresa che l’aspettava nella propria camera.
- Bel pigiama – esordì Damon seduto sul davanzale della finestra.
- Dio Damon, mi hai spaventa – esclamò la ragazza incredula della presenza del corvino nella sua stanza – cosa ci fai qui.? E come hai fatto entrare.?? – gli domandò a seguire davvero perplessa e imbarazzata.
- Sincero ero pronto a lanciarti i sassi alla finestra per attirare la tua attenzione e fartela aprire, ma l’avevi lasciata già aperta e quindi ho avuto il lavoro facilitato – rispose all’ultima domanda con un’alzata di spalle.
- Chiaro, ma rimane il quesito sul perché tu sia qui – gli fece notare. Sapeva benissimo che era lì per il bacio, era chiaro come il sole, ma sinceramente aveva sperato nel profondo che non l’avrebbe umiliata spiegandole perché la rifiutava, ma avrebbe lasciato il fatto nel dimenticatoio.
- Tu mi hai baciato – affermò lui alzandosi e avvicinandosi a lei.
- Già, tu non hai risposto e io sono scappata. Fine della storia. Possiamo dimenticarlo e andare avanti.?? – replicò lei totalmente imbarazzata abbassando il suo sguardo e fissando le sue ciabatte.
- E se io non volessi dimenticare.? – chiese Damon oramai a un soffio da lei. Elena a quelle parole non poté che alzare lo sguardo confusa, ritrovandosi a perdersi in quelle due pozze azzurro cielo, e bastò un’istante perché le labbra di Damon furono sulle sue.

Presente

Ero in ritardo. Anzi, mi correggo, ero in ritardo tremendo, ma fortunatamente avevo una scusa più che valida, ovvero che ero rimasta al lavoro più del dovuto a revisionare gli ultimi fascicoli prima di archiviare ufficialmente il caso.
Ci era voluto un mese intero, ma alla fine avevamo vinto.
La class action era andata in porto, le 40 famiglie avevano ottenuto un risarcimento di un milione di dollari a testa, la Toris Enterprise aveva dichiarato bancarotta e il Signor Eric Cage era estasiato del lavoro che avevamo svolto. Ovviamente lo furono anche Hayley e Alaric, ma giustamente il caso affidatoci era più che altro per loro una conferma dell’averci assunto, quindi erano stati piuttosto modesti nel congratularsi, ma l’importante era che ce l’avevamo fatta.
Devo esser sincera: l’inizio non era stato facile, soprattutto a causa del passato mio e di Damon, ma non so come, eravamo riusciti a trovare il nostro equilibrio, strettamente lavorativo, nel quale avevamo dato il massimo. Era dura da ammettere, ma le voci che giravano sul conto di Damon erano vere: era maledettamente bravo nel suo lavoro, ma la cosa peggiore fu capire quanto fosse incredibilmente stimolante lavorare con lui.
Detto ciò, il caso era chiuso e per festeggiare la mia prima vittoria importante, non che la mia prima class action, le mie amiche avevano deciso di organizzare una cena, con i lori rispettivi fidanzati, in uno dei migliori ristoranti di Manhattan, il The View Restaurant & Lounge ed io ero decisamente in ritardo.
- Eccolo il nostro avvocato preferito – esordì Klaus non appena mi vide arrivare al tavolo.
- Ora sappiamo ufficialmente chi chiamare quando finiremo nei guai – proclamò Enzo alzandosi dal tavolo per venirmi a salutare.
- Guarda che sono già tre anni che potrei risolvere i tuoi problemi – gli feci notare abbracciandolo.
- Si, ma domani mattina il tuo nome sarà sul New York Times, farai decisamente più paura – precisò Bonnie facendomi scoppiare a ridere.
Klaus ed Enzo erano rispettivamente i fidanzati di Caroline e Bonnie, e oramai anche tra i miei più cari amici, ma devo ammettere che l’inizio dei nostri rapporti non era stato rosa e fiori.
Klaus, per esempio, l’avevamo conosciuto a Yale, durante il nostro primo anno di college, mentre lui iniziava il suo terzo. Incredibilmente snob e arrogante, con quel fare da “io posso tutto perché sono un Mikealson” era la definizione di persona più insopportabile sulla faccia della terra. Aveva l’incredibile capacità di metterti in soggezione, di farti sentire piccola e inadeguata, ma non con Caroline Forbes. Fin dal primo momento che s’incontrarono lei non gli diede mai modo di farsi sentire inferiore a lui. Gli rispondeva, lo cacciava e incredibilmente lui prese una clamorosa sbandata per lei, totalmente non ricambiata, o quanto meno così sembrava. Ricordo ancora il giorno in cui la bionda ammise a me e Bonnie di esserci finita a letto insieme, a fine del nostro secondo anno, ma che questo non avrebbe significato nulla, perché lui stava per partire per Oxford per gli studi della magistrale. Caso volle però, che mantennero i contatti e quando lui torno dall’Inghilterra, le chiese finalmente d’uscire dato che entrambi vivevano a New York. Nessuno avrebbe mai scommesso su di loro, eppure Caroline riuscì a capire che oltre a quel muro di presunzione c’era molto di più e con il tempo lo capimmo anch’io e Bonnie diventando ufficialmente sue amiche. Klaus era uno stronzo, ma se rientravi nella sua cerchia di persone fidate, avrebbe venduto l’anima al diavolo per salvarti. Avevo conosciuto poche persone nella vita con un senso dell’onore e di famiglia come il suo.
Con Enzo fu diverso. Non era uno stronzo come Klaus, ma la sua reputazione da Don Giovanni, e inizialmente averci provato nella stessa sera con tutte e tre, sicuramente non l’aiutò ad entrare nelle nostre grazie.
Di un anno più grande, incrociò il nostro cammino in un pub universitario di Harvard dove io e Bonnie eravamo solite andare a bere, e dove quel week end ci aveva raggiunto anche Caroline. Era uno studente di Design, ma per guadagnarsi qualche soldo in più faceva alcune serate come cantante e chitarrista in alcuni locali di Boston.
Inizialmente offrì da bere a Caroline, che lo snobbo facilmente essendo che era da poco impegnata con Klaus. In un secondo momento tentò di provarci con me, ma ricevette l’ennesimo due di picche e infine cercò di ottenere attenzioni da Bonnie, che in tutta risposta gli fece notare come fosse un grandissimo maleducato a provarci con lei. solo dopo esser stato scartato dalle sue amiche.
La cosa finì là, ma caso volle che qualche settimana dopo, tornammo nello stesso locale sempre durante una serata di Enzo, che decise di offrirci da bere per scusarsi del suo comportamento di qualche week end prima. Era simpatico, alla mano, e iniziammo a seguirlo nelle sue serate, ma scoprimmo che si era fatto praticamente tutte le cameriere dei pub che frequentavamo, e quindi consigliai a Bonnie di lasciar perdere dato che avevo notato l’inizio di uno strano interesse. Non riuscivo a fidarmi e non volevo che la mia amica soffrisse.
Ovviamente non mi diede ascolto, ma fu decisamente meglio così, perché non credo di aver mai visto un uomo più innamorato di Enzo.
- Allora Gilbert, ora che finalmente ti sei ambientata nello studio posso chiedertelo, com’è lavorare con mia cognata.?? – domandò d’un tratto durante la cena Klaus.
- Tua cognata.? Ma di che parli.? – replicai perplessa della sua domanda.
- Non abbiamo voluto dirti nulla prima per non metterti in soggezione, ma in verità Haley è di famiglia – iniziò a spiegarmi a quel punto Caroline.
- Eh già, la ragazza ha deciso di mantenere il suo cognome da nubile per non ottenere favoritismi, ma è la moglie di mio fratello Elijah – specificò il biondo.
- E pensare che hai pure visto le foto del matrimonio qualche anno fa – mi fece notare Bonnie divertita, e non aveva tutti i torti. Ricordavo bene quel matrimonio. Caroline era in panico perché sarebbe stata la prima festa ufficiale dove Klaus la portava in famiglia, e tempo dopo ci fece vedere orgogliosa le foto del ricevimento dove appariva con tutti i Mikealson, compresa Hayley in abito da sposa.
- Ma scusa, tua cognata sapeva che conoscevi Elena.? – chiese a quel punto curioso Enzo.
- Glie l’abbiamo detto a una cena di famiglia qualche settimana fa, quando Elena aveva già iniziato a lavorare allo studio. Non che Hayley sia facile da influenzare, ma conoscendo la qui presente, so quanto ami guadagnarsi la fiducia delle persone da sola, o sbaglio.? – replicò prontamente Klaus.
- Non posso darti torto, ti ringrazio – ammisi sincera.
- Bene allora direi che è l’ora di brindare alla nostra piccola donna, che si sta facendo da sola – propose Bonnie alzando il calice.
- Ad Elena – affermarono tutti in coro e io non potei che sorridere e sentirmi fiera di quello che stavo costruendo.

La mattina seguente arrivai in ufficio carica di buon umore. La giornata precedente era stata gratificante, la cena meravigliosa e la mia collaborazione con Damon era finita. Tutto stava andando a meraviglia, ma ovviamente era solo la quieta prima della tempesta, e questo me lo dovevo immaginare.
- Buongiorno raggio di sole, come siamo sorridenti stamane – esordì Lexi non appena misi piede nello studio.
- Buongiorno a te cara – le risposi raggiante poggiandole davanti un doppio chocolate chip frappuccino.
- Te l’ho mai detto che sei la mia associata preferita.? – replicò la bionda con gli occhi a cuoricino prendendo immediatamente la sua bevanda.
Con Lexi avevo instaurato oramai un ottimo rapporto, fatto di chiacchiere e confidenze durante la pausa caffè. L’unica cosa di cui era all’oscuro era solo del mio passato con Damon, ma aveva ben intuito che provassi un certo astio nei suoi confronti, anche se non sapeva spiegarsi il motivo.
- No, ma ho lottato tutto il mese per questo titolo, sono contenta di aver raggiunto l’obbiettivo – ribattei ridendo alla ragazza.
- Ora però mi fai sentire in colpa – sospirò d’un tratto lei cambiando l’espressione da ridente a dispiaciuta.
- Quando cambi espressione così rapidamente, non presagisce nulla di buono, che succede.? – domandai a quel punto preoccupata.
- Sei richiesta nell’ufficio di Damon – affermò la ragazza con un sorriso tirato, facendo scomparire in men che non si dica il mio buon umore.
- Allora è meglio che vada. Prima mi presento da lui, prima uscirò da quella stanza – commentai con toni sarcastici e mi diressi sconsolata verso il mio ufficio. Posai ovviamente borsa e capotto, e dopo di che mi presentai alla scrivania del mio ex.
- Ho archiviato tutti i documenti del caso già ieri sera, arrivando molto in ritardo a una cena, quindi perché mi hai chiamato.? – domandai a bruciapelo senza troppe convenzioni.
- Buongiorno anche a te Elena – ribatté divertito lui dal mio poco elegante ingresso.
- Damon, seriamente, perché sono qui.? – insistetti cercando di mantenere la calma.
- Mi serve un’associata, stabile intendo – esordì lui cercando il mio sguardo.
- Scordatelo – replicai immediatamente incredula anche solo per il fatto che me l’avesse proposto.
- Ascolta, neanche a me sorride l’idea, a me piace lavorare da solo, ma Rick ed Hayley hanno insistito che mi facessi affiancare da qualcuno, e se proprio devo essere obbligato vorrei che quel qualcuno fosse il migliore tra gli associati, e quel qualcuno sei tu – mi spiegò lui come se non immaginassi che un socio junior avesse bisogno di un associato, ma quel qualcuno non potevo esser io, e mi stupiva come non si rendesse conto dell’assurda situazione.
- Damon, ripeto, la risposta è no – dissi nuovamente per renderlo chiaro.
- Andiamo per la class action abbiamo fatto squadra e siamo stati maledettamente bravi insieme, e questo lo sai – mi fece notare il ragazzo.
- Hai idea di quanto sia stato difficile per me.? Hai ragione a dire che siamo stati bravi, te ne do atto, ma io ho lavorato per un mese intero contado i giorni al processo per non dover più dover lavorare con te. Diventare la tua associata sarebbe esattamente il contrario – gli specificai sempre più nervosa.
- Mi odi fino a questo punto.? – domandò quindi lui a bruciapelo.
- Non parlerò di questo con te – risposi più algida che potevo.
- Scegli, o lo fai volontariamente, o voglio vedere come dirai di no a Hayley o a Rick quando verranno a chiedertelo loro – replicò a quel punto Damon spiazzandomi.
- Mi stai ricattando.? Seriamente.? Sono questi i presupposti con cui vorresti che io lavorassi per te.?? Ah già giusto, certe cose non cambiano mai…a te non importa. Non importa chi viene ferito nel processo, finché Damon ottiene ciò che Damon vuole – sbraitai oramai fuori di me alzandomi dalla sedia.
- Chi sta tirando fuori adesso il personale.? – ribatté il moro a modi sfida, quasi con tagliente cattiveria.
- Vai all’inferno Damon – sospirai pesantemente scuotendo la testa incredula del suo comportamento e uscì dal suo ufficio.

Dopo la sfuriata con Damon, passai dal mio ufficio a prendere la giacca e uscì a prendere aria.
Ero sopraffatta dall’emozioni: rabbia, dolore, confusione… Gli davo ragione che nonostante ogni pronostico possibile, eravamo stati bravi insieme, ma come poteva non capire quanto stargli vicino mi facesse male. L’avevo amato così intensamente, che quando lui se n’era andato ho tramutato tutto quel sentimento in puro odio, e tutto questo non svanisce dopo dieci anni. Forse neanche dopo una vita intera. Damon non era solo il ragazzo del liceo. Damon era stato il mio tutto. Fin da quando abbiamo iniziato a frequentarci era chiaro che non sarebbe mai stata una storiella, non con le nostre famiglie di mezzo. Ci eravamo scelti, avevamo dei piani e lui poi è semplicemente sparito.
La cosa peggiore però, fu che mentre camminavo per le vie di New York per calmarmi, l’idea di lavorare con lui mi allettava. Era un’opportunità grande, ma soprattutto masochista.
Quando tornai in studio, ero decisamente più tranquilla, ma la mia testa stava esplodendo.
Varcai il mio ufficio persa nei miei pensieri e non mi accorsi subito della presenza di Damon sul piccolo divanetto che avevo recuperato durante quelle settimane, per rendere la stanza più confortevole. Solo quando mi sedetti alla scrivania lo notai.
- Se sei qui per il secondo round, evita – commentai semplicemente con un pesante sospiro.
- Ho esagerato – affermò semplicemente lui.
- Abbiamo esagerato – ammisi io cercando il suo sguardo.
- Se non vuoi essere la mia associata va bene. Avevi ragione, ho agito in grande stile Damon, da egoista – riprese parola il ragazzo – solo che questo mese insieme a lavorare sul caso… potere di nuovo discutere con te anche se solo di lavoro, il vederti di nuovo sorridere, l’opportunità di averti di nuovo nella mia vita anche se in un modo totalmente inaspettato…Ho perso la lucidità, non ho fatto i calcoli con la vita reale, ecco quante è forte il potere che hai su di me, anche dopo dieci anni – continuò spiazzandomi.
- E io sono ancora qui, a pensare che per quanto assurdo possa esser, mi piacerebbe esser la tua associata…ecco quanto è forte il potere che tu hai su di me – risposi sincera – Tu mi hai ferita Damon, e molto… ma insieme lavoriamo bene e rifiutare di esser la tua associata sarebbe da incoscienti, tanto quanto esserlo – aggiunsi non sapendo nemmeno io dove volessi andare a parare.
- Possiamo provarci. So che non puoi dimenticare il passato, ma possiamo provare a lasciarlo li dove appartiene e ripartire da capo. Sono passati dieci anni, ci siamo entrambi rifatti delle vite. Ripartiamo da oggi – mi propose Damon e io mi sentì letteralmente divisa in due. Cuore o ragione. Sentimenti o lavoro. Scegliere di lavorare con Damon voleva dire resettare l’odio, dimenticare il dolore. Provare a viverlo come qualcuno di appena conosciuto. Lasciare perdere significava rinunciare all’opportunità di collaborare con una persona valida, che mi avrebbe potuto insegnare tanto, che mi avrebbe resa un avvocato migliore.
- Ripartiamo da oggi – acconsentì, maledicendomi da sola non appena pronunciai quelle parole


Buongiorno carissim*,
come già anticipato, ho deciso di iniziare a pubblicare due volte a settimana e precisamente le date saranno il mercoledì e il sabato.
Comunque a parte questi ecnicismi, eccomi qua con un nuovo capitoletto bello peperino per i nostri Delena, ma partiamo dal principio.
Finalmente vi ho introdotto i personaggi di Klaus ed Enzo. Non saranno sempre presenti nella storia, ma comunque avranno parecchia influenza su quello che accadrà nei prossimi capitoli e in più volevo far rivivere un po' di Klaroline e Benzo, essendo che tutto sono stati fuorché End Game nella serie.
Detto ciò, passiamo alla parte clou, nella quale Damon decide di voler Elena come sua assocciata. La cosa ovviamente sconvolge la ragazza, perché per quanto lei non l'abbia ancora ammesso a se stessa, non è solo il fatto di odiarlo il problema. Ricordiamoci che l'odio è pur sempre un sentimento, ma di questo ne parleremo più avanti. Damon, dal canto suo, non è che non si rende conto di ferirla, ma è pur sempre Damon. Lavorativamente vuole il meglio, ed Elena è il meglio come associata, in più non può negare che le piace, umanamente parlando, averla intorno. Come amica.? Come qualcosa di più.? Queste sono domande a cui risponderò con il tempo ahhaha
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e come al solito se avete voglia di commentare, sono più che contenta di leggere le vostre opinioni.
Un grosso bacio
A.

Ps. Prossimo capitolo sabato.!!!

 
  
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