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Autore: ChrisAndreini    02/06/2021    2 recensioni
Leonardo non è mai stato un tipo molto ambizioso. Certo, ha i suoi sogni e le sue speranze e le sue passioni, ma di certo non ha mai pensato che un giorno sarebbe finito in un universo parallelo a lottare per salvarsi la vita in mezzo a principi, cavalieri, spie di città nemiche e disapprovazione dei nobili e paesani.
Ma oh, uno deve sopravvivere come può, e se diventare il cuoco reale potrà allungargli la vita di qualche giorno, vale la pena ricevere occhiatacce.
Dopotutto, la via più veloce per il cuore di qualcuno passa per il suo stomaco, giusto?
Non che Leonardo, dichiaratamente omosessuale, abbia intenzione di fare stragi di cuore, sia mai!
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rainbow Cookies'
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Dovrei essere felice di convivere con tre uomini possenti… non lo sono

-Nomi dei tuoi fratelli ed età-

-Brian 16 anni, Corey 14 anni, Darren 12 anni, Joey e Jeff 10 anni, Robert 8 anni e Isabella 7- 

-Qual è la capitale di Lumai?-

-Brigthenton-

-Come hai imparato a cucinare?- 

-Dovevo sfamare la mia famiglia e ho talento-

-Mai letto qualche libro di cucina?-

-Non so leggere-

-Come si chiama il dio di Valkrest?-

-Veer, dio del fuoco-

-Qual è la principale merce di importazione di Lumai?-

-Uhhh, non lo so, suppongo libri? Visto che la Laasya si occupa di profezie?-

-No, e non ti dirò la risposta giusta-

-Okay, non è che mi interessi più di tanto, onestamente-

-In quali circostanze ti hanno preso come schiavo?-

-La mia famiglia era sommersa dai debiti, sono andato al mercato di Otter town per cercare di vendere del pane e… oggetti che ho trovato in giro, quando hanno cercato di prendere mio fratello Brian. Ho quindi preso il suo posto, in quanto più forte e per proteggerlo-

-Giusto, quanti anni hai?-

-22-

Il principe, che fino a quel momento aveva fatto una domanda dietro l’altra senza dargli il tempo di esitare o pensare, si zittì, e piegò la testa, confuso.

-Puoi ripetere?- chiese, non avendo afferrato il concetto.

Leo era abituato a gente che gli dava meno anni di quanti ne avesse, ma non significava che gli facesse tanto piacere, dato che più di una volta aveva dovuto mostrare la patente a buttafuori intransigenti e in un caso avevano addirittura chiamato la polizia perché convinti che avesse falsificato il documento.

-22 anni, vado per i 23 in realtà, tra qualche mese- ripetè, forte e chiaro.

-Oh… te ne avrei dati massimo diciassette- ammise il principe, sorpreso -O diciotto, dato che tua madre sembra che sfornasse un bambino ogni due anni- 

Cavolo, se n’era accorto.

Leo sapeva che era un azzardo, ma dubitava che sarebbe riuscito a ricordare tutte le età altrimenti.

Per i nomi era facile, dato che aveva utilizzato i nomi dei suoi attori preferiti del Team Starkid, e li aveva messi in ordine alfabetico.

Per sua sorella aveva usato il nome della sua vera sorella, quindi non c’erano problemi.

Ma con le età, Leo era pessimo.

-Oh, non ci avevo fatto caso- mentì, spudoratamente -Sarà che non sono bravo a fare calcoli- aggiunse poi, per dare maggiormente l’impressione di un povero illetterato senza alcuna conoscenza di base.

Il principe alzò gli occhi al cielo, non sembrava per niente convinto.

Prese però uno dei biscotti avanzati il giorno prima che Leo gli aveva portato per colazione sotto esplicita richiesta della principessa, e lo mangiò trattenendo a stento un’espressione sognante.

Era proprio vero che la via più veloce per il cuore di un uomo era il suo stomaco.

Anche se nel caso di Leo era più una strada verso la non decapitazione, ma gli andava bene lo stesso.

Dopotutto non era in quel mondo per rimorchiare.

…in realtà non era lì per nessun motivo preciso, solo per evitare di morire, praticamente.

Quindi era meglio evitare di morire, obiettivo trovato!

Riusciva quasi a vedere sul lato dello schermo la notifica dove il giocatore che sicuramente stava giocando con lui veniva informato dell’achievement.

“Congratulazioni, hai finito il tutorial, ora la missione principale è non morire!”

Dai, almeno era una quest semplice.

-Stamattina una squadra con le mie migliori guardie e buona parte dell’esercito dei Vasilev ha assalito una roccaforte di fortuna nella foresta, dove hanno trovato un traffico di schiavi illegale diretto alle miniere della zona nord-ovest. Quasi tutti gli schiavi liberati erano povera gente di Ombron o Lumai, e hanno rivelato che ci sono state alcune fughe lungo la strada, anche se quasi tutti quelli che hanno tentato sono stati uccisi- rivelò il principe, pensieroso.

Leo cercò di restare impassibile, ma dentro di sé stava esultando, ballando la samba, e ringraziando sia il proprio Dio che i sette dei di quel mondo perché aveva avuto una fortuna abissale con la storia di copertura.

Mamma mia! Davvero un deus ex machina!

-Quindi, dato che la tua storia regge, hai risposto bene a tutte le mie domande tranne quelle che obiettivamente non avevi modo di sapere, trovo che sia improbabile che se fossi coinvolto nel commercio di schiavi avresti denunciato la cosa, e mia sorella garantisce per te… per il momento sei libero di restare. Continuerai a cucinare per Opal, ti daremo lo stipendio di cuoco novellino, e ti trasferirò immediatamente di camera, in modo che tu stia con persone più appropriate- Daryan spiegò la situazione, e Leo si trattenne a stento dal tirare un sospiro di sollievo.

Aveva ufficialmente finito il tutorial, o il prologo.

-Non ti adagiare sugli allori, la prossima settimana i miei genitori torneranno a palazzo dopo la loro missione diplomatica a Ombron, e decideranno se tenerti qui o no- il principe lo mise in guardia, e Leo annuì.

In realtà era parecchio sorpreso. Si aspettava che il principe fosse orfano, per qualche motivo. Probabilmente essere cresciuto con i cartoni Disney gli aveva messo parecchi preconcetti.

-Capisco- 

Un momento, questo significava che aveva una nuova quest oltre a sopravvivere, ovvero stupire il re e la regina. Neanche un attimo di respiro, uffi.

-Oh, e ovviamente continuerai a fare anche l’assaggiatore, quindi ti pagheremo anche un extra. È tutto- il principe lo congedò con un cenno della mano, prendendo poi un altro biscotto.

Per poco Leo non fu in procinto di chiedere se fosse il caso di firmare un contratto, ma si trattenne appena in tempo, dato che teoricamente non sapeva leggere né scrivere.

Fingere l’ignoranza era più difficile di quanto pensasse.

Era assurdo quanto radicata in lui fosse la conoscenza della lettura e scrittura. Proprio abilità di uso super quotidiano. Impensabile vivere senza.

Ma era in universo fantasy medievaleggiante, quindi doveva abituarsi.

-Grazie mille, vostra maestà- Leo provò a fare un inchino, ma non era abituato, e rischiò di perdere l’equilibrio e cadere, recuperandosi per un soffio.

Il principe fece una smorfia strana, ma non perse lo sguardo di ghiaccio.

-Vedrò di chiedere a Persian di istruirti meglio sull’etichetta nei momenti di pausa- sospirò, scuotendo appena la testa.

-Con piacere, maestà, sarebbe un onore- Leo azzardò nuovamente un inchino, un po’ meno marcato, e indietreggiò fino alla porta per evitare di dargli le spalle.

Andò a sbattere contro un mobile e si lasciò sfuggire una parolaccia morsicata.

-Più che un onore è una faccenda parecchio urgente. Appena esci chiedi a Chevel di andarlo a chiamare- ordinò il principe a Leo, ormai finalmente alla porta, ritornando su alcuni documenti.

-Certamente- acconsentì il ragazzo, uscendo finalmente dalla stanza, tirando un profondo sospiro di sollievo, e ritrovandosi poi faccia a faccia con un minaccioso Chevel, che lo squadrò dalla testa ai piedi.

-Uffa, qualcosa mi dice che il principe Daryan crede alla tua storia- osservò, esternando molto chiaramente il suo fastidio per la faccenda.

Leo però sorrise, ignorando la delusione palese.

-Sì, perché è la verità- mentì -mi ha chiesto di dirti di chiamare Persian nel suo studio, appena puoi- 

Chevel non trattenne uno sbuffo seccato.

-Spero sia per licenziarlo, quel rumoroso sapientone irrispettoso- osservò, incrociando le braccia e precedendo Leo nel corridoio.

-Se vuoi posso andare a chiamarlo io. Tanto devo essere in cucina solo tra una mezzora per preparare il dolce per il pranzo- si offrì Leo, nella speranza di poter mettere a posto il libro che aveva “preso in prestito” il giorno prima per prepararsi all’interrogatorio su Lumai.

-Magari, sarebbe…-inizialmente Chevel sembrò sollevato, poi squadrò Leo con sospetto, dalla testa ai piedi -…a quale scopo vuoi approcciare Persian?- chiese, minaccioso.

Leo alzò le mani.

-A nessuno scopo! Volevo solo farti un favore perché è chiaro che non ti piace. Mamma mia! Quando capirete che non nascondo nessun piano malvagio?!- …solo tante, tantissime bugie.

Forse Leo avrebbe dovuto semplicemente dire tutta la verità e farsi ricoverare da qualche parte.

Avrebbe dovuto schivare molti meno problemi.

-Temo per te che non mi convincerai mai della tua buona fede. Puoi provarci con chiunque altro, ma non con me!- Chevel rimase duro e freddo, perfetta guardia del re.

-Okay… allora vado in cucina- Leo roteò gli occhi e lasciò perdere. Avrebbe rimesso il libro a posto in un secondo momento.

-Ma…!- Chevel si affrettò a seguirlo, ammorbidendo leggermente il tono -…se ci tieni tanto ad andare a chiamare Persian… chi sono io per negartelo- gli diede l’okay, dando prova che quel povero ragazzo gli stava più antipatico di Leo.

Wow, che gli aveva fatto?! Gli aveva spoilerato il libro preferito?

Ridacchiando per quanto improbabile fosse la sua ipotesi, Leo iniziò ad avviarsi tranquillo e sereno verso la libreria, e sbagliò strada un paio di volte perché ancora non riusciva ad orientarsi in quel palazzo gigantesco.

Avrebbe dovuto chiedere una mappa… poi si ricordò che non sapeva leggere, teoricamente, e si diede dell’idiota per non pensarci abbastanza.

Non sapeva leggere, non sapeva leggere, non sapeva leggere!

Doveva necessariamente farselo entrare in testa!

Alla fine, grazie alle indicazioni di Anna, riuscì a trovare la biblioteca, ed entrò senza neanche bussare, temendo di arrivare altrimenti in ritardo al suo primo turno di lavoro ufficiale nelle cucine.

-Buongiorno!- si annunciò, entusiasta, e venne accolto da uno sguardo terrorizzato da parte di Persian, che alzò le mani davanti a sé per proteggersi da un eventuale attacco.

-Si bussa prima di entrare da qualche parte! Che ci fai qui?- chiese il bibliotecario, dopo essersi reso conto di chi fosse lo sgradito ospite, se possibile ancora più preoccupato di prima.

-Mi scusi- Leo accennò un inchino.

In effetti, se vedeva la situazione da fuori, gli serviva davvero un insegnante di etichetta.

-Che ci fai qui?- ripeté Persian, cercando di darsi un contegno.

-Vengo per conto del principe, che la richiede nel suo studio. Spoiler alert, vuole che mi insegni l’etichetta- spiegò, senza pensare troppo alle parole.

…esisteva la parola spoiler in quel mondo? Forse era rischioso usarla.

Per sua fortuna Persian non sembrò badare molto al lessico, perché era troppo impegnato ad impallidire.

-Etichetta… a lei? È impossibile! …senza offesa!- Persian si mise le mani nei capelli, preoccupato.

-Ordini dall’alto. Comunque il principe le voleva parlare. Oh! E sono ufficialmente un cuoco, quindi se vuoi altri muffin non esitare a chiedere… sir- Leo voleva davvero tanto entrare nelle grazie di quel ragazzo. Non solo sembrava un tipo simpatico, ma dal rapporto che aveva con il principe era chiaro che fosse anche abbastanza importante, quindi averlo dalla sua parte avrebbe aiutato Leo a vivere un po’ più a lungo.

E poi, se doveva prendere una parte nella faida tra Chevel e Persian… era molto meglio il bibliotecario.

-Capisco, non è il caso di fare aspettare sua maestà- con l’aria di un condannato al patibolo, Persian si girò un secondo per prendere dei documenti, e, senza perderlo di vista neanche un secondo, Leo prese discretamente il libro che aveva rubato il giorno prima, lo posò a terra, e lo fece silenziosamente scivolare lungo il pavimento, fin sotto una poltrona poco distante.

Fece appena in tempo prima che Persian si girasse, e Leo gli sorrise, le mani dietro la schiena, pronto a scortarlo fuori.

-Hai altre cose da fare qui?- chiese Persian, confuso dal suo restare nella stanza.

Leo si guardò intorno, poi scosse la testa.

-No, ma… non dovrei scortarla fuori?- chiese, confuso.

-Vai in cucina- lo incoraggiò Persian, con un cenno della mano.

-Oki doki- Leo eseguì, e scappò via dalla biblioteca il più in fretta possibile.

Ora… dov’è che era la cucina?

 

-Signora Mildred, è proprio necessario?- era tutto il giorno che Leo, ad eccezione dei momenti in cui doveva preparare i dolci per la principessa, veniva relegato nell’angolino della cucina come un bambino in castigo, senza poter guardare l’operato delle altre cuoche.

-Girati! Non mi fido di te, e almeno così ti tengo d’occhio ed evito che metti cose strane nei piatti del principe e della principessa- lo rimproverò Mildred, burbera, colpendolo con il mestolo sulla testa per evitare che osservasse le cuoche al lavoro.

-Ho solo suggerito di mettere un po’ di curry nel pollo! Non è un veleno! E poi le spezie sono fantastiche se ben dosate- si lamentò Leo, che si annoiava facilmente, e avrebbe tanto voluto dare una mano anche per le ricette salate.

-Credi di venire qui da un giorno all’altro e dare lezioni a noi che cuciniamo per la famiglia reale da tutta la vita?!- si indignò Mildred, irritata.

-No! Anzi, mi piacerebbe imparare. Il consommé del pranzo di oggi era il più buono che io avessi mai mangiato!- Leo provò un approccio diverso, e non menzognero, perché effettivamente il cibo era buonissimo.

Quelle cuoche ci sapevano fare, il loro unico problema era che mancavano di sperimentazione. Probabilmente in un mondo dove i tempi di lavoro erano lunghi, internet non esisteva, e le ricette si tramandavano da generazioni così com’erano, non c’era molto spazio per l’arte.

-Oh, grazie Leo! L’ho cucinato io!- si esaltò Mary, molto felice del complimento.

-Wow, grande, Mary! Mi è piaciuto un sacco!- Leo continuò a complimentarsi, e si girò per dirle le cose in faccia, ma venne di nuovo colpito dal mestolo.

-Non distrarre le mie cuoche! Manca poco alla cena- lo riprese Mildred.

Leo rimase qualche minuto in silenzio, cercando di non annoiarsi.

Poi Jane si avvicinò a lui per cucinare qualcosa.

-Che ne hai pensato del pane?- chiese, sottovoce, cercando di non farsi beccare da Mildred.

-Forse un po’ duro, ma il sapore era molto buono- rispose Leo, sinceramente.

-Oh…- Jane sembrava un po’ delusa -Consigli per renderlo più morbido?- chiese poi, sempre a bassa voce.

-Beh, la lievitazione…-

-Non distrarre le cuoche!- Mildred interruppe la conversazione, e Jane si allontanò, imbarazzata dall’essere stata colta in flagrante.

Qualche minuto dopo, Anna raggiunse la postazione più vicina, pur mantenendosi lontana abbastanza da non destare sospetti.

Leo notò con la coda dell’occhio che stava cucinando una bistecca molto succulenta, che però sembrava essere un po’ secca.

-Leo… hai un trucco per ammorbidire la carne a metà cottura?- chiese, molto preoccupata per come stava uscendo il prodotto.

-Il sale lo hai già aggiunto?- indagò il ragazzo, discretamente.

-Sì- 

-Allora prova con un cucchiaino di bicarbonato. È un trucchetto che funziona sempre- suggerì lui il più piano ma chiaro possibile.

-Oh, giusto!- Anna si esaltò, e Mildred la sgridò per essere troppo vicina a Leo, che venne nuovamente lasciato solo.

-Non c’è un qualche biscotto da preparare?- chiese, desideroso di fare qualcosa, qualsiasi cosa!

-No, alla principessa è vietato assumere zuccheri la sera. Ha difficoltà a dormire la notte- Mildred scosse la testa. A Leo dispiacque sentirlo. Anche sua sorella aveva difficoltà a dormire la notte da quando aveva iniziato il liceo. Troppi compiti e troppa ansia.

Di solito il metodo migliore era una bella camomilla alla melatonina, ma Leo non sapeva se lì c’erano cose del genere. 

Pensò a cosa aiutava per l’insonnia… il latte, sicuramente, poi la frutta secca… ohhhh!

-Mildred…- chiamò la responsabile in tono civettuolo. Tono che la donna aveva già imparato ad associare a guai.

-Stai fermo, zitto e non continuare il tuo pensiero!- gli impose, minacciosa.

Leo le sorrise raggiante, senza ascoltarla.

-Conosco tantissime ricette di dolci senza zuccheri!- rivelò, con sguardo innocente.

Infatti sua nonna era diabetica, quindi Leo aveva imparato un sacco di ricette senza zuccheri in modo da non nuocerle. Ricette anche parecchio gustose.

Era servito a riconquistare il suo favore dopo quella volta in cui si era rifiutato di prendere il tris di polpettone, che comunque ancora gli rinfacciava.

Mildred non replicò subito, e sembrò effettivamente valutare ciò che Leo aveva appena detto.

-Non ti concederò di fare nulla, ma se ti dessi la possibilità, cosa faresti?- chiese, con voce leggermente meno burbera.

-Allora, il latte è ottimo per conciliare il sonno, così come la frutta secca. Ero combattuto tra dei biscotti leggeri di avena da mettere in una crema di latte senza zucchero, e una panna cotta con crema di nocciole o con la menta che è un digestivo naturale. Dato che è un po’ tardi per fare i biscotti propendevo più per la panna cotta- spiegò Leo, pensieroso.

Mildred non gli rispose per parecchio tempo.

Dopo qualche minuto, Leo si girò, e notò che non era più nella stanza.

Scivolò lentamente verso l’amica più vicina, ovvero Mary, intenta a lavorare sulle salse.

-Dov’è Mildy?- chiese sottovoce.

-Penso sia andata a chiedere al principe se va bene aggiungere il tuo dessert alla cena. Leo, mi dici se va bene di sale?- Mary approfittò del ragazzo per fargli provare una punta di salsa.

Leo la assaporò parecchio, poi annuì.

-Più che il sale, io aggiungerei un pizzico di pepe- le suggerì. Mary si affrettò a correggere.

In quel momento la porta si aprì, e Leo si affrettò a ritornare nel suo angolo angusto.

-Puoi fare la panna cotta. Fanne due, una per la principessa e una per il principe. Ovviamente le assaggerai entrambe, e non ti è concesso avvicinarti allo zucchero- Mildred lo raggiunse e gli diede l’okay per cucinare.

Finalmente poteva alzarsi!

E iniziava a far breccia anche nel cuore burbero della cuoca più terrificante del castello.

Per essere il suo terzo giorno lì, le cose non stavano andando poi così male, dai.

 

-Non hai messo zucchero qui?- chiese il principe, molto sospettoso, dopo aver assaggiato il primo boccone di panna cotta.

La principessa aveva già finito il proprio piatto e adocchiava con occhi adoranti quello del fratello.

-No, ho usato dolcificanti naturali e per niente eccitanti in modo da risaltare il sapore del piatto- spiegò Leo, molto soddisfatto di sé.

-Come mai sai cucinare senza zuccheri? Sembra che tu abbia avuto un insegnante di qualche tipo- il principe non sembrava convinto, e diede il secondo morso fissando Leo con sospetto.

-Beh, Corey ha problemi con lo zucchero. Ogni volta che lo assume sta male, quindi ho imparato a cucinare cibo a parte solo per lui, e mi sembrava ingiusto privarlo del dessert- Leo sorrise, e mentì, sostituendo il suo finto fratello Corey a sua nonna. Non era difficile da ricordare, dato che sua nonna si chiamava Clara.

-Capisco…- il principe sospirò, prese il terzo boccone, e poi scansò la panna cotta, verso la sorella, che la prese immediatamente e la finì prima che Leo si rendesse conto del passaggio di testimone.

-Se domani scopro che mia sorella non ha dormito bene ci saranno delle conseguenze- lo minacciò, prima di alzarsi elegantemente e fare un cenno ale guardie.

-Sono pronto ad assumermele- Leo si inchinò, sempre molto male, e tornò in cucina, dopo aver lanciato un discreto saluto verso la principessa, che gli mandò un bacio e mimò un -Amo la tua cucina!- che non sfuggì agli occhi del principe, ma che quest’ultimo decise per fortuna di ignorare.

Una volta in cucina, c’era Chevel ad aspettarlo, e non gli diede il tempo neanche di pensare di mettere in ordine.

-Ehi, che succede?- chiese, mentre veniva preso per la collottola e trascinato via.

-Il principe Daryan mi ha incaricato di accompagnarti al tuo nuovo dormitorio. Starai in stanza con tre delle mie guardie più promettenti. Ti terranno d’occhio al posto mio d’ora in poi- spiegò Chevel, e sembrava davvero felice di liberarsi finalmente del suo ruolo di babysitter.

Mai quanto Leo, che improvvisò un ballo della vittoria approfittando che Chevel lo precedeva.

Venne beccato nel mezzo di un saltino, e Chevel gli lanciò un’occhiataccia. 

Non poteva lamentarsi di essere odiato, non aveva dato a Leo nessun motivo per apprezzarlo.

…e probabilmente Leo non aveva dato a lui alcun motivo di fidarsi, ma dettagli. Leo era il protagonista, quindi aveva sempre ragione!

Gli appartamenti delle guardie erano vicini alle uscite principali del castello, in modo che fossero sempre in prima linea pronti a proteggerlo da eventuali attacchi. E questo significava anche che era la zona più fredda, in quanto piena di spifferi e correnti.

Va bene, Leo poteva sopravvivere. Peggio del campeggio non poteva essere, giusto?

Leo odiava il campeggio.

Chevel lo precedette dentro una stanzetta troppo piccola per quattro persone, e lo annunciò ai suoi nuovi compagni di stanza, tre uomini non troppo lontani dalla sua età, possenti e sicuramente molto attraenti. Yee! Leo aveva fatto jackpot.

-Sull’attenti!- il capitano delle guardie chiese ai tre sottoposti di mettersi in posizione, poi trascinò Leonardo dentro la stanza e chiuse la porta.

-Salve! Io sono Leonardo- si presentò lui, cercando di apparire amichevole.

-Quest’uomo è il cuoco e assaggiatore scelto personalmente dal principe. Condividerà la stanza con voi ed esigo che lo teniate d’occhio ad ogni ora del giorno e della notte, dandovi dei turni per seguirlo ovunque vada. È sospetto, e potenzialmente pericoloso. Non interferite con il suo lavoro a meno che non sia sospetto e riferite a me o al principe. Sono stato chiaro?- Chevel spiegò la situazione, apparendo molto più minaccioso di quanto già non fosse di per sé.

Possibile che fino a quel momento a Leo aveva mostrato una facciata gentile? Perché era davvero spaventoso nelle vesti di capitano. Leo non avrebbe mai voluto essere sotto le sue direttive.

-Signorsì capitano!- risposero i tre uomini, decisi e all’unisono.

Cavolo… era un ambiente davvero serio.

Beh, considerando la minaccia di Valkrest era più che comprensibile che ci fosse molta cura nella scelta dei cavalieri.

Fortuna che Leo era un cuoco.

-Bene, presentatevi e dategli una veste notturna. Alex, più tardi vieni a riferirmi ciò che ti ho chiesto prima- Chevel si rivolse ad una delle guardie in particolare, un uomo dalla pelle scura, capelli molto corti, e tratti più delicati rispetto agli altri.

Sgranò leggermente gli occhi alla richiesta, ma fece un inchino con il capo per confermare la sua partecipazione.

Leo iniziava a preoccuparsi.

-Per tutti gli altri luci spente tra dieci minuti!- ordinò infine Chevel, prima di uscire dalla stanza, e chiudersi la porta alle spalle.

Ci furono alcuni secondi di silenzio in cui si squadrarono a vicenda, poi Leo accennò un sorriso.

-Salve, spero che potremo andare d’accordo!- li salutò, cercando di apparire sicuro di sé.

-Ne dubito fortemente, ragazzino. Io sono Lionel Vinterberg, e che un plebeo come te, un uomo che decide di mettersi a cucinare come una cameriera qualunque, abbia un nome simile al mio, è un affronto!- esclamò uno dei tre, un biondino con la puzza sotto al naso che somigliava spaventosamente al principe Azzurro di Shrek… o a Jaime Lannister… che erano praticamente la stessa persona, non prendiamoci in giro. 

-Beh, è Leonardo, non Lionel… condividiamo solo la…- Leo si interruppe appena in tempo, prima di rivelare grandi conoscenze di alfabeto, e cercò di fingere ignoranza -…qualche lettera, credo? Una, o due? Il suono è molto, molto diverso- provò a tirarsi fuori dall’ostilità, ma come risposta si ritrovò solo una spada puntata al collo.

-Stai in silenzio e non provare ad uscire da questa ostilità con parole prive di significato. Condividiamo tutte le lettere che stanno nel mio nome di sette lettere! Che affronto!- si lamentò, irritato.

In realtà, a dirla tutta, condividevano cinque lettere, perché la L si ripeteva solo in Lionel e non in Leonardo, e la i mancava in Leonardo. Inoltre il nome Lionel era composto da sei lettere e non sette, ma dettagli. Meglio non farglielo notare.

-Davvero? Non lo sapevo. Non so leggere, o scrivere, o contare…- rimarcò il proprio alibi -Ma so che il principe non gradirebbe molto che io venga ucciso, dato che i miei dolci sono i preferiti della principessa- cercò poi di togliere la spada del principe azzurro dal suo collo.

-Ha ragione, Lionel. Non vogliamo finire nei guai- lo riprese Alex, e Leo fu quasi in procinto di ringraziarlo, poi vide che lo fissava come se fosse un brutto scarafaggio, quindi decise di essere solo indifferente nei suoi confronti.

Si rivolse all’ultimo tipo, che non si era ancora presentato e osservava la situazione con un certo divertimento.

-E lei chi è?- chiese. Era un ragazzo che sembrava più giovane degli altri due, di etnia asiatica, e capelli neri sparati da tutte le parti.

-Prankit. Siamo sicuri che tu sia un uomo? Cioè, sei bassissimo, e cucini. Che razza di uomo cucina?- chiese, squadrandolo con malevolo divertimento.

Leo non aveva molto da dimostrare, ma ci mancava solo che iniziassero a girare rumors che era una donna sotto copertura. Sapeva che non lo avrebbe aiutato a sopravvivere.

Meglio mettere le cose in chiaro.

-Perché dovrei fingermi uomo e mettermi a cucinare? Non ha alcun senso- provò ad usare la Logica™, ma evidentemente in quel mondo la logica non funzionava molto bene, visto che tutti dubitavano di lui senza la minima motivazione.

-Per attirare l’attenzione, ovviamente!- Lionel lo guardò storto.

Leo iniziava già a sentire la mancanza delle sue tre amiche e vecchie coinquiline.

-A questo punto inizio a pentirmi di non essermi finto una donna, ma se devo dimostrare a tutti i costi il mio sesso eccovi serviti!- ormai irritato, e senza avere nulla da nascondere, Leo si tolse la camicia, e rimase a petto nudo.

-Ti basta come prova?- chiese, indifferente, facendo qualche gesto sensuale per mostrare la sua assoluta mascolinità.

-Sei la persona con meno addominali che ho mai visto in vita mia!- lo prese in giro Prankit, indicando la sua pancia piatta.

-Sì vabbè ma non vi va bene niente!- borbottò Leo tra sé, sbuffando sonoramente.

-Tieni, un pigiama- Alex, il suo preferito finora che comunque non era granché, gli lanciò contro un pigiama che lo colpì in piena faccia, e si sedette sul proprio letto, prendendo la spada e iniziando ad affilarla.

Leo si cambiò, e cercò il proprio.

Alla fine notò che uno era privo di coperte e cuscino… e materasso.

-Scommetto che questo è il mio, eh?- chiese, indicandolo.

-Ovvio, pensi che uno di noi potrebbe privarsi del materasso?- chiese Lionel, parlandogli come se fosse un idiota.

-No, infatti, i cavalieri devono dormire bene… solo che io devo stare in piedi tutto il giorno a cucinare, domani, quindi mi chiedevo se fosse possibile darne uno anche a me?- provò a suggerire, con il massimo garbo possibile.

-No, io ho bisogno di due materassi. Guadagnatelo!- Lionel andò sul suo letto, più alto di quello degli altri, e si sdraiò con fare melodrammatico.

-Almeno il cuscino?- provò a chiedere Leo, verso Prankit, che ne aveva palesemente due.

-Ho problemi al collo, guadagnatelo- si mise a sua volta sul letto, ridacchiando e mettendosi comodo.

-Le coperte?- capendo ormai l’andazzo, Leo si girò verso Alex, che effettivamente aveva il doppio delle coperte.

Per un attimo sembrò in procinto di prenderle e dargliele, poi incrociò lo sguardo di Prankit e Lionel, che lo guardarono con grande aspettativa.

Così sospirò, e alzò le spalle.

-Fa freddo di notte- tenne le coperte per sé, senza guardare Leo negli occhi.

Bene, bulletti e peer pressure. Leo era stato bullizzato parecchio, al liceo, e iniziava davvero a stancarsi di queste situazioni. Soprattutto perché non aveva ancora trovato un buon modo di affrontarle, dato che affrontare i bulli di petto gli aveva sempre provocato qualche contusione, e ignorarli non li aveva fatti smettere.

Di solito era buona norma denunciare il loro comportamento a chi aveva più potere, ma Leo dubitava che chiunque avrebbe preso le sue parti, in quel frangente.

Alla fine optò per l’opzione che, almeno per il momento, l’avrebbe fatto sopravvivere più a lungo.

-Ottimo, godetevi il mio letto- ovvero ignorare i bulli e fingere che non gli desse fastidio.

Solo che lì faceva effettivamente freddo, e Leo era stanco perché aveva passato le ultime due notti praticamente in bianco, la prima per l’ansia, la seconda a studiare Lumai di nascosto.

Quindi prese la sua divisa e si avviò alla porta.

Prima che potesse uscire, però, Alex gli si parò davanti, con la spada sguainata.

-Dove pensi di andare?- chiese, minaccioso.

-Torno nella mia vecchia camera con le mie vecchie amiche, così voi avete il mio letto, e io ho un letto a  mia volta. Vinciamo tutti!- spiegò, sorridendo in modo amaro.

-Tu non ti muovi da qui!- Alex lo spinse lontano dalla porta, e rischiò quasi di farlo cadere a terra.

-Va bene, va bene, ho capito. Ma sentite le mie parole. Nessuno di voi assaggerà mai la mia cucina! Ve lo garantisco- li minacciò, facendo il muso, e avviandosi verso il proprio letto… se così lo si poteva definire. Diciamo il proprio sostegno di legno.

Dai, peggio del campeggio non poteva essere, lì dormiva per terra.

E il giorno successivo aveva tutta l’idea di lamentarsi con la principessa in maniera discreta per farsi dare almeno un materasso e una coperta.

Almeno la sua alleata principale era potente.

-Tsk, sai che perdita. Scommetto che il cibo preparato da un uomo è la cosa più disgustosa dell’universo- Lionel non sembrò per niente turbato dalla minaccia.

-Già, per me non durerai una settimana, soprattutto ora che la regina sta per tornare- gli diede man forte Prankit.

Leo era quasi tentato di sperare di andarsene il prima possibile. Poteva fare una visita al tempio e farsi ospitare lì, chissà. Meglio di cavalieri bulli e principi impassibili erano sicuramente.

-Basta parlare, luci spente!- Alex interruppe la conversazione, rinfoderò la spada, e uscì dalla stanza, per fare rapporto a Chevel.

Leo cercò di ignorare i pessimi compagni di stanza, e cercò di dormire.

Gli serviva da lezione per essere stato felice all’idea di vivere con tre ragazzi possenti e probabilmente attraenti.

Cercò di concentrarsi sui lati positivi di quella esperienza.

Intanto la principessa era felice della sua cucina. Stava facendo amicizia con le cuoche, e il principe credeva alla sua storia.

Un inizio decente, dai…

 

Il principe non credeva ad una sola parola uscita dalle labbra di quel forestiero misterioso e sospetto.

Ma non aveva modo di dimostrare che stesse mentendo, perché effettivamente la sua storia aveva senso.

Quindi era molto irritato, e sfogliava velocemente una pila di libri che sperava potessero dargli qualche risposta.

Un bussare alla porta interruppe l’importante studio.

-Entrate- disse distrattamente, chiudendo i libri e impilandoli da un lato.

Chevel e Persian, i suoi due consiglieri più fidati, fecero il loro ingresso nella stanza, un po’ incerti.

-Allora, avete scoperto qualcosa?- chiese il principe, pieno di aspettative.

-Io non mi fido!- esordì immediatamente Chevel. Non aveva nascosto il suo astio nei confronti del cuoco, quindi Daryan non fu stupito dalla sua veemenza.

-Neanche io, ma hai qualche motivo per dubitare della sua storia?- chiese, premendo per ulteriori informazioni.

-Io ho fatto ricerche molto approfondite, e non sembra esserci niente di strano in ciò che ha detto. Effettivamente può essere un po’ sospetto, ma le informazioni combaciano- obiettò Persian, mordendosi il labbro un po’ incerto, e guadagnandosi un’occhiata irritata del cavaliere.

Erano come un diavoletto e un angelo sulla sua spalla, sempre uno contro l’altro.

-Va bene, rispondete alle mie domande… è un uomo, siamo sicuri di questo?- chiese, principalmente rivolto a Chevel, che annuì.

-Confermato da Alex pochi minuti fa- 

Daryan cancellò un appunto che si era segnato, e tolse due libri dalla pila.

-Ha dato segno di conoscere fatti e informazioni che non avrebbe potuto sapere se fosse un semplice cittadino di Lumai?- chiese nuovamente, rivolto ad entrambi.

-Non mi è sembrato. Anzi, è parecchio ignorante, se devo dire la mia. Forse troppo- osservò Chevel, sbuffando.

-Non mi è sembrato proprio, anzi, ha un lessico molto scarno, e modi alquanto popolani- per la prima volta, Persian concordava con Chevel.

Daryan cancellò un’altra informazione, e tolse parecchi libri dalla pila.

-Va bene, allora… ha dato segno di sapere qualcosa di più, tipo possibili fatti futuri? Magari con qualche espressione del viso, o uno scivolone…- prima ancora che Daryan potesse finire la domanda, i due consiglieri risposero all’unisono: 

-No, assolutamente no- scuotendo la testa.

Daryan sbuffò, e riguardò i suoi appunti.

-Qualche luce divina?- chiese, iniziando a perdere le speranze.

-No- risposero nuovamente insieme i due uomini.

Daryan rimase in silenzio qualche secondo.

-Odia qualcuno? Da segno di odiare qualcuno della corte?- 

-Sì, credo mi odi. È molto sgradevole- Chevel si affrettò a rispondere, ma non era la risposta che Daryan cercava.

-Chiunque ti conosca ti odia- osservò Persian, molto tra sé.

-Che intendi dire con questo?!- si indignò Chevel, stringendo i pugni.

-Non siete qui per litigare… intendo un odio celato, che si nota appena- si spiegò meglio.

-Ah, allora no. Sembra davvero adorare la principessa, come tutti, e ha già stretto amicizia con alcune cuoche- spiegò Persian.

-Per quanto lo odi, non sembra uno capace di nascondere le sue emozioni- ammise Chevel.

Daryan appallottolò il foglio di carta con gli appunti e lo lanciò con grande precisione nel cestino.

Poi sbuffò, seccato, e si alzò, per guardare fuori dalla finestra e cercare di schiarirsi le idee.

Più ci pensava, più la sua teoria iniziale sembrava rivelarsi poco plausibile.

Osservò i titoli dei libri che aveva letto per prepararsi a quell’interrogatorio: 

“Aiuto, sono finito in un universo parallelo e non so come uscirne”

“Il dio di un altro mondo ha una cotta per me”

“Una donna in mezzo alle guardie reali”

“Sono tornato indietro nel tempo per vendicarmi di mia zia Carlina”

“Questa volta saranno loro ad inchinarsi”

“La mia ragazza non è di questo mondo… letteralmente”

E altri libri di simile calibro.

Probabilmente era stato un pensiero stupido sperare che lo straniero dagli abiti bizzarri comparso a caso e finito in una trappola super visibile fosse un ragazzo isekaizzato proveniente da un altro mondo.

…ma cavolo se Daryan ci aveva sperato!

Solo che non poteva mica dirlo in giro o renderlo palese. Poteva sempre essere una spia a conoscenza dei suoi interessi letterari.

E poi la prima regola degli isekai era che il tipo isekaizzato difficilmente avrebbe ammesso di essere di un altro mondo.

Uff, che situazione difficile.

Daryan non sapeva più cosa pensare, ora che la sua teoria più gettonata era quasi del tutto smontata.

Dopotutto Leo aveva risposto troppo bene alle sue domande per essere di un altro mondo. Sapeva delle divinità, dei distretti. Forse aveva letto tutto in un libro, ma quale libro narrativo era così…

-Persian, per caso manca qualche libro in biblioteca?- chiese, colto da un dubbio improvviso.

-No. Cioè, stamattina mi sembrava mancasse un libro su Lumai, ma l’ho trovato un minuto dopo sotto una poltrona- ammise Persian.

Beh, il cuoco non aveva avuto accesso alla biblioteca, quella mattina, sicuramente non aveva letto niente preso da lì.

Sempre se sapesse effettivamente leggere.

Più la teoria dell’isekai diventava lontana, più Daryan iniziava a sospettare che fosse davvero una spia nemica. Anche se non aveva senso mandare una spia così palese.

-Va bene, grazie delle informazioni. Ora me la vedo io- congedò i consiglieri con un gesto della mano, e tornò pensieroso.

-Lo caccerai via?- chiese Chevel, molto speranzoso.

-No, sei matto? Se lo cacciassi adesso Opal mi odierebbe a vita! Aspetto che tornino i miei genitori e spero che saranno loro a cacciarlo. Per il momento teniamolo d’occhio. Oh, e conoscete un modo per assicurarsi che una persona non sia immune ai veleni senza avvelenarlo a morte?- chiese infine, colto da un’illuminazione.

-Uhm…- Persian non sapeva come rispondere.

-Io ho l’idea perfetta!- a Chevel però si illuminarono gli occhi di malevolo intento.

-Bene, allora ti do campo libero. Ma cerca di controllare la cosa entro domattina- ordinò alla sua più fedele guardia.

-Con piacere, maestà- Chevel si inchinò, e si avviò fuori dalla stanza molto entusiasta del compito.

-Vostra maestà, con il massimo rispetto, ma quel ragazzo non mi sembra una persona cattiva- osservò Persian, a bassa voce.

Daryan ripensò a quei brillanti occhi azzurri e al suo sorriso sincero mentre parlava con la principessa, come un fratello maggiore.

Ripensò alle sue gaffe e al suo entusiasmo all’idea di cucinare. All’aspettativa nel suo sguardo ogni volta che qualcuno assaggiava un suo piatto. Non come un criminale che sperava che la sua vittima morisse, ma come un giovane ragazzo in cerca di un minimo di apprezzamento. Era così… adorabile.

-Lo so, neanche a me- ammise, in un sussurro.

Ma doveva fare il meglio per il palazzo e per il suo popolo.

Quindi doveva restare il più lontano possibile dall’affascinante straniero che ancora, in cuor suo, sperava venisse da un altro mondo.

Sarebbe stato così figo!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Io amo giocare con i cliché, okay?!

Di solito negli isekai nessuno si chiede neanche per un secondo se il protagonista isekaizzato viene da un altro universo. Ci sono alcune eccezioni, ma solitamente in quelli che ho letto non ci pensa mai nessuno.

Quindi mi sono sbizzarrita a creare un principe che ci spera ma ha paura di sparare stupidate. E Leo lo manda fuori strada dalla realtà e niente, mi sono divertita troppo con il punto di vista del principe.

Se ne vedranno delle belle.

Questo capitolo mi convince di più dei precedenti, ed è anche più lungo. Forse perché si inizia a vivere la vita a palazzo. 

Il prossimo capitolo arriveranno il re e la regina. Chissà se accetteranno Leo o no.

E chissà qual è il piano di Chevel per controllare che Leo non sia immune ai veleni.

Vi assicuro, comunque, che il periodo sospetto massimo è già finito.

Da qui in poi è solo la classica commedia slice of life dove, uno dopo l’altro, tutti si innamorano di Leo.

Perché sì, in questa fanfiction gli uomini sono gay o bisessuali, e le donne etero o bisessuali. Perché tutti devono avere l’occasione di innamorarsi di Leo ^^’

Non prendete questa storia troppo sul serio.

Ma spero che vi diverta, almeno.

Un bacione e alla prossima :-*

   
 
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