Un gatto dispettoso
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Lily
passò il pennellino dello smalto sull’ultimo dito
del piede e poi chiuse la
boccettina. Lo agitò prima di passare la seconda mano e poi
guardò Alice che,
sull'altro letto del dormitorio, leggeva un libro.
"Ci
sono i provini di Quidditch, domani. Verrai a vedermi?"
La
biondina alzò appena gli occhi dalle pagine stampate.
"Dovrei? Tanto ti
prenderanno sicuramente".
"Oh,
grazie" rispose ironica. "Non dovresti, in quanto mia amica,
sostenermi sempre e comunque?"
Alice
alzò un sopracciglio all'indirizzo dell'amica e sorrise di
un sorriso furbo.
"Sei figlia di un Potter e di una Weasley che è stata
capitano delle Holyhead Harpies, l'ultima
cosa di cui hai
bisogno è il mio sostegno".
"Io ho sempre bisogno del tuo sostegno!"
Lily continuò ad agitare lo smalto sempre più
veloce, un po' per l'agitazione, un po' perché aveva preso
il via quando dalla
porta rimasta aperta entrò Lumos, il gatto di sua cugina
Rose.
Il piccolo felino, con il pelo scuro, lungo e
arruffato, saltò sul suo letto rapito dal movimento del
braccio della ragazza e
lei iniziò a ridere, agitando la boccettina davanti al
gatto, cercando di farlo
giocare.
Lumos seguiva con gli occhi e la testa il movimento
della sua mano, girandosi di qua e di là, fino a quando
Alice non chiese:
"Ma tuo fratello ci sarà?"
"Chi?" rispose stranita, Lily, fermando
il braccio a mezz'aria. Lumos pensò che fosse il momento
giusto per saltare e
si aggrappò con le unghie al suo polso. La rossa
urlò di spavento e di dolore,
aprendo le dita della mano e lasciando cadere la boccetta sul
copriletto.
Il gatto non si fece scappare l'occasione e si
affrettò a coprirlo con le zampe e prenderlo fra i denti.
"Brutto gattaccio! Lascialo subito!" gridò
e il felino corse via con il suo smalto in bocca.
Lily saltò
sul letto e il gatto, per lo spavento,
corse ancora più forte. La ragazza lo rincorse per il
corridoio del dormitorio
e poi giù per la scala a chiocciola.
In sala comune un gruppetto di tre studenti stava
entrando dal quadro della signora grassa e il gatto prese l'uscio per
scappare
dal territorio dei Grifondoro.
"Maledetto!" gridò ancora Lily, scansando
uno dei ragazzini che non aveva avuto la prontezza di spostarsi al suo
arrivo
e, una volta fuori, si guardò intorno per capire dove fosse
il gatto.
Lo vide fermarsi e voltarsi a guardarla: quel
maledetto animale la stava prendendo per i fondelli! Corse ancora verso
il
fondo del corridoio e lui scappò verso le scale.
Lily riuscì a stargli dietro fino a quando non
imboccò un corridoio che sembrava buio e deserto: non
ricordava di averlo mai
visto. Improvvisamente sentì freddo e abbassò lo
sguardo. Il pavimento sembrava
bagnato e lei era scalza perché era corsa dietro al gatto
senza infilarsi né
calze né scarpe. Quando un brivido di freddo le scosse le
spalle, si voltò a
guardare indietro, come se la causa del gelo fosse alle sue spalle.
"Miao". La ragazza si voltò di nuovo verso
il fondo del corridoio, che sembrava sempre più buio, e si
trovò davanti il
gatto di Rose che la fissava. Lumos era elegantemente seduto, come solo
i gatti
sanno fare, con la coda arrotolata intorno alle zampe anteriori.
Lily si avvicinò piano, notando che la boccetta di
smalto era appoggiato, stranamente diritta, proprio di fronte alle sue
zampette.
Fece un altro passo e quando fu abbastanza vicino da
chinarsi per afferrarlo, il gatto, in un gesto veloce e aggraziato, lo
riacciuffò fra i denti e corse via.
"Per Godric, maledetto gatto!" La ragazza
corse per il corridoio e seguì la corsa fulminea
dell'animale, appena girò
l'angolo, per poi fermarsi di blocco.
"Scorpius? Che ci fai qui?" chiese, al
ragazzo biondo che le sbarrava la strada.
Scorpius accarezzava il gatto: in braccio a lui il
maledetto felino faceva le fusa e si lasciava coccolare come se non
fosse nato
per nient'altro. Stupido gatto pensò
Lily, con una smorfia.
Lui si guardò intorno, poi posò il suo sguardo
plumbeo su di lei e la ragazza rabbrividì ancora.
"Penso che sia un sogno, sai?"
"Come?" gli chiese lei, senza capire.
Lui volse lo sguardo nel buio corridoio e poi tornò
a guardarla, prima di avvicinarsi. "Penso che tu stia sognando".
"E cosa ti fa pensare che sognerei te?"
"Questo forse dovresti dirmelo tu."
Lily rise. Forte. "Io? Sembra che qui tu ne
sappia più di me".
"È il tuo sogno, però."
Lily inclinò la testa per guardarlo e lui abbassò
lo
sguardo verso il gatto. Poi la ragazza si guardò di nuovo i
piedi: non aveva
più la prima mano di colore. Le sue unghie erano tutte
bianche. Eppure sapeva
di aver messo lo smalto prima che il gatto glielo rubasse. Non aveva
senso.
"Forse hai ragione. Perché allora sto facendo
questo sogno?" chiese ancora lei e Scorpius sorrise. Lily
rabbrividì
ancora e si morse il labbro inferiore.
"Cosa è successo prima che arrivassi io?"
domandò lui.
"Mi sono messa lo smalto" disse,
guardandosi di nuovo i piedi. "Alice mi ha detto che aveva uno smalto
nuovo e volevamo provarlo. Volevo… Richard…" Si
bloccò.
"Volevi?" chiese il biondo, facendo
scendere il gatto e rivolgendole uno sguardo strano.
Lily voleva farsi bella per Richard. Ma non voleva
dirlo ad alta voce. Anche se era un sogno. Era una cosa stupida.
"Ti vergogni?" domandò ancora, quando lei
non rispose. "Non sono reale, sai?"
"Anche se sei nella mia testa non vuol dire che
tu non sia reale."
Lily scosse le spalle, quante volte aveva sentito
dire quella frase? Ora iniziava a comprenderla.
Scorpius sorrise sornione. "Capisco…" Si
infilò le mani in tasca. "Quindi…"
Mentre lui si avvicinava, Lily pensò a quello che le
era successo: lo smalto sui piedi, il gatto, Alice, tutto sembrava
reale, non
poteva essere un sogno… Alice! Alice le aveva chiesto di suo
fratello. Era
perché lei aveva sospettato delle cose su di loro. E quella
cosa che aveva
detto sul Quidditch? Era vera anche quella. Tutti pensavano che lei
sarebbe
stata scelta per la squadra, tutti tranne lei, Lily, perché
non si sentiva
all'altezza e aveva bisogno di Alice che le infondeva sicurezza. Era
vero: era
un sogno.
E allora perché stava sognando Scorpius? Quando lui
si avvicinò ancora, sentì le guance calde.
Possibile che davvero i suoi sogni
stessero cercando di dirle qualcosa? Qualcosa che non voleva ammettere
neanche
con se stessa?
"Quindi… Perché io sono qui, secondo te?" Il ragazzo
fece un altro passo verso di lei.
"Per il gatto" rispose, prontamente. James
le aveva sempre detto che l'attacco è la miglior difesa. E
lei sentiva di aver
bisogno di una difesa, in quel momento: si sentiva troppo vulnerabile.
"Il gatto?" chiese infatti Scorpius,
fermandosi stranito e girandosi verso la direzione in cui se n'era
andato prima
il felino.
"Sì, è Lumos, il gatto di Rose, mia cugina. Non
sei innamorato di lei da tipo… una vita?" Il tono di Lily
era un po'
denigratorio e lei si sentì particolarmente stupida. Aveva
già capito che era
un sogno, perché insultare Scorpius anche nella sua mente?
Che bisogno c'era?
"Vuoi sapere se sono innamorato di tua
cugina?"
"Non mi interessa. Sei solo un sogno!"
Lily rise scuotendo le spalle e Scorpius sembrò quasi
imbarazzato. Ma poi si
riprese subito, facendo un passo e avvicinandosi ancora lentamente. Il
suo
sguardo era intenso. Penetrante. Lily sentì il petto
fermarsi e sempre più
caldo. "Non ti avvicinare! Stammi lontano!"
"Perché? Ti faccio paura? O hai paura di quello
che potresti provare per…"
"Stammi lontano e basta. Non mi interessa
quello che provo per te. Io ho Richard" scandì chiaramente
la ragazza.
Quando si rese conto di litigare con se stessa, sbuffò e si
guardò intorno.
"Come si fa a uscire da qui?"
Scorpius le si avvicinò del tutto e lei per un
attimo, solo per un attimo, pensò che volesse baciarla. E
solo per un altro
attimo, pensò che avrebbe voluto sapere cosa si provasse a
farlo. Sentì di
nuovo le guance in fiamme. Santo Merlino!
Il biondo la stava osservando da così vicino che lei
poté vedere tutte le sfumature dei suoi occhi grigi: non
c'era solo il grigio,
ma un milione di sfumature, e lei poteva vederlo benissimo anche alla
poca luce
delle lanterne nel corridoio. Chissà se era così
veramente.
Ora non le interessava più che fosse un sogno o
meno. Più gli guardava la bocca, più sentiva
l'impulso di volerlo assaggiare.
Si passò la lingua fra le labbra e non capì
più niente. Affondò i denti nella
carne e alzò su di lui uno sguardo implorante. Al diavolo
Richard, al diavolo
Rose. Doveva assolutamente sapere cosa si provasse a baciare Scorpius.
Ne aveva
assolutamente bisogno. E lui sorrise, quel sorrisetto sghembo che aveva
imparato a leggergli in viso. Lily pensò che stesse pensando
le stesse cose. Le
appoggiò le mani sulle spalle e lei pensò che il
momento fosse arrivato. Sentì
il cuore esploderle in petto.
"Svegliati" disse lui, invece, con un tono
strano.
"Come?" chiese la ragazza, palesemente
stupita.
"Svegliati, Lily!" Ma che stronzata. Era un
sogno.
Scorpius prese per le
spalle la ragazza che dormiva
sulla panca dello spogliatoio del campo di Quidditch e la scosse.
"Svegliati, Lily!" disse, un po' bruscamente. "Ti stanno
cercando tutti!"
Lily aprì gli occhi e si guardò intorno. "Mi
sono addormentata" constatò, con voce stropicciata dal
sonno. Scorpius
pensò che fosse comunque bella. "Chi è che mi sta
cercando?"
"Tutti. Albus, la Paciock, i tuoi cugini…
tutti."
"Ok. Ero venuta ad allenarmi."
"La prossima volta dillo a qualcuno. Così
evitiamo di cercarti dappertutto."
"Oh. Penso di averlo detto a Rich…"
"Richard non ti sta cercando". Scorpius
era sempre più scontroso.
"Ok, stai calmo. Mi
vesto."
Lily si alzò dalla panca e si guardò intorno.
"Scorpius…" iniziò, infilandosi le scarpe. Era
scalza, ecco perché
aveva sognato di avere freddo ai piedi.
"Cosa c'è?" chiese lui, mentre prendeva le
altre cose che lei aveva lasciato in giro.
"Non è che hai tu il mio smalto?" Scorpius
la guardò come se fosse pazza e Lily rise nervosamente.
Doveva ancora
svegliarsi del tutto. "Lascia stare…" Ma poi rise quando lui
continuò
a guardarla così stranito. Era quasi divertente.
"Pensavo
che lo smalto fosse della
Paciock". Scorpius uscì dalla porta aperta e si
incamminò verso l'uscita
degli spogliatoi. Quando fu quasi in fondo al corridoio, si
voltò e lei, che lo
osservava in piedi, al centro della stanza, vide benissimo il suo
sorrisetto
sghembo, lo stesso del suo sogno. Poi lui ammiccò e
uscì.