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Autore: Severa Crouch    02/06/2021    2 recensioni
[Questa storia partecipa al gioco di scrittura indetto da BlueBell su Facebook] - Alex/Rod Fiaba!AU
"Alexandra non riusciva a credere di poter essere tanto felice. La vita le aveva riservato una serie di sventure: un fidanzato prima e un marito poi, entrambi morti tragicamente, due guerre magiche e un figlio da crescere con il solo aiuto di Winky.
Incontrare Rodolphus, quindi, era stato un sogno, un regalo inaspettato della sorte. Rodolphus era il principe azzurro (o nero) delle fiabe, che si era Materializzato al suo cospetto e le aveva regalato anni felici e pieni d’amore."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Delphini Riddle, Nuovo personaggio, Rodolphus Lestrange
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Alexandra/Rodolphus fiaba!AU

 

 

Quando ti pensi principessa e ti scopri matrigna

 

 

Alexandra non riusciva a credere di poter essere tanto felice. La vita le aveva riservato una serie di sventure: un fidanzato prima e un marito poi, entrambi morti tragicamente, due guerre magiche e un figlio da crescere con il solo aiuto di Winky.

Incontrare Rodolphus, quindi, era stato un sogno, un regalo inaspettato della sorte. Rodolphus era il principe azzurro (o nero) delle fiabe, che si era Materializzato al suo cospetto e le aveva regalato anni felici e pieni d’amore.

Rodolphus, poi, amava immensamente anche Orion, il figlio che aveva avuto da Barty prima che morisse tragicamente. Orion cercava disperatamente un papà e Rodolphus sognava un figlio, si erano trovati e si erano piaciuti immediatamente.

Così, quando Rodolphus era rimasto vedovo, sposarsi era stato il coronamento di un sogno che durava da un paio di anni, da quando lui era evaso da Azkaban. Alexandra era felice nella sua vita matrimoniale da cui erano nati ben tre figli: Roland, Rodolphus, Rabastan. Erano tre ragazzi vivaci e meravigliosi, tanto quanto Orion che aveva preso con serietà il compito da fungere da modello per i suoi fratelli.

La vita, però, non era semplice nel mondo magico del dopoguerra, soprattutto se si era un ex Mangiamorte che doveva sorvolare sul passato di torture e atti non perfettamente legali. Erano cose che accadevano quando si perdeva una guerra.

Un giorno Rodolphus si presentò a cena con lo sguardo torvo e un mutismo ostentato. Alexandra e i figli si scambiarono uno sguardo. Lei provò a indagare se qualcuno di loro avesse combinato qualcosa per indispettire in quel modo il padre, ma nessuno aveva idea del perché il papà fosse così arrabbiato.

“Cosa succede, cherie?” gli domandò quando erano rimasti soli nel soggiorno e i figli si erano ritirati nelle loro stanze.

“Non so come dirtelo, cara,” esordì e Alexandra iniziò a preoccuparsi. “Hai presente l’eredità di Bellatrix?” Questo era l’epiteto con cui Rodolphus chiamava Delphini, la figlia della sua ex-moglie e dell’Oscuro Signore, una ragazza tanto bella quanto problematica.

“Come potrei non averla presente?” gli domandò in rimando, iniziava a temere le conseguenze di quel discorso.

“Pare che la sua istitutrice sia stata messa fuori gioco, è ricoverata al San Mungo e dovremo badare a lei per tutta l’estate.”

“Questo significa che…”

“…Non potremo avere ospiti.”

Alexandra sospirò. La stagione estiva era il suo momento preferito per godersi i ragazzi, loro invitavano gli amici e la spiaggia sotto il castello si riempiva di risate e un chiacchiericcio allegro e spensierato. Poi, la sera c’erano feste presso le più importanti famiglie Purosangue e avere Delphini in casa voleva dire cancellare ogni programma. Come potevano riabilitarsi se avevano come ospite la figlia dell’Oscuro Signore? Come avrebbero spiegato la scomoda eredità di Bellatrix?

Peraltro, a dispetto di ogni tentativo di istruirla e farne una strega per bene e a modo (se fosse stata sufficientemente discreta, Alexandra avrebbe preso in considerazione l’idea di convincere Rodolphus a spacciarla per una nipote francese), Delphini era una ragazza del tutto imprevedibile che si divertiva a creare scompiglio e imbarazzo. Come suo padre, era bravissima ad affascinare i suoi interlocutori con la parlata forbita, la mente acuta e i sorrisi ammalianti, ma come sua madre godeva nel vedere le sofferenze o l’imbarazzo degli altri. Così, era impossibile avere la certezza che Delphini non li tradisse. Alexandra era così certa che la tentazione di mettere in imbarazzo i Lestrange sarebbe stata talmente irresistibile che, credeva, la ragazza vi avrebbe ceduto anche se avesse giurato riserbo con un Voto Infrangibile.

Alexandra sospirò e convocò i figli per dare loro la triste notizia: quell’estate era del tutto rovinata. Forse, avrebbe potuto salvare qualche giorno di svago per i suoi ragazzi acconsentendo che trascorressero qualche giorno dai loro amici, magari organizzando dei turni, ché la sola idea di trascorrere un’estate da sola, senza i figli e solo con Delphini, l’angosciava troppo.

Orion scuoteva la testa dispiaciuto e non riusciva a dire altro che: “Ma mamma! Aspetto l’estate da tutto l’anno!” Roland si abbandonò con il viso sul tavolo della sala da pranzo e Alexandra non ebbe nemmeno il cuore di correggerlo o rimproverarlo. A che serviva? Delphini avrebbe rovinato tutti i suoi anni di lavoro educativo se avesse trascorso un’estate con i suoi preziosi bambini.

Roddie, invece, l’abbracciò e le confessò di aver paura e di non voler essere lasciato da solo con lei nemmeno un istante. Alexandra sorrise alla richiesta del figlio, lo strinse a sé mentre accarezzava i ricci neri e gli diede un bacio sulla guancia promettendogli solennemente che sarebbero rimasti sempre insieme.

Rabastan, invece, scrollò le spalle e disse: “Vorrà dire che penserò ai miei racconti.” Aveva appena preso i M.A.G.O. ed era il più resiliente dei suoi figli, quello in grado di adattarsi meglio alle avversità. Alexandra era ammirata da come ciascuno dei suoi figli fosse un’unica e originale combinazione di qualità e difetti dei genitori. Orion era dolce come lei e geniale come Barty, Roland aveva il suo stesso dono della Vista, la disciplina del padre e la stessa insofferenza verso i formalismi. Roddie era permaloso come Rodolphus e amante del cerimoniale come lei e, infine, Rabastan aveva la sua curiosità e la creatività dei Lestrange, anche se sembrava aver preso più dallo zio che dal papà.

Delphini avrebbe portato solo scompiglio, come quella volta che aveva provato a infilarsi nel letto di Orion e poi in quello di Roland. Ci mancava solo che uno dei suoi figli mettesse incinta la figlia dell’Oscuro Signore e poi i Lestrange sarebbero stati banditi dal mondo magico per sempre.

Si ricordò dei giri di parole di Walburga, delle bugie che avevano raccontato a lei e Regulus per tenerli lontani, così non cercò di indorare la pillola e parlò ai figli diretta pregandoli – se mai fosse accaduto qualcosa – di usare un incantesimo contraccettivo e mai e poi mai fidarsi di Delphini.

“Io piuttosto corro nel letto vostro,” disse Roddie.

“E dove sarebbe la novità?” lo prese in giro Roland dandogli una spinta sulla spalla. Alexandra lasciò che si prendessero in giro, che scherzassero tra loro pensando che quelli sarebbero stati gli ultimi momenti di calma.

La situazione, tuttavia, la prese in mano Rodolphus quando arrivò Delphini.

Decise che non potevano rovinarsi l’estate del tutto, che le vacanze meritavano di essere godute e che, tra una lezione e l’altra, i ragazzi dovevano divertirsi, svagarsi e frequentare gente appropriata al loro rango. Così, fecero i turni in casa per accompagnare i ragazzi alle feste, improvvisando gite in Francia o altri espedienti per tenere il resto del mondo magico il più possibile lontano dal castello. Un paio di volte furono costretti a ricambiare e decisero di chiudere Delphini in una delle torri del castello affidandola a Polly e incantando e silenziando le porte. Era un rimedio estremo, ma non potevano assolutamente rischiare di rovinare tutti gli sforzi che stavano compiendo per riabilitare il nome dei Lestrange. Delphini non era affidabile e dimostrava di essere del tutto indifferente alle conseguenze in cui sarebbero incorsi tutti loro e, soprattutto, i ragazzi.

Stavano prendendo il tè con Draco Malfoy e il figlio, un ragazzo più giovane di Rabastan che doveva iniziare il quarto anno a Hogwarts. Entrambi erano profondamente addolorati dalla morte di Astoria. Lucius e Narcissa avevano mantenuto un atteggiamento ostinatamente chiuso nei loro confronti così, in forza dei loro incontri al Ministero con Theodore Nott, Alexandra aveva preso a cuore Draco di cui si sentiva quasi come una cugina. Era un cugino di Regulus, dopo tutto.

“Hai sentito, Alex? Pare che il Ministro Granger darà una festa per Lughnasadh, sarà un’occasione imperdibile per dimostrare che facciamo parte del nuovo mondo magico.” Draco guardava il figlio, gli sorrideva speranzoso mentre aggiungeva: “Vorrei che lui riuscisse a uscire dal cono d’oscurità che mi perseguita da quando ho ricevuto il Marchio.”

Alexandra e Rodolphus si scambiarono uno sguardo pensieroso. Loro non avevano mai rinnegato la Causa, continuavano a pensare che i Purosangue meritassero una maggiore considerazione, ma sapevano bene che l’esito della guerra era stato netto e non volevano che i loro figli pagassero per loro. Presenziare alla festa della Granger, pertanto, era essenziale. Così tirò fuori il suo miglior sorriso ed esclamò: “Adoro i balli! Sarà l’occasione per riallacciare o mantenere i rapporti tra di noi.”

“Anche per uscire dalle solite cerchie,” aggiunse Draco. Il tè variò su altri argomenti, come il viaggio che Scorpius e Draco pensavano di fare ad agosto e poi Roddie si unì a loro raccontando le ultime novità in tema di moda che arrivavano da Madame Tattings e Alexandra lo informò della festa indetta dal Ministro Granger.

“Mamma, non dobbiamo perdere tempo, altrimenti i modelli più belli diventeranno troppo comuni!” le suggerì.

“Non ti sembra di prendere questo evento troppo sul serio?” domandò Rodolphus accigliato.

“Papà, dobbiamo tenere alto il nome dei Lestrange, non possiamo far credere alle persone che siccome voi avete perso la guerra, allora il nostro nome non vale niente!” protestò ottenendo segni di approvazione da parte di Draco. “È proprio questo il punto, Roddie lo ha individuato benissimo: ne approfitteranno per far credere che noi Purosangue non contiamo più niente e invece noi dobbiamo essere presenti e fare la differenza!”

Lo sguardo che Rodolphus e Alexandra si scambiarono aveva un identico significato: entrambi si domandavano come avrebbero gestito Delphini. Man mano che i giorni passavano, l’attesa della festa del Ministro Granger cresceva sempre di più, diffondendo uno stato di eccitazione in tutto il mondo magico. I Travers sarebbero tornati dalla Costa Azzurra appositamente per presenziare a quella festa, altri avevano interrotto i loro programmi e qualcuno aveva addirittura spostato il matrimonio, tanto era il desiderio di essere presenti e farsi vedere.

“Stiamo rasentando il ridicolo,” commentò Rodolphus incupito, “ci credo che quella, poi, crede di essere la più amata del mondo magico.” Non la chiamava mai per nome, la Granger, al massimo il ministro, il più delle volte delle lunghe perifrasi che alludevano alle sue origini babbane.

“Come facciamo con Delphi?” domandò preoccupata.

“Non abbiamo altra scelta, Alex, dobbiamo chiuderla di nuovo nella torre.”

“Ma una sera intera! Mentre noi siamo fuori! Sarà prudente? Questa casa è piena di armi magiche.”

“Credimi, non ne ha bisogno, la sua bacchetta è più che letale,” cercò di consolarla senza tuttavia riuscirci. “Il futuro dei ragazzi viene prima, non possiamo permettere che i nostri figli vengano additati perché non hanno presenziato a una stupida festa!”

Fu con quelle parole che Rodolphus convinse Alexandra, sebbene la preoccupazione rimaneva sul fondo della loro anima. Delphini non voleva saperne di integrarsi, Alexandra aveva cercato di convincerla, l’aveva pregata di essere ragionevole, ma lei le aveva riso in faccia e si era rintanata nella sua stanza a lavorare al suo calderone.

La sera del ballo affidarono la ragazza a Polly e agli altri elfi e loro si presentarono al Ministero della Magia eleganti come non si vestivano da tempo.

“Mamma, sembri una principessa,” le disse Roddie ammirando l’abito di seta blu scuro che avevano scelto insieme, i capelli raccolti e gli orecchini di diamanti dei Lestrange l’avevano trasformata nella principessa della sua favola personale.

Rodolphus era meraviglioso nella sua veste da mago, così come tutti i suoi figli: Orion, Roland, Roddie e Rabastan. I primi due erano con le rispettive mogli, Roddie avrebbe incontrato la sua fidanzata alla festa, mentre Rabastan sembrava intenzionato a guardarsi intorno con aria un po’ scettica e un po’ annoiata. Erano una meravigliosa famiglia Purosangue, ne era sempre più consapevole man mano che lei e Rodolphus salutavano i membri delle altre famiglie e ricevevano i complimenti per la loro eleganza.

Nel salone principale, l’orchestra aveva iniziato a far andare la musica e le prime coppie di giovani maghi e streghe avevano iniziato ad affollare il centro della sala danzando elegantemente. Alexandra e Rodolphus avrebbero danzato più avanti, quando sarebbe stato appropriato che una coppia della loro età si facesse vedere ancora affiatata e innamorata.

“Mamma, ma quella…” mormorò Roddie mentre osservava le coppie che danzavano.

“Hai visto la tua fidanzata?” domandò al figlio sentendolo irrigidirsi. Capitava, a volte, di fraintendere le situazioni. Una strega per bene non poteva rifiutare gli inviti a danzare dei maghi, ma Roddie era geloso come suo padre, così Alexandra seguì il suo sguardo per poterlo tranquillizzare.

“No, mamma, non è Delphini quella?” Lo domandò sottovoce, ma non abbastanza da non essere sentito da Rodolphus che sembrò Pietrificarsi.

“Cosa ci fa qui?” si domandò Rodolphus. La risposta la sapevano tutti: aveva messo fuorigioco gli elfi domestici ed era fuggita dalla torre in cui l’avevano rinchiusa. Nonostante l’avessero privata della bacchetta era riuscita a spezzare gli incantesimi di protezione.

“Come ci è arrivata?”

“Deve aver recuperato la bacchetta e credo che quello sia un tuo vestito, le sta molto bene,” commentò Roddie attirandosi uno dei suoi sguardi di rimprovero. Roddie scrollò le spalle: “Sono obiettivo, mamma! Tu hai buon gusto e lei è molto elegante.”

“Tutta suo padre…” commentò Rodolphus a denti stretti. “Speriamo solo che non ci veda.”

“Beh, credo che starà alla larga da noi, ma non possiamo lasciarla libera, è un pericolo.” Roddie aveva completamente ragione. I danni erano incalcolabili se qualcuno avesse scoperto che i Lestrange conoscevano e ospitavano la figlia segreta di Lord Voldemort. Alexandra era pietrificata dal terrore: il suo incubo, lo scandalo sociale, si stava per avverare. Strinse nervosamente il braccio del marito ed entrambi sedettero a un tavolino con Roddie, lasciando che un cameriere portasse loro dello champagne.

“Ha ricevuto un invito per danzare.”

“Tutta sua madre, con quelle smorfie civettuole…” borbottò Rodolphus che non aveva perdonato a Bellatrix l’avergli lasciato una simile eredità.

“Non ci posso credere…” mormorò sottovoce.

“Oh, no!” esclamò Roddie.

“Per Salazar, ma proprio il figlio di Potter?” Alexandra strinse la radice del naso e chiuse gli occhi per non guardare quello spettacolo. Delphini, al centro della sala da ballo, danzava un valzer tra le braccia di Albus Severus Potter, il più giovane dei figli del famoso Harry Potter, colui che aveva sconfitto l’Oscuro Signore e riempito le celle di Azkaban di Mangiamorte. Loro si erano salvati fuggendo in Francia e rientrando solo una volta che il provvedimento di amnistia era stato approvato. Delphini tra le braccia del figlio di Potter rischiava di far saltare tutti gli impegni che avevano assunto sul non violare la legge, visto che nascondere la figlia di Voldemort non poteva essere considerato un gesto distensivo verso il nuovo ministero. Dall’altro lato della sala Harry Potter, la moglie, Hermione Granger e il marito chiacchieravano tra loro come se il resto del mondo non esistesse.

Roland prese la situazione in mano mentre Lucile sedeva al tavolino con loro. Attraversò la sala a gran passo e chiese a Delphini un ballo. Non aveva considerato, tuttavia, l’ipotesi che la ragazza lo rifiutasse e continuasse a ballare con il figlio di Potter.

“Sarà dieci anni più giovane…” commentò Roddie incredulo. Roland ridacchiò: “Forse è una cosa che ha ereditato dal padre.”

“Se fosse come la madre avrebbe cercato di sedurre direttamente Harry Potter,” commentò Rodolphus a denti stretti. Alexandra allungò una mano sotto il tavolo per raggiungere quella del marito che, ogni volta che ripensava alla sua prima moglie, si rabbuiava sempre di più.

“Non ha senso continuare a rimanere qui,” disse Lucile non appena gli ospiti iniziarono ad andar via.

“Ha ragione, penseranno che siamo interessati a lei,” convenne Alexandra. “Torniamo a casa. Cerchiamo di capire come sia accaduta una cosa simile.”

A casa trovarono un gran trambusto: Polly era in lacrime, mentre gli altri elfi domestici si punivano per aver fatto scappare la signorina Delphini e disobbedito ai padroni.

“Vola dalla finestra!” piangeva Polly.

Alexandra si chinò verso l’elfa e le ordinò di calmarsi e raccontarle cosa era accaduto.

“Dopo che i padroni sono partiti,” disse l’elfa trattenendo un singulto, “la signorina Delphini ci ha pietrificati senza usare la bacchetta, come facciamo noi elfi domestici. Era una magia molto potente e solo da poco è finito l’effetto. Polly l’ha vista aprire la finestra e saltare fuori e volare fino alla finestra dei padroni. Gli elfi che stavano riordinando le stanze dei padroni sono stati pietrificati e hanno visto la signorina Delphini scegliere un vestito della padrona e truccarsi con i suoi trucchi e poi dire che anche lei sarebbe venuta alla festa.”

Alexandra camminò avanti e indietro per tutta la sera tanto era preoccupata. Le conseguenze di quel gesto potevano essere incalcolabili. Rodolphus era altrettanto preoccupato e sedeva sulla poltrona con un bicchiere di Firewhisky in mano e lo sguardo perso tra le fiamme del camino. Solo a tarda notte sentirono il rumore della Materializzazione e videro Delphini tornare allegra e decisamente brilla.

“Ma ti rendi conto di che ore sono?” urlò Alexandra. “Ti sembra questa l’ora di rientrare a casa?” La indicò con la mano “In queste condizioni, poi?”

“Bisogna festeggiare, Alex! Ho trovato un modo per riportare in vita mio padre! Sarete ricompensati, non appena saprà che mi avete accudita… O forse no, quando saprà che vi vergognavate di me…”

“Ti abbiamo protetto e tu sei un’ingrata se non l’hai capito! Sei viva e hai potuto studiare perché il ministero ignorava la tua esistenza!” esclamò Rodolphus. “Pensi che per noi sia stato bello o facile?”

“Blablabla, le solite parole! Sono stanca! Ciao, Lestrange, tra un po’ tolgo il disturbo così non sarai costretto a ricordarti di quando tua moglie ti tradiva con mio padre!”

Rodolphus portò la mano alla bacchetta, Alexandra fu più veloce e gli afferrò il polso. “Lasciala andare a dormire. Non sa di cosa parla.”

“L’hai voluto tu, Delphini, avresti potuto far parte del mondo magico, ma preferisci rimanerne ai margini,” disse Alexandra. Aveva sperato enormemente che Delphini potesse essere la figlia femmina che non era riuscita ad avere e aveva dovuto convivere con la delusione del continuo e ostinato rifiuto della ragazza.

“Io non nasconderò le mie origini per far parte di un mondo di vigliacchi imbalsamati! Io sono destinata alla grandezza come mio padre!”

Alexandra si morse il labbro e non rispose. Il Marchio Nero sul braccio era un ricordo lontano e in momenti come quello sembrava di risentirne il bruciore. Osservò la ragazza andare via e si avvicinò a Rodolphus, posò la testa contro il suo petto, sotto il cuore di lui batteva furiosamente per la rabbia, gli domandò: “Quando è successo?”

Suo marito le alzò il volto per osservarla negli occhi, le posò un bacio sulla fronte mentre la stringeva a sé e le domandò: “Che cosa?”

“Quando sono passata dall’essere la principessa nel suo e vissero per sempre felici e contenti alla matrigna che impedisce alla figliastra di andare al ballo?”

Rodolphus trattenne una risatina, cercò di consolarla: “Converrai che lei è tutto meno che una povera orfanella, e comunque, Cenerentola nella versione tradizionale uccide la madre, la matrigna e le sorellastre, non la sottovaluterei. Dobbiamo proteggere i nostri ragazzi.”

Alexandra annuì mentre seguiva il marito in camera da letto.

L’indomani lasciarono che Delphini raggiungesse Albus Severus Potter e le augurarono buona fortuna per la sua missione.

Qualche tempo dopo, quando Hermione Granger stava leggendo il verdetto di condanna nei confronti di Delphini Riddle, rea di aver cercato di riportare in vita l’Oscuro Signore, Alexandra provò sollievo e si disse che dopo una vita in cui aveva portato il marchio di Mangiamorte, poteva benissimo convivere con l’idea di essere la matrigna cattiva della favola di Delphini Riddle, ciò che importava di più era che i suoi ragazzi fossero salvi e che lei e Rodolphus sarebbero tornati a vivere felici e contenti.

 

 

 

-        Fine –

 

 

 

 

 

Note:

Ciao a tutti!

Questa storia nasce dal gioco di scrittura che ha indetto BlueBell su Facebook. C’è una lista infinita di prompt interessanti ma al momento sono riuscita a sviluppare questo: Alexandra/Rodolphus fiaba!AU.

Mi sono divertita a capovolgere la prospettiva della favola di Cenerentola e mi sono rifatta alle versioni tradizionali in cui Cenerentola è tutto meno che la povera orfanella che la Disney ci ha fatto conoscere, anzi, è molto brava a manipolare la gente e questo mi ha fatto pensare a Delphini Riddle.

Spero che vi sia piaciuta!

Un abbraccio,

Sev

   
 
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