Estraneo.
Che fai qui?
Estraneo, così ti riveli.
O forse lo sono io, adesso.
Sento palpitare emozioni aggrovigliate,
distaccate, cangianti.
Ed io ti vedo, sì,
miracolosamente in piedi,
dopo tutto questo,
senza pene,
senza scuse,
senza recite.
Ma sei estraneo,
sei una statuina di marmo,
un marchingegno,
una canzone del passato.
Allora, che fai qui?
Ho ponderato a lungo sul tuo viso,
non so perché m'appaia ancora,
calpesti le mie zolle,
percorra le mie inquietudini,
così trasparente, così nitido.
È tutto un gran disordine,
ed io voglio uscirne illesa.
Rassetta i tuoi movimenti,
i tuoi pensieri,
i tuoi vestiti.
Disinibito.
Sarò gentile, mio malgrado,
ti aprirò la porta,
sicché tu esca.
O, se ne avró il coraggio,
faró finta che le tue dita
mai abbiano sfiorato prima il mio cuore.
Estraneo. Perché sei qui?
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