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Autore: cioco_93    05/06/2021    1 recensioni
L'amore arriva quando meno te l'aspetti, anche quando la persona che scegli era l'ultima che avresti mai pensato di amare, ed era quello che era successo a Damon ed Elena. Due ragazzi, un amore che sapeva di eterno e poi una chiamata, che ha messo la parola fine a tutto, senza un reale motivo. Dieci anni dopo Elena scoprirà che non è facile dimenticare chi ti ha spezzato il cuore e che l’odio è pur sempre un sentimento, che può facilmente tornare a esser ciò che ti fa sentire viva. In una FF ispirata all'universo di Suits, tra cause legali e passione, una nuova storia Delena.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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5. A very big little World

27 Novembre 2008, Giorno del Ringraziamento, Casa Salvatore, Mystic Falls

Erano più di dieci minuti che Elena vagava per casa Salvatore alla ricerca di Damon.
Le loro famiglie erano sedute in salotto a chiacchierare del più e del meno, mentre lui era sparito oramai da più di tre quarti d’ora. L’aveva visto allontanarsi con Stefan, ma poi suo fratello era tornato, mentre di lui non c’era traccia.
Dopo lunghe ricerche comunque, lo trovò in giardino, seduto a fianco alle rose preferite di sua madre. Aveva lo sguardo assorto in chissà quali pensieri, e conoscendolo, questo non presagiva nulla di buono.
- Hej straniero – esordì Elena proclamando la sua presenza prima di sedersi accanto a lui.
- Ciao a te – disse lui accennando un leggero sorriso.
- I nostri padri si sono dati al Bourbon e tra poco scatta l’ora della sharada, c’è bisogno di te là dentro – l’informò lei gentile.
- Tra poco rientro, avevo bisogno di una boccata d’aria – replicò il ragazzo lasciandole un dolce bacio sulla guancia.
- Damon che succede.?? Lo vedo che c’è qualcosa che ti turba – gli fece notare la mora sinceramente preoccupata.
- Ho discusso con mio fratello – affermò il ragazzo con un pesante sospiro – ha capito che c’è qualcosa tra di noi e non ne è per niente felice – specificò a seguire cercando lo sguardo di lei.
- Innanzitutto tuo fratello non si doveva permettere. Sai che gli voglio un bene immenso, ma non vedo perché dovrebbe esser un problema il nostro stare insieme – ribatté Elena sinceramente arrabbiata dal comportamento di Stefan. Poteva vagamente capire se si fosse trattato di risentimento del fatto che non glie l’avessero detto, essendo che per ora avevano deciso di tenere la cosa tra loro per capire cosa stessero facendo prima di dirlo al mondo, ma non esser felice della loro unione le sembrava abbastanza assurdo.
- Dice che finirò per ferirti, e quello che mi fa più paura è che temo che possa avere ragione – le raccontò lui tornando a guardare le rose di fronte a se.
- Ascolta Damon, se non sei sicuro di noi…- tentò di riprende parola la ragazza, ma Damon la fermò immediatamente.
- Cosa.? Nono, fermati – disse il moro – Il mio aver paura di ferirti, è perché non me lo saprei mai perdonare. Noi non siamo un gioco. Tu…Tu sei la cosa più bella che mi sia mai potuta capitare. Tu sei l’unica cosa di cui sono certo in questo momento – le proclamò sincero prendendole le mani, ed Elena non poté che fiondarsi sulle sue morbide labbra, e fargli trasparire l’emozione che aveva provato a sentire a tali parole.
- In questa relazione siamo tu ed io. Nessun altro – gli disse lei con dolcezza poggiando la sua fronte sul quella di lui – Eh si, forse potrai farmi soffrire, ma non puoi scegliere di non soffrire a questo mondo però, puoi scegliere per chi soffrire, e a me piace la mia scelta* – concluse accarezzandogli il volto.
Damon le rubò un tenero, ma veloce bacio e finalmente decise di alzarsi.
Le porse la mano per aiutarla a rimettersi in piedi, e dopo di che si avviarono verso l’interno della casa.
Nessun fece caso che erano riapparsi insieme, ma sicuramente notaro quello che successe dopo.
Il moro infatti proclamò la loro presenza con un colpo di tosse, in modo da destare l’attenzione di tutti, per poi riprendere la mano della ragazza e proclamare – Comunque Elena ed io stiamo insieme – sotto sguardo incredulo di entrambe le loro famiglie.

Presente

A una settimana dalla mia fuorviante idea di esser ufficialmente l’associata di Damon, tutto stranamente andava a gonfie vele. Forse era dato dal fatto che non aveva avuto casi che richiedessero il mio aiuto e che quindi non avevamo avuto modo di passare nuovamente del tempo insieme, o forse perché la mia settimana era stata ricca di appuntamenti al buio tramite Tinder, che fortunatamente si erano rivelate delle ottime serate.
Ovviamente tutto questo era semplicemente dovuto dal fatto che ero una donna con una carriera impegnativa, che le lasciava poco tempo per una relazione, ma pur sempre una donna con delle esigenze da soddisfare. Questa però non era l’opinione di Caroline, che affibbiava questo mio comportamento, a una sorta di fuga dalla realtà, nella quale vedevo il mio ex fidanzato imminente alle nozze, tutti i giorni al lavoro.
Cercai di ignorare la sua opinione, ma il fatto che Bonnie e Stefan concordassero, sicuramente non fu d’aiuto.
Detto ciò, rimaneva il fatto che anche quella mattina non ebbi ragioni per non entrare con un bel sorriso stampato in faccia in studio.
- Tu non puoi capire chi c’è in ufficio oggi – mi accolse su di giri Lexi non appena uscì dall’ascensore.
- Brad Pitt.? Harry Styles.? Patrick Dempsey.? – domandai subito curiosa ed emozionata poggiandomi al desk della bionda.
- No, ok, vola più basso – mi ridimensionò lei seria – c’è uno dei cognati di Hayley nel suo ufficio – specificò riprendendo gli occhi a cuoricino – e se non sai di chi parlo, intendo uno dei fratelli Mikealson, ovvero tra le famiglie più ricche e influenti della città – aggiunse a modi spiegazione.
- Si, ho capito, ma continuo a non comprendere perché tu stia sbavando sulla tua scrivania – le feci notare divertita dal suo comportamento.
- Oh andiamo, gli hai mai visti anche solo in foto.?? Sono una famiglia di modelli, mi farei perfino la sorella – commentò incredula del mio poco interesse lei, ma non feci in tempo a controbattere, che qualcuno interruppe la nostra conversazione.
- Vedo che siamo in vena di chiacchiere stamane – disse Damon alle mie spalle. Era impossibile per me non riconoscere la sua voce.
- Ti hanno mai detto che è maleducazione interrompere due persone mentre hanno una conversazione privata.?- gli feci notare inacidita voltandomi nella sua direzione.
- Non definirei una conversazione “privata” quando l’affronti alla reception dello studio – ribatté il moro con un’alzata di spalle.
- Lo è se non è richiesta presenza di terzi – replicai indispettita.
- Dio Santo, stare in una stanza chiusa con voi due che battibeccate potrebbe esser una forma di tortura – ci richiamò dal nostro scambio di opinioni Lexi.
- C’è chi ha vissuto un’esperienza simile per anni e ne è uscito indenne, tranquilla - replicò divertito il ragazzo – Comunque tra 10 minuti in ufficio da me – aggiunse poi allontanandosi con il suo fare da sbruffone. A quanto pareva era arrivata l’ora di dover lavorare insieme, e io non ero più tanto certa della mia scelta.
- Scusami Elena, vuol dire che tu e Damon vi conoscete da anni.? – domandò riportandomi alla realtà la bionda. Non mi ero accorta che la frase del maggiore dei Salvatore potesse esser così’ velocemente intesa.
- Le nostre famiglie erano amiche dai tempi del liceo. Siamo cresciuti praticamente insieme lui ed io, ma ci siamo persi di vista per più di 10 anni – spiegai frettolosamente – ora però meglio che vada, aggiornami di che Mikealson si tratta e soprattutto se riesci a farci colpo – la presi poi in giro allontanandomi per deviare l’attenzione su di me. In verità sapevo bene che tutti i Mikealson erano fidanzati dai racconti di Caroline, ma mi sembrava un ottimo diversivo dal parlare del mio passato con Damon.
Mi sbrigai comunque a lascare tutti i miei averi alla mia scrivania, e in men che non si dica mi presentai nell’ufficio di Damon, quando, prima ancora di notare il giovane Salvatore, scorsi la figura di Klaus.
- Mi avevano avvisato che c’era un Mikealson per lo studio, ma non pensavo di avere tanta fortuna nel ritrovare te – esordì proclamando la mia presenza nell’ufficio - Non è un po’ presto per il bourbon.? – domandai poi divertita avvicinandomi al mio amico, che teneva già un bicchiere di quel prezioso liquido ambrato tra le mani.
- Non è mai presto quando si deve parlare di affari love – replicò divertito lui salutandomi con un plateale baciamano. Su alcune cose Klaus era davvero all’antica.
- Voi due vi conoscete.? – chiese a quel punto Damon, ricordandomi che fossimo nel suo ufficio.
- Tu pensa mio caro, la conosco perfino da prima di te – iniziò a spiegare il mio biondo amico – Ci siamo conosciuti a Yale e cosa più importante è una delle migliore amiche della mia stupenda fidanzata – aggiunse sorridendomi, ma qualcosa non mi quadrava.
- Aspetta, quindi la famosa Caroline di cui mi hai sempre parlato, è Caroline Forbes.?? – domandò sempre più stupito il ragazzo.
- Fermi tutti, voi due siete amici.?? – m’intromisi a quel punto confusa. Ma come diamine poteva esser.
- Dai tempi di Oxford Gilbert – mi precisò Klaus e io mi resi sempre più conto di quanto potesse esser piccolo il mondo. Com’è che nessuno si era accorto di questi assurdi legami.? Sapevo che nonostante gli anni, Damon era ancora riluttante ai social, i quali spesso aiutano a creare collegamenti tra chi conosce chi, ma tutto questo era comunque incredibile.
- Ma un attimo, com’è che tu conosci Caroline.?- domandò a quel punto stranito il mio amico rivolgendosi a Damon.
- Siamo cresciuti tutti insieme a Mystic Falls – cercai di tagliare corto io.
- Care era una delle migliori amiche di Elena e di mio fratello – specificò il moro.
- Immagino che parli di Stefan, il fratello anche dell’ex….oh – Klaus non concluse nemmeno la frase quando capì esattamente che legame avessi io con Damon. Non gli avevo mai dato un nome. Bonnie, Caroline ed io ci limitavamo a chiamarlo lo stronzo le rare volte che lo citavamo in qualche discorso, ma Klaus sapeva quello che era successo tra di noi. Una sera, verso la fine del secondo anno, quando il nostro astio si era affievolito e avevamo iniziato ad avere un rapporto casualmente stabile e perfino amichevole, ci ritrovammo in un bar ad affogare i nostri dispiaceri insieme e non so perché gli raccontai del mio cuore spezzato.
Mi aveva sempre dato man forte definendo il mio ex un grandissimo codardo, ma nessuno avrebbe mai pensato che loro potessero incontrarsi e diventare amici.
- Già…- sussurrò imbarazzato perfino Damon della situazione.
- Bene, che ne dite di cambiare argomento.? Hai detto che sei qui per affari.? – tentai di riportare la conversazione su piani lavorativi, accomodandomi sul divano.
- Si esatto, a cosa ti serviamo – mi seguì immediatamente a ruota il moro, sedendosi su una poltrona. Klaus era nettamente perplesso della situazione, ma decise momentaneamente di lasciar perdere e finalmente concentrarsi sul reale motivo della sua visita.

Il colloquio con Klaus durò circa un’ora. Ci spiegò di come temesse ci fossero dei membri del Board probabilmente ancorati a degli ideali piuttosto misogini, ma soprattutto di come sospettasse che gli stessi fossero immischiati con dei casi di molestie sessuali sul lavoro. Voleva vederci chiaro e nel caso ovviamente licenziarli, ma questo non era possibile senza delle prove tangibili in mano. Ci diede dei nomi, di alcune dipendenti che avevano lasciato il posto di lavoro senza reale motivo ed altre che guarda caso erano andate via in concomitanza con la maternità. Non era un caso semplice, ma sia Damon che io eravamo indignati dal tema e pronti a capirne di più e nel caso far saltare qualche testa. In più entrambi avevamo un legame con Klaus, e non volevamo deluderlo.
Rientrai nel mio ufficio per le 11.00, in modo da iniziare a studiare qualche fascicolo dei soggetti indagati, quando dopo una decina di minuti venni interrotta dallo stesso Klaus.
- Ora capisco i mezzi commenti di Care sul fatto che avessi perso il nume della ragione – esordì sedendosi alla mia scrivania – di preciso com’è successo che tu abbia deciso di esser l’associata del tuo ex.? – domandò a seguire guardandomi davvero perplesso.
- Sinceramente.? Me lo sto chiedendo anch’io – replicai con un mezzo sorriso – Quando me l’ha chiesto dopo la class action, ero stata immediatamente categorica che questo non sarebbe mai successo, ma un’ora dopo gli dicevo di si – raccontai dandomi della stupida da sola.
- Elena… non sarò io a giudicare le tue scelte, conoscendo la mia fidanzata ci avrà già pensato lei – iniziò facendomi sorridere – Non ti chiederò se sei sicura, perché è chiaro che non lo sei, ma stai attenta. Hai passato 10 anni a odiarlo, ma l’odio è pur sempre un sentimento e lui…- continuò nel suo discorso.
- … e lui si sta per sposare – continuai per il ragazzo – Per un mese abbiamo collaborato sul caso della class action. È stata dura, ma siamo riusciti a svolgere un ottimo lavoro, collaborando e mantenendo tutto sul professionale. Ci farò l’abitudine, andrà bene – cercai di convincerlo, ma la verità era che stavo cercando più che altro a convincere me stessa. Klaus non rispose, mi diede uno dei suoi soliti sguardi da “mi raccomando, non fare cazzate” e si alzò per avviarsi alla porta.
- Fammi sapere se ci sono novità, ci vediamo domani sera a cena – affermò prima di uscire.
- A domani – replicai con un tenue sorriso, e finalmente mi rimisi al lavoro.

Lo stesso giorno Damon ed io eravamo andati a parlare con le donne segnalateci da Klaus. Erano incredule che il direttore operativo dell’azienda si fosse accorto della questione, e senza indugi ci confermarono quello che Klaus sospettava. Dissero di non avere sporto denuncia per paura di non esser credute o di esser rovinate, essendo che i soggetti che avevano cercato di abusare di loro o che comunque avevano fatto avance esplicite in cambio di promozioni erano membri del Board. Inoltre, erano le stesse persone che avevano sciolto i contratti di 5 donne una volta che erano rimaste incinta, inventando motivi futili per un licenziamento per giusta causa.
Io ero scioccata. Com’era possibile che nel 2021 fosse ancora così difficile per una donna arrivare a posizioni di potere per pura e semplice meritocrazia.?
- Non sei tu a esser fortunata, sono loro a esser state sfortunate. È diverso – affermò d’un tratto Damon distogliendomi dai miei pensieri. Dopo gli incontri ci eravamo fermati nel suo ufficio e da qualche ora cercavamo di organizzare i colloqui per le deposizioni, le informazioni ricevute, eccetera.
- Come fai a sapere cosa penso.? – replicai immediatamente sospettosa per come avesse immediatamente colpito nel segno.
- Perché che ti piaccia o meno, ti conosco e ribadisco: quello che sei oggi te lo sei faticato, e sei arrivata fino a qua per merito, non per fortuna. Loro invece si possono considerare sfortunate ad avere incontrato sulla propria strada dei pezzi di merda – mi spiegò con un dolce sorriso.
- Hai ragione, ma…- cercai di rispondergli io, quando il suo cellulare iniziò a suonare. Fece per ignorarlo, ma li feci cenno di non preoccuparsi e risponde.
- Merda è tardissimo – commentò prima di iniziare la chiamata – Hai ragione, lo so, non ho visto l’ora – disse immediatamente a modi scusa – Voi iniziate, prometto di arrivare massimo per il secondo – continuò grattandosi la nuca nervosamente – ripeto, mi dispiace, arrivo – aggiunse in conclusione e immediatamente cercò il mio sguardo.
- Scusa Elena, non ho proprio visto l’ora e devo raggiungere delle persone a cena – iniziò a scusarsi imbarazzato.
- Vai tranquillo, posso finire io, tu raggiungi pure la tua fidanzata – replicai senza davvero pensare a cosa avessi appena detto, tanto che in men che non si dica mi ritrovai gli occhi sgranati del ragazzo addosso.
- Io te l’avrei detto, prima o poi, ma…- provò a giustificarsi, ma lo interruppi velocemente.
- Sono stata io a rendere chiara la cosa che non avremmo dovuto parlare o fare riferimenti al nostro personale. Non era dovuto che lo sapessi, non era dovuto che tu me lo dicessi – ribattei immediatamente.
- Klaus.? – domandò a quel punto scocciato.
- Mora, alta, carnagione scusa… una volta la definivi la tua migliore amica, poi l’hai abbandonata con una lettera – risposi incattivita cercando il suo sguardo. Non so perché, ma mi venne naturale.
- Bonnie…- sussurrò lui incredulo.
- Già… a quanto pare il suo mentore è il tuo futuro suocero – specificai ritornando a occuparmi dei documenti – credo che sia meglio che tu vada o non arriverai mai entro il secondo – aggiunsi cercando di calmare il nervosismo che stava pervadendo il mio corpo. Damon non rispose, semplicemente prese la sua giacca e si avviò all’uscita.
- Vai a casa, possiamo finire anche domani mattina. Buona serata – disse solo prima di andarsene e finalmente rimasi da sola. Non so cosa mi fosse successo, sapevo solo che nonostante sapessi che Damon fosse prossimo all’altare, saperlo effettivamente con lei mi fece male al cuore e l’unica cosa che volessi fare era scoppiare a piangere, e così feci.

La mattina seguente ero più simile a uno zombie che a una donna in carriera.
Alla fine avevo ascoltato il consiglio di Damon: finito di piangere come una scema, avevo raccolto tutti i documenti ed ero andata via dallo studio, ma non ero immediatamente tornata a casa. In primis mi ero fiondata nel primo bar nei dintorni, in secondo luogo avevo aperto l’app di tinder e mi ero fatta raggiungere da tale Liam. Un bel ragazzo, anche simpatico di quel potevo ricordare, ma diciamo che gli shot di tequila avevano cancellato tre quarti dell’appuntamento. L’unica cosa di cui ero certa e che non ero rientrata da sola a casa.
Insomma, non una serata da signore. Mi ero svegliata con la vocina di Caroline in testa che mi ripeteva che il mio uscire con ragazzi a caso era per evitare di pensare a Damon, e per la prima volta da giorni le diedi effettivamente ragione, anche se non glie l’avrei mai ammesso.
- Wow, sembra che ti abbia investito un camion stamane – commentò Lexi non appena mi vide arrivare.
- Ti prego, non infierire. Sono già al terzo caffè e due aspirine – replicai evitando di togliere gli occhiali da sole.
- Vai nel tuo ufficio, 5 minuti e sono da te con un rimedio di mia invenzione – affermò divertita.
- Qualsiasi cosa pur di farmi passare questo mal di testa – dissi sorridendole grata – piuttosto dimmi che Damon non è ancora arrivato – aggiunsi poi seriamente preoccupata.
- Si, ma è uscito per un caffè con Alaric, il che vuol dire che non rientreranno prima delle 10. Hai tutto il tempo per sembrare un po’ più Elena e un po’ meno morto vivente – mi rassicurò con tanto di occhiolino.
- Sei la mia salvatrice – proclamai con un sospiro di sollievo. Ci mancava solo farmi trovare così da lui, soprattutto essendo che era la causa della mia pessima serata.
- Vero, per questo mi devi ancora qualche spiegazione su te e Salvatore – mi fece notare immediatamente lei.
- Quando mi passa il mal di testa, giuro – replicai scappando nel mio ufficio.
Arrivata alla scrivania feci partire la segreteria telefonica, e quasi non sobbalzai a sentire la voce squillante di Caroline che mi ricordava la cena di quella sera, non che festa a sorpresa per il compleanno di Enzo, nel suo locale preferito, il The River Café a Brooklyn.
Scrissi un messaggio sulla nostra chat di gruppo, dove ribadivo per l’ennesima volta che non sarei mancata e che sarei stata puntuale e nel mentre apparve Lexi con il suo beverone magico.
Non scoprì mai cosa ci avesse messo, ma fatto sta che entro il ritorno di Damon in ufficio io ero una donna rinata.
L’uomo ovviamente non tardò a chiamarmi per raggiungerlo, in modo da poter finire le ultime documentazioni del giorno prima e a seguire ci mettemmo seriamente al lavoro.
Nessuno disse nulla su come ci eravamo salutati in modo strano la sera prima, e come al solito, anche se tra una battuta e l’altra, eravamo riusciti a rimanere solo e sempre sull’ambito professionale. Odiavo il fatto che mi piacesse così tanto lavorare con lui. Non fossimo stati così dannatamente bravi insieme e in sintonia, quella cavolo di situazione non sarebbe più capitata dopo la class action.
Nonostante tutto però, riuscì a scappare dallo studio per le 18, passare da casa a sistemarmi ed esser puntuale al ristorante alle 20.00.
- Wowo, Elena Gilbert puntuale, senza nessuna scusa di lavoro, questa si che è un miracolo – mi prese in giro Caroline non appena scesi dal taxi.
- Contando che sta lavorando per me, io non ne sono così entusiasta – replicò invece fingendosi preoccupato Klaus.
- Mikealson non ti preoccupare, abbiamo tutto sotto controllo, ti spiegherò domani pomeriggio, oggi godiamoci la festa – gli risposi immediatamente avviandoci all’interno del locale.
- Avete sotto controllo anche i vostri litigi.? – domandò pungente la mia bionda amica, riferendosi ovviamente a Damon e me. Era ovviamente a conoscenza della mia sfuriata di una settimana prima.
- Si, anche quello – replicai guardandola severa – ma come ho detto, oggi pensiamo a festeggiare. Chi manca oltre a Bonnie e l’uomo del giorno.? – chiesi a seguire per sviare l’argomento.
- Nessuno. Noi stavamo aspettando te, ma gli altri 3 amici di Enzo sono già al tavolo ad aspettarci – rispose prontamente il biondo, mentre ci avviavamo al desk d’entrata.
L’uomo all’ingresso fu cordiale e ci indicò il nostro tavolo, ma io quasi non ebbi un infarto, quando notai, che al tavolo affianco a quello a noi disegnato, come se il destino volessi punirmi, c’era lui: Damon, accompagnato da una donna bellissima, che fu facile da intuire avesse il nome di Rose, la sua futura sposa.

* Frase tratta da Colpa delle stelle

Buongiorno a tutti.!!
Eccomi qui con un nuovo capitoletto. Allora partiamo dal principio: è arrivato il momento per i nostri Delena di alavorare nuovamente insieme, e per quanto per ora sembrano gestire la cosa, vi asicuro che ci vorrà poco per fargli scattare entrambi e diciamo incasinare le cose.
Ma questo lo scoprirete nei capitoli a seguire. Partiamo dal fatto che il mondo è piccolo, e quindi Klaus non è a quanto pare solo il fidanzato di Care e un'amico di Elena, ma conosce bene anche il giovane Salvatore. So che sembra assurdo che nessuno si sia mai accorto di niente, ma come ho voluto sottilineare Damon non è presente sui sociale, e fidatevi, questo fa tanto. Ricorderei inoltre che fino qualche mese fa il ragazzo era a Londra, quindi lontano dalla vita sociale di New York. Ripeto, sembra strano, ma fidatevi io nelle ultime settimane ho scoperto di avere delle gigantesche amicizie in comune con il mio capo e nessuno si era mai accorto di niente (e siamo pure tutti in possesso di instagram e altri social).
Detto ciò Damon ha tirato fuori l'argomento matrimonio (più o meno) e la nostra Elena, sempre più conscia del fatto, non l'ha presa per niente bene. Vorrei sottolineare la frase di Klaus "l'odio è pur sempre un sentimento" e con il tempo Elena scoprirà quali sono le sfaccettature di questa frase. Vi avviso, non crediate che il nome di Liam sia spuntato lì per caso. Non subito, ma sarà anche lui un personaggio che a una certa avrà un senso (purtroppo ahahha) nella storia. 
Mercoledì invece daremo voce finalmente alla nostra Rose, non che futura sposa di Damon, e scopriremo dei particolari molto interessanti.
Ora vi lascio e spero che il capitoletto vi sia piaciuto.!!
Un grosso bacio
A.

 
  
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