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Autore: MaryFangirl    07/06/2021    1 recensioni
Kaede Rukawa riflette sulle relazioni e sulla propria natura apatica, che considera come un principio secondo cui vivere: dopo due anni, si ritrova su un aereo diretto a Kanagawa.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Haruko Akagi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Shohoku – Secondo anno
 
L'estate in giugno era insolitamente spietata a causa del caldo afoso e dell'umidità soffocante. Il cielo notturno era un baldacchino d'inchiostro scuro punteggiato solo da poche stelle, mentre solo poche ore prima era stato un azzurro giorno estivo. L'aria era particolarmente umida, il che rendeva leggermente più difficile focalizzarsi, ma non era niente di impossibile. Dopo l'ultimo tiro a canestro, Kaede respirava pesantemente, passandosi l'asciugamano sulla faccia zuppa di sudore. Fermandosi un momento per riprendere fiato, fissò il cielo silenzioso: una sfumatura viola ametista e blu avvolgeva l'atmosfera, creando uno scenario mozzafiato. Kaede sorrise leggermente al cielo notturno, pregando silenziosamente per la buona fortuna del futuro. Non era estremamente religioso: faceva in modo di lavorare sodo ogni giorno, ma un aiuto extra non sarebbe stato male.
 
Con la coda dell'occhio notò apparire una macchia rossa. Kaede si voltò e vide una figura familiare che camminava verso il campetto con un'andatura insolitamente depressa. Il corpo accasciato, la sua espressione era ermetica e lo sguardo fisso sui piedi. Senza pensarci troppo, Kaede gli si avvicinò, fermandosi proprio di fronte a lui.
 
“Perché sei vestito così, doaho?”
 
“Rukawa! Che ci fai qui?”
 
Il volto di Sakuragi era un misto di tristezza e sconfitta, diverso dalla sua solita personalità focosa.
 
Doveva esserci qualcosa di eccitante nell'amore che Kaede non aveva ancora capito. Doveva esserci dato che tutti sembravano impazzire all'idea di avere una persona importante, come fosse l'unica cosa per cui valesse vivere. O almeno era quello che tutti credevano, una versione idealizzata dell'amore. Sebbene non fosse il migliore a esprimere le emozioni, Kaede non era inesperto. Si dilettava nel regno degli appuntamenti: non era purtroppo qualcosa che trovava elettrizzanti. Baciarsi, tenersi per mano, si trattava di scintille ma non duravano mai. Eppure in fondo pensava che l'idea di innamorarsi fosse fantastica. Forse un giorno si sarebbe sentito completamente infatuato di qualcuno, qualcuno che avrebbe reso il suo mondo più luminoso, migliore, e fatto battere più velocemente il suo cuore. O forse no. Per una persona espressivamente inetta come Kaede, poteva sembrare improbabile. Se ciò era destinato ad accadere, chi era lui per andare contro il fato?
 
“A volte vorrei che ci scambiassimo i ruoli” disse Sakuragi in un basso sussurro. “Solo per sapere come ci si sente ad essere popolari” continuò.
 
Eccolo di nuovo, a parlare di 'e se'. Era diventato così frequente che Kaede si infastidiva a sentirlo. Aveva ormai inculcata l'idea che l'unica cosa che Sakuragi voleva era guadagnarsi un po' di affetto da ragazze superficiali per provare il suo valore. Kaede ne era stufo, stufo di tutte le lamentele. Soprattutto perché gli lasciava una sensazione acida nello stomaco, non sapeva perché ma non gli piaceva. Kaede respirò pesantemente, appoggiandosi al muro.
 
“Se ti facessi vivere l'esperienza, smetteresti di parlarne?” disse con tono piatto. Era snervante quanto la domanda fosse uscita con disinvoltura. Dopo lo shock, l'atmosfera si fece subito pesante e l'attesa si impossessò di loro. Il nervosismo peggiorò solo a causa della rovente notte estiva. Ogni centimetro in meno li rendeva irrequieti, il respiro solleticava la pelle. Hanamichi deglutì a fatica a quella sensazione, rendendosi conto che quella non era la migliore delle idee. Ma la curiosità ebbe la meglio su di lui e, prima che potesse fermarsi, guardò Kaede con gli occhi socchiusi, osservando i suoi bei lineamenti. Era ingiusto quanto Rukawa fosse sempre calmo, anche mentre la sua bocca si appoggiava su quella del suo compagno di squadra.
 
Non appena la sensazione fu reale, il primo a reagire fu Hanamichi. Il suo corpo sobbalzò, in allerta, e i suoi sensi si intensificarono al contatto. Le labbra si trovarono insieme facilmente, un tocco, un bacio, niente di insistente eppure Hanamichi sentì la propria testa girare. Kaede era sorpreso dalla rapidità con il ragazzo cedeva. Dopo avergli detto di non chiudere gli occhi, lui lo fece comunque senza rendersene conto. Kaede sorrise contro le sue labbra: era adorabile quanto Sakuragi stesse prendendo la cosa sul serio.
 
Senza preavviso, Hanamichi premette più forte contro Kaede, le loro labbra ora ferme l'una sull'altra. Sorpreso, Kaede sbatté le palpebre, per una volta colto di sprovvista. Una mano vagò tra i suoi capelli, pettinandoli leggermente. Hanamichi pressò il suo corpo contro Kaede mentre le loro labbra iniziavano a muoversi piano. Cedendo, Kaede emise un involontario gemito che sembrò rompere l'incantesimo. Hanamichi si fermò e i suoi occhi si spalancarono per l'orrore di fronte all'imbarazzante situazione. Spezzando immediatamente il bacio, Hanamichi si allontanò da Kaede, lasciando il vuoto tra di loro. Le sue guance ardevano, rosse, mentre si schiariva la gola e si scusava.
 
“Ora la smetterai di parlarne?” fu tutto ciò che Kaede poté dire, apparendo imperturbabile come al solito. Ma la tinta rossa sulle sue guance indicava diversamente.
 
Col senno di poi, Kaede avrebbe dovuto badare ai fatti suoi e lasciar perdere. Ma non l'aveva fatto, e ora non sapeva come far rallentare il suo cuore.
 
 
 
Sembrava esserci un lato di Hanamichi che Kaede notò ed era diverso da quello del solito individuo rumoroso, fastidioso e arrogante. Certo, manteneva ancora tutte quelle caratteristiche, ma a volte si riusciva ad avere uno scorcio del genuino, ingenuo e innocente Hanamichi.
Hanamichi Sakuragi era, in ogni caso, un paradosso, una persona complicata. Per quanto si dimostrasse stupidamente fiducioso in se stesso, le sue insicurezze venivano fuori.
 
Con il passare dei mesi, Kaede diventò capace di tollerare le minacce a vuoto e gli scontri spontanei; non portavano mai a niente in ogni caso. Tuttavia, sempre più Kaede si sentiva irritato dal rossino. Era abituato alle buffonate di Hanamichi abbastanza da trovarle divertenti anche se frustranti, ma c'era qualcosa in lui che rimaneva irrequieto. Hanamichi lo aveva dichiarato un rivale ed era una cosa stupida dato che erano nella stessa squadra, quella rivalità unilaterale era semplicemente fuori luogo e Kaede aveva pensato che ignorarlo fosse la cosa migliore. Non aveva mai visto nessuno così ridicolo e devoto, così arrogante ma allo stesso tempo fragile. Non sapeva perché ma lo trovava in qualche modo interessante. C'era innocenza in quella personalità focosa; qualcosa che non molte persone vedevano. Ma Kaede sì, era solo un accenno, ma c'era.
 
Rimaneva comunque un idiota.
 
La prima volta in cui Kaede si rese conto di segnali preoccupanti fu quando iniziò a notare di più la presenza di Sakuragi, più del solito. Litigavano maggiormente e Kaede ribatteva aspramente più volte.
 
“Doaho! Concentrati!” lo fulminò.
 
“Fatti gli affari tuoi, kitsune!” rispose Hanamichi.
 
Andò così per un po'. Anche se Kaede non riusciva a capire per sempre, succedeva sempre quando non riusciva a ottenere la sua attenzione.
 
Se avessero chiesto a Kaede in che momento la sua opinione su Hanamichi era cambiata, avrebbe risposto che era successo quando aveva notato la sincerità nascosta che Hanamichi custodiva segretamente. Non fu di aiuto lo scambio di quel bacio, anche se educativo, tuttavia Kaede non riusciva a toglierselo dalla testa. Le conseguenze del bacio furono sorprendentemente pesanti perché quella notte tornò a casa distratto ed esausto, la sua mente deconcentrata e fissa su quel momento. Era buffo, Kaede era sicuro di non essere il tipo da preoccuparsi di qualcosa di così banale, ma forse anche i migliori cadevano a volte.
 
Non c'erano molte cose che Kaede riusciva ad ammirare in una persona senza essere almeno un po' scettico. Era un difetto, o un meccanismo di difesa, o entrambi. Kaede aveva imparato presto che il modo è crudele, le persone si aspettano sempre qualcosa ed è meglio essere autosufficienti che dipendenti. Non era diffidente, solo che aveva delle riserve su ciò che gli altri dicevano e intendevano. A volte, rimanevano due cose separate. Per Kaede, le parole erano quasi inutili a meno che non fossero supportate dalle azioni.
 
Quindi fu una sorpresa apprendere che si faceva distrarre proprio da Hanamichi Sakuragi. Kaede ebbe un'espressione sconvolta nel rendersi conto dell'ironia della situazione.
 
Il problema era che si trattava di qualcosa per cui non era preparato. Provò a rifiutare l'idea, ma più lo faceva, più diventava difficile. Un altro problema era che Kaede sembrò sviluppare una brama per l'attenzione di Sakuragi. Interveniva sottilmente in ogni situazione stupida o commentava con indifferenza le sue buffonate solo per ottenere una reazione dal rossino. Tuttavia, si accorse di come Sakuragi si comportava diversamente con lui. Osservò il modo in cui distoglieva lo sguardo, rifiutandosi di mantenere un contatto visivo più lungo e la maniera in cui agiva, leggermente tesa quando c'era lui, come se fosse stata l'ultima persona con cui voleva interagire. Kaede fece del suo meglio per fare lo stesso, ricordandosi che l'ultima cosa di cui aveva bisogno era una distrazione.
 
 
 
Innamorarsi è un processo, una montagna russa di emozioni in cui ci si sente incerti riguardo a quel sentimento ma rassicurati ogni volta che si vede quella persona. È follia e cura, chiarezza e confusione.
 
Il momento in cui tutto iniziò ad avere un senso fu quando si rese conto che forse c'era qualcosa di più a parte l'irritazione. Non trovava nessuna ragione per cui avrebbe dovuto pensare a Sakuragi come a qualcosa di più, ma sarebbe riuscito ad accettare quei sentimenti.
 
Cercò di ignorarlo, ma il battito sordo del suo cuore non si sarebbe fermato. Ci provò ma l'innegabile sensazione che avvertiva istintivamente gli diceva di ammetterlo.
 
Kaede sospirò stancamente, esasperato da quella sensazione, come se niente avesse un senso. Cercò di capire i motivi per cui si sentiva così, facendo del suo meglio per considerare i modi in cui Sakuragi lo influenzava. Più vedeva Sakuragi, più era irritato. Perché lui, tra tutti? C'erano altre persone più straordinarie, talentuose e di bell'aspetto là fuori e l'unica a cui pensava era Hanamichi Sakuragi. O aveva standard davvero bassi, o...
 
“Haruko!” Hanamichi chiamò la minuta ragazza, il viso raggiante di gioia.
 
“Sakuragi” sorrise lei. “Oh, non ti avevo visto. Ti allenavi qui da solo?”

Hanamichi annuì, le guance tinte di rosso. Kaede era in piedi vicino alla porta e guardava i due.
 
“Cercavi qualcuno?”

“Ah” le gote di Haruko arrossirono a quella domanda. “Mi stavo solo...chiedendo se Rukawa fosse qui” continuò, reggendo un pacchetto contro il petto.
 
“Oh” fece Hanamichi, un accenno di delusione nella voce. Asciugandosi il sudore che gocciolava da un lato della fronte, respirò pesantemente.
 
Notando il suo broncio, Haruko alzò le sopracciglia. “Ti va di cenare insieme?”
Hanamichi si illuminò all'istante, annuendo vigorosamente. La sua espressione cupa divenne subito allegra.
 
Divertita, Haruko ridacchiò. “Ti aspetto qui mentre ti cambi” fece sedendosi sulle panchine.
 
Hanamichi si rianimò, un ampio sorriso stampato in faccia e l'entusiasmo che gli ribolliva in petto.
 
Non appena entrò negli spogliatoi, vide Rukawa seduto sulla lunga panchina di fronte agli armadietti, le mani sui lacci delle scarpe.
 
“Sei ancora qui?” la voce di Hanamichi era sulla difensiva ricordando come Haruko lo stesse cercando. Kaede non gli prestò attenzione, decidendo che le stringhe gli stessero dando già abbastanza problemi.
 
Hanamichi si diresse verso il suo armadietto che casualmente era accanto a Rukawa. “Continuo a pensare che sia ingiusto che tu abbia tutta questa popolarità senza aver mai sorriso a una ragazza”

Kaede rimase in silenzio.
 
“L'altra sera...quando qui...insomma, hai detto di avere esperienza...” Hanamichi balbettò leggermente, “Se hai qualche consiglio...vado a cena con Haruko, quindi mi chiedevo se...”

Kaede sospirò e si alzò, afferrando il borsone accanto a sé.
 
“Avevi detto che avresti smesso di parlarne” replicò, le sopracciglia aggrottate e lo sguardo fisso su Hanamichi. Questi incontrò i suoi occhi per un attimo prima di distogliere lo sguardo.
 
“Stavo solo...”

“Perché insegui sempre persone che non ti apprezzano?”
 
Sorpreso dall'improvvisa serietà, Kaede si morse il labbro e spostò lo sguardo sul pavimento, evitando la reazione del rossino. L'atmosfera si fece pesante e imbarazzante, entrambi erano sorpresi dall'improvvisa irritazione che serpeggiava tra loro.
 
“Perché ti interessa tanto?”

“Non mi interessa” rispose Kaede, “è patetico” disse prima di potersi fermare. Sorprendentemente, la replica non giunse e solo il silenzio si allungò tra loro. Kaede gli lanciò un'occhiata, aspettandosi un ringhio, un'occhiataccia, trambusto, qualsiasi cosa, ma incontrò solo due occhi feriti. Hanamichi era sbiancato, gli occhi bassi e le labbra schiacciate. Kaede sentì il proprio cuore sguazzare nel senso di colpa. Con il rimorso che lo rodeva, si voltò in silenzio verso l'armadietto fingendo di mettere altre cose nella borsa.
 
“È meglio se ti sbrighi, ti sta aspettando” fu tutto ciò che Kaede disse per alleviare la tensione. Senza perdere altro tempo, Hanamichi chiuse l'armadietto e si soffermò per un attimo. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma cambiò rapidamente idea andandosene.
 
“Doaho” lo chiamò Kaede. Hanamichi si voltò, aspettandosi un'altra rispostaccia. Kaede spostò gli occhi altrove, sospirando leggermente prima di dire: “...sii te stesso”. Colto alla sprovvista dal cambio di tono, Hanamichi annuì leggermente prima di allontanarsi, lasciando Kaede a riflettere da solo nello spogliatoio vuoto. La sua presa sulla piccola porta di metallo si rafforzò, e si maledisse per la propria aggressività fuori luogo. Non aveva voluto essere meschino, ma non riusciva a controllare l'irritazione. Un'ondata di amarezza lo investiva al pensiero di Sakuragi solo con una ragazza. Poteva immaginare il sorriso sciocco e l'espressione stupida sul suo viso fin troppo chiaramente.
 
Kaede sospirò, arrendendosi all'improvviso sentimento di invidia. Stava diventando una seccatura.
 
 
 
Ci volle un secondo, un momento perché tutto si aprisse. Bastò una volta a Kaede per agire in base ai suoi sentimenti, un breve momento fragile. Qualcosa nella prepotente pressione dovuta al dover seppellire quell'inutile sensazione faceva sentire Kaede particolarmente vulnerabile.
 
Era stata una partita stressante e Sakuragi e Rukawa erano gli ultimi rimasti in palestra, incaricati di ripulire l'attrezzatura. L'atmosfera era sorprendentemente leggere e amichevole tra loro. Si sentiva la risata accesa di Hanamichi che echeggiava nei corridoi.
 
“Neanche tu sei stato male” sorrise Hanamichi, l'espressione gentile. “La tua abilità nell'aiutare la squadra è fantastica” continuò. Kaede gli gettò un'occhiata, cercando un qualsiasi segno di derisione o sarcasmo, ma non ne trovò.
 
“Insomma, sei riuscito a eseguire l'ultimo canestro. È stato figo”, c'era ammirazione nella sua voce.
 
Kaede rimase in silenzio, sforzandosi di ignorare il formicolio al cuore.
 
“Qualcosa non va, kitsune? Sembri teso” chiese Hanamichi, avvicinandosi. Kaede deglutì, batté le palpebre, tutto in lui gli urlava di ignorarlo e andare via. Lanciò un'altra occhiata al rossino, notando quanto fosse vicino ora. Prima di potersi fermare, afferrò il braccio di Sakuragi, facendolo girare contro il solido muro.
 
“Ehi, Rukawa...”

Prima che Hanamichi potesse reagire, Kaede premette le labbra contro quelle screpolate di Hanamichi. Iniziò come un bacetto, solo un tocco, ma gradualmente insistette, muovendo leggermente le labbra, avido di avere di più. La mano di Sakuragi minacciava di spingerlo via, ma Kaede rafforzò la presa su di lui. L'impeto del momento stordì Hanamichi e, prima di rendersene conto, si ritrovò a cedere al bacio, approfondendolo ulteriormente. Quando Kaede finalmente si separò, lo fece dolcemente e lentamente, come se stesse assaporando ogni minima sensazione.
 
“Che stai facendo?” sussurrò Hanamichi, la voce uscì roca e ansimante.
 
“Non va bene?”

“Sei impazzito?” disse Hanamichi, le guance rosse. Si guardarono, incerti su come dare senso all'attuale situazione. Kaede si morse il labbro, i suoi occhi non lasciarono mai Hanamichi. Osservò gli occhi nocciola che lo studiavano e tutto ciò che Rukawa riuscì a pensare era quanto fosse attraente il colore marrone.
 
Le labbra di Hanamichi si aprirono, fissando interrogativamente l'altro.
 
“Non va bene se mi piaci?”, era più una domanda a se stesso, ma le parole gli sfuggirono senza che se ne accorgesse. Era una domanda che si poneva sempre e ora, in quel momento fragile, cercava disperatamente una risposta. Andava bene o no?
 
Gli occhi di Hanamichi si spalancarono insieme alla sua bocca. “Cosa?!” esclamò, sobbalzando. “Ti piaccio?! Ma...tu...cioè-” balbettò, cercando con angoscia una replica. “Ma sono un ragazzo” borbottò piano.
 
“Così sembra” Kaede incrociò le braccia contro il petto.
 
“Non è-”
 
Gli occhi spalancati di Hanamichi fissarono quelli di Kaede, lasciando apparire confusione e incertezza. Kaede inarcò le sopracciglia, mantenendo lo sguardo fisso.
 
“Non puoi-” Hanamichi si interruppe. “Sono un ragazzo!” ripeté, la voce ancora bassa.
 
“Che importanza ha?” chiese Kaede. “In che modo è diverso con le ragazze?”

“Certo che è diverso!” esclamò subito Hanamichi. “Cioè...insomma, non possiamo fare questa cosa! Non va bene!”

“È quello che pensi davvero?” chiese Kaede, la voce grondante disprezzo. Hanamichi non rispose e Kaede sentì il cuore stringersi in petto, rendendosi conto che agire in base all'istinto e ai sentimenti forse non era la cosa più intelligente da fare. Faceva più male di quanto si aspettasse. A cosa stava pensando? Perché era stato così avventato?
 
Kaede strinse il pugno. “Hai ragione, dimentichiamo tutto”

“Rukawa, aspetta!” Hanamichi afferrò il polso di Kaede, ma lui si divincolò immediatamente.
 
“Se vuoi continuare a correre dietro a persone che non ricambiano i tuoi sentimenti, fa' pure” il tono era un po' più amaro del solito, ma Kaede era troppo frustrato per preoccuparsene. Kaede guardò Hanamichi seriamente: “Per come la vedo io, i sentimenti sono sentimenti. Il genere non m'interessa. Ma se è così importante per te, farò in modo che...tu non mi piaccia più” il suo sguardo era sul pavimento, voltò le spalle ad Hanamichi e si allontanò.
 
Hanamichi osservò Kaede scomparire. Rimase lì, solo con i suoi pensieri, elaborando il peso di quella situazione. Le sue guance arrossirono al pensiero delle labbra di Kaede che sfioravano le sue e lui che si arrendeva al bacio, desiderando segretamente di più. Avvertì il proprio cuore battere più forte ricordando la sincerità negli occhi di Kaede. Kaede Rukawa aveva appena ammesso che lui gli piaceva. Era tutto vero?
 
 
 
C'erano stati pochissimi casi in cui i sentimenti di Hanamichi erano stati ricambiati. Ok, forse meno che pochissimi. Ma non aveva mai portato a nulla perché dopo la prima settimana lei era passata oltre o si era sentita troppo imbarazzata per continuare a voler stare con lui.
 
Poteva ammetterlo, non era stato una grande persona in passato. La sua vita era stata consumata dalle risse. Era l'unica cosa in cui era davvero bravo e che gli dava uno scopo. Dopo la morte dei suoi genitori, la vita in gang lo aveva consumato di più. L'unica cosa che lo aveva tenuto con i piedi per terra erano stati suoi amici, in particolare Yohei, sempre presente fin dall'inizio. Senza nessuno intorno, non aveva trovato molti motivi per badare a tutte le cose a cui solitamente gli altri ambivano. In fondo però, lo aveva desiderato, aveva voluto che gli importasse. Nel vedere gli altri così pieni di propositi, con la felicità impressa sui volti e una luce negli occhi, come se fossero le persone più fortunate al mondo, così contente della vita, Hanamichi aveva solo potuto desiderare di trovare la stessa cosa un giorno. Prima o poi.
 
Tutte le persone che gli erano piaciute lo avevano rifiutato. Era sempre stato così.
 
Hanamichi fissò intensamente la tazza che aveva in mano, facendo roteare leggermente il liquido all'interno, immerso nei suoi pensieri. Sospirò.
 
“Stai bene?” Yohei gli diede una leggera spinta.
 
“Sì” sospirò Hanamichi, ma Yohei non fu convinto.
 
“Non hai nemmeno toccato il tuo pranzo” disse Yohei, guardando la sua pasta intatta. “È un po' preoccupante” aggiunse scherzando.
 
“Scusa” disse Hanamichi, posando il bicchiere.
 
“Qualcosa non va, Hanamichi?”

Hanamichi strinse le labbra, pensieroso. “Come reagiresti se qualcuno ti si dichiarasse?”

“Sarei contento?” Yohei inarcò un sopracciglio, “è ovvio, no?”

Hanamichi sospirò, incrociando le braccia sul petto. Aggrottò le sopracciglia, concentrato. “Ma se fosse un ragazzo?” si rivolse lentamente a Yohei, aspettandosi di trovarlo sconvolto. Invece Yohei era calmo: i suoi occhi osservarono Hanamichi, stringendoli con sospetto.
 
“Chi ti si è dichiarato?”

“Non è questo il punto!” esclamò Hanamichi.
 
“Quindi hai un ammiratore...che a quanto pare è un ragazzo” Yohei alzò le spalle, “qual è il problema?”
 
Hanamichi si grattò nervosamente il collo, le guance diventarono di una tonalità più scura di rosso. “È strano, no? Due ragazzi...sai, insieme”

Yohei sorrise, sorseggiando dal suo bicchiere. “È strano se pensi che sia strano”

“Che intendi?”

Yohei incontrò il suo sguardo e inarcò le sopracciglia: “Per come la vedo io, i sentimenti sono sentimenti. E se ti piace qualcuno, il genere non è importante”
Hanamichi sbarrò gli occhi, sorpreso da quanto fossero familiari quelle parole. Rukawa aveva detto la stessa identica cosa. Illuminato, annuì, assorbendo attentamente le parole di Yohei.
 
“Ma non tutti la pensano così. Se ti crea problemi, non sei costretto a ricambiare i suoi sentimenti” aggiunse Yohei.
 
 
 
Si ritrovava in una strana situazione, in cui era difficile guardare Rukawa per troppo tempo, come era solito fare. Se lo faceva, gli rimaneva una strana sensazione. Un'ondata di nervosismo lo investì iniziando a notare Rukawa per come era, non come un rivale ma come un individuo fiducioso e competente. Hanamichi aveva sempre saputo quanto fosse bravo, aveva sempre saputo quanto talento e abilità avesse, ma osservarlo gli faceva capire quanto si fosse concentrato nel tentativo di batterlo da dimenticare di apprezzare le sue capacità sportive. Molte volte Hanamichi provava un senso di soggezione e ammirazione, chiedendosi segretamente come qualcuno potesse essere così talentuoso.
 
Non era amore: almeno, non pensava. Ma non si era mai sentito così prima, quindi non poteva identificare con precisione di cose si trattasse. Forse era solo stufo di quel ragazzo, forse la sensazione di disagio nello stomaco e il ritmo veloce del suo cuore indicavano una malattia più grave. Forse sarebbe morto, e Hanamichi impallidì.
 
Yohei rise quando gli disse questo.
 
“Magari ti piace?” lo stuzzicò, strappandolo dai suoi pensieri. Sorpreso, Hanamichi balzò in aria, tossendo.
 
“Cosa?!”
 
Yohei ridacchiò: “Lo eviti come una scolaretta paurosa”

Hanamichi arrossì e incrociò le braccia contro il petto in segno di protesta. “Lasciami in pace!” alzò gli occhi al cielo. “È soltanto bruttissimo da guardare!”

“E poi?”

Hanamichi si strofinò il mento, pensieroso, riflettendo seriamente sulla domanda. “Rukawa è...”

In quel preciso momento apparve una figura alta, che si fermò proprio di fronte a lui. Gli occhi blu si scontrarono contro quelli marroni, l'azzurro freddo urtò il rosso fuoco.
“R-Rukawa!” fu l'unica cosa che Hanamichi riuscì a dire.
 
Kaede lo vide, gli occhi fissi su di lui. Hanamichi si agitò sotto quello sguardo, tormentandosi ansiosamente la manica. L'atmosfera era imbarazzante, non molto, era solo una sfumatura, una tensione inespressa che riempì improvvisamente l'aria aperta. Yohei spostò lo sguardo dal suo amico a Rukawa, poi ancora una volta, sospirando e rimanendo neutro. Senza dire niente, Kaede passò davanti al rossino, lasciandolo a fissarlo mentre si allontanava. La domanda di Yohei aleggiò, ancora in attesa di una risposta.
 
“Strano...” continuò piano Hanamichi, fissando meditabondo la figura che scompariva, ignorando le proprie guance spolverate lievemente di rosso.
 
 
 
Presente
 
Hanamichi fissò il suo drink, muovendo il bicchiere circolarmente, distratto dal liquido che roteava. Seduto in una stanza affollata, era preoccupato da un ricorso: un flashback sconnesso che non sapeva se fosse reale o solo un sogno. Giungevano brandelli di parole, domande che lui aveva posto a qualcuno. Ricordava di essersi sentito triste e vulnerabile, come alla disperata ricerca di una sorta di conferma.
 
Volevo dirti come mi sento davvero”
 
Anche se si tratta di te, non posso continuare a negare come mi sento.”
 
Hanamichi chiuse gli occhi e respirò profondamente, cercando di scuotere i propri pensieri. Guardandosi intorno, osservò i suoi amici immersi nell'atmosfera della festa. Vide Hisashi che faceva del suo meglio per sedurre le ragazze mentre Ryota beveva birra a ritmo sconsiderato con i ragazzi.
 
Lui stava davvero cercando di amalgamarsi, di divertirsi; doveva sembrare lontano dal solito Hanamichi al momento. Aveva pensato che la festa avrebbe potuto aiutarlo a dimenticare, almeno per un po'. Eppure eccolo lì, seduto a casa di Haruko, con pensieri di qualche giorno prima, in cui da ubriaco aveva chiamato Kaede.
 
Yohei gli aveva chiesto cosa provava riguardo a Kaede, cos'avrebbe fatto se lo avesse rivisto. Ovviamente quel giorno la sua risposta immediata era stata solo di disprezzo nei confronti di Kaede. Aveva negato ogni sentimento; si era accigliato, incrociando le braccia. E, naturalmente, Yohei aveva sorriso consapevolmente, senza prendere sul serio nessuna delle sue risposte.
 
Hanamichi si faceva un sacco di domande. Quando era solo, quando osava essere onesto, si poneva sempre le stesse, cosa significava Kaede Rukawa per lui, sempre se ancora significava qualcosa, e perché si sentiva così amareggiato anche dopo tanto tempo?
 
Aveva la sensazione di regredire, ora più che mai. Negare ed essere vendicativo erano cose che l'Hanamichi del passato avrebbe fatto, ma non quello presente. Era cambiato, lo sapeva. Ma perché Kaede lo faceva sentire come se non fosse cambiato affatto?

Onestamente, non odiava Kaede, non avrebbe mai potuto.
 
“Forse Yohei ha ragione, sto fuggendo...” borbottò Hanamichi, massaggiandosi il collo pensieroso. “Beh, pazienza, non lo incontrerò certo qui”.

 

  
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