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Autore: Soleil et lune    08/06/2021    1 recensioni
Il ritorno di una guerra e la minaccia di un mostro da sventare, il tutto ambientato in una foresta dai toni fiabeschi. L'avventura e i colpi di scena si susseguono in un tornado di emozioni e strategie, il tutto per recuperare l'unico oggetto in grado di dare speranza al pianeta Terra: Chaos e i suoi servi sono tornati per riportare lo scompiglio nell'universo, ai cui estremi si trova il suo più grande e fatale alleato.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga, Dragon Shiryu, Pegasus Seiya, Phoenix Ikki
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nonostante la botta non svenni, anche se mi feci un gran male, difatti avevo sbattuto la schiena contro alcuni gradini sporgenti che mi avevano rallentato la caduta e di conseguenza non avevo perso i sensi. Mi guardai intorno tenendomi la testa, certamente oltre a quel che dovevo fare non mi mancava affatto qualche altra particolarità da aggiungere alla lista, non che ci avrei fatto caso ormai. Il pavimento era allagato a causa della caduta dell’acqua, quindi un sottile strato di acqua putrida si estendeva lungo tutta la superficie. Guardai sopra di me: un fascio di luce mi illuminava, sopra di me una scalinata a chiocciola con quei gradini sporgenti, di cui due erano ormai spezzati e giacevano accanto a me. Continuai ancora a guardare quel fascio di luce, probabilmente proveniva dalla botola ancora aperta, poi mi focalizzai sul pianto, un pianto sommesso, ma era inequivocabilmente femminile. Mi alzai con somma fatica e mi guardai intorno: potevo salire nuovamente le scale oppure passare sotto un arco a tutto tondo ed entrare in una grande sala illuminata da torce appese ai muri, al ci c’entro c’era una grande tavola con una tovaglia candida e al cui c’entro c’era un calice dalla coppa trasparente e dal collo in oro, ma non c’era nessuno che piangesse in quella sala. Avrei dovuto prendere il calice ed andarmene, ma non riuscivo a non pensare a qualcuno in difficoltà oppure ad uno spirito sofferente, ma per quanto ne sapevo sarebbe potuta essere tranquillamente una trappola...
Mi misi a riflettere ma non riuscivo a trovare un compromesso, e poi non sapevo da dove provenisse quel pianto. Decisi, a malincuore, di lasciar perdere, prendere il calice ed andarmene, ma notai qualcosa che mi fermò: sul lato c’era una porticina in legno, ci sarei passato a malapena, ma vedevo che da sotto di essa proveniva della luce ed avvicinandomi  potevo sentire il pianto diventare più chiaro. Mi piegai e bussai, chiedendo: “C’è qualcuno?” ma non ricevetti risposta, almeno non nell’immediato, poi sentii dall’interno una voce che con fare quasi timido mi rispose: “Si sono qui”. Era una voce delicata e femminile, ancora rotta dal pianto, e a quel punto non potevo certo tirarmi indietro!
Presi la maniglia e feci per entrare, ma la porta era chiusa a chiave. “Ehi!”, chiamai, rivolto verso l’interno “La porta è chiusa, sai dove posso trovare le chiavi?”, ma la ragazza mi rispose che non sapeva dove potessero essere ma che sicuramente erano nel cimitero. “Ti prego aiutami”, disse la prigioniera “in cambio farò tutto quello che vorrai!”. Sospirai, altro che rubino, stavo risolvendo i guai di tutti tranne che della Terra.
Facciamo le cose con ordine, mi dissi, prima portiamo il calice. Mi addentrai in quella grande sala, sui una base rossa sui muri si ergevano lunghe brande gialle su una base rossa, mentre tra varie canne si potevano vedere dei grifoni guardare tutti verso un punto in comune, un trono n pietra sopraelevato dal pavimento grazie a due gradini, tra le canne però vi era un’altra figura, il disegno di un uomo. Mi avvicinai e lo guardai meglio: era raffigurato con il viso rivolto verso il lato, così come le gambe, il petto era frontale e così i fianchi mentre il braccio destro era rivolto verso il petto mentre col sinistro pareva stesse tirando qualcosa che però non era più visibile, poiché quella parte del muro era bucata, i capelli erano lunghi e l’uomo portava un copricapo singolare, composto da piume e gigli. Distolsi lo sguardo leggermente inquieto, per poi riportarlo sulla coppa. La presi dal collo, e ne odorai il contenuto, ma non aveva alcun odore. Lo presi e mi voltai, uscendo e recandomi verso le scale a chiocciola e salii le scale facendo attenzione. Finalmente tornai all’esterno, e cominciai a cercare di nuovo la quercia, poi la ritrovai e le andai vicino, rivolgendomi così a lei: “Ecco il calice, ora dimmi come riprendere il rubino”, ma lei rispose prontamente che non si fidava, e voleva prima berlo, allora le avvicinai il calice alle labbra e lei bevve, seguì poi la sua trasformazione in cui il tronco divenne a mano a mano più esile, il viso più delicato, i secchi rami braccia che si muovevano con eleganze e le radici divennero lunghe gambe. Vestita con le sue stesse foglie, la ninfa mi guardò sorridendo, poi scappò nella nebbia. “Aspetta!” gridai correndole dietro “Non mi hai ancora detto come fare per prendere il rubino! Fermati!”, ma fu tutto inutile, sparì nella nebbia e non la vidi più. Mi aveva fregato! Non ci potevo credere…mi aveva usato e poi mi aveva mandato via! Ninfa maledetta!
Tirai un calcio fortissimo al calice, che andò a sbattere contro il tronco di un cipresso, infrangendo la coppa in mille pezzi. Mi sedetti su una panchina, reggendomi il viso, non potevo ancora credere di aver solo perso tempo! Beh, lavorava per Chaos, me lo sarei dovuto aspettare. Ero così nervoso che mi parve che anche il vento ridesse di me, e lo maledissi. Mi alzai, dovevo comunque trovare il modo di aiutare quella ragazza, quindi mi avviai, però poi sentii dei lamenti. Non riuscivo a capire cosa fosse, forse era un altro spirito…sarei andato a controllare dopo, quella ragazza era in pericolo! Corsi giù per le scale, ma avevo una strana sensazione, una sensazione di inquietudine che cresceva a mano a mano che scendevo le scale, ma non potevo certo fermarmi lì, quindi proseguii a scendere. Arrivai all’ultimo gradino e guardai direttamente verso la porticina, ma mentre feci per entrare fui fermato dalla voce di qualcuno: “Ormai è usanza entrare e non salutare?”.
Mi voltai di scatto e lo guardai: era un uomo di circa vent’anni, ed era identico a quello raffigurato poco prima, con gli s tessi capelli lungi e lo stesso copricapo fatto di gigli e piume, seduto su quel trono d pietra mi scrutava come a volermi scavare nell’intimo, fissandomi con i suoi enormi occhi cobalto. “Chi sei?” chiesi, e lui mi rispose con un sorriso, e mentre muoveva elegantemente la sua mano da una parte all’altra della sala proferì: “Dovrei chiederlo io a te, straniero. Osi rubare il mio vino e poi interrogare me? Orsù, avvicinati ed entra nella sala, è forse la ragazza l’oggetto del tuo interesse?”
Rimasi impassibile ma anche inquieto, eppure quell’uomo mi affascinava come non aveva mai fatto nessuno, tanto che mi affascinava che non resistetti al recarmi di fronte a lui, poco oltre il centro della stanza, mentre lui mi scrutava dal suo trono in pietra. Mi sorrise con fare quasi melenso, forse, ammisi, neanche Athena avrebbe potuto sorridere con tale dolcezza. Rabbrividii leggermente, poi esordii: “Io sono Shun di Andromeda, Saint di Athena. L’unico motivo per cui ho preso il tuo vino è stato dopo aver stretto un patto con una vecchia ninfa che mi aveva chiesto aiuto per tornare nuovamente giovane e bella, in cambio mi avrebbe fatto un favore. Vi posso assicurare che non sono entrato qui con altri intenti se non quello di prendere il vino, almeno in principio, ma poi ho sentito il pianto di una persona e sono sceso giù nuovamente per aiutarla. Immagino che voi sappiate più di me riguardo a chi c’è in quella porta”, dissi spostando lo sguardo per un attimo verso la porticina “quindi vi chiedo di agire per il bene e darmi la ragazza”. Lui mi osservò da capo a piedi, poi disse, senza troppi giri di parole: “La vuoi? Per me non ci sono problemi. Quella lagna piange ogni giorno ad ogni ora ed io mi sono stancato di sentirla sempre. Se vuoi salvarla prego, accomodati, principe azzurro, ma so cosa volevi chiedere a quella quercia e no, non ti avrebbe detto come prendere il rubino poiché non lo sapeva nemmeno lei, in pratica ti ha ingannato dall’inizio. Ad ogni modo prego, prendila, per me non ci sono problemi”. Ero scioccato da quelle parole, mi stavo preparando allo scontro ma non pareva ce ne fosse bisogno, ero allibito da quanto sentivo, mi pareva troppo strano. Lo guardai alzando un sopracciglio, se gli avessi voltato le spalle mi avrebbe colpito, ne ero certo. Lui mi continuava ad osservare e non pareva deciso a smettere, non finché fossi rimasto lì. Dovevo sbloccare la situazione, quindi cominciai a retreggiare, continuando a fissarlo negli occhi, poi arrivai poco distante dall’entrata, solo allora mi voltai…non l’avessi mai fatto…
Appena mi voltai sentii qualcosa trapassarmi lo stomaco. Sputai sangue e poggiai lentamente i miei occhi sgranati sulla ferita: ero stato trapassato da un ramo enorme, potevo vederne le foglie ancora sporche del mio sangue, il quale colava sul legno, depositandosi poi sul pavimento. Rimanemmo entrambi in quella situazione di stallo per un periodo che a me parve eterno finché lui non cominciò a ridere, in un misto tra follia e divertimento, poi cominciò a dirmi, deridendomi: “Stupido! Pensavo realmente che ti avrei lasciato prendere quella donna?! Come puoi essere tanto ingenuo?! Ovviamente non la porterai via, quella donna è mia, e non solo, è di Chaos!”, e poi tirò verso di sé, facendomi sbattere la testa contro il bracciolo di pietra del suo trono, facendomi poi cadere ai suoi piedi. Mi schiacciò la testa sotto il suo piede, facendomi crepare il pavimento, sentivo che sarei svenuto a breve. Sentivo il sangue scorrere dalla mia fronte scendere in mezzo agli occhi, per poi depositarsi sul terreno. Mi afferrò per i capelli, sollevandomi, io non riuscivo a porre la minima resistenza e lui mi lanciò verso il muro, che quasi sfondai. Il sangue mi colava dalle labbra, mi doleva tutto e mi chiesi se non fosse giunta la mia ora. Il principe dei gigli si alzò dal suo trono, venendo verso di me, io ero ben deciso a non morire senza lottare, perciò scagliai la mia catena contro di lui, ma la mia debolezza si rifletteva sulla catena, che appena partì fu prontamente bloccata dal principe, che mi guardò con malizia ancora maggiore. Appena fu a pochi passi da me sorrise leggermente di lato ed i suoi occhi si illuminarono, mentre io potevo vedere il mio corpo cominciare a diventare trasparente. Potevo sentire il mio corpo sempre più leggero, la mia mente pervasa dalla pace che solo il sonno eterno può dare, e nel frattempo sentivo anche il principe ridacchiare tra sé e sé ma non mi importava, eo in pace…ero felice…e ciò bastava. Poi mi ricordai, “I miei compagni!”, ma era troppo tardi, e divenni una piccola sfera luminosa, poi andai verso il muro e la mia immagine comparve dove prima c’era il principe dei gigli, mentre il totem della mia armatura si ricomponeva e il principe ritornò sul suo trono, osservando il mio totem come un’opera d’arte.
Mi parve di riprendere conoscenza ed eccomi fuori, ero fuori dalle mura del cimitero! Ma come era possibile? La risposta la trovai nel mio riflesso in un laghetto lì vicino: ero un fuoco fatuo! Cosa significava’ Ero morto? Mi ero reincarnato? Tutto questo era assurdo ma…poi vidi Hyoga!
“Hyoga!”, provai, “Hyoga!”, ma non mi sentiva in nessuna maniera, in realtà nemmeno io potevo sentire la mia voce, erano solo i miei pensieri, era come se fossi muto. Vagava insieme ad Eretria e Goldilocks, senza una meta, ed io volevo comunicare con loro. “Stiamo cercando un ago in un pagliaio, questo piano è veramente enorme!” disse l’amico mio, ma subito Goldilocks rispose: “Dobbiamo prima cercare gli altri, qui c’è anche il vostro amico Syria, non possiamo lasciarne indietro nemmeno uno”, ma Hyoga continuò: “E gli altri? Li abbiamo persi da un sacco, stiamo perdendo troppo tempo qui! Dannazione Orion se sai dove sono andiamo direttamente da loro!”. “Attualmente uno non è raggiungibile”, disse la bionda, “però siamo arrivati vicino al cimitero”, subito il mio amico la interrogò “Credi siano lì?”, ed allora lei gli rivelò: “Uno è in arrivo, gli altri due sono là, forse”, “Che intendi con forse?” le chiese Eretria leggermente inquieta, ma Goldilocks disse cinica: “Avverto con difficoltà il cosmo di Shun”, “Quindi è in pericolo?!” chiese allarmata Eretria, con somma sorpresa dell’amica, che rispose un po’ titubante:”…Si…è in pericolo”. Quasi mi dimenticai della mia situazione per il teatrino che si era venuto a creare tra le ragazze, anche Hyoga pareva preoccupao per me, perciò disse, senza perdere tempo: “Andiamo in questo cimitero, stare qui a perdere tempo è inutile”. Entrambe le ragazze annuirono, ma Eretria parve leggermente più convinta dell’amica e dopo si misero a correre seguendo Goldilocks, che era ormai diventata un navigatore. Fermai la mia amica piazzandomi di fronte a lei, come a volerla fermare, e lei si fermò. “Un fuoco fatuo?” chiese Eretria, Hyoga si avvicinò guardandomi più da vicino e proferì: “Strano, sarà per il cimitero…ma perché porsi sulla nostra strada”, “Vorrà indicarci la via”, disse poi Goldilocks guardandomi, e dal suo sguardo capii che aveva compreso tutto. “Dovremmo fidarci di un fuoco fatuo?”, chiese Hyoga, compresi che effettivamente non era convinto, e come dargli torto? Ma era altresì vero che ormai di cose strane ne succedevano, e non avrebbe dovuto porsi troppe domande dopotutto. Cominciai a muovermi e subito Eretria e Gildilocks si misero al mio seguito, Hyoga dopo qualche secondo cominciò a seguirmi. Arrivammo rapidamente al cimitero, ma qualcosa non andava: io e Syria avevamo aperto il cancello, ma adesso il cancello non c’era e giaceva abbandonato al lato della strada! “Ma che…cazzo…?” disse Hyoga, riflettendo i miei pensieri, poi chiese: “Un cimitero distrutto? Perché ci ha portati qui? Secondo me è una trappola bella e buona”. Eretria si avvicinò leggermente, poi guardò il cancello ed io feci lo stesso; ci presta attenzione e notai che era come se un corpo massiccio lo avesse investito in pieno, sul cancello alcune parti scottavano, come se quel corpo fosse estremamente caldo. Hyoga si fece largo tra una Goldilocks impassibile e un’incerta Eretria, entrando nella cinta muraria. Si guardò intorno, poi continuò a camminare, seguito dalle due ragazze, ma io notai qualcosa che non avevo notato prima, e nel farlo rabbrividii per un motivo in quel momento ignoto, e con buone probabilità sarebbe stato meglio che rimanesse tale.
Notai una grande cripta in pietra, era larga, alta, una cupola in pietra era sormontata da un angelo con le ali spiegate e al suo interno si poterono vedere pochi ceri accesi. Avvicinatomi vidi che anche Eretria mi aveva seguito, e anche lei stava guardando nella cupola. Fui pervaso da una strana sensazione, che non accennava a diminuire con lo sguardo insistente di Goldilocks su di noi. La situazione si fece ancor più inquietante, così presi coraggio ed entrai. “Vuoi che ti segua?”, mi chiese Eretria, che fino a quel momento non mi aveva abbandonato, anche se ero un piccolo fuocherello. La guardai attentamente, era come se sapesse chi fossi, continuando a osservarmi. Continuai a camminare, e lei mi seguii prontamente, cominciando anche a guardarsi intorno: la luce soffusa dei ceri di fronte alle lapidi illuminava scarsamente il lungo corridoio, che pur essendo lungo e largo pareva quasi soffocante. Eretria pareva sempre meno convinta di quel posto, pareva quasi intenzionata a tornare indietro ma vide una figura di fronte ad una lapide e, se in un primo momento parve spaventata, in un secondo momento tentò quasi di avvicinarvisi, per poi arrestarsi bruscamente. La analizzai da capo a piedi, inquieto, avete presente la bambina del film Ju-On: The Grudge? Ecco, quasi identica, ma più calma. Stava fissando una lapide in particolare, era immobile, non si muoveva minimamente, anzi, ciondolava lentamente da una parte all’altra…da sinistra a destra…da destra a sinistra...improvvisamente si voltò verso di noi e ci fissò con i suoi enormi occhi dai lineamenti asiatici sgranati. Eretria trattenne un grido per le condizioni in cui riversava: i suoi capelli lunghi e neri erano bagnati, alcuni attaccati alle sue guance pallidissime, la veste bianca era bagnata e sporca di fango mentre i piedi nudi erano sporchi di terra, che avevano sporcato anche le sue unghie, così come le mani. Rimanemmo immobili a fissare quella bambina, ma lei non sembrava intenzionata ad attaccarci. Lentamente girò sia la testa che il busto verso di noi ed Eretria fece un passo indietro, spaventata, ma io non mi sentivo spaventato, affatto, anzi…la sentivo quasi vicina. La bambina guardò un’ultima volta la tomba, poi venne verso di noi. Eretria pareva sul punto di scappare, terrorizzata con me dalla figura della bambina, che forse avrà avuto tredici, quattordici anni; la bambina parve vedere la reazione di Eretria e tornò alla tomba di prima, poi prese un fiore bianco da essa e tornò verso di noi, poi alzò lo sguardo su Eretria e le porse il fiore.
Eretria rimase così colpita dal gesto che non riuscì a fare altro che fissare quella bambina prima di chinarsi e prendere il fiore, mormorando qualcosa per ringraziarla.
La bambina mi prese poi tra le mani, avvicinandomi al suo petto, e poi mi sembrò di…cambiare prospettiva, si può dire?
Eretria guardava verso di me, sbattendo più volte le ciglia. “Cosa c’è?” le chiesi, e poi la vidi sussultare, in un misto tra sollievo e sorpresa; “Cosa?” le chiesi ancora più concitato, mentre lei mi guardava. “Shun”, disse “sei davvero tu?”, io le risposi “Si, lunga storia il fatto della fiammella, ma mi stupisco che tu mi senta, di solito non mi sente nessu-“ e guardai nella direzione indicata da Eretria, che mi indicava una candela rossa, intorno a cui stava una copertura simile al metallo, per cui era riflettente, e poi rimasi scioccato: ero diventato la bambina. “COSA?!” esclamai guardando il mio riflesso, ancora sotto shock, poi mi guardai e vidi la veste sporca e…oddio puzzavo come…COME UN CADAVERE.
In effetti l’odore era l’ultimo dei problemi in quel momento, ma dovevate concedermela.
Mi toccai i capelli, sporchi e bagnati, attaccati a ciocche tra loro, per aggiustarli sarebbe stato più semplice raderli tutti. Mi sentivo anche infreddolito, facevo un po’ fatica a muovermi, ero molto intorpidito. Guardai Eretria, ancora incredula, ma sicuramente non quanto me.
Mi calmai e dissi, cercando di calmare più me che la mia amica: “Ok, ok…poteva andare peggio, almeno adesso ho un corpo seppur non molto vivo ma va bene così. Adesso cerchiamo gli altri”, Eretria annuì, ma prima di andarmene fui attirato dalla tomba che la bambina stava guardando poco prima. Mi avvicinai e appena la guardai fui assalito da un’ondata di tristezza infinita: c’era la foto della piccola, era una foto in bianco e nero, risalente al 1918, sulla tomba c’era scritto “Agnieszka Nowak” e sotto le date: 1905-1918. Vicino ad ogni tomba stava una piccola nota all’angolo in basso, ma erano tutte in polacco e non riuscivo a leggerle. Sopra la tomba della bambina c’era poi quella di una donna, morta nello stesso anno, chiamata Ania Nowak, nata nel 1889, vicino al cognome della donna v’era scritto anche “urodzony Kowalski”. Anche Eretria si avvicinò e disse che quella parola, urodzony, in polacco significa letteralmente “nata”, quindi la donna faceva di cognome Kowalski prima di sposarsi. Se la matematica non è un’opinione, pensai, doveva essere una ragazza madre…poi un pensiero mi balenò in testa e…ma no, forse sarebbe stato meglio lasciar perdere, magari non era in quel modo, ma quel pensiero non mi lasciava stare…
“Che succede Shun?” mi chiese Eretria vedendomi assorto, mi limitai però a negare con la testa, poi le dissi: “Dai sbrighiamoci”, e mi avviai.

Mentre camminavamo le raccontai tutto quello che era successo, della ninfa, di quel tipo…e gli dissi anche che da un lato volevo recuperare il corpo ma dall’altro mi chiesi se dopo tutte quelle botte sarebbe stato ancora vivo. Eretria mi ascoltò con pazienza e quando le parlai dell’uomo divenne pensierosa: “Ho sentito parlare di un tipo del genere tempo fa”, poi tacque un secondo e continuò “però non ci ho mai avuto niente a che fare, so solo che è davvero pericoloso…ma non sei riuscito a capire chi fosse quella ragazza?”. “No” le risposi “non ho mai sentito la sua voce, non riesco proprio a decifrarla, non l’ho nemmeno vista in faccia”. I nostri discorsi furono interrotti dalla visione del cancello del cimitero. Eravamo tornati all’entrata, non sapevamo ancora orientarci e per questo eravamo andati alla cieca. Il cancello era sfondato, letteralmente, era stato buttato giù e giaceva a terra. Mi avvicinai e lo toccai: era rovente, probabilmente chi lo aveva sfondato non l’aveva fatto troppo tempo prima del nostro arrivo. “Shun”, mi disse Eretria, “guarda qua” e mi porse un piuma in bronzo sui toni dell’arancione e decorata con un tratto blu.
La presi e me la rigirai tra le mani, anche se conoscevo fin troppo bene il proprietario, poi la inclinai leggermente e ciò che vidi riflesso mi fece fermare un attimo, come se fossi stato in una specie di trance. Alzai lentamente lo sguardo solo per vedere il cielo cominciare a scurirsi, alcune nuvole avevano lasciato uno stralcio aperto da cui potevamo vedere il sole…e insieme ad esso una specie di eclissi. “Eretria” dissi con un filo di voce “è quello l’Apeiron?”.
 
ANGOLO AUTRICE:LEGGETE E’ IMPORTANTISSIMO
Hoi raga, scusate l’assenza chilometrica ma sono stata impegnatissima. Vi ho portato il capitolo nuovo ma non credo che sarà l’ultimo di oggi, devo aggiornare ancora infatti e se possibile cercherò di finire Il mistero della foresta di Chaos entro e non oltre la metà di luglio. Ho in mente infatti un progetto molto ambizioso, ma lasciate che vi spieghi e lo so che potrebbe seccare ma fidatevi se volete capirci qualcosa leggete.
Il mistero della foresta di Chaos è il primo capitolo di una serie che ho intenzione di fare che ha per protagonista l’incatenato più famoso dello zodiaco, una serie molto ambiziosa in quanto approfondirà tutti i personaggi di Saint Seiya, o almeno i cinque bronzetti, tra l’altro alcune saranno pure un post-omega, ma non terrò conto del finale siccome l’unica cosa decente fatta da omega è stata mostrarci i 5 bronzetti adulti e renderli quindi un po’ più fighi, quindi non pensate nemmeno di vedere i protagonisti di omega, perché mi incentrerò sui Saint adulti. Siccome vorrei cominciare ad organizzarmi faccio decidere a voi quale storia volete vedere per primi, perché le farò entrambe:
  1. Un’unione tra Lost Canvas e la serie classica;
  2. Una storia ispirata al videogioco Yume Nikki;
Quindi abbiamo rispettivamente una storia sul viaggio nel tempo e una storia incentrata sul tema dei sogni, quindi a voi l’ardua sentenza.
Detto questo spero che il capitolo vi sia piaciuto, ditemi cosa non vi è piaciuto e cosa invece si nelle recensioni e aspettatevi un capitolo in serata. Boiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

 
   
 
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