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Autore: Doux_Ange    08/06/2021    0 recensioni
E se qualcuno iniziasse a soffrire di insonnia? Quale miglior modo per ovviare al problema, se non attraverso le favole della buonanotte? Naturalmente rivisitate, con Anna e Marco per protagonisti!
[La raccolta si inserisce nel contesto di DM12 - 2.0, perché troviamo i nostri personaggi Vocina, Grillo e Lottie, ma può essere letta comunque, perché le 'storie' saranno ambientate tra DM11 e DM12, quindi i due anni off-screen]
Buona lettura!
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna Olivieri, Marco Nardi
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LA BELLA ADDORMENTATA
Vocina! VOCINA! VOCINAAAAAA!
SE NON LA PIANTI DI URLARE, IL PROSSIMO “CRI CRI” SARÀ ANCHE L’ULTIMO DELLA TUA VITA!
Ehm, sorry…
Cosa vuoi a quest’ora della notte?! Perché non stai dormendo? E perché stai urlando, soprattutto?! Cosa vuoi da me??
La risposta alla seconda domanda già dovresti saperla….
Pensavo avessimo superato il problema. Erano mesi che non ti facevi più sentire, e che si dormiva in santa pace!
Sono felice di constatare che la mia idea di entrare di soppiatto nella tua camera per metterti dei tappi nelle orecchie mentre dormi, e venire a toglierteli alle prime luci dell’alba, per non farmi sentire, abbia funzionato.
Tu hai fatto COSA?!
Ehmmmm... Nulla! Pfff, Figurati se ho fatto veramente una cosa del genere...
L’hai fatto, l’hai fatto.
Perdonami Lottie, ma tu da che parte stai? Non dovevano essere partner in crime noi? Eravamo rimasti così, che tu non avresti detto nulla!
Vocina ha promesso di manipolare la mamma affinché metta più biscotti sbriciolati nel biberon e mi dia più omogenizzati alla mela che mi piacciono tanto, e quindi io…
Ti ha ricattato. Astuta!
Modestamente... Ma torna al problema principale, Grillo, non sviare, che sono le 23.45 e io vorrei dormire.
Ah, sì. Ti ho svegliato perché mi è venuta un’idea GENIALE contro la mia insonnia.
Quel GENIALE anticipa una belinata in arrivo, ma lo chiederò comunque: quale idea?
Stavo leggendo questo libro di fiabe che ha portato nonna Elisa a Lottie, e a quanto pare una tizia di nome Malefica ha fatto un incantesimo a una ragazza di nome Aurora perché si addormenti e muoia. Ma una fata, di nome Serenella, ha tramutato l’incantesimo in un sonno lungo mille anni… e quindi ho pensato: chi potrebbe essere la Malefica in grado di farmi un incantesimo del genere, così che poi la vicina Serena lo possa trasformare per farmi dormire finalmente senza problemi? E io ho pensato a -
Mi hai veramente chiamato MALEFICA?
Psss, Grillo! Ti conviene scappare in Pakistan!
Forse, riflettendoci, era meglio continuare con la tecnica dei tappi…
Dici...? Comunque hai almeno finito di leggere quella storia? Come si sveglia la fanciulla?
Uhm, qua dice “col bacio del vero amore”… Oh, okay, c’è una falla nel mio piano.
Come sempre… Però l’idea di farti fuori non mi dispiace, sai?
Vabbè, ho capito. Lasciamo perdere. Vado a frinire fuori casa come tutte le altre notti.
Dai, Vocina, aiutalo!
Ma tu non stavi dalla mia parte, Lottie?
Sì, certo! Voglio più biscotti e pappa alla mela, ma voglio anche che lo aiuti. Senza di voi, io non sarei qui. E so che in fondo gli vuoi bene e lo vuoi aiutare anche tu.
Più che altro mi fa pena. Ma va bene, lo faccio perché me lo chiedi tu. EHI, SCEMO! Vieni qua, chiudi quella porta, dove vai? Ti racconto io la storia di una scema addormentata – volevo dire bella addormentata – (beata lei!), per far addormentare anche te.
Davvero? E dove l’hai trovata una storia su una bella addormentata?
In realtà, me l’ha suggerita involontariamente un Grillo, nel tentativo di farmi piacere una versione di quella fiaba…
E lo conosco?
No, mi pare di no.
Bugiarda… ma in fondo buona.
Molto in fondo, Lottie. Molto. Lo faccio per egoismo. Allora? Pronti a sentirla?
Prontissima.
Eccomi!
Di nuovo quel pigiama orripilante col berretto di mio nonno in guerra? Devo ricordarmi di farlo sparire come ho fatto con le bretelle di Marco…
Quindi sei stata tu?!
Forse.
Oh peccato, volevo ringraziare chiunque fosse stato caso. Erano orribili!
Ah, pensavo fossi arrabbiato dalla tua reazione.
No, affatto! Grazie, Vocina.
Come hai capito che... Vabbè, iniziamo con la storia, prima che i lettori di addormentino a leggerci…
 
C’era una volta, ormai qualche anno fa, una bellissima fanciulla di nome Anna, che aveva rinunciato all’amore. Scelta drastica direte, ma con dei buoni fondamenti. La dolce ragazza aveva scelto di percorrere quella folle strada il giorno in cui il mondo, di punto in bianco, le era crollato sotto gli occhi, proprio quando pensava di essere riuscita a conciliare la sua vita privata e quella lavorativa.
La nostra fanciulla, infatti, era da poco tornata a Spoleto, dopo anni lontana dalla sua terra prima per scelta (la dipartita improvvisa di suo padre) e poi per seguire il suo sogno: diventare un membro dell’Arma dei Carabinieri. Per lei, Spoleto era una terra magica e fiabesca, perché era lì che molti anni prima sua madre aveva trovato il grande amore. E anche se non lo avrebbe ammesso mai a voce alta - perché lei è Zorro e non una principessa - Anna sperava che lo stesso sarebbe capitato anche a lei, ora che era finalmente tornata “a casa”.
Dopo anni di fidanzamento con il suo principe Giovanni, la bella Anna pensava e sperava che fosse finalmente giunto il momento di coronare quella loro storia d’amore con il matrimonio. Invece il suo Giovanni, quella sera di ormai cinque mesi prima, aveva preso un’altra strada preferendo Dio a lei. Sì, avete letto bene, Dio.  Perché aveva deciso di diventare “Don” Giovanni, di intraprendere il percorso del sacerdozio, insomma.
Si era preso molto tempo per decidere, perché prima aveva provato a capirne di più sui suoi sentimenti per Anna, soprattutto durante quella gita al monastero in cui l’aveva trascinata omettendo la presenza di mezza Spoleto con loro.
Anna aveva lottato a lungo per convincerlo del contrario, che la loro storia non poteva finire così, come era successo, per via dei sensi di colpa che Giovanni provava dopo un errore giudiziario nato - a detta sua - per colpa di un suo sbaglio come avvocato. Avevano anche litigato per quello, perché lei non lo ascoltava abbastanza, non capiva quel suo senso di colpa, quando invece - visto il suo passato - avrebbe dovuto. Anna si era anche piegata in parte a quelle accuse, accogliendole, per non perderlo, per non dover dire ancora una volta a sua madre Elisa che aveva ragione. Ma non poteva andare avanti in quel modo. E proprio al monastero, Anna aveva capito che era inutile combattere contro Dio per riavere il suo Giovanni, perché forse in realtà non era mai stato suo e il loro non era mai stato vero amore.
Questo non significa che la separazione non le avesse male, che gli anni trascorsi insieme fossero stati facili da dimenticare, anzi. Però Anna sapeva anche doveva andare avanti, che doveva rialzarsi dopo essere andata al tappeto. E nessuno meglio di una judoka come lei poteva sapere cosa volesse dire.
Solo che la bella Anna conosceva un unico modo per farlo: mettere a tacere la parte più emotiva di sé, far sprofondare in un lungo sonno incantato la principessa che era in lei. E così aveva fatto.
Basta amore, basta continuare a cercarlo per dimostrare a sua madre che il problema delle sue relazioni fallite - nemmeno ne avesse avute molte, oltre a quella con Giovanni - fosse il suo lavoro. Basta voler dimostrare che se gli uomini scappano sia per forza colpa della divisa che indossa. Forse il problema solo loro, non lei. E se vuole stare sola, può stare da sola. Non ha bisogno di qualcuno al suo fianco per essere felice e realizzata.
Chiusa la principessa nella teca di vetro, al riparo da futuri cuori spezzati, la bella fanciulla si era buttata a capofitto nel lavoro, la sua cura a tutto ciò che non può controllare razionalmente. E proprio quella divisa tanto criticata da sua madre, nel tempo è divenuta la sua corazza, lo strumento con cui proteggere, da ogni sofferenza, la bella addormentata che dimora in lei. Perché se la fine di una storia d’amore - che forse nemmeno vero amore era - poteva provocare in Anna tutto quel dolore, allora non voleva sapere come sarebbe stato sentire di nuovo quel vuoto nel petto. Ne aveva già provato troppo di dolore nella vita, per poter continuare a pungersi col fuso incantato e soffrire ancora.
Ma se da un lato, la principessa alla ricerca del vero amore era stata chiusa nel più profondo del suo inconscio, la ferita superficialmente era ancora vivida nei giorni seguenti la gita al monastero; e la cosa che mai Anna sarà in grado di spiegarsi, è come la stessa abbia iniziato a sanarsi grazie al potere curativo di un unguento inaspettato: l’aiuto dei suoi colleghi di lavoro, o meglio, di un collega in particolare. Chi l’avrebbe mai detto che lo stesso uomo, presentatosi a lei come “odiatore” delle donne, fosse anche quello che meglio di tutti aveva imparato a cogliere le sfumature più profonde dell’animo femminile? O forse solo il suo...
Il PM Marco Nardi aveva capito subito le sue intenzioni, quando Anna si era presentata in caserma pronta a ribaltarla sottosopra tra aggiornamenti, mappe topografiche, lezioni di autodifesa, e fare fare fare: Anna stava male per la fine della storia con Giovanni e Marco aveva ragione nel dire che non c’era nulla di male ad ammetterlo. Ma questo non cambiava la situazione agli occhi della fanciulla, non avrebbe lasciato che la bella addormentata che proteggeva dentro di sé si svegliasse e continuasse a soffrire nella ricerca del suo vero amore. Anche perché Anna era convinta che per lei, quel vero amore, lì fuori non c’era. Perché l’uomo perfetto per lei - come sempre aveva pensato e tutti le avevano detto che fosse - era Giovanni, ma lui aveva deciso di farsi prete. Quindi, no: Anna all’amore aveva rinunciato, per sempre.
Effettivamente col passare dei giorni, quella scelta sembrava consolidarsi. Inutili erano stati i consigli del Maresciallo di farle cambiare idea con una delle sue solite storie legate al passato di un membro della famiglia Cecchini - che tra l’altro, col tempo, Anna aveva anche iniziato a dubitare che esistessero, tutti quei prozii e zii e cugini.
Inutili erano stati anche i tentativi di Chiara di farla uscire di casa e andare nei locali più “in” di Spoleto alla ricerca del principe azzurro. Come se avrebbe potuto incontrarlo lì, poi. Il suo principe non doveva essere azzurro per via delle luci dei locali, ma per la purezza del suo animo.
Se i principi azzurri conosciuti da Chiara erano tutti come Sasà, si spiega il perché sia ancora single…
GRILLO! Ti pare il momento di metterti a fare gossip, nel bel mezzo della storia?
Non ha tutti i torti, però…
LOTTIE! Restate entrambi fuori dalla vita amorosa di Chiara! Anche perché abbiamo già abbastanza lavoro da fare con i tuoi genitori per sprecare tempo impicciandoci nella vita di tua zia. E ora continuiamo con la storia…
Un paio di settimane dopo quella decisione drastica, la vita di Anna era andata incontro ad alcuni eventi particolari, che ruotavano sempre attorno alla stessa figura: Marco. Era come se il destino si stesse accanendo a farli trovare sempre insieme, nello stesso posto, quando più lei ne aveva bisogno. Anna non ne capiva pienamente il senso. Dopotutto, nei mesi trascorsi da quando si erano conosciuti, erano state molto le volte in cui avevano litigato e molte meno quelle in cui si erano trovati d’accordo. Marco Nardi non è esattamente la persona più semplice con cui avere a che fare.
Ditelo a me!
GRILLO!
Sorprenderà scoprire che dietro quella giacca e cravatta da magistrato affermato - e molto bravo nel suo lavoro, anche se ad Anna costava ammetterlo - ci fosse invece un uomo fragile, che aveva solo imparato ad indossare meglio di Anna la sua armatura da cavaliere per proteggersi. Sì, perché in fondo, col tempo, Anna aveva capito meglio quell’uomo impossibile e aveva tratto le sue conclusioni: era un buon amico, oltre che un collega, ma soprattutto celava un passato non facile, sebbene non ne conoscesse tutti i particolari. Lei aveva evitato di fargli domande, perché riteneva giusto fosse lui ad aprirsi al momento quando se la fosse sentita, come era successo al contrario. Ciò che vi importa sapere di quel periodo, però, per comprendere meglio questa storia, è che Marco sapeva essere un belinone – come amava definirsi sempre, da buon genovese - un secondo prima e saggio l’istante dopo con Anna, senza cambiare mai il suo modo di porsi. E Anna amava ridere alle sue battute, anche quelle più banali e stupide. Amava anche confrontarsi con lui, perché era l’unico a non averla mai veramente giudicata, dopo che si erano conosciuti meglio, come del resto lei aveva imparato a fare con lui.
E quei piccoli momenti insieme diventavano via via più importanti.
Una tarda sera di fine maggio, Anna rientrò esausta a casa dopo aver sistemato i fascicoli relativi al caso che stavano seguendo al lavoro, scuotendo la testa nel mentre. Non riusciva a non pensare a quanto il destino fosse strano: si sentiva coinvolta in prima persona dagli eventi del caso in questione, quasi come se stesse rivivendo la storia di suo padre. Ma la cosa più strana di tutte, era che a quanto pare non fosse l’unica a sentirsi coinvolta.
Continuava a risentire nella sua testa le parole che Marco le aveva rivolto la mattina precedente, quando lei aveva capito che l’avvocato Castagnati non era uno sconosciuto per il PM: “Io so distinguere il lavoro dalla vita privata. Sei tu quella che si lascia coinvolgere”. In un primo momento, nel sentirsi rivolgere quelle parole con quel tono, ad Anna sembrò come se i progressi fatti per conoscersi meglio in quei mesi fossero svaniti, andati perduti nel giro di cinque secondi, e loro fossero tornati al principio, al “Ho capito che Lei si lascia commuovere” di quando si erano appena incontrati. Non si capacitava di come fosse possibile che Simone Castagnati potesse avere tutto quel controllo sulle azioni attuali di Marco. Però poi, riflettendoci, Anna si convinse che, quello che Marco le aveva detto, non lo pensasse veramente. Ne era certa. La sua sembrava più una reazione dovuta all’indagine che lei aveva fatto sul suo passato. Come se quell’azione la stesse avvicinando troppo a scoprire qualcosa che Marco non volesse che lei sapesse.
Quella sera però, Anna era troppo stanca per arrovellarsi la testa alla ricerca del bandolo della matassa. E poi non erano fatti suoi, la vita privata di Marco non la riguardava. Perché doveva importarle?
Non passò molto tempo tra quando Anna si mise a letto a quando la sua mente iniziò a viaggiare verso le braccia di Morfeo…
--- INIZIO SOGNO ---
È seduta a bordo piscina, nel giardino della villa che ospita il reality in cui si trova a lavorare sotto copertura. Ha da poco atterrato il principe dei crackers Lupo Dossi con una mossa di judo, perché la sua mano si era diretta verso lidi a lui non accessibili, per i gusti di Anna. Sta osservando le luci che si riflettono nell’acqua azzurra e pulita della piscina dinnanzi a sé, quando avverte una presenza arrivare alle sue spalle e sedersi accanto a lei. Non ha voglia di parlare dell’accaduto. Soprattutto non con LUI. Ma la battuta che giunge sprezzante alle sue orecchie non lascia spazio a dubbi su chi sia. Se non ha voglia di parlare, certamente Anna non ha nemmeno voglia di litigare e glielo dà subito ad intendere. Tuttavia, Marco non sembra intimorito dal pessimo umore della collega. E forse, in fondo, nemmeno lei voleva che si arrendesse e andasse via, ha solo reagito per autodifesa. Osserva il suo riflesso nell’acqua della piscina: ha indosso un abito lungo e nero da sera, il suo volto coperto da più trucco di quanto normalmente userebbe. Agli occhi di chiunque parrebbe una principessa, ma non ai suoi. Anna non si è mai sentita tale, lei che ha sempre preferito essere Zorro. Forse è quello il motivo del suo malessere: sentirsi inadeguata in quei panni, scomoda, non a suo agio. Convinta che sia quella la ragione del suo umore decide di aprirsi a Marco, che l’ascolta, senza però scomporsi. Come sempre. Ed anzi, la rincuora. Possono le parole semplici che il suo collega le ha rivolto avere tutto quell’effetto calmante su di lei? Nella vita ha sempre e solo ricevuto critiche per quel suo essere diversa rispetto alle altre donne. Marco invece le ha spiegato che non vale la pena sentirsi sbagliati e cercare di adattarsi ai canoni di come ci vogliono gli altri. Che le donne possono essere belle anche se non indossano sempre una corona. E forse ha ragione. In fondo tentare di essere diversa da com’è non ha portato frutti, esattamente come non lo ha fatto essere se stessa. Però il problema non era lei, era il tipo di rapporto che aveva con Giovanni ad essere sbagliato. E chissà magari, là fuori c’è chi lapprezzerebbe e amerebbe così com’è. Quando pensa che la loro conversazione sia giunta al termine però, con sua grande sorpresa, Marco le rivolge uno sguardo sognante, complimentandosi per come il vestito le stesse bene, con un tono così dolce da aver provocato un brivido inatteso. Sebbene certa che a quelle parole ha sentito nello stomaco una strana sensazione, ha dato loro poco peso, perché più preoccupata a placare il rossore che le sta colorando le gote. Nessuno le aveva mai fatto un complimento disinteressato come ha appena fatto Marco. Nemmeno Giovanni. Non che non gliene abbia mai fatti, ma nessuno era mai stato così naturale, spontaneo, come il suo collega. Nel rialzare lo sguardo, per non mostrarsi fragile e sopprimere l’imbarazzo di fronte a lui, Anna incontra gli occhi di Marco e il mondo sembra entrare in una sorta di slow motion. Quasi fosse un incantesimo di magia bianca, riflessa nei suoi occhi si era vista bella come mai le era successo, e all’improvviso un’altra forza, ancora più potente, inizia a farli gravitare l’uno verso l’altra, fino a far entrare in collisione le loro labbra…
--- FINE SOGNO ---
La sveglia segnava le 6.30 quando Anna si svegliò di soprassalto da quello strano sogno. Uhm, non mi pare gli eventi siano andati così nella realtà, sai Anna? Aveva affermato la Vocina nella sua testa, mentre si ridestava. Anna non poté negare che avesse ragione. Il sogno si concludeva in modo decisamente diverso da come erano andati gli eventi nella realtà. Non si erano mai baciati, lei e Marco. La serata si era conclusa con loro che parlavano di lavoro e lei che rimaneva sola a pensare. Ne era certa. Però quella strana sensazione nello stomaco narrata nel sogno la stava sentendo ancora, non appena svegliatasi. La parte razionale di Anna diede la colpa del tutto a qualcosa che aveva mangiato a cena, ma non passò molto prima che la Vocina tornasse per dirle che in realtà non avesse proprio cenato la sera prima. Di fronte a quella affermazione, non pronta ad accettare che forse era colpa di altro, aveva ripiegato sulla scusa - banale - che allora il problema era proprio il fatto che non avesse cenato e che lo stomaco stesse brontolando per l’assenza di cibo. Se lo dici tu… Non aveva intenzione di discutere con la Vocina e dinnanzi all’evidenza che era tardi per tornare a dormire, decise di alzarsi ed andare a fare colazione, per placare lo stomaco, in attesa che la nuova giornata avesse inizio.
Per tutto il giorno, gli eventi del sogno tormentarono Anna, soprattutto perché la sensazione nello stomaco non era svanita una volta fatta colazione. Non poté negare a lungo a se stessa che il sogno le fosse in realtà piaciuto, soprattutto perché il suo inconscio aveva riportato alla luce la bellissima sensazione che aveva provato quella sera dopo molto tempo. Marco non era uno che si lasciava andare a grandi esternazioni di affetto o a complimenti. Ogni volta che accadeva era come trovare la pentola d’ora ai piedi dell’arcobaleno, un evento più unico che raro. Eppure quella sera, nel tentativo di rincuorarla se ne era uscito che il vestito le stava bene. Bene, bene, bene. Poche parole, banali direte voi, ma non per Anna, non per una fanciulla che non si era mai vista bella in quei panni. Per lei non erano solo parole. Valevano molto più di tanti gesti d’amore. Hai detto amore? Affetto, volevo dire affetto, si ripeté in testa uscendo dall’ufficio per tornare a casa.
La giornata di lavoro era stata pesante, ma giunta a casa aveva deciso di fare qualcosa per quello che stava accadendo. No, non per il sogno. Voleva sistemare le cose con Marco. Il PM non sembrava più lui in quei giorni. Le faceva continuamente la guerra. E Anna era stufa. Qualsiasi cosa stesse succedendo, era colpa di qualcosa accaduto tra Marco e Castagnati, l’indiziato su cui si stava accanendo e che molto probabilmente non c’entrava nulla con l’omicidio. Anna aveva deciso che per risolvere la situazione ed evitare che Marco facesse un errore, di cui sicuramente si sarebbe pentito, era necessario fare breccia dentro di lui. Per farlo doveva far riaprire quella ferita, che comunque stava già sanguinando, e raccontare a Marco un segreto che solo pochi altri conoscevano.
Giunse a casa sua in tarda serata, dopo cena, con l’intenzione di affrontarlo, farlo ragionare e andarsene. Veloce e senza inutili parole di circostanza. Dopo una prima riluttanza, il PM si era arreso ad ascoltarla. La fitta che Marco sentì acuirsi dentro man mano che la storia della collega gli veniva mostrata davanti agli occhi - sì, quasi potesse davvero vederla per la precisione e la scelta dei dettagli - gli fece ancora più male della vista che gli si palesò di fronte al termine del racconto: Anna e i suoi occhi lucidi. Lei gli aveva narrato quello che probabilmente era il capitolo più nero della sua vita. Lo aveva fatto con uno scopo preciso, ne era certo. Perché con la stessa sorpresa con cui l’aveva accolta, l’aveva vista lasciare la casa una volta finito. In tutto quello, Marco non aveva avuto modo di proferire alcuna parola, se non le solite frasi di circostanza, nel tentativo di scusarsi. Rimasto solo, la schiena appoggiata alla porta richiusa dopo che Anna era scappata via, si rese conto di quanto egoista era stato con lei in quei giorni e di quanto idiota fosse stato a dirle che era lei quella a lasciarsi coinvolgere dai casi. Quel caso, in particolare, faceva più male a lei che a lui, eppure Anna aveva saputo rimanere lucida dinnanzi agli eventi e lui no. Si sentiva uno stronzo, perché aveva scaricato su di lei la sua frustrazione senza che avesse alcuna colpa, e perché Anna non era una qualunque. Era l’unica donna che aveva accettato il suo essere belinone e saggio al contempo, senza forzarlo ad essere diverso da così. Non l’aveva mai giudicato, perlomeno non dopo che si erano conosciuti meglio, e lui aveva fatto altrettanto con lei. E lui si era comportato come se tutto quello che tra loro era successo in quei mesi non fosse mai accaduto. Ora che si era accorto di aver fatto una cazzata, però, sapeva che non poteva far altro che rimediare al suo errore. Glielo doveva, perché in fondo Anna voleva solo aiutarlo, in maniera disinteressata, perché non buttasse all’aria la sua vita già di per sé incasinata e lui non se n’era accorto. Non c’era da biasimarlo, però. Se qualcuno faceva qualcosa per lui, solitamente voleva qualcosa in cambio. Ma non Anna. Era come se gli stesse restituendo l’aiuto, altrettanto disinteressato, che lui le aveva offerto in quel periodo. Certo, disinteressato. Okay, Grillo, forse da parte di Marco non era del tutto disinteressato, ma non era pronto a rischiare quell’amicizia così bella. Anna era diventata la migliore amica che lui avesse mai avuto. E da amica ora lo stava aiutando, anche se nel farlo, aveva dovuto riaprire la ferita più profonda che qualcuno le avesse mai inferto. Non avrebbe mai potuto curare quella ferita, Marco, ma poteva sanare quella che lui come amico le aveva provocato in quei giorni e per questo si mise subito al lavoro, anche a costo di restare sveglio tutta la notte per riuscirci. Ah, per questo non c’è problema: ti aiuto io che soffro d’insonnia. 
Rientrata a casa, dopo aver spiegato a Marco perché era voluta diventare carabiniere nella vita ed essersi confrontata inaspettatamente con Don Matteo, Anna si era gettata sotto la doccia e poi dritta sotto le lenzuola, nel tentativo di dimenticare gli eventi della giornata e quel dolore che si era promessa di non riprovare…
--- INIZIO SOGNO ---
È tarda sera quando lei, Marco, Cosimo e il Maresciallo si ritrovano seduti a casa di Cecchini, nel tentativo di provare le eventuali risposte alle domande di Carlo Conti che dovrebbero attestare il loro essere una vera famiglia. Non ci aveva pensato due volte ad accettare di aiutare il piccolo Cosimo a realizzare il suo sogno, ma non aveva calcolato che per poterlo realizzare avrebbe dovuto fingere con Marco di essere una coppia, che non sarebbe bastato salire sul palco, suonare la canzone e poi andarsene. La prima sera di prove era stata molto imbarazzante, non tanto per il fatto che la canzone scelta fosse “Tu scendi dalle stelle” e fosse quasi estate, ma perché il Maresciallo aveva insistito nel farle baciare Marco. Perché dovevano provare un bacio? Per fortuna era riuscita a sviare la cosa con un bacio in fronte, che Cecchini aveva gradito poco e su cui Marco ovviamente aveva avuto da dire la sua, però ne era uscita, accettando il compromesso di un bacio sulla guancia. I complimenti di Marco per la sua bellissima voce a fine serata avevano completato l’atmosfera già di per sé imbarazzante, perché lei in tutta risposta aveva solo saputo replicare che non si aspettava lui fosse capace di suonare l’armonica, quando il pomeriggio lei stessa aveva ammesso di saperlo. La Vocina nella sua testa aveva minacciato di andarsene e lasciarla sola ad affrontare quel momento.
Anna ore temeva che anche quella sera il Maresciallo se ne sarebbe uscito con una delle sue trovate e le cose sarebbero finite come la volta precedente, o forse peggio. Invece quella cosa delle domande su Cosimo la sta divertendo, soprattutto perché Marco non sa rispondere a nessuna di esse e lei invece sì. La faccia di Cosimo che gli dice che fa schifo come papà, il punto più alto della serata. Non è riuscita a trattenere una risata. Ma a quanto pare il destino ha piani diversi su come debba terminare la serata e minare la sua soddisfazione, perché Cecchini se ne è uscito con una domanda che non ha nulla a che fare con le risposte che avevano dovuto studiare, e Marco si è offerto di rispondere per primo al quesito: “Cos’è che vi ha fatto innamorare l’uno dell’altra?”.
- Eh, bella domanda, Maresciallo… Cioè, che domanda interessante, ehm... ora inventarsi una risposta sarà difficile… - sta pensando Anna, cercando di trovare il modo per rispondere al quesito e celare al contempo che forse in fondo una risposta già la conosceva, ma non è pronta ad ammettere a se stessa un interesse per il collega. Nel mentre, Marco coglie lei e gli altri di sorpresa, rispondendo al suo posto. “L’onestà, la fiducia e il fatto che lei quando ama, ama fino in fondo… E poi, perché lei bacia benissimo!”. Il calore delle labbra di Marco sulle sue hanno creato un cortocircuito nel sistema nervoso di Anna, che impietrita dal gesto inaspettato, ha deciso di lasciarsi pervadere da quel calore senza reagire. Quando Marco si è allontanato dicendo che fosse per la scena, qualcosa in lei si è mosso, quasi ridestato, sebbene non sappia cosa. Forse è semplicemente il suo cervello, che si è riscoperto funzionante dopo il black out ed è stato in grado di farla annuire con gli altri al fatto che il piano avrà successo.
Lasciato l’appartamento di Cecchini, dopo aver limato i dettagli per la messa in scena, Marco si è offerto di accompagnarla a casa, anche se significa semplicemente attraversare il pianerottolo. Prima che lui però possa andarsene, Anna con lo sguardo a fissare i suoi piedi, imbarazzata per la domanda che sta per fare e raccolto il coraggio, gli chiede se le cose che ha detto poco prima al Maresciallo le pensi veramente. Il silenzio che riceve in risposta, la spingono ad alzare lo sguardo per incrociare quello di Marco. Il tempo rimane sospeso qualche istante, prima che le labbra del PM tornino in collisione con le sue…
--- FINE SOGNO ---
Erano le 4.30 di notte. Anna fissava il soffitto, svegliata di soprassalto, un’altra volta, per colpa di un sogno. Okay, la cosa inizia a farsi preoccupante, Anna. Nemmeno questo finale di sogno è mai accaduto! Vocina aveva ragione. Dopo il bacio per la scena e il brindisi, Anna se ne era andata, lasciando Cecchini e Marco a ripassare le risposte. Sul pianerottolo non era successo niente. Ehm, la sensazione allo stomaco, oggi come te la spieghi invece? La mano sul ventre, proprio dove la sensazione di cui il suo inconscio parlava, si stava effettivamente verificando, e questo portò Anna a riflettere nel tentativo di trovare la risposta. La sera prima aveva cenato, quindi non era certo colpa della fame. Forse era colpa degli eventi vissuti. Sì, insomma, del dolore che ha riportato alla luce.
Quindi si è svegliata? No, non si è svegliata, Vocina. Smettila! Non può essere quello. Il fatto che fosse tornata a provare dolore, a provare emozioni forti, non significava che si stesse risvegliando in lei la bella addormentata che aveva rinchiuso dietro la teca di vetro per non soffrire più. Era un caso. I sogni, l’evento ricorrente dei sogni - il bacio - erano un caso. E lei, a dispetto dell’apparenza, aveva sempre avuto una mente fantasiosa, chissà magari un giorno scriverà un libro di fiabe. Sì, certo “Le Favole di Anna: come Zorro incontrò il suo PM, principe magistrato”. Piantala!
Stufa di discutere con la Vocina, Anna aveva deciso di provare a dormire nuovamente almeno un paio d’ore, prima che la sveglia la riportasse alle luci di un nuovo giorno, dove quegli strani sogni non sarebbero mai diventati realtà.
--- INIZIO SOGNO ---
È distesa su un letto, al centro di una radura. Il cinguettio degli uccellini riecheggia attorno a lei, ma Anna non riesce ad aprire gli occhi. È come se un incantesimo glielo proibisse. Vorrebbe, ma non può. Il suono melodioso viene interrotto dal nitrito di un cavallo e dalla voce di un uomo. Quella voce l’ha già sentita, ne è certa. “Finalmente ti ho trovata!”.
Non può essere. Vocina, piantala di giocare con la mia mente. Nessuna voce però le risponde. “È arrivato il momento di sciogliere l’incantesimo di Malefica”. Malefica? La strega della Bella Addormentata? “Dopo il bacio del vero amore, potremo tornare, tenendoci per mano, al castello e vivere insieme, per sempre”. Tenendosi per mano? Come nella canzone di Dalla? MARCO!
--- FINE SOGNO ---
Ore 6.30. Lo sguardo di Anna fissava sulla sua figura riflessa nello specchio appeso accanto al letto. L’ennesimo sogno su Marco. E questa volta, con un lampante riferimento alla Bella Addormentata. Vuoi che intervenga o sto zitta? ZITTA. La sensazione nello stomaco era già fin troppo eloquente per i gusti di Anna. Dopo svariati minuti a contemplare il da farsi, il suo telefono aveva squillato. Per una volta il destino le aveva teso la mano e salvata dal confronto con i suoi sentimenti.
Marco aveva scoperto degli strani movimenti di denaro circa la ditta per cui l’uomo morto lavorava. Nel giro di poche ore, quel pomeriggio risolsero il caso. Una volta finito di sistemare i documenti, Anna aveva deciso di rientrare a casa, anche per riuscire ad andare a dormire un po’ prima e recuperare il sonno perduto a causa dei sogni. Mentre stava risalendo la stradina per raggiungere il portone di casa incontra intenta a innaffiare i suoi fiori, la “simpatica” signora che abitava nell’edificio accanto. Le pareva si chiamasse Serena, se ricordava bene. Uh, come una delle fate della Bella Addormentata! Stavi andando alla grande Vocina, stando zitta. Anna decise di salutarla, soprattutto perché Serena - a discapito del nome - non era esattamente una persona molto cordiale con chi non si dimostrava ben predisposto nei suoi confronti. E Anna aveva tutta l’intenzione di mantenere rapporti civili col vicinato. “Oh, signor Capitano. Che strano vederla da sola. Dov’è quel bel giovanotto con cui la vedo ogni tanto chiacchierare quaggiù in strada?” Anna non ricordava di aver mai passato del tempo in strada a chiacchierare con Giovanni, né tantomeno di aver mai visto la vicina “spiarli”. Alla faccia confusa di Anna, la vicina le lanciò uno sguardo eloquente, provando a spiegarsi meglio “Il suo fidanzato. Quel ragazzo alto, biondo, che viene qua spesso a chiacchierare con lei quando porta a passeggio il cagnolone nero… Bel ragazzo, affascinante.” Okay, fermi tutti, mi son persa: ha chiamato Marco “tuo fidanzato”? Ma allora vedi che è destino? … Muta, Vocina, devi stare muta! 
Annac alle parole della vicina, cercò di spiegarle che Marco non era il suo fidanzato, ma la signora non sembrò convinta della spiegazione ricevuta. La fissava anzi con un’espressione che di una che la sapeva lunga. Tuttavia, lasciò correre, tornando ai suoi amati fiori e lasciando Anna imbambolata di fronte agli eventi accaduti.
Quando il cervello di Anna decise di tornare a collaborare, le gambe furono in grado di schiodarsi dal punto in cui sembravano aver messo radici, portandola su per le scale e dritta nel suo appartamento. La situazione stava diventando strana - sempre più strana - e Anna non capiva perché. Decise che il modo migliore per schiarirsi le idee fosse una bella doccia calda, ma forse il mondo quel giorno ce l’aveva con lei, perché lo scaldabagno decise di guastarsi nel bel mezzo della doccia, costringendola a lavarsi con l’acqua fredda. Il suo urlo al contatto con le gocce gelate aveva richiamato l’attenzione di Cecchini, che si era precipitato in casa sua preoccupato fosse successo qualcosa di grave. Anna fu in grado di rincuorarlo che non era niente che non potesse affrontare da sola, dicendogli di tornare a casa a cenare tranquillamente con la famiglia e che nel caso lo avrebbe contattato.
Dopo aver ordinato cena da asporto, Anna si era dedicata completamente allo scaldabagno. Forse il destino alla fine le aveva dato una mano: concentrandosi sul guasto, aveva messo da parte il confronto con i suoi sentimenti e i sogni degli ultimi giorni, o meglio aveva messo in pausa quello che ora nella sua testa era “il problema Marco”. E perché mai sarebbe un problema, scusa? Se i sogni non significano niente per te, non dovrebbe esserlo… Proprio quando stava per rispondere seccata alla Vocina per la millesima volta quel giorno, qualcuno suonò alla porta. Convinta che fosse sicuramente il Maresciallo, non perse tempo a rispondere mentre ancora la porta era chiusa che tutto andava bene, che aveva risolto. Ma una volta aperto, la realtà - e non il sogno - si abbatté su di lei.
Marco non sapeva perché le sue gambe, nel tragitto verso casa, lo avessero portato lì, da lei. Ma una volta apertasi la porta non poté tirarsi indietro. Per rompere l’impasse creatasi dalla sorpresa - evidente sul volto di Anna - della sua improvvisa comparsa lì, si offrì di aiutarla con il problema dello scaldabagno. Anche perché il “passavo di qui e così ho pensato di salutarti”, era una motivazione alquanto imbarazzante e poco plausibile. E su questo Grillo, siamo tutti d’accordo con te, visto che alla risposta di Anna che tutto era risolto, il PM non era stato in grado di andare avanti e chiedere il permesso di poter entrare per parlarle. Non è esattamente bravo ad esprimere i sentimenti, lasciategli prendere confidenza con la situazione…
Quando Anna gli propose di entrare comunque, Marco colse la palla al balzo addentrandosi nell’appartamento e rompendo il ghiaccio con una battuta che solo il belinone che era in lui - che come ci tiene a sottolineare il mio collega Grillo, non è lui, ma semplicemente la parte fanciullesca di Marco - poteva partorire. “Fatto seratona, vedo”. Anna non obiettò, ma anzi sorrise all’affermazione per poi fissarlo con aria interrogativa, cercando di cavare da lui le parole che voleva dirle e per cui evidentemente era lì. Coraggio, Marco, devi solo scusarti. Mica devi farle una dichiarazione d’amore… o forse mi son perso qualcosa? Grillo aveva ragione, sul fatto che fosse lì a scusarsi, non sul resto. Ma quale dichiarazione d’amore... mica era innamorato di lei... Questo è ancora tutto da dimostrare…
Raccolto il coraggio, Marco si scusò con Anna per quanto accaduto in quei giorni. Aveva ragione lei, si era lasciato coinvolgere e non era stato lucido. La risposta che la collega gli diede, gli fece capire subito che sapeva già di aver ragione, ma che era felice lui fosse riuscito a far chiarezza dentro di sé. Nessuno l’aveva mai capito come stava dimostrando lei in quei mesi. Quel suo viso angelico nascondeva dietro un mondo, a tratti pieno di ombre, che gli sarebbe piaciuto conoscere. E avrebbe voluto vedere quei suoi occhi verdi brillare di gioia come stavano facendo in quel momento, sempre. Avrebbe voluto vedere quel sorriso risplendere sul suo volto in ogni istante. Ancora meglio se fosse stato per merito suo.
In quel momento notò una macchia sulla guancia di lei. Avrà anche vinto la guerra con lo scaldabagno, ma è stata una battaglia combattuta a quanto pare. Marco non ebbe il tempo di redarguire Grillo sulla battuta, perché interrotto da Anna che con sguardo indagatore gli chiese se avesse qualcosa in faccia, visto che la stava fissando. Marco sorridendo le rispose di sì, prima di chiederle il permesso per rimuovere lo sporco dalla sua guancia. Quando la sua mano entrò in contatto con la pelle di Anna, una scossa attraversò il suo corpo, come se ci fosse stato un cortocircuito. La sua mente smise di avere il controllo sulle sue azioni, e il suo cuore lo spinse verso ciò che da settimane ormai bramava di fare.
Non stava sognando, Anna. Era reale. Marco la stava baciando e lei stava rispondendo a quel bacio, frutto forse solo del momento, di quel loro essere scossi. Di quei brividi incessanti. E fu a quel pensiero che interruppe Marco. I loro occhi rimasero incollati per alcuni secondi, quasi a cercare l’uno nell’altra la risposta a quella brusca interruzione. Marco parve essere il primo a trovarla, scusandosi per il gesto e prendendo velocemente la via che lo condusse fuori dall’appartamento mentre Anna, quasi fosse un automa, lo seguì senza proferire parola. Chiusa la porta alle sue spalle, Anna vi si appoggiò, il cuore in gola e la mano a coprirsi le labbra che un attimo prima erano coperte da quelle di Marco. Mi hai detto di stare zitta, quindi taccio. Vocina l’aveva abbandonata quando più lei ne aveva bisogno. La strana sensazione allo stomaco non si era placata. ma Anna stava cercando di calmarsi, ripetendosi che nulla era accaduto, che forse era tutto frutto della sua immaginazione, di quei sogni fatti nei giorni precedenti. Ma il rumore di qualcuno che bussava alla porta le ricordarono che era sveglia, più desta che mai. Accogli il principe, Anna. Accogli la sensazione che è dentro di te. Eccola la Vocina, ma no. Non le avrebbe dato ascolto. Non c’era nessun principe. E soprattutto a bussare non poteva certo essere Marc-
Quando riaprì la porta, invece, dall’altra parte c’era proprio lui, visibilmente imbarazzato di essere tornato indietro e aver causato quel loro ri-incontro nel giro di pochi minuti dal bacio, ma nella borsa dimenticata a casa di lei, c’erano le chiavi di casa sua e senza non sarebbe potuto andare da nessuna parte. Il cuore di Anna aveva saltato effettivamente un battito, quando se lo era ritrovato davanti di nuovo, prima che lui spiegasse perché fosse tornato lì. Per un attimo, aveva iniziato a credere a Vocina, al fatto che la realtà stesse diventando fiaba. Riconsegnata la borsa al suo proprietario, richiuse la porta, riprendendo la strada verso il bagno per controllare che la riparazione fosse andata a buon fine. Dopo pochi passi, tornò però indietro, ricordandosi della chiave a pappagallo dimenticata sul ripiano vicino alla cucina, abbandonata all’arrivo di Marco. Marco… Cosa vuoi Vocina? Parla chiaramente. Qui l’unica che deve parlare chiaramente sei tu, Anna. E non a me, ma a te stessa.
Abbandonata l’intenzione di raggiungere la sua meta - il bagno - perché tanto non avrebbe avuto la concentrazione adatta, Anna si sedette sul divano cercando di capire cosa volesse dire il disco rotto che era diventata la Vocina nella sua testa. Non le era chiaro di cosa avrebbe dovuto parlare chiaramente. Era evidente che il bacio con Marco fosse stato…Rivelatore? No, bello. Interessante. Mentre con le dita tornava a sfiorarsi le labbra, Anna pensava proprio a quanto fosse stato bello risentire il calore di quelle di Marco sulle sue. Come era sta bello immaginarlo nei suoi sogni e lo era stato nella finzione per lo spettacolo di Carlo Conti con Cosimo. Una strana magia prendeva forma quando le loro labbra si incontravano e uno strano sfarfallio si agitava dentro di lei. Nelle fiabe si direbbe che è il segno di un innamoramento. Ma Anna non viveva in una fiaba, non era una principessa e Marco non era un principe. Questo non vuol dire che la tua vita non possa essere come una fiaba. E se quel “come” non fosse abbastanza? Se la principessa che era in lei non si sarebbe accontentata e avrebbe preteso che fosse una fiaba e non un semplice adattamento? Sei tu la principessa, Anna. Tu devi sapere cosa vuoi e forse la risposta già la conosci. 
La Vocina nella sua testa fu molto saggia quella sera. Anna conosceva la risposta. Il bacio di Marco aveva risvegliato la Bella Addormentata che dimorava in lei, pronta a inseguire il sogno del vero amore. Era stata stupida a credere che potesse vivere senza provare ancora la sensazione delle farfalle allo stomaco o dal calore delle labbra di qualcuno sulle sue. Era stata stupida a credere che se un uomo non l’aveva ancora amata veramente fino a quel momento, allora non sarebbe successo dopo. Era stata scema a lasciarsi condizionare dall’opinione degli altri su chi fosse l’uomo giusto per lei. Perché l’uomo perfetto non esiste, ma lo si può diventare per chi si ama. E forse a lei non interessava trovarlo perfetto. Perché anche pigro, terribilmente testone, belinone, sarebbe potuto andare bene. Stai dicendo che…? Che aveva ragione Serena, forse dall’esterno potevano sembrare una bella coppia, e magari in futuro sarebbero potuti diventarlo. Ma la Bella Addormentata che era in lei aveva ancora terribilmente paura di lasciarsi andare, di accettare quella sensazione che sentiva nello stomaco ogni volta che vedeva Marco. Forse era ancora intorpidita dal lungo sonno in cui era stata relegata da Malefica, che poi non era altro che lei stessa. Il fuso incantato dell’amore è impregnato della più grande magia che esista. Nessuno è in grado di domarla correttamente. Ma forse vale la pena pungersi, soffrire anche, se però la meta è il lieto fine.
Anna non era pronta ad accogliere quel sentimento che il bacio del principe aveva risvegliato. Per quel motivo di lì a poco l’avrebbe definito “un errore”. Se si pentì di averlo detto? Certo che sì. Duemila volte. Soprattutto dopo che Marco avrebbe iniziato a frequentare sua sorella. Sarebbe arrivata perfino a pensare che più che una Bella Addormentata, dentro di lei dimorasse una Scema Addormentata, che impaurita di non potere arrivare all’happy ending, si era lasciata scappare l’uomo dei suoi sogni.
 
Però, sai, caro lettore, a volte il fato ti dà una seconda chance nella vita. E a quel punto se non decidi di coglierla al volo e la lasci scappare, sei un idiota.
Anna e Marco non furono così idioti da lasciare che accadesse. Certo, la fata Chiara aveva aiutato il nostro principe azzurro a darsi una mossa quando le cose gli stavano sfuggendo di mano, ma era stata una principessa vestita da Babbo Natale a destarlo dal sonno della paura con un bacio, durante una notte fiabesca di metà agosto, che li aveva condotti a un classico “e vissero felici e contenti”.
Ma si è ribaltata completamente la favola così!
E la cosa ti crea problemi, Grillo?
No, affatto! Posso quasi dirti, Vocina, che questa storia è anche meglio dell’originale!
Mi fa piacere. E mi costa ammetterlo ma… sono d’accordo con te. Piace anche a me!
Però sei ancora sveglio! Forse ho fallito, come facc-
Zzzzzzz... Ronf! Zzzzzzz...
Non cambierà mai!
 
 
Ciao a tutti!
Scusate per la lunghissima assenza, ma Grillo sembrava aver smesso di soffrire di insonnia... invece era solo uno stratagemma.
Beh, non è la fiaba della Bella Addormentata che vi aspettavate, forse, ma è di sicuro la migliore versione che esista, almeno per me. E, preciso, è frutto della mente super creativa della mia Socia, che ha trasformato una storia che io - onestamente - detesto, in una che adoro.
Mi sono limitata a correggere la consecutio temporum qua e là, ma nient’altro. Tutto merito suo! E sono sicura che a voi sarà piaciuta tanto quanto me.
Restate in allerta, perché abbiamo già altro in cantiere. Una storiella molto, molto divertente... Per il momento, ci salutiamo, ma teniamoci aggiornati. Soprattutto perché le riprese di Don Matteo 13 sono iniziate! Incrociamo le dita che stavolta vada meglio.
A presto,
 
Vocina e Grillo
   
 
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