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Autore: Nicky Writer    09/06/2021    1 recensioni
Emma e il suo viaggio verso l'accettazione di sè.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’esistenza frammentata di un overthinker

Emma era una ragazza che si vergognava. Di qualsiasi cosa volesse o stesse pensando di fare. Era sempre così attenta a quello che faceva o diceva che era snervante stare in mezzo alla gente. Ogni volta arrossiva visibilmente, il viso le diventava così rosso che gli altri ridevano del suo colorito. Odiava quando diventava così rossa. Eppure sognava che un giorno un ragazzo davanti al suo rossore la guardasse come si guarda una persona bellissima. Voleva qualcuno che la trovasse bella anche quando si vergognava di quello che diceva. Qualcuno che le accarezzasse le guancie imporporate e le sorridesse mentre le lasciava un bacio sulla gota rossa. 
Ancora non lo aveva trovato. O per meglio dire, non lo aveva trovato nella realtà. A quasi 20 anni di età non aveva avuto mai un ragazzo reale, ma aveva vissuto moltissime storie d'amore. Sapeva cosa cercare in un uomo, come voleva che la sua relazione si sviluppasse. Lei si innamorava dei personaggi dei libri. Aveva amato Mr. Darcy così intensamente che ogni Natale, quando si sentiva più sola, rileggeva la vecchia copia del suo libro e si rituffava nelle sue braccia scontrose ma estremamente dolci. Aveva conosciuto l'intensità della passione con Stella ed Edgar di "Follia". Sapeva che cosa voleva dire morire per amore grazie a Beatrix di "Divergent". Aveva vissuto molte vite, aveva amato e odiato intensamente, aveva scommesso e perso, pregato e sperato con i personaggi in un mondo migliore.  

Una volta una sua amica le chiese "Perchè ti piace leggere?". La prima risposta che diede fu "Perchè la mia vita non mi basta". Ed era vero. Sentiva costantemente che la vita terrena era una gabbia che la conteneva e la imprigionava. Sentiva i polsi scavati dalle catene e i polmoni oppressi dall'immensa grandezza del cielo che sembrava schiacciarla verso terra. Era come vivere in una scatola, nella quale ogni giorno che passa le pareti si restringono sempre di più. Sognava di volare in alto, sentirsi libera in un mondo che non riusciva a farsi bastare. L'unico modo per farsi bastare questo mondo era uscirne e lanciarsi in mondi in cui poteva essere coraggiosa, egoista, ironica anche in modo cattivo se avesse voluto, in cui poteva possedere dei poteri e combattere il male con tutte le sue forze. Era questo che amava dei libri: la possibilità di smettere di essere se stessa, la ragazzina sfigata, senza troppo amici o un fidanzato, ed essere la donna che voleva essere, ma che non aveva la forza di diventare. Non credeva in Dio, non credeva nella Natura, non credeva nell'amore come forza motrice del mondo, non credeva nemmeno in se stessa. Credeva nel potere della speranza. Quel sentimento così forte e potente, più potente della paura e della fede, più inebriante del desiderio di vivere. E quindi leggeva, leggeva e leggeva. Si cibava di parole, di promesse di una vita felice e spensierata, di amore incondizionato e di malinconia.
 
I libri erano la sua famiglia.  I libri erano la sua anima, spezzettata e racchiusa in delle pagine, protetta dalle copertine e affidate in mani di estranei nella vana speranza che un giorno qualcuno trovasse il desiderio di avvicinarsi e capirla come lei cercava di capire e comprendere gli altri. Aveva dedicato la sua vita a cercare di aiutare gli altri ascoltandoli, dandogli consigli, aiutandoli in tutti i modi di cui era capace. Aveva donato la sua anima in favore degli altri. Mai nessuno aveva ricambiato. Mai nessuno era interessato a cosa le frullava nella testa. Con il tempo lo aveva accettato, aveva capito che quello era il prezzo da pagare. La libertà si pagava con la solitudine. E quello per lei era un prezzo accettabile. Poteva sopportare di essere sola, ma almeno sarebbe stata chiunque sognasse di essere in quel momento. In quel modo poteva amare intensamente. In quel modo poteva essere chiunque. E forse era proprio questo il punto, essere chiunque a parte quella che era.

La vita però ti cambia più di quanto si voglia e con il tempo avrebbe imparato ad amarsi, con il tempo avrebbe imparato che essere chiunque equivale ad essere nessuno. Aveva sperimentato anche quel desiderio: di sparire in una folla di persone come un piccolissimo oggetto che affonda nel bel mezzo dell’oceano. Si chiedeva spesso come sarebbe stato il suo funerale, cosa avrebbero detto le persone di lei. La cosa che più temeva era che nessuno avrebbe saputo dire niente di vero. Sentiva che nessuno la conosceva realmente, ma non poteva dare la colpa solo agli altri. Aprirsi per lei era una cosa talmente innaturale che sarebbe stato più facile credere che le sarebbero spuntate le ali. Ogni volta che qualcuno si confidava con lei sentiva che non avrebbe potuto fare lo stesso. Ogni volta che si confidava sentiva una sensazione di disagio, come se quello che stesse facendo non le appartenesse davvero. Come se non fosse un suo diritto sfogarsi con amici o parenti. Ma alla fine quali erano realmente i suoi diritti? Non sentiva di averne neanche mezzo.

Si sentiva un fiume in piena ricolmo di amore, ma senza nessun affluente. Il suo unico scopo era donare tutta se stessa agli altri senza mai chiedere niente in cambio. Lo trovava profondamente ingiusto, ma era stata cresciuta così: sempre pronta a prendersi cura degli altri, ma raramente qualcuno aveva tempo per lei. O interesse. La verità su Emma era che si sentiva sola da una vita. Era circondata di persone, ma era sempre sola. E niente sembrava farla ricredere. Aveva sperato e creduto che fidanzandosi quella sensazione sarebbe scomparsa, ma non fu così. Sperava che uscendo di più con le sue amiche sarebbe riuscita a dimenticarsene. Ma fu solo temporaneo. Era arrivata alla conclusione che quella sensazione era radicata in lei più di quanto avesse mai pensato e niente l’avrebbe estirpata. Si sentiva sola da una vita, prediligeva attività di solitudine perché tanto comunque ci si sentiva anche in una stanza piena di gente. Quella sensazione non l’abbandonava mai.

Avrebbe venduto la sua anima per potersene sbarazzare, ma con il tempo aveva compreso che non c’era cosa che potesse fare o vendere o scambiare con quella sensazione. La solitudine l’avrebbe accompagnata per sempre, così decise di farci pace e di abbracciarla cercando un modo per conviverci. A venticinque anni di età ancora non ci è riuscita pienamente, ma almeno ha perdonato se stessa e ha smesso di considerarsi sempre “quella sbagliata”. Adesso è finalmente solo Emma.
  
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