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Autore: cioco_93    09/06/2021    1 recensioni
L'amore arriva quando meno te l'aspetti, anche quando la persona che scegli era l'ultima che avresti mai pensato di amare, ed era quello che era successo a Damon ed Elena. Due ragazzi, un amore che sapeva di eterno e poi una chiamata, che ha messo la parola fine a tutto, senza un reale motivo. Dieci anni dopo Elena scoprirà che non è facile dimenticare chi ti ha spezzato il cuore e che l’odio è pur sempre un sentimento, che può facilmente tornare a esser ciò che ti fa sentire viva. In una FF ispirata all'universo di Suits, tra cause legali e passione, una nuova storia Delena.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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6. A love that consumes you
 
30 Agosto 2008, casa Salvatore, Mystic Falls

- Lo so Bonnie, hai ragione. E solo che bho non lo so nemmeno io. Ci sentiamo dopo – chiuse la telefonata Elena notando l’arrivare di Damon.
- Hey ragazzina, tutto bene.? – le chiese il ragazzo entrando in cucina. Miranda l’aveva mandata a prendere il gelato che aveva preparato e messo in frigo al loro arrivo, ma dopo una decina di minuti che Elena era sparita, il moro si era offerto di andare a vedere che fine avesse fatto.
Era un sabato di fine estate e le loro famiglie avevano deciso di fare una grigliata prima del rientro di tutti, a scuola e al lavoro, dalle ferie. Era una giornata semplice, serena, ma Damon aveva notato fin dall’inizio che Elena era strana e voleva capire perché. Per questo aveva deciso di andarla a cercare.
- Si scusa, ero al telefono con Bonnie e mi sono persa nel discorso, dimenticandomi del gelato – gli rispose lei con un mezzo sorriso.
- Che succede.? Se posso chiedere – le domandò curioso, ma allo stesso tempo preoccupato il moro.
- Matt mi ha chiesto di uscire, nel senso di frequentarci…- gli spiegò la ragazza con un’alzata di spalle.
- E tu non vuoi.? – ribatté il ragazzo guardandola curioso.
- Io non so cosa voglio – affermò Elena più onesta che mai.
- Bhè non è vero, vuoi quello che voglio tutti – replicò Damon con il suo solito ghigno.
- Cosa misterioso Salvatore che ha tutte le risposte.?  - lo prese in giro la ragazza curiosa della risposta.
- Diciamo che ho qualche anno d’esperienza in più di te e ho avuto modo di imparare – disse lui divertito dallo strano luccichio d’interesse che la mora gli stava mostrando.
- Allora Damon dimmi, che cos’è che voglio – lo spronò Elena a modi sfida.
- Tu vuoi un amore che ti consumi – iniziò a dire lui avvicinandosi – tu vuoi passione, avventura, e anche un po' di pericolo – concluse guardandola dritta in quei suoi occhioni da Bambi.
La ragazza perse un battito per la profondità del suo guardo e del significato di quelle parole, ma non voleva mostrarsi la solita ragazzina, perciò decise di controbattere.
- E invece tu che cosa vuoi.?? – gli domandò stupendolo, ma purtroppo il telefono riprese a squillare.
- È Caroline -affermò lei guardando lo schermo, e Damon colse la palla al balzo per sfuggire a quella situazione quasi magnetica che non si aspettava.
- Che tu risponda alla chiamata, ma che ti ricorda di portare il gelato – disse facendo un passo indietro e decidendo che era meglio andare via.

Presente

- Merda – esordì Caroline al posto mio.
- È troppo tardi per cambiare i piani – commentò semplicemente Klaus.
- Non era questa la festa a sorpresa che intendevo – sospirai pesantemente io.
Questo era davvero un guaio. Non ero per niente felice di ritrovarmi Damon nel mio stesso ristorante, tanto meno con la sua futura sposa, ma non ero l’unica che si sarebbe seduta a quel tavolo di malumore se fossimo restati qui.
Quando Damon mi aveva lasciata era stato orribile. Aveva spezzato il mio cuore in mille pezzi e ancora oggi ne portavo i segni, ma si dice che quando si ama, questo possa accadere. Per Bonnie però fu diverso. Lei e Damon non stavano insieme. Anche nel momento in cui ci lasciammo, questo non doveva presupporre la fine della loro amicizia, e invece il maggiore dei Salvatore non aveva abbandonato solo me, ma anche quella che diceva di esser la sua migliore amica. Le coppie di possono dividere per mille motivi, ma quando decidi di cancellare una persona che non ti ha mai fatto niente, se non starti vicino, fa ancora più schifo.
- Il locale è abbastanza libero, proviamo a far spostare il tavolo.? – domandò il biondo alla ricerca di una soluzione, ma fu troppo tardi essendo che il maggiore dei Salvatore ci aveva appena notati.
Era in profondo imbarazzo, gli si leggeva in faccia, ma nonostante questo, decise di alzarsi dal tavolo, e fece cenno alla sua fidanzata di fare lo stesso, avvicinandosi a noi.
- Qualsiasi insulto ti passi per la testa morditi la lingua – bisbigliai a Care procurandomi addosso uno sguardo sbigottito – Non è il posto per scenate, lui rimane un mio superiore, e la sua fidanzata non si merita di sentirsi a disagio per causa nostra – specificai per rendere chiara la situazione.
- Ok – accettò di suo malgrado.
- Incredibile, non ci vediamo per anni e adesso due volte in due giorni – esordì Damon salutando Klaus con un abbraccio.
- Bhè eravate voi a esser rintanati a Londra e tu sai quanto odi il clima inglese – replicò divertito il fidanzato di Caroline – è un piacere rivederti Rose – aggiunse poi salutando la compagna del moro con il suo solito galante bacia mano.
- Anche per me Klaus – rispose cordiale lei. Era davvero bellissima, di un’eleganza innata, e io per la prima volta dopo anni, mi sentì di nuovo una ragazzina, come mi chiamava spesso un tempo Damon.
- Bhè ma non mi presenti le tue splendide accompagnatrici.? – domandò poi lei gentile e io mi paralizzai. Cosa dovevo dire.? Ciao, sono l’associata del tuo fidanzato, non che ex storica che è stata mollata con una chiamata.?
- Loro sono Elena e Caroline – prese parola Damon – caso vuole che Care sia la fidanzata di Klaus ed Elena la mia associata allo studio, ma in verità ci conosciamo fin da bambini – aggiunse cordiale.
- E vi siete ritrovati tutti qui a New York dopo anni.? Ma è meraviglioso – commentò estasiata la donna.
- Già, una vera fortuna – replicò la mia bionda amica con uno dei sorrisi più finti che le avessi mai visto fare, e credo che a parte Rose, ce ne accorgemmo tutti.
- Direi che ora vi lasciamo alla vostra serata. Elena mi diceva che è il compleanno del fidanzato di Bonnie. Noi abbiamo finito e non vorremmo esser di troppo – proclamò Damon e io glie ne fui veramente grata, anche se sapevo che probabilmente l’intenzione era scappare dall’incrociare Bonnie e rovinarle la serata.
- Noi tanto ci vediamo domani in studio – affermò Klaus stringendoli la mano – alla prossima Rose – continuò porgendo il suo sguardo alla mora.
- Spero che riusciremo a organizzare una cena prima del matrimonio. Mi farebbe piacere ricordare i vecchi tempi, e ovviamente voi ragazze siete invitate. Chissà quanti aneddoti avrete da raccontare su Dam – disse cordiale Rose e io quasi non mi strozzai con la mia stessa saliva.
- Vedremo di organizzare – tagliò corto il moro – buona serata – aggiunse poi scappando letteralmente dalla situazione.
Nessuno dei tre ebbe coraggio di dire o fare qualsiasi cosa per più di qualche secondo finché a una cerata non decisi di prendere la situazione in mano.
- Almeno per stasera, nessuno accenni a Bonnie dell’accaduto – affermai cercando lo sguardo d’approvazione dei miei amici.
- Lei non sa niente – commentò invece Care come se non mi avesse sentito, ma avevo intuito a cosa si riferisse e aveva ragione. Rose non sapeva niente, perché nessuna persona sana di mente proponeva una cena con la ex del proprio fidanzato per “ascoltare degli aneddoti su Dam”.
- L’ho notato, ma direi che per stasera, non ne voglio sapere niente – ribattei immediata, e senza aspettare la coppia, mi diressi al nostro tavolo.

Nonostante l’episodio iniziale, la serata fortunatamente riuscì alla perfezione. Enzo era davvero sorpreso e felice, e tutti insieme festeggiammo fino a tarda notte.
L’aria allegra però durò solo fino alla mattina seguente, perché i veri guai iniziarono verso le 10.00, quando Damon entrò nel mio ufficio, e fu niente rispetto all’incontro del giorno prima.
- Scusa per il ritardo, avevo delle commissioni stamane, mi raggiungi da me.? – domandò il ragazzo sulla soglia della porta.
- Si certo, arrivo subito – risposi concisa continuando a lavorare al computer.
- Elena tutto bene.?- mi domandò subito il moro notando il mio fare distaccato.
- Ovvio, perché non dovrebbe.? – replicai continuando a evitare il suo sguardo. Niente andava bene in tutta quella situazione, ma volevo evitare di portare l’argomento a galla.
- Ascolta mi dispiace per ieri – affermò a quel punto lui entrando del tutto nella stanza e chiudendo accuratamente la porta.
- Il The River è un locale pubblico. Poteva capitare, non ti devi scusare – dissi algida facendo finta che non m’importasse.
- Sai che non è per quello che mi sto scusando – replicò immediatamente lui sedendosi alla sedia di fronte alla mia scrivania.
- E di cosa.? – domandai retorica e con totale sarcasmo smettendo finalmente di distrarmi con il computer – Ah no aspetta, forse parli del fatto che la tua fidanzata non abbia la più pallida idea di chi io sia, perché sono stata così poco importante nella tua vita, che non ti faceva differenza specificarlo. È forse per quello che ti stai scusando.? – partì quindi arrabbiata all’attacco. Quello era l’esatto motivo per cui volevo evitare quella conversazione.
- Elena lo sai benissimo che non è così. Tu sei stata… io non posso dirglielo – cercò di giustificarsi il moro confondendomi maggiormente.
- Non puoi dirglielo.? Dio Santo Damon, la stai per sposare, ha il diritto di sapere la verità.!! – gli feci notare incredula.
- Cazzo Elena, è complicato. Non è tutto o bianco o nero, me l’hai insegnato tu – inveii il ragazzo alzandosi dalla sedia nervoso.
- Sono la tua associata Damon, sai quante altre volte mi capiterà d’incontrarla.? E cosa le dovrei dire quando mi chiederà di noi.? Che eravamo buoni amici.? Non ci crederebbe nessuno, neppure lei se glie lo dovessi dire – continuai imperterrita.
- Lei non lo può sapere – tuonò Damon facendo avanti indietro per l’ufficio.
- Perché.? – domandai a quel punto sempre più basita.
- Perché se glie lo dicessi, se le dicessi chi e cosa sei stata tu nella mia vita, mi chiederebbe semplicemente se io non ho problemi a collaborare con te, se sono sicuro che non ci sia più niente tra di noi, in modo da stare tranquilla, ma io non potrei darle la risposta che vorrebbe sentire - proclamò stremato cercando i miei occhi e io ammutolì.
Sincera, inizialmente pensai che stesse scherzando, perché tutto quello non aveva senso. Eppure, aveva appena ammesso che lavorare con me non gli era indifferente. Che io non gli ero indifferente.
- Ti rendi conto che sei stato tu a chiedermi di esser la tua associata.? Ti rendi conto che avevamo messo in chiaro che tra di noi era solo lavoro, che non c’era altro da parte tua e ora tu te ne esci con queste stronzate.?? – gli domandai incredula passandomi le mani tra i capelli – questa è stata una pessima idea, fin dal principio. Avrei dovuto dirti di no, ci saremmo dovuti attenere al dover condividere lo stesso studio, non a esser la tua associata – iniziai a parlare più che altro a me stessa.
- Elena ascolta…- provò a riprendere parola lui, ma non glie lo permisi.
- No, niente Elena – lo bloccai immediatamente – ora ci rimetteremo al lavoro, perché questo caso è importante, e soprattutto lo dobbiamo a Klaus, ma finito questo… io non posso esser la tua associata – affermai seria cercando il suo sguardo. Era tutto un gran casino.
- Allora ti aspetto nel mio ufficio, appena ti sentì pronta – replicò Damon e finalmente uscì dalla stanza, lasciandomi sola in balia di mille emozioni.

Era stata una giornata lunga e pesante, ma comunque vada alle 21.00 di quel comune venerdì sera di metà febbraio, Damon e io eravamo ancora chiusi nel suo ufficio a lavorare.
Quello era l’esempio lampante di uno dei principali motivi per cui non sarei mai dovuta esser l’associata del maggiore dei Salvatore, dato che nonostante l’assurda litigata di quella mattina, non avevamo fatto che passare tutta la giornata insieme, tra meeting e documenti, ma comunque insieme.
E fu così che nonostante tutto quello che ci eravamo detti, all’alba della sera eravamo seduti sul suo divano a mangiare cinese, mentre preparavamo le bozze per le citazione in giudizio dei membri del Board dell’azienda dei Mikealson, tra un battuta e l’altra, come se quella discussione non fosse mai avvenuta, anche se entrambi sapevamo che così non era stato.
- Ti prego basta, non più forze nel cervello per scrivere l’ennesima bozza – lo supplicai d’un tratto buttando la destra all’indietro sul divano. Ero davvero stremata.
- Mi sembra di sentirti al liceo, quando ti davo ripetizioni di fisica – commentò divertito e naturale lui, e io troppo stanca di controbattere di voler evitare l’argomento, mi lasciai prendere dai ricordi.
- Si, ma tu mi ripetevi sempre che oramai eravamo in ballo, quindi di sforzarmi ancora una minima e finire gli esercizi concentrata – replicai divertita. Potevo dire tanto cose su Damon, ma non che non fosse stato un ottimo insegnante nei miei confronti.
- Ricordo ancora la faccia di tuo padre quando gli facesti vedere la tua prima A in fisica – affermò scoppiando a ridere da solo.
- Non si congratulò nemmeno, corse subito ad abbracciare te, ringraziandoti di aver compiuto un miracolo – aggiunsi sulla scia delle risate, per poi riprendere un minimo di tono – Ti voleva bene davvero… te ne volevano tutti – sussurrai rattristendomi di colpo.
- Le nostre famiglie erano come una sola… e anch’io volevo bene a lui, come a tua madre e Jeremy – disse il ragazzo cambiando anch’egli i toni della conversazione – non è vero che non c’ero al loro funerale, solo che non mi sono fatto vedere – ammise a seguire sedendosi sul divano, facendo cadere su di lui la mia attenzione.
- Come…- provai a ribattere esterrefatta, ma il moro riprese parola.
- Non lo dissi a nessuno. Ne ai mie, ne a Stefan. Lui l’ha scoperto solo qualche tempo fa, dopo una sfuriata che abbiamo avuto a casa mia – riprese il racconto e intuì che si trattasse della volta che Stefan venne a New York per scusarsi con me. La mattina seguente Damon mi disse che avessero litigato a causa mia, ma non pensai si trattasse anche per la storia del funerale – Avevi questo abito nero in pizzo e hai passato tutto il tempo aggrappata a tua zia Jenna. Eri distrutta e io non ebbi il coraggio di avvicinarmi. Così rimasi in disparte e non appena finì la funzione, tornai in aeroporto e volai a Londra – continuò a spiegare lasciandomi totalmente incredula – Anche quando ci siamo lasciati, i tuoi non smisero di preoccuparsi per me. Di nascosto da te ci sentivamo spesso, e fu grazie a tuo padre se venni ammesso a Oxford. Sapeva che volevo allontanarmi da casa e grazie a un suo vecchio amico che lavorava al campus, mi aiutò ad entrare. Gli dovevo troppo per non venire, a tutta la tua famiglia – disse infine Damon e una lacrima scese sul mio viso. I miei e mio fratello erano morti in un incidente stradale poco prima dell’inizio del mio quarto anno a Yale. C’era un temporale pazzesco e la maggior parte dei taxi era occupato, così mio padre decise di accompagnarmi a prendere il mio volo. Non ricordo neanche l’assurdo motivo perché vennero anche mia madre e mio fratello, ma fatto sta, che mentre io approdavo all’aeroporto di Tweed New Haven, loro approdavano in ospedale senza vita.
- Non sei andato via subito, hai aspettato che andassimo via tutti e hai lasciato un mazzo di calle – sussurrai più a me stessa che a Damon – Quando le vidi il giorno dopo pensai che fosse un caso, e invece eri tu – aggiunsi cercando il suo sguardo.
- Erano i fiori che portavo a Miranda ogni volta che le volevo chiedere se ti potevo portare via per il week end – confermò lui con un dolce sorriso facendo calare uno strano silenzio nella stanza – Comunque hai ragione, credo sia meglio finire lunedì mattina, anch’io ho perso la lucidità per continuare – cambiò d’un tratto argomento alzandosi.
- Non saremo in ritardo sulla tabella di marcia.? – domandai preoccupata di sballare i nostri piani.
- Ci manca l’ultima bozza. La sbrighiamo al volo in mattinata, per mezzogiorno siamo alla Mikealson Financial a recapitare le citazioni a giudizio a chi di dovere e per le 15 siamo di ritorno per le prime deposizioni, e avremo fatto anche in tempo a pranzare – mi rassicurò lui.
- Ok, allora ti aiuto a sistemare il disastro che c’è qui e me ne vado – proclamai alzandomi e iniziando a raccogliere i vari box dei take away della nostra cena.
- No tranquilla, faccio io – tentò di convincermi il moro provando a prendermi dalle mani le scatolette.
- Oh andiamo, faremo prima – ribattei immediatamente io non lasciando la presa su di esse, ma quando involontariamente le nostre mani furono le una sopra le altre, capì che forse era davvero meglio che lo lasciassi fare da solo.
- Ci penso io – disse nuovamente il ragazzo guardandomi fisso negli occhi, ma non lasciandomi libera dalle sue mani sulle mie.
- Forse è meglio – ammisi mentre tutto il mio corpo era pervaso da scariche elettriche che non percepivo da anni, mentre continuavo a perdermi in quelle sue due pozze azzurre – ok, vado – aggiunsi finalmente staccandomi e in men che non si dica recuperai tutti i miei averi e mi affrettai all’uscire dal quell’ufficio.
- Grazie – dissi però oramai sulla porta, voltandomi verso il moro.
- Di cosa.? – domandò realmente perplesso Damon.
- Di esserci stato anche se io non lo sapevo – risposi abbozzando un sorriso, e finalmente me ne andai. Per la precisione scappai letteralmente a gambe levate, perché tutta quella giornata era stata troppo assurda, ma lo erano ancora di più quelle maledette farfalle nello stomaco che avevo provato al suo solo tocco.
Era stato tutto così semplice, così reale, e così tremendamente sbagliato.
Klaus aveva ragione: l’odio è pur sempre un sentimento, dettato spesso da chi non ha la possibilità di amare e io avevo compreso quella sera, che la verità più grande era che Damon mi era entrato dentro tanti anni prima, e non importava cosa io facessi, non riuscivo a liberarmene.
Anni prima, mi disse che quello che cercavo era un amore che mi consumasse, passione, avventura e anche un po’ di pericolo, e senza neanche rendermene conto, Damon era e continuava ad essere tutto questo.

Buongiorno mondo.!!
Eccomi qui con un nuovo capitolo bello denso di Delena moments.
Vi avevo lasciat* a un incontro al quanto imbrazzante tra Elena, Klaus e Care vs Damon e futura sposa. 
Come previsto è stato strano, ma soprattutto pieno di strane rivelazioni. Come immaginabile Klaus conosce già Rose, ma la parte scottante è capire che la ragazza purtroppo non abbia la più pallida idea di chi sia effettivamente Elena per Damon. Questo porta ha una bella litigata tra i nostri due protagonisti e porterà anche alla luce finalmente una parte dei sentimenti del maggiore dei Salvatore. I nostri Delena però lavorano comunque insieme, e per quanto cerchino di stare lontani, la cosa non è possibile e porta a galla ricordi belli, ma anche dolorosi. Finalmente rendo più chiaro il passato di Elena, e della morte della sua famiglia, e scopriamo che, anche quando Elena non lo sapeva, Damon in verità era accanto a lei.
Bon i prossimi sviluppi vi attendo sabato.!!
Spero che vi sia piaciuto il capitlo, e come sempre ringrazio chi mi segue e soprattutto _Ciao_7 che non manca mai a commentare la mia storia.!!
Baci
A.

 
  
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