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Autore: Soleil et lune    10/06/2021    1 recensioni
Il ritorno di una guerra e la minaccia di un mostro da sventare, il tutto ambientato in una foresta dai toni fiabeschi. L'avventura e i colpi di scena si susseguono in un tornado di emozioni e strategie, il tutto per recuperare l'unico oggetto in grado di dare speranza al pianeta Terra: Chaos e i suoi servi sono tornati per riportare lo scompiglio nell'universo, ai cui estremi si trova il suo più grande e fatale alleato.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga, Dragon Shiryu, Pegasus Seiya, Phoenix Ikki
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE:
QUESTO CAPITOLO PUO’ CONTENERE ATTI DI VIOLENZA, SANGUE E COSE NON MOLTO FAMILY FRIENDLY, CHI LEGGE LO FA A PROPRIO RISCHIO, MA SI CONSIGLIA LA LETTURA AD UN PUBBLICO CONSAPEVOLE. PER CHI RESTA: MI PIACETE. CI VEDIAMO ALLA FINE DEL CAPITOLO.
 
“Eretria!” sentimmo dietro di noi: era Hyoga! “Dove ti eri cacciata? E poi-“ ebbe quasi un sussulto vedendomi, come se non avesse mai visto niente del genere “Lei chi sarebbe?”, chiese, e io risposi con tono scortese tanto quanto il suo: “Sono io imbecille, fai pochi commenti, guarda in alto”. Hyoga fece quanto gli dissi, e rimase sbigottito, perché non si aspettava di vedere ciò che vide, tra l’altro quest’eclissi era molto simile alla Greatests Eclipse di Hades, per questo con buone probabilità lo aveva riportato a quella battaglia. Sospirò, poi mi guardò e mi chiese scorbutico: “Si può sapere come hai fatto a ridurti così?” mi disse, e io feci per rispondere, ma fummo interrotti dalla vocina acuta di Goldilocks che raggiunse Hyoga facendosi strada tra alcune lapidi dicendo: “A questo penseremo dopo, ora dobbiamo correre vicino al pozzo, Ikki potrebbe aver fatto qualche scemenza delle sue”.
“Che scemenza?” le chiesi, lei si limitò a rispondermi in maniera sbrigativa dicendomi: “Ho visto il pozzo aperto, ma qualcuno stava scendendo, non potevi essere tu, perché eri già sceso prima e non eri risalito, Hyoga era con me e Eretria nella cripta, a meno che non fossero Syria, Shiryu o Seiya poteva trattarsi solo di tuo fratello”.
Oh dannazione, pensai, se quell’idiota di mio fratello era stato sconfitto dal principe dei gigli allora riversava nelle mie stesse condizioni. Giurai che l’avrei ammazzato appena trovato, ma le mie ingiurie furono interrotte da Eretria che mi tirò, cominciando a correre verso il pozzo, seguita dagli altri due.
Arrivammo vicino al pozzo, la cui entrata aveva un odore nauseante a causa dell’acqua sporca, allora ci avvicinammo alle scale e cominciammo a scendere, stranamente era molto più buio di prima e faceva anche più caldo e si sentiva odore di fumo. Quando scendemmo di più potemmo vedere che, dall’entrata alla sala del trono del principe, proveniva una vera e propria coltre di fumo. Un senso di panico mi assalì e corsi giù, incurante dell’acqua che avrebbe potuto farmi scivolare e rompere l’osso del collo da un momento all’altro, perché la paura che fosse successo qualcosa ad Ikki era talmente forte da rendere il mio raziocinio molto più debole del solito: “Ikki!” urlai più volte mentre scendevo, mentre i miei compagni urlavano il mio nome accelerando a loro volta il passo. Ero vicino alla fine quando poggiai male il piede e rotolai giù per le scale, sotto lo sgomento di Hyoga che urlò il mio nome da metà scalinata. Arrivai giù e sbattei la testa anche con una certa violenza, poi mi alzai tenendola mentre un rivolo di sangue scendeva dalla mia fronte pallida. Corsi vicino all’entrata e vidi Ikki all’angolo, che quasi soffocava per il fumo mentre la sala del trono andava a fuoco. Corsi vicino a lui, che stava tossendo e non riusciva ad alzarsi a causa di una trave molto pesante che gli era caduta addosso. “Tu chi sei?” chiese tossendo, io non feci in tempo a dirgli chi fossi, perché fummo interrotti da una voce metallica, graffiante, profonda e dal suono quasi demoniaco: “Ancora tu?!” urlò, mentre un essere massiccio, alto quasi fino al soffitto ed estremamente muscoloso usciva dalle fiamme. I denti erano aguzzi e giallognoli, gli occhi neri, totalmente, la sua pelle era rossa e le venature parevano vera e propria lava mentre delle grosse corna attorcigliate le une tra le altre si ergevano sulla sua testa e un paio di ali enormi da pipistrello si aprivano sulla schiena.
“Chi diavolo è?!”, urlai vedendolo, Ikki mi guardò sorpreso e chiamò il mio nome, ma credo che di fronte ad un essere che pareva uscito direttamente dalle viscere dell’Inferno -come probabilmente era- in una stanza che va a fuoco, la mia identità fosse l’ultima cosa ad importare effettivamente. Cercai di aiutare Ikki, ma era troppo pesante anche per me. “Hyoga!!” lo chiamai a gran voce, ma vidi quell’essere muovere verso di noi il suo braccio muscoloso munito di artigli. Mi abbassai e tirai giù anche mio fratello, quell’essere corse verso di noi, era totalmente nudo se non per una sorta di panno che copriva la sua virilità. Infilò il suo artiglio poco sopra la mia testa, nel frattempo Ikki perse i sensi per la mancanza di ossigeno e anche io cominciavo a sentirmi soffocato sia dall’odore di fumo che dall’odore di zolfo proveniente da quello che era a tutti gli effetti un demone. Il demone respirò pesantemente e alzò di nuovo il braccio, mirando stavolta alle nostre teste, ma prima che potesse abbassarlo fu trafitto alla spalla dalla lancia di Goldilocks, urlando di dolore e facendo dei passi indietro. Goldilocks gli saltò sulle spalle e cominciarono una lotta corpo a corpo. “Veloce, prendi il tuo corpo!” mi incitò Goldilocks.
“C’è una ragazza nella porta affianco, dobbiamo…” e mi fermai per tossire, “tirarla fuori!”
“Se non ce la vediamo prima con questo bestione non usciremo vivi nemmeno noi, veloce!”, intervenne poi Hyoga, e io mi limitai ad annuire.
Goldilocks fu buttata a terra dal demone, che si estrasse la sua lancia dalla spalla, emettendo un suono raccapricciante, per poi afferrarla dalla caviglia e buttarla contro Hyoga, che stava cercando di venire verso di noi. Mi alzai e cercai di sollevare Ikki, ma era troppo pesante e io con quel corpo non potevo certamente sollevarlo, ma non potevo nemmeno lasciarlo lì, nel mezzo di una vera e propria arena! Goldilocks si alzò quasi immediatamente e spiccò un salto, evitando un artiglio del demonio, poi gli saltò su una spalla afferrando un corno, cercando di reggersi, e mentre quel demone cercava di tirarla giù con un movimento degli artigli Goldilocks gli infilò le unghie nell’incavo tra la spalla e il collo, facendo fuoriuscire una sostanza vischiosa che fece strillare il demone, facendolo barcollare. Colsi la palla al balzo e andai verso il mio ritratto, non so come ma tornai fuoco fatuo, uscendo dal corpo della bambina e mi infilai nel muro, nel frattempo Hyoga aveva appoggiato le mani a terra e la stanza si stava progressivamente raffreddando, fino a scendere sotto lo zero, tanto che il pavimento cominciò a gelarsi e le fiamme in qualche modo si estinsero, non chiedetemi perché, ancora oggi non so spiegarlo, mi piace pensare che fosse per la capacità di Hyoga di maneggiare lo zero assoluto. Il mio amico rimase così per molto, se avesse ceduto probabilmente la stanza sarebbe tornata l’inferno di prima. Eretria non perse tempo e vide, vicino al trono, un piccolo gancio su cui era appeso un mazzo di chiavi. Corse immediatamente verso il mazzetto e lo colse, era ancora rovente e per questo all’inizio ebbe problemi a maneggiarlo, ma dovette spostarsi immediatamente perché Goldilocks era ancora a cavallo del demone e tenendolo per le corna lo aveva fatto cadere sul trono, facendolo sbattere col fianco sui braccioli di quest’ultimo, con una violenza tale che il trono si ruppe ed Eretria cadde all’indietro. Il demone prese Goldilocks per la vita e la lanciò verso il muro, e la mia amica sputò sangue. Eretria corse verso la porta e cercò di maneggiare con le chiavi, l’ansia gliele fece cadere di mano e il demone corse verso di lei per colpirla e ad ogni suo passo la terra tremava, poi cercò di colpirla ma proprio in quel momento il demone fu fermato da una sottile, ma forte, catena di bronzo: la mia. Ero uscito dal muro nel momento stesso in cui Goldilocks vi aveva sbattuto, crepandolo e permettendomi di uscire più facilmente, e con la mia armatura ero uscito fuori per unirmi alla battaglia. “Non ti hanno insegnato che le donne non si toccano nemmeno con un fiore?” mormorai alla bestia, che era deciso a non lasciarsi scappare la preda, Eretria nel frattempo aveva la schiena contro la porta, pietrificata, non sapeva cosa fare perché il demone era a pochi centimetri dal suo viso e la paura che si liberasse dalla mia presa era tanta. Il demone parve quasi liberarsi e a nulla valsero le scariche elettriche della mia catena, ma lo vidi fermarsi improvvisamente e lo sguardo di Eretria andò leggermente verso il basso, fu così che vidi Goldilocks che tirava un pugno al demone nello stesso punto in cui il demone aveva sbattuto contro il trono, probabilmente incrinandosi una costola. Il demone cadde all’indietro a peso morto, ma non si era ancora arreso. Eretria finalmente colse l’occasione e infilò le chiavi nella toppa, aprendola velocemente e chiudendosi la porta alle spalle. Il demone stette immobile per qualche secondo, nel frattempo Ikki riprese i sensi e si alzò, tenendosi la testa. “Che succede…?” mormorò, io gli lanciai un’occhiataccia ma non ebbi il tempo di rompergli la testa come avevo pianificato, il demone si alzò di nuovo, ma stavolta spalancò le ali, buttandoci tutti indietro con quel movimento e tutti sbattemmo contro il muro. Caddi addosso a Hyoga, il nostro respiro ansante era visibile a causa del freddo glaciale nella sala, il demone pareva sul punto di cambiare forma di nuovo, ma invece no, corse verso di noi e con una mano ci colpì tutti all’unisono con i suoi artigli, non eravamo riusciti ad evitarli a causa del troppo poco spazio e adesso avevamo tutti almeno uno o due squarci sul corpo. In una mano prese Goldilocks e nell’altra prese Hyoga, chiamammo i loro nomi e tentammo di difenderli, ma nessuno riusciva a fare nulla, nemmeno le ali della fenice di mio fratello parevano funzionare. Lanciò Goldilocks dall’altra parte della stanza, crepando il pavimento, e poi cominciò a sbattere la testa di Hyoga più volte contro il pavimento, sui muri, senza dargli tregua, nel frettempo mio fratello provò di nuovo ad intervenire con un balzo, ma il demone lo inchiodò al muro con un artiglio conficcato nel suo stomaco e gli fece sputare sangue. Io cercai di capire cosa fare, ma il demone me lo impedì, schiacciandomi con un piede contro il suolo, facendo uscire del sangue dalla mia schiena, nel frattempo il viso di Hyoga era ricoperto di sangue, così come tutto il suo corpo. Il demone evidentemente non ne aveva ancora abbastanza, così tolse il piede da sopra di me e cominciò a sbattere Hyoga più volte contro di me, con violenza crescente. Si fermò improvvisamente irrigidendosi, e capii il motivo siccome la punta della lancia di Goldilocks era infilata all’altezza del suo cuore. Il demone si voltò verso la biondina, che era già in posizione di difesa. “Non ne hai avute ancora abbastanza?” le chiese il demone con quella voce raccapricciante, preparandosi ad assaltare la ragazzina che era tanto più piccola di lui in statura, ma che aveva più tempra di tutti in quella stanza. Devo ammettere che, anche se all’inizio la odiavo, senza la sua faccia tosta saremmo morti tutti in quella stanza, che ormai era totalmente sporca di sangue e carne. Il demone mi fece cadere Hyoga addosso, ormai privo di sensi. Si diresse a passo pesante verso la ragazzina, che ancora una volta saltò e si aggrappò alla punta della sua stessa lancia, usandola per arrampicarsi addosso al nostro avversario, tirandogli poi un calcio dietro la testa abbastanza forte da farlo barcollare ma non abbastanza da stordirlo, inoltre Goldilocks era palesemente priva di forze, non ce la faceva più come tutti noi, anche i suoi occhi cambiarono colore e da viola divennero azzurri. Il demonio si buttò a terra di schiena e schiacciò la ragazzina sotto il suo peso, sotto di lui potemmo vedere espandersi una larga pozza di sangue. Sbiancai, poi vidi il demone alzarsi e Goldilocks che non riusciva nemmeno a muovere un muscolo, ma quando pensai che fosse davvero finita una voce risuonò nella stanza: “Non dovresti trattare così la sorella minore la regina delle streghe.”, era…era Zorba!
Zorba, in forma umana, stava sull’uscio della porta e vicino a lui stavano Dalia e Syria!
“Ragazzi…andatevene via…” cercai di dire con un filo di voce. “Mio caro amico”, disse Zorba, “purtroppo per te io resto un demone”, poi alzò lo sguardo sul nostro avversario “per giunta uno dei più potenti”. Il nostro avversario si voltò verso di loro: “Tu…”, disse, ma Zorba lo interruppe subito, “facciamola finita” disse mentre Dalia gli arrivava accanto, poi insieme corsero verso il demone, che quasi calpestò Goldilocks per correre verso di loro. Dalia prontamente scivolò sotto le gambe del nemico, aiutata anche dal ghiaccio, mentre Zorba si mise in posizione di difesa. Il suo fisico da prestante ventenne era ben diverso dal fisico minuto ed esile di Goldilocks, per cui era anche molto più forte, gli tirò un pugno talmente forte da incrinargli una costola, facendolo sanguinare mentre Dalia tirò fuori la bacchetta ed esclamò qualcosa in greco antico che in quel momento non compresi, fatto sta che intorno al demone si formarono delle ellissi che si muovevano intorno al suo corpo, impedendogli di muoversi, per questo cominciò ad emettere delle specie di grugniti per lamentarsi della presa. Syria prese prontamente il suo flauto e cominciò a suonare, e il demone cominciò a strillare a causa della melodia del mio amico. Sulla fronte di Zorba comparve uno strano simbolo luminoso, che comparve anche sulla fronte del demone, che cominciò a strillare tanto che la stanza tremò. Cercai di alzarmi e presi Goldilocks, spostandola dal centro della stanza per non farla schiacciare, aveva perso tantissimo sangue e respirava a malapena. Zorba saltò ancora e tirò un pugno direttamente sulla faccia del demonio, poi si aggrappò ad una delle corna e colpì l’altra col tallone, rompendola. Dalia non riusciva a pronunciare le formule per colpa degli strilli del demone, ma alla fine riuscì a pronunciare qualcosa in greco, ma anche lì compresi ben poco, nelle mie orecchie sentivo solo un fischio e il suono prodotto dagli altri mi pareva ovattato, ero pervaso dall’odore di sangue e sudore che aleggiava per tutta la stanza, faceva sempre più freddo e facevo fatica a muovermi, tanto che mio fratello mi dovette sorreggere, ma io ero sul punto di svenire, eppure in quel caso davvero morire sarebbe stato un lusso. L’agonia del demone durò parecchio, pareva che Zorba e Dalia fossero degli esperti nel campo e infatti il loro operato fu pulito e meccanico, quasi come una catena di montaggio, che sa esattamente cosa fare. Alla fine il demone cadde all’indietro, respirò pesantemente un paio di volte, poi continuò più lentamente e infine chiuse gli occhi, ed io sperai che gli avesse chiusi per sempre. Zorba accorse subito vicino a Goldilocks, sollevandola leggermente e scuotendola, chiamando più volte il nome della sua armatura, ma nulla, era sfinita. “Magari si riprenderà più tardi”, azzardai io, poi vidi Syria correre verso Hyoga ed aiutarlo ad alzarsi, sorprendentemente Ikki pareva stare bene. “Stai…bene?” chiesi titubante, lui mi sorrise ed annuì leggermente “Ci vuole ben altro per buttarmi giù, lo sai”, e mi strinse forte al suo petto. “Nii-san…” mormorai leggermente, tutte le intenzioni di ammazzarlo di botte erano sparite di colpo, sostituite da un senso di protezione che sentivo solo quando a stringermi era il mio amato fratellone. Goldilocks riprese i sensi dopo un po’ e si alzò aiutata dalla sorella e da Zorba, che pareva davvero molto preoccupato, tanto da offrirsi di portarla in spalla; lo guardai tra l’incuriosito e il divertito…e mi balenò l’ipotesi che il micetto potesse essersi preso una cotta per Goldilocks. Il pensiero mi fece sorridere.
Syiria mi si avvicinò e mi chiese, in tono abbastanza preoccupato: “Tutto ok amico? Tu e Hyoga siete ridotti parecchio male…”. “Non me ne parlare”, dico io in tono un po’ seccato “purtroppo siamo ben lungi dall’aver finito, sto quasi rimpiangendo l’atmosfera caotica di New York…”, e qui mio fratello ebbe un attimo di défaillance chiedendomi in tono smarrito: “New York?” facendomi ritrovare tutta la voglia che avevo prima di farlo fuori. Mi liberai dal suo abbraccio, era bastata quella maledetta frase a farmi ricordare il motivo per cui ero tanto furente con lui all’inizio di questa odissea; feci per ribattere, ma sentimmo la voce di Eretria in fondo alla stanza chiamarci. “Ragazzi…”, disse la ragazza, aiutando un’altra persona – ben nascosta dietro lo stipite della porta – a camminare. Ci avvicinammo, io in testa al gruppo, e vidi questa persona, che era una ragazza. Avrà avuto circa diciotto anni, almeno d’aspetto, il suo atteggiamento delicato ed aggraziato non aveva nulla della tipica imperialità o faccia tosta di un pluricentenario: camminava a capo chino, reggendosi a fatica ad Eretria, era molto magra, coperta con un fogliame abbastanza fitto, lungo le gambe correvano delle radici sottili decorate con qualche fiorellino qua e là, su una delle due caviglie spuntava una piccola fogliolina solitaria e sulla pelle vi erano alcune crepe tipiche dei tronchi degli alberi, gli occhi erano molto grandi e verdi, e anche le ciglia erano di un particolare verde scuro e così anche le labbra, mentre al posto dei capelli aveva una lunga chioma formata da foglie giallastre, che parevano quasi dei lunghi ricci biondi. Anche ai lati della testa aveva un paio di fiorellini e pure sul medio destro, dove stava un fiore posizionato come un anello. All’inizio ne rimasi colpito, era davvero una bella ragazza, poi abbassai gli occhi e vidi, alla caviglia, un segno rosso, simile quasi ad un’irritazione. Lo indicai senza dire niente, ma lei non rispose, limitandosi ad abbassare lo sguardo e ad avvicinarsi di più ad Eretria, che mi riprese con lo sguardo. “Aveva una palla al piede”, disse semplicemente continuando a guardarmi con rimprovero, ammetto di essermi sentito abbastanza in imbarazzo. Sospirai, siccome volevo che Eretria smettesse di guardarmi come se avessi ucciso qualcuno chiesi, cercando di essere più gentile possibile: “Come ti chiami?”.
La ragazza misteriosa rimase un po’ in silenzio e mi guardò senza dire nulla, (non crediate che sia diventato insensibile, ma mi faceva male tutto ed ero alquanto nervoso pensando ai piani mancanti, per giunta questo piano era stato particolarmente faticoso), poi dopo un interminabile minuto di silenzio rispose con un filo di voce: “M-Mi chiamo Chloe…”.
“Da dove vieni?” continuai “perché eri lì dentro?”, lei si strinse nelle spalle, poi disse, sempre con un filo di voce: “Io ero la più bella delle ninfe della foresta, tanto che Chaos mi notò. Mi chiese più volte di avere un…rapporto…ma io rifiutai sempre, non lo amavo e poi mi spaventava, poi arrivò a chiedermi di sposarlo, ma io avevo troppa paura di lui…era qualcosa di spaventoso non per il suo aspetto, anzi…ma quegli occhi erano la cosa più terrificante che avessi visto, tanto che non voglio pensarci, non voglio ricordarli!”, e la sua voce tremò, pareva sul punto di piangere. Aspettai che Eretria la calmasse per farle la prossima domanda, ma Syria mi precedette: “Sei stata rinchiusa qui per suo ordine?”, e la ragazza annuì, allora continuò: “Ti ha…mai fatto qualcosa oltre alla prigionia? Sai…quello che intendo…”, ma la ragazza negò, disse che no, non l’aveva mai toccata in quel modo, o almeno, non lei. “Non tu?”, chiesi io, poi a differenza di Syria, che cercava di dosare le parole io ero arrivato ad un punto in cui del dosare le parole mi interessava ben poco: “Ha mai violentato un’altra donna, o ninfa, o chiunque altro?”, e lei non negò. Mi parve un po’ turbata, e non mi andava d forzala, del resto non era importante per la nostra missione. “Senti”, le chiesi “avevi detto che in cambio della libertà avresti fatto qualsiasi cosa ti avessi chiesto” e feci una pausa per guardarla negli occhi, lei annuì convinta e dopo aver pregato qualsiasi divinità esistente e aver chiesto una buona parola anche da parte di Buddha le chiesi: “Come facciamo a prendere il rubino per scendere al prossimo piano?”. Chloe abbassò lo sguardo, poi disse che non potevamo prendere quel rubino. Calò il silenzio per un attimo, fu allora che persi definitivamente anche quel briciolo di pazienza che mi era rimasta e inveii: “Ascolta, non abbiamo tempo da perdere in sciocchezze! Ti abbiamo liberata, ma non siamo qui per risolvere i vostri problemi, devi dirci come diavolo prendere questo rubino, ci serve, altrimenti quel pazzo che vi governa distruggerà tutto per un folle desiderio di ricreazione! E’ questo quel che vuoi?!”
“Shun calmati!”, cercò di dirmi Syria, ma io lo bloccai con un movimento del braccio, guardandolo con la furia negli occhi, che si placò quando riappoggiai gli occhi su Chloe che pareva sull’orlo del pianto.
Eretria mi spostò in malo modo, andando a consolare la ninfa e sorprendentemente anche Ikki mi lanciò uno sguardo di disapprovazione, il che era quasi ironico conoscendo mio fratello.
Dalia mi appoggiò una mano sulla spalla, ma io la mossi sottraendogliela, non avevo bisogno di essere consolato, volevo solo sapere dove diamine fosse quel rubino così da porre fine a tutto quel calvario. “Sei un idiota”, mi si rivolse poi Eretria “se la avessi lasciata finire avresti capito che non possiamo prendere quel rubino perché è un falso”. Corrugai la fronte e la guardai alzando un sopracciglio “Che intendi?” “Quel rubino è fatto apposta per ingannare i viaggiatori, è impossibile da prendere, ma in questo modo si concentrano tutti su quello, non cercando quello vero”. Mi sentii un vero imbecille, in effetti avrei dovuto farla finire. Sospirai, mi avvicinai alla fanciulla piangente e le dissi: “Scusami, non ti avrei dovuto urlare contro, ma capisci che per noi è molto importante che tu ci aiuti per evitare che succeda quel che Chaos vuole che accada,” e la ragazza mi guardò, smettendo di singhiozzare “ci serve il tuo aiuto, se sai come fare ti prego, dicci come possiamo prendere il rubino, sei l’unica che ci può aiutare”. La ragazza abbassò gli occhi e io le asciugai le lacrime, poi, ancora titubante, si alzò e disse che ci avrebbe condotti finalmente al nostro agognato rubino, quello vero. Gliene fui grato, poi la nostra attenzione fu distolta da Chloe a causa di un bagliore dietro di noi, e proveniva da quel demone. Ci voltammo e lo guardammo finché il bagliore non scomparve: alla fine il demone si rivelò essere quell’uomo che avevo visto poco dopo il mio arrivo…lo avevo soprannominato il principe dei gigli siccome era identico al dipinto presente nella sala del trono del palazzo di Cnosso, il cui nome era appunto Il principe dei gigli…a pensarci non sapevo come si chiamasse veramente. Il principe aveva il viso totalmente sfigurato, anzi, ne mancava una parte intera e non credo che sia importante descriverlo, vi basti solo sapere che ho capito chi fosse dal cappello abbandonato a pochi centimetri dalla sua testa. Oltre il giovane c’era ancora la bambina che mi aveva prestato il suo corpo, che mi fissava con i suoi grandi occhi a mandorla. Mi avvicinai sorridendo, dopo quel che aveva fatto meritava di essere ringraziata. “Sei stata molto coraggiosa”, le dissi “ti ringrazio”, ma lei sorprendentemente non mi rispose, prese la sua veste bianca e strappò una parte della gonna, poi me la porse, dicendomi, con la sua vocina: “Dalla a Chaos”, ed io, confuso ma comprensivo, annuii. La bambina ci guardò tutti, poi lentamente si avviò verso l’uscita, ma scomparve appena il fascio di luce la illuminò. Io la seguii con lo sguardo fino a quando non sparì, come ipnotizzato, poi mi riebbi e corsi fuori ma quando mi ritrovai fuori della bambina non c’era traccia, in compenso il cielo si era fatto molto più scuro, più cupo. I miei compagni mi raggiunsero e Goldilocks, ancora aiutata da Zorba, mi disse: “Dobbiamo proseguire, tra poco il sole tramonterà”, ed io, in silenzio, annuii cominciando a camminare e i miei compagni mi seguirono mentre la campana della sera scandiva i nostri passi che si apprestavano a lasciare il cimitero.


ANGOLO AUTRICE: Hoi raga, siamo giunti finalmente alla fine di quest’altro capitolo. Non è stato un granché ma spero come al solito che vi sia piaciuto, vi ringrazio per aver letto e vi mando un bacio! Boiiii!!!!!!
 
   
 
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