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Autore: gattanera    30/08/2009    0 recensioni
è una piccola cosa che ho scritto, spero vi piaccia, ma soprattutto spero di ricevere molti commenti.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Tigre, andiamo c’è una giungla che ci aspetta.-

-Ah… spiritoso. Dove andiamo?-

-Non è che siamo in una grande metropoli, di pub per sbronzarci ce n’è uno solo e ci siamo già stati. I negozi sono chiusi,  lo zoo pure, tutto chiuso ermeticamente  in sottovuoto.-

-Non mi piacciono i sottoaceti. A te?-

-SI sono buoni, perché discrimini i sottoaceti?-

-Non mi piacciono fanno gli acidi con me.-

-I sottoaceti non fanno gli acidi con nessuno. Forse sei tu l’acida con loro.-

-Io non sono acida con i sottoaceti, oh!-

-Stai stridulando la voce, sembri una gallinella.-

-Hei… non si dice al primo appuntamento con una ragazza che ha la voce stridula.-

-E dove sta scritto ciò?-

- Dove dico io. Sei antipatico e per niente galante-

-E dai, mica ti stai arrabbiando.-

-Nessuno riesce a farmi arrabbiare così spesso. Io non mi arrabbio mai.-

-Voce stridula.-

-Sai dove devi andare?-

-A casa con te?-

Mi dette una spallata allusiva, sorrisi. 

 -Sono quello che ti fa arrabbiare di più, ma anche quello che ti fa passare l’arrabbiatura più in fretta.-

-Non mi è passata.-

-Invece si.-

-No.-

-Adesso ti è tornata perché volevi far la finta arrabbiata e io ti ho scoperto in meno di un nano di secondo. M a non è colpa mia se sei una pessima attrice.-

-Hei, io sono la più brava attrice…di questo vicolo.-

-Non concordo, sono io il miglior attore del vicolo.-

-Io intendevo la categoria femminile di acting.-

-Ah allora si, però c’è quel piccione, che è una picciona…ecco.-

-Che stai blaterando?-

-Che quella picciona in realtà è una gallina e fa finta di essere una picciona, e gli riesce benissimo. A te non riesce far finta di essere arrabbiata, quindi la commissione non ti da neanche la nomination in riguardo.-

-Sei perfido.-

-Lo so.- ridacchiò

-Hai finito di prendermi in giro? Come potremo basare un rapporto su te che non perdi occasione di sfottò?-

-Ecco si è già adirata, e dai. Sofia sai una cosa? Pensi troppo. –

-So farlo e lo faccio… tu invece ne sei capace?-

-Ho perso questa facoltà volontariamente qualche anno fa.-

Mentre chiacchieravamo passeggiavamo, non ero attenta a dove mi stesse portando, forse neanche lui lo sapeva. Eravamo vicino al parco, la zona era poco illuminata, i lampioni erano troppo pochi o di watt troppo basso, mentre mi stavo perdendo nel capire quale delle due affermazioni  fosse vero, Matteo si fermò.

-EH?- chiese

-Cosa?-

-E poi dite che noi uomini non vi ascoltiamo.-

-Mi ero persa in pensieri sconci, scusa.-

Rise.

-Se pensavi a me e te in modo sconcio ti perdono.-

-In realtà pensavo ai lampioni, forse scrivo una lettera al comune, la zona non è molto illuminata. Forse c’è qualche drogato in giro.-

-è una zona tranquillissima, su.-

-è buia.-

-Anche quando dormi sotto le tue lenzuola, a casa tua, nella tua stanzina… è buio.-

-Che vuoi dire?-

-Niente, che nonostante sia buio  sei al sicuro.-

-si ma qua non è la mia stanza.-

-Giusto manca l’orsetto che spupazzi quando sei triste…. Ma ci sono io.-

-Appunto.-

Riprendemmo a camminare, le strade erano deserte, qualche macchina passava saltuariamente per la strada .  A un certo punto, in un momento non ben definito, perché tutto dava lì impressione di non esistere, di essere strano: Io dovevo essere a una festa, dovevo cantare tanti auguri, dovevo farmi fare tante foto e dovevo mangiare e bere. Roberta mi avrebbe invitato a ballare, Sara si sarebbe ubriacata e io avrei dovuto cercare un passaggio da qualcuno che sembrava in sé, ma ero fuori, in paese a camminare con un ragazzo, e ad un certo punto mi si è rotto il fottuto tacco delle scarpe nuove. Ho sentito il vuoto,  mi sono buttata in avanti, le braccia tese, poi senti le mani bruciare. Inutile dire che solo un minuto mi sono accorta che il tacco era rotto, le mani bruciavano, il ginocchio sanguinava e l’asfalto era dura e ruvida.

-Sofia, com’è? Vieni ti aiuto.-

Mi girai a sedere, il ginocchio bruciava la borsetta era a terra, l’afferrai e tamponai il sangue con il fazzoletto, lo muovevo, solo una piccola sbucciatura anche se mi sentiva leggermente la caviglia.

- Io benissimo. Uff, erano delle scarpe nuove.-

-Erano, possiamo portarle da un calzolaio, magari si possono aggiustare. –

-Le ho pagate carissime.-

-Soldi buttati via.-

-Hei, sei cattivo.-

-Riesci ad alzarti? Vuoi una mano?-

Mi sostenne il gomito e mi alzai, tolsi l’altra scarpa.

-Sofia? –

-Si?-

-Tu scalza?-

-Perché no?-

-Non sei il tipo… no, non tu.-

-Ma che ne sai che tipo sono.-

-Certo, meno male che quando sei caduta c’era un infermiera presente. Qualcuno si poteva far male.- rise e risi anche io, l’asfalto era calda sotto ai piedi, una sensazione strana, ma sembrava più liscia di quando c’ero caduta sopra.

-C’è una panchina.- dissi

-è vero è proprio una panchina.-

-ed è di legno, quasi quasi potremo sederci. –

-Certo se è una panchina ed è di legno, potrebbe sostenerci. Si, direi che ci possiamo sedere in quella panchina.-

-Forse dovremo testare la sua consistenza, lo potremo fare sedendoci.-

-Concordo.-

Attraversammo la strada e ci dirigemmo verso la tanto discussa panchina. Mi sedetti.

-Scientificamente approvata questa panchina.- dissi

-Concordo, anche l’autorità giudiziaria ha dato l’autorizzazione.-

-Ah se anche lì autorità giudiziaria lo pensa… possiamo stare seduti per un po’.-

-Concordo. Come va il ginocchio? Ti sente la caviglia?-

-Un po’ mi fa male ma non è niente, il ginocchio sta così così.-

-Povero ginocchio.-

-Guarirà in fretta, ne sono sicura.-

-Professionalmente parlando?-

-Certamente.-

Mi avvicinò a se e mi baciò, ricambiai il bacio passione e con  tutta la voglia che avevo di lui.  Le nostre lingue si intrecciavano umide sempre più vorticosamente, sempre i n modo diverso. Le sue mani mi stringevano forte a se, volevo sentire il suo corpo combaciare perfettamente al mio, anche lui lo voleva, lo sentivo.  Mi baciò sul collo, e io mi sedetti su di lui, le sue mani carezzavano la mia schiena, mi faceva venire i brividi anche se ero sudata.  Sbottonai alcuni bottoni della sua camicia accarezzai i suo pettorali definiti,  una leggera peluria li contornava, poi continuai a sbottonare la camicia fino in fondo,  la sua camicia era bianca e  faceva risaltare il suo colore olivastro abbronzato,  mi poggiai sul suo collo, profumava di muschio. Mi prese il viso tra le mani e mi baciò, accompagnò quel bacio con i movimenti lenti ma decisi delle suo corpo, attorcigliai le mie gambe alle sue,  e lui tirò giù la lampo al latodel mio vestito, lo abbassò un po’ e  carezzò  dolcemente i l mio seno,la sua mano risalì sul mio viso, tolse i capelli  che davano impaccio e mi baciò con passione,  la mano mi sorreggeva la nuca, volevo sentirlo ovunque, volevo ancora inebriare i miei sensi con il suo profumo.  Sciolsi quel bacio e mordicchiai leggermente il suo collo, ancora il profumo di muschio intenso mi fece preda di se, le sue mani erano poggiate sulle mie cosce, carezzava le mie gambe con decisione, mi baciò a stampo una volta, e ancora una volta, una pioggia di piccola baci mi stregarono, poi un altro ancora, più intenso, e ancora un altro, la sua lingua si fece spazio abilmente tra le mie labbra, la sentii dentro che giocava con la mia, le sue mani più decise toccavano il mio seno,  si staccò da me, ma io non volevo e lo baciai ancora, e provò ancora a staccarsi, non gli detti tregua, lo baciai di nuovo sempre con più voglia . Poi vinse lui, sciolse il bacio e leccò abilmente il mio collo, il suo profumo mi attanagliava . Mi strinse i fianchi e mi fece sdraiare sulla panchina, il legno era caldo e liscio, si sdraiò su di me, allargai le gambe per fargli spazio su di me, mi baciò, e mi carezzò il viso.

-Sei bellissima… mi fai impazzire.- disse

Sorrisi, mi dette un bacio a stampo. Così senza neanche pensarci, senza farmi paranoie su cosa volesse significare, dissi la prima cosa che mi venne in mente, la dissi fluidamente a bassa voce avvicinandomi al sua orecchio.

-Ti amo.-

-Ti voglio.- rispose.

Lo baciai forte e lo strinsi a me, attorcigliai le mie gambe su di lui e lui mordicchiò il mio collo, sentii di nuovo il suo profumo di muschio, accarezzai la sua schiena mentre lui baciava dolcemente il mio seno e mi accarezzava la pancia, sentii il piacere che aumentava e il suo desiderio che si induriva, si scostò un attimo per baciarmi e io portai le mie mani sulla sua cintura, avevo paura di sembrare imbranata, ma fui velocissima a sganciarla e a tirare giù la lampo, lo sentiii fremere più volte mentre armeggiavo vicino al suo piacere che diventava sempre più duro,  lui portò le mani sui miei fianchi e scese ancora, poi risalì da sotto il vestito e afferrò le mie mutandine, le tirò giù, si scostò e le fece passare giù fino a sfilarle completamente, poi le sue mani risalirono carezzando le mie gambe, carezzò la mia intimità bagnata con dolcezza nei punti giusti, fremevo dal piacere e lui con me.  Con una mano continuava a darmi piacere e farmi godere, con l’altra liberò il suo membro, lo carezzai con forza, sentii ansimarlo e stringermi sempre di più a se. Mi baciò dolcemente sulla guancia, e mi carezzò, si avvicinò al mio collo come volesse baciarlo.

-Ho un preservativo, se vuoi.-

- Prendo la pillola. non preoccuparti.-

Non volevo impedimenti tra me e lui, lo volevo tutto e subito. Lo baciai, sentii che entrava dentro me, entrò e un senso di vertigine si mischiò al piacere del suo profumo, poi sentii solo i suoi sospiri,  il mio piacere, il suo piacere, chiusi gli occhi e mi abbandonai completamente a lui.

 

 

 

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