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Autore: Nanamin    13/06/2021    1 recensioni
Tara è una ragazza normale: studia, esce con gli amici, è preoccupata per gli esami, ha una cotta. La sua vita tranquilla continua, finché strani eventi cominciano ad accaderle, accompagnati da inspiegabili mal di testa.
Tara è una ragazza con un enorme potere sopito dentro di sé. Un potere che porterà grandi menti a scontrarsi, interi Paesi a sollevarsi e costringerà i Titans a fare i conti con i fantasmi di un passato che credevano ormai perduto.
-
“Sei sicura di volere questo? Che nessuno si ricordi di te? Pensi di ripartire da zero?”
Red X si alzò e si appoggiò al muro.
“La verità è che non puoi cambiare così. Tutto si ripeterà finché non rimarrai da sola.”
“Perché?”
La voce di Terra uscì roca dalla sua bocca. Red X fece una smorfia.
“Perché anche se le persone e i luoghi intorno a te non sono più gli stessi, sei sempre tu.”
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Red X, Robin, Terra, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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TI FIDI DI ME?

 

 

 

 

 

“Pronta?”
Terra si trascinò dentro la sala di controllo. Jason le dava le spalle, mentre armeggiava ai comandi. Dal parabrezza si vedeva una distesa verde, punteggiata da boschi e case.
“Definisci pronta, non sono nemmeno le sette...”
Terra si strofinò il collo e si andò a sedere vicino al ragazzo.
“Dove siamo?”
Jason tirò delle leve e si mise ad armeggiare al computer di bordo, digitando almeno una decina di cifre in un secondo.
“Arriviamo tra mezz'ora,” rispose lui, “sto chiedendo il permesso di atterrare.”
“Permesso? Andiamo in un aeroporto normale?”
Jason scosse la testa.
“Con questo trabiccolo è l'unico modo. Non capisco perché Dickhead non si sia portato dietro uno dei jet del vecchio.”

La ragazza appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si sporse in avanti, curiosa.
“Vostro padre?”
“Quando si ricorda.”
Jason prese una ciambella da un sacchettino di carta e l'addentò con foga, lasciando cadere dei granelli di zucchero sui pulsanti sottostanti.
Lo stomaco di Terra brontolò alla sola visione.
“E quella dove l'hai presa?”
Jason ridacchiò.
“Mia scorta personale.”
Il ragazzo sottolineò il mia con molta veemenza, tanto da meritarsi un colpetto alla spalla in risposta.
“Dai! Sai da quanto non mangio?”
Jason le passò la busta aperta e la guardò: la sua espressione passò dal divertito allo sbigottito e poi a un sorriso a mezza bocca.
“Ah, nuovo look. Effettivamente può essere d'aiuto.”

Terra sorrise e si ritrasse, portandosi la mano destra ai capelli che ora le sfioravano a stento le spalle.
“Ho pensato che avrebbe potuto esserci un po' di confusione oggi e che forse era il caso di rendere le cose più semplici a tutti.”
Jason annuì.
“Furba.” disse e finì la ciambella, per poi girarsi verso di lei “Stai bene.”
La ragazza sorrise inclinando la testa da un lato.
“Grazie!”
“Sono sicuro che tipo verde apprezzerà.”
Terra rispose con un pugno, ben più forte del precedente, sulla sua spalla. Jason scoppiò a ridere e se la massaggiò.
“Conserva le energie per questo pomeriggio. E mettiti la cintura che atterriamo.”
E così come aveva detto spinse dei pulsanti e l'aereo iniziò a diminuire la velocità, perdendo quota. Terra sentì l'ansia stringerle lo stomaco in una morsa. Rimise la ciambella nella busta e e si pose una mano sullo stomaco.
Red X continuò.
“L'evento sarà stasera alle sei e sarà blindato.” Tirò a sé la cloche raddrizzando il muso del velivolo. “Abbiamo dalla nostra l'effetto sorpresa, ma non sappiamo chi potrebbe essere nostro nemico, anche non volendolo.”
Terra annuì, non proferendo parola.
“In poche parole?”
Red X premette un pulsante: con un rumore metallico il carrello si aprì e scese. Il rumore dell'aria che sferzava contro l'aereo era sempre più forte e la pista alla loro sinistra sempre più vicina.
“In poche parole vado io.”
Terra spalancò gli occhi.
“Cosa!?”
Il ragazzo virò e l'aereo s'inclinò docile sotto il suo comando.
“Terra, ho già esperienza con queste missioni, le faccio da tutta una vita. In più sei troppo preziosa al momento. Cosa succederebbe se ti scambiassero con Rose? Senza contare il panico che si spargerebbe a macchia d'olio per tutta la capitale.”
La ragazza si stava torturando le dita in grembo, ma socchiuse gli occhi. Quella storia sarebbe finita e sarebbe finita subito.
“Va bene. Tu dimmi cosa devo fare.”
Red X sorrise con un angolo della bocca.
“Segnerò questa giornata sul calendario. È la prima volta che mi dai retta.”
Terra roteò gli occhi con espressione esasperata, ma non rispose.
Le ruote toccarono l'asfalto in un unico movimento dolce.


 


 

***

 

 

 

 


Terra si massaggiò il collo, mentre si guardava intorno. La piazza antistante il palazzo del parlamento era gremita di gente, flash esplodevano da ogni parte, con giornalisti da ogni parte del mondo.
Come poteva un Paese così piccolo raccogliere tutta quell'attenzione? In un attimo, si sentì schiacciata dalla pressione. Avrebbe dovuto esserci lei sul palco, avrebbe dovuto far parte della famiglia reale e, al contrario di quello che molti avrebbero potuto pensare, l'idea non le piaceva per niente.
Preferiva essere la sorella dall'America che Gregor e Brion potevano vedere in vacanza o alle feste comandate. Ne sarebbe stata felicissima, ma non più di quello. Avrebbe voluto far parte della loro vita il più possibile ma senza tutti i fronzoli regali del caso.
Si mordicchiò l'interno della guancia, mentre cercava d'individuare i suoi amici nella folla. La polizia locale e le guardie reali stavano trattenendo la folla fuori dalla portata del palazzo, sorvegliando dal retro delle transenne.
Qualche soldato in alta uniforme a cavallo passeggiava per il perimetro, per poi confrontarsi con i colleghi ai picchetti ai quattro vertici della piazza.
Terra si calò di più il cappuccio sulla fronte. Aveva addosso la felpa di Red X, che le scendeva fino a metà coscia. Aveva rivoltato le maniche fino a sotto i gomiti e si era messa dei pantaloni comodi che aveva trovato nell'aereo. Niente uniforme, né dei Teen Titans né precedente.
S'allontanò verso il margine della piazza. Mancava mezz'ora. Prese un cellulare che le aveva fornito Jason poco prima. Scrisse.
“In posizione.”


 

***



 

“Sei perfetta.”
Zero sorrise di fronte al ragazzo rosso in alta uniforme, che la guardava con occhi pieni d'affetto.
“Grazie, Brion” mormorò in risposta.
Si lasciò cullare dalla voce calda di quello che avrebbe dovuto essere suo fratello, appena prima che una piccola morsa le pizzicasse lo stomaco. Si morse il labbro e si girò verso lo specchio, come se cercasse con il movimento della testa di scacciare i pensieri dalla sua mente.
“È proprio obbligatorio tutto questo?”
Si passò una mano tra i capelli, che sembravano incollati alla sua testa da tutta la lacca e le forcine che le avevano messo. Si massaggiò la tempia, era difficile perfino pensare da quanto era tirata la pelle.
Brion le circondò le spalle con un braccio.
“Stai tranquilla, andrà benissimo. Sono qui con te.”
Zero fece una smorfia ma lasciò che la stringesse a sé. Sentì il battito del suo stesso cuore rallentare un pochino, costretto nel bustino dell'abito azzurro cielo.
“Spero di riuscire a camminare,” abbozzò.
Brion le allungò il braccio, rispondendole solo con un sorriso rassicurante.
“Ti aiuto io.”
La ragazza annuì, lasciando scorrere la mano sulla sua manica e aggrappandosi al suo braccio. Fece un passo, il suo corpo ondeggiò come un fuscello non appena pose il peso sul tacco.
Il suo sguardo tornò a Brion: il ragazzo non aveva mutato espressione, aveva sempre il suo solito sorriso.
Abbassò gli occhi e si strinse a lui per uscire dalla stanza.
Il corridoio non le era mai sembrato tanto lungo, ma piano piano il suo equilibrio migliorava e la ragazza non sembrava più un koala attaccato a un ramo. Ogni tanto Brion la riprendeva con dolcezza, esortandola a tenere la schiena dritta e a sorridere, ma poi si lasciava sempre andare a un buffetto sulla sua guancia per alleggerire la tensione.
Benché nel suo cuore fosse contenta, il suo stomaco non sembrava essere d'accordo. C'era come un brusio di sottofondo, una piccola pressione sulla sua pancia, che rendeva tutto... più brutto.
Passarono pochi minuti prima che due guardie li raggiungessero e facessero un inchino.
Brion tornò serio mentre li osservava.
“Vostra Altezza Reale, Principe di Markovia, il re l'attende alla sala del trono.”
Il principe annuì e proseguì con la ragazza al braccio. Alla fine del corridoio li attendevano tre figure: due uomini vestiti di tutto punto e... sua madre. Era sua madre?

Gettò uno sguardo a Brion a fianco a lei, che ora guardava in avanti con espressione sicura, la reggeva ancora, senza fatica.
“Vostra Altezza Reale, Principe di Markovia.”

Zero si fermò e si staccò dal ragazzo, mentre lui rivolgeva un cenno ai tre e si lasciava alle formalità.
“È tutto pronto, Vostra Altezza.”
“Molto bene, procediamo allora.”
Rose si strinse nelle braccia mentre guardava il principe parlare con quegli uomini. Sentì il tessuto scorrerle sotto ai polpastrelli, mentre si sistemava l'orlo delle maniche.
Quando finalmente si mossero verso la grande porta alla fine del corridoio, inspirò e provò a camminare da sola. Un passo, un altro, poi la caviglia cedette.
La ragazza volò in avanti, ma due braccia la presero al volo. Lei s'aggrappò più che poté e alzò la testa. Sua madre l'aveva presa e la stava guardando con un sorriso in volto.
“Attenta, principessa.”
Sorrise di rimando e si rialzò, per poi riprendere il braccio di Brion già pronto. S'incamminarono così verso l'evento, senza sprecare altre parole. In quel momento, l'unica a cui riusciva a pensare era sua sorella.

 

 

 

 

***
 



 

Raven si trovava al centro della stanza, a gambe incrociate, levitando a mezz'aria. Con gli occhi chiusi stava tentando di scandagliare il palazzo da cima a fondo, alla ricerca di un indizio.
“Hai trovato qualcosa?” mormorò Star, volandole attorno.
Raven aprì un occhio e puntò lo sguardo su di lei.
“Sarebbe più facile se sapessi cosa devo cercare.”
Cyborg era seduto alla scrivania, sfogliando le cartelle che avevano ottenuto da Red X qualche tempo prima.
“Sto leggendo e rileggendo ma non trovo niente di nuovo.” Iniziò, mentre Raven passava il suo guardo da Starfire all'androide.

“Però sicuramente un laboratorio potrebbe essere d'aiuto,” concluse Cyborg.
La mezzodemone chiuse l'occhio e si concentrò di più. Dai suoi vestiti cominciarono a materializzarsi riccioli di fumo neri, che poi diventarono come fiamme fredde ed evanescenti. In pochi secondi un gigantesco corvo dagli occhi rossi troneggiava ad ali spiegate sopra di loro, per poi sparire nel soffitto con un colpo d'ali.
Raven rimase per qualche secondo immobile, le labbra serrate e gli occhi chiusi. Starfire la guardò, in attesa, ma la ragazza non sembrava volersi ridestare.
Star sospirò e si girò verso Cyborg: lui fece spallucce e tornò ai suoi documenti.
Toc toc.
Starfire sobbalzò e guardò la porta, per poi cercare Cyborg. Il ragazzo si fece serio e s'alzò per nascondere i documenti nella tracolla, cercando di non far rumore. Portò l'indice alla bocca facendo segno all'aliena di fare silenzio.
Toc toc.
Arrivo subito.”
Cyborg posò le dita sulla maniglia e aprì la porta, socchiudendola solo quel tanto che bastava per guardare fuori.
Un uomo biondo e in alta uniforme lo guardava con fare austero.
“Sì?” incalzò Cyborg.
“Mi duole interrompervi,” iniziò il nobile ben rasato, mentre si sistemava le maniche, “ma mi hanno chiesto di chiedervi come mai non siete al grande evento.”
L'androide tentennò per un attimo, quando vide una mano arancione posarsi sul suo braccio. Starfire lanciò il suo sorriso più gentile.
“Vi prego di scusarci, ma la nostra amica non si sente bene.”
L'uomo passò lo sguardo su entrambi, imperscrutabile, per poi assumere un'espressione contrita.
“Mi rattrista molto,” disse mentre spostava il peso su una gamba per cercare di scorgere la stanza alle loro spalle. Cyborg istintivamente si pose come barriera.
“Permettetemi di chiamare il medico di corte,” continuò.
Starfire alzò una mano e sorrise.
“Non ce ne sarà bisogno, si riprenderà in un secondo, signor?”
L'uomo sorrise di rimando.
“Conte Vittings, primo ministro.” Fece un passo all'indietro, come a voler dare ai due i loro spazi. “Mi permetto d'insistere. Spero di vedervi presto alla legittimazione.”
Cyborg aprì la bocca per parlare.
“Ma hai sentit-”
La mano di Starfire lo zittì un'altra volta.
“Non sappiamo come ringraziarla, non volevamo disturbare.”
L'uomo sorrise e tentennò qualche secondo, nel quale tutti e tre si guardarono senza altre parole.
“I miei ossequi.” Concluse, allontanandosi e svanendo nel corridoio.
Cyborg aspettò che avesse girato l'angolo, per chiudere la porta e girarsi verso Star.
“Sei impazzita?!”
Starfire si portò le mani ai fianchi e levitò in modo da essere più alta dell'amico.
“Non possiamo dare nell'occhio! Hai sentito che ha detto Robin!”
Cyborg sospirò e scrollò le spalle.
“Tanto saremo fuori di qui a momenti. Spero.”
“L'ho trovato.”
I due ragazzi si girarono verso la fonte di quelle parole. Raven era in piedi, col cappuccio già calato in fronte.
“Ci metteremo un po'.”


 

 

 

***


 


Robin scandagliava l'interno del salone, mantenendosi accostato al muro. Gli invitati a quell'evento erano poco più di una manciata, semplici da sorvegliare, ma comunque non si sentiva sicuro. Slade, o Anne, o la stessa Rose avrebbero fatto la loro mossa in quelle ore.
Il re si trovava a fianco alla moglie incinta al centro della sala, poco più in là Brion torreggiava vicino a quella che avrebbe dovuto essere Terra. Sembrava teso, e non poteva biasimarlo.
S'appoggiò con la schiena al muro e incrociò le braccia. Ancora non era sicuro che fosse stata una buona idea rivelargli lo scambio, ma se le cose si fossero messe male non poteva permettersi di avere Geo-Force come avversario.
Era riuscito a malapena a calmare il principe dopo averglielo confessato: l'aveva sovrastato per un attimo con la voce, appena in tempo prima di sentire il regista pronunciare le parole “Siamo in onda!”. Poi, come se fosse sceso un incantesimo sul reale, s'era ricomposto con il suo miglior sorriso.
Robin continuò a spostare lo sguardo in ogni angolo della sala, ma questa le rimandava solo visioni di quadri antichi e di mobili quattrocenteschi. Il tempo era passato come acqua da un rubinetto che perde: inesorabile ma lentissimo. Il leader fece scrocchiare il collo e tentò di rilassare i muscoli delle spalle.
Il re di Markovia fece un passo avanti.
“Ed è così che presento a voi, fiero popolo di Markovia, la principessa Tara Markov.”
Gregor Markov si girò col busto verso la ragazza e le fece cenno d'avanzare. Lei obbedì e camminò leggiadra verso il sovrano, sorridendo. Si fermò, serena e ben dritta al suo fianco, alzando la mano per salutare le telecamere senza muovere troppo il polso.
Il volto di Robin si fece più serio: quella ragazza sembrava un manichino, completamente diversa da quella che aveva conosciuto..
Nulla s'udì in risposta a quelle parole, se non l'applauso di qualche cameraman. Brion si mosse dal suo posto e s'avvicinò al fratello, per sussurrargli qualcosa all'orecchio. L'uomo annuì.
Qualcosa attrasse l'attenzione di Robin, un fruscio. Zero aveva portato una mano alla gonna, infilandola in una piega del tessuto, i suoi occhi brillarono d'azzurrino.
Il ragazzo scattò verso di loro. Un rombo assordante invase l'edificio: la terra iniziò a scuotersi violenta, a tremare, portando con sé pezzi di soffitto e calcinacci.

Robin perse l'equilibrio e cadde al suolo: l'unica cosa che riuscì a fare fu proteggersi la testa con le mani.
Durò secondi che sembrarono minuti, anzi, ore. Non aveva mai sentito qualcosa di altrettanto forte e potente: chiunque fosse, qualunque cosa fosse, Rose andava fermata.
Così com'era arrivata la scossa tacque. La polvere invadeva la sala rendendo difficile la vista e dei detriti erano a terra accatastati. Robin si portò una mano alla bocca, cercando di respirare meglio nell'aria pesante.
S'accucciò pronto a scattare di nuovo.
Gregor era con la moglie, la stava abbracciando cercando di farle forza col suo corpo in mezzo al trambusto. Brion tossiva piegato in due. Ma non erano loro quelli che Robin stava cercando. Si tirò su in piedi, mai togliendo il guanto da labbra e naso. Rose era lì in mezzo, la gonna strappata e i piedi scalzi, i capelli scomposti e una smorfia dolorante. Aveva una pistola in mano, diretta verso il re.
Dick tese la mano avanti a lui e urlò.
“NO!”
Brion lo guardò interrogativo per poi seguire con gli occhi la traiettoria del suo braccio. Il suo volto si trasmutò in una maschera di terrore.
L'arma sparò. Il tempo sembrò dilatarsi mentre il proiettile percorreva la sala, diretto al re di Markovia, stretto a sua moglie e suo figlio.
Ma il tempo non si dilata mai davvero. Fu poco più di un istante e la pallottola colpì, lacerando il tessuto ricamato dell'uniforme e perforando i piani della carne in un rumore attenuato.
Robin guardò la scena con occhi spalancati e la bocca aperta. Di fronte a lui, Brion aveva avvolto i due sovrani tra le sue braccia, facendo da scudo e subendo il colpo.
Il principe crollò, acchiappato dal fratello e soccorso dalle poche guardie presenti. Robin non udì più alcun rumore: vide le lacrime solcare gli occhi di Gregor e Ilona urlare terrorizzata con le mani al petto. La scena sembrava ai suoi occhi come contenuta in una palla di vetro, una diapositiva di un film messo in pausa, immobile nel suo dolore lacerante. La testa di Brion riversata sul petto del fratello, i capelli rossi scompigliati, la maschera straziante di Gregor che cercava di svegliarlo urlando.
 

Tic.

Tac.

Tic.


Robin si guardò intorno allarmato.

Tic.
Tac.
Tic.


Il ticchettio si faceva più forte. Robin lo sentì aumentare e aumentare fino a trapanargli il cervello. Conosceva quel ticchettio, fin troppo bene. Il suo petto s'alzava e abbassava, si portò una mano al ventre, non riusciva a respirare.
Un'altra scossa.

“Salutami il vecchio, Dick.”

Robin tossì, stringendo le dita sulla tuta all'altezza del ventre. Il calore tornò ad ardere le sue membra, per la seconda volta in poco tempo dopo anni sopiti.
Per la seconda volta un fratello era morto.
Cadde in ginocchio e gettò il volto all'indietro. La vista si stava annebbiando: per un attimo, gli sembrò di vedere un uccello nel cielo buio.
 

 

 

 

***


 

 

 

Terra si guardò intorno. La piazza era gremita di gente, vestita di tutti i colori. Qualcuno portava avvolta attorno alle spalle la bandiera di Markovia: gialla e verde brillante, come il loro sole e le loro valli. Molti sorridevano, qualcuno parlava di congetture del governo per poterli comandare meglio, altri si chiedevano allora chi fosse la povera ragazza ritrovata nel bosco che avevano visto al telegiornale.
Rabbrividì al solo pensiero, per poi tornare a scandagliare la folla.
Fu un attimo, un guizzo verde tra gli altri colori. Beast Boy! Il mutaforma camminava guardandosi intorno con fare concentrato, ma allo stesso tempo preoccupato, vestito della sua solita tuta viola e nera.
Il cuore le saltò un battito, per poi prendere a galopparle nel petto, impazzito. Con il pollice si torturò le altre dita della mano, mentre si mordicchiava l'interno della guancia.
Sentì le guance colorirsi di porpora fino alle orecchie. Non aveva pensato ad altro fino a quel momento, e ora che era lì si sentì piantata a terra, immobile.
BB sembrò sentire i suoi pensieri, perché si voltò e la sua bocca s'aprì, mentre lo sguardo si faceva incredulo.
“Terra?”
La ragazza non riuscì nemmeno a udire quelle parole in mezzo a tutto il trambusto, ma si scolpirono comunque nella sua mente, chiare come non mai.
“BB,” mormorò di rimando.
“Terra!” Ripeté lui, questa volta convinto mentre scattava verso di lei.
Lei gli sorrise e il nodo in gola si sciolse, gli occhi s'inumidirono. Il mutaforma azzerò la distanza tra loro e l'avvolse tra le sue braccia, spingendola a sé.
“BB...”
Terra si tuffò nell'abbraccio e lo strinse più forte che poté, come se avesse paura che sarebbe potuto scappare da un momento all'altro. Si godette il suo odore, il calore del suo corpo, il respiro emozionato tanto quanto il suo.
Il ragazzo si staccò e la guardò, sembrava fosse stato appena testimone di un miracolo.
“Stai bene? Come hai fatto ad arrivare? Sei ferita? Avevo paura di non rivederti mai p-”
Beast Boy non concluse mai la frase.
Le labbra di Terra si calarono sulle sue e interruppero il suo flusso di pensieri sconnessi. Le guance della ragazza si rigarono di lacrime, mentre le sue labbra cercavano avide quelle di BB. Voleva assaporarne il sapore e il calore. Voleva potergli comunicare così quanto le fosse mancato e quanto in realtà avesse sempre voluto farlo.
Voleva che quel bacio potesse riempire tutto il tempo perso, tutte le paure, tutte le incomprensioni, tutte le sue insicurezze.
Dopo un attimo d'esitazione, il ragazzo ricambiò quella danza e le appoggiò una mano sulla schiena. L'attirò a sé, facendo toccare i loro ventri, mentre con l'altra passava le dita tra i suoi capelli e l'accarezzava come se fosse il suo tesoro più prezioso.
Terra si staccò appena per guardarlo negli occhi: nel suo sguardo non c'era più alcuna preoccupazione o confusione. Gli sorrise.
Lui le sorrise di rimando, per poi ridestarsi come da un sogno. In un secondo sembrò connettere quello che era appena successo e avvampò. Terra ridacchiò e gli scoccò un bacio sulla guancia.
“Mi sei mancato.”
Beast Boy sembrò rilassarsi a quel tocco e appoggiò la fronte alla sua.
“Anche tu, non sai quanto.”
Il cellulare vibrò nella tasca di Terra e la riscosse. Lei si staccò piano dalla stretta del mutaforma.
“BB, dobbiamo agire subito. Quella nel palazzo non sono io. Siete tutti in pericolo.”
Beast Boy sciolse l'abbraccio e le prese le mani tra le sue.
“Lo sappiamo. Cy, Rae e Star stanno indagando su quello che sta succedendo. Qui siamo solo io e Robin, ma lui è con Geo-Force e Zero.”
Terra aggrottò la fronte, poi iniziò a camminare portandosi dietro BB, diretta verso la fine della folla. Non c'era tempo da perdere.
“Ehi! Dove mi porti?”
Terra non rispose, mentre il ragazzo si lasciava trascinare. Era al limite del perimetro creato dalla polizia, anche se in quel momento gli agenti si stavano dirigendo quasi tutti verso la zona antistante al palazzo. Osservò il vicolo stabilito con Red X qualche ora prima, ma la paura le saltò nel petto, avvolgendosi attorno al suo cuore come un serpente. Chiuse gli occhi e cercò d'ignorarla.

Piuttosto si girò verso BB che le teneva ancora una mano.
“Come facevate a sapere che non ero io?”
Il ragazzo sorrise a trentadue denti, gonfiando il petto trionfante.
“Nessuno sfugge al mio fiuto,” esclamò, indicandosi il naso con l'indice libero.
Terra ridacchiò, stringendogli la mano tra le dita.
“Come potevi pensare che non riuscissi a capire la differenza?” Aggiunse poi BB, con un tono più dolce. “Ci vuole ben altro che un clone.”
Come un nastro di seta morbido, il terrore che la stringeva come una morsa si sciolse per sparire senza lasciare traccia. Lui l'aveva riconosciuta e lei si chiese come avesse potuto dubitarne anche solo un secondo.
Il telefono vibrò di nuovo. Il tempo stava scadendo.
“Devo andare!” esclamò avvicinandosi alla transenna.
Beast Boy la prese per il polso e la strattonò a sé.
“Non posso perderti di nuovo!”
Terra lo guardò, donandogli un sorriso dolce. S'avvicinò e gli poggiò una mano sulla guancia: gli occhi del ragazzo erano spalancati e impauriti.
“Ti fidi di me?”
BB la guardò per qualche secondo, poi l'espressione mutò. Ora era risoluta.
“Più di chiunque altro.”
Terra s'avvicinò e gli scoccò un bacio sulle labbra, per poi ritrarre la mano e sorridere in maniera sicura.
“Ho bisogno di te.”
“Qualunque cosa.”
Una ciocca cadde sulla fronte della ragazza, andandole a coprire l'occhio, ma Beast Boy la riportò subito dietro l'orecchio con le dita.
“Devi far evacuare tutte queste persone da qui, in modo che nessuno si faccia male.”
BB annuì.
“E tu?”
Terra si scrocchiò le nocche e chiuse i pugni, nascondendoli nella felpa.
“Cercherò di non far loro male.”
La ragazza scavalcò la transenna e s'infilò nel vicolo a colpo sicuro. Da lì poteva ancora vedere l'edificio, essendo abbastanza vicino, anche se era difficile calcolare le distanze.
Un leggero bagliore filtrò attraverso le maniche, mentre gli occhi si tingevano di giallo vivo, splendente. Sul viso iniziarono a comparire vene rosse, come fiumi di lava, che scendevano per il collo e s'insinuavano sotto i vestiti. Sapeva dove stavano convergendo. Sentì la ferita nel suo ventre accendersi, come una fornace incandescente, il calore pervaderle il corpo fino agli arti, tornando indietro come dei flutti di puro fuoco.
BB si trovava ancora al limitare della folla, indeciso. Lei gli rivolse lo sguardo più sicuro che avesse per cercare di sciogliere la sua preoccupazione. Sorrise e mosse le labbra.
“Vai,” gli intimò, senza proferir alcun suono, solo col labiale.
Lui annuì titubante e scomparve nella folla. In un istante, un'aquila verde si librò in cielo ad ali spiegate.
Terra inspirò a fondo e socchiuse gli occhi, concentrata.
Fu un attimo. Un rombo invase la piazza, la terra tremò. La gente iniziò a urlare, ma lei non la sentì. Vedeva solo le loro bocche aprirsi senza emettere alcun rumore, a rallentatore.
Il tempo si dilatò, mentre sentiva formicolare le dita. Rivolse lo sguardo al palazzo dov'era appena avvenuta la legittimazione.
Portò i pugni lungo i suoi fianchi e aprì le mani, distanziando le dita: la lava dentro di lei ruggiva come una bestia in catene, pronta a liberarsi.
Urlò e iniziò a sollevare le braccia. Le parvero pesanti come il piombo, mentre in un altro rombo iniziavano ad emergere degli enormi muri dal terreno, lunghi più di tutto il perimetro del palazzo, spessi per decine di metri.
Il petto le ruggì mentre la terra emergeva dalle profondità e andava a creare una cupola impenetrabile attorno all'edificio.
Si piegò in ginocchio, mentre richiamava a sé ogni energia per trasferirla al suolo. Sapeva che la terra non l'avrebbe tradita: lei era la terra.
I muri si piegarono e conversero verso un unico punto in cima al centro del palazzo. Si fermò, il petto le s'alzava e abbassava come un mantice, il cuore le pompava il sangue nelle arterie come aveva mai fatto prima.
“Forza...” mormorò tra un respirò e l'altro.
Passarono dei secondi, in assoluto silenzio, poi il cellulare le vibrò in tasca.
Sospirò di sollievo e strinse i denti, portando le mani una nell'altra, dito intrecciato con dito, palmi uno addosso all'altro.
La cupola si chiuse in un rumore sordo, impenetrabile.
Terra lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, i dorsi delle mani toccavano terra mentre cercava di recuperare fiato, ansimando a bocca aperta.
Chiuse gli occhi lasciando che i muscoli riprendessero energia. Ruscelli di terra iniziarono a spaccare l'asfalto in piccole crepe. Fuoriuscirono dalle fenditure per ricongiungersi a lei, avvolgendole i polsi e le caviglie. Terra sospirò di sollievo mentre quel contatto le ridonava forze ed energia vitale. La terra s'insinuò nella sua pelle come se non vi fosse alcuna barriera e prese a scorrere nelle sue vene, tornando ad alimentare il nucleo nel suo ventre.
Buttò la testa all'indietro mentre il processo di guarigione continuava e i suoi muscoli trovavano sollievo.
“Oddio, cos'è quella cosa.”
Terra spalancò gli occhi e li rivolse all'uomo che la indicava, affiancato da un agente di polizia.
Entrambi avevano un'espressione di puro orrore in volto.
La ragazza s'alzò in piedi e si calcò meglio il cappuccio sulla fronte. Li guardò di rimando, mentre gli occhi tornavano gialli.
L'agente estrasse la pistola e gliela puntò addosso, con entrambe le braccia tese di fronte a lui.
“Stai indietro!”
Terra alzò le mani, portandole dietro alla testa. L'altro uomo si ritrasse dietro il poliziotto, usandolo come scudo.
“Sei un mostro.
La ragazza sentì il suolo brontolare sotto di lei attraverso i piedi. Sorrise.
“Forse un po'.”
Il terreno s'aprì e lei scivolò nelle viscere del buco appena creato, per poi richiuderlo al suo passaggio.















Note dell'autrice


Ehilà!
Stranamente stavolta non è passato così tanto tempo, sono fiera di me. Siamo alle battute finali, i prossimi tre capitoli saranno pieni di adrenalina e di scoperte. Finalmente si scopriranno i piani dei cattivi, che fino ad adesso sono stati volutamente grigi e misteriosi.
Cosa vorrà davvero Anne? E Slade?
Spero di poter rendere loro giustizia.
Poi avremo un finale e un epilogo: questo viaggio sta per terminare e solo qualche anno fa non me lo sarei mai aspettata. Ci sono stati dei periodi in cui non solo non avevo più alcuna voglia di scrivere, ma proprio non volevo più vedere questa storia nemmeno dipinta.
Sono davvero felice che poi le cose col tempo siano cambiate.

C'abbiamo messo 31 capitoli ma ce l'abbiamo fatta! BB e Terra sono diventati ufficialmente una coppia e io esulto per esserci riuscita. Meglio tardi che mai!
Scusate se la nota non è un granché ma sono ancora distrutta dopo aver scritto questo capitolo tutto d'un fiato e spero davvero che vi piaccia com'è piaciuto a me.

Per i curiosi, questa è stata la colonna sonora di questo capitolo, soprattutto della seconda metà:

https://www.youtube.com/watch?v=DFX7v83OTbc


Grazie ancora ai recensori e a chi è arrivato fino a qui dopo tutti questi anni.

XX C

   
 
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