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Autore: MaryElizabethVictoria    13/06/2021    1 recensioni
Morgan Stark e Sarah Rogers sono partite ormai da un anno, di nascosto dalle rispettive famiglie, in una disperata missione alla ricerca del fratello di Sarah, Philip. Il ragazzo, creduto morto, di recente è ricomparso misteriosamente per aiutarle a fuggire da un laboratorio dell'Hydra dove hanno tentato strani esperimenti sui ragazzi, per poi scomparire di nuovo. 
Le due non si daranno pace finché non capiranno cosa c'è dietro.
Intanto la diciottenne Ellie Smith, una ragazza apparentemente priva di poteri dal passato incerto, si è iscritta all'Accademia SHIELD per diventare un'agente proprio come il suo fidanzato Michael Coulson. Anche Blake Foster, Cali Erikssen, Sebastian Strange e i gemelli William e Tommy Maximoff si sono gettati a capofitto nel loro primo anno di college, dove tra esami incombenti, poteri fuori controllo e drammi familiari in agguato i guai non mancheranno di seguirli...
I fatti narrati si volgono circa un anno dopo quanto accaduto in 'The Young Avengers' di cui è consigliata la visione per contestualizzare meglio i personaggi e il loro percorso. Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Sebastian Strange si svegliò il sole splendeva ormai alto sul profilo familiare dei palazzi di New York e il rumore del traffico di sottofondo si faceva sentire.

Stropicciandosi gli occhi il ragazzo assorbì quel repentino cambio di scenario come una potenziale buona notizia. Poteva significare che, nonostante tutto, sua madre fosse tornata indietro sulla sua scelta di isolarli completamente dal mondo oppure che suo padre aveva in qualche modo risolto il problema, due ipotesi che che non escludeva si completassero a vicenda.

Ad ogni modo doveva approfittatene per recuperare Blake e raggiungere gli altri, ma subito scoprì che il suo amico non si trovava da nessuna parte nel Sanctum. Sembrava sparito nel nulla.

Trovò invece i suoi genitori entrambi al piano di sotto, che parlavano tranquillamente tra di loro come se nulla fosse successo. O piuttosto era chiaro che qualcosa tra di loro fosse successo, dal momento che per una volta non stavano litigando. Al contrario sembravano in qualche modo entrambi più distesi e insolitamente....vicini.

Trattandosi pur sempre dei suoi genitori, Sebastian preferì astenersi dal formulare ipotesi troppo approfondite in merito...

-Sicura che non possa fare niente per persuaderti a rimanere qui con Sebastian?- stava dicendo Stephen Strange alla moglie, sfiorandole appena il profilo del polso.

Kaya non potè fare a meno di sorridere tra sè: nonostante adesso sapesse di avere a che fare con una divinità estremamente antica e potente lui non poteva a meno di trattarla ancora come qualcuno da proteggere. Non gli interessava che la fragile mortale che aveva creduto di sposare in realtà fosse più che capace di badare a sè stessa, tanto più che tra loro era l’unica ad avere una vaga idea di cosa si apprestavano a combattere.

-Non preoccuparti caro- sorrise lei, passandogli senza il minimo pudore l’altra mano sul collo ancora segnato dalle sue stesse unghie- stanotte hai fatto abbastanza per lasciarmi decisamente persuasa.

Stephen alzò gli occhi al cielo.

-Kaya, ti prego, dico sul serio.

-Anche io. Avrai bisogno di me contro di loro, fidati. Inoltre tu non mi hai mai vista veramente combattere.

Gli occhi gialli di Kaya brillarono sinistramente, segno che la divinità del caos era pronta a scatenare il peggio di sè in battaglia e che non vedeva l’ora di cominciare. Quando l'aveva confinata anni fa sapeva che lei avrebbe potuto fare molto di peggio per fargli male, se solo avesse voluto. Il punto è proprio che non aveva voluto e non si era quasi difesa a dispetto di tutto il suo potere, segno inequivocabile che era veramente cambiata.

Stephen che solitamente riusciva a stento a tenerla a freno capiva che la sua era una richiesta impossibile da accontentare, ma voleva comunque fare un tentativo di convincerla a restare al Sanctum.

Lui stesso, pur non avendo completamente chiaro contro quali forze cosmiche si stava mettendo, avrebbe in ogni caso combattuto meglio sapendola al riparo.

-Credevo fosse evidente, io ho sempre bisogno di te- le disse guardandola negli occhi- ma ne avrà anche nostro figlio.

Ma quando Kaya era così infervorata era impossibile da smuovere. Si sentiva più potente adesso di quanto non lo fosse mai stata perchè grazie al suo compagno aveva cominciato a superare la sua paura del Fato, inculcata da millenni di sottomissione degli dei alle sue leggi.

-Non ti lascerò andare senza di me, mio caro...e inoltre ho più di due parole da dire di persona a queste stronze che pretendono di interferire con la mia vita- affermò la dea del caos.

-Credevo da quanto mi hai raccontato che fosse un po’ il loro lavoro interferire con le vite altrui.

-E il mio è quello di combattere per la mia famiglia e il mio mondo- affermò la dea.

-Davvero? Credevo fosse di rendermi la vita impossibile- disse lui col solo intento di provocarla e magari di riuscire a baciarla un'altra volta prima di ritornare seri e preoccuparsi dei problemi dell'universo.

Kaya ancora una volta si ritrovò a fissarlo al di sotto delle lunghe ciglia scure, l’aria un po’ divertita e un po’ maliziosa.

-Anche. Non è questo il punto, Stephen- soffiò vicinissima al suo orecchio- Il punto è che non mi separerò mia più da te.

Era una minaccia e insieme una promessa.
Si sarebbero decisamente baciati di nuovo se proprio in quel momento non si fosse fatto avanti loro figlio, gli occhi letteralmente incollati al pavimento per evitare di vedere qualcosa di troppo imbarazzante. Colti sul fatto, i due coniugi si staccarono immediatamente mettendo tra di loro una distanza più che accettabile per non traumatizzare il ragazzo più di quanto non lo fosse già.

-Amore mio, hai dormito bene?- cinguettò Kaya come se nulla fosse- Ti preparo subito una buona colazione prima di uscire, devi sforzarti di mangiare qualcosa in più caro... mi sembri ancora un po’ sciupato. Ma è normale, passare da una dimensione all'altra a volte scombussola un po'... A proposito, come ti senti?

-Mi sentirei meglio se sapessi cosa sta succedendo. Siamo di nuovo a New York - constatò Sebastian seccamente.

Sua madre fece spallucce come se la cosa non la riguardasse più di tanto.

-Bè...tuo padre ha tanto insistito- ammise, sorvolando sulle circostanze in cui tale richiesta era stata finalmente esaudita.

-Blake?

-Oh, non ne sono certa, ma credo che in qualche modo sia tornato... a casa. Starà sicuramente bene, non preoccuparti. Allora, colazione in arrivo!- esclamò la dea con entusiasmo.

Sebastian non era così certo. A dirla tutta fremeva di impazienza mentre non facevano che concederli risposte vaghe. Era chiaro che si suoi stessero facendo di tutto per rimandare l’inevitabile ovvero metterlo a parte delle loro decisioni.

-Fantastico... e cosa stiamo aspettando a raggiungerlo?

I suoi genitori si guardarono reciprocamente e Sebastian intuì che per la prima volta si trovavano d’accordo su qualcosa. Nello specifico si trovavano d’accordo su di lui e sul fatto di volerlo tener fuori dalla battaglia che inevitabilmente sarebbe avvenuta di lì a breve.
Solo che non sapevano come l’avrebbe presa e la colazione in famiglia non era che l'ennesimo patetico modo di indorare la pillola... era incredibile quanto andassero d'amore e d'accordo solo quando si trattava di metterlo da parte.

Infine fu suo padre a prendere per primo la parola.

-Tu resti qui- stabilì perentorio e senza giri di parole- almeno questa parte del piano non è cambiata. Di proteggere questo mondo ce ne occupiamo noi.

Questo era esattamente il genere di sciocchezza che Sebastian non era più disposto a tollerare per nessuna ragione... col cavolo che si sarebbe lasciato mettere di nuovo in punizione in camera sua come un bambino incapace di reagire.

-Perchè fin ora avete fatto un così buon lavoro...- commentò sprezzante- ...se non fosse stato per noi non sapresti neanche che le Norne hanno un qualche piano! Non te lo hanno detto questo le tue visioni? Credevo che nulla sfuggisse allo Stregone Supremo...a parte l'essere sposato da anni con una divinità, ma tanto hai subito trovato una soluzione molto conveniente anche a questo.

-Sebastian, per favore...tuo padre sta cercando di parlare con te e vorrei che lo ascoltassi- lo supplicò Kaya con dolcezza- almeno provaci tesoro...puoi farlo per me?

Ma il ragazzo non sembrava per nulla propenso.

-Adesso vuole parlare?! - esplose invece in una stizzita protesta- E quando gli chiedevo tutti i giorni che fine avessi fatto? Credevo fossi morta! L'ho creduto per anni e lui non mi ha mai detto niente, non una parola... né per smentire né per confermare... ho creduto di impazzire e credevo di essere io il problema...quando stavo male lui non c'era! I miei amici c'erano. Steve Rogers c'era! ...in fondo ha fatto più lui di te come figura paterna...

Suo padre si impose di rimanere molto tranquillo, nonostante suo figlio si stesse riferendo a una storia che conosceva fin troppo bene. Si ricordava perfettamente di quel periodo in cui Sebastian piuttosto che rimanere con lui aveva preferito andare a vivere a casa dei Rogers.

Ricordava molto vividamente le lunghissime telefonate di Steve, che si era fatto un punto d'onore di chiamarlo quasi ogni sera per fargli un rapporto scrupoloso di come stava suo figlio. Stephen non aveva mai dubitato che si sarebbero presi cura di lui al meglio e in cuor suo sperava che forse, in compagnia dei suoi coetanei, in un contesto protetto e con i poteri del caos sigillati, sarebbe riuscito a vivere in maniera più serena... certamente meglio di come avrebbe fatto con lui che comunque cercava di tenersi sempre molto impegnato per non dover pensare a cosa era successo.

Inoltre i Maestri non avevano cessato un attimo di dargli il tormento sulla questione, sostenendo che se anche una divinità era stata neutralizzata con successo, lasciarne una mezza a piede libero sarebbe stato comunque pericoloso. Troppo pericoloso perchè non si agisse subito. Lo assillavano con lamentele e commenti continuamente, quasi si stupissero che non avesse provveduto all'istante a disporre di suo figlio come di una pericolosa creatura assassina.
Non avevano smesso nemmeno di fronte a un secco 'no, a prescindere dal legame di parentela, mi rifiuto di  fare alcun che a un ragazzino di dieci anni che a quanto mi risulta non ha mai fatto del male ad anima viva'. Se la metà delle cose che avevano detto fosse mai arrivata disgraziatamente alle orecchie di Kaya era abbastanza sicuro che sarebbe stata lei ad eliminarli all'istante senza problemi... e lui stesso non avrebbe potuto darle torto dato che anche a lui era venuto quell'istinto pur di farli smettere.

Ricordava infine, sempre fin troppo bene, come Steve avesse insistito ogni volta con molto garbo ma anche con fermezza per favorire un loro dialogo tra di loro.

'Si, Sebastian sta meglio... Lui e Philip vanno molto d'accordo, pensa che lo ha anche convinto ad allenarsi con lui qualche volta... ma magari vuoi che te lo passi?'

'I ragazzi vanno d'accordo, anche troppo d'accordo... tipo un'associazione a delinquere in pratica...ma no, niente di grave, in verità hanno fatto un piccolo casino con lo scudo...si lo stavano di nuovo usando come uno slittino, ma che ci vuoi fare, se non si divertono alla loro età... ti passo Sebastian così te lo racconta meglio?'

'Il compleanno è andato benissimo. Il libri che gli hai mandato gli sono piaciuti molto...anche se cerca di non darlo a vedere. Gli ho detto di chiamarti per ringraziare, ma se non lo ha ancora fatto perchè non lo chiami direttamente tu?'

E lui aveva sempre declinato l'offerta, preferendo attendere che fosse suo figlio a farsi vivo, cosa che ovviamente non era mai successa.
Stephen avrebbe dovuto aspettarselo dato che aveva preso il peggio dal suo carattere, compreso l'orgoglio. Ma nonostante le sue mancanze enormi, nonostante tutto il loro trascorso, aveva deciso che non avrebbe permesso alla storia di ripetersi.

Non avrebbe lasciato che si creasse tra di loro la stessa distanza che aveva sempre avuto con suo padre, da cui non aveva mai ricevuto altro che rimproveri e la netta sensazione di non essere mai abbastanza.
Stephen sapeva che non era troppo tardi, proprio perchè suo figlio era troppo arrabbiato perchè non gli importasse. Sarebbe stato oltre ogni rimedio se si fosse dimostrato indifferente, ma per sua fortuna così non era.

Per questo stavolta non avrebbe raccolto alcuna provocazione da parte di Sebastian, ma nemmeno si sarebbe trincerato dietro ad una calma ascetica e innaturale che non avrebbe fatto altro che creare ulteriore distanza.

Al contrario, incoraggiato da Kaya, che lo aveva convinto a un approccio il più naturale possibile, avrebbe cercato di lasciare da parte il suo ruolo, il suo senso del dovere e ogni condizionamento per essere semplicemente Stephen Strange, il padre di Sebastian.
Tutta la notte, oltre a fare altro, i due avevano parlato a lungo e si erano confrontati insieme su come comportarsi con il loro unico figlio, conosci del fatto di essere loro per primi una grossa parte del problema. Non era stata certo una mossa geniale dopo il ritorno di Kaya continuare a litigare anche davanti a lui, mettendo davanti i loro problemi di coppia.

E alla fine ci era comunque voluta la dannata Apocalisse per costringerli a venire a patti con le rispettive responsabilità.

-Sebastian, riguardo a tutto quello che hai detto... non lo posso smentire ... posso solo affermare che credevo di fare la cosa migliore per tutti- esordì Stephen, non senza una certa fatica.

'Coraggio tesoro! Ce la puoi fare... Piccoli passi' gli ricordò Kaya a mezza voce, esortando il marito a continuare.

-Il fatto è che tu... tu sei ancora un ragazzo...- provò quindi a dire, cercando di metterla nel modo migliore per non offenderlo, ma Sebastian era ancora abbastanza guardingo e prevenuto nei suoi confronti.

-Ma anche io posso combattere! Posso essere d’aiuto- sottolineò infatti con fervore.

Fu allora che l’atteggiamento di suo padre lo stupì, prendendolo totalmente in contropiede con una placida ammissione.

-Non lo nego- affermò infatti il dottore- so che sei maturato tantissimo in questi anni e anche la tua magia ora è ... diversa. Se dovessi provare a imporre un sigillo come feci anni fa dubito che ci riuscirei senza aiuto di una congrega. E in ogni caso non durerebbe. Tutto quello che in questo momento contiene il caos sei tu e hai imparato a farlo molto bene anche da solo. Certamente non grazie a me.

Sebastian non riusciva a credere a quello che sentiva uscire dalla bocca di suo padre e per la prima volta non riuscì a replicare niente di sarcastico.

-Mi stai...dando ragione per caso? - domandò dopo qualche secondo, ancora un po' incredulo.

-In parte- concesse Stephen- Sicuramente avrei dovuto insistere di più nel cercare di parlartene prima...ma non l'ho fatto perchè avrebbe significato essere del tutto onesto con te. Non voglio giustificarmi in alcun modo, ma non è affatto facile per me... capire dove sta il limite. E se ti dò l'impressione di non trattarti da pari è solo perchè ...bè principalmente perchè mi sento più a mio agio in veste di mentore... e del tutto inadeguato a quell'altro ruolo.

Ma detto questo si era di nuovo interrotto, non sapendo bene come continuare.

-In poche parole- intervenne Kaya-  tuo padre è purtroppo l'essere umano più impedito nelle relazioni ed emotivamente bloccato che abbia mai visto nella mia millenaria esistenza...ma ciò non toglie che ti ami profondamente... Quando sei nato ho visto letteralmente il terrore nei suoi occhi al solo pensiero di fare qualcosa di sbagliato, ha letto un sacco di libri e di quell'altra robaccia inutile su come si fa il genitore...pensa che una volta l'ho beccato su un blog particolarmente disperato che...

-Grazie tesoro- la bloccò lui lottando per mantenere un certo contegno, data anche la situazione che stavano affrontando- credo che possa bastare...ti ringrazio.

-Figurati!- cinguettò lei, ovviamente convinta di aver fatto un grande intervento a favore del suo amato Stephen.

Sebastian se prima era stupito ora era semplicemente confuso.
Stava processando rapidamente un sacco di nuove informazioni, che si aggiungevano a una situazione non facile in cui temeva ogni istante di più per i suoi amici.
Inoltre non era facile mettere in discussione delle credenze che aveva maturato ormai da anni di rapporti incostanti e freddi col genitore.

-Quello che sto cercando di dirti - proseguì suo padre- è che non voglio assolutamente escluderti dall'azione... solo che  il tuo compito sarà un altro rispetto al nostro e non meno gravoso.

-Intendi nelle retrovie? Non ci pensare neanche!

-Ascolta tuo padre- intervenne ancora Kaya, che raramente era concorde col marito e lo era appunto solo su questioni di vitale importanza come tenere loro figlio al sicuro- Sebastian tu hai un potenziale straordinario...in te convivono i precetti dell’ordine e del caos. Quando avrai imparato a controllare la tua magia, con il tempo e gli studi, diventerai anche più potente di quanto sia mai stata io... ma per il momento devi renderti conto che non sei all’altezza di questo avversario. Nè tu, nè tanto meno i tuoi amici, quale che sia la vostra abilità.

-Devi imparare a valutare la tua forza e quella di chi hai davanti e scegliere di conseguenza le tue battaglie- rincarò suo padre- e in questo caso lasciare che se ne occupi chi ne ha il dovere oltre che la responsabilità.

-Sono la mia famiglia- obbiettò Sebastian lasciando cadere pesantemente quella parola tra di loro come un macigno- sono una mia responsabilità.

-E tu sei la nostra - insistette suo padre, d’impeto- lo sei sempre stato e anche più di questo... io non permetterò che ne dubiti mai più a causa mia.

Era la verità, detta in maniera pura e semplice.

Kaya sorrise orgogliosa.
La dea era finalmente serena accanto all’uomo che amava e alla famiglia che si era costruita. Alla fine dell’eternità era la sola cosa che contava per lei e per cui era disposta a tutto, anche a quello che riteneva impensabile, a mettersi contro il Fato che aveva venerato come una legge incrollabile. Ma Stephen l’aveva convinta che era necessario lasciar da parte le sue credenze più antiche e radicate e combattere per questo modo in cui aveva vissuto i suoi anni più importanti, in cui aveva scoperto cosa voleva dire amare e sentirsi talmente completi da perdere interesse in qualsiasi altra conquista.

Era stata felice con lui e con la famiglia che avevano costruito, solo questo contava, e qualunque cosa il destino avesse in serbo l’avrebbero affrontata insieme.

Fu allora che il custode del Sanctum di New York, prontamente ricalatosi nel ruolo che più gli si adattava, fece qualcosa che Sebastian non si sarebbe mai aspettato neanche tra un milione di anni, sfilandosi l’amuleto che portava al collo contenete la gemma dell’infinito che controlla il tempo e porgendolo proprio a lui.

L’occhio di Agamotto, una reliquia che fin da piccolo non gli era mai stato consentito di toccare neanche per sbaglio, era ora nella sua mano, più leggero di quanto avesse immaginato e ancora chiuso a celare il suo prezioso contenuto.

-Proteggilo a costo della vita- gli disse solennemente lo stregone supremo.

-Perchè io? Tu non puoi...non puoi uscirtene con una cosa del genere come se nulla fosse, io... non sono pronto!- protestò suo figlio.

Sebastian era sconvolto e Stephen sbuffò spazientito.

Anche lui avrebbe voluto avere più tempo per spiegargli un’infinità di cose importanti ma data la situazione di emergenza in cui si trovavano dovette limitarsi all’essenziale.

-Chiaramente non sei pronto...ma in fondo non lo ero neanche io. Inoltre, tua madre ritiene che ti dovrei accordare maggior fiducia- aggiunse il dottore accennando un leggero sorriso che per Sebastian fu più devastante dell’intero discorso- Dopotutto sei mio figlio.

Suo padre si stava comportando in maniera...stranamente spontanea e le motivazioni dietro a questo non potevano che essere molto gravi. Inoltre si stava volontariamente separando dall’unico oggetto che aveva giurato di difendere a qualsiasi costo, come se non volesse che a seguito dello scontro che si apprestava ad affrontare finisse in mano al nemico.

Stava consegnando a Sebastian le chiavi del Sanctum come se in ogni caso non si aspettasse di tornare.

E la cosa più allucinante era che di fronte a quella prospettiva stava comunque sorridendo.

Sebastian si rese conto di essere l’unica persona a conoscere profondamente suo padre, forse più di quanto gli fosse piaciuto ammettere. Per questo poteva leggere ogni sua espressione come se fosse stata la propria e quello che stava vedendo non lo lasciava per niente tranquillo.

-Papà...

Quella parola che non aveva detto per anni gli riaffiorò alle labbra con una naturalezza disarmante, come se non avessero mia passato neanche un giorno distanti.

Il dottor Strange, sorpreso a sua volta da quell’importante risultato, cercò lo sguardo della moglie, che gli sorrise incoraggiante esortandolo a continuare.
Kaya aveva avuto ragione da vendere pregandolo di parlare finalmente a suo figlio invece che nascondersi dietro le complicate pieghe di quello che era diventato il loro rapporto.
Doveva assolutamente fare qualcosa per sistemare tutto, dato che avrebbe potuto non avere un’altra occasione. Si stavano apprestando entrambi a scendere in battaglia contro qualcuno che non poteva essere sconfitto, a detta delle stesse divinità.

-Probabilmente non sono sempre stato... chiaro con te.

Sebastian alzò gli occhi al cielo: quello era decisamente un eufemismo che sminuiva di molto il comportamento di suo padre negli ultimi cinque anni!

Non solo non era stato trasparente nello spiegare le sue motivazioni circa il suo rapporto con Kaya, ma lo aveva lasciato nel dubbio circa la sorte di sua madre autorizzandolo a credere all’ipotesi peggiore... rinchiuso nel suo stesso dolore, aveva completamente stravolto il loro rapporto smettendo di essere suo padre e comportandosi da maestro a cui si doveva solamente ubbidienza.

-Avrei dovuto essere più aperto fin dall’inizio e provare a spiegarti il mio punto di vista anzichè pretendere che lo accettassi - disse il dottore- ma questo non vuol dire che non abbia fiducia in te o nelle tue capacità, che come ha giustamente detto tua madre sono straordinarie...per la verità io non ho mai visto niente di simile... e ho sempre sperato che un giorno saresti stato tu a prendere il mio posto.

Sebastian ebbe un fremito nel sentire il genitore parlargli a quel modo.
Il ragazzo era  seriamente combattuto.  Da un lato si trovava davanti alle ammissioni che in fondo aveva sempre anelato a sentire e il suo unico desiderio era di lasciarle entrare per sanare in parte quella rabbia incredibile che si portava dentro da troppo tempo. Dall’altro la sua mente iper razionale stava lavorando velocemente, domandandosi il perchè suo padre avesse scelto proprio quel momento per parlargli a quel modo e dandosi una rapida risposta.

Gli stava parlando come se si trattasse di un addio.

-Cosa significa?- domandò Sebastian, per la prima volta incerto.

Non è che non avesse capito, è che si rifiutava di accettarlo. La sua voce rimbombò sull’ampio soffitto a cupola del Sanctum in un silenzio insopportabile.

-Significa che faremo il possibile per vincere- affermò Kaya, in una maniera altrettanto sibillina che non le era mai appartenuta- tuo padre contatterà i suoi amici ...e io contatterò i miei. Ci sarà un battaglia il cui esito non possiamo prevedere. Tu dovrai essere pronto in ogni caso a fare quanto sarà necessario per proteggere questa realtà dalle inevitabili conseguenze.

-Wong sa cosa fare, fatti aiutare da lui- concluse suo padre, che non voleva lasciare che l’emotività lo coinvolgesse troppo in un momento dove occorreva più che mai che restasse lucido, ma era difficile enumerare tutte le cose che voleva suo figlio sapesse da lui di fronte a un caso incerto- Non lasciare il santuario a meno che non sia strettamente indispensabile...non avvicinarti agli altri stregoni e cerca di non fare niente di avventato che io, o soprattutto tua madre, farebbe. Cercherò di riportare i tuoi amici qui non appena mi sarà possibile rintracciarli. Restate tutti nel Sanctum e restate insieme. Sii prudente e sii...gentile. Credimi, a nessuno piacciono i ‘so tutto io’.

-Ma non mi dire...- non potè fare a meno di commentare suo figlio.

Sebastian era visibilmente in difficoltà, ma nonostante tutto almeno gli stava parlando senza la minima traccia di ostilità.

Il dottore gli sorrise un’ultima volta e gli fece quasi male realizzare da quanto tempo non succedeva.
Solo Kaya era riuscita a fargli aprire gli occhi su quanti errori aveva commesso credendo di essere nel giusto. E credendo di fare il suo bene aveva messo suo figlio in una situazione semplicemente impossibile.
Purtroppo era anche consapevole che non potevano perdere troppo tempo in convenevoli con quello che c’era in gioco, quindi sperò con tutto sè stesso che bastasse prima di apprestarsi al congedo definitivo.

-Per favore, comportati bene Sebastian- non potè fare a meno a sua volta di aggiungere come se avesse ancora davanti un bambino di cinque anni.

Lo stesso bambino che una volta lo guardava con grandi occhi pieni di fiducia come se fosse il suo idolo.

Suo figlio.

E per non cedere all'emozione non aggiunse altro.

-Ricorda che ti amiamo tantissimo, tesoro- disse Kaya a nome di entrambi.

La divinità del caos gli mandò un ultimo bacio prima di scomparire insieme al marito, alla volta di una battaglia contro il Destino.

 

  
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