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Autore: fennec    14/06/2021    0 recensioni
"La sua breve e giovane vita era stata costellata da una serie di punti di non ritorno.
Il primo risaliva al momento in cui, a nemmeno cinque anni compiuti, aveva dovuto dire addio alla sua infanzia, alla sua spensieratezza e alla sua innocenza..."
One-shot decisamente drammatica su Remus Lupin: lettore avvisato, mezzo salvato.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Punto di non ritorno

 



La sua breve e giovane vita era stata costellata da una serie di punti di non ritorno.
 
Il primo risaliva al momento in cui, a nemmeno cinque anni compiuti, aveva dovuto dire addio alla sua infanzia, alla sua spensieratezza e alla sua innocenza.
Quella orribile cicatrice era un punto di non ritorno, con quella maledetta forma a mezzaluna che da sopra la spalla sembrava prendersi orrendamente gioco di lui tutte le volte che chinava il capo per togliersi la maglietta. Lo sfidava a mettere a nudo la sua bestialità. E ogni volta lui si vergognava terribilmente e voleva cedere alla tentazione di rimanere sempre vestito, perché nessuno vedesse. Nessuno sapesse.
- È così piccolo e voi siete siete così giovani… Sarebbe più facile per tutti se… insomma, sarebbe una vita terribile per lui, per voi… Non sentirebbe nulla, vi prometto che – il guaritore non riuscì a finire la frase, perché un gancio destro perfetto di suo padre (una delle persone più impassibili e tranquille del pianeta Terra) lo aveva colpito con adirata violenza e un colpo sordo dritto dritto sul naso.
 
Il secondo punto di non ritorno arrivò esattamente ventotto giorni dopo, quando la luna piena chiese il suo atroce tributo.
C’è qualcosa di anomalo e di malato nel desiderare la morte, soprattutto se questo desiderio proviene da un bambino. Ma il dolore era davvero insopportabile e lui così inesorabilmente solo, perciò giurò che avrebbe fatto di tutto pur di farlo smettere e, se soltanto la morte avesse potuto porre fine alle sue sofferenze… beh, allora avrebbe voluto morire.
- Ti prego, Signore, fallo smettere, farò il bravo, farò tutto quello che vuoi tu! –
 
Tanti altri punti di non ritorno seguirono nei mesi successivi. Ogni volta che i suoi genitori, sospesi tra un insicuro ottimismo e una profonda disperazione, tentarono la sorte, mettendo nelle mani del destino, e più spesso di individui dalla dubbia reputazione e dai fini ancora più dubbi, ciò che avevano di più importante, la vita del loro unico figlio.
Ma quando nell’estate del suo terzo anno le cose andarono così male che per giorni, al San Mungo, la sua vita rimase appesa ad un filo, anche i tentativi testardi del suo instancabile padre conobbero la parola fine e ogni speranza di “guarigione” venne definitivamente abbandonata.
 
Un altro punto di non ritorno, infinitamente più piacevole, ma non per questo meno spaventoso, lo vide con passo incerto e cuore pieno di emozioni contrastanti salire per la prima volta a bordo dell’incantevole Hogwarts Express, una fresca mattina del primo settembre.
Era così desideroso di imparare e conoscere e mostrare gratitudine a chi gli aveva dato questa meravigliosa opportunità, mostrandogli una fiducia immensa quanto inaspettata. Ma al contempo lo tormentava il pensiero di non essere all’altezza, di essere un pericolo… Per non parlare del fatto che veniva morsicato dal terrore di vivere quelli notti mostruose in un luogo sconosciuto, lontano da casa, lontano dalle carezze di sua mamma che gli fasciava le ferite e gli rimboccava le coperte, lontano da suo padre, che parlava poco e che gli si avvicinava ancora più di rado, ma che continuava ad amarlo nonostante il senso di colpa per non averlo potuto salvare non lo abbandonasse mai.
 
Indimenticabile e straordinario fu il punto di non ritorno quando il sole, la sua stessa sorte gli sorrise e James, Sirius e perfino Peter dichiararono la loro immortale amicizia, stringendolo in un abbraccio rompi-costole e affermando, con la solennità dei loro dodici anni, che era fichissimo (testuali parole) avere come amico un lupo mannaro.
Non sapeva cosa dire, non aveva idea di cosa fare: così stette lì, come uno scemo, a piangere per la felicità, per il sollievo, per l’incredulità, facendo spaventare i suoi amici, i fantastici Malandrini, che temevano di aver detto o fatto qualcosa di stranamente sbagliato.
 
E con quale amarezza, appena poco più di un paio di anni dopo, conobbe un altro punto di non ritorno.
Qualcosa dei mitici Malandrini si ruppe. Bastò solo qualche parola, buttata lì, senza darci troppo peso. Bastò svelare a Severus il modo per bloccare il Platano Picchiatore, così, per gioco, per stupido desiderio di vendetta, senza preoccuparsi delle conseguenze… Senza sapere che quello sarebbe stato uno scherzo imperdonabile, una ferita mai rimarginata, una delusione amara quanto insopportabile, la fine della sua fiducia incondizionata, che più avanti lo avrebbe spinto a dire che sì, in fondo, Sirius era pur sempre un Black e avrebbe potuto tradire i Potter, nonostante tutto.
 
Fu così che non si stupì, anzi, lo temeva. Quasi se lo aspettava.
E il giorno in cui Silente bussò alla sua porta e lo guardò tentando invano di nascondere un dolore profondo e indicibile… Non servirono parole, solo un terribile assenso a una domanda non detta, mentre nella sua gola e nel suo cuore semplici e disperate frasi risuonavano con agonia: “Non è possibile. Perché?”
Dopo aver finto di essersi ripreso dall’incubo e dallo smarrimento che gli avevano tolto ogni energia, salutò Silente, ringraziandolo di averlo informato e promettendogli che si sarebbe preso cura di se stesso.
Poi andò in bagno, con l’intenzione di lavarsi il volto con dell’acqua fresca e l’inutile quanto ardente speranza di lavare via anche un po’ del suo dolore.
Fu un attimo.
Lo sguardo gli cadde sul rasoio che da un po’ di tempo ormai non usava più.
Rimase affascinato dal riflesso della lama.
E, perso nella contemplazione, si scoprì vinto da un pensiero che ogni tanto veniva fargli visita, ma che forse mai come in quel momento lo aveva tanto affascinato.
Il rasoio sembrava ben affilato.
La sua gola era ancora tenera.
La sua vita era così fragile.
Il suo dolore era così grande.
Forse c’era un modo per risolvere tutto. Per far finire tutto.
E il rasoio gli sarebbe potuto servire.
In un modo diverso.
Ecco.
Il definitivo punto di non ritorno.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ehilà, salve, popolo di EFP!
Come nasce questa breve one-shot così deprimente? Mistero. Complice l’inizio delle vacanze estive, il mio umore è stranamente ottimo in questi giorni, eppure l’ho scritta di getto, senza esitazioni… Sarà che gli opposti si attraggono?
Ad ogni modo, non mi sono sentita di aggiungere la dicitura “what if?” e ho preferito lasciare il finale “aperto”, cercando di rimanere fedele alla trama originale. Del resto, ho pure accennato a quello che avverrà dopo la morte dei Potter (la completa perdita di fiducia nei confronti di Sirius nel momento in cui verrà condannato ad Azkaban), lasciando intendere che quel punto di non ritorno non sarà completamente “definitivo”… Ma naturalmente ogni lettore ha il sacrosanto diritto di interpretare il finale come più gli aggrada.
Vi chiedo solo, se ne avete voglia, di lasciarmi un commentino per farmi sapere che ne pensate e, naturalmente, vi ringrazio per avermi dedicato parte del vostro tempo. Spero che, nonostante la tragicità, sia stata una lettura piacevole o quanto meno non completamente deludente.
Un caro saluto e ancora grazie,
fennec
  
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