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Autore: MaryElizabethVictoria    16/06/2021    2 recensioni
Morgan Stark e Sarah Rogers sono partite ormai da un anno, di nascosto dalle rispettive famiglie, in una disperata missione alla ricerca del fratello di Sarah, Philip. Il ragazzo, creduto morto, di recente è ricomparso misteriosamente per aiutarle a fuggire da un laboratorio dell'Hydra dove hanno tentato strani esperimenti sui ragazzi, per poi scomparire di nuovo. 
Le due non si daranno pace finché non capiranno cosa c'è dietro.
Intanto la diciottenne Ellie Smith, una ragazza apparentemente priva di poteri dal passato incerto, si è iscritta all'Accademia SHIELD per diventare un'agente proprio come il suo fidanzato Michael Coulson. Anche Blake Foster, Cali Erikssen, Sebastian Strange e i gemelli William e Tommy Maximoff si sono gettati a capofitto nel loro primo anno di college, dove tra esami incombenti, poteri fuori controllo e drammi familiari in agguato i guai non mancheranno di seguirli...
I fatti narrati si volgono circa un anno dopo quanto accaduto in 'The Young Avengers' di cui è consigliata la visione per contestualizzare meglio i personaggi e il loro percorso. Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Michael Coulson si era sempre considerato un buon combattente.

Era risultato il migliore del suo corso durante l’addestramento allo SHIELD, in particolare nella lotta corpo a corpo in cui aveva  sempre ottenuto ottimi risultati. Sua madre era sempre stata molto severa con lui a proposito, incaricandosi personalmente dei suoi allenamenti extra sin dalla più giovane età per prepararlo a onorare la memoria di suo padre. Tanto che Michael aveva trascorso l’adolescenza in simulazioni di combattimento piuttosto che a fare sport o a coltivare altri interessi… eppure lo scontro con Philip Rogers lo stava mettendo in evidente difficoltà.

Dopo un’iniziale effetto sorpresa che gli aveva fatto guadagnare terreno, ma che soprattutto aveva permesso a Cali di allontanare Ellie, Michael stava avendo decisamente la peggio.

Tutto l’allenamento del mondo non poteva certo portarlo al livello di un avversario potenziato, che per di più era stato infuso dei poteri di una divinità tramite chissà quale rito arcano.

-Lasciami passare- si impose il maggiore dei Rogers col tono di chi non è abituato a dover contrattare- va fatto per il bene di tutti.

-Scordatelo amico, è della mia ragazza che stai parlando…

Philip bloccò il pugno di Michael a mezz’aria, abbassandosi lievemente per ritornargli una gomitata sullo sterno che gli mozzò il respiro.
Michael sentì le sue stesse costole incrinarsi pericolosamente, ma subito strinse i denti e cercò di contrattaccare con un calcio sul lato opposto in cui mise tutta la sua energia.

Un attacco che che tuttavia Philip Rogers parò quasi senza sforzo, buttandolo a terra sfruttando proprio il contraccolpo del suo stesso attacco. Il corpo del povero Michael impattò violentemente contro il freddo pavimento e Philip lo scavalcò con noncuranza, senza nemmeno provare a infierire sull’avversario.

Era chiaro che non voleva attaccarlo seriamente, semplicemente stava cercando di levarselo di dosso per andare ad inseguire Ellie. Era lei il suo vero obbiettivo ed era esattamente la ragione per cui Michael non lo avrebbe lasciato andare a costo della vita. Con la forza della disperazione gli artigliò le caviglie, cercando senza successo di farlo cadere all’indietro e beccandosi pure un calcio in piena faccia.

-Perchè non lasci perdere?- gli domandò quindi Philip Rogers con freddezza- Mi pare evidente che non sei all’altezza di sostenere uno scontro con me. Non lo saresti nemmeno se io fossi rimasto un semplice essere umano.

Dopo quelle parole Michael si ritrasse all’indietro, ma non per scappare. Al contrario aveva bisogno di spazio per eseguire una lieve rotazione e rimettersi in piedi. Avrebbe voluto piangere per quanto dolore gli provocò quello sforzo, ma cercò di controllarsi, avrebbe avuto bisogno di ogni grammo di lucidità che riusciva a trattenere per durare il più possibile e dare a Ellie il tempo di scappare.

-Io non sono mica stanco..- gli rispose  quasi con un mezzo sorriso insanguinato, prima di venire ributtato a terra dall’ennesimo pugno che non era quasi più in grado di parare.

Oh no, questo ultimo commento aveva fatto decisamente incazzare Rogers.

-Smettila di scimmiottare lui!- inveì, assestando questa volta  al suo avversario di due colpi rabbiosi ai fianchi che gli fecero cedere le ginocchia tanto che Michael rimase in piedi solo perchè lo stesso Philip lo reggeva per le spalle.

-E tu smettila di fare il cretino! Non sei in te- ribattè Coulson, ma Philip ormai era così adirato che non lo ascoltava nemmeno.

-Lo credete tutti così perfetto… Capitan America! Il salvatore della patria! Un modello per tutti voi…bè non avete idea di cosa significhi averlo come padre! Che ne dici Coulson? Dopo avermi conosciuto, dopo aver conosciuto Sarah sei ancora convinto che Steve Rogers sia il padre modello che il mondo ama e venera?

Il ragazzo si ricordò in quel momento della conversazione avuta con Sarah nel suo appartamento. Anche lei gli aveva detto più o meno le stesse cose. Ricordò tutto l’astio e la rabbia che nascondeva quel suo comportamento distaccato, un po’ come quello di suo fratello. Eppure neanche per un momento Michael aveva dubitato che Sarah nutrisse un profondo attaccamento per la sua famiglia e che, nonostante le loro recenti incomprensioni, amasse davvero  i suoi genitori.

-So che…so che mi sarebbe piaciuto conoscere il mio- ammise Michael con sincerità-Avrei dato qualsiasi cosa per poterci parlare anche solo una volta…qualsiasi. Anche solo per scoprire che siamo molto diversi. So che mi sarebbe andato bene in ogni caso perchè non sta scritto da nessuna parte che dobbiamo essere le repliche dei nostri genitori. E so anche che se tuo padre potesse vederti adesso si vergognerebbe di te…non perchè non sei uguale a lui, ma perchè stavi per fare qualcosa di sbagliato… a qualcuno che non lo merita- terminò ricordando il bel sorriso di Ellie come se l’avesse davanti.

L’avrebbe tenuta al sicuro, solo questo contava.

A questo punto Michael si staccò dalla presa di Philip Rogers e con  estrema fatica riuscì a trovare appoggio questa volta alla parete del corridoio. Anche così sentiva qualcosa di appiccicoso che gli colava dal volto sul braccio, rendendo la sua presa scivolosa e il peso del corpo insostenibile.

Eppure nemmeno allora si permise di cedere.

Philip lo fissava come ipnotizzato, incapace di rispondere.

-Non sono …io…quello contro cui vuoi davvero combattere Philip…non è per me questo rancore- rantolò Michael, lottando contro il dolore sordo che sentiva al petto e su tutto il corpo.

Il suo avversario non si scompose.
Incombeva su di lui, altero, così innegabilmente superiore che solo un pazzo avrebbe insistito ad opporsi. E Michael Coulson era abbastanza pazzo da provarci.

-Resta a terra ragazzino- disse infine Philip col volto teso, determinato a non cedere nonostante le parole dell’agente Coulson lo avessero smosso più di quanto gli sarebbe piaciuto ammettere- Non sai nemmeno che cosa c’è in gioco.

-So che questo non sei tu, che non è quello che vuoi veramente… prova a pensarci un momento: Ellie è un’amica di Sarah e tua sorella non ti perdonerà mai se le farai del male!

-Ma è l’unico modo per vincere- ribattè lui ostinatamente - e Sarah questo non lo capisce.

-Sarah crede ancora in te!- ripetè l’agente Michael Coulson con le ultime forze, ormai era solo la parete che gli sosteneva le spalle a tenerlo in piedi oltre che il ricordo di quel sorriso pieno di speranza di Elisabeth Smith che forse non avrebbe più rivisto.

-Sta zitto!

-E i tuoi amici credono in te…

Questa volta Philip lo prese per il risvolto della giacca, quasi schiacciandolo contro quella parete e mettendo una pressione insostenibile sulle sue ferite.

-Ultimo avvertimento, adesso smettila- sibilò quasi, vicinissimo al suo volto.

Ma Michael era talmente messo male che quasi non sentiva più dolore e gli restituì uno sguardo sincero, quasi luminoso.

-Daisy...e Steve...i tuoi genitori credono in te Philip- concluse placidamente.

Per un brevissimo istante quelle parole parvero aver fatto breccia nelle sempre salde difese del ragazzo divenuto pari a una divinità. Nei suoi occhi qualcosa affiorò, ma venne subito ricacciato indietro da un ringhio carico di disperazione.

-Allora …si sono tutti sbagliati- concluse Philip Rogers, alzando il pugno un’ultima volta per finirlo.

Per metterlo finalmente a tacere.

Michael era serenamente rassegnato. Aveva resistito finché aveva potuto, e anche di più,  contro un avversario di molto superiore alla sua portata. Almeno Ellie era in salvo, a quel punto Cali l’aveva sicuramente già nascosta dove nè Philip nè le Norne l’avrebbero trovata… il suo ruolo ormai poteva dirsi concluso. Ma il colpo di grazia non arrivò perchè il braccio di Philip venne trattenuto da qualcuno della medesima forza all’altezza dell’avambraccio .

Qualcuno  che era appena uscito da un portale magico apertosi sul corridoio dove Michael e Philip avevano lottato. Era arrivato
lì giusto in tempo per assistere alla conclusione dello scontro impari insieme al dottor Strange, a sua moglie Kaya, a Wanda Maximoff e a Visone.

Suo padre, Steve Rogers, lo fissava incredulo mentre gli teneva ancora saldamente fermo il braccio.

Il suo sguardo azzurro al di sotto del caschetto della divisa  era sopraffatto dall’emozione, ma anche combattuto nel realizzare a cosa aveva appena assistito, una scena che mai avrebbe immaginato avrebbe potuto coinvolgere proprio suo figlio, ovvero il ragazzo più buono e altruista che conosceva.

-Philip…

Questi si divincolò prontamente facendo un rapido scatto all’indietro.
Era come se il braccio dove l’aveva toccato suo padre ora scottasse.

-Philip…sei stato tu?- domandò ancora il Capitano e la confusione era palese sul suo volto mentre supplicava per una spiegazione- Come è possibile… come hai potuto?

Ma quella supplica disperata fu male interpretata. Il ragazzo mantenne un’espressione dura, resa forse ancor più rigida propio dalla presenza del genitore verso cui ormai era chiaro nutriva un profondo rancore. Un rancore insospettato che meravigliò tutti, oltre che ferire Steve.

-Tu…non cominciare a farmi la predica su cosa avrei o non avrei dovuto fare, non hai idea della giornata che ho avuto, nè degli ultimi due anni!

Quelle parole sferzarono suo padre come se l'avesse colpito in volto.
Erano parole che non riconosceva in bocca suo figlio, parole che non meritava.

Philip di suo era sempre stato un ragazzo molto dolce e altruista, più estroverso di Blake, più sicuro di Sebastian, ma purtroppo proprio questo suo essere troppo perfetto aveva fatto si che tutti - adulti compresi- facessero un po' troppo affidamento su di lui che c'era sempre per tutti...

Philip si occupava di tutto, non sbagliava mai, non si lamentava, non pretendeva nemmeno di avere una vita sua. Anche sua sorella e i suoi amici avevano la loro parte di colpa nell'aver vissuto troppo convenientemente nella sua ombra, tanto pensava a tutto lui. Lui reggeva a tutto all'apparenza, ma dentro di sé si era creata una macchiolina nera che ogni giorno cresceva...e che ogni giorno gli ricordava che non era giusto.
Poi l'incidente devastante che lo aveva quasi ucciso. L'Hydra ne aveva subito approfittato per rapirlo e completare il lavoro, facendolo a pezzi...letteralmente.
Eseguendo gli ordini delle divinità, lo avevano poi ricucito usando sangue e ossa dei figli degli dei per far si che potesse assorbire i poteri delle divinità e fungere al loro piano.
Quando si era risvegliato in quello stato non si era sentito più sé stesso e in effetti...ormai non lo era più.
Non era più nemmeno un essere umano. Conservava certo i ricordi, persino le abitudini, ma quello che 'sentiva' erano solo vaghi echi delle sensazioni che provava prima....tra tutte un rancore sordo per essersi dovuto sacrificare un'altra volta.

Perchè suo padre, che di mestiere salvava sempre tutti, non aveva salvato lui.

Come non aveva salvato Sarah.

-Tu non c'eri mai!- disse ancora Philip rivolto a suo padre- Ci hai praticamente abbandonati a noi stessi...sono stato io a badare agli altri, solamente io, hai capito?! E dato che niente è cambiato...salverò Sarah da solo anche questa volta.

La macchia nera era sempre lì, diventata ormai una voragine dentro il suo corpo vuoto, finalmente pronta a privarlo di freni morali pur di raggiungere i suoi obbiettivi...anche a rivalersi su quella famiglia che ormai da tempo, ai suoi occhi, aveva rinunciato a lui.

-Ti credevamo morto- disse suo padre come se la consapevolezza tanto di quelle parole come di quelle che aveva appena udito uscire dalla bocca di suo figlio lo stessero schiacciando in quel preciso momento- Cosa ti è successo? Fatti guardare…cosa ti hanno fatto? Perchè non sei tornato da noi? Sarah lo sapeva? Per questo si comportava in modo strano…sai dove si trova adesso?

-Stammi lontano- insistette Philip, con i pugni serrati che quasi tremavano e da cui caddero gocce di sangue di Michael.

-Visto? E credevamo di essere gli unici ad avere problemi…- commentò Kaya a bassa voce all’orecchio di suo marito, che annuì gravemente, mentre assistevano a quella scena tremenda.

-Philip...aspetta!

-No. Ci penserò da solo come ho sempre dovuto fare!

Il ragazzo aveva preso a correre nella direzione opposta, rifiutando qualsiasi ulteriore contatto con suo padre.
Poi un secondo portale si aprì di fronte a loro e questa volta a sbarrare la strada al ragazzo fu il Sergente Barnes, l’ex soldato d’Inverno che subito incrociò lo sguardo allibito del nipote.

-Adesso basta Phil- gli disse semplicemente Bucky, aggiungendo poi in un tono più scherzoso, in netto contrasto con la scena di prima - basta così. Ci hai fatto già prendere uno spavento bello grosso non trovi?- ma lo aveva detto senza rancore, anzi sembrava solo felice di averlo di nuovo davanti a sé.

Nessuno dei due era minimamente intenzionato allo scontro dato il rapporto di complicità che c’era stato e c'era tuttora tra loro, ma le sorprese non erano finite. Dal portale insieme a Bucky era emersa anche una donna dal sorriso smagliante che Philip subito riconobbe.

-Zia Lexie?- domandò il ragazzo incredulo, combattendo l’istinto di andare ad abbracciarla.

Philip aveva sempre avuto un rapporto speciale con Alexis Moore coniugata Barnes, un' agente dello SHIELD, ma anche una potente maestra di arti mistiche, oltre che sua zia dopo che aveva sposato lo zio Bucky. Forse le era tanto legato proprio perchè era l’unica persona della famiglia a non mettergli mai pressione ed era invece sempre pronta ad ascoltarlo, per alleggerire un po’ quel fardello enorme che si portava dietro.
I suoi genitori li teneva ormai a distanza da anni, troppo perfetti e irraggiungibili per poterci instaurare un vero dialogo, mentre a casa dei Barnes, per quei pochi giorni in cui si trovavano da loro in visita, Philip sentiva di poter tirare finalmente un sospiro di sollievo…

Ma quei tempi erano finiti.

E adesso, dopo la sua trasformazione ad opera degli Smith, dopo che aveva quasi ucciso senza nemmeno pensarci due volte una ragazza dell’età di sua sorella, sentiva di non essere più degno di quell’affetto incondizionato. Quella parte umana che ancora era rimasta in lui tornò a farsi sentire prepotentemente sotto forma di rimorso.

E gli fece provare tanta paura di quello che era diventato.

Philip Rogers si immobilizzò, lo sguardo a terra. Riuscì a rialzarlo solo quando sentì un rumore di corsa proprio nella sua direzione e poi le braccia di lei avvolgerlo senza la minima esitazione.

Come se  quel terribile anno non fosse mai esistito e si fosse trovata d’avanti il Philip di sempre, il tenero bambino che aveva visto crescere.

-Mi dispiace…io…

-Non mi interessa- dichiarò la donna, che lo stringeva energicamente- Non mi interessa hai capito? Non voglio neanche sapere che cosa hai fatto o cosa sia appena successo…la risolviamo insieme, ok? L’importante è che adesso sei qui! Non sei morto! Sei insieme alla tua famiglia e alle persone che ti amano: una soluzione la si trova. Tranquillo.

Alexis non aveva preteso mai nulla da lui, non lo aveva mai giudicato... e non lo stava facendo nemmeno ora, quando le sue mani erano ancora sporche di sangue e Michael Coulson giaceva ancora a terra in condizioni pietose.

Philip annuì appena, abbandonandosi a quell'abbraccio colmo di amore e di ...semplice umanità.

Alexis si mise a ridere contenta, era di un’allegria contagiosa che per un istante fece dimenticare a tutti il guaio di proporzioni cosmiche in cui si trovavano.

-Hai fatto bene a chiamarla, amore- commentò Kaya con un ampio sorriso, rivolta a suo marito.

La dea del caos era commossa di fronte al trionfo di quei sentimenti umani che tanto l’avevano affascinata e non faceva niente per nasconderlo. Gli esseri umani erano creature davvero straordinarie capaci di azioni terribili come dei più nobili sentimenti. E spesso le due cose viaggiavano di pari passo.

-Avremo bisogno di tutto l’aiuto possibile contro questo nemico- osservò il dottore- e io non potevo fare a meno della mia migliore allieva.

Nonostante la distensione generale che aveva provocato quel momento altamente emotivo, Strange era l’unico a restare ugualmente impassibile.
Era molto preoccupato al pensiero di cosa stavano per affrontare…ma principalmente al pensiero di aver lasciato Sebastian da solo. Nonostante le sue mille raccomandazioni, conosceva suo figlio e sapeva molto bene che aveva preso da Kaya una buona dose di imprevedibilità. Sperava di riuscire a risolvere tutto e di tronare al Sanctum il prima possibile.

-E io ti prometto che lascerò correre il fatto che tieni il numero di un’altra donna tra le chiamate rapide, solo perchè si tratta di una cara amica- gli disse scherzosamente Kaya, in parte anche per distoglierlo dalle sue preoccupazioni.

Non era una concessione da poco da parte di una donna che gli aveva fatto indicibili scenate di gelosia per molto meno, che al minimo accenno di discussione gli aveva tirato addosso mezza biblioteca, compresi testi molto antichi che si sgretolavano solo a guardarli, che aveva messo il povero Wong in croce per fargli testimoniare per filo e per segno cosa facessero tutto il giorno di così importante al Sanctum e che in generale tormentava chiunque gli si avvicinasse troppo…  e questo da ben prima che si scoprisse cosa era e cosa sarebbe stata in grado di fare.

-Lo dici solo perché generalmente Alexis sta sempre e solo dalla tua parte…- sospirò Stephen.

Già, come quasi tutti i suoi stretti collaboratori che Kaya irretiva facendo l’amica e distribuendo dolcetti deliziosi e mille complimenti. E quei traditori, Alexis per prima, nel loro quasi divorzio si erano tutti naturalmente schierati con lei…

-Ma è naturale, mio caro, le ragazze devono sostenersi a vicenda!- cinguettò la dea del caos, mentre anche Wanda Maximoff annuiva solennemente.

Poi entrambe andarono a salutare Alexis Barnes come normali amiche che non si vedono da tanto, iniziando da subito a complimentarsi dei rispettivi figli.
Bucky approfittò di quel momento per avvicinarsi a Steve Rogers, ancora sconvolto dallo scontro appena avuto, e lasciargli cadere silenziosamente una mano sulla spalla.

Quello trasalì al contatto, come stordito.
Era stato un duro colpo ritrovarsi davanti il figlio che aveva creduto scomparso… e che gli aveva detto per prima cosa quelle parole orribili.

-Non volevo crederci Buck…- gli confidò il capitano con voce spezzata-…non riesco neanche a pensarci. Come lo dirò a Daisy? Come le dirò quello che voleva fare…

-Non fa niente Steve, non fa niente… come ha detto Alexis l’importante è che Philip sia vivo e sia con la sua famiglia- insistette lui con fermezza- Non sappiamo ancora cosa gli sia successo…Non sarebbe la prima volta che quei bastardi cercano di condizionare qualcuno per farlo agire sotto coercizione per i loro scopi- aggiunse con un chiaro riferimento a quella che era stata la sua esperienza personale nelle mani dell’Hydra.

Erano passati molti anni e il sergente Barnes ormai era una persona diversa, era un eroe, era un  padre, un marito, il migliore amico di Capitan America e l’orgoglioso zio dei suoi ragazzi, Philip e Sarah. Ma non avrebbe mai dimenticato quanto dolore aveva provato, quanti sforzi gli era costato ricacciare tutto quel sudiciume nel profondo della sua anima, perdonarsi per le vite che aveva tolto senza avere il controllo di sè stesso…se non fosse stato per sua moglie e per la sua famiglia non era sicuro che ce l’avrebbe fatta.

Il punto era proprio questo: secondo la sua esperienza, nessuno ce la fa da solo, nemmeno il figlio di Capitan America.

Nessuno di loro sapeva cosa avessero fatto a Philip in quell’anno di prigionia, mentre tutti loro lo credevano morto, nessuno poteva anche solo immaginare a cosa lo avessero sottoposto per infine  piegarlo e spazzare via al sua umanità, ma di una cosa era certo: avrebbero o combattuto per riprenderselo perchè faceva parte della famiglia.

Steve però era ancora troppo sconvolto, aveva il morale a terra e continuava a ripetere un mucchio di sciocchezze.

-Ma io l’ho deluso…tu non lo hai visto, ma era così arrabbiato. Come lo è anche Sarah. Ho fallito Bucky, ho fallito miseramente con entrambi i miei figli…ho fallito come padre e come esempio per loro…io, forse  non ho saputo trasmettergli…

Ma l’amico lo interruppe bruscamente; gli avrebbe permesso tutto tranne che di commiserarsi a quel modo. Non quando sarebbe stato molto più urgente fare qualcosa per Philip.

-Si, il grande Capitan America ha fallito e ce ne faremo tutti una ragione! - esclamò Bucky Barnes ormai con esasperazione- Ma Steve Rogers non ci ha mai neanche provato…dovresti ricordarti di Steve, un tipetto un po’ sfigato, ma almeno sapeva per cosa combatteva e non si sarebbe mai arreso di fronte a un rifiuto. Non quando c’è in gioco tutto quello a cui tiene maggiormente.

Quelle parole ebbero l’effetto di toccarlo nel profondo.

Cosa gli era successo, si domandò Steve Rogers, per allontanarlo tanto dalla sua stessa famiglia? Le responsabilità, il lavoro, i ragazzi …certamente tutte queste cose pesavano tutte insieme sulle sue spalle ogni giorno di più e poi, tutto d’un tratto, così non era stato.

Il capitano si era sentito sollevato perchè Philip si era offerto di aiutare. E lui, inconsapevole dei rischi, glielo aveva permesso volentieri senza protestare, anzi, lo aveva fatto quasi con gratitudine ritrovando nel suo primogenito una piccola copia di sè stesso. In verità farsi aiutare da Philip nella gestione della famiglia era stato veramente semplice…quasi naturale.

Lui e Daisy erano spesso via per lavoro, che nel loro caso consisteva nel proteggere innocenti e sventare crisi a livello globale.
Era un compito rischioso che però entrambi erano liberi di svolgere con sicurezza ora che avevano un punto di appoggio in casa, che li poteva sostituire.
Era stato come non chiedere aiuto affatto, perchè suo figlio seppur giovanissimo era capace di gestire ogni situazione esattamente come avrebbe fatto lui. Solo che Philip era un ragazzino ed evidentemente la cosa gli era pesata più di quanto volesse dare a vedere. Adorava suo padre: avrebbe fatto di tutto per la famiglia, compreso sacrificarsi fingendo che andasse sempre tutto bene anche quando così non era.

Steve avrebbe dovuto accorgersene prima…perchè era esattamente quello che avrebbe fatto lui al suo posto!

Fin da ragazzino Philip si era assunto un carico di responsabilità non suo che doveva averlo messo a dura prova. Ma tutto sembrava sempre riuscirgli così bene da farlo sembrare facile e nessuno ci aveva dato peso. Così era rimasto solo. Lo avevano lasciato solo…e poi l’incidente che aveva distrutto le loro vite li aveva fatti risvegliare come da un sogno.

Bucky aveva ragione su tutto e Steve si sentì un idiota. I suoi figli meritavano di più, meritavano un padre che li mettesse al primo posto.

-Non un soldato perfetto…- mugugnò quindi Steve Rogers, quasi sollevato.

-Ma un brav’uomo- terminò Bucky finalmente con un sorriso disteso da condividere con l’amico a cui doveva tutto -E tu sei quell’uomo, Stevie, è ora che te ne ricordi. Non ti sei arreso con me- gli ricordò con fermezza- non lo farai nemmeno con i ragazzi. Hanno bisogno di loro padre adesso, non di Capitan America.

Steve Rogers annuì, questa volta risoluto.

Nel suo sguardo brillava una nuova folle determinazione, che avrebbe reso impossibile fallire in qualunque impresa.

-E cerca di non farti mai sentire da Alexis a parlare così…- gli consigliò infine Bucky- contrariamente all’immaginario comune non è ragionevole quanto me, anzi probabilmente ti prenderebbe a calci fino in Alaska o almeno finché non sarai tornato in te. Inoltre non sono sicuro che ti abbia perdonato per la storia di RedDoor. Si è particolarmente offesa con entrambi quando non l’abbiamo coinvolta l’ultima volta…- gli confidò sottovoce mentre Steve annuì serio.

-Già...ricordo.

Tra i due amici viaggiò uno sguardo pieno di comprensione.

Il capitano sapeva fin troppo bene dalla sua stessa esperienza cosa volesse dire fare un torto ad una moglie dotata di enormi poteri e la scusa del ‘ volevo che restassi al sicuro, ti volevo solo proteggere’ ormai da anni non aveva altro effetto se non farle arrabbiare maggiormente. Non osava immaginare che brutto quarto d’ora avesse passato Bucky al rientro dall’ultimo scontro al laboratorio degli Smith.

-Ma che scena toccante...scalda il cuore sapere che si può ancora contare sugli antichi valori della famiglia- commentò Enid Keller, l'anziana segretaria di Ingvild, che nonostante l'ora trada si trovava ancora nell'edificio e che, a quanto pareva, aveva assistito a tutto senza che loro se ne accorgessero.

La donna avanzò verso di loro con andatura claudicante, fissandoli tutti da sotto le spesse lenti dei suoi occhiali.

-Signora...le possiamo spiegare- fece per dire Steve, ma fu interrotto dalla successiva esclamazione di Kaya Strange, che aveva riconosciuto subito chi avevano in realtà davanti.

-Ciao Loki!- salutò la divinità del caos allegramente- Quanto tempo!!

Il dio dell'inganno le sorrise mentre riprendeva la sua forma originaria in uno sfavillio di verde regale.

 

Buongiorno a tutti voi! Eccoci qui con una sorpresa speciale per qualcuno....
Rack, mia cara, ci siamo!!!!! Si, perchè dovete sapere che il personaggio di Alexis Moore  è uscito dalla sua testolina geniale e se come me non potete fare a meno di saperne di più su di lei benissimo, sappiate che fa parte della sua bellissima serie 'New Avengers' che vi super consiglio!!!!!
Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno letto e apprezzato questa storia, naturalmente per prima la mia sola e unica InsurgentMusketeer, che presto si vedrà recapitare una sorpresina simile....io non vedo l'ora, sarà pazzesco!!
Vi adoro alla follia ragazze!!!!
^^
Un saluto di cuore a tutti.

Mary
  
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