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Autore: Lamy_    17/06/2021    1 recensioni
Ariadne ha smesso di scappare dal suo passato. Ha deciso di sfidare l’autorità della madre e di opporsi a Mick King. Per farlo scende a compromessi con Alfie Solomons: Ariadne accetta di diventare il capo della gang di Camden Town.
A Birmingham Tommy continua a mandare avanti gli affari dei Peaky Blinders e a lavorare per il Parlamento.
Le strade di Ariadne e Tommy si incontrano di nuovo intorno ad un tavolo di affari. Stringono una alleanza che viene suggellata da baci di passione pura.
Ariadne pagherà cara la sua discesa agli inferi e scoprirà che le fiamme bruciano più intensamente quando sei un peccatore.
“Qui possiamo regnare sicuri, e a mio parere
regnare è una degna ambizione, anche se all'inferno:
Meglio regnare all'inferno che servire in paradiso.”
(John Milton, Il Paradiso Perduto)
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thomas Shelby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5. UN VALZER DI BACI

“Si vedono più diavoli di quanti ne possa contenere l’inferno.”
(William Shakespeare)
 
Due giorni dopo
Margaret tornò a casa con due buste di spesa ricolme di pasta, pane e verdure. Entrando – o meglio, evitando uno spigolo – udì delle risate provenire dalla camera che condivideva con sua sorella Cindy. Per un istante temette che ci fosse un ragazzo in casa.
“Chi c’è?”
“Ciao, amica mia!” esclamò Ariadne sorridendo.
Margaret lasciò le buste sul letto e si tolse la giacca. Notò che c’erano pezzi di stoffa ovunque, mille sfumature colorate che penzolavano dai mobili. Cindy teneva fra le labbra un ago e con le dita scioglieva una matassa di lana blu.
“Ciao, Ariadne. Come mai sei qui?”
“Sono venuta per vedere Cindy. Le ho chiesto di cucirmi un abito elegante.”
“Come quello di una principessa.” Aggiunse Cindy.
“Come quello di una regina.” La corresse Ariadne con un ghigno.
Margaret scostò del tulle azzurro e si accomodò sulla poltrona, attenta a non sgualcire il cuscino ricamato a cui aveva lavorato per settimane.
“Perché ti serve un vestito? Vai ad una festa?”
Ariadne fece una giravolta davanti allo specchio per valutare l’abito che indossava. Scosse la testa e abbassò la cerniera, restando in intimo.
“Bonnie Gold mi ha invitata al ballo indetto da Tommy per le elezioni.”
Cindy raccolse l’abito scartato e lo ripose nell’armadio, poi raccattò dal comò una sottile stoffa color prugna.
“Questo ti piace? Potrebbe intonarsi con i tuoi capelli.”
“Non mi piace molto. Vorrei qualcosa di… esplosivo!” disse Ariadne.
Margaret inarcò le sopracciglia, colta alla sprovvista dall’entusiasmo dell’amica. Era strano che Ariadne si esaltasse tanto per un vestito.
“Perché hai accettato l’invito di Bonnie?”
“Perché mi andava.”
Cindy osservò a lungo Ariadne per capirne i dettagli, i fianchi larghi e soffici, il seno rotondo, le cosce tornite. Nella sua mente si fece spazio il disegno di un vestito.
“Faccio una bozza e poi ne parliamo!”
Mentre la ragazza si metteva in un angolo a disegnare, Ariadne si coprì con una vestaglia e si affacciò alla finestra.
“Ariadne, ho la sensazione che tu voglia sfidare Tommy.” Disse Margaret.
“Non voglio sfidarlo. Voglio tediarlo fino ad ottenere il suo appoggio.”
Margaret si lisciò la treccia con fare pensieroso, una domanda le ronzava nella testa da qualche tempo.
“Tu e Tommy, fra di voi c’è qualcosa?”
Ariadne si morse le labbra e distolse lo sguardo, d’improvviso il manichino era diventato il centro della sua attenzione.
“Credevo ci fosse qualcosa. Mi sbagliavo di grosso. Lui adora le donne, ma non è il tipo che ne ama soltanto una.”
“La tua partenza è stato un brutto colpo per lui. E anche il tuo ritorno lo ha messo in crisi.”
Margaret aveva capito che la lontananza di Ariadne aveva avuto effetti negativi su Tommy. Aveva bevuto il doppio dell’alcol, aveva fumato più sigarette del solito, ed era più nervoso rispetto ai suoi standard.
“Tommy è solo preoccupato per gli affari. Lui non prova niente per me.” Disse Ariadne.
“E tu provi qualcosa per lui?” azzardò Margaret.
“Tutti provano qualcosa per Tommy Shelby, amore o odio che sia.”
Cindy richiuse il suo quaderno degli schizzi con un sospiro sonoro, era soddisfatta del suo lavoro. Allungò il foglio ad Ariadne per mostrarle la sua creazione.
“Il nero è il tuo colore. Hai i capelli rossi e la pelle chiara, un abito nero farebbe risaltare i toni del suo corpo.”
Ariadne sorrise, capiva bene la tavolozza dei colori grazie agli anni presso l’Accademia di Arte a Londra. Quel ricordo, il ricordo di Judith e della sua vita, era ancora una ferita aperta che doleva.
“E’ stupendo. Cindy, sei davvero eccezionale!”
Cindy arrossì, aveva i capelli biondi come la sorella e un viso tondo e dolce.
“Posso confezionarti l’abito in due giorni come richiesto.”
Ariadne l’abbracciò e le cinse le spalle con il braccio, rivolgendo uno sguardo divertito a Margaret.
“Ora pensiamo all’abito di Margaret. Finn dovrà sbavare quando la vedrà!”
 
Tre giorni dopo
Ariadne si sistemò gli orecchini ai lobi e fece un passo indietro per guardare la propria figura intera allo specchio. L’abito che Cindy le aveva cucito era a dir poco strabiliante: uno stretto tubino nero lucido senza spalline, scollo dritto e spacco esagerato che scopriva la gamba quando camminava.
“Signorina Evans, siete pronta?” domandò Jonah da fuori.
Ariadne aprì la porta e si mise in posa per farsi ammirare dal suo fedele assistente. Jonah tossì e abbassò lo sguardo, non era consono fissare una donna per troppo tempo.
“Che te ne pare? Voglio un giudizio sincero, Jonah. Ne va dei nostri affari.”
“Siete splendida, signorina. Sono sicuro che i nostri affari sono salvi.”
Ariadne si avvolse una stola nera attorno alle spalle e l’appuntò con una spilla a forma di mezzaluna che Cindy aveva trovato in città.
“Ti sei occupato della distilleria irlandese?”
“Sì. La distilleria non è più in uso. Ovviamente, come da voi richiesto, non ci sono state vittime.”
“C’è altro che devo sapere? Dovrò essere convincente con Tommy.”
Jonah per un breve istante guardò la figura intera della ragazza, era incantevole il modo in cui il nero le calzava a pennello.
“Siete una visione, signorina, e Tommy Shelby ne resterà folgorato. Avete già la vittoria in tasca.”
“Jonah, non lusingarmi troppo. Alla fine potrei crederti davvero.”
“Dovreste credermi perché dico solo la verità.”
Ariadne gli mise una mano sulla spalla e gli regalò un sorriso per ringraziarlo. Alfie le aveva fatto un immenso dono affiancandole Jonah, con lui non si sentiva poi così sola.
“Ariadne, c’è qualcuno per te!” gridò Rose dal piano di sotto.
“Che lo show abbia inizio.”
 
Bonnie stava sudando freddo. La cravatta sembrava un cappio alla gola. La giacca era come una gabbia che non lo faceva respirare. Odiava mettersi in ghingheri per eventi mondani, ma suo padre aveva insistito perché indossasse un completo elegante per partecipare ad un gala.
La cravatta sembrò ancora più stretta quando la porta si aprì e Ariadne uscì di casa. La bocca di Bonnie si spalancò immediatamente.
“Vorrei che tu non mi sbavassi sulle scarpe. Grazie.” Esordì lei ridendo.
“Ehm… scusa. Scusami. Sei davvero molto bella. Bellissima… io… tu… stai bene.”
“Anche tu stai bene, malgrado la cravatta storta.”
Ariadne si avvicinò per aggiustargli il verso della cravatta, i suoi ricci rossi sfiorarono il mento di Bonnie. Avrebbe voluto abbracciarla ma era troppo timido per fare una mossa tanto audace.
“Grazie. Sei pronta?”
“Prontissima.”
La portiera dal lato del passeggero era già aperta, dunque Ariadne scivolò sul sedile e si tolse le scarpe per evitare di giungere alla festa già con i talloni doloranti.
“Come sta tuo fratello? So che Lucius lo ha accoltellato.” Disse Bonnie.
“Julian sta bene. Uscirà domani dall’ospedale. Per fortuna Lucius non ha colpito nessun organo vitale. Ci siamo presi tutti un brutto spavento.”
“Mi dispiace. Se vuoi, posso passare del tempo con Julian per proteggerlo.”
Ariadne non voleva un altro bersaglio sulla coscienza. Più persone gravitavano intorno a lei, maggiori erano i rischi.
“Non ti preoccupare. Ho tutto sotto controllo. Tuo padre come se la passa?”
“Lui è impegnato a organizzare i miei incontri di boxe. Ti va di venire ad un incontro qualche volta? Per tutto il mese sarò a Birmingham.”
“Sì, mi piacerebbe.”
Bonnie arrossì e si morse la guancia. Era incredibile il modo in cui si sentiva a disagio con le donne. Era sempre stato un ragazzo chiuso e timido, ma con Ariadne non riusciva mai a controllare il battito del proprio cuore. Lei gli faceva venire il latte alle ginocchia.
“Tu e Tommy in che rapporti siete? Al Garrison si dice che lui faccia comunella con gli Scuttlers e i Blue Lions.”
Ariadne sbuffò, la frustrazione ribolliva dentro di lei ogni volta che ripensava a quella situazione ingarbugliata. Detestava non conoscere le intenzioni dei suoi rivali.
“L’ultima volta che ho visto Tommy stava facendo affari con Changretta. So che ha parlato anche con Lucius. Però non ho idea di cosa abbia fatto, non so se abbia davvero stretto un’alleanza con loro oppure no. Tommy mi ha tagliata fuori.”
“Tommy è un idiota se perde l’occasione di allearsi con te.” disse Bonnie.
“Tommy è un idiota se pensa di cavarsela senza di me.” replicò Ariadne.
 
Tommy si stava scolando il terzo calice di champagne al riparo da occhi indiscreti. Charlotte aveva scelto il Castello di Maxstoke come sede della festa. Risaliva al Medioevo ed era un edificio imponente, con la sua torre massiccia che si affacciava sull’ampio giardino. La grande sala da ballo era lunga e larga, le ampie finestre erano ornate da pesanti tendaggi blu che ora erano fissati ai lati per far penetrare la luce esterna dei lampioni. Le pareti erano decorate da rilievi di pietra grigia, festoni, teste di draghi e arabeschi. Un pianoforte dell’Ottocento giaceva in un angolo della stanza per allietare gli ospiti.
“Avete intenzione di uscire dal vostro nascondiglio?”
Charlotte se ne stava con le mani sui fianchi e la faccia increspata da un cipiglio di fastidio.
“Sono già arrivati tutti?”
“Il parcheggio è pieno di auto. Tocca a voi e vostra moglie fare gli onori.”
Tommy lasciò il calice su un tavolino e si tirò il bavero della giacca per eliminare eventuali pieghe. Era il momento di dimostrare alla politica che uno come Tommy Shelby era necessario.
“Andiamo.”
Charlotte lo accompagnò fino all’ingresso, dove Lizzie lo stava aspettando in uno splendente abito verde smeraldo. Sembrava raggiante mentre accoglieva gli ospiti, eppure Tommy riusciva a cogliere un velo di tristezza nei suoi occhi limpidi.
“Signora Shelby, siete incantevole!” disse Lord Walker, un parlamentare.
“Siete troppo gentile, Lord Walker. Anche voi siete incantevole.” Rispose Lizzie.
Tommy era grato di come Lizzie fosse capace di avere a che fare con quei vecchi ricconi con le mani viscide. Lui non era in grado di fingere entusiasmo come sua moglie.
Il prossimo ad arrivare fu Anthony Barnon, uno dei maggiori sostenitori di Tommy all’interno del partito laburista.
“Ah, eccolo il mio uomo! Tommy, è sempre un piacere rivederti.”
I due uomini si strinsero la mano e si diedero una pacca sulla spalla.
“Anche per me, Barnon. In sala c’è lo champagne che ti aspetta.”
“Mi conosci davvero bene. Alla salute!”
“Alla salute!” replicò Lizzie con un sorriso gentile.
A quel punto gli invitati si susseguirono come una mandria di pecore. Lizzie e Tommy salutavano tutti, sorridevano, ridevano alle pessime battute, stringevano mani.
“Che palle.” Mormorò Tommy dopo l’ennesimo sorriso.
Poi il mondo parve fermarsi per un secondo. Il cuore di Tommy rallentò i battiti. Ariadne era lì. Camminava a braccetto con Bonnie Gold. Ridacchiava mentre saliva la scalinata di accesso. Indossava un abito nero che non lasciava spazio all’immaginazione. Era un tubino molto aderente, lo scollo dritto metteva in risalto il decolté, uno spacco vertiginoso sulla sinistra le scopriva il ginocchio mentre camminava.
“Buonasera.” salutò Bonnie.
Lizzie si era irrigidita alla vista di Ariadne. Quella ragazza non le piaceva, era come una serpe che sbucava da un cespuglio per addentare i passanti.
“Salve, Lizzie. E’ bello rivederti.” Disse Ariadne.
“Godetevi la festa.” Fu tutto ciò che Lizzie disse.
Ariadne si aspettava quella reazione, pertanto spinse leggermente Bonnie verso l’interno del castello. Quando passò accanto a Tommy, lo guardò con la coda dell’occhio.
“Buonasera, signor Shelby.”
“Signorina Evans.”
Bonnie trascinò Ariadne verso la sala da ballo, erano una giovane coppia che spiccava per bellezza. Tommy sentiva ogni fibra del suo corpo tesa come un cavo elettrico.
“Ho bisogno di bere. Pensaci tu qui, Lizzie.”
 
A metà serata lo stomaco di Ariadne iniziò a brontolare. Per sua fortuna i camerieri portavano in sala vassoi interi di stuzzichini ogni venti minuti. Al volo arraffò due tortine al formaggio da un cameriere che le sfrecciò accanto.
“Qualcuno ha una fame da lupi.” Scherzò Bonnie.
“A queste feste così galanti non c’è mai tanto cibo, oppure quello che c’è è piccolo quanto un granello di polvere. Mi servirebbero un centinaio di tortine per placare la fame.”
Ariadne bevve un sorso di champagne e arricciò il naso per le bollicine che le pizzicavano le narici. Non era una grande bevitrici, ma il suo drink preferito era di sicuro lo cherry.
“Ti va di ballare? Magari ti distrai dalla fame.” Disse Bonnie sorridendo.
“Certamente.”
Ariadne accettò la sua mano e si fece guidare sulla pista, la musica che già intonava le prime note. Fece un mezzo giro per ritrovarsi di fronte a Bonnie quando una mano le strinse il polso in una presa d’acciaio.
“Tu adesso balli con me.” le ordinò Tommy.
Ariadne non ebbe modo di scusarsi con Bonnie che sentì la mano di Tommy sulla schiena. Le loro mani – la destra di lei e la sinistra di lui – si incastrarono prima di incominciare a eseguire i passi di un Valzer.
“Non sapevo fossi un ballerino.” Disse Ariadne.
“Che cazzo ci fai qui? Non sei stata invitata.”
Tommy le fece compiere due giravolte e poi la rinchiuse di nuovo fra le proprie braccia. Erano così vicini che Ariadne avvertiva l’orologio da taschino di Tommy che le premeva contro le costole.
“Sono qui perché Bonnie mi ha chiesto di accompagnarlo.”
“Ora te la fai con Bonnie? Alfie deve essere incazzato.”
Ariadne stava per ribattere quando Tommy le fece fare un giro per poi attirarla di nuovo a sé.
La pettinatura fu messa a repentaglio e alcuni ricci si sciolsero ricadendo sulle tempie.
“Io e Alfie non stiamo insieme. Siamo soltanto soci. E Bonnie è un amico.”
“Bonnie non vuole essere tuo amico. Ti mangia con gli occhi.” disse Tommy.
Ariadne ne approfittò per accostare la bocca al suo orecchio e sussurrargli:
“Anche tu mi stai mangiando con gli occhi, dico bene?”
Tommy emise un sospiro, doveva ammettere che la bellezza di Ariadne lo aveva folgorato. C’era qualcosa in quella ragazza che lo attraeva come una calamita. Più lui respingeva quell’attrazione, più si sentiva risucchiato da lei.
“Sei molto bella, ma tu questo già lo sai.”
Ariadne sorrise, il suo intento di ottenere l’attenzione di Tommy era riuscito. Ora era necessario agire per i suoi interessi.
“Ma non so perché mi eviti. Che cosa ti ho fatto?”
La musica intanto era cambiata, dal Valzer si era passati ad un Foxtrot. Tommy avanzò con il piede sinistro e Ariadne indietreggiò con il piede destro, così presero il ritmo a suon di musica.
“Sparisci, non scrivi e non chiami, e poi riappari con Alfie Solomons. Io avevo trovato un modo per aiutarti ma tu hai deciso di fare di testa tua.”
Ariadne seguì Tommy con un passo laterale del piede destro. La mano di Tommy era posata a metà schiena e lei poteva sentire il suo pollice sfiorarle la pelle nuda.
“Tu non hai trovato la soluzione. Tu avevi trovato solo un altro matrimonio per imprigionarmi. Io non voglio sposarmi, Tom. Io voglio essere libera da sola. Ecco perché ho scelto Alfie.”
Ripeterono i passi ancora una volta – lui in avanti e lei indietro – e si mossero lateralmente fino a fronteggiarsi con i piedi uniti. La musica era finita e gli ospiti battevano le mani all’orchestra.
“Incontriamoci in giardino fra dieci minuti. Alla fontana.”
Ariadne rimase impalata sulla pista mentre Tommy si allontanava per andare a salutare un politico. Dall’altra parte della sala Bonnie la guardava con la consapevolezza che lei non sarebbe mai stata sua.
 
Ariadne sgattaiolò via dalla sala con la scusa di doversi incipriare il naso. Bonnie non ne era sembrato convinto, ma non disse nulla e si limitò ad annuire. Fuori faceva freddo, quindi Ariadne si strinse nelle spalle e si maledisse per non aver sgraffignato qualche giacca. Il giardino era illuminato da una fila di lampioni che le permisero di scorgere la fontana in lontananza. Dopo essersi accertata che nessuno la pedinasse, si immerse nel verde dell’immenso giardino. Era un labirinto, come molti giardini inglesi, e ogni dieci metri c’era un cespuglio di Passiflora che fiorivano nel mese di settembre. Man mano che si spingeva nel cuore del giardino, la luce si affievoliva e le tenebre aumentavano. A farle da guida fu lo scroscio dell’acqua che gorgogliava nella vasca della fontana. Dopo circa due metri si aprì davanti a lei un gazebo bianco sotto cui vi era un tavolino e due sedie. Era un arredamento moderno che i proprietari del castello avevano voluto per godersi i pomeriggi soleggiati.
“Sei lenta.” Disse una voce profonda.
Ariadne sussultò per lo spavento. Tommy se ne stava seduto su una delle sedie con una sigaretta fra le dita e un bicchiere di whiskey in mano.
“Colpa tua che hai scelto questo anfratto oscuro come luogo di incontro.”
“Azioni oscure richiedono il favore dell’oscurità.” Ribatté Tommy.
Ariadne staccò una Passiflora dal cespuglio e la gettò nell’acqua per guardarla galleggiare in superficie. La fontana in questione era composta da una vasca circolare in pietra e da una statua di Poseidone al centro che sfoggiava il tridente.
“Stiamo per commettere azioni oscure? Potevi avvisarmi, non avrei mai indossato questo abito.”
“Neanche tu mi avvisi quando trami alle mie spalle con la mia famiglia.” disse Tommy.
Ariadne si andò a sedere sul bordo del tavolino e incrociò le braccia al petto, ora doveva cacciare fuori gli artigli.
“Ho tramato alle tue spalle perché tu hai scelto di unirti a Changretta e a Lucius. Sì, so che tu e Lucius vi siete visti al Garrison.”
Tommy tracannò il whiskey in un colpo solo e consumò la sigaretta in pochi tiri. I suoi occhi erano lucidi per via dell’alcol.
“Lucius è venuto al Garrison per farmi una proposta: Mick e tua madre mi hanno chiesto la pace.”
“In cambio di cosa?” chiese Ariadne.
“Volevano che io ti consegnassi nelle loro mani.”
Un brivido scosse Ariadne, la paura sguazzava dentro di lei come una pozza nera e profonda.
“Vuoi consegnarmi a loro? E’ questo il piano?”
Tommy si tastò la giacca ed estrasse dal taschino interno un proiettile rovinato. Quando lo diede in mano a lei, la luce mise in rilievo un nome inciso nel metallo.
“I Changretta hanno ucciso mio fratello John. E questo proiettile era destinato a me. Secondo te io faccio affari con chi mi vuole morto?”
Ariadne si rigirò il proiettile fra le dita, l’indice percosse il nome di Tommy inciso.
“E perché ti sei fermato a parlare con Enea? Perché hai incontrato Lucius al Garrison?”
“Bisogna sempre conoscere i propri nemici per vincere la guerra.” Disse Tommy.
“Deduco che tu abbia carpito informazioni utili.”
Ariadne si sedette sul tavolino con le gambe accavallate. Lo spacco si era allargato e scopriva la coscia sinistra per intero. Tommy si schiarì la voce prima di parlare.
“Mick, tua madre ed Enea hanno soldi, armi e uomini a sufficienza. Credo che vogliano dominare su tutta Birmingham.”
“Noi siamo a corto di soldi, armi e uomini. I Peaky Blinders e Camden Town non possono farcela contro di loro. Per questo ho pensato a Byron Davis.”
“Byron Davis è solo un ricco contrabbandiere, niente di più.” Obiettò Tommy.
“Ricco, appunto. Ha uomini al suo servizio. Uomini armati che proteggono i suoi locali. Io posso avvicinarlo e fargli un’offerta.”
“Dopo che hai fatto saltare in aria la sua cazzo di distilleria irlandese? Se dovesse scoprirlo, non credo sarebbe dalla tua parte.”
Ariadne fece spallucce, in verità lei e Jonah avevano pensato all’ipotesi che Byron la volesse morta per aver interferito nei suoi affari.
“Byron ha bisogno di alcolici per i suoi locali e ora ha perso la sua distilleria. E’ disperato. Ha bisogno del mio alcol più di quanto voglia ammettere. Riuscirei a convincerlo, Tommy. Sai che posso farcela.”
“Vuoi convincerlo come stai facendo con me? Insomma, ti presenti alla mia festa senza invito, con addosso un abito del genere e scopri le gambe. Non sei furba come pensi, ragazzina.”
Ariadne ridacchiò, la sua risata si mescolava con le cicale che cantavano nella notte buia.
“Se hai notato tutto questo significa che ti sto convincendo.”
Tommy si avvicinò a lei fino a che non sentì le sue ginocchia premere contro i fianchi; era una sensazione davvero piacevole.
“Vuoi convincermi a stare dalla tua parte?”
Ariadne gli tirò la cravatta per gioco, i suoi occhi vagavano sugli angoli spigolosi del viso di Tommy.
“Noi due insieme possiamo fare grandi cose. Io voglio liberarmi di mia madre e tu vuoi riprendere il controllo su Birmingham. Lo capisci, Tom? Noi ci completiamo.”
“Sei una stronza che sa il fatto suo.” Sussurrò Tommy.
“Potrei diventare la migliore delle stronze. Dovresti guardarti le spalle, signor Shelby.”
Adesso le loro bocche si sfioravano, una linea sottile quanto un capello li separava. Gli occhi azzurri di Tommy guardavano con attenzione gli occhi ambrati di Ariadne.
“Dammi la mano.” Mormorò Tommy.
Ariadne si tirò indietro quando vide un coltellino luccicare nella mano di Tommy. Conosceva fin troppo bene quel rituale, suo padre lo aveva compiuto molte volte. Il sangue avrebbe suggellato la loro alleanza, avrebbe impresso un marchio a vita.
“I patti di sangue sono così obsoleti. Ho un’idea migliore.”
“Quale?”
Un attimo dopo Ariadne fece scontrare le loro labbra in un bacio a stampo. Si staccò da lui mettendogli le mani sulle spalle.
“Meglio di un taglio sanguinante, vero?”
Tommy si leccò le labbra come a voler assaporare di nuovo quella scintilla. Come se una molla fosse scattata dentro di lui, mise le mani a coppa intorno al viso di Ariadne e la baciò. Per un istante erano tornati indietro nel tempo, a quando un anno prima si erano incontrati per caso a Londra e avevano dormito insieme. Se all’epoca lui era un politico e lei una cameriera, adesso erano entrambi a capo di due gang. Il destino si stava facendo beffe di loro.
“Sei con me, Tom?” sussurrò Ariadne sulla bocca di lui.
“Conosci la risposta.”
Ariadne gli allacciò le gambe intorno ai fianchi e gli circondò con le mani il collo. Tommy fece scorrere lo sguardo dai suoi occhi alla sua bocca.
“Non posso sposare Mick. Non posso lasciare che mi metta le mani addosso.”
“Lo so.” Disse Tommy con sincerità.
La ragazza gli accarezzò il mento con il pollice, poteva sentire sotto il polpastrello una lieve cicatrice.
“Tu volevi farmi sposare con Michael perché pensavi fosse l’unica soluzione, però ti sbagliavi e ho scelto di fare a modo mio. So che sei arrabbiato con me, che pensi che io ti abbia tradito, ma sappi che tutto quello che ho fatto è stato per proteggere me stessa.”
Tommy rivide Judith nella sua determinazione. Judith aveva la lingua lunga, diceva quello che pensava e affrontava la vita a muso duro. Ariadne, invece, dosava le parole e andava avanti a testa bassa. A volte era assurdo pensare che fossero la stessa persona. Eppure era così: Ariadne e Judith erano due facce della stessa medaglia. E la medaglia in questione era una ragazza dai ribelli ricci rossi con un pessimo caratterino e un segreto pesante quanto un macigno.
“Avresti potuto dirmelo, Ariadne. Io avrei capito.”
“Non è vero. Tu non avresti capito. Sei un uomo, non ti serve il matrimonio per campare. Mia madre mi ha venduta, Tom, e io non ho scampo se non difendermi come voglio.”
“Ariadne…”
“No. Sta zitto. Chiudi la bocca per altri cinque minuti.”
Malgrado i lori trascorsi, malgrado la delusione e la rabbia, c’era un filo che li legava. Ariadne si sentiva attratta da lui, era impossibile impedire al suo cuore di capitolare quando lo guardava. Tommy era bello, intrigante, e faticosamente oscuro. Era come se la luna avesse un lato che non si illuminava mai. E lei, come un lupo solitario, ululava per quella mezzaluna nascosta.
“Ancora cinque minuti.” Disse Tommy.
Ripresero a baciarsi con foga, quasi dipendesse la loro vita da quel contatto. Tommy portò la mano sulla gamba scoperta di Ariadne, accarezzandole la pelle dal ginocchio in su. Le sue dita si infilarono sotto il vestito per sfiorarle l’inguine. Ariadne gemette nel bacio e lo strinse di più a sé. Tommy scese a baciarle il collo, lasciandosi inebriare da quel solito profumo di bergamotto. Ariadne intrufolò le mani dentro la sua giacca per toccarlo dappertutto – spalle, petto, addome. In risposta, Tommy le tolse il fermaglio e affondò le dita nei suoi ricci. Il bacio era fuori controllo, annaspavano l’uno nella bocca dell’altra mentre continuavano a toccarsi con mani voraci.
“Ariadne! Ariadne, sei qui?” riecheggiò la voce di Bonnie.
Tommy si scostò con il fiatone, aveva le labbra rosse e gonfie. Ariadne scese dal tavolo e si sistemò il vestito che si era arrotolato sui fianchi. Recuperò il fermaglio e tentò invano di aggiustarsi i capelli.
“Domani mattina vediamoci al Garrison alle nove.” Disse Tommy.
Ariadne lo guardò ancora una volta, imprimendo nella memoria il luccichio dei suoi occhi azzurri. Fece un respiro e si incamminò nella direzione da cui proveniva la voce di Bonnie.
“Buona serata, signor Shelby.”
“Arrivederci, signorina Evans.”
 
Ariadne fu sollevata quando salì in macchina. Dopo l’incontro con Tommy era tornata in sala con Bonnie e aveva chiacchierato con Ada tranquillamente. Aveva anche scorto Lizzie tra la folla ma non aveva avuto il coraggio di salutarla, non dopo che aveva baciato appassionatamente suo marito. Verso mezzanotte aveva dichiarato di essere stanca e Bonnie era corso a prendere l’auto.
“Stai bene? Sei strana.” Osservò il ragazzo.
Ariadne poteva sentire la bocca ancora infiammata dai baci di Tommy. Abbozzò un sorriso per non dare sospetti.
“Ho solo mal di testa. Forse ho bevuto troppo champagne.”
Bonnie varcò i cancelli del castello e fece gas per allontanarsi in fretta dalla buia strada di campagna.
“Hai bevuto solo qualche sorso. E’ colpa mia? Ho fatto qualcosa di sbagliato?”
“No, no, tu sei stato perfetto. E’ semplice stanchezza.” Si giustificò Ariadne.
“Allora è colpa di Tommy. Lo so che eri in giardino con lui, non devi mentirmi.”
Bonnie non era arrabbiato, piuttosto sembrava sinceramente preoccupato. Il che fece sentire Ariadne in colpa per averlo mollato per una sessione segreta di baci con Tommy.
“Abbiamo parlato di affari. Finalmente ha deciso di allearsi con me. Mi dispiace averti lasciato da solo.”
“Non fa niente. Lo so che questi affari sono importanti per te, quindi sono contento che abbiate risolto tutto.”
“Grazie per la comprensione, Bonnie.”
Il ragazzo le scoccò un’occhiata confusa, poi scosse la testa e sorrise.
“Non ti ho mica perdonata, eh.”
Ariadne si fece sfuggire una risatina, si sentiva meglio ora che la tensione si era dissolta.
“E cosa posso fare per avere il tuo perdono?”
“Vieni a cena con me domenica sera. Questa volta senza Tommy Shelby di mezzo.”
La ragazza fece un sorriso tirato, quella insinuazione l’aveva punta nel vivo. Era così evidente la sua infatuazione per Tommy?
“D’accordo.”
 
 
Jonah si svegliò di soprassalto a causa di un rumore simile al legno che si stacca. Accese il lume e sul pendolo lesse che erano le due del mattino. Indossò le pantofole e uscì in corridoio per andare a ispezionare la stanza di Ariadne. Era suo compito accertarsi che stesse bene. Dopo aver voltato l’angolo, andò a sbattere proprio contro Ariadne. Si era messa la vestaglia da camera ma era scalza.
“Signorina, avete sentito anche voi?”
“Credevo che fossi tu!” bisbigliò Ariadne.
Jonah aggrottò la fronte facendo due considerazioni a mente. Qualcosa non tornava.
“Ma se non siamo stati noi, allora chi ha fatto rumore?”
Ariadne si sporse oltre il parapetto delle scale per guadare giù. Dapprima vide solo buio, ma poi individuò una flebile luce in cucina.
“C’è qualcuno in cucina.”
“Vado a prendere la pistola. Aspettatemi qui, signorina.”
Jonah tornò in camera per raccattare l’arma lasciandola da sola ad ascoltare i mobili della cucina che venivano aperti e richiusi. Ariadne non riusciva a starsene ferma, quindi corse in camera e prese uno dei suoi pennelli con l’estremità appuntita. Senza aspettare Jonah, a passo felpato scese al piano di sotto sguainando il pennello come fosse un pugnale. Vide una figura acquattata davanti al forno che frugava nel cassetto delle posate. Ariadne sollevò le mani per colpire quando la luce esplose nella stanza. Era stato Jonah a premere il pulsante.
“Ariadne, no!” gridò la figura misteriosa.
Soltanto allora Ariadne riconobbe Barbara, la moglie di Eric, sua cognata. L’abbigliamento nero non nascondeva la gravidanza di sei mesi.
“Barbara, ma che diamine! Stavo per ucciderti!”
“Con un pennello?” domandò Jonah, stupito.
Ariadne abbassò l’arma improvvisata con imbarazzo, forse non era stata una grande trovata.
“I pennelli sanno essere… beh, pericolosi.”
Jonah inclinò la testa come i gatti quando guardano i padroni fare qualcosa di imbarazzante. Mise la sicura alla pistola e aiutò Barbara a rimettersi in piedi.
“Perché vi siete introdotta in casa di nascosto? Potevate bussare alla porta.”
“Credevo che mi avreste ignorata. Io e Ariadne non siamo molto legate di questi tempi.”
Jonah annuì, sebbene il suo sguardo vigile da falco rimase fisso sulla donna.
Barbara guardò Ariadne con sguardo supplichevole, poi le prese le mani con una forza straordinaria.
“Eric sta morendo. Dobbiamo salvarlo.”
Ariadne sospirò. L’ennesima tragedia richiedeva la sua presenza sul palco.
 
Salve a tutti! ^_^
Ariadne ha imparato che l’arte della seduzione funziona sempre con un pollo come Tommy.
Ma Bonnie? E’ tenero, vero?
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.
 
*Il Fokstrot era già famoso in Inghilterra a partire dal 1915

 
  
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