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Autore: FarAway_L    17/06/2021    1 recensioni
Perchè tra di loro non avrebbe mai funzionato.
O forse sì.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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One Shot: 2297 parole
 
Martedì 5 Settembre.
Ore 09:48 pm


«Non lo so Gae, è difficile», la voce di Olyvia risuonava impastata, avendo appena concluso un sonoro sbadiglio. Appoggiò i gomiti sulla lastra fredda del tavolo in vetro, distrattamente. Mentre con occhi stanchi, osservava la sua amica: a lavoro era stata una giornata particolarmente movimentata e stressante.
«Capisco perfettamente ma non puoi stare neanche così», Olyvia stava per replicare, scuotendo vistosamente la testa e socchiudendo appena la bocca, «Perciò o prendi in mano la situazione tu stessa o lo farò io», Gae stava muovendo l'indice della mano destra con veemenza: gli occhi a scrutare ogni minima reazione contrastante da parte dell'amica.
«Ma ti prego», contrariamente a ciò che avrebbe creduto, Olyvia sorrise mostrandone la dentatura perfettamente bianca: decise di appoggiare la testa sul palmo della mano, ricercando qualche residuo di forza interiore necessaria a portare avanti la conversazione. «E che cosa avresti intenzione di fare da laggiù?!».
«Ti ricordo che ci dividono semplicemente due ore di volo», anche Gae si ritrovò a sorridere. Un rumore sordo ed improvviso la fece voltare di scatto mentre Olyvia provava ad avvicinare il volto allo schermo del computer per riuscire ad avere maggiori informazioni su ciò che stava accadendo. «E' tornato Nelson», stavolta il volto dell'amica trasmetteva una fecilità spropositata: Olyvia ne poteva percepire l'entusiasmo nonostante non avesse l'amica presente fisicamente davanti agli occhi. 
«Ciao straniero», Olyvia provò ad alzare il tono della voce per riuscire a farsi sentire.
«Ciao tesoro», Nelson apparve sullo schermo per metà busto, mostrandosi con una tuta sporca da lavoro: si abbassò leggermente andando incontro a Gae che, per tutta risposta, stava allungando la schiena per poterlo salutare con un tenero bacio. «Oh, ma quale onore!», si voltò successivamente, sorridendo calorosamente, «Come stai?».
«Tutto bene, te? Come ti stai trovando a lavoro?!», si ritrovò a giocare una ciocca di capelli scivolata dall'elastico lento che aveva lo scopo di tenere unita l'intera chioma mossa, letteralmente ribelle.
«Sai che tua cugina è innamorata?!», la voce di Gae risuonò alta persino per Olyvia, costretta a storcere il naso, corrugando la fronte sia per la notizia resa nota con poca delicatezza, sia per la troppa enfasi emessa nel comunicare ciò.
«Gae, per favore», il tono debole di voce non provocò nessuna reazione desiderata da Olyvia, intenta ad osservare i due ragazzi sorridersi divertiti.
«E avrebbe perso la testa per..?», con un delicato cenno del capo, Nelson fece intendere a Gae di doversi spostare lateralmente sulla sedia, in modo da poterla condividere.
«Non ci crederai mai..-», Gae stava battendo le mani, provocando un ulteriore rumore sordo davanti al microfono del computer. Aveva un sorriso innocente volto ad incorniciarle uno sguardo allegro e divertito.
«Gae», inutilmente Olyvia stava provando ad attirare a sè l'attenzione. Nonostante la voce debole dettata dal sonno che cominciava ad appesantirle gli occhi, sperava di poter deviare il discorso, interrompendo bruscamente una conversazione fine a se stessa.
«Si tratta di Samuel Lloyd», imperterrita Gae stava continuando a parlare, non considerando letteralmente l'amica posta dall'altro lato dello schermo, «Quel Samuel Lloyd».
«Gae», Olyvia ci riprovò, tentando di aumentare leggermente il tono della voce: con la mano sinistra aveva cominciato a strusciarsi la fronte nervosamente, rischiando di trascinare sulla guancia qualche residuo di mascara.
«Cosa?!», Nelson aveva uno sguardo misto: i suoi occhi si erano letteralmente spalancati mentre il contorno delle sue labbra stavano disegnando un sorriso beffardo. Completamente in preda all'ilarità. Gae, naturalmente, stava annuendo soddisfatta, continuando ad ignorare il richiamo dell'amica, troppo occupata a sorridere al suo ragazzo. «Ma lui non è..-».
Olyvia interruppe bruscamente Nelson, anticipandolo e prevedendo il suo ovvio e scontato commento, «Già fidanzato? Sì», si ritrovò ad alzare il pollice della mano destra: stavolta non aveva il coraggio di guardare i due ragazzi negli occhi. Bensì preferì perdersi ad osservare la mensola volta a sorreggere i libri posta difronte a lei, «Più piccolo di me? Anche», alzò anche l'indice, sbuffando sonoramente, «Ecco perchè la questione così com'è nata, terminerà. Grazie», sorrise stancamente sperando di poter salutare in fretta i suoi amici per potersi coricare sotto il caldo delle coperte e abbandonarsi così ad un sonno profondo e rilassante.
«Olyvia tu davvero non ti rendi conto?», Gae aveva abbandonato il sorriso spontaneo, lasciando spazio ad un tono di voce delicato e leggermente preoccupato: si spostò dagli occhi la frangia che cominciava ad essere lunga, per poter avere la possibilità di guardare Olyvia attentamente.
«Di che cosa?», Olyvia allargò le braccia davanti a sè, visibilmente stanca e sul punto del nervosismo.
«Di come sei quando parli di lui; di come ti brillano gli occhi quando senti la sua voce; oppure quando..-», stava parlando frettolosamente, gesticolando vistosamente.
«Sì, sì», stavolta fu Nelson ad interrompere la propria ragazza, annuendo con veemenza, «Adesso che me lo fai notare, hai perfettamente ragione!», si voltò nella direzione di Gae, alzando la mano sinistra in attesa di un sonoro schiocco.
«Vedi?!», Olyvia potè notare distrattamente un'occhiolino accentuato dal sorriso di entrambi i ragazzi.
«La volete finire?!», dovette prendere un ampio respiro, cercando di controllarsi per evitare di chiudere bruscamente la videochiamata: con entrambe le mani poste al bordo della sedia, cercò di sedersi il più comodamente possibile, «Ho semplicemente fatto notare quanto fosse migliorato nell'arco di questi anni. Tutto qua», aveva cominciato a muovere impercettibilmente la testa come a volersi infondere da sola il giusto coraggio e la convizione necessaria, «Non ho intenzione di fare niente. Tu non farai niente», indicò con fare minaccioso in direzione di Gae, marcando notevolmente le ultime parole, «Ed entrambi andremo avanti con la propria vita come abbiamo sempre fatto».
«Potresti anche provare a parlarci, non so», Nelson alzò le spalle, voltandosi in direzione della ragazza in attesa di un consenso da parte sua per il buon consiglio appena suggerito. Consenso che non tardò ad arrivare da Gae con un vistoso cenno del capo.
«Dimenticatevi questa conversazione, vi prego», Olyvia ignorò letterlamente suo cugino Nelson, rassegnata dalla loro determinazione nel portare avanti la convizione, «Adesso vi saluto. Non ho più voglia di ascoltarvi», scosse la testa sorridendo appena: una piccola parte di verità c'era in ciò che aveva detto ma non aveva intenzione di offendere nessuno. Capiva perfettamente lo sforzo che stavano facendo Gae e Nelson. Era il loro modo per far sentire meno la lontananza: tutti quanti ancora dovevano abituarsi al trasferimento; tutti quanti dovevano abituarsi alla nuova vita, mettendo da parte i ricordi degli anni trascorsi solo fino a poco più di un mese prima.
«Ci sentiamo domani mattina», l'imperativo di Gae risuonò più come una minaccia che come un semplice saluto.
«Salutami la zia», Nelson stava muovendo la mano sinistra difronte alla telecamera, sorridendo vistosamente. Olyvia rispose a sua volta ricambiando con un sorriso stanco e pieno di tensione. 
Richiuse il computer lasciandolo in standby, dopo aver terminato la videochiamata. Si alzò non preoccupandosi di strusciare la sedia al pavimento, procurando così un rumore stridulo e fastidioso. Si gettò sul letto, affondando con la testa nel cuscino soffice e morbido.
Inevitabilmente i pensieri cominciarono ad accumularsi, riuscendo ad appesantire la testa di Olyvia: perchè per quanto cercasse di nasconderlo o di convincere sè stessa del contrario, sapeva perfettamente quanta ragione avesse Gae. Samuel era riuscito, inconsapevolmente, a catturare la piena e totale attenzione di Olyvia; e più sembrava voler allontanare quella sensazione di ingenua felicità, più quest'ultima sembrava farsi viva e prepotente. Olyvia non voleva e non poteva accettarlo: era una ragazza sull'orlo dell'età giusta per evitare cotte adolescenziali; era una ragazza che avrebbe dovuto pensare ed agire come un adulta; era una ragazza che avrebbe dovuto lasciar vivere la vita ad un ragazzo già fidanzato. Era una ragazza che non si sarebbe dovuta far trascinare da una semplice cotta passeggera.

Sabato 9 Settembre.
Ore 11:32 pm


Il vento leggero e delicato rendeva l'aria settembrina fresca e piacevole. Olyvia era appoggiata con i gomiti alla ringhiera del balcone: sorreggeva con la mano destra un cocktail ormai giunto quasi al termine, mentre con la mano sinitra il telefonino.
«Come mai non sento la musica?», il tono curioso di Gae fece istintivamente sorridere Olyvia.
«Perchè sono salita al piano superiore, altrimenti come mi avresti sentito?!», la voce di Olyvia era allegra e divertita. Avrebbe voluto corrugare la fronte con fare ovvio ma sarebbe stato inutile: Gae non avrebbe potuto vederla.
«E come sta andando la festa? Ti stai divertendo?», Olyvia percepì un fruscìo improvviso e fastidioso, forse dovuto ad un momentaneo problema di rete. Storse la bocca e dovette allontanare il cellulare dall'orecchio prima di poter rispondere.
«Non è male», dovette ammettere che la festa organizzata per il fidanzamento ufficiale di Amy e Jack si stava svolgendo meglio di quanto si fosse aspettata, «Poi hanno affittato una villa! Non hai idea Gae», Olyvia aveva provato a fare delle foto ma non rendevano affatto giustizia alla meraviglia che in realtà era quella reggia.
«Quanto vorrei essere lì», Olyvia si immaginò la faccia corrugata di Gae, con gli occhi socchiusi e la bocca triste.
«Come sta andando la cena dai suoceri? O dovrei semplicemente chiamarli zii?», si ritrovò a sorridere nuovamente, sorseggiando gli ultimi sorsi del suo cocktail.
«Lasciamo perdere! Anzi, sono chiusa in bagno e credo sia giunto il momento di tornare in sala a giocare a carte», Olyvia sentì degrignare i denti: sapeva perfettamente quanto Gae odiasse quel tipo di cene e soprattutto l'intrattenimento - prevedibile - che puntualmente offrivavo gli zii. Non potè che sorridere nuovamente, stavolta non riuscendo a trattanere l'ilarità.
«Buon divertimento!», la voce divertità di Olyvia fece imprecare a denti stretti Gae che riattaccò senza preoccuparsi di salutarla a dovere.
Olyvia cominciò a girarsi il cellulare tra le mani mentre con lo sguardo cercava un cestino all'interno della camera illuminata da un lampadario in cristallo di Swarovski: ne stava ammirando la bellezza, catturata dal gioco di luci che andavano creandosi grazie anche ai lampioni posti nel giardino da cui si affacciava il balcone. Il suo sguardo era incantato mentre il rumore della musica le arrivava soave, quasi delicato.
Improvvisamente un rumore sordo la fece sobbalzare, rischiando di farle cadere di mano sia il bicchiere ormai vuoto, sia il telefonino.
«Oh! Scusa..», una testa mora fece capolino dalla porta principale della camera, portandosi con sè un rumore più prepotente della musica proveniente dal piano terra, «Olyvia?!».
«Samuel», Olyvia si ritrovò immobilizzata: il fiato corto e le labbra secche. Lo sguardo fisso sulla figura del ragazzo che adesso stava entrando nella stanza. La voglia impressionante di mordersi la lingua.
«Che ci fai qua? Da sola?», nella sua voce c'era un pizzico di curiosità mentre mostrava un sorriso sincero. La mano destra ancora salda alla maniglia.
«Ero..», dovette schiarirsi la gola affinchè Samuel potesse sentirla. Si sentiva ingenua. «Ero al telefono», mostrò al ragazzo l'apparecchio mobile, scuotendolo leggermente, «Tu che fai?».
«Cercavo il bagno», alzò le spalle, sorridendo ancora di più. Era dannatamente bello: bello avvolto nella camicia celeste; bello con quei pantaloni neri volti a fasciargli le gambe toniche e muscolose; bello con i capelli ordinati, tenuti fermi dal gel. Bello con il sorriso ad incorniciarli gli occhi marroni. Semplicemente bello.
«Qua c'è, se vuoi», Olyvia alzò la mano sinistra indicando un punto non esatto affianco a lei: aveva la voce tremolante e la testa pesante.
«Sì?! Allora corro», Samuel liberò la maniglia della porta dalla stretta, facendo sbattere la porta. Si mosse velocemente, camminando in direzione del bagno.
Olyvia socchiuse gli occhi, abbandonando la testa all'indietro: una vampata di calore le aveva appena avvolto il cuore; un senso di disagio ed imbarazzo si stavano impossesando di lei, annientandole completamente il senso della ragione. Avrebbe voluto urlare; avrebbe voluto scappare. Avrebbe voluto avere Samuel. 
Avanzò lentamente in direzione del letto, sedendosi al bordo ed evitando che il vestito le prendesse una brutta piega. Posò il cellulare alla sua sinistra mentre decise di lasciare ai piedi il bicchiere di plastica: si appoggiò con i gomiti sulla ginocchia, scuotendo debolmente la testa. L'idea che da qualche giorno le era balenata in mente le sembrava l'unica sensata e plausibile. Non poteva permettersi di stare in quella maniera ogni qualvolta avesse incontrato Samuel.
«Tutto bene?», non si accorse della vicinanza del ragazzo fino a quando non sentì il materasso modellarsi sotto il peso di una seconda persona.
«Sì», Olyvia si ritrovò a deglutire vistosamente, per l'ennesima volta. Si voltò leggermente alla sua destra per poterlo osservare meglio: un errore da principianti. «Sono solo un pò stanca», mentì.
«Ho sentito dire che te ne vai», Samuel stava parlando piano, cercando di scandire al meglio ogni singola parola. Il tono di voce calmo e placato. Gli occhi limpidi e cristallini.
«Credo di averne bisogno», stavolta Olyvia decise di tornare con lo sguardo rivolto alla gonna del vestito. Evitando di continuare a guardarlo negli occhi. Quei maledettissimi occhi. 
«Non è scappando che si risolvono i problemi», anche Samuel aveva deciso di appoggiare i gomiti sulle propria ginocchia. Il respiro scandito dal rumore leggero della sveglia posta sul comodino.
Olyvia avrebbe voluto voltarsi nuovamente, come colta sul vivo. Si limitò a raddrizzare impercettibilmente la schiena, schiarendosi la voce. «Non sto scappando».
«E' quello che sembra, fatto così, improvvisamente e senza un reale motivo», alzò le mani in segno di resa, continuando a guardare in terra. Non sollevando lo sguardo dal punto desiderato. La voce ancora calma, non imperativa. 
«Vorrei solo accontonare delle cose», una piccola pellicina sul lato esterno del pollice aveva catturato la sua attenzione, «E sono sicura che così facendo, andranno scemando».
«Pensi funzionerà?», stavolta Samuel voltò lo sguardo in direzione di Olyvia, cercandone un contatto visivo.
«Lo spero», anche Olyvia decise di contraccambiare lo sguardo: istintivamente si ritrovò a passare la lingua sul labbro inferiore. «Non avrebbe mai funzionato». Con il cuore a scoppiarle nel petto e le mani tremolanti, Olyvia riuscì a trovare il coraggio di alzarsi dal letto. Trovò il coraggio di interrompere quel contatto necessario per sopravvivere. Trovò il coraggio di ingoiare un boccone amaro. Trovò il coraggio di mettere da parte i propri sentimenti per evitare di rovinare la vita di altre persone. Trovò il coraggio per provare ad andare avanti, nonostante il dolore. Nonostante il sentimento vivo e prepotente.

Perchè tra di loro non avrebbe mai funzionato.
O forse sì.







 
IM BACK!
Ma solo 
momentaneamente.
Sono, causalmente, riuscita a buttar giù queste due semplici e banali righe. In realtà questa sarebbe dovuta essere una vera e propria storia, con annessi capitoli. Ma ahimè, ho preferito tagliar corto.
So che così facendo ne è venuta fuori una One Shot ambigua, poco sentita e a dir poco priva di contenuti. Ma avevo necessità di scrivere e soprattutto pubblicare.
Quindi perchè non andare avanti con "
BRAVE"?! Perchè non sarei riuscita a finirlo. 
Mi impiega tantissime ore e, nonostante tutto, oggi ne ho avute a disposizione 
solo due.
Ripeto: sono consapevole che questo capitolo non sia un granchè ma spero di essere comunque riuscita a trasmettere anche solo una minima parte di ciò che ho provato io nello scrivere.
Avevo in mente un sacco di battute, uno scambio più eloquente tra Samuel e Olyvia ma chissà. Magari tra un pò, riuscirò a prolungarla. 
Mai dire mai! :)
Avevo fatto una promessa ad una persona e, anche se con un ritardo pazzesco. Eccolo qui!

Vorrei ringraziarvi personalmente una/o ad una/o: dalle/dai lettrici/lettori silenziose/i alle persone che recensiscono (se ne avete, sapete come fare!). A tutte/i quelle/i che semplicemente mettono la storia tra i preferiti.
GRAZIE. Un enorme e profondo GRAZIE.

G.xx

  
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