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Autore: cioco_93    19/06/2021    1 recensioni
L'amore arriva quando meno te l'aspetti, anche quando la persona che scegli era l'ultima che avresti mai pensato di amare, ed era quello che era successo a Damon ed Elena. Due ragazzi, un amore che sapeva di eterno e poi una chiamata, che ha messo la parola fine a tutto, senza un reale motivo. Dieci anni dopo Elena scoprirà che non è facile dimenticare chi ti ha spezzato il cuore e che l’odio è pur sempre un sentimento, che può facilmente tornare a esser ciò che ti fa sentire viva. In una FF ispirata all'universo di Suits, tra cause legali e passione, una nuova storia Delena.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9. Up & Down

12 gennaio 2009, Casa Salvatore, Mystic Falls

Era quasi un’ora che Elena sedeva in cucina con Stefan e per rivedere insieme il loro progetto di storia.
Avevano la consegna il giorno a seguire ed entrambi erano maniacali quando si trattava di compiti da svolgere. Per questo motivo, anche se avevano già fatto tutto qualche giorno prima, stavano ricontrollando il loro lavoro davanti a una cioccolata calda.
- Direi che per me è perfetto – commentò fiero il ragazzo.
- Ci spetta un A+ - replicò immediatamente sorridente lei alzando la mano per battere il cinque con il suo compare, quando la sua attenzione venne rapita dall’entrata in cucina di un secondo Salvatore.
- Oh guarda chi è tornato – disse immediatamente alzandosi Elena per salutare il suo ragazzo con un bacio.
- Ciao Bambi – replicò Damon staccandosi dalle sue labbra e stringendola a se – Stefan – aggiunse poi guardando di sbieco il fratello.
- Damon – ribatté scocciato al saluto il ragazzo – bhè Elena, direi che noi abbiamo finito, meglio che vada in camera mia – affermò a seguire alzandosi dal tavolo e avviandosi verso l’uscita della cucina, ma Elena lo fermò. Era stufa di quella situazione dove i due fratelli non si parlavano a causa sua, e per nulla al mondo avrebbe lasciato andare il piccolo Salvatore senza mettere in chiaro le cose.
- Basta voi due – proclamò staccandosi dal proprio fidanzato e tirando per un braccio Stefan in modo da non farlo uscire dalla stanza – vi state comportando come due bambini, cosa che non siete invece da anni – continuò severa guardandoli entrambi.
- Elena, lascia stare… - tentò di calmarla il proprio ragazzo, ma non era assolutamente nell’intenzioni della mora.
- No invece, io non lascio stare un bel niente. Voi due siete fratelli, sangue dello stesso sangue, ed è assurdo che non vi parliate a causa mia, soprattutto perché la situazione non giova a nessuno, soprattutto alla sottoscritta che deve continuare a scegliere con chi passare il suo tempo, quando potremmo stare tutti insieme a ridere e scherzare – iniziò a inveire la ragazza. Stefan a quel puntò provò a prendere parola, ma anche con lui la mora non ebbe pietà e gli fece cenno di stare zitto per continuare la sua ramanzina – Guardatemi, sono piena di brufoli e il sedere mi è diventato enorme. Ho dovuto prendere i pantaloni con l’elastico, perché a furia di abbuffarmi per lo stress che voi due mi causate sto ingrassando a dismisura – concluse finalmente guardandogli supplichevole.
- In verità io ti trovo bene con qualche kg in più – provò a scherzare Damon per alleggerire la tensione, ma ovviamente ottenne l’effetto contrario.
- Damon non sono in vena di battute se non ti fosse chiaro. Smettila di usare i tuoi scherzi e il tuo sarcasmo per far sembrare che non t’importi. Perché sappiamo benissimo entrambi, che il fatto che tuo fratello non ti parli, ti fa sentire uno schifo. Quindi ricaccia il tuo orgoglio e parlagli davvero di come questo ti fa sentire – lo riprese subito Elena, per poi volgere la sua attenzione a Stefan.
- E tu, piantala di credere che tuo fratello sia il male per me, perché non lo è, io sto bene, e so che tu ti preoccupi per me perché mi vuoi bene, ma la questione di con chi io voglia stare, riguarda solo e soltanto me. Quindi smettila di fare il bambino, perché nessuno ti ha fatto un torto – ruggì contro il suo migliore amico – e ora, con il vostro permesso, me ne vado a casa, perché mi avete entrambi rotto – affermò per finire e uscì furibonda dalla cucina, lasciando i due fratelli increduli di quel fiume di parole.
- “In verità io ti trovo bene con qualche kg in più”.? Davvero Damon, come ti è uscita.? – domandò a quel punto ridente Stefan per smorzare la tensione.
- Giuro che è la prima cosa che mi è venuta in mente – rispose imbarazzato il moro grattandosi la testa – Comunque Elena ha ragione. Faccio finta di niente, ma mi manchi Stef. La tua opinione per me ha un peso, e sapere che non ti fidi di me, fa male – ammise a seguire il ragazzo buttando giù tutto il suo muro di sarcasmo.
- Io non credo che tu sia il male per lei. Non l’ho mai pensato, solo che…non so nemmeno io perché abbia reagito così – replicò Stefan avvicinandosi al fratello e porgendoli una mano – Che ne dici se superiamo la cosa e andiamo avanti.? – chiese a quel punto.
- Direi che mi pare un’ottima idea. Partita alla play.? – propose Damon stringendoli la mano, e finalmente tornò il sereno.

Presente

Come una folata di vento durante le giornate primaverili, così il tempo passò da quanto avevo iniziato a frequentare ufficialmente Liam e in men che non si dica l’inverno fu agli sgoccioli, e in quelle giornate di metà marzo l’aria della primavera era già alle porte.
Dopo la chiusura del caso di Klaus, vinta anche in aula, Damon e io non avevamo ancora avuto il coraggio di dire a Rick ed Hayley che non avremmo più collaborato insieme, ma caso volle, che in quelle settimane fummo presi da altro. Il moro si preoccupò di alcune vendite e acquisizioni per alcuni dei suoi clienti, cose semplici che non richiedevano altro che delle sue veloci revisioni delle proposte, mentre io fui indaffarata con alcune questioni legate ai miei vecchi clienti di Philadelphia.
Insomma, tutto stava tornando alla normalità e il tempo che io e Damon passavamo insieme, si ridusse a delle semplici chiacchiere in pausa caffè in presenza di terzi, o al condividere la sala meeting durante le riunioni dello studio.
Ma come oramai ero abituata, quando sembrava che il peggio fosse passato, qualcosa bussava alla porta, e cambiava le carte in tavola.
- È permesso.? – sentì chiedere a una voce femminile alla mia porta.
- Liv.!! Ma certo, ma che bello vederti – replicai immediatamente io non appena riconobbi la ragazza, alzandomi dal divano per andarla ad abbracciare. Si trattava di Liv, una vecchia amica mia e di Bonnie dei tempi di Harvard.
- Ne è passato di tempo – commentò lei ricambiando l’abbraccio.
- Cosa ci fai qui.? Pensavo fossi oramai una donna di Venice Beach – chiesi curiosa facendole cenno di accomodarsi.
- Già, ma poi mi sono innamorata di un newyorkese, ed eccomi qui nella grande mela – replicò sorridente – città nella quale vedo sei approdata anche tu, con tanto di ufficio – aggiunse cordiale guardandosi attorno.
- Alla fine il mio piano ha funzionato – dissi con entusiasmo – ma seriamente, cosa ci fai nel mio studio.? Il mio numero ancora ce l’hai, non credo tu sia venuta qua solo per propormi un caffè - le feci notare perplessa.
- Hai ragione, per quanto mi faccia piacere vederti, ammetto che sono qui perché ho bisogno di aiuto – ammise con sguardo preoccupato la bionda.
- Raccontami tutto – la spronai e la ragazza fu un fiume in piena.
Disse che l’avevano incastrata accusandola di inside training, ma per quanto lei si dichiarasse innocente, il massimo che era riuscita ad ottenere era un accordo con gli avvocati dell’accusa di 11 mesi di carcere al posto dei 7 anni richiesti dal dipartimento di giustizia. Aveva 48 ore prima di presentarsi alle prigioni, ma prima di arrendersi voleva provare a giocare la sua ultima carta: me.
- Liv, io non so se posso aiutarti… sono solo un’associata del terzo anno, questo è un caso grosso, soprattutto se si rivelasse vero – cercai di farle capire davvero dispiaciuta.
- Elena io non so cosa ci sia dietro, ma io sono innocente. Il tuo studio è uno dei migliori della città e mi fido di te. Ti prego… mi dovrei sposare a fine agosto – mi supplicò prendendomi le mani e io non seppi più cosa rispondere.
- Dammi due ore. Vedrò cosa posso fare, ma non posso assicurarti niente – affermai a quel punto per darmi del tempo per riflettere.
Liv mi ringrazio e senza aggiungere altro uscì dal mio ufficio, lasciandomi sola in balia dei miei pensieri. Era un caso rischioso e io non potevo svolgerlo da sola, ma ne Hayley ne Rick avrebbero accettato di collaborare su una cosa del genere. Avevo solo un’opzione, anche se quest’ultima, non mi piaceva per niente.
Nonostante ciò presi coraggio, e mi diressi direttamente nella tana del lupo: l’ufficio di Damon.
La porta era già aperta, quindi feci per entrare con non chalance, quando mi accorsi che il ragazzo era al telefono, mentre fissava fuori dalla vetrata.
- Rose, lo sai è lavoro – lo sentì dire – Non è che non m’importa, ma te l’avevo detto che avrei avuto probabilmente un metting sul tardi, essendo che il cliente arriva direttamente da Toronto – aggiunse dopo qualche minuto di silenzio. Stavano decisamente discutendo, motivo per cui decisi di far notare la mia presenza bussando alla porta.
Il ragazzo si girò di scatto e non appena mi notò fu piuttosto incredulo nel vedermi nel suo ufficio, cosa che non capitava da settimane.
- Ora ti devo lasciare – affermò quindi sbrigativo e chiuse la chiamata.
- Potevi continuare, al massimo passavo dopo – dissi ancora incerta sul da farsi.
- Non ti preoccupare, meglio così – commentò lui facendo cenno di sedermi alla scrivania, mimando il mio gesto – Non varchi quella porta da quasi un mese… che succede Elena.? – mi domandò a bruciapelo il ragazzo.
- Ho un caso – proclamai cercando le giuste parole – è per un’amica, che mi ha chiesto di farlo gestire dal nostro studio essendo che siamo i migliori. Mi ha chiesto di aiutarla e di fare tutto il possibile per tirarla fuori da quella che ha detta sua è un’accusa fasulla – iniziai a spiegargli tendo il fascicolo stretto tra le mani.
- Elena, perché sei qui.? – mi chiese nuovamente serio il moro, in modo che fossi più specifica.
- È un caso rischioso, Hayley e Rick non l’accetterebbero mai, ma io la voglio aiutare, ma da sola non posso. Ho bisogno di un socio che collabori e si fidi di me – entrai maggiormente nei dettagli.
- Avevamo deciso che non possiamo lavorare insieme -mi fece notare immediatamente Damon con sguardo divertito ma luccicante. Uno sguardo che non vedevo da tempo.
- Sto guarendo, quindi non guardarmi in quel modo – replicai mentendo spudoratamente, incrociando le braccia al petto. Avevo troppo bisogno di lui per quel caso.
- Quale modo? – domandò lui come se non sapesse di cosa parlassi
- Quel modo, il nostro modo – dissi muovendo la mano per indicare il suo sguardo. Conoscevo bene quel tocco di malizia e divertimento che traspariva dai suoi occhi - Ti ho dimenticato – ribadì.
- Beh anche io – commentò a quel punto lui con alzata di spalle.
- Davvero? – chiesi facendo trasparire involontariamente la mia delusione.
- No – confessò lui ridente, come se questa assurda situazione lo divertisse.
- Oh. Io invece sì, ti ho dimenticato – ribattei facendo finta che non m’importasse.
- Va bene anche io – disse lui prendendomi chiaramente in giro.
- Se hai appena detto... sta zitto – cercai di riprendere il controllo della situazione – penso ancora che lavorare insieme non sia giusto, ma io le credo, e se voglio davvero aiutarla, ho bisogno di te Damon. Tutti sanno in questo studio che sei l’unico che è disposto a prendere anche i casi più impensabili, e soprattutto che sai come vincergli  anche al filo della legalità e io ho bisogno di questo – confessai pronta a riceve un clamoroso no come risposta, ma come al solito il maggiore dei Salvatore decise di accettare il rischio.
- Dammi il fascicolo e dimmi quello che sai – proclamò allungando la mano in attesa dei documenti.
- L’accusa è che abbia acquistato 10 milioni di dollari della Lunardi Farmaceutical, e che il giorno dopo, con l’approvazione dell’FDI, ha visto il pacchetto schizzare a 30 milioni. Lei dice che ha acquistato il pacchetto azionario per la Kimbol and Morello, sulla base di un bollettino informativo fornito da loro, ma il dipartimento ha indagato e non ha trovato niente – gli spiegai passandogli il fascicolo – Gli avvocati della Morello gli hanno proposto un accordo di 11 mesi di carcere al posto dei 7 anni proposti dal dipartimento di giustizia, in modo da insabbiare lo scandalo, a patto che ammetta che lo scambio sia stata un’idea sua – aggiunsi a seguire per dargli più informazioni possibili.
- Tu le credi.? – domandò il moro cercando il mio sguardo.
- Conosco Liv, è brava nel suo lavoro, ma è una gioca pulito, questo non l’avrebbe mai fatto – affermai sicura della mia amica.
- Allora mettiamoci all’opera, abbiamo tutt’altro che un caso facile tra le mani – proclamò Damon e io non potei che esserne più grata.

- Elena tutto bene.? – mi chiese gentile Liam destandomi dai miei pensieri.
Eravamo a casa sua, precisamente sul suo divano a guardare una qualche serie tv su Netflix, ma effettivamente io con la testa non c’ero, ma non sapevo manco io dove fossi.
- Si, si scusa, e che stavo pensando alla mia amica Liv… Ho accettato il suo caso, ma nonostante questo lei tra due giorni dovrà presentarsi in carcere. È uno schifo – inventai su due piedi. Non che non fosse vero, ma in verità il mio cervello stava pensando a più cose contemporaneamente.
- Vedrai che la tirerai fuori di lì – disse lui rubandomi un dolce bacio – E poi sbaglio o lavorerai con occhi di ghiaccio.? Lui mi sembra davvero bravo – commentò a seguire riferendosi a Damon.
- Già – sospirai pesantemente. Pur di salvare Liv avevo chiesto il suo aiuto e già me ne pentivo, per quanto fosse stata la scelta più giusta.
- Posso chiederti una cosa.? – domandò a seguire quasi con toni spaventati dalla mia reazione.
- Certo, che succede.? -replicai guardandolo curiosa.
- Tra te e l’altro avvocato, c’è stato qualcosa.? – chiese spiazzandomi totalmente.
- Noi…- inizia a cercare le parole. Non volevo mentirgli, ma era difficile esser del tutto sincera – Ci conosciamo da quando siam bambini, le nostre famiglie erano molto amiche e si… al liceo c’è stato qualcosa, ma parliamo di più di dieci anni fa – spiegai cercando di rendere la cosa più leggere possibile – Perché.? – ribattei poi a seguire perplessa di quella domanda.
- Lui ti guarda in un modo strano… non so, come se fossi sua – affermò Liam perplesso.
- Lui… è solo molto protettivo – inventai su due piedi – in più si sta per sposare – aggiunsi per rendere la cosa più credibile.
- Allora posso stare tranquillo – replicò lui sorridente strappandomi un bacio e tornò a concentrarsi sulla tv, lasciandomi abbastanza spiazzata. Liam mi piaceva, davvero, ma il fatto che lui si sentisse tranquillo dalla mia banale spiegazione, non tranquillizzava sicuramente me.

Quando la mattina seguente entrai in studio trovai un’esuberante Lexi aspettarmi alla reception.
- Quanto buon umore – le feci notare immediatamente – che succede.? – le chiesi curiosa del suo immenso sorriso a 32 denti.
- È ufficialmente arrivato l’invito – proclamò come se io sapessi di cosa stesse parlando.
- L’invito di cosa.? Per la Casabianca.? Per un Royal Wedding di cui non sono a conoscenza.? – chiesi perplessa del suo comportamento.
- Ma no Elena, l’invito per l’annuale party dello studio – affermò lei sventolandomi una busta d’orata davanti agli occhi – Una serata di ostriche e champagne, per tutti i dipendenti dello studio e soprattutto per tutti i nostri clienti – specificò a seguire notando il mio sguardo spaesato, passandomi l’oggetto del discorso.
- Wow è una cosa grossa, non ne sapevo niente – replicai guardando l’elegante invito, nel quale s’informava che il venerdì della settimana a seguire si sarebbe svolto l’evento al Equinox Hotel Hudson Yards, uno degli hotel più esclusivi di New York ovviamente.
- Il tuo invito è già sulla scrivania nel tuo ufficio – disse lei distogliendomi dalla lettura – comunque parlando di cose serie, Damon mi ha chiesto di dirti che ti aspetta – aggiunse a seguire con un’alzata di spalle.
- Nuovo caso, vecchie abitudini – replicai con un sospiro e finalmente mi diressi verso il mio personale patibolo. Ovviamente passai prima a lasciare i miei averi alla scrivania, ma in 5 minuti varcavo già la porta dell’ufficio del maggiore dei Salvatore, dove trovai però una lieta sorpresa.
- Stefan.! – urlai estasia correndo ad abbracciarlo.
- Ecco la mia migliore amica numero due – replicò lui ricambiando il gesto d’affetto.
- Come numero due.? Scusa, chi diamine sarebbe più importante di me.?? – domandai subito rabbuiata guardandolo torva.
- Nessuna, ma è sempre divertente prenderti in giro – rispose lui scoppiando a ridere.
- Sisi, siete degli amici davvero fantastici – c’interruppe Damon portandoci alla realtà.
- Buongiorno anche a te Mr simpatia – lo schernì io guardandolo male.
- Sei in ritardo – mi fece immediatamente notare lui.
- Non avevamo un orario, quindi mi sono presentate alle 9 come sempre Damon – lo rimbeccai immediatamente. Era l’incarnazione dell’insopportazione quando agiva in quel modo, ma purtroppo conoscendolo, sapevo bene anche a cos’era dovuto.
- Bene, data l’atmosfera io è meglio che vada – commentò semplicemente Stefan in evidente disagio – Ti passo a prendere alle 20.00, scrivimi solo se sei qui o a casa – aggiunse poi rivolgendosi alla sottoscritta.
- E se io avessi impegni.? – gli chiesi divertita.
- Cancellali, il tuo migliore amico è in città, non può esserci qualcosa di più importante – replicò fingendosi offeso – Damon- disse a seguire cambiando i toni rivolgendosi a suo fratello a modi saluto.
- Stefan – replicò serio lui e il piccolo Salvatore uscì dalla stanza.
- Andiamo, per cosa avete discusso questa volta.? – domandai a bruciapelo non appena fummo soli.
- Niente che abbia voglia di condividere – ribatté semplicemente il moro.
- Damon… - lo richiamai cercando di addolcire i toni. Ero fin troppo consapevole che fossi io la causa della loro ennesima situazione.
- Ti ricordi quando abbiamo deciso di non parlare del personale.? – mi fece notare tagliente il ragazzo.
- Allora dimmi perché mi hai chiamata in ufficio oppure me ne ritorno alla mia scrivania a lavorare – ribattei a quel punto acida anch’io.
- Abbiamo degli sviluppi sul tuo caso. Vai a prenderti la giaccia, io ti aspetto giù alla macchina – disse sempre più distaccato il moro, per poi prendere il suo giubbotto e passarmi davanti, uscendo dal proprio ufficio.
Qualunque fosse stato il motivo del litigio, questa volta era decisamente grave.

9.

14 Febbraio 2009, San Valentino, Monticello Lake

Era stata una straordinaria fortuna che il giorno di San Valentino quell’anno, cadesse proprio nel week end. Lo sapeva bene Damon, che incredibilmente era riuscito ad organizzare due giorni fuori città per festeggiarlo insieme ad Elena. Non era stato facile. In primis aveva dovuto convincere i Gilbert a lasciar che la loro bambina passasse un intero week end fuori casa con un ragazzo, per quanto conoscessero bene Damon; in secondo luogo era stato ancora più difficile convincergli di lasciargli andare alla loro casa al lago. Ma mille mila raccomandazioni e ovviamente un mazzo dei fiori preferiti di Miranda dopo, era riuscito nell’impresa.
E così, in quella mite giornata di metà febbraio aveva portato Elena a sorpresa fuori da Mystic Falls e insieme si stavano godendo un delizioso picnic sul molo di fronte alla casa vacanze dei Gilbert.
Era tutto perfetto, eppure entrambi erano tesi come delle corde di violino.
La verità, per Damon, era che erano giorni che voleva esprimere i suoi sentimenti ad Elena, e per quanto ci provasse non riusciva mai a trovare il coraggio di dirle quelle due parole tanto importanti. Infondo lui era sempre stato un Don Giovanni, non aveva mai avuto una relazione seria prima e aveva l’immensa paura di rovinare tutto. Però si sentiva pronto, voleva che lei lo sapesse.
- Ti è piaciuto tutto.? – le domandò il moro una volta finito di mangiare.
- Era tutto squisito, non pensavo fossi così bravo a cucinare – commentò lei con sorriso mentre prendeva un sorso dello champagne nel suo bicchiere.
- Si bhè, mamma è stata un’ottima insegnante. Sai, mi piaceva guardarla da piccolo mentre trafficava in cucina e con il tempo ho voluto imparare – ammise il ragazzo cercando di prendere il coraggio finalmente per parlare dei suoi sentimenti.
- Lo facevo anch’io con mamma, ma purtroppo non ha avuto la stessa influenza positiva – affermò lei imbarazzata, ma ridente.
- Vorrà dire che tra i sue sarò io il cuoco di casa – disse il moro avvicinandosi all’argomento.
- Dici un giorno, nel futuro.? Tu lo vedi insieme a me.? – chiese a quel punto Elena con un filo di speranza.
- Si vedi, ecco… Elena io… - tentò finalmente di parlare il ragazzo, ma non fece in tempo a proseguire il discorso che la mora butto giù tutto il contenuto del suo bicchiere e gli rubò la parola.
- Ti amo – proclamò lei paralizzando Damon al sentire tali parole – Oh.! Oh mio dio.! Mi è uscito di slancio, mi è uscito dalla bocca come una specie di... – iniziò a tergiversare lei incredula del suo stesso gesto - Io, io ti amo. Dio, l'ho ridetto! – continuò a ripeterlo impanicata e in totale imbarazzo ridendo nervosamente - Io, io, io ti amo. Davvero. Io… io ti amo e ho cercato di non dirlo, mi sono sforzata tanto di reprimerlo e ignorarlo perché questo porta la nostra storia a uno step successivo, al quale magari tu non sei pronto, perché magari, per quanto ti piaccia mi vedi ancora solo come una ragazzina. Forse adesso penserai che alla fine magari era il caso che io dessi una possibilità a Matt, perché ha la mia età e io gli piacevo, sai? Gli piacevo davvero. Ma non avrebbe mai funzionato perché io, io amo te. Ti amo talmente tanto e tu, tu sei dentro di me. Tu sei…tu sei come…tu sei una malattia! È come se fossi contagiata da Damon Salvatore.! E non riesco a pensare a niente e a nessun altro, non riesco a dormire, non riesco a respirare, non riesco a mangiare e ti amo. Ti amo in ogni momento, in ogni minuto di ogni giorno. Io, io, io... Io amo te – concluse cercando il suo sguardo totalmente terrorizzata dalla reazione di Damon da quel suo fiume in piena che era sta, ma quello che trovò furono solo due occhi pieni d’amore che la guardavano come la cosa più bella e importante a questo mondo.
Appena fu chiaro per Damon che Elena avesse finito di dire la sua, non poté che prenderla di peso e trascinarla sulle sue gambe, per baciarla con tutte le forze che avesse in corpo.
- E io amo te Elena Gilbert. Ti amo in ogni momento, in ogni minuto di ogni giorno – replicò finalmente lui, usando le stesse ultime parole della ragazza, per poi tornare a baciarla.

 Presente

Era stata davvero una giornata pesante.
Già era difficile collaborare con Damon in situazioni normali, ma collaborare con lui quando era intrattabile per l’intera giornata era davvero impossibile.
Ne aveva avuto un assaggio anche uno dei dipendenti della Kimbol & Morello, che non dando le informazioni che voleva al maggiore dei Salvatore con dei toni decisamente coloriti, era stato umiliato e rimesso in riga in 5 secondi dal moro. Dovetti ammette che fu una scena grandiosa, ma tale diverbio non migliorò il suo umore.
Fu solo poco prima che uscissi dal suo ufficio, per incontrarmi con suo fratello, che si degnò, per così dire, di tornare il solito Damon.
- Bene, direi che per oggi abbiamo dato – affermai raccogliendo i miei documenti e alzandomi dalla sua scrivania.
- Si, direi di si – commentò semplicemente lui con un sospiro – domani sii pronta qui per le 9. Mi è appena arrivata una mail di Bert Kimbol che conferma un colloquio per domani alle 10 – aggiunse poi con lo sguardo rivolto verso il computer.
- Perfetto, hai visto il mio cellulare.? – domandai io non trovando il mio telefono.
- Mmmm eccolo – replicò il ragazzo trovandolo sotto qualche fascicolo – con tanto di notifica di un nuovo match su Tinder - disse a seguire divertito, mentre velocemente glie lo strappavo dalle mani.
- Sei un avvocato, dovresti conoscere il concetto di privacy – dissi inacidita.
- Andiamo, io non giudico – affermò il moro alzando le mani in segno di resa – Sei single e vaccinata, puoi fare quello che vuoi – aggiunse con un’alzata di spalle.
- Punto primo, non uso l’app da un po’ mi sono dimenticata di disinstallarla, punto secondo, non mi pare che tu possa sapere se io sia single o meno – ribattei prontamente mettendomi il mio spolverino.
- Vuoi dirmi che stai frequentando qualcuno.? – chiese a quel punto lui perplesso, quasi infastidito.
- Sbaglio o stamane eri tu che ci tenevi a precisare che non dobbiamo parlare del personale.? – gli feci notare irritata prendendo la borsa – Buona serata Damon – conclusi a seguire e senza aspettare una replica uscì dal suo ufficio.
Non aveva nessun diritto di comportarsi in quel modo con me, come non gli doveva concerne cosa accadesse nel mio personale. Si stava per sposare, io non dovevo interessargli.
Ero davvero irritata e questo mio stato non aiutò quando salì finalmente nella macchina di Stefan.
- Buonasera signorina – mi accolse gentile lui.
- Cosa diamine è successo tra te e Damon.? – ribattei invece io guardandolo torva.
- Possiamo aspettare quanto meno di sederci davanti a un buon bicchiere di vino.? – domandò il ragazzo sospirando pesantemente.
- Si, ma che sia chiaro, mi devi un’intera bottiglia – risposi con un falsissimo sorriso, in modo da rendergli chiaro quanto fossi infastidita da quella situazione.

Ci misimo una buona mezz’ora per arrivare al locale dove aveva prenotato Stefan.
Si trattava di una modesta Vineria naturale e ristorante italiano nei pressi di Crown Heights, a Brooklyn, dove l’atmosfera del bel Paese si respirava non appena varcato l’ingresso, anche grazie al personale puramente italiano.
- Come diavolo hai scovato questo posto.? – domandai affascinata dal ristorante.
- È lo stesso proprietario di un locale a Williasburg in cui ero capitato con Damon non troppo tempo fa. Mi piaceva il fatto che fosse puramente italiano, ma l’altro ristorante è più piccolo ed è meno facile parlare con tranquillità. Fortunatamente ho scoperto l’esistenza di altri due ristoranti dello stesso proprietario e così ho optato per provarne uno con te – mi raccontò sorridente.
- Onorata del gesto – affermai contraccambiando il sorriso, ma in men che non si dica tornai ad argomenti più seri – ora mi puoi spiegare cos’è successo con tuo fratello.? E non dirmi che non centro, perché vi conosco troppo bene per crederci – lo spronai con toni austeri.
- Damon si sta per sposare Elena – replicò semplicemente lui come se dovessi capire l’intero discorso.
- Lo so Stefan, non conosco la data, ma ne sono bene consapevole – gli risposi perplessa.
- Ne sei davvero consapevole.? Andiamo…Entrambi siete tutto tranne che consapevoli di questo fatto – mi rimbecco immediatamente il ragazzo.
- Sei fuori strada. Ne siamo entrambi ben consapevoli, tanto che abbiamo deciso che l’insana idea di esser sua associata era stato un errore, motivo per cui questa collaborazione non esiste più – gli feci immediatamente notare innervosendomi.
- Eppure state lavorando insieme – commentò Stefan guardandomi come se non capissi il suo punto di vista.
- Solo per questo caso. È un fatto personale, si tratta di una mia amica, e Damon era l’unico di tutto lo studio che sapevo avrebbe accettato un caso così rischioso e che si fidasse della mia opinione – gli spiegai immediatamente.
- Oh andiamo, come se il lavorare insieme non vi piacesse - replicò immediatamente.
- Ascolta Stefan, ti ho chiesto per cosa aveste discusso tu e Damon, non di darmi la tua opinione su come gestire i miei casi – ribattei infastidita dei suoi commenti.
- Gli ho detto che avrebbe dovuto tagliarsene fuori – proclamò spiazzandomi – gli ho detto di cercare qualche altro avvocato che potesse darti una mano, di cui si fidasse e di stare lontano da te – aggiunse cercando il mio sguardo.
- Stefan, non siamo più dei ragazzini in balia delle proprie emozioni da liceali. Siamo adulti e sappiamo gestire la situazione, soprattutto quando si tratta di lavoro, cosa su cui tu, con tutto il rispetto, non hai nessun diritto d’immischiarti – dissi oramai furiosa.
- Io voglio bene a Damon, e voglio un gran bene anche a te, ma lui finirà per ferirti di nuovo se non state lontani. Anzi peggio, vi ferirete a vicenda – sospirò lui sconsolato abbassando lo sguardo e quasi mi sentì in colpa di avergli urlato contro.
- Stefan – lo richiamai prendendogli la mano – lo so che sei preoccupato, e so che vuoi solo proteggermi, ma da certe cose e da certi errori non mi puoi proteggere, perché purtroppo riguardano solo e soltanto me, e continuare a litigare con tuo fratello per questo, vi porterà solo ad allontanarvi e questa è l’ultima cosa che ho sempre voluto – gli dissi sincera – per non parlare che mi fanno passare giornate orribili come questa, dove Damon diventa la persona più insopportabile dal mondo quando litiga con te – conclusi con una leggera risata.
- E che vorrei proteggervi entrambi da voi stessi – ammise il ragazzo.
- Lo so, ma purtroppo non è possibile. E comunque giuro che la situazione è sotto controllo – replicai incredibilmente sicura delle mie parole e abbandonando del tutto i toni irritati di prima – stasera chiaritevi, e si, chiedili scusa – aggiunsi chiudendo l’argomento, e chiamando finalmente il cameriere per i nostri ordini.

- Credo di doverti un grazie – esordì Damon entrando nel suo ufficio alle 9 in punto.
- Prego, anche se non so di cosa parli – commentai seduta dal suo divano, dove mi trovavo all’incirca già da un quarto d’ora nel cercare di trovare una qualsiasi falla nelle accuse contro Liv.
- Mio fratello ieri è tornato a casa con una bottiglia di Bourbon, portata come offerta di pace per il nostro litigio e mi ha chiesto “scusa”. Conosco troppo bene Stefan, per sapere che non è stata tutta opera sua il suo cambio di prospettiva – replicò il ragazzo sedendosi a fianco a me.
- Sei insopportabile quando litigate, è davvero dura lavorare con te. Ho pensato fosse il caso di rimettere in riga almeno uno dei due, per il mio quieto vivere – commentai come se nulla fosse continuando a guardare i fascicoli.
- Elena – mi richiamò a quel punto Damon e io non potei che prestargli finalmente attenzione – Grazie – proclamò lui fissandomi con quei suoi occhi color ghiaccio e io venni pervasa da delle scariche elettriche. Stefan in fondo non aveva tutti i torti nel pensare che la nostra situazione fosse “pericolosa”, quanto meno per la sottoscritta.
- Di niente – risposi sincera – ora però pensiamo al caso – tagliai corto a seguire e senza indugi gli passai alcuni dei documenti che stavo revisionando.
Alle 10, come previsto, Bert Kimbol si presentò per parlarci e ci consegnò il trading della Morello Assets dell’ultimo anno. Damon però era dubbioso, perché aveva già avuto a che fare con Kimbol e tutta quella gentilezza e trasparenza lo fece immediatamente dubitare dei dati che avevamo ottenuto, cosa di cui fui incaricata d’indagare.
- Quanto posso giocare sporco.? – domandai a Damon prima di dirigermi al mio ufficio.
- Quanto è illegale quello che hai in mente.? – replicò curioso della mia richiesta.
- Niente che possa mandarmi in prigione o a puttane lo studio – affermai con un’alzata di spalle.
- Vai e ottieni quello che devi – mi spronò lui divertito e tempo zero mi ritrovai al telefono con Bonnie.
Lei trattava di consulenze, ma aveva spesso a che fare con chi lavorava in borsa, tanto da diventarci amica. Negli anni più volte sfruttai le sue conoscenze in cambio di qualche favore legale, per ottenere le informazioni che mi servivano e questo era decisamente uno di quei casi.
- Riuscita a scoprire qualcosa.? – chiese Damon comparendo nel mio ufficio nel pomeriggio.
- Domani mattina avrai il reale trading della Kimbol & Morello sulla tua scrivania – commentai vittoriosa.
- E perché non oggi.? – replicò il moro con toni di sfida sedendosi di fronte a me alla mia scrivania.
- Perché chi si sta occupando della cosa mi farà avere le informazioni che vogliamo entro stasera a mezzanotte, ma non credo che la tua fidanzata sarebbe contenta se ricevessi chiamate a quell’ora – gli feci notare incrociando le braccia al petto.
- Questo commento deriva dalla discussione che hai sentito l’altro giorno al telefono deduco – commentò lui mimando i miei gesti.
- Può darsi, ma preferisco evitarti altri diverbi, soprattutto se sarebbero per causa mia – replicai con un pesante sospiro.
- Non ti darei mai la colpa – replicò sincero lui.
- Lo so, e forse è proprio questo il problema – ammisi accennando un lieve sorriso.
Eravamo nuovamente su un argomento che poteva considerarsi un campo minato, ma fortunatamente fu Lexi a salvarmi da quella situazione, o almeno così credevo.
- Scusate se vi disturbo, Elena sei libera.? – domandò la bionda con toni imbarazzati.
- Certo, dimmi tutto – le dissi sfoggiando il mio miglior sorriso.
- C’è Liam alla reception. Ha detto che passava di qua e voleva rapirti per un caffè – mi spiegò quasi impaurita di averlo detto davanti a Damon.
- Hai altro per cui hai bisogno di me.? – domandai a quel punto disinvolta al ragazzo. Non che la cosa non m’imbarazzasse, ma lui si stava per sposare, io non potevo aver paura di rendergli noto che mi frequentavo con qualcuno, cosa che tra l’altro non era comunque affar suo.
- No, direi che oggi siamo apposto – affermò perplesso il moro, come se cercasse di recepire qualche nozione a lui poco chiara.
- Perfetto – replicai semplicemente io e velocemente mi dileguai dai suoi occhi.

Non avendo altro su cui lavorare passai tutto il resto del pomeriggio con Liam.
Mi faceva sentire bene, era gentile, la classica persona per bene che avrebbe reso la vita di qualsiasi donna facile e felice. Quindi perché sentivo, che nonostante mi piacesse così tanto, qualcosa non andasse.?
Come al solito decisi di non pensarci e di andare oltre a quelle mie paranoie che infondo sapevo portassero il nome di Damon Salvatore e la mattina seguente mi presentai in studio con tutte le nuove interessanti informazioni sul caso di Liv.
- È già arrivato.? – domandai a bruciapelo a Lexi non appena fui alla reception.
- No, quindi puoi andare nel suo ufficio e fargli pesare di come lui sia in ritardo rispetto a te – commentò divertita la bionda.
Ovviamente non persi l’occasione e in men che non si dica ero seduta alla sua scrivania ad aspettarlo.
- Ah, sei già qui – esordì quasi annoiato della mia presenza Damon entrando in ufficio.
- Si, più puntuale di te – gli feci notare con toni vittoriosi, ma stranamente non ottenni nessuna sua solita strana battutina a riguardo.
- Quindi.? – domandò invece lui sedendosi di fronte a me riferendosi alle mie informazioni.
- I trading più proficui dei colleghi di Liv – dissi perplessa del suo comportamento passandogli il fascicolo con tutti i dati.
- E perché questo dovrebbe procurarti quel sorrisetto vittorioso.? – replicò il ragazzo con toni quasi assenti. Era strano, sembrava di malumore, proprio come quando litigava con Stefan, ma ero certa che non si trattasse di questo, contando che suo fratello era partito il giorno prima.
- Ognuno di questi viene da trading che la Morello Asssets non aveva ufficialmente raccomandato – gli spiegai nel mentre che Damon sfogliava i dati.
- O è una coincidenza o a tutti questi trader sono stati dati bollettini informativi diversi – commentò lui incredulo.
- Quindi è possibile che Liv dica la verità dicendo che sul suo bollettino c’era la Lunardi Farmaceutical – replicai immediatamente vedendo finalmente la luce infondo al tunnel di quel caso.
- Si, ma lei è stata notata dal dipartimento a differenza degli altri. Come mai.? Qual è la differenza– domandò più a se stesso che a me il ragazzo.
- Nessun trading supera i 9 milioni, che è l’ammontare raccomandato da Morello, mentre lei ha comprato 10 milioni di Lunardi. Forse qualcuno ha scoperto che i trading al di sotto dei 10 milioni non attiravano il dipartimento – cercai di ragionarci su.
- Perché allora superare la somma raccomandata.? – mi chiese il ragazzo, come se potessi avere le risposte.
- Avrà azzardato e tentato il colpo grosso. Bisognerebbe chiederlo a lei – dissi con un’alzata di spalle.
- Allora vestiti, andiamo al carcere dov’è stata scortata – proclamò lui serio non degnandomi nemmeno di uno sguardo.
- Damon che diamine succede.? – gli domandai a quel punto stranita. I suoi sbalzi d’umore mi davano letteralmente alla testa, ma tanto per cambiare non ottenni risposta. 

Giorno mondo.!!!
Oggi mega di fretta, quindi niente commento, ma spero che vi sia piaciuto il capitolo.
Nellaparte flashback mega cit di grey's Anatomy, spero che sappiate a cosa mi riferisco, se no male male hhahah
A martedì
Un bacio
A.

 
  
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