Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: MadMary    19/06/2021    0 recensioni
Aceto Doppio era sempre stato affascinato dagli Strip Club, ma non si era mai osato.
Quella sera, però, si sentiva diverso: una forza non troppo sconosciuta lo stava spingendo ad entrare, a sperimentare. Doppio sentiva di aver bisogno di contatto umano, come se la sua vita dipendesse da quello.
Entrando nel locale capì di aver fatto la scelta giusta, quando posò gli occhi su di lei e la forza sovrannaturale lo spinse a prenderla.
Genere: Angst, Dark, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Diavolo, Doppio Aceto, Ghiaccio, Prosciutto, Risotto Nero
Note: Lemon | Avvertimenti: Non-con, Threesome, Violenza
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Erano passati giorni, settimane, forse persino mesi dal suo rapimento e a Celeste pareva di sentire la sua sanità scivolarle dalle mani, ora dopo ora, minuto in minuto, a ciascun ticchettio dell’orologio nel battere i secondi: la follia stava raggiungendo anche lei.

Vedeva cose quando era certa non ci potessere essere anima viva: riflessi negli specchi, occhi che la osservavano dal bagno, voci che le sussurravano all’orecchio, entità che la seguivano.

Persino il suo corpo la stava tradendo, facendole percepire all’improvviso un crollo generale della temperatura, costringendola a tremare disperata, mentre dei brividi lunghi e profondi le affondavano fra i muscoli indolenziti della schiena.

Era impossibile dormire in quelle condizioni: lei le vedeva quelle iridi rosse scrutarla dallo stipite della porta, sempre vigili sul suo corpo indifeso, protetto unicamente da un velo di coperte. 

Quando non vi erano quelle sfere di fuoco a osservarla nella notte, ci pensavano gli incubi a tormentarla: si svegliava nel buio più totale, incapace di respirare, mentre il suo corpo non reagiva ai suoi comandi e non riusciva ad aprire le palpebre, bloccate da una forza soprannaturale, mentre tentava invana ad urlare, sentendo come le labbra non si schiudessero nonostante le sue suppliche. 

In momenti come quelli, quando il suo corpo si paralizzava completamente, poteva sentire delle mani percorrere le sue cosce nude, insinuarsi fra la sua veste da notte, premere contro la sua intimità, premere fra le sue pieghe.
Solo allora si svegliava: riusciva a spalancare terrorizzata gli occhi, alla ricerca disperata del suo aggressore in ogni angolo della stanza buia, ritrovandosi incapace di scrutare anche solo un particolare insolito fra quelle mura. 

Urlare non aveva più senso, lo aveva capito: nessuno l’avrebbe ascoltata.

Tutti l’avevano abbandonata al suo misero destino ignoto.

Era sola in quella situazione.

Era sola con sé stessa.

 

-Capo, ma siamo sicuri che quella stia bene?- la voce perplessa di Formaggio riportò l’attenzione di Risotto e degli altri colleghi verso l’argomento di quella riunione: Celeste.

-Io non la vedo al massimo: ha perso un sacco di peso, non credo manco chiuda più occhio la sera, le occhiaie le prendono metà faccia praticamente!- concordò Melone, appoggiando comodamente la schiena sul divano ingrigito -Non va bene per una donna raggiungere questi livelli di stress: rischiamo di farla diventare sterile.-

Ghiaccio sbuffò rumorosamente, sbattendo prepotentemente una mano guantata contro il tavolino in vetro davanti ai loro piedi, causando lo spostamento delle tazzine da caffè appoggiatevi sopra.

-Che cazzo c’entra se quella puttana può rimanere incinta o no! Rischiamo che quella troia si lasci morire e che il boss ci ammazzi tutti, ecco che cazzo rischiamo!- sbraitò, continuando a imprecare contro la donna.

-Ghiaccio ha ragione, capo.- aggiunse Illuso, rivolgendo all’uomo dai capelli bianchi uno sguardo colmo di serietà e preoccupazione -Stiamo veramente giocando con le nostre vite a questo punto, dobbiamo assolutamente fare qualcosa per fermarla.-

-Mi chiedo come faccia una persona a ridursi in tale maniera.- dichiarò Prosciutto, sistemandosi una ciocca setosa di capelli dietro l’orecchio, scrutando i suoi colleghi con fare disinteressato -Si è presentata come una persona così forte d’anime e ora eccola, ridotta a uno rifiuto umano… miserabile.- sputò.

-Scusate la domanda inopportuna, ma...- disse Gelato, portando gli occhi degli uomini verso di sé e il compagno, sopra il quale stava comodamente seduto, poggiandosi sulle sulle sue spigolose ginocchia -Si può sapere come avete fatto a ridurla così male in poco più di un mese?- una risata gli sfuggì dalle labbra carnose, contorte in un sorriso divertito -Non era fra i nostri obiettivi quello di trattarla in un modo accettabile, per portarla al boss nel migliore delle condizioni possibili?- 

Risotto non si mosse quando il ragazzo dai riccioli azzurri scattò in piedi, volgendosi verso la coppia in un gesto rabbioso, accompagnato dall’apertura delle sue braccia muscolose, in segno di sfida.

-Ah, facile parlare quando non si fa mai un cazzo, eh?!- si avvicinò ai due, digrignando i denti, mentre la sua voce diventava quasi un ruggito -Ne ho le palle piene di quel tuo minchia di sorrisetto mentre dici agli altri cosa avrebbero dovuto fare, cazzo!.-

-Posa quel tuo culo ossuto sul divano, Ghiaccio.- si sentì la voce bassa e gutturale di Sorbetto riempire la stanza -Non vogliamo che finisca come l’ultima volta, vero?- Gelato ridacchiò ancora alle parole del compagno, sistemandosi più comodamente sul suo largo petto, osservando come l’espressione del collega dagli occhiali si contorcesse in smorfie furiose, come se stesse provando con tutte le sue forze a non saltare loro addosso.

-Brutto stronzo, ti ammazzo cazzo!-

-Ghiaccio.- fu tutto ciò che servì per far bloccare sul posto l’uomo, mentre Risotto lo scrutava con uno sguardo severo e chiaramente infastidito da quella situazione, che ogni volta degenerava -Basta così, tutti e tre. La situazione è già complessa di suo, non servono i vostri inutili litigi.-

Con un rumoroso schiocco della lingua, Ghiaccio fece come ordinato e si sedette nuovamente accanto al suo collega dai capelli lilla, che nascose un sorriso divertito.

-Quindi, come pensiamo di procedere con quella donna?- chiese Sorbetto, piegandosi lievemente di lato, per guardare in volto gli altri membri dalla schiena del partner. 

-Agire con la violenza non farebbe altro che incitarla nel suo percorso autodistruttivo.- esordì il loro capo, premendo con le dita delle mano le palpebre stanche, massaggiandole vigorosamente, come era solito fare in situazione mentalmenti stancanti come quella. 

-Sarebbe bene parlarle, allora.- aggiunse Prosciutto, ricevendo come risposta un movimento affermativo del capo di Risotto, incoraggiandolo a continuare -Bisognerebbe riuscire a legare abbastanza con lei per riuscire a convincerla a uscire da questo stato depressivo.-

-Ma… ma come facciamo a legare con una persona che ci odia…?- balbettò timidamente Pesci, abbassando lo sguardo mortificato non appena Prosciutto spostò le sue iridi di ghiaccio su di lui.

-Il ragazzino non ha tutti torti.- lo supportò Formaggio -Quella ci vorrebbe vedere tutti morti, come facciamo a convincerla a non lasciarsi deperire completamente? E’ impossibile!-

-Non se ci organizziamo per una sceneggiata.- propose Illuso, sorridendo.

-In che senso?-

-Se ci mettiamo tutti d’accordo, possiamo mettere su un teatrino.- iniziò a spiegare, piegandosi in avanti, allargando gentilmente le braccia per coinvolgere tutti nel discorso, attirando coi gesti le loro attenzioni -Dobbiamo scegliere una persona che finga, piano piano, di affezionarsi realmente alla zoccola. Questa persona dovrà comportarsi come se provasse effettiva pietà nei suoi confronti, rompendo alcune nostre regole e proteggendola in certe occasioni. E’ talmente tanto disperata che davanti a un minimo di umanità si affiderebbe completamente: in questo modo la si può manipolare nel fare quello che vogliamo.- concluse, tirandosi nuovamente indietro verso lo schienale del divano.

-Non sembra male come piano, effettivamente.- annuì Melone, mordendosi il labbro con fare pensoso, mentre i suoi occhi vagavano distrattamente verso il soffitto, già immaginando l’esilarante spettacolo che li aspettava. 

-Sarà un processo lungo, però…- sospirò pensoso Risotto.

-Sì lo so, ma onestamente mi sembra essere l’unica scelta credibile, no? Infondo quella ragazza è debole, ha bisogno di una spalla su cui piangere. Se le presentiamo qualcuno con un minimo di empatia, possiamo essere certi che si attaccherà immediatamente, facendo tutto quello che le viene ordinato.- 

-Non ti facevo così intelligente, Illuso.- ridacchiò meschinamente Ghiaccio, coinvolgendo anche Formaggio e l’uomo dai capelli castani, che rispose con tono scherzoso.

-Visto? L’università ogni tanto si fa sentire.-

-Anche se non si è dato alcun esame?- lo stuzzicò il ragazzo dai capelli lilla, facendo sorridere tutti, tranne Risotto Nero, che continuava a scrutare un punto vuoto davanti a sé, come se stesse cercando di studiare tutti gli scenari possibili nella sua mente. 

-Allora, chi sarà lo sfigato a doversi sorbire tutte le scenate isteriche di quella povera pazza?- 

-Io no, cazzo! Non ci sopportiamo e odio sentirla piangere.- 

-Tranquillo Ghiaccio, non penso fossi nemmeno stato preso in considerazione.-

-Senti chi cazzo parla! Come se a lei tu stessi simpatico, Melone! Credi che la troia non li noti i tuoi fottutissimi sguardi viscidi mentre le fissi i piedi?!-

-Almeno non l’ho fatta piangere!-

-Quante volte te lo devo ripetere che quella zoccola piange per ogni cazzo di cosa!-

-Io propongo Prosciutto.- li interruppe Illuso, osservando l’amico biondo, che lo guardò stupito, sbarrando leggermente le palpebre adornate dalle ciglia, folte e chiare, per la sorpresa.

-Ha senso.- annuì Formaggio, alzandosi dal divano, passeggiando per la stanza distrattamente, stanco di star seduto nella stessa posizione -Dopotutto, il nostro caro Pro’ ha un chiaro debole per Celeste, non è così?- e rise, consapevole di aver colpito l’uomo nel suo orgoglio. 

Nessuno infatti si stupì quando Prosciutto strinse i pugni poggiati sulle cosce muscolose, mentre una vena iniziava a pulsare insistentemente lungo la sua fronte lucida.

-Smettetela con questo discorso assurdo.- soffiò, alzando gli occhi cristallini al cielo -Se volete che mi ci avvicini io lo farò, ma non ditelo come se mi facesse alcun piacere: è per il bene della Squadra. Quella donna è talmente miserabile da farmi venire il vomito.-

-Certo, però te la sei scopata volentieri.-

-Melone!- quasi urlò, sbigottito dai suoi modi così volgari e oltraggiosi nei confronti di un membro più anziano. Come si permetteva di umiliarlo davanti a tutti i suoi colleghi in tale maniera?!

Formaggio, Illuso, Ghiaccio e Melone scoppiarono in una grottesca e scomposta risata, divertiti dalla reazione così esagerata e stizzita del compagno, consci di averlo provocato su un argomento a lui molto caro: la sua dignità. 

Risotto, invece, si ritrovò inconsciamente a digrignare i denti, sentendo le meningi pulsare a quella pressione così violenta e duratura nel tempo. Era innervosito… anzi, era furioso. 

Furioso per la poca serietà dei suoi compagni durante una riunione così seria, furioso per le loro battute volgari in momenti del genere, furioso per il casino che avevano fatto tutti insieme, come Squadra, che ora li metteva in una situazione di pericolo.

Furioso per ciò che aveva detto Melone. 

Furioso per la proposta così rapida di Prosciutto per avvicinarsi a quella donna.

Furioso della reazione del suo compagno.

Risotto era furioso.

-Piantatela con queste stronzate!- tuonò a un tratto, facendo piombare un silenzio assordante nella sala. 

Tutti si voltarono intimoriti a guardarlo: era raro sentire il suo tono di voce così alto, così aggressivo, così poco tollerante.

-Dobbiamo trovare una soluzione per un problema serio, non abbiamo tempo per cazzeggiare in questo modo!- concluse, guardando uno a uno i suoi uomini negli occhi, notando come i loro sguardi si abbassassero con vergogna, uno dopo l’altro.
Sospirò, chiudendo leggermente le palpebre, inspirando con calma, prima di incoraggiarli a continuare il discorso.

-Quindi è deciso per Prosciutto?- domandò titubante Illuso, scrutando il viso dei suoi compagni.

-Io non sono dell’idea che scegliere me sia una buona idea.- ammise il biondo, dopo qualche secondo di silenzio.

-Cosa?! E perchè? Sei quello che fino ad adesso c’è stato più attorno, dopo il Capo intendo.- la voce esasperata di Ghiaccio fu seguita da un coro di approvazioni.

-E’ per un problema che ho riscontrato, quando mi trovo solo con lei.-

-Stiamo davvero tornando su quel discorso, Prosciutto?- chiese infastidito Illuso, massaggiandosi le tempie.

-Non dirmi che è perché non sai tenertelo nei pantaloni, cazzo!-

-Di che diamine state parlando, si può sapere?- li interruppe nuovamente Risotto, guardando con fastidio i tre uomini, concentrandosi sul collega dagli occhi cristallini -Prosciutto, cosa intendi dire con “problema”?- 

Il biondo sospirò: ora avrebbe dovuto esporre tutta la sua teoria, davanti all’intera Squadra. Sicuramente molti gli avrebbero detto che quelle erano solo scuse per le sue azioni e che non c’era nulla di cui preoccuparsi, era un uomo dopotutto! Era normale reagire così davanti a una tale puttana.
No, Prosciutto ne era certo: quello non era il suo modo di agire e sapeva benissimo che non era nemmeno normale per il suo Capo comportarsi in una tale maniera, così imprudente e avventata… così egoistica. 

-Avrei voluto parlarvene prima, ma non eravamo mai riusciti a fare una riunione completa in questo periodo, quindi ho preferito aspettare che fossimo tutti riuniti, assieme.- iniziò, nel goffo tentativo di giustificare il ritardo nell’esposizione di una teoria così importante -Una sera, quando mi sono ritrovato solo con Celeste, ho notato un qualcosa di inaspettato e mi sono sentito come incapace di controllarmi.- potè sentire gli occhi neri di Risotto assottigliarsi, mentre lo scrutavano con uno sguardo severo, come colmo di disprezzo -E’ come se di colpo il suo intero corpo fosse coperto da.. da un’aura rossa e io mi sono ritrovato incapace di controllarmi, mi capite?- il suo tono lasciò trasparire la sua disperata ricerca di empatica e comunione coi suoi compagni: lui sapeva di non essere stato l’unico ad aver provato quelle cose; lui ne era certo.

-Nel senso che non sei riuscito a fermarti dallo stuprarla?- chiese ridacchiando Ghiaccio, sorridendogli, mentre accarezzava distrattamente il petto del partner, seduto sotto di lui.

-E’ brutto da ammettere, ma in realtà è proprio quello che è successo.- sentì il suo orgoglio incrinarsi a quella confessione, così umiliante e vile -Non sono riuscito più a fermarmi e lo sapete bene pure voi che io non sono solito perdere il controllo: sono sempre stato riconosciuto per le mie capacità di gestione personale, è assurdo il fatto che io abbia rischiato di mettere in pericolo la salubrità della nostra missione, solo per il corpo di una donna, di proprietà del Boss, inoltre.- fece una pausa e incontrò finalmente lo sguardo duro del suo compagno -Capo, io credo che quella donna abbia uno stand.-

Tutti gli occhi di quella stanza si fissarono su di lui.

Uno stand? Quell’inetta? Quella lurida puttana, che non faceva altro che piangere e urlare come un bambino tutto il giorno? Quella patetica creatura, che era diventata il giocattolo del gruppo, il loro passatempo per quando i pomeriggi liberi si facevano troppo noiosi? Lei? Davvero lei?

-Stai scherzando, vero?- provò a dire Melone, aspettando invano una risata dal compagno, che però non mosse un muscolo del viso.

-Ma che cazzo di stand sarebbe?- 

-Infatti! Che scopo ha uno stand se ti mette in pericolo?-

Risotto non sentì le voci dei suoi compagni alzarsi, sovrastandosi l’una sull’altra, nel tentativo di coprire le parole pronunciate da Prosciutto: la sua mente era occupata da altro.

Anche il suo più fidato collega aveva percepito quelle sue stesse sensazioni. 

Anche lui si era sentito costretto a prenderla, a farle del male, a violarla. 

Anche lui era stato sopraffatto da quella strana forza, come una voce che gli gridava incessantemente di agire, di usarla a suo piacimento, di usurparla come meglio credeva per il suo piacere, per il suo godimento e quello di nessun altro.

-A quanto pare non ne è consapevole.- esordì, dopo minuti interi di silenzio, passati a riflettere su quell’assurda situazione.

-Non ne è consapevole?! Come cazzo è possibile?-

-Come farebbe a non rendersene conto?!-

-Capo, è impossibile!-

-Invece sì che lo è.- la voce di Prosciutto zittì nuovamente le rumorose proteste -Ho sentito parlare di strani casi in cui il portatore non era conscio del suo potere e lo stand finiva inevitabilmente col lavorare contro il proprio portatore…- 

-Ma allora… se potesse controllarlo, che potere avrebbe?- domandò Melone, spostandosi in avanti col busto, per ascoltare meglio la conversazione. Non era tipico sentire di questi casi così anomali, sicuramente quella donna si faceva sempre più interessante.

-Non posso dirlo con certezza, ma credo abbia a che fare col controllo delle emozioni delle persone, o comunque dei loro desideri.- concluse il biondo annuendo.

-Nel caso fosse così, sarebbe sicuramente uno stand utile. Pensate averla come partner! Potrebbe prendere le emozioni negative di una persona e manipolarla a tal punto da spingerla al suicidio!- 

Risotto spalancò le palpebre a quella teoria, pronunciata da Illuso: aveva ragione. 

Nel caso Celeste avesse avuto veramente un potere simile, la manipolazione sarebbe stata un’arma pericolosa da utilizzare, per portare le persone all'autodistruzione, facendole impazzire, facendo perdere loro il controllo, mettendole l’una contro l'altra. 

Proprio come stava accadendo loro.

 
   
 
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