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Autore: Talitha_    20/06/2021    3 recensioni
Da quando lei ed Adrien hanno scoperto le rispettive identità, Marinette ha sempre negato, con ostinazione, ogni possibilità di un futuro insieme. ⁣
Sarebbe sbagliato, pericoloso. ⁣
Tuttavia, dopo ancora quattro anni, i suoi sentimenti per lui e gli errori del passato continuano a tormentarla. ⁣
È davvero esclusa in partenza ogni possibilità di trovare un lieto fine?⁣

« Perché c’è di peggio che non conoscere mai l’amore: trovarlo in un tempo della propria vita che lo rende impossibile. »⁣
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IV. Réveil

 

1.

 

Da quando lui e Marinette stavano insieme, Adrien aveva scoperto una cosa molto interessante: amava svegliare la sua ragazza a suon di baci. 

La prima volta che era accaduto era stata puro frutto del caso. Marinette si era addormentata attorcigliata a lui sul divano, e Adrien aveva cercato di godere il più possibile del calore del corpo di Marinette accanto al suo, i respiri profondi e regolari e il suo viso adorabile mentre dormiva. Avrebbe fatto di tutto pur di addormentarsi insieme a lei e svegliarsi il mattino dopo ancora con lei, ma sapeva anche che la loro relazione era appena cominciata e che lui non voleva fare nulla che potesse mettere a disagio Marinette. Quando il film era finito e il sonno aveva cominciato ad arrivare, Adrien aveva deciso che era arrivato il momento di svegliarla. 

Oh, ma come svegliarla, era questo il problema. Sicuramente non avrebbe avuto il coraggio di scuoterla e ridestarla dai suoi sogni senza alcuna considerazione per il suo riposo. Aveva provato allora a sussurrarle qualche volta il nome nell’orecchio, senza alcun risultato. Marinette dormiva profondamente, gli occhi chiusi, le guance rosate e le labbra...

Oh, le labbra

Fu osservando quelle sue labbra invitanti che ad Adrien era venuta l’idea. Quale risveglio più dolce di quello che scaturisce da un bacio? 

Allora si era chinato su di lei e sistemato come meglio poteva (Marinette era quasi ancorata a lui, non che ad Adrien dispiacesse), e fu così che la risvegliò per la prima volta al suon di dolci, piccoli baci. Si era concentrato prima sulle labbra, poi sugli angoli della bocca, le guance, il collo, le palpebre chiuse, e poi di nuovo le labbra, fino a che non aveva sentito Marinette mugugnare contro di lui e ricambiarlo con sempre più decisione. 

Era stato bellissimo, ed Adrien si era ripromesso che quella sarebbe stata solo la prima di una lunga serie di dolci risvegli. 

Da quel momento, ogni occasione era buona per portare avanti il suo obiettivo - anche quando Marinette non dormiva accanto a lui, perché di certo nulla gli impediva di correre a casa sua prima che lei si svegliasse e mettere in atto il suo piano. 

Era estate, e Marinette lasciava sempre la finestra aperta mentre dormiva (e comunque, Adrien sapeva dove nascondeva la chiave di riserva - anche se sospettava che presto ne avrebbe avuta una tutta sua). 

In realtà, quella mattina Adrien non si era svegliato con l’intento di andare a baciare Marinette. Voleva soltanto vederla da fuori, osservarla mentre dormiva e forse sognava. Lo sognava. 

Poi, però, aveva trovato la finestra aperta, quasi come un caloroso invito ad entrare. E Chat Noir non se lo lasciò assolutamente scappare. Socchiuse piano la finestra, cercando di non fare rumore, anche se sapeva che il sonno di Marinette era pesante e che ci sarebbe voluto ben più di un cigolio per farle aprire gli occhi. 

Sogghignò sotto i baffi - non letteralmente, si intende, dato che di baffi non ne aveva - scavalcò la finestra e si diresse in punta di piedi verso il letto di Marinette (c’era pur sempre Alya, che dormiva nell’altra stanza). 

Vide Tikki ridacchiare a trapassare la parete della stanza, per lasciar loro un po’ di privacy. Adrien trattenne una risata e si accucciò con eleganza ai piedi del letto di Marinette. 

Lei dormiva come un angelo, le ciglia un po’ spiegazzate e una macchia di mascara sotto l’occhio sinistro. Adrien la osservò dormire beatamente per una manciata di minuti, e quando Marinette sussultò nel sonno lui dovette tapparsi la bocca per non scoppiare a ridere. 

Forse dovrei lasciarla dormire ancora un po’’, disse una vocina interiore, che lui non aveva alcuna voglia di ascoltare. 

Ma guarda il suo visino, aspetta soltanto di essere baciato!’, sussurrò una seconda vocina, più malefica della prima, con cui Adrien si ritrovò perfettamente d’accordo. È vero che era piuttosto presto (per gli standard di Marinette, a cui la mattina piaceva sempre dormire fino a tardi), ma Adrien sapeva anche, dalla loro esperienza di qualche sera prima, che Marinette non gli avrebbe certo rimproverato di averla svegliata, se in cambio avesse ricevuto tanti baci e un po’ di coccole. E Adrien era dispostissimo ad assecondare ogni sua richiesta. 

Si appoggiò con i gomiti sul letto e le leggere lenzuola di lino bianco di Marinette emisero un basso fruscio. Chat Noir avvicinò pericolosamente il viso a quello di lei, fino a percepire il rimbalzo del suo respiro regolare e profondo sulla pelle. La guardò con occhi incantati, e poi le premette un piccolo bacio sulle labbra. Marinette era ancora addormentata e probabilmente non aveva sentito niente, ma quel singolo contatto con la sua pelle morbida e calda spronò Adrien a riprovarci ancora, ancora ed ancora. 

Dopo un paio di minuti e tanti baci sul collo, Marinette iniziò a dare segni di vita. Quando avvertì le labbra di Adrien premere sulla sua pelle delicata lo scacciò con uno scatto, come si fa con una mosca fastidiosa. Chat Noir non si diede per vinto, e si spostò di nuovo sulle labbra, che sentì piano piano adattarsi al ritmo dei suoi baci leggeri. 

Finalmente, Marinette aprì gli occhi, e le sembrò di star ancora sognando quando si accorse che la sua visione era piena di Chat Noir. Si ritrasse spaventata. 

Adrien ridacchiò. “Buongiorno, Milady. Dormito bene?”

Attirò di nuovo Marinette a sé, con le ginocchia ancora poggiate sul pavimento. Le avvolse un braccio attorno alla vita, sebbene Marinette fosse coperta dalle lenzuola fin su al mento. 

“A-Adrien?”, chiese lei, confusa. La voce era ancora impastata di sonno, e Adrien la trovò assolutamente adorabile. 

“Mmh”, confermò lui, ancora intento a osservarla dritto negli occhi. 

“C-cosa ci fai qui?”

“Sorpresa”, le rispose lui, con un ghignetto stampato sulle labbra. Le strappò un bacio veloce. “Contenta di vedermi?”

Marinette sbatté le ciglia e si strofinò gli occhi con il pugno. Poi sbadigliò e si tirò un po’ più su sul letto. Il lenzuolo le scivolò addosso, e la visione di una spalla nuda e perfetta riempì gli occhi di Chat Noir. Marinette indossava soltanto una leggera canottiera bianca e rosa, le cui spalline erano talmente sottili che di sicuro sarebbero scivolate via così facilmente e...

Chat Noir fu riscosso dal sussurro di Marinette. “Perché sei qui? Se Alya dovesse vederti darebbe i numeri.”

Chat Noir appoggiò la testa contro il suo corpo caldo. “Mi mancavi”, mormorò, con un tono che sapeva avrebbe sciolto Marinette. 

E infatti, la conosceva fin troppo bene. 

“Vuoi che me ne vada subito?”, aggiunse, e si staccò così improvvisamente da lei che Marinette fece una smorfia di disappunto. Lo prese per le mani e lo tirò di nuovo a sé. “No, non ancora. Ormai il danno è fatto, e se mi prometti di fare il bravo gattino ti faccio restare ancora un po’.”

Un po’ quanto?”

Marinette sorrise. “A volte sembri proprio un bambino. Un po’ fino a che non lo dico io.”

Chat Noir sembrò accontentarsi della sua risposta (sapeva quanto Marinette adorasse le sue coccole, e di sicuro non lo avrebbe cacciato troppo presto), e si sdraiò accanto a lei sopra alle lenzuola. Marinette colse l’occasione per infilare le dita sottili tra i suoi capelli biondi. Gli accarezzò le orecchie da gatto, e subito Chat Noir iniziò a fare le fusa. Marinette ridacchiò, e si sistemò meglio vicino a lui, premendo l’orecchio contro il suo petto per auscultarne i battiti. Adrien fece scivolare le mani intorno alla vita di lei, e la strinse più forte a sé, come se avesse paura che qualche forza maligna la potesse portare via da un momento all’altro. Le diede un bacio sui capelli, e poi poggiò il mento sulla sua testa. Marinette si accucciò a lui il più possibile, circondandogli a sua volta il busto con le mani. 

Chat Noir sospirò di felicità. Magari avesse avuto la possibilità di stringerla così, tra le braccia, ogni singola mattina. 

“A cosa pensi?”, lo ridestò la voce di Marinette. 

Adrien meditò se dirle la verità o meno, ma poi si chiese quale sarebbe stata la reazione di Marinette alle sue parole e pensò che era qualcosa che non voleva perdersi. Indietreggiò leggermente con la testa, spingendola a guardarlo negli occhi. Con una mano le ricoprì la guancia sinistra, e le accarezzò lo zigomo con la punta del pollice. “Penso a quanto mi piacerebbe svegliarmi con te ogni mattina, e restare abbracciati come adesso.”

Marinette arrossì e nascose di nuovo la testa nel suo petto. Anche Adrien era arrossito, ma la reazione di Marinette ne era valsa totalmente la pena. 

“Anche a me piacerebbe”, il sussurro di Marinette lo colse totalmente di sorpresa. 

“Cosa?”

Marinette ridacchiò. “Ti sembra strano?”

“N-no, è che… non me lo aspettavo.”

Adrien la vide finalmente alzare la testa a guardarlo. “E dire che stavo pensando la stessa cosa”, disse a fior di labbra. 

Chat Noir sentiva caaaaldo. Per evitare di risponderle - come si risponde ad una dichiarazione del genere?! - la baciò, per l’ennesima volta quella mattina. Marinette sembrò apprezzare, perché subito mugugnò di piacere e inclinò il capo per assecondarlo. Chat Noir sentì l’intero corpo vibrare quando avvertì la lingua di Marinette premere per incontrare la sua. La accolse e gemette e la baciò con passione, intensità, amore, desiderio, e poi… 

Qualcuno bussò alla porta. 

“Marinette, tutto bene lì dentro?”

Alya. Oh, Alya. E dire che Adrien aveva così tanto di che esserle grato. E adesso, adesso…

Marinette scattò seduta. “S-sì, Alya. Tutto bene. Alla grande. Perché?”

Alya rise da dietro la porta. “Mi è sembrato di sentire dei rumori.”

Marinette lanciò uno sguardo disperato ad Adrien. O meglio, a Chat Noir. “Destrasformati!”, mimò con le labbra, perché un conto era se Alya la beccava con Adrien, che sapeva essere il suo ufficiale ragazzo, e un altro totalmente diverso era se la sorprendeva con Chat Noir, mentre tradiva Adrien. 

“Marinette?”, la chiamò ancora Alya. 

“Sì?”

Alya socchiuse la porta, e un’ondata di panico colse Marinette. Non sapeva perché si sentiva così nervosa all’idea che la sua amica la scoprisse con Adrien, nonostante avessero già spiattellato a tutti di stare insieme. La testa rossa di Alya emerse dallo spiraglio di porta aperta. Marinette si irrigidì, prima di vedere che la sua amica stava tenendo gli occhi rigorosamente chiusi. Alya sorrise. “Divertitevi”, sussurrò malefica, poi si richiuse la porta alle spalle, strillò un ‘Io vado!’, e uscì di casa. 

Solo quando Marinette sentì il portone che si chiudeva emise un sospiro di sollievo, si volse verso Adrien, alla sua destra, e lo trovò…

Beh, detrasformato. 

Nella sua mise notturna. 

Che a quanto pare non consisteva in altro se non un paio piuttosto succinto di boxer. 

Un. Paio. Succinto. Di. Boxer.

Marinette boccheggiò, alla ricerca disperata di aria. Adrien era… bellissimo, un dio greco sceso dall’Olimpo, un angelo caduto dal cielo, un…

“Ti piace quello che vedi, Milady?”

Oh, Dio. 

Marinette spalancò gli occhi, completamente rossa in viso. Lasciò indugiare ancora qualche secondo lo sguardo sulla sua pelle dorata, liscia e perfetta, i suoi addominali scolpiti, le braccia tornite, il rigonfiamento prosperoso dei boxer. 

Adrien gettò la testa sul cuscino, e si sistemò ben bene al suo fianco. Marinette, che era ancora seduta, si ritrovò ad avere una perfetta visuale del suo intero corpo, e improvvisamente i polmoni le parvero insufficientemente grandi per accogliere tutto l’ossigeno di cui aveva bisogno. 

Respira, Marinette. Respira. È una situazione del tutto normale, questa. Adrien non è forse il tuo ragazzo? Il tuo ragazzo, ommiodddioo.’

Era come se Marinette stesse realizzando solo in quel momento che lei ed Adrien fossero effettivamente una coppia. Ed era così strano, perché dopo tutti quegli anni passati a soffrire, a pensare per ‘se’, ‘ma’, ‘però’, ‘comunque’, le sembrava quasi impossibile che quella fosse effettivamente la realtà. 

“Non sono mica materiale da vivisezione, sai”.

Adrien rise imbarazzato, e Marinette osservò incantata i muscoli del suo petto vibrare e contrarsi al ritmo della sua risata. 

Oddio oddio oddio. 

Sentiva le orecchie fischiare, il sangue fin nel cervello, e le mani le tremavano talmente tanto che Adrien dovette prenderle tra le sue per farle calmare. 

“Te l’ho detto che non ero niente male.” Le fece l’occhiolino. 

“Oh, smettila”, riuscì ad esclamare Marinette, che ritirò le mani dalle sue e si nascose sotto le lenzuola dall’imbarazzo. 

Adrien rise più forte. Si stava divertendo davvero un mondo a prenderla in giro. 

Marinette sentì il materasso piegarsi sotto il peso di Adrien, che si chinò su di lei e tirò giù con delicatezza il lenzuolo che la riparava. 

“Perché ti nascondi?”, le chiese dolce, non appena il viso rosso di Marinette riemerse dal suo nascondiglio. 

“Non fare il finto tonto, sai benissimo perché.”
Adrien si portò l’indice al mento. “Mmh, se non vuoi dirmelo credo che mi toccherà provare ad indovinare.” Finse di pensarci per qualche secondo, in cui continuava a guardarla dritto negli occhi, e Marinette premette la testa sul cuscino dall’imbarazzo sempre maggiore. 

“È forse perché sono troppo bello?"

Marinette sollevò la testa e gli scoccò un’occhiataccia. “Troppo pieno di te, vorresti dire?”

“Mi fraintendi, Milady. È che non riesci ad ammettere che sono più bello di quanto tu sia mai stata capace di immaginare. O sbaglio?”, ghignò. 

Adesso, Adrien giaceva sdraiato di profilo, con la testa appoggiata sul gomito sinistro, e lei era proprio sotto di lui, inondata dal profumo della sua pelle e completamente stordita dalla sua vicinanza. Si sentiva così piccola ed indifesa - senza nessun’arma per poter controbattere i suoi attacchi spietati - ma allo stesso tempo protetta e amata, tanto che avrebbe felicemente accettato di continuare a godere di quella posizione per ancora molto, molto tempo. 

Senza sapere bene cosa stesse facendo, Marinette allungò una mano verso il collo nudo di Adrien. Lo circondò con il braccio sinistro e si accoccolò contro di lui. Rabbrividì al contatto col suo corpo tonico e la pelle esposta, ed improvvisamente desiderò che la sua canottiera scomparisse, per poter finalmente verificare quanto potesse essere piacevole la sensazione del suo petto nudo contro il suo. 

“In effetti”, sussurrò infine contro il suo collo profumato, e Adrian rabbrividì “mi rendo conto solo ora che la mia immaginazione non è affatto degna della realtà dei fatti.”
“Stai ammettendo che la mia bellezza supera il potere dell’immaginazione di Ladybug?”, si finse scioccato. 

“Mmh”, mugugnò Marinette, senza il coraggio di guardarlo negli occhi. 

“È un sì?”

“Smettila.” 

Adrien rise. “Lo prendo come un sì.”

“Prendila come vuoi.” 

Una brezza fresca entrò dalla finestra, ancora aperta, e Marinette si accorse solo allora che Adrien era praticamente nudo e scoperto. Afferrò l’orlo del lenzuolo e lo invitò a mettersi sotto accanto a lei, e anche se Adrien non aveva affatto freddo, non si lasciò sfuggire quell’opportunità. 

Strinse Marinette tra le braccia e appoggiò la testa sull’incavo della sua spalla, dopo averle schioccato un tenero bacino sulla sua pelle bianca e calda. Sentì Marinette aderire completamente al suo corpo, e intrecciare le gambe sottili alle sue. Aveva i piedi ghiacciati, e Adrien rabbrividì e la prese in giro, e Marinette gli rispose che se gli davano tanto fastidio poteva sempre alzarsi ed andarsene via. Adrien non si lamentò più, e si mosse subito per cercare un modo per riscaldarli. 

Rimasero così, vicini vicini, a scambiarsi qualche parola, bacio, battuta, e a godere semplicemente della presenza dell’altra persona che li stringeva. 

“Che ore sono?”, chiese dopo un po' Marinette. 

Adrien scosse la testa contro il suo collo. “Non è importante”, rispose con voce rauca. 

Marinette rise. “Adrien, ho lezione alle dieci."
Adrien respirò e la baciò e Marinette rabbrividì. “A-Adrien…”

“Uffa, hai rovinato la magia”, si lamentò lui. 

Marinette gli scompigliò i capelli. “Magia, eh?”
“Mmh.” E sbadigliò. 

“Non ti starai mica addormentando?”

“Forse”, rispose, con tono colpevole. 

“Adrien!”, Marinette lo prese per le spalle e cercò di allontanarlo, invano. Lui la strinse più forte. 

“Guastafeste”, grugnì lui. 

Marinette sospirò esasperata. Già era estremamente difficile allontanarsi da lui, le mancava soltanto che lui la trattenesse. Non era sicura che sarebbe riuscita a resistere. 

“Ah, peggio per te, Chaton!”

“Cosa?”, chiese lui curioso. 

Marinette fece un sorrisino trionfante. “Proprio stamattina avevo in mente di preparare dei gustosi pancake al cioccolato.”

“Fondente?”

Marinette annuì. “Fondente”, confermò. 

Lui alzò la testa e la guardò dritto negli occhi. “Mi dispiace”, disse “credo che rinuncerei senza rimpianti a dei pancake pur di restare ancora un po' qui con te.”

Oh, ma si può essere più dolci?!

“Adrien, ti prego!,” insisté lei. “Credi che a me faccia piacere lasciare te per andare all’università?”

Lui rise. “Colpa della mia irresistibilità.”

“Sei impossibile.”
“Sono innamorato di te.”
Marinette si morse le labbra. Era talmente adorabile che non riusciva nemmeno a fare finta di essere arrabbiata con lui. 

“Facciamo così”, propose come ultima speranza. “Adesso mi lasci andare, io vado a prepararti una colazione coi fiocchi, e stasera, puoi tornare qui per un altro po' di coccole.”

“Davvero?”, Adrien la guardò speranzoso. 

“Davvero”, confermò Marinette. 

“E…emh”, iniziò Adrien, tuttavia ci ripensò e preferì star zitto. 

“E…?”, lo incitò Marinette. 

“Niente, non preoccuparti”, le disse lui con un sorriso, e le diede un bacio sulla fronte. 

“No, adesso sono curiosa. Dai, dimmi”, dichiarò Marinette. 

Adrien scosse la testa. “Non è niente, davvero.”

“Niente colazione”, lo minacciò Marinette. 

Adrien mise il broncio. “Ma non è giusto!”

“Spara, allora.”

Lui sospirò. Nascose la testa nel cuscino, e mugugnò: “Volevo solo chiederti se potevo rimanere a dormire qui con te.”

Marinette alzò le sopracciglia dalla sorpresa, e prima che potesse dire qualcosa Adrien alzò la testa e aggiunse: “Ma non devi assolutamente dire di sì! Dicevo solo per dire, sai.”

Marinette si morse il labbro. “E se volessi dire di sì dovrei lo stesso stare zitta?”
Adrien la guardò sorpreso. “S-sei seria?”

Lei annuì e sorrise. “Mai stata più seria in vita mia.”
il viso di Adrien si illuminò, le prese il volto tra le mani e la ricoprì tutta di baci. Marinette rideva mentre lui continuava imperterrito, e non fu contento fino a che non ebbe baciato ogni singolo centimetro del suo volto. 

“Adesso dobbiamo proprio andare, altrimenti non faccio in tempo a preparare la colazione.”

Adrien annuì obbediente, e seguì senza indugio la sua ragazza in cucina.  

 

 

2.

 

Seduto al tavolo, Adrien fissava un’affaccendata Marinette ai fornelli. La vista che gli si presentava, doveva ammetterlo, non era niente male. 

Eppure si sentiva in colpa a starsene lì, con le mani in mano, mentre lei era occupata a preparargli da mangiare. Si alzò dalla sedia con un unico e fluido movimento, dirigendosi verso Marinette. La sentì trasalire sorpresa quando con le braccia le avvolse la vita, il petto premuto contro la sua schiena. 

“Adrien!”, protestò lei, leggermente arrossita. 

Lui ridacchiò contro il suo orecchio, cosa che contribuì ad aumentare il tremolio delle gambe di Marinette. “Mi chiedevo se potevo fare qualcosa per aiutarti”.

Lei voltò la testa verso sinistra. “Sì che puoi. Torna a sederti, altrimenti qui si brucia tutto.”

La sua voce era piuttosto severa, ma Adrien sapeva che era per smascherare l’imbarazzo. “E perché mai dovrebbe bruciarsi qualcosa? Ti credevo una cuoca provetta”, la stuzzicò. 

Marinette sbuffò, trattenendo un sorriso esasperato. “Il tuo ego non conosce limiti, non è vero?”

“Volevo solo una conferma che fossi io il motivo per cui la colazione potrebbe carbonizzarsi. Tuttavia, non te ne farò una colpa”, e così dicendo, prese ad accarezzarle con un movimento lento ed esasperante la vita, giocherellando con il lembo della canottiera di Marinette. 

Lei sussultò al tocco delle sue dita calde ed esperte. Sgusciò sotto di lui. “Hai ragione, contento? Ora torna a sederti se ci tieni tanto alla tua colazione.”

Con un ghigno stampato sulla faccia, Adrien tornò a sedersi al suo posto, da gattino obbediente qual era. 

Non ci volle molto prima che Marinette portò i pancake in tavola. Ed evidentemente si era dimenticata che lui fosse ancora in boxer, perché ci mancò poco che il piatto con la colazione le scivolasse dalle mani e si schiantasse a terra. Adrien la accolse con un sorrisino malizioso ancora stampato in volto. Marinette alzò gli occhi al cielo, rossa come un pomodoro. 

“Ti faccio arrossire, Milady?”

“Oh, e smettila”, borbottò lei. Si sentiva tutta scombussolata, ed Adrien se ne accorse, perché si alzò in piedi e l’aiutò a riempire i piatti. Senza che lo volesse, lo sguardo di Marinette cadde accidentalmente sul petto nudo di Adrien. Non potè impedirsi di constatare che la sua pelle era semplicemente perfetta, calda, rosata e vicinissima a lei. 

“Mi stai mangiando con lo sguardo, ancora”, le fece notare Adrien con un sussurro. 

Marinette strizzò gli occhi e scosse la testa. “Non è vero.”

Adrien sorrise. “Sì, che è vero.”

Marinette fece per protestare, ma decise infine di arrendersi. “Non è colpa mia”, incrociò le mani al petto, senza osare incrociare il suo sguardo. “Sei troppo bello.”

Questa volta fu Adrien ad arrossire. Marinette lo guardò con dolcezza mentre balbettava una protesta. Era fatto così, Adrien. La stuzzicava senza tregua per cavarle di bocca qualche complimento, e poi arrossiva imbarazzato quando lei gliene concedeva. 

Era adorabile. 

“Tu sei più bella”, rispose lui dopo qualche secondo di silenzio. “Anzi, bellissima. Molto più di me. E ce ne vuole, sai”, aggiunse con una risata. 

Marinette voleva ribattere, ma le parole di Adrien l’avevano sciolta più di quanto non volesse ammettere, per questo preferì rimanere in silenzio e godere del suono dolce della risata di Adrien. 

Lo osservò prendere un boccone dei suoi pancake, e mugugnare di piacere. “Sono buonissimi. Davvero li hai preparati mentre io ero lì a distrarti?”

Lei annuì con un sorriso. “Non è stato facile, però.”

Adrien non rispose. Marinette alzò lo sguardo su di lui, e sentì un brivido scuoterla tutta quando si scontrò con gli occhi verdi ed intensi di Adrien. 

“Marinette?”, la chiamò poi, con la voce leggermente rauca. Si schiarì la gola. 

“Sì?”

Adrien le prese la mano, e le accarezzò il dorso con il pollice. “Sei felice con me?”

Marinette per poco non si strozzò. “C-cosa?”

Adrien deglutì. “Intendo… ehm, sei felice di essere la mia ragazza? Di aver detto sì?”

Nei suoi occhi Marinette fu in grado di leggere un sottile velo di paura. Temeva forse la sua risposta?

“Oh, Chaton”, disse, alzandosi dalla sedia e facendo spazio per sedersi sulle sue gambe. Gli prese il volto tra le mani e gli stampò un leggero bacio sulle labbra. Sapevano di zucchero e cioccolato. “Certo che sono felice. Cosa ti ha fatto pensare il contrario?”

Adrien parve rilassarsi un poco. Ma solo un poco. Marinette gli accarezzò entrambe le guance con delicatezza, e gli diede un altro bacio. 

“È solo che…”, riprese lui, incerto. 

“Che…?”, lo incitò Marinette. 

Ci un un breve silenzio, poi Adrien parlò ancora. “Marinette?”

“Mmh?”

Adrien le prese una ciocca di capelli tra le dita. “Lo sai che a volte faccio apposta lo scemo, vero?”

Marinette rise e alzò la testa per guardarlo negli occhi. “Certo, Chaton”, gli sussurrò contro le labbra. “Ti amo anche per questo. E nessuna delle tue freddure potrà mai cambiare i miei sentimenti.”

“Freddure?”

Lei rise, cercando di stemperare l’atmosfera. E parve funzionare, perché sentì chiaramente Adrien farsi più rilassato sotto di lei. Marinette gli avvolse le braccia intorno al collo e tuffò la testa contro di lui, aspirando con forza il suo profumo. 

Adrien arrossì, e sentì uno stormo di farfalle svolazzargli nello stomaco. Marinette era sempre così incredibile, e sapeva come farlo sentire in paradiso con pochi, semplici gesti. 

“Quindi non hai cambiato idea?”, le chiese ancora. 

“No”. 

“Sicura?”

Marinette rise. Sapeva che con quella domanda Adrien non intendeva soltanto se lei fosse sicura riguardo il suo carattere. Ma alla loro intera relazione. Al fatto che erano ancora Ladybug e Chat Noir, e che non solo conoscevano le rispettive identità, ma che erano anche una coppia nella vita vera.

Attorcigliò il dito intorno ad una ciocca dei suoi capelli biondi. “Sicura”, sussurrò.

E in quel momento fu come se i mostri del suo passato l’avessero finalmente lasciata in pace, libera di vivere con la persona di cui era perdutamente innamorata.  

 

 

BONUS

(aka una bozza che non volevo cancellare e che siete costretti a sorbirvi lo stesso lmao)

 

Quella sera, Marinette constatò per la prima volta quanto fosse difficile avere un’amica giornalista. Non che prima non lo fosse, ma il fatto era che Marinette non stava ancora insieme all’amore della sua vita, che guarda caso era anche Chat Noir. 

“Sono tornata!”, urlò a squarciagola Alya, facendo tintinnare le chiavi tra le dita. 

“C-ciao, Alya”, la salutò Marinette. Sapeva che sarebbe seguita una conversazione imbarazzante con la sua amica, perché non si erano più viste da che lei li aveva beccati quella mattina in camera di Marinette.

Alya entrò in soggiorno e sogghignò. “Hai qualcosa da dirmi, ragazza?”

Ovviamente, Alya andava sempre dritta al punto. Arrossì come un peperone. “Q-qualcosa?”

Un ghigno si dipinse sul volto di Alya. Oh, quanto amava prendere in giro la sua cara amica Marinette. 

“Sai, tu e Adrien, in camera da letto, rumori di baci e sospiri…”

“Alya!”, esclamò una imbarazzatissima Marinette. “N-non è come pensi, lui… era appena arrivato, stavamo solo…”

Alya prese l’amica per le spalle. “Tesoro, stavo solo scherzando. Non devi certo giustificarti con me sulle cose che fai col tuo ragazzo. E neanche accampare scuse che non stanno né in cielo né in terra. Sappiamo entrambe che Adrien non poteva essere appena arrivato. Da dove sarebbe entrato altrimenti, dalla finestra?”

Marinette sbatté le palpebre. Ovviamente, non poteva dire la verità ad Alya. Ovvero che lui era Chat Noir e che era davvero entrato dalla finestra. Forse era meglio farle credere che lei ed Adrien avevano dormito insieme. 

“Scusami, io… avrei dovuto chiederti il permesso. Ma sai com’è Adrien, quando ha voglia di vedermi prende e parte. Se vuoi posso parlargli, dirgli di avvisarmi quando viene così da dirlo anche a te…”

Alya sorrise affabilmente. “Oh, ma per me non è assolutamente un problema. Solo”, aggiunse seria, prendendola per le spalle “per favore, non fatelo sul divano. Non lo sopporterei.”
Marinette si sentì morire dall’imbarazzo. Agitò le mani come una pazza: “Oh, ma noi non abbiamo ancora fatto niente. Te lo giuro. Veramente, Alya. Devi credermi. Niente di niente.”

Alya alzò maliziosa un sopracciglio. “Non ancora. Dici bene, tesoro. Comunque, sei avvisata: niente schifezze sul divano, per il resto divertitevi. E se hai bisogno di qualche consiglio”, le fece l’occhiolino “sai a chi chiedere.”
Marinette ingoiò a fatica il groppone che sentiva in gola. Si limitò ad annuire, e prese come scusa lo squillo del telefono per sottrarsi a quella conversazione. 

Era Adrien. 

Sorrise come una scema prima di rispondere. “Pronto, Chaton?”

“Si può sapere purrrché diamine hai lasciato la finestra chiusa?”

Dannazione. ‘Perché diamine ti ostini a voler entrare dalla finestra?’, voleva rispondergli. Tuttavia, si morse il labbro e si trattenne. Alya era lì accanto a lei, e per un secondo Marinette andò in panico. Non poteva fare entrare Chat Noir dalla finestra, non con Alya lì presente. 

Poi riprese sicurezza, e con molto ben simulata nonchalance disse la prima cosa che le venne in mente: “D’accordo, ci vediamo tra venti minuti all’ingresso del cinema.” Riattaccò senza aspettare la sua risposta. 

“Non mi avevi detto che tu e Adrien andavate al cinema”, constatò Alya. 

Marinette si chiese perché la sua amica fosse sempre così dannatamente sveglia. Fece spallucce e rispose: “Non dovevamo, infatti. Ma ad Adrien è venuta voglia e ha trovato uno spettacolo che inizia tra poco. Ora scappo! Ci vediamo più tardi”, le diede un veloce bacio sulla guancia, afferrò chiavi e borsa e se ne uscì di tutta fretta. Sotto casa, un gatto voglioso l’aspettava tra le ombre. 

“Cinema, quindi?”, sentì una voce sussurrarle nell’orecchio e due mani prenderla per i fianchi. 

“Adrien, ma sei ancora trasformato? È pericoloso!”, lo rimproverò lei, mentre arrossiva violentemente. Marinette ringraziò che fosse buio, e non solo perché nessuno sarebbe stato in grado di scorgere bene la figura di Chat Noir. Così neanche lui avrebbe potuto prenderla in giro per il suo imbarazzo. 

Eppure, lui fu in grado di percepirlo lo stesso, l’abbracciò stretta e sghignazzò contro il suo collo. “E cinema sia”, disse infine. “Però dopo torniamo a casa tua. Una promessa è purrr sempre una promessa, Milady." Infilò una mano sotto le ginocchia di Marinette e spiccò il volo con lei in braccio. Si detrasformò in un vicolo, dopo che lei ebbe attentamente controllato che nessuno li avesse seguiti. 

Era sera tardi, e al cinema non davano nessun film interessante, ma Marinette insistette lo stesso per vederne uno, perché era convinta che Alya sarebbe stata capace di fiutare in qualche modo una sua bugia, e non voleva accampare ancora tutta una serie di scuse quando avrebbe potuto evitarlo. 

Alla fine, scelsero un documentario sui criceti. Quella sera, per la prima volta addormentatosi con Marinette tra le braccia, Adrien pensò che non sarebbe stato male, un giorno, regalarle un criceto. 

 

 

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