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Autore: Vickk36_    21/06/2021    1 recensioni
Gemma è una ragazza alle prese con l’ultimo anno di medicina, determinata e intraprendente come poche. La giovane è impaziente di ottenere la sua laurea al più presto difatti, da quando il suo ragazzo, Andrea, l’ha tradita, facendole smettere di credere all’amore, ed i suoi genitori sono disinteressati alla sua vita, ella non si è concentrata in altro se non allo studio al fine di poter diventare ciò che ha sempre desiderato: Un medico. Ma i suoi obiettivi vengono messi a dura prova da un professore tanto irascibile e misterioso quanto importante, colto e dedito al lavoro: Riccardo Esposito.
I due ben presto, da un odio iniziale, si ritroveranno a far parte di qualcosa di può grande di loro e…di proibito.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Il tempo era passato così velocemente che Gemma e il professore ne persero completamente la sua cognizione, non accorgendosi che, poiché stavano lavorando intensamente alla tesi alla quale Riccardo Esposito stava mostrando un particolare interesse ed accuratezza degna di unicità e disponibilità mai riscontrata da parte di Gemma, si era già fatto abbastanza tardi. Il professore infatti, spostò lo sguardo dai tanti libri, che avevano preso per approfondire le ricerche, all'orologio ed intuì che, data l'evidente stanchezza,  fosse l'ora di terminare quella lezione. 

"Signorina, ritengo che sia ora che lei vada a casa a riposarsi, domani l'aspetterà una giornata molto impegnativa e pertanto la voglio, come ho già specificato, reattiva" disse quindi lui. Gemma inarcò un sopracciglio interrogativa: cosa intendeva lui per "giornata impegnativa?"

 

"Professore, ogni mia giornata è molto impegnativa non capisco però, cosa cambi da un giorno all'altro" affermò schietta lei, mentre cercava di mettere i libri e lo 'schizzo' iniziale ma preciso della sua tesi. 

"Non lo sapeva? Domani c'è il tirocinio di mattina e pretendo che lei passi dal mio ufficio verso il pomeriggio per la tesi" 

Gemma sospirò. Se c'era una cosa che non riusciva a tollerare era proprio la disorganizzazione. La studentessa infatti, non si lasciava sfuggire niente e programmava tutto giorni prima. Detestava quando si presentavano problemi all'ultimo minuto sebbene quei problemi fossero principalmente creati da lei stessa.  Si morse un labbro alla ricerca della soluzione, cercando di rielaborare tutto il suo piano giornaliero della mattina seguente a mente. Riccardo Esposito, accorgendosi dell'espressione pensierosa della ragazza, si avvicinò leggermente a lei, tenendosi comunque a debita distanza per scrutarla meglio e anche lui, dato il suo spiccato intuito, capì cosa stesse frullando nella mente di Gemma:

"Signorina, non entri nel panico. Se ha qualche problema non esiti a contattare, so che è difficile ma penso che dovrebbe farci l'abitudine. Spesso non tutto è programmabile, sopratutto per un medico" disse lui guardando la sua espressione scioccata dall'improvvisa analisi emotiva che in pochi secondi era riuscito a farle. Gemma era una ragazza molto riservata e riusciva a nascondere spesso i suoi sentimenti, di rado succedeva che qualcuno notasse il suo smarrimento e Riccardo Esposito era stato uno di quelli. 

"Sorprendete..." sussurrò a bassa voce Gemma mentre si incamminava verso la porta, grattandosi la testa nervosamente, scompigliando in tal modo i suoi capelli lisci ribelli. Prima di uscire da essa, lo senti fermarla: "Aspetti...".

A primo acchito, Gemma pensò al peggio ma quando vide il professore guardare verso la finestra scrutando con velocemente il tempo, si rilassò. Avercelo vicino a lei le faceva perdere completamente il controllo e la sua mente le portava istinti che doveva tenere soppressi. 

"Signorina, il tempo non è dei migliori perciò avrei il piacere di accompagnarla a casa, non vorrei che le succedesse qualcosa" disse lui. Riccardo Esposito sembrava determinato a farle accettare la sua proposta e, sebbene Gemma non fosse una ragazza che si fidava facilmente, sentiva che con lui non c'è n'era bisogno, al momento.

"Come vuole lei, ma sa, faccio questa strada tutti i giorni e non ho mai riscontrato un pericolo imminente..." affermò sarcastica lei. Poi si ricordò di avere anche la macchina nel parcheggio dell'Università e non esitò a dirglielo al professore, il quale aveva già aperto la porta:

"Ho lasciato la macchina qui, come p-" 

Appena iniziò la frase, il professore la interruppe con un gesto della mano.

"La verrà a prendere domani" 

Gemma alzò gli occhi al cielo. La faceva facile lui, ma il tono di presunzione che aveva usato le aveva causato un improvviso nervosismo. Chiaramente, con la sua brillante carriera, era ricco e i soldi appunto non gli mancavano. Per Gemma era il contrario invece, in quanto, nonostante la sua famiglia fosse benestante, lei cercava sempre di cavarsela da sola, non sopportava essere aiutata economicamente. 

"Me la potrebbero rubare o rompere, professore" accentuò queste parole pronunciandole lentamente e con un tono che palesava la sua irritazione. Ma non servì a niente, perché lui fece un risolino che la fece mandare ancor di più fuori di testa e quando succedeva, si sapeva che ella, in quanto impulsiva, non avrebbe mai trattenuto le sue parole.

"È a conoscenza dell'impianto di sicurezza che hanno fatto in questa università? molte persone lasciano spesso le proprie macchine nel parcheggio. Non è mai successo niente che lei abbia appena citato poiché siamo circondati da un alto recinto che fa si che non entri nessuno" disse lui.

Gemma lo guardò con sufficienza: non intendeva dargli ragione o acconsentire alla sua richiesta e pertanto, fu lei ad irritarlo.

“C’è sempre una prima volta ed io vorrei evitare questo rischio. Sa, per me non basta scioccare le dita per ottenere quello che voglio” 

Il professore si rigirò verso di lei e si morse l’interno della guancia, quando avvertì che quella era stata una provocazione che la ragazza gli aveva mandato.

“Lei invece, dovrebbe provare a tenere la lingua più a freno. Non sa cosa ho dovuto affrontare io per ottenere ciò che adesso possiedo, non ne ha la minima idea”. Egli pronunciò tali parole con un’amarezza che fece rabbrividire ed incuriosire Gemma. Riccardo Esposito aumentò il passo verso la sua macchina lasciando così Gemma più indietro. Egli era solito a compiere questi piccoli gesti, era  consapevole che spesso tralasciava gli altri o cambiava umore quando l’argomento era delicato sebbene fosse lui ad aprirlo. 

 

Arrivati, il professore la invitò ad entrare in macchina e Gemma lo fece sperando di arrivare ben presto a casa ma quando egli accese il motore e si allontanò dal parcheggio, la strada che stava percorrendo non era quella corretta. Pensò che avesse semplicemente sbagliato strada e che lei non gli avesse dato le giuste informazioni e dritte, perciò, convinta della sua teoria, cercò di rimetterlo nella giusta via:

“Sta sbagliato strada…” disse pacata. Lui però sembrava alquanto convinto della strada che stava percorrendo e quello che disse dopo ne fu una conferma:

“Ho intenzione di mangiare qualcosa fuori, voglio essere certo che lei si nutra come si deve” 

Gemma, se dapprima fosse calma e senza alcun dovere di preoccuparsi, si girò di scatto verso di lui borbottando qualcosa di incomprensibile. Ella si chiese come aveva potuto osare non informarla o quantomeno, non chiederle il permesse sulle sue intenzioni ma soprattutto ciò che la mandava in preda alla rabbia era il fatto che lui dubitava della sua  corretta alimentazione.

“Mi sta prendendo in giro?” Chiese, cercando di calmare la parte di se stessa che le diceva di ammazzarlo con le sue stesse mani, proprio lì. Lei non voleva assolutamente andare a cena con lui, era contro la sua volontà ma a lui sembrava non importargli. 

“Perché dovrei?” disse lui, impassibile.

Gemma emise un risolino nervoso da quanto fosse insostenibile e surreale quel momento. Non era stato nemmeno un invito piacevole, forse perché il professore sapeva che lei non avrebbe mai accettato, era stata una cosa programmata e specialmente forzata.

“Lei…” Iniziò la studentessa puntandogli un dito contro il suo torace. Riccardo Esposito si girò e colse il suo sguardo per una frazione di secondi rimandandogliene uno così intenso che fece per bloccarla un’instante.

“Lei non mi ha avvertita di questa cena! E poi, come osa dirmi che non mi nutro come dovrei?!” 

Sbottò adirata ma ottenendo in cambio la sua indifferenza che poco servì a calmarla.

“Sono un medico, sarebbe grave non farglielo notare” 

Concentrato sulla strada, Riccardo osservava con la coda dell’occhio il volto quasi in fiamme di Gemma e dentro di se sorrideva maliziosamente. Amava metterla in difficoltà e vederla irata come in quel momento sembrava.  Gemma era infatti una furia pronta a distruggerlo e con le parole lei, aveva già ottenuto una laurea con tanto di master da parecchio tempo. 

“Se sono stressata la colpa non è mia! Questo dovrebbe saperlo pure lei in quanto medico! È colpa di voi professori ed in particolare sua!” 

Gemma aveva iniziato ad alzare il tono di voce e le parole le uscirono di getto, d’impulso che quasi anche lei non se ne rese conto. Riccardo Esposito, giunti a destinazione, spense il motore della macchina e girò la chiave che prese in mano mentre Gemma osservava con le sopracciglia aggrottate quelle mosse. 

“Prego, scenda” 

Con grazia, cosa che a Gemma in quel momento mancava,  egli incitò Gemma a scendere ed ella lo fece sbattendo la portiera violentemente, noncurante della reazione delle persone attorno a lei che avevano iniziato ad osservarla.

Poi si avvicinò a lui ed abbassando il tono ma non calmando le parole gli disse:

“È l’ultima volta che succederà, non osa più farmi perdere la calma ed il controllo” 

 

“L’ho già fatto, non lo rammenta?”

Gemma non ebbe nemmeno il tempo di ribattere che  si ritrovò davanti ad un ristorante esageratamente diverso dagli standard che lei aveva: era infatti il classico posto in cui tutti i più ricchi potevano permettersi di andare. Questo non fece altro che innervosirla ulteriormente poiché detestava posti di quel genere, preferiva di gran lunga i pub e insomma, quelli più umili. Tutta quella ricchezza e valore non la facevano sentire a suo agio anzi, la opprimevano.

Guardandosi attorno notò che le pareti erano bianche, dorate e molto luminose, catturavano subito l’attenzione del cliente. Inoltre, il pavimento era specchiato e lo stesso era per il soffitto che aveva inoltre pure un lampadario di grandi dimensioni e anch’esso di un valore inestimabile.

Sbuffò sonoramente e si rassegnò: era praticamente impossibile far cambiare idea al muro che aveva di fronte e dovette prendere altri respiri profondi e pensare a tutt’altro che a Riccardo Esposito.

“Se lo desidera, vorrei ordinare io un piatto per lei” 

Gemma rise di gusto, pensando a quanto sciocca fosse stata quella frase senza senso. Vide che lui la stava guardando interrogativo, non capiva cosa ci fosse di così divertente ma Gemma, gli pose subito delle spiegazioni.

“Non avrebbe senso dirle di no, lo farebbe lo stesso” 

Disse, diretta e concisa. Riccardo accennò un sorriso apparentemente colpevole che quello che Gemma aveva intuito, non era sbagliato.

“Con ogni probabilità, si” Affermò, scrollando le spalle, prima di prendere il menu e dargli una rapida occhiata mentre Gemma aveva capito che lui era un cliente abituale, andava spesso in quei posti così snob per lei. Ella si ritrovò a riflettere sulle molteplici cose che li distinguevano. Erano diversi, fin troppo anche,  ma al contempo lei ne era diventata quasi dipendente e benché ci fossero troppi limiti ed una soglia che non poteva essere attraversata non riusciva a smettere di pensare a come sarebbe stato se le sue labbra si fossero nuovamente incollate alle sue.

 

Un cameriere si avvicinò al loro tavolo mettendo fine a quell’immagini che avevano iniziato a farsi spazio nei suoi pensieri.

“Due fette di carne di manzo e due insalate medie” Disse Riccardo, accertandosi con attenzione che tutto ciò che dettava al cameriere fosse corretto.

Appena il cameriere li lasciò nuovamente da soli ci furono attimi di silenzio in cui Gemma, agitata, continuava a mordersi il labbro e il professore, non faceva altro che spostare lo sguardo dai suoi occhi, alle sue labbra e alle sue mani che si muovevano freneticamente. 

“Potrebbe spiegarmi perché è così agitata?” Chiese lui leggermente sconcertato, aspettando una risposta da parte della studentessa. Gemma voltò la testa verso di lui e lo guardò dritto negli occhi, incerta se spiegargli i motivi di tale disagio o non fidarsi.

optò per la prima perché sapeva che Riccardo Esposito non era un uomo che mollava la presa facilmente e quella cena ne fu la conferma.

“Io…detesto questi posti, preferisco quelli più semplici” disse, quasi sussurrando.

Lui annuì. Per quanto stronzo poteva essere non mancava mai d’empatia perciò non potè far altro che mettere una mano sopra quelle irrequiete di lei per calmarla. Gemma abbassò lo sguardo su quel contatto e sgranò gli occhi sorpresa. Avvertì  una scossa percorrerle la schiena e, schiarendosi la voce allontanò le sue mani dalle sue. 

A salvare quel momento, fu sempre il cameriere che portò i loro  piatti che gustarono e mangiarono in poco tempo. 

“Era affamata…come immaginavo” Disse Riccardo guardando il piatto interamente pulito e divorato da Gemma. 

“Adesso è contento?”  Domandò tagliente Gemma,  prendendo un tovagliolo per passarlo sulla sua bocca, eliminando in tal modo gli eccessi di cibo che le erano rimasti.

Il professore sospirò pesantemente e si alzò, cosa che Gemma, considerato che non vedeva l’ora di andarsene da quel posto, fece insieme a lui. 

 

“Io vorrei pagare la mia parte” Gemma insistette al fine di poter almeno pagare tutto quel cibo, non voleva che fosse lui a pagargli la cena per una questione di orgoglio.

“Non se ne parla” Affermò Riccardo Esposito con un tono che non ammetteva repliche  e fulminò Gemma con lo sguardo se solo avesse fatto il contrario. Gemma si mise da parte sebbene l’arroganza di lui le diede ancora fastidio, ma sapeva che tutti i suoi sforzi non servivano a fargli cambiare prospettiva. 

Aspettandolo a braccia conserte, Gemma ammirò il magnifico paesaggio che si prestava davanti ai suoi occhi e si odiò per non averlo fatto prima. Il posto almeno aveva qualcosa che la fece rimanere a bocca aperta: un magnifico giardino ben curato si trovava proprio lì, a pochi passi da lei, 

“È bellissimo non è vero?” Domandò alle sue spalle  una voce roca e affascinante. Gemma si girò e guardando i suoi occhi azzurri, annuì debolmente.

“Venga” Disse lui. Gemma lo seguì lungo il sentiero che stavano percorrendo che portava al giardino. Gemma sussultò quando si ritrovò dentro e Riccardo non potè far a meno di ammirarne l’espressione idillica che la ragazza aveva. In quell’esatto momento si sentivano soltanto i gufi e gli altri animali notturni con i loro versi e l’odore dei fiori e delle piante profumate che li circondavano. Gemma, sentendosi osservata smise di guardare il paesaggio ed involontariamente ricambiò lo sguardo intenso di Riccardo Esposito e arrossì, intimidita. Così in silenzio si scrutarono per minuti che sembravano interminabili e la prima a rompere il ghiaccio fu proprio Gemma:

“Adesso forse è meglio andare” 

Mentre stava per incamminarsi verso la macchina del Professore, quest’ultimo la bloccò e l’attirò a se, al suo petto. Senza darle il tempo di fare domande per questo gesto così improvviso e repentino, la baciò. Il baciò fu diverso dal primo più frettoloso e meno deciso: inizialmente lui iniziò a baciarla lentamente e con più dolcezza, prendendole il viso e accarezzandole il collo. Poi, in seguito, Gemma lo divorò, spingendosi più contro di lui e rendendo un semplice bacio, appassionante e carico di emozioni.

Riccardo morse il suo labbro, che da tanto bramava e continuò ad accarezzarla con più forza, sovrastandola con tutta la sua altezza. E così, il momento che Gemma immaginava da tanto e che fino a pochi minuti fa aveva rimuginato era diventato realtà. Una realtà che si dimostrò essere meglio della sua immaginazione.

   
 
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