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Autore: MaryFangirl    21/06/2021    1 recensioni
Kaede Rukawa riflette sulle relazioni e sulla propria natura apatica, che considera come un principio secondo cui vivere: dopo due anni, si ritrova su un aereo diretto a Kanagawa.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Haruko Akagi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I thing I might've inhaled you
I can feel you behind my eyes
You've gotten into my bloodstream I can feel you flowing in me*
 
 
Kaede fissò la casa decorata con luci da feste e il suono distinto della musica che proveniva dall'interno. Si sistemò prima di suonare il campanello. Dopo averci ripensato, Kaede aveva deciso che forse presentarsi alla festa sarebbe stato bello per vedere i suoi amici e compagni di squadra per un'ultima rimpatriata. Erano una parte importante della sua vita e non voleva perderla a prescindere da come avrebbe agito.
 
Fissando il pesante ornamento rappresentato dalle luci e sentendo la musica ad alto volume, sorprendente sembrava meno una 'piccola riunione' e più una festa da confraternita. Aveva però dei dubbi sul fatto di presentarsi, incerto su come la gente lo avrebbe accolto. Era la prima volta dopo due anni che incontrava volti familiari e, considerando che non aveva mai scritto delle lettere malgrado i tentativi, sarebbe stato trattato diversamente?

Se fosse stato così, fino a che punto gli avrebbe dato fastidio? Se non fosse stato così, si sarebbe pentito di non averci provato prima?
 
Più di tutto, pensò alla telefonata della sera prima. Non riusciva a smettere di pensarci. La cruda sincerità di Hanamichi gli aveva lasciato una sensazione di brama che non avvertiva da molto tempo.
 
Kaede sospirò, preparandosi a ciò che sarebbe accaduto.
 
“Ehi, non toccare!” sentì qualcuno gridare, sembrava Hisashi Mitsui. “Aspettiamo qualciun altro?”

Hisashi aprì la porta; si bloccò immediatamente vedendo il viso familiare. Sorpreso e sbalordito, Hisashi fissò Kaede. Questi sembrava torreggiare leggermente su di lui dall'ultima volta che si erano visti.
 
“Senpai” lo salutò Kaede, inchinandosi leggermente.
“Rukawa?” Hisashi rimase fermo per lo shock, pallido come se fosse appena stato salutato da un fantasma. Kaede si sentì in colpa per aver evitato le persone in quel modo. Si rese conto che forse era stato egoista da parte sua non aver fatto visita alla squadra di basket prima, nonostante gli scrupoli che poteva avere con Hanamichi. Hisashi scosse il capo e sorrise: “Haruko non mi aveva detto che saresti arrivato! Quando sei tornato? Entra, entra!”

Hisashi lo trascinò dentro, entusiasta. Kaede scrutò la casa e capì di avere avuto ragione, era un po' più che una piccola riunione. C'erano molte facce sconosciute e molte bottiglie di birra buttate sul pavimento. Si chiese se ci fosse qualcosa in più nella dolce e innocente Haruko rispetto a quanto lei aveva dimostrato. La musica era piuttosto alta ma non era così male come aveva pensato, almeno si potevano sentire i propri pensieri o parlare. La maggior parte delle persone era in salotto, alcuni erano sul balcone a chiacchierare, a giocare o pomiciare. Non che avesse molta importanza, era stato a feste più movimentate, ma vedere i suoi amici con sconosciuti in quelle condizioni era a dir poco sorprendente.
 
Le persone lo fissarono appena entrò, i loro occhi lo guardarono dall'alto al basso. Le ragazze sorrisero nella sua direzione mentre i ragazzi sembravano rivolgergli un'espressione mista tra il critico e lo shock. Kaede ignorò quei pesanti sguardi ed esaminò i dintorni, alla ricerca di qualsiasi segno rosso.
 
“Ehi, ragazzi, guardate chi c'è!” annunciò Hisashi. Ryota Miyagi, che stava bevendo la sua birra, sputò spontaneamente vedendo il ragazzo dagli occhi blu. Haruko saltellò eccitata, battendo le mani.
 
“Sono così felice che tu sia venuto, Rukawa!”

Kaede annuì.
 
“Quando cavolo sei tornato!” Ryota si schiarì la gola, cercando di ricomporsi.
 
Mentre era sul punto di rispondere, Yohei intervenne con bottiglie di birra vuote.
 
“Haruko, c'è-” Yohei si interruppe, notando la presenza di Kaede. L'atmosfera si fece densa di tensione ma, ignorandola, Kaede accolse Yohei con un piccolo cenno. Non è che avessero problemi tra di loro in senso stretto, ma non era difficile immaginare che il migliore amico del suo ex amante non fosse così entusiasta nel vedere la faccia dell'uomo che aveva spezzato il cuore dell'amico.
Era una cosa che Kaede capiva perfettamente e non incolpava Yohei per la sua reazione negativa.
 
“Ehi, Rukawa” salutò Yohei di rimando, la sua espressione stoica si ammorbidì in una più amichevole, sorprendendo Kaede. Wow, ci aveva messo poco, pensò.
 
“Dovreste uscire con noi sul balcone; Hanamichi sta di nuovo facendo lo scemo” ridacchiò Yohei.
 
“Non cambia mai” commentò Ryota.
 
Stupito da quell'atmosfera tranquilla, Kaede si rilassò, il suo disagio scomparve gradualmente.
 
Hisashi sospirò: “Quell'idiota dà sempre spettacolo”

Yohei afferrò due bottiglie di birra e si allontanò, seguito da Ryota e Hisashi. Haruka sorrise a loro e poi a Kaede prima di camminare nella stessa direzione.
 
Il mood sembrava essere troppo piacevole ed era sospetto, pensò Kaede. Non era superstizioso, tutt'altro. Ma, per esperienza, quando qualcosa andava troppo bene di solito finiva per essere il contrario. Kaede scosse il capo, scrollandosi di dosso quel cupo pensiero. Era un'idea stupida.
 
 
 
Yohei uscì sul balcone, avvicinandosi al rossino che ora chiacchierava con una ragazza bionda. Le risatine di lei si sentivano a un miglio di distanza. Yohei notò quanto fossero fastidiose, la sua risata acuta sembrava più uno strillo che altro. Yohei si chiese perché il suo amico le stesse dando retta. Hanamichi non aveva le migliori idee, a volte.
 
Non che a Yohei dispiacesse se Hanamichi parlava con le ragazze, era contento per lui anzi. L'unico problema era che odiava vedere il suo amico così patetico. Inoltre, non era d'aiuto il fatto che la ragazza, Sayori, fosse nota per ingannare i ragazzi. Yohei sapeva cosa Hanamichi voleva veramente, cosa provava veramente. Fino a quando Hanamichi non avesse smesso di essere immaturo cercando effettivamente una conclusione a quella situazione, non si sarebbe mai sentito bene, per quanto cercasse di convincersi.
 
Hanamichi era ancora innamorato di Rukawa, di ciò Yohei era sicuro.
 
“Hanamichi” Yohei diede un colpetto sulla spalla del ragazzo, “penso che dovremmo rientrare, a quanto pare pioverà”

“Penso che sia piuttosto romantico stare fuori sotto la pioggia, non credi?” sorrise la ragazza seducente al rossino. Yohei alzò gli occhi al cielo per quell'orribile tecnica di seduzione. Ma, ovviamente, Hanamichi era d'accordo.
 
“Ehi, hai visto il ragazzo appena entrato?” intervenne un'altra ragazza, sussurrando e picchiettando eccitata sulla spalla di Sayori. “È bellissimo! È quel ragazzo che ti piaceva dal primo anno. Sai...Kaede Rukawa” sussurrò, ridacchiando.
 
Se Yohei avesse potuto, le avrebbe minacciate di tenere la bocca chiusa. Era contro la violenza sulle donne ma, a volte, soprattutto quando erano così insensibili, non erano diverse dai delinquenti con cui lottava.
 
Gli occhi di Sayori si allargarono interessati sentendo quel nome, mentre il sopracciglio di Hanamichi si corrugò, evidentemente preoccupato.
 
“Sai, il tuo amico ha ragione, dovremmo rientrare”. Senza alcuna esitazione, senza nemmeno la cortesia di considerare i sentimenti del ragazzo, le due se ne andarono, lasciando Hanamichi ad elaborare ciò che era appena successo.
 
Calò il silenzio.
 
“Stai bene?” Yohei si avvicinò al suo amico, offrendogli una bottiglia di birra. Hanamichi la prese e trangugiò immediatamente. “Wow, ehi, rallenta” Yohei si spaventò, fissando Hanamichi che era in stato di shock. “Sei così sconvolto da cercare di affogarti?”

Hanamichi deglutì l'ultima goccia di birra e si pulì le labbra. Le sue guance ora erano rosse e il suo corpo emetteva calore.
 
“Se devo superare questa sera, tanto vale farlo da ubriaco...” borbottò. Yohei emise un sospiro pesante. Odiava vedere Hanamichi così, sempre a negare, sempre a scappare, senza mai cercare un confronto. La sua pazienza aveva dei limiti. Capiva quanto era stato colpito, quanto gli era stato tolto. Ma se Hanamichi non avesse mai affrontato i suoi sentimenti, sarebbe rimasto per sempre intrappolato in quel circolo.
 
“Hanamichi” iniziò Yohei, “forse dovresti parlare con Rukawa”

Hanamichi si voltò verso di lui, sorpreso.
 
“Doveva avere le sue ragioni per-”
 
“Non è mai stato serio con me, mi ha illuso e ora vive tranquillamente in America senza alcun rimpianto” disse Hanamichi con amarezza, ogni parola era un coltello nel suo cuore. Faceva male, oh dio faceva male.
 
“Hanamichi, questo non lo sai”

“Sì, lo so” rispose Hanamichi con fermezza, mentre le lacrime cominciavano a salirgli.
 
Ed eccolo di nuovo, sul punto di spezzarsi all'istante.
 
“No, non lo sai” replicò Yohei, il tono improvvisamente serio. “Pensi di sì, ma io so che hai solo paura di affrontarlo”

Hanamichi aggrottò le sopracciglia, colto di sorpresa dalla repentina obiezione. Sospirò: “Yohei, so che hai buone intenzioni, ma non ho niente da dirgli”

“Hanamichi, per favore, so che è difficile, ma-”

Hanamichi si strofinò la fronte, sentendosi leggermente stordito dall'alcool.
 
“Possiamo smetterla di parlarne?”

“Senti, odio vederti così” disse Yohei, “so che ci tieni ancora e solo per una volta ti sto chiedendo, come amico, di farti un favore e di parlare con lui. Anche se non ne uscirà nulla, almeno non avrai rimpianti”

Dentro di sé sapeva che Yohei aveva ragione, in fondo sapeva che doveva smettere di scappare. Ne aveva voglia. Perché la stava facendo così difficile?

“So che hai ragione” concordò Hanamichi chinando la testa, sospirando.
 
 
 
Quando Kaede aveva immaginato una 'piccola rimpatriata', non aveva previsto che sarebbe stata piena di estranei. Un sacco di volti sconosciuti lo fissavano a destra e a manca. Le ragazze sembravano voler flirtare con lui all'infinito mentre i ragazzi continuavano a fargli domande personali.
 
Seduto sul divano, Kaede si sforzò di mimetizzarsi e di tenersi occupato. Si sentiva così fuori luogo, e all'improvviso si pentì di essere andato lì. Alla faccia del voler riallacciare con le amicizie passate, metà di loro erano ubriachi. Si guardò intorno, alla ricerca di qualsiasi segno di rosso, solo per rimanere deluso dalla mancanza di colori vivaci.
 
Di colpo una figura si sedette accanto a lui.
 
“Rukawa” apparve Hisashi, sorridendogli e porgendogli una bottiglia di birra. L'afferrò, inchinandosi appena. “Com'è l'America?”

“Bella” rispose Kaede, sorseggiando.
 
“Ci scommetto” Hisashi fece l'occhiolino. “L'America dev'essere fantastica, ho sempre voluto visitarla” continuò, improvvisamente entusiasta.
 
Kaede annuì. “Sì, lo è abbastanza. È solo diversa”
 
A un tratto una voce femminile li interruppe. Una ragazza bionda sorrise loro in modo civettuolo, gettandosi i capelli sulle spalle nel tentativo di apparire seducente. Si sedette accanto a Kaede, intrappolandolo. Kaede indietreggiò leggermente, a disagio per la mancanza di spazio.
 
“Posso aiutarti?” chiese Kaede, alzando un sopracciglio.
 
“Mitsui, chi è il tuo amico?” sorrise la ragazza, avvicinandosi leggermente. Da quella distanza lui poteva sentire il suo travolgente profumo alla fragola e vedere il trucco così esagerato da scorgere lo spessore della cipria sul suo viso.
 
“Oh, lui è Kaede Rukawa” lo presentò Hisashi: “Rukawa, lei è Sayori, al secondo anno dello Shohoku”
 
Kaede si accorse della mancanza di onorifico da parte di lei quando si rivolgeva a Hisashi e sussultò.
 
“Allora” iniziò lei, “tu devi essere Kaede Rukawa. Ho sentito parlare tanto di te”

Kaede si limitò a fissarla, disinteressato.
 
“Sei bello come immaginavo” continuò a guardarlo con i suoi grandi occhi marroni appesantiti dal mascara. “In realtà, anche meglio” ridacchiò, fissandolo con aria sognante.
 
“Grazie” Kaede scrollò le spalle, il tono distaccato, sperando che lei cogliesse l'antifona e lo lasciasse in pace. Ma, ovviamente, non fece che alimentare la bionda. Sayori rimase lì, seduta deliberatamente così vicino in modo da lasciar strofinare le sue gambe scoperte contro i suoi jeans. Se la sua gonna fosse stata più corta di così, Kaede poteva giurare che sarebbe riuscito a vedere i suoi genitali.
 
“Vedo che sono di troppo” Hisashi si alzò. “È stato bello vederti, Rukawa. Dovremmo uscire tutti insieme di nuovo prima che tu te ne vada”

Kaede sorrise all'idea. Hisashi ricambiò il sorriso prima di lasciare Kaede ad affrontare il fardello che aveva accanto.
 
“Wow, non sapevo conoscessi così bene Mitsui”

Kaede si limitò a guardarla, il viso piegato in un'espressione scostante; era un miracolo che fosse riuscito a non vomitare.
 
“Wow” sorrise lei, con tono ammiravo, “vivi in America? Sei molto meglio di qualsiasi ragazzo abbia incontrato. Tutti quelli con cui sono stata non hanno nulla di speciale, ma so che tu sei diverso” disse facendogli l'occhiolino.
 
Kaede ebbe voglia di correre fuori dalla porta. Quella patetica scusa per tentare di flirtare era atroce, contemplò di trangugiare la birra nella speranza di intorpidire il dolore, per dimenticare la presenza della ragazza.
 
Kaede afferrò la birra, bevve un sorso, sentendo il calore scivolargli in gola. Era seduto lì da ore e non aveva intravisto la testa rossa da nessuna parte. Forse era solo una perdita di tempo, forse quello era un segno che gli diceva di lasciar perdere. Kaede si alzò, sospirando mentre si infilava la giacca.
 
Aveva davvero sperato di incontrare Hanamichi. Voleva parlare, sistemare le cose prima di andarsene e potersi lasciare alle spalle ogni senso di colpa. Altrimenti, anche solo vederlo una volta sarebbe stato sufficiente.
 
Improvvisamente, Kaede sentì una voce familiare provenire dalla porta del balcone. Girò la testa così velocemente da avvertire una fitta di colore al collo. Lì, con una felpa con cappuccio nera e jeans strappati blu, c'era Hanamichi Sakuragi. Anche in una stanza affollata come quello, era ancora l'unico che pareva distinguersi.
 
Kaede si sentì subito e nuovamente irrequieto. Non era spaventato, solo teso. Ebbe dei ripensamenti sull'affrontare Hanamichi. Pensò che forse lasciare le cose come stavano, senza cercare di giustificare nulla, non era così male.
 
Scosse il capo, riprendendosi da quell'idiozia. Da quando era così ansioso?

Kaede non esitava mai in quel modo. Ma, in un certo senso, quando si trattava di Hanamichi, aveva scoperto di essere molte cose che non sapeva.
 
Prima l'avesse superata, meglio sarebbe stato.
 
“Dove stai andando?” chiese Sayori, sorpresa. Lui la ignorò e si diresse verso il familiare punto rosso appoggiato allo stipite della porta, mentre rideva per qualche battuta.
 
Gli diede un colpetto sulla spalla, aspettandosi la reazione che arrivò. Hanamichi si girò e sbarrò gli occhi, impalato per lo shock. Per un momento il tempo sembrò fermarsi, l'espressione di Kaede rimase distaccata e piatta, in contrasto con quella sbalordita di Hanamichi. L'istante tra loro si dilatò come se tutto fosse stato costruito apposta per quell'incontro.
 
“Rukawa...?” Hanamichi sussultò alla vista del ragazzo.
 
Kaede annuì. “Parliamo”

“Adesso?”

“Sì, adesso”

“Va bene” sospirò Hanamichi, “usciamo”.
 
 
 
Tra tutte le persone che pensava di incontrare, Kaede Rukawa era l'ultima. Eppure eccolo lì, fuori e in piedi insieme al suo ex ragazzo emigrato. Sapeva che sarebbe successo, ma era un po' troppo presto. Se avesse saputo che avrebbe affrontato Kaede, almeno si sarebbe preparato.
 
Ma andava bene così, ne aveva bisogno.
 
“Hai bevuto un sacco, vero?” notò Kaede, vedendo il rossore sulle guance di Hanamichi.
 
“Se volevi farmi la predica, bastava dirlo” Hanamichi incrociò le braccia sulla difensiva, mantenendo la postura distaccata.
 
“No, io” Kaede guardò Hanamichi, per una volta sentendo di essere quello vulnerabile tra i due, “volevo solo parlare di quello che è successo”

Hanamichi incontrò lo sguardo serio di Kaede, e fu investito da un'improvvisa ondata di desiderio. Eccola: ecco la conclusione di cui aveva bisogno. Si era posto domande per tanto tempo, e quella che lo teneva sveglio la notte ora poteva finalmente avere una risposta. Per due anni si era chiesto il perché e ora sembrava quasi inutile saperlo. Qualunque informazioni avesse ottenuto, non avrebbe cambiato i fatti: non avrebbe cancellato gli anni che aveva trascorso mentre era perso e confuso. Hanamichi ingoiò il groppo che aveva in gola: avrebbe mentito se avesse detto di non essere nervoso.
 
Stare di fronte a Kaede gli faceva capire per quanto a lungo avesse aspettato quel momento. Gli faceva capire quanto tempo aveva perso a dispiacersi per se stesso. Aveva lasciato che il dolore lo consumasse per troppo tempo e ora, dopo le interminabili notti che aveva trascorso, avrebbe fatto qualche differenza?
 
“Forse dovremmo solo lasciare le cose come stanno” disse Hanamichi in tono piatto, la sua voce sembrava sconfitta. “Non cambierebbe nulla tra di noi”

Kaede guardò Hanamichi severamente, “No, dobbiamo risolverla”

“Qualunque cosa diremo non farà differenza” Hanamichi distolse lo sguardo; l'immagine di Yohei non smetteva di tormentarlo dicendogli di parlare con Kaede per fargli capire quanto la sua assenza lo avesse influenzato. Hanamichi fece una smorfia al pensiero di riversare i suoi sentimenti su Kaede.
 
Kaede indietreggiò appena; la sua alta postura ora era leggermente incurvata.
 
“Senti, so che le cose non sono andate alla grande” Kaede spostò lo sguardo a terra, concentrandosi su un tratto irregolare del suolo, “ma stavo solo cercando di allontanarmi da tutto. Sapevo che dirtelo avrebbe solo reso la situazione più difficile”

“Allontanarti?” ripeté Hanamichi, la voce bassa mentre cercava di dare un senso a quella parola. Hanamichi avvertì il suo cuore affondare sapendo che Kaede aveva voluto separarsi dalla loro relazione. Era stato così pessimo? Aveva causato così tanti problemi che Kaede aveva deciso che era meglio tagliarsene completamente fuori? Era stato così orribile? Hanamichi sbatté le palpebre, sorpreso dalla spiegazione di Kaede.
 
“Stai scherzando, vero?” sbuffò Hanamichi, il tono beffardo. “Per questo hai deciso di andartene? Che razza di uomo evita così tanto i suoi problemi da essere disposto a trasferirsi solo per scappare?” strinse il pugno, la rabbia aumentò. “Avevi detto che non provavi più le stesse cose, senza dirmi il perché!” Hanamichi occupò lo spazio di Kaede, ogni parola che usciva dalla sua bocca era come veleno e i suoi occhi lampeggiavano di ira ardente.
 
Kaede ricambiò il suo sguardo con simile intensità, “Ti avrebbe aiutato ad andare avanti”
 
“Oh, come hai fatto tu?” scattò Hanamichi, la voce grondante di disprezzo. Voltò la testa, distogliendo lo sguardo da Kaede. Non riusciva a guardarlo, era difficile farlo senza aver voglia di prenderlo a pugni, rendendo il tutto insopportabile. Hanamichi inspirò pesantemente, ricordando la conversazione con Yohei. In fondo sapeva che Yohei aveva ragione, ma stare lì in quel momento, proprio in quel momento, fisicamente presente, era più difficile di quanto avrebbe potuto prevedere. Certo, aveva immaginato quella scena più di qualche volta. Nella sua testa, non era così difficile, nella sua testa sapeva esattamente cosa dire. Nella sua testa, Kaede era quello che faceva fatica.
 
Kaede strinse gli occhi rispetto a quelli accesi di Hanamichi. Rimase in silenzio, lasciando che l'altro sfogasse la sua frustrazione. In qualche modo, non riusciva ad arrabbiarsi.
 
“Capisco come ti senti...” iniziò Kaede.
 
“No, non lo capisci! Vuoi sapere come mi sento?” Hanamichi alzò la voce, trasudando delusione. “Ho passato due anni a cercare di andare avanti, ma non ci riesco. Per la metà sono stato arrabbiato, chiedendomi perché te ne fossi andato in quel modo. Per me non era finita, sei l'unica persona che mi fa sentire come se stessi perdendo la testa! Sai una cosa” continuò, “non avremmo dovuto iniziare niente! Almeno funzionavamo meglio come nemici che come amanti!”
 
Ogni parola che usciva dalle sue labbra era un pugno nello stomaco. Era sorprendente quanta frustrazione avesse represso, sfogarla così sembrava catartico. Poteva avvertirla mentre gradualmente lo abbandonava.
 
L'atmosfera si fece pesante, lo spazio tra loro più ampio. Kaede incrociò le braccia, incerto su come continuare ulteriormente la conversazione.
 
Aprì la bocca per dire qualcosa ma le parole gli morirono sulle labbra. Qualsiasi cosa avesse detto avrebbe solo peggiorato le cose.
 
Il silenzio calò lasciando nient'altro che il loro respiro e il suono della brezza intorno a loro. Piccole gocce d'acqua iniziarono a scendere segnalando l'arrivo della pioggia. Di colpo si mise a piovere a dirotto, infradiciandoli entrambi.
 
“Non hai idea di cosa mi hai fatto passare” Hanamichi digrignò i denti, gli occhi si strinsero pericolosamente e il pugno era chiuso mentre sopprimeva le lacrime che minacciavano di scoppiare. “Ho perso la testa quando te ne sei andato!” esclamò, muovendo animatamente le mani per trasmettere il suo avvilimento con il proprio corpo, “Ho incolpato me stesso per non essere mai stato abbastanza! Ho lottato con l'idea che forse, se avessi fatto di più, allora saresti rimasto...” la sua voce si incrinò leggermente, rivelando la fragilità che cercava così duramente di nascondere, stringendo ulteriormente le braccia contro il petto. Il peso delle sue parole sembrava reale ora.
 
“Dopo tutto quello che abbiamo passato...” Hanamichi si bloccò, le lacrime ora gli scendevano sul viso, “certo che la prendo sul personale”

Kaede sentì il proprio cuore spezzarsi, subendo il colpo derivato da ogni parola. La realtà lo sbalordiva. Per qualche ragione, era più difficile di quanto avesse pensato. Si era aspettato la rabbia di Hanamichi; si era immaginato tutta la brusca durezza che gli avrebbe riservato. Ma non aveva mai considerato quanto le proprie azioni avessero ferito la persona a cui teneva, quanto fosse sembrato codardo. Immaginare la scena era stato facile; viverla effettivamente era più difficile.
 
Ciò rendeva le cose più complicate. Lui aveva solo voluto spiegare, giustificare le sue azioni, ma ora non sapeva più cosa dire. Tutto quello che sapeva era che Hanamichi era ferito; tutto quello che sapeva era che ora lo sentiva anche lui. Per quanto sconsiderato fosse apparso, non aveva mai voluto intenzionalmente causare così tanti danni. Non aveva saputo fare di meglio, era scappato perché sapeva che se non lo avesse fatto non sarebbe riuscito a convincersi. Non si era mai sentito così combattuto per niente e nessuno. Per tutta la vita era sempre stato sicuro di ciò che desiderava ma in quel momento, con Hanamichi, si sentiva confuso su ciò che voleva e su ciò che pensava di meritare.
 
Hanamichi incontrò il suo sguardo, la sofferenza visibile nei suoi occhi marroni. Erano lucidi di lacrime mentre aspettava la sua risposta.
 
“Mi dispiace” la voce di Kaede era bassa e vulnerabile. Stupì Hanamichi: lo guardò con compassione, abbassando leggermente le difese. Tra tutte le reazioni che aveva immaginato da Kaede, quella era l'ultima.
 
Kaede chiuse gli occhi, respirando il rimpianto che sembrava inseguirlo da troppo tempo. C'era sempre stato, che lui scegliesse di ignorarlo o meno. Dopo tanto tempo, ora più che mai era chiaro che aveva continuato a negare, a reprimere ogni ricordo. Aveva voluto così disperatamente andare avanti, ma la verità era che aveva voluto salvarsi dal proprio dolore. Era stato egoista, era ancora egoista. Hanamichi aveva ragione, aveva pensato solo a se stesso.
 
Essere lì in quell'istante rendeva chiaro che non meritava di far parte del mondo di Hanamichi, lo amava ma ora poteva vedere che agire senza intenzione di impegnarsi era dannoso tanto quanto il potenziale sprecato. Gli faceva capire da quanto tempo stava scappando e quanto l'idea di perdere lo spaventava. Kaede non si vedeva mai come qualcuno che rinunciava a cose o a persone a cui teneva, ma evidentemente era diventato proprio la persona che non avrebbe mai voluto essere. Quel confronto non riguardava solo lui: si trattava di superare gli errori, di dare un senso ai suoi sentimenti.
 
Kaede ingoiò il groppo in gola, la tristezza si insinuava in lui. “Ho avuto paura...”
Hanamichi avvertì la fragilità dell'unica persona che pensava non potesse essere altro che forte.
 
Kaede lanciò un'occhiata ad Hanamichi, spostando lentamente lo sguardo da terra al suo viso, come aspettandosi che Hanamichi si mettesse a ridere. Invece, il ragazzo lo fissò, confuso. I suoi occhi scrutavano ogni dettaglio del bel viso di Kaede, cercando di dare significato all'improvviso scoppio di emozioni.
 
“Pensavo che se avessi chiuso tutto, sarebbe stato più facile” le sua voce si affievolì. “Ma ho pensato solo a me stesso”

Si strofinò il collo, abitudine che aveva quando era teso. Inarcò le sopracciglia, lo sguardo fisso a terra.
 
“La verità è che sarei rimasto se me lo avessi chiesto” Kaede alzò le sopracciglia, accettando l'onestà delle sue stesse parole, “L'America, il basket, ho pensato di lasciar perdere...sono stato egoista” disse con le lacrime agli occhi, “ero confuso”
 
Si morse il labbro tremante, asciugando le lacrime che ora colavano, grato che la pioggia fosse in grado di mascherarle.
 
“Non mi sono mai sentito così prima...” non appena la prima lacrima si liberò, il resto fu un flusso ininterrotto. Kaede seppellì il viso tra le mani, asciugando aggressivamente le lacrime che scendevano. Ogni sincera affermazione sembrava di per sé una liberazione. Come fosse la prima volta che ammetteva i suoi veri sentimenti.
 
“Ho avuto paura di perderti...”

“Ma mi hai lasciato” rispose Hanamichi.
 
“Lo so” ribatté subito Kaede, “lo so, ma pensavo che se avessi interrotto tutto, non avrei dovuto perderti quando la vita un giorno avesse deciso che non dovevamo stare insieme. Senti” sospirò, “se non avessi chiuso tutto, sapevo che sarebbe stato difficile perché non sarei stato in grado di...ho pensato che se mi fossi concentrato solo sul basket, tutto sarebbe andato bene” chiuse gli occhi, pensando a tutte le volte in cui si era tenuto impegnato solo per poter dimenticare i suoi sentimenti. “Ma non andava bene. Mi dispiace di non aver mai considerato i tuoi sentimenti”.
Gli occhi blu di Kaede incontrarono quelli color cioccolato di Hanamichi, la sincerità sovrastava il suo sguardo cobalto.
 
“Non posso continuare a negare come mi sento” la voce di Kaede era morbida come un sussurro. Gli occhi di Hanamichi si spalancarono, ricordando un particolare incidente di ubriachezza che aveva avuto al telefono.
 
“Ti amavo allora, ti amo ora e ti amerò per sempre...” la sua voce uscì soffocata, sopprimendo le lacrime. “Ma hai ragione; forse sarebbe stato meglio non iniziare niente. Non te lo meriti”
 
Hanamichi lo fissò con ritrovata empatia, la sua espressione si addolcì ad ogni confessione. Era sorprendente vedere Kaede Rukawa così distrutto di fronte a sé, una persona che sapeva così sicura di sé ora talmente fragile. Hanamichi era stato così preso dal sentirsi amareggiato e vendicativo che non si era mai fermato a pensare a come poteva sentirsi Kaede. Aveva sempre pensato che lui fosse perlopiù intoccabile, distaccato e indifferente anche quando stavano insieme. Ma forse era stato cieco alle emozioni di Kaede. Sarebbe stato più facile se fosse stato arrabbiato, sarebbe stato più facile se avessero ceduto al lato aggressivo, lasciando le cose quanto più in disordine.
 
Hanamichi continuò a fissare Kaede, senza parole e perplesso per quanto aveva sentito. Non aveva idea di quanto fossero ancora forti i suoi sentimenti. Un'improvvisa ondata di desiderio lo investì.
 
Rimasero così: nessuno dei due disse nulla, solo le loro espressioni mostravano visibilmente ciò che le loro parole non potevano. Kaede pensò che se fosse rimasto lì ancora un po', la pioggia lo avrebbe annegato. Kaede spinse all'indietro i capelli bagnati, sentendo la pelle inzuppata. Ogni centimetro di lui era fradicio.
 
Il silenzio si prolungò tra loro, molto più a lungo al punto che Kaede non lo ritenne più confortevole. Provando imbarazzo, Kaede si spostò per superare Hanamichi. Ma prima che potesse avanzare, una mano gli afferrò il polso.
 
“Aspetta” la voce di Hanamichi era dolce e i suoi occhi caldi. Kaede non poté fare a meno di lasciarsi trascinare dallo sguardo confortante. Era sempre stato debole davanti agli occhi di Hanamichi, non smettevano mai di ammaliarlo. Kaede girò il suo corpo verso Hanamichi, di fronte a lui. Hanamichi lasciò andare rapidamente il suo polso e portò le mani lungo i fianchi, come se si fosse appena ustionato.
 
“Mi dispiace di averti urlato addosso” il tono di Hanamichi era morbido e tenero, il suo sguardo fisso al suolo. “Ero solo...arrabbiato”

Senza preavviso, Hanamichi avvolse le braccia intorno a Kaede come per confortarlo. L'ondata della calore da parte di Hanamichi inviò una raffica di emozioni che girarono a spirale in forti onde. Le mani di Kaede armeggiarono appena prima di cingere la forte schiena di Hanamichi. La sensazione era familiare mentre assorbiva il calore e il profumo di Hanamichi. Se fosse potuto rimanere così, non si sarebbe lamentato.
 
“È stato difficile anche per me, sei la prima persona che io-” Hanamichi ingoiò le parole, “Ho sempre la sensazione di non essere mai abbastanza per te”

Kaede si reclinò e guardò Hanamichi, tracciando attentamente i suoi lineamenti, dai suoi occhi color cioccolato ai suoi capelli rossi, ricordando i giorni passati a memorizzarlo. “Doaho” lo stuzzicò, sorridendogli.
 
Prima di potersi fermare, Kaede si avvicinò e ridusse la distanza tra loro. Premette le labbra contro quelle morbide di Hanamichi. Un piccolo bacio, niente di più, ma fu abbastanza per far sentire a Kaede il martellare del proprio cuore. La travolgente apertura che si era concesso o l'improvvisa leggerezza dell'atmosfera fecero evaporare completamente la tensione, facendolo sentire così coraggioso. Non poteva fare a meno di sentirsi travolto dalle emozioni, emozioni che aveva cercato così duramente di rifiutare per tanto tempo. L'emozione ora era scoperta e cruda, esposta agli occhi di tutti.
 
Si tirò leggermente indietro, la fronte appoggiata contro quella di Hanamichi mentre annegava nel calore di quell'istante. Le guance di Hanamichi erano molto rosse, i suoi occhi a malapena aperti e le labbra socchiuse. Inspirò pesantemente per la mancanza di labbra soffici contro le sue. Si guardarono, i loro visi rispecchiavano il desiderio che ancora aleggiava tra di loro.
 

*Bloodstream – Stateless

 

  
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