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Autore: Aky ivanov    21/06/2021    2 recensioni
«Eh? Perché? Cos’è oggi?»
Kaito sbatté gli occhi senza nascondere la confusione quando i tre lì con lui gli rivolsero lo stesso cipiglio perplesso. Le feste nazionali erano lontane, non c’era nessun particolare evento modano – ad eccezione della rapina programmata in serata – ed il compleanno di Aoko era passato da un pezzo con tanto di testimonianza lasciata sui giornali in cui si dava la caccia a un gruppo di vandali. Il tutto per qualche schiamazzo notturno e un paio di fuochi d’artificio illegalmente azionati.
Il compleanno di Saguru era ad agosto quindi troppo lontano per averlo rimosso mentre quello di Akako… forse quello che aveva dimenticato apparteneva proprio alla pazza strega.
«Kuroba-kun, è il tuo compleanno»
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akako Koizumi, Aoko Nakamori, Jii Konosuke, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Saguru Hakuba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Happy birthday, Kuroba Kaito

 

Fanart credits: https://twitter.com/pikopikonari/status/1406960202620932097

 

 

Il caldo sole di giugno filtrava fra le persiane serrate gettando oblique ombre sulla scrivania ricolma di scartoffie, il letto perfettamente rifatto e la giacca della divisa maldestramente poggiata allo schienale della sedia. Uno dei petali si distaccò dal resto del bocciolo incastrato nella sottile cornice argentea volteggiando lentamente nell’aria insieme ai granelli di polvere illuminati dai fasci di luce.
Kaito raddrizzò il colletto della camicia scolastica fermandosi a contemplare il quadro alla parete. Il sole raggiungeva soltanto le mani intrecciate attorno al cilindro e il volto sul quale la rosa rossa posizionata il giorno prima si era ormai afflosciata. Vedeva quel quadro ogni giorno, ad ogni rientro, ma ieri l’aveva osservato tutta la giornata.
L’aveva sentito da Aoko, l’aveva letto su riviste di psicologia, aveva udito l’ispettore Nakamori parlarne con suo madre anni prima. I ricordi tendevano a sbiadire, alcune cose tendevano a distorcersi nella memoria. Non solo il mobile in cui pensavi di aver posto un quaderno o un appuntamento del medico sfortunatamente sfuggito di mente.

Scompariva il volto, la voce, i modi di fare di qualcuno che non c’era più.

Per tal motivo aveva passato l’intera domenica in casa con il cellulare spento. Aveva avuto bisogno della sua intimità, del suo momento di raccoglimento senza dover preoccuparsi di fare il terzo incomodo nella giornata padre/figlia organizzata da Aoko. Era grato del pensiero che lei gli rivolgeva da svariati anni a quella parte ma non voleva rovinare quelle poche giornate in cui l’ispettore non lavorava.

Soprattutto perché la maggior parte delle assenze erano indirettamente a causa sua.

Aoko era stata fin troppo prevedibile. Ottenendo solo risposte registrate dalla meccanica voce della segreteria telefonica si era presentata a casa sua. L’aveva vista dal nascondiglio sull’albero sbraitare alla porta e suonare incessantemente il campanello finché con un suono stridulo il piccolo marchingegno non aveva cessato di funzionare.

Aoko l’avrebbe ucciso quel mattino a scuola.

Kaito scosse la testa reprimendo il brivido lungo la schiena in vista della futura sfuriata. Raccolta la cartella e la giacca si fermò un’ultima volta davanti al criptico volto ritratto mandando un bacio all’uomo più importante della sua vita. Le due dita poggiate sulla tela indugiarono scivolando fino all’altezza del petto, ritratte nel medesimo istante in cui il primo sorriso della giornata fece capolino.

I ricordi potevano essere una benedizione se ben direzionati ma dopo quell’ennesima Festa del Papà solitaria (*) la sua era più una forzata allegria che una manifestazione della caratteristica esuberanza che lo contraddistingueva.
Aveva dimenticato l’ultima volta in cui era uscito con il solo scopo di divertirsi.

Il silenzio della camera fu rotto dal cigolio della porta al cui tonfo un secondo petalo discese placidamente al suolo. Kaito inspirò a fondo nel corridoio altrettanto silenzioso gettando in spalla la cartella con l’intenzione di finire di sistemare la divisa una volta giunto a scuola. Mancava un’ora al suono della campanella, con l’autobus avrebbe fatto in tempo a recarsi sul luogo della futura rapina per un ultimo sopralluogo, fare colazione e infine affrontare Aoko.

Peccato che i suoi piani non andavano mai come sperato.

«Aoko?»

Kaito inclinò la testa confuso osservando la sua migliore amica, di spalle, in piedi, davanti la sua porta di casa. Non era una novità andare a scuola insieme. Aoko avrebbe potuto anticipare la sua esecuzione lungo il tragitto onde evitare possibili testimoni ma non possedeva né una risata sguainata né un accento impeccabilmente inglese.

«Kaito!»

L’esclamazione di gioia non era nulla paragonata al luminoso sorriso in grado di scioglierlo, rivolto interamente a lui. Troppo allegro e troppo cordiale per appartenere ad una persona pronta a sbranarlo anche solo per una cena saltata in sua compagnia. Con la mano ancora alla maniglia di una porta semiaperta Kaito ritenne di poter essere finito in una realtà alternativa.

«Perché adesso stai guardando così male Akako-san?»

Ignorando la domanda confusa Kaito continuò ad osservare con sospetto la ragazza poco distante placidamente seduta sul bordo della fioriera in muratura posta lì da sua madre la scorsa primavera. Akako si limitò a ricambiare il suo sguardo indagatore con un sopracciglio inarcato senza scomporsi ulteriormente. A braccia incrociate preferì infatti mettere in mostra un ghigno malizioso non destinato a lui ma al ragazzo in piedi accanto a lei.
Il detective londinese stranamente taciturno l’aveva salutato con un cenno rivolgendo imperterrito il capo altrove, senza scagliare la minima punzecchiatura.

Kaito era abituato alle stranezze e con Akako nelle vicinanze esse erano all’ordine del giorno. Saguru no, non era etichettato come strano nella sua graduatoria, probabilmente stravagante per la particolare ossessione dell’ora ma fino ad allora non aveva mai mostrato nulla che potesse ergerlo a livello della strega.

Akako e Saguru non percorrevano la sua stessa strada per andare a scuola.

Il primo aveva la sua balia pronta a scorrazzarlo in giro per la città e per quanto ne sapesse l’altra poteva pure raggiungere l’edificio scolastico a cavallo di una scopa volante. Se per lei non c’erano dubbi questi sorgevano alla sola presenza dell’inglese.

Vederlo lì era alquanto strano.

«Cosa ci fate davanti casa mia a quest’ora del mattino?»

«Andiamo al luna park!»

All’esclamazione gioiosa di Aoko fu inevitabile una nuova occhiata cospiratrice verso la maniaca dell’occulto alle sue spalle. Aoko non avrebbe mai e poi mai saltato un giorno di scuola se non per qualcosa di veramente importante. Lei ricordava i suoi obblighi scolastici più di quanto non facesse sua madre.

Fu proprio quell’eccessiva concentrazione a far scattare un sonoro clic nella sua testa.

Akako aveva un vestito porpora estremamente attillato che lasciava poco spazio all’immaginazione nella profonda scollatura e nelle gambe lasciate volutamente scoperte più del dovuto. Aoko sfoggiava una leggera camicetta azzurra e Saguru indossava una giacca beige probabilmente pagata svariati zeri nel suo ultimo viaggio parigino.

Nessuno vestiva la divisa in un giorno scolastico. Parlavano sul serio.

«Aoko ti senti bene? E la scuola?»

«Possiamo farne a meno oggi»

«Eh? Perché? Cos’è oggi?»

Kaito sbatté gli occhi senza nascondere la confusione quando i tre lì con lui gli rivolsero lo stesso cipiglio perplesso. Le feste nazionali erano lontane, non c’era nessun particolare evento modano – ad eccezione della rapina programmata in serata – ed il compleanno di Aoko era già passato con tanto di testimonianza lasciata sui giornali in cui si dava la caccia a un gruppo di vandali. Il tutto per qualche schiamazzo notturno e un paio di fuochi d’artificio illegalmente azionati. Il compleanno di Saguru era ad agosto quindi troppo lontano per averlo rimosso mentre quello di Akako… forse quello che aveva dimenticato apparteneva proprio alla pazza strega.

«Kuroba-kun, è il tuo compleanno»

L’intera scia di pensieri si arrestò rendendo visibile una genuina sorpresa. Saguru grato per la distrazione favorì alle rotondità esposte sulla sinistra lo studio del ragazzo rimasto come un baccalà davanti la porta. Kaito non stava recitando, suo malgrado sembrava aver rimosso per davvero l’importanza di quella data dalla sua mente, cosa alquanto bizzarra se si prendeva in esame la sua capacità di ricordare interi numeri identificativi appartenenti a patenti altrui.

«Il mio…» Kaito abbandonò la maniglia estraendo dal nulla un’agendina sfogliata alla velocità della luce fino al giorno in questione sulla cui pagina rigata era rappresentato soltanto un doodle di Kid «…compleanno»

Concentrato sul suo lavoro notturno aveva perso di vista tutto il resto al di fuori del contesto scolastico, finendo con il trascurare anche sé stesso. Uscì dallo shock soltanto quando la mano poco delicata di Aoko lo colpì alla nuca.

«Sei incorreggibile! Hai segnato la rapina di quel ladro da strapazzo ma non ti sei ricordato del tuo compleanno?!»

Kaito avrebbe voluto controbattere ma nella sua testa ci fu soltanto un unanime coro di grilli. Forse la sua caccia a Pandora era davvero diventata un’ossessione.

 

***


«Perché ci sei anche tu?»

«Nakamori-san ha insistito»

Kaito guardò con la coda dell’occhio il detective accanto a lui maledicendo l’istante in cui aveva accettato di lasciare andare le due ragazze a prendere qualcosa da bere. Supponeva che il tutto fosse parte di un piano ideato da Aoko per farli andare d’accordo, l’ingenua speranza di un’amicizia futura, ma lui non aveva voglia di rovinarsi una festa con una compagnia tanto saccente. Poco importava che fino a quattro ore prima non ricordasse nemmeno l’esistenza della suddetta festa.

«Mh, vado un attimo in bagno»

«In bagno o al Mitsubishi Ichigokan Museum?»

Kaito si trattenne dallo sbuffare apertamente roteando sui talloni in un impassibile faccia a faccia. Saguru poggiato allo schienale della panchina lo squadrava con troppa attenzione, pronto a cogliere il primo passo falso come ennesima prova per le sue supposizioni.
Detestava quell’arguzia del suo avversario nei momenti sbagliati.
Doveva inviare un messaggio all’ispettore Nakamori per disdire la rapina senza quell’impiccione pronto a mettergli le manette ai polsi. Non avrebbe lasciato credere alla polizia di averlo messo in fuga o concesso a quel gruppo di visionari accecati dalla sfera sovrannaturale l’occasione di sporcare il suo nome. Era un rischio enorme lascarli agire senza la sua presenza su cui far catalizzare l’attenzione.

Aoko l’avrebbe trascinato in giro tutta la giornata desiderosa di provare ogni singola giostra di quel parco e lui si stava davvero divertendo per mentirle sfacciatamente e ordire un piano di fuga dalla sua compagnia. Egoisticamente voleva godersi quell’inaspettata pace a discapito di tutti gli obblighi morali da lui autoimposti. Le ultime settimane le aveva trascorse ad architettare rapine in lungo e in largo e ad accettare le sempre più strampalate sfide del pazzo ricco sfondato con l’ossessione della sua cattura.

Necessitava di quella giornata di pausa, ne era fin troppo consapevole.

«Ancora con questa storia? Io non sono K-»

«Sì, sì, lo so. Tu non sei Kaitō Kid»

All’aria di sufficienza e alla frase volutamente detta in tono condiscendente, Kaito pensò seriamente di far cascare accidentalmente il detective nello stagno retrostante per arrestare la futura rovina del suo compleanno.

Non ricordarlo era un conto, passarlo da schifo a causa di Hakuba un altro.
Solitamente almeno sua madre lo chiamava per gli auguri in quelle occasioni.

«Cosa ti prende?» domandò ad un tratto Saguru scrutando il ragazzo totalmente impietrito davanti a lui con due occhi sbarrati verso un punto imprecisato «Kuroba-kun stai bene?»

«No…no…no»

Ignorando totalmente Saguru e possibili ripercussioni per la sua maschera da poker nuovamente cascate frugò veemente nelle sue tasche. In un lampo e con un’ondata di pura paura insinuata nelle viscere accese il cellulare respirando a tempo con i puntini colorati di caricamento. Una lenta e dolorosa attesa che aumentò il terrore circolante nelle vene.

Istintivamente si batté un pugnetto sul petto al micro-infarto avvertito dinanzi al numero portentoso di chiamate perse. Calmare la rabbia di Aoko era stato facile, la sua amica aveva volutamente sorvolato la questione preferendo festeggiare con lui ma nemmeno un camion stracolmo di rose avrebbe fermato la furia di sua madre.
Aveva violato le uniche due regole da lei mai imposte.

Rispondere sempre alle sue telefonate.

Non organizzare rapine in giorni di festa.

«Hakuba-kun com’è il clima in Inghilterra?»

 

Saguru restò in silenzio, immerso nella degustazione del tè freddo consegnatogli da Aoko in attesa del futuro ritorno di Kuroba misteriosamente sparito davanti ai suoi occhi cinque minuti prima. Tutti avevano conoscenze che svanivano in una nube di fumo all’improvviso.

Sicuramente.

 

***

 

«Wow! Sei bravissimo!»

Kaito sorrise porgendo la rosa bianca alla bambina estasiata dinanzi a lui.
Il tutto era stato involontario e non programmato. Un momento prima era intento a giocherellare nervosamente con una moneta nel tentativo di placare Aoko – dopo aver quasi perso l’udito a causa di sua madre – e quello successivo era circondato da decine di bambini rimasti incantati dalla velocità delle sue dita.
Aoko l’aveva raggiunto dopo aver usato ininterrottamente l’interfono del parco per attirare la sua attenzione neanche fosse un bambino sperduto allontanatosi dai genitori. E lui doveva ringraziare soltanto la presenza dei piccoli fan attorno a lui se la sfuriata era stata rimandata.

«Mamma guarda, c’è un vero mago!»

«Sai far apparire anche altre cose?»

«Ed i giochi con le carte?»

«Sei il miglior mago del mondo!»

Kaito al centro del piccolo cerchio improvvisato dal suo pubblico faticò a seguire quelli e le altre decine di complimenti e richieste infantili. In passato gli era capitata l’occasione di fare qualche trucco magico ai bambini nel parco di tanto in tanto o alle persone incontrate per strada ma non si era mai trovato con una folla così folta ed esultante. Non nelle vesti di Kaito Kuroba perlomeno.

Al dito poggiato sulle labbra tutti si zittirono all’istante seguendo ipnotizzati il movimento dell’altra mano sollevata nell’aria. Kaito analizzò velocemente tutti gli occhietti in attesa provando un’immensa gioia quando all’unisono si spalancarono allo schiocco delle dita.

«Una colomba!!»

«Come hai fatto?!»

«La possiamo accarezzare?!»

Annuendo con il petto gonfio di soddisfazione abbassò l’indice su cui la sua colomba più fedele era appollaiata ridendo ai goffi tentativi con cui alcuni bambini schioccavano le dita per farla apparire a propria volta. Nelle vesti bianche aveva una folla da far invidia ad una partita allo stadio, più numerosa di quella attualmente disponibile. Nessuna esibizione ai suoi furti concedeva però la possibilità di ammirare pienamente le reazioni del suo pubblico. Quello era un rituale del giorno dopo. Girovagava nei forum in suo onore o guardava le repliche dei telegiornali per carpire i momenti salienti, ma era una cosa del tutto diversa dal contatto diretto. Vedere le boccucce dischiuse in esclamazioni sorprese e la felicità autentica sgorgata ad ogni piccola magia era un’emozione unica. Ricevere improvvisi e caldi abbracci euforici o numerosi elogi accanto al proprio nome un’impagabile bellezza.  

Il personale e prezioso gioiello di Kaito Kuroba.
Un attimo che avrebbe voluto non finisse mai.

Il progetto di Aoko finì in secondo bianco, l’eccitante prospettiva di provare le più pericolose e adrenaliniche giostre un bagliore lontano. La pura adrenalina non aveva bisogno di altri stimoli, circolava in ogni parte del corpo alla semplice esecuzione di quei trucchi magici che seppur in parte banali e non perfezionati gli conferivano il miglior regalo di compleanno di sempre.

L’appagamento di una fragorosa risata scaturita fra i cori di “ancora!” e le manine battute freneticamente a destra e manca da bambini saltellanti non avrebbe potuto donarglielo nessun altro. Esistevano solo lui e il suo pubblico.

 

 

«Sei sicura che ti stia bene come è andata a finire?»

Akako lo chiese più per curiosità che reale interessamento, non era il tipo di persona dedita a preoccuparsi per gli altri ma dopo una settimana in cui Aoko l’aveva completamente stressata per organizzare la perfetta giornata per Kaito, considerava il suo un dubbio più che legittimo. D’altronde, lei aveva assecondato quell’iniziativa sperando di trovare l’occasione adatta per soggiogarlo una volta per tutte.

L’ennesimo buco nell’acqua. Era passata un’ora da quando Kaito si era completamente dimenticato della loro esistenza.

Tra un volteggio e un saltello, tra scoppi di coriandoli e stelle filanti, tra frasi sciocche e battute ridicole Akako aveva iniziato seriamente a domandarsi se non avesse anche il ragazzo un qualche tipo di sangue magico ereditario. Erano usciti cogliendolo di sorpresa considerando che Kaito si era preparato in vista della scuola. L’estrazione di tutti quegli oggetti era semplicemente inconcepibile, compresa la lunga scia di fazzoletti colorati che l’aspirante mago continuava a tirare via dalle tasche.

«Sì, va bene così»

Akako non aveva bisogno di una palla di vetro o un incantesimo per capire la verità. Aoko era stata sincera. Tutta la precedente furia era svanita, seduta sulla panchina insieme a lei e un annoiato Hakuba guardava l’eccentrico spettacolo con il sorriso stampato sulle labbra.
La folla era cresciuta a dismisura occupando l’intera piazzetta dove tutto era cominciato, attirando sulla scena anche il prestigiatore di turno che quel pomeriggio avrebbe dovuto esibirsi nel parco.

«Sapevi che più degli altri giorni oggi ci sarebbero stati tutti questi bambini» quella di Saguru non fu una domanda ma una constatazione dei fatti dopo aver visto i cartelli pubblicitari all’ingresso «Era in programma lo spettacolo del mago Kazumi Sanada (**) l’inizio della sua esibizione è in ritardo di dieci minuti e quindici secondi. Non mi risulta difficile capire il perché, Kuroba gli ha praticamente rubato la scena»

«Rubato? Non può essere semplicemente in ritardo?» domandò Akako sporgendosi quel tanto per osservare la postura composta del londinese al lato opposto sulla panchina.
Se Kuroba non si fosse lasciato soggiogare avrebbe potuto sempre scegliere Hakuba al suo posto. L’intelligenza aveva il suo fascino.

«Ne dubito, è lì nell’angolo che aspetta»

Akako seguì la direzione indicata osservando l’imbronciato giovane uomo intento a discutere con quello che con molta probabilità presupponeva potesse essere direttore della struttura.
Aoko al contrario non si preoccupò di soffermarsi ulteriormente sullo scambio di battute, piuttosto concentrata a camuffare il rossore sopraggiunto con un colpo di tosse. Non aveva avuto alcuna intenzione di rovinare la carriera altrui ma solo il desiderato rivedere il suo folle e caotico amico in tutto il suo splendore.

«Kaito adora i bambini» sussurrò attirando l’attenzione del detective in un sorriso decisamente più dolce «Erano mesi che non lo vedevo così spensierato»

Per la seconda volta nell’aro della giornata Saguru si costrinse al silenzio. Aveva accettato l’invito di Aoko nell’assoluta certezza di non prendervi parte. Non aveva minimamente messo in conto la sbadataggine del ladro per il suo stesso compleanno ritrovandosi così incastrato insieme a lui. Né aveva messo in conto di studiare con così tanta attenzione ogni singola mossa del mago. Solo un cieco non avrebbe notato quanto alcune movenze risultassero identiche ad un famigerato ladro vestito di bianco.
Non si trattava di blanda imitazione.

Sospirando internamente distolse lo sguardo dagli occhi limpidi e le labbra femminili arcuate. Aoko nella più diretta e pura rappresentazione del suo amore era balzata in piedi abbracciando Kaito con slancio durante la brevissima pausa.

Al bacio spontaneo schioccato da Aoko sulla guancia, Saguru si domandò cosa spingesse il ladro a quella doppia vita. I due diventati della stessa tonalità si erano infatti dileguati in direzioni completamente opposte confermando quell’attrazione reciproca tanto evidente.

In assenza di segreti relativi a identità malavitose Kaito e Aoko sarebbero stati una coppietta come tante altre. Saguru proprio non lo capiva.

 

***

 

Kaito si sentì vivo nella fresca brezza serale.
Le dita dolevano e le corde vocali gracchiavano ma neppure l’accavallamento dei nervi alla spalla riuscì a smorzargli il sorriso. Sanada gli aveva rivolto una frase poco carina al termine del suo show improvvisato, affermazione a cui non aveva dato minimamente peso fiondandosi alla fontanella sotto il cui getto aveva infilato tutta la testa. Una scelta alquanto discutibile e poco saggia data la sua sfortuna. I successivi dieci minuti li aveva passati a sopprimere le risate dinanzi al ragazzo di Osaka incontrato casualmente nel parco.
Heiji in compagnia della sua amica – o fidanzata non dichiarata secondo il suo modesto parere – l’aveva additato come Shinichi Kudo guadagnandosi un’occhiata oltraggiata dal suddetto detective rimpicciolito e una altrettanto seccata della figlia di Mori che per un attimo aveva sperato in una mistica apparizione.

Il divertimento più grande era stato però l’inaspettato e alquanto acido scambio di battute fra Hakuba e Hattori. Qualunque cosa fosse accaduta tra i due aveva creato dei profondi dissapori, ed era stato innegabilmente esilarante  per Kaito vedere il suo snob compagno di classe cadere in esclamazioni che mai e poi mai avrebbero lasciato la sua bocca.

Forse per tale motivo o per via della crescente disattenzione in cui annegava da quel mattino, fu solo giunto al Blue Parrot che la pesante realizzazione cadde su di lui. Nella penombra del locale libero dall’opprimente tanfo emanato dai sigari, solitamente presente a quell’ora della sera, ricordò il più importante dei fatti.

Non aveva inviato il biglietto di disdetta all’ispettore Nakamori.

Al culmine della sua distrazione si ritrovò senza sapere come dinanzi ad una pendente torta grondante panna bianca e azzurra, al cui centro con caratteri sbilenchi era stato scritto il suo nome. Creazione culinaria appartenente ad una sola ed unica persona di sua conoscenza.

Tediato dalla mente diretta in due direzioni di pensiero differente suo malgrado si ritrovò ad assecondare l’infantile canzoncina di auguri cantata allegramente da Aoko e Jii, a tratti accompagnata da un borbottio distante di Saguru e un forzato coinvolgimento di Akako.
Le fiamme sulle candeline traballarono all’ispirazione profonda spegnendosi tutte in un unico soffio. Su invito di Aoko espresse il suo desiderio, quella richiesta perennemente insita nella mente da quando aveva scoperto l’identità su suo padre. Chiodo fisso che almeno per quel giorno non era stato parte integrante dei suoi pensieri.

Trovare Pandora.

 

Il televisore sintonizzato sul canale di musica attirò immediatamente la sua attenzione quando la clip musicale terminò lasciando intravedere la brutta faccia dell’ispettore Nakamori premuta contro una delle telecamere, poco coerente con la possibilità di addossarsi la gloria di un furto sventato.

«Kaitō Kid non ti azzardare nuovamente a giocarmi questo brutto tiro!» il ruggito dell’ispettore giunse forte e chiaro dagli altoparlanti spingendo tutti gli occupanti del bar a coprirsi i timpani «So io dove infilerò la prossima volta il tuo biglietto di disdetta dell’ultimo secondo dopo aver mobilitato l’intero dipartimento di polizia!»

Kaito confuso cercò silenziosamente gli occhi di Jii per ringraziarlo trovandovi però altrettanta confusione. Il nonnetto lo fissava incapiente mentre lucidava il bicchiere che all’urlo di poco prima non era finito per un soffio sul pavimento.

«Alla prossima disdetta ritardata giuro che ti sparo!»

«Ispettore non può fare queste minacce in diretta nazionale!»

«Cosa vuole che me ne f-»

Aoko si schiaffò una mano in fronte all’interruzione della trasmissione in un’espressione decisamente più imbarazzata del giornalista in studio. Suo padre era più famoso per quelle uscite poco consone che per i successi nei confronti del ladro fantasma.

Akako d’altro canto totalmente inosservata riaccese le candeline con un tocco di dita soffiandoci sopra in un puro intento autocelebrativo per godersi almeno una gioia in quella giornata di per sé noiosa. Trovandosi a dover dissipare freneticamente il fumo quando il proprietario del locale lasciò cadere il bicchiere per la sorpresa.

Kaito al frastuono si riscosse con l’impressione di essersi estraniato più del dovuto.
Aoko si era chinata a raccogliere i pezzi di vetro insieme a Jii mentre Akako era svanita dalla circolazione, lasciando solo con la compagnia del muto detective poggiato al bordo del tavolo da biliardo.

Tutto quel silenzio lo destabilizzava.

Voleva trovare Akako per chiedere informazioni sul biglietto spedito al commissariato prima che il detective partisse con le sue pressanti domande. Convincere la polizia con un doodle falsificato non era cosa da poco, nemmeno gli uomini decisi a spacciarsi per lui ci riuscivano più. L’eccentrica strega l’aveva salvato in più di un’occasione e lui sperava solo di non dovergli vendere l’anima per ripagare.

Al piattino di torta proteso verso di lui Kaito incominciò a pensare ad una cura di fosforo. La sua attenzione stava perdendo colpi a vista d’occhio e con una certa riluttanza accettò il piattino porto da Hakuba.

«Dovresti seriamente migliorare il tuo atto» Saguru l’oltrepassò con superiorità accomodandosi su uno degli sgabelli, aspettando educatamente di essere raggiunto dal resto dei partecipanti a quel misero party «Con questa pessima recitazione la prossima volta ti arresterò con facilità»

«Per l’amor del cielo ma non ti stanchi mai di ripetere la stessa cosa?!»

«La verità ha un sapore sublime»

«Hattori-kun ha ragione, sei proprio odioso»

«Kaito!!» Aoko gli mollò uno scappellotto udendo soltanto le ultime parole senza lasciargli possibilità di controbattere, con aria di scuse, infatti, soprassedette immediatamente alle polemiche doloranti rivolgendosi al detective «Mi spiace disturbarti ma papà vorrebbe chiederti qualcosa a proposito di quel biglietto del fastidioso ladro»

Hakuba distolse lo sguardo d’acciaio fino a quel momento diretto intenzionalmente a Kaito annuendo alla ragazza. Elegantemente abbandonò la sua postazione sparendo oltre la porta sul retro insieme al cellulare da cui giunse chiara e forte la voce di Nakamori prossimo a un esaurimento nervoso.

«Quale biglietto?» chiese curioso Kaito una volta che il detective non fu più a portata d’orecchio.

Aoko inforcò un pezzettino di torta composta perlopiù da crema al cioccolato che pandispagna sbuffando apertamente. In un modo o nell’altro Kaitō Kid gli rovinava le giornate anche senza effettuare furti. Era stanca di sentire continuamente il nome di quel ladro da chiunque la circondasse da quando suo padre aveva iniziato ad urlarne il nome persino nel sonno.

«Quello stupido biglietto in cui Kaitō Kid ha annunciato di non attuare più la sua stupida rapina» commentò acidamente beandosi della dolcezza del cioccolato sulla lingua prima di continuare «Papà lo vorrebbe ricevere per archiviarlo insieme alle altre prove. Hakuba-kun lo ha chiamato quando siamo usciti dal parco per informarlo di averlo ricevuto. Sai, quando eri troppo occupato a gongolare dopo il tuo show per pensare a noi»

Kaito sorrise al broncio messo su dalla ragazza non riuscendo a bearsene appieno.

«E tu l’hai visto?» chiese lasciando ricadere la frangia sugli occhi cobalto «Il biglietto intendo»

«Uhm, no» fu la confusa risposta di Aoko con la forchetta sollevata al di sotto del mento «Ora che ci penso non l’ha fatto vedere nemmeno ad Akako-san quando ha insistito per dargli un’occhiata»

 

***

 

«Chiamata estenuante?»

Saguru sussultò alla voce improvvisa alle sue spalle spolverandosi i gomiti poggiati alla ringhiera sgangherata del locale. Le prime luci della sera si accesero in quell’istante gettando ombre ancor più inquietanti alla silhouette di Kaito celata dalla penombra della tettoia.

«Non proprio, era una discussione a senso unico»

«Aoko ti sta aspettando» una bugia come tante altre fuoriuscì con naturalezza disarmante dalla bocca di Kaito. La sua lista di amici strani necessitava dell’aggiunta di un nuovo nome. In quel compleanno ne aveva scovato uno decisamente insolito «Prima di farmi aprire i regali vorrebbe anche un tuo parere sulla torta che ha preparato»

Saguru scosse il capo adagio indicandogli platealmente il fondo della strada brulicante di macchine dirette in ambo le direzioni. La compostezza e il rigore decantato in egual misura alle riunioni del dipartimento.

«Devo aspettare l’ispettore, vuole il suo biglietto» ribatté piattamente piantando i suoi occhi nocciola in quelli azzurri a malapena visibili «E poi, mi spiace Kuroba-kun ma non ti ho fatto alcun regalo»

Kaito fece spallucce aprendosi in un ghigno sarcastico che poteva significare tutto e niente.
Un regalo era stato fatto, bastava soltanto leggere fra le righe.
Nessun sindacato pazzo avrebbe fatto la sua comparsa in sua assenza o creato il caos in attesa di una sua apparizione ritardata.

Saguru non si scompose né batté ciglio quando l’automobile a sirene spiegate fermò bruscamente la sua corsa ai piedi della scala e la voce di Nakamori risuonò per tutto l’isolato. Con la classica aria sfacciata che lo contraddistingueva in ogni sfida detective/ladro superò il giovane mago infilando le mani nella giacca.

Sorridendo nello stesso criptico identico modo.

«Happy birthday, Kuroba Kaito»

 

Lì, nelle profondità della tasca, un bigliettino mai effettivamente ricevuto era misteriosamente comparso. Kaito alzò la testa verso il cielo deciso ad aspettare il ritorno del detective per proporgli una partita a biliardo in cui quasi certamente non avrebbe avuto possibilità di vittoria senza magia. Ma, una sconfitta non avrebbe avuto importanza.

Quel giorno sarebbe stato soltanto Kuroba Kaito.

 

Note finali

(*) A differenza dell’Italia in Giappone la Festa del Papà è celebrata la terza domenica di giugno. Per la fanfiction attuale mi sono basta sul calendario 2021, la festa è stata ieri domenica 20 Giugno.

(**) Kazumi Sanada è il mago apparso per la prima volta nell’episodio 76 di Detective Conan, nel caso della Black Star. Il mago ingaggiato dalla mamma di Sonoko, colui che avrebbe dovuto fingersi Kaito Kid durante la crociera.

 

Ammetto di non aver riletto accuratamente la storia ma di averla pubblicata ugualmente in occasione del compleanno di Kaito. Un modo come un altro per mostrare quanto le persone intorno a Kaito finiscano per tenere a lui. Perché infondo, tutti vogliono bene a questo eccentrico mago. 

See you next illusion  

 

Aky

 

 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Gōshō Aoyama, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

 

 

   
 
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