Solstizio d'estate,
frescura nel tuo
calore dai,
luna.
Io che ti contemplo
dal più alto dei punti
ma mai alto come te.
Tu che ti affacci e
ci guardi distante,
che sai?
Del resto, che potrai
mai sapere?
Eppure esisti da
prima di noi,
bellezza fugace
e distante
più del vento,
pù della brezza
che dffidente
appena mi sfiora
stasera.
Inondi il mondo
come inondi
il mare
del tuo stesso
riflesso,
un'acqua dorata
si fè al tuo passo.
Narcotizzante narciso
di un mondo diverso,
magari perfetto,
magari lo stesso
ma certo è
assente e
lontano
da qui.
Cerulee Resilienze
Eccomi di nuovo qui. Stasera ero perdutamente ispirata, non per niente, sarà la recente scoperta di questa parola che mi fa sognare. Basta solo quella parola ed è già poesia. In una parola c'è tutto e più degli haiku eppure non è una parola giapponese. Vorrei intrattenervi un po' per spiegarvi il suo significato altrimenti non so quanti in tutto mai potrebbero veramente capire o se si fino a che punto. Yakamoz è una idilliaca parola turca, ora melodica, ora pittoresca. Un vero affresco, dipinto naturale. É una parola letteralmente intraducibile o quasi. Un qualcosa che va oltre l'immaginazione. Completamente. É il riflesso della luna sull'acqua, ma già la poesia lo spiega, non sono complicati i versi di per sè, non quanto la parola e non perchè si tratta di una parola straniera, bensì perchè si tratta di una parola rara.