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Autore: crazyfred    22/06/2021    0 recensioni
[FRANCESCO & EMMA] Non è proprio una storia continua ma una raccolta di one shot, dove alcuni capitoli potrebbero essere raccordati, altri meno, che raccontano la vita della nostra banda di matti andando avanti e indietro nel tempo, gironzolando attorno agli eventi della fanfiction "Noi Casomai". Una raccolta di piccoli quadri di vita più che di eventi in sé.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Commissario Nappi, Emma, Francesco
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti!!! Eccoci di nuovo per un capitolo extra di "Noi Casomai". Rispetto agli ultimi capitoli pubblicati, ci spostiamo in avanti di quasi 12 mesi, passiamo. Nella mia serie ho deciso di seguire un arco temporale ben preciso e di collocare il racconto nella nostra realtà. Come presto scoprirete, anche i nostri amati protagonisti hanno vissuto il nostro stesso periodo buio. Spero questa decisione non sia impopolare o straniante; anche perché, presto lo scoprirete, in realtà questo buio ha saputo regalare diversi sprazzi di luce.
Prima di lasciarvi con la lettura rinnovo l'invito a mettere "mi piace" alle mia pagina Facebook dove potrete trovare informazioni su capitoli, video e, se vi va, salutarmi e commentare insieme a me i capitoli. 
Buona lettura!!!
 



Buongiorno mamma,
buongiorno papà



 
 
Dicembre 2020
 
 
Un'altra giornata di lavoro era finita. Da quando la pandemia era iniziata i forestali erano stati incaricati dalla provincia di dare man forte alle altre forze dell'ordine per vigilare sul rispetto delle norme in vigore.
Francesco si riteneva fortunato. Il suo lavoro gli permetteva di uscire di casa e stare, in piccola misura, in mezzo alla gente. Non era altrettanto per Emma, il cui progetto di scuola nel bosco non aveva avuto altro modo per sopravvivere se non reinventarsi con la DAD, ma non era affatto la stessa cosa. Per Emma era importante il contatto fisico e il coinvolgimento di tutti i sensi durante le lezioni. Nella stagione invernale, infatti, quando la neve non permetteva di andare nei boschi, generalmente gli incontri con i bambini sarebbero avvenuti nelle classi; in quella circostanza però, anche se gli alunni delle elementari continuavano le lezioni in presenza, per ragioni di sicurezza lei li "incontrava" solo via webcam.
Quando rincasò, a tarda sera, il marito la trovo in cucina davanti al PC. Sul fornello acceso c'era un pentolino con l'acqua sul punto di bollire e la pastina della bimba già pesata sulla bilancina. La piccolina di casa se ne stava tranquilla, seduta sulle gambe della madre a sfogliare un libricino di stoffa. Sole era una grande "imitatrice", le piaceva fare tutto quello che facevano i grandi attorno a lei: correre e giocare con il fratello e Luna, salire in barca con il papà e studiare come la mamma; forse era per quello che era stata precoce sia nel camminare che nel parlare e sembrava più grande dei suoi 14 mesi.
A giudicare dai rumori provenienti dal piano superiore, Leonardo e Luna erano invece in cameretta a fantasticare una nuova avventura. In cameretta, Francesco aveva costruito un piccolo soppalco, una specie di casa sull'albero - senza albero ma in tutta sicurezza - e lì il bambino e la lupacchiotta passavano giornate intere, fingendo che la scala fosse una parete rocciosa o le scale della palafitta che portavano sul lago ghiacciato. Spesso Luna finiva anche per addormentarcisi, anziché andare nella sua cuccia.
Fugacemente, il forestale si chinò alle spalle della moglie, scostandole i capelli, per posare un bacio all'altezza della nuca. Ormai era impossibile anche solo scorgere la cicatrice dell'intervento, ma Francesco la baciava comunque. Per lui era come dire: abbiamo vinto noi.
"Sei già a casa?" "Sono quasi passate le 7" "Di già? Oddio ma è tardissimo!" esclamò la donna, andando nel panico "bisogna anche preparare la cena!!!" "Tranquilla faccio io. Lavo le mani e mi invento qualcosa" le disse, placido.
"È che sto preparando un video per la lezione di domani" spiegò Emma, quando lui tornò in cucina per mettersi ai fornelli "ma prima per correre da Sole che stava per far cadere un bicchiere ho inciampato nel cavo dell'alimentatore e puf! PC spento e progetto non salvato. Ho dovuto ricominciare daccapo" "Amore non mi devi dare alcuna spiegazione" la tranquillizzò "lo smart working non è inferiore al mio lavoro o a qualsiasi altro lavoro fuori casa"
Emma si rasserenò. Lavorare con una bimba che ti gironzola intorno e che non capisce perché, se la mamma è in casa, non può darle tutte le attenzioni che normalmente le riserverebbe non era una cosa da niente. E con le restrizioni della pandemia, Valeria alle prese con il suo piccolo di appena due settimane, il fratello impegnato con la tesi e il lavoro, al di fuori di suo marito non poteva contare sull'aiuto di nessun altro.
"Vieni da papà" disse Francesco alla piccola Sole, che non se lo fece ripetere due volte, tendendogli le braccine cicciose e morbide. Tenerla stretta, respirare il suo profumo dolcissimo, era meglio di qualsiasi camomilla o goccina per dormire. Nella tempesta di quel periodo, la sua famiglia era il porto in cui rifugiarsi. "Adesso lasciamo lavorare mamma finché non è pronta la cena" le disse e sembrava veramente che la piccolina comprendesse le raccomandazioni del papà che la sistemava nel marsupio. "Poi se ti serve ancora del tempo dopo cena ti aiuto un po'...per quel che posso si intende."
 
"Chi sta male?" domandò Francesco di punto in bianco a sua moglie, mentre si sedeva a tavola, di fronte al seggiolone, per dare la minestrina a Sole  "Chi? Cosa?" Ribatté Emma, confusa. "Prima ho visto che c'è un sacchetto della farmacia nell'immondizia" Emma non gli aveva detto nulla e lui e la sua sindrome da Sherlock Holmes si erano trattenuti sin troppo.
"Ah sì, cioè no, nessuno sta male" chiarì Emma "stamattina sono andata a comprare il ciuccio nuovo a Sole. Lo sai che abbiamo una figlia esigente."
Francesco rise, annuendo. Anche se il pediatra si era raccomandato di toglierle il ciuccio - sì, era vero, andava per i 15 mesi,  ma lo usava un po' solo per addormentarsi - loro preferivano fare con calma, poco alla volta. Per qualche strano motivo, però, Sole voleva solo un modello ben preciso che solo la farmacia in centro vendeva.
Dopo un po' l'uomo sentì lo sguardo della moglie addosso; Emma lo fissava ed era strana, incerta, come qualcuno che ha qualcosa da dire ma non sa se può.
"Che c'è?" le chiese, con il cucchiaino a mezz'aria, pronto per l'ennesimo aeroplanino. "Ehm no, niente niente …" disse, scuotendo la testa e tornando al suo lavoro. "Non mi sembra proprio." Emma buttò fuori l'aria in un lungo respiro, convincendosi che non poteva trattenersi oltre. "È che sono andata in farmacia anche per un altro motivo…" disse, vaga e timorosa. Si prese qualche istante, sperando che non sembrasse un'eternità. Francesco dovette obbligarsi a respirare. Quando si trattava di argomenti di salute, in particolare riguardo ad Emma, non riusciva mai a non pensare al peggio.
"Ho un ritardo" gli disse lei, tutto d'un fiato, aggirando lo sguardo del marito. Sì, era vero che ne avevano parlato e che ci stavano provando da un qualche mese, dal primo compleanno della piccola, perché la gravidanza di Valeria e l'arrivo del piccolo Dominik avevano dato loro il desiderio di avere di nuovo un batuffoletto in giro per casa. Magari un maschietto. Sì, certo, Sole era ancora piccolina e Leo era l'ometto di casa, ma crescevano troppo in fretta. Nessuno dei due però aveva preso la cosa così seriamente da aspettarsi che sarebbe successo così in fretta e non sapeva che reazione aspettarsi da suo marito. Certo avrebbero dovuto prevederlo che sarebbe accaduto in tempi brevi, con i loro precedenti.
"Che ritardo?" domandò suo marito, cadendo dalle nuvole. "Come che ritardo, Francesco?!" le dispiaceva mettersi a ridere in faccia al marito, ma non poteva farci nulla, era troppo divertente quanto adorabile "QUEL ritardo…il ciclo" "Ah. E quindi?" Emma non riusciva a decifrare il suo sguardo: se fosse più shockato in positivo o in negativo. "E quindi niente, ho comprato un test" "E quindi?" "Ma ti sei incantato per caso?" Ormai la concentrazione era bella e andata così, visto che le rimaneva solo da aggiungere qualche foto per rendere le slide più carine ed accattivanti per i bambini, Emma salvò il lavoro e chiuse il computer per dedicare la sua attenzione completamente all'argomento del momento. "Non l'ho fatto mica … ho letto che per essere più attendibile è meglio farlo al mattino, quindi lo faccio domani. Magari lo facciamo insieme... se vuoi" "Amore mio però se mi dici così …"
Il forestale, la voce rotta dall'emozione, si alzò e andò ad inginocchiarsi di fronte a sua moglie, accarezzandole il volto. Aveva la mano appiccicosa del formaggino che aveva sciolto nella pastina, ma Emma non ci fece proprio caso "… io rischio di non dormire questa notte per l'ansia… lo sai vero?"
 
 
"Amore, amore sveglia è ora" Francesco sussurrava dolcemente all'orecchio di Emma, che dormiva pacificamente sotto il caldo piumone. L'inverno era arrivato e, complice forse la pausa forzata che il mondo si era preso, tutti dicevano che sembrava uno di quegli inverni di una volta, che non si vedevano più da una vita. Freddi, secchi, pieni di neve pesante che attecchiva e avrebbe resistito fino ad aprile.
Ma non era un inverno di quelli che sanno riscaldare il cuore. San Candido di certo ne aveva vissuti di migliori. I mercatini erano stati annullati e in paese il calore delle feste imminenti e il via vai dei vacanzieri invernali non erano pervenuti.
Un inverno memorabile e nessuno che ne poteva godere. Metteva a tutti una grande tristezza.
"Che ore sono?" domandò Emma, tirandosi su e stiracchiandosi. "Le 6 e mezza" era così presto che da fuori non entrava il benché minimo spiraglio di luce. "I bambini?" "Dormono" "E tu mi hai svegliata? Chiamami tra mezz'ora…" bofonchiò, arruffata, tornando sotto le coperte dando le spalle al marito.
"Amore il test. Dobbiamo fare il test!" insisté Francesco. Sembrava un bambino a cui i genitori promettono un giro alle giostre alla festa di paese. Impaziente, era riuscito a prendere sonno tardi e aveva aperto gli occhi presto, troppo presto per tirare Emma giù dal letto. Aveva aspettato un'oretta rigirandosi nel letto e ma alla fine aveva ceduto.
"Nnnn...ci vogliono 5 minuti. Fammi dormire un altro po'" "Dai Emma…"
Forse qualcuno avrebbe potuto dire che, ormai, avrebbe dovuto essersi abituato, ma non ci si abitua mai. Puoi essere padre due, cinque, dieci volte, ma ogni volta è come la prima. E poi per un uomo è diverso. Forse Emma se lo sentiva, forse la risposta il suo istinto già gliel'aveva data, ma a lui no. Gli uomini hanno bisogno di tutti e cinque i sensi per capire che sta succedendo veramente.
Grazie a suo marito, ormai anche per Emma il sonno era bello che andato. Forse era meglio così, con Leonardo e Sole che ancora dormivano, avrebbero potuto farlo in tranquillità e avere un momento tutto per loro, qualunque esito avrebbero ricevuto.
Emma tirò fuori la scatola del test dal comodino e andò in bagno seguita dal marito.
 
"Posiziona la punta assorbente rivolta verso il basso esponendola al flusso di urina per soli 5 secondi. Fai attenzione a non bagnare le altre parti dello stick del test di gravidanza. In alternativa, raccogliere un campione di urina in un contenitore pulito e asciutto. Posiziona la punta assorbente rivolta verso il basso nell'urina per 20 secondi. " Francesco leggeva ad alta voce dalle istruzioni, concentrato neanche fosse un manuale di fisica nucleare, mentre sua moglie era seduta sul gabinetto "Forse è il caso che vada a prendere un bicchiere di carta in cucina…"
"Fatto" disse Emma, laconica, poggiando lo stick sul davanzale della finestra "non ci vuole una laurea ad Harvard per fare un test di gravidanza…"
"E ora?" "Aspettiamo 3 minuti"
Seduti sul bordo della vasca da bagno, i due aspettavano che i tre minuti più lunghi della loro vita passassero. Il ticchettio del countdown sul telefono del forestale era riuscito a far agitare un po' anche Emma.
Tutto era così surreale. Forse sarebbe stata la sua terza gravidanza, ma per assurdo era la prima volta si trovava in quella situazione. Le altre due volte infatti, era stato un uomo in camice bianco a dirle che era incinta. Stavolta, invece, stava facendo tutto da sola, nella sicurezza e nel calore di casa sua. Non era una condanna, non era una sorpresa inaspettata, ma solo la giusta conclusione di un percorso preso con consapevolezza assieme al suo uomo.
E lui era seduto accanto a lei, in silenzio, la mano sinistra intrecciata alla sua e le gambe che tradivano la sua agitazione, battendo ritmicamente. Quelle sue piccole fragilità, le sue paranoie: le amava tutte, tanto quanto era facile amarlo per il suo fascino e il suo coraggio. Forse lo rendevano un uomo imperfetto, ma anche un uomo vero ed era l'uomo che voleva per essere il padre dei suoi figli.
Un uomo che aveva imparato a non scappare più dalle sue paure, né a nasconderle, un uomo con cui condivideva gli stessi valori di lealtà, rispetto e gentilezza che voleva trasmettere ai suoi figli.
I loro sguardi si incrociarono, senza dirsi nulla, ma in realtà dicendosi tutto. Qualunque fosse stato il risultato, loro erano insieme. Sorrisero, in un sospiro e restarono fermi, fronte a fronte, finché il telefonino non segnalò che i tre minuti erano trascorsi.
"Ci siamo" disse l'uomo, alzandosi dalla vasca come se fosse improvvisamente piena di chiodi sul bordo dove era seduto "che si fa?"
Emma sì alzò, con calma, passando una mano tra i capelli arruffati che le andavano davanti agli occhi e, incamerando aria in un respiro profondo, prese lo stick dal davanzale, stringendolo stretto tra le mani, ma senza guardarlo.
"Come fai ad essere così tranquilla?" le domandò suo marito, incredulo "è una cosa che ci cambierà la vita"
Emma fece spallucce. In molti spesso scambiavano la sua serenità per faciloneria. Ma era semplicemente un approccio diverso al mondo e alla vita, una prospettiva completamente diversa da tutti gli altri che non avevano vissuto quello che aveva vissuto lei.
"C'è stata solo una cosa che mi ha cambiato la vita" disse, perfettamente seria, di fronte a suo marito; a separarli, la distanza di un bacio. "Cosa?" "Averti incontrato. Ha scombussolato tutto. Io che volevo solo salutare il mondo prima di lasciarlo, mi sono trovata ad aggrapparmi con tutte le mie forze per rimanerci. Cosa vuoi che sia un terzo figlio?"
Francesco, repentinamente, la tirò a sé abbracciandola in vita e baciandola, avido di lei e della loro vita insieme, di quell'amore che aveva generato vita in tutti i modi in cui la vita può essere generata.
"Lo leggi tu?" mormorò Emma, quasi ancora sulle labbra di Francesco. "Cosa?...perché?" "Perché sì" gli sorrise, sorniona "l'altra volta … anzi no, le altre volte sono stata sempre io a darti la notizia"
Avevano perso un bambino, ma per Emma non faceva differenza, non aveva mai smesso di considerarlo parte della loro famiglia.
"Sarebbe carino, anche se per pochi secondi, che sia tu a saperlo prima di me"
Francesco le posò un bacio sulla guancia, tenero, fugace. "Cosa ho fatto per meritarti?!"
"Dai su ricomponiti!" esclamò Emma, ridacchiando e scacciandolo via scherzosamente. Francesco stette al gioco, mani in alto "Va bene, va bene!!!"
Emma portò le sue mani chiuse a pugno, con cui teneva il test stretto e nascosto, all'altezza degli occhi del marito. "Due linee incinta, una linea non incinta" precisò e lentamente lasciò andare la presa di una delle due. 
Teneva gli occhi fissati sul quelli del marito, ma non riusciva a decifrare nulla. Poteva essere felice, come poteva essere deluso. O forse semplicemente qualcosa era andato storto e non c'è il risultato. Sarebbe stato clamoroso se avesse dovuto ripeterlo, soprattutto perché avrebbe dovuto tenere a basta quel frettoloso di suo marito.
"Non è uscito niente vero?" gli domandò. Ma fu allora che sul viso di Francesco si aprì il suo sorriso preferito, quello delle occasioni speciali, quello di chi sta toccando il cielo con un dito.
"Buongiorno mamma" le disse, fiero ed estasiato.
Emma avrebbe voluto urlare per la gioia, ma si ricordò dei due cuccioli che dormivano beati e ignari nelle stanze vicine. Si limitò a ricambiare quello sguardo orgoglioso, quel sorriso raggiante.
"Buongiorno papà"
Talmente felici, che nemmeno si erano resi conto che i festeggiamenti stavano avendo luogo in un bagno. Loro erano su una nuvola, leggera, lontana, felice.
 
D'improvviso, il rumore della maniglia che provava ad aprire la porta ma era bloccata. "Chi c'è?" la vocina di Leo chiese, dall'esterno "mi scappa la pipì"
Francesco aprì, per fare entrare il bambino che, in fretta, corse al gabinetto, con gli occhietti semichiusi, disturbati dalla luce improvvisa della luce del bagno.
"Ma che ci fate qui tutti e due?" domandò quando i suoi occhietti si erano finalmente adattati alla luce e si rese conto che i suoi genitori erano lì. "Niente di che, cucciolo" disse Emma, fingendo nonchalance, mettendosi a pettinare i capelli "quello che si fa in bagno. Ci stavamo preparando" "Ma è presto!" "Sì mamma e papà hanno tanto da fare oggi…"
Il bimbo non fece altre domande e loro non gli diedero altre risposte. Non erano sicuri fosse la cosa giusta da fare, ma sentivano che ancora troppo presto per condividere la notizia con chiunque ed avevano provato con Sole quanto fosse bello tenersi quel dolce segreto per loro, anche solo per un po'. E poi si trattava di un paio di settimane al massimo: a Natale, sarebbe stato il loro regalo speciale da poter dare alla loro banda di matti, anche solo in videochiamata.
Leonardo domandò se potesse tornare a dormire un altro po' e loro glielo concessero, anche se solo per un quarto d'ora, per poter stare ancora un po' da soli. Sarebbero rimasti sempre Francesco ed Emma, anzi: più la loro famiglia cresceva, più loro si sentivano uniti come coppia. Ed ora che erano, quasi, in cinque, avevano bisogno di essere uniti più che mai.
Mentre se ne tornava in cameretta sonnacchioso, Francesco fermò Leonardo.
"Non hai dimenticato niente?" domandò, intendendo il lavaggio delle mani.
"Ah sì" affermò il piccolo "Buongiorno mamma! Buongiorno papà!"
 
   
 
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