Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: BlackShadows    23/06/2021    0 recensioni
Sai cosa sono le anime gemelle? E da dove provengono?
Mai sentito parlare del mito degli androgeni?
Si pensa che inizialmente le persone fossero metà uomini e metà donne, e vivessero felici. Gli dei, gelosi, decisero di recidere quel legame e separarli, mandando le due metà in parti lontane del mondo. Da quel preciso momento, le due metà vanno alla ricerca dell’altra per potersi ricongiungere, un po’ come noi oggi cerchiamo l’amore. Credo che le nostre anime siano state sì separate,ma il nostro legame, quello dell’amore, non sia mai stato reciso, come un filo rosso che resta legato al gomitolo e basta riavvolgerlo per ritrovarci.
Harry e Louis, due ragazzi il cui destino è stato scritto nelle stelle e saranno proprio queste a farli incontrare.
Ps. il titolo di ogni capitolo rappresenta la canzone che è consigliabile ascoltare durante la lettura❤️
Genere: Fluff, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

LIKE I WOULD {Zayn}

 

È strano pensare a quanto potere abbiano alcune persone senza che neanche se ne rendano conto. 

 

Si intendono quelle che cambiano l'umore, quelle che anche solo a pensarle spunta un sorriso sul viso e non lo si nasconde, perché si è consapevoli che in ogni caso non lo si riuscirebbe a contenerlo. 

 

Sono quelle che anche in una giornata orrenda, dove il sole non si intravede, sono in grado di far scorgere il lato positivo della vita. Quelle che nonostante tutto, stanno sempre lì per aiutare, per provare a smorzare il dolore che attanaglia le viscere, che non permette di respirare. Quelle che in fin dei conti ci riescono, anche se per poco, a diminuire i tormenti. 

 

Il problema è che poi ritornano, forti, impellenti, irrimediabilmente infiniti, ed essenzialmente non si ha la certezza che coloro che li attenuarono in un primo momento resteranno per sempre. Potrebbero andare via così come sono arrivati, fuggevoli ed effimeri, come il suono di un eco che pian piano diventa ovattato. 

 

Per questo motivo, quelle persone vanno tenute strette, legate al cuore, perché rare, uniche al mondo. Perché forse alla fine non sono potenti, ma inestimabili, quelle anime.

___________

 

Erano passate due settimane da quell'unico giorno in cui si era sentito di nuovo in pace col mondo, col suo corpo e con sé stesso. Nonostante sembrasse impensabile, si era sentito spensierato, e per una volta: felice. 

 

Era durato tutto troppo poco però, perché, come ben si sa, le cose belle finiscono sempre eccessivamente in fretta. Scorrono via veloci, quasi per paura di non trovare più la strada di casa. Vanno via e cedono spazio a quelle ignobili, infide e subdole, che si protraggono per molto più tempo, o forse, lasciano solo solchi più profondi.

 

E non che si possa fare molto in quei casi. Arrivano, e purtroppo, a prescindere dall'essere pronti o meno, arrivano lo stesso. Noi esseri umani non siamo nati per il dolore, ma forse è proprio quello a renderci quello che siamo. Il dolore lascia ferite, scava in profondità, lacera pezzi di anima, ma alla fine ricuce anche. 

 

Perché se è vero che il dolore ci rende umani, allora dovremmo solo cercare di renderlo un antidoto piuttosto che un veleno. Dovremmo cercare di trasformarlo in un'arma per fortificarci, perché se tornerà avremo la consapevolezza di averlo già affrontato una volta e di averlo anche superato in qualche modo. Dopo la tempesta torna sempre il sereno, no?

 

Viviamo nella speranza di un giorno migliore, in cui il male cesserà di esistere. Un giorno in cui, forse, non sarà poi così difficile convivere con gli altri. Ma quel giorno non è oggi. Per Harry, quel giorno non è decisamente oggi.

 

Erano trascorsi quattordici giorni o poco più dall'ultima volta che l'aveva visto, o che lui si era fatto sentire. Avrebbe preferito fossero molti di più, ma così non fu. Difatti, quel pomeriggio l'ultima cosa che si sarebbe aspettato era di trovarlo steso sul suo letto intento ad osservare quella che sembrava essere un'istantanea di una Polaroid. Il riccio si congelò sul posto. 

 

Non sembrava felice, anzi si può dire apparisse più irritato e seccato da ciò che aveva tra le mani. Harry, dal canto suo, non muoveva un passo, troppo spaventato da quello che successe la volta precedente. Sperava di riuscire a scappare dalla camera senza farsi notare, ma a causa della sua grazia da elefante, andò a sbattere contro l'appendiabiti accanto alla porta. 

 

Stan, che in realtà era già conscio della sua presenza fin dall'inizio, alzò lo sguardo e la sua espressione scocciata assunse un ghigno divertito. 

 

"Pensavi di riuscire a scappare donzella?"

 

"Perché sei nella mia camera e come diavolo hai fatto ad entrare?" Chiese Harry, schiacciandosi quanto più poteva sulla parete. Meglio diventare un tutt'uno con il muro piuttosto che stargli vicino, pensò.  

 

"Non ti hanno mai detto che non si risponde ad una domanda con un altra domanda?"

 

"E lo sai quanto me ne può fregare delle tue regole di bon ton in questo momento?"

 

"Piccolo Harry, non mi pare tu abbia imparato la lezione dall'ultima volta. Vorrei dire che mi dispiace, ma sai che in fondo non è così. E sai, non è poi così difficile dire alla segreteria che il tuo amico è rimasto chiuso fuori e ha bisogno di una copia delle chiavi." Disse Stan alzandosi dal letto, con ancora la foto tra le mani, e avvicinandosi al minore. 

 

"Stammi lontano, non provare a toccarmi o giuro su Dio che stavolta non la passi liscia." Enunciò Harry, consapevole del fatto che in realtà stesse morendo dalla paura. 

 

"Oh davvero? E cosa avresti intenzione di farmi, dai sentiamo. Mi denunci per caso? E con quali prove? Io, caro Harry Styles, ho la situazione in pugno, nel vero senso della parola." Proferì Stan, guardando la foto che aveva tra le mani e passandola davanti agli occhi del minore. 

 

Voleva morire. Aveva avuto il presentimento non fosse nulla di buono, ma non si aspettava fino a quel punto. Era rovinato, o almeno, lo sarebbe stato molto presto se avesse fatto anche la minima mossa sbagliata. Di questo era consapevole, non poteva più scherzare con l'essere raccapricciante che aveva davanti. 

 

"Che c'è? Perché non parli più adesso, darling?"

 

Si sentì raggelare nuovamente all'udire di quel soprannome. Una scarica di brividi gli percorse la spina dorsale e una bile pronta ad essere vomitata gli salì su per la gola. Non stava per niente bene. Di lì a poco sarebbe dovuto correre in bagno.

 

Provò a strappargliela di mano e a farla in mille pezzi, ma l'altro non solo fu più veloce, ma riuscì anche a bloccarlo alla porta, con la testa schiacciata dolorosamente contro di essa. 

 

Gli si avvicinò all'orecchio e come un demone pronto a rubargli l'anima sussurrò:

 

"Ti stai comportando davvero male principessa, non penso di averti educato in questo modo o sbaglio? Se anche fossi riuscito a distruggere questa foto non hai idea di quante io ne abbia ancora in casa. Ritengo, quindi, che il tuo sforzo sia stato pressoché inutile oltre che azzardato."

 

Voleva piangere. Come diavolo era finito in questa situazione? Effettivamente lo sapeva bene, ma accettarlo non era nei piani della sua mente.

 

"Che diavolo vuoi? Cosa devo fare per far sì che tu butti questa cosa e tutte le altre nel minor tempo possibile?" Provò a chiedere, trattenendo le lacrime che minacciavano di scivolare giù.

 

"Oh piccolo, è molto semplice in realtà. Prima di tutto stai lontano dal tuo nuovo amichetto, non mi piace affatto che passiate tutto quel tempo insieme. In secondo luogo, voglio che tu torni a stare con me e a fare tutto quello che facevamo prima, se sai cosa intendo", terminò con tanto di occhiolino finale. 

 

Voleva che stesse lontano da Louis, la sua luce, l'unica cosa bella che gli era capitata e che era stata capace di salvarlo da quel mare che lo stava facendo annegare. Quella sottospecie di uomo, sempre se così lo si poteva definire, voleva riportarlo nell'abisso in cui era stato già per troppo tempo. Voleva che soffocasse ancora. 

 

"Inutile dire, o specificare, che sarai artefice del tuo destino e delle conseguenze che la tua scelta comporterà su di te e sugli altri. Sta a te decidere, ma ti consiglio di farlo bene, non avrai altre possibilità."

 

"Perché devi farmi questo? Perché mettere in mezzo Louis?"

 

"Che domande stupide. Non hai bisogno di quello sciocco con gli occhi azzurri se hai me che sono tutto quello che puoi desiderare. Lui non ti amerebbe come faccio io, e soprattutto lui non ti toccherebbe come lo farei io. Per te esisto solo io, caro Harry, che tu lo voglia o no. E sappi, che non avrò problemi ad eliminare chiunque abbia intenzione di porsi fra noi."

 

Quest'ultima rivelazione lo spezzò definitivamente. Se prima pensava di poter continuare ad ignorarlo per sempre, ora era certo di trovarsi nella merda più totale. Ora aveva portato in quel casino anche Louis e non sapeva come uscirne fuori. 

 

In tutta quella confusione che si era aizzata nella sua mente, come una montagna di sabbia durante una tempesta nel deserto, aveva realizzato varie cose:

 

Louis con lui era in pericolo.

 

Louis doveva stargli lontano. 

 

Louis non meritava dolore. 

 

Doveva trovare un modo. 

 

Un modo per salvare Louis, e così salvare anche sé stesso. Se lui fosse stato salvo, Harry sarebbe stato bene anche nel dolore. 

 

E il modo c'era...

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: BlackShadows