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Autore: cioco_93    24/06/2021    1 recensioni
L'amore arriva quando meno te l'aspetti, anche quando la persona che scegli era l'ultima che avresti mai pensato di amare, ed era quello che era successo a Damon ed Elena. Due ragazzi, un amore che sapeva di eterno e poi una chiamata, che ha messo la parola fine a tutto, senza un reale motivo. Dieci anni dopo Elena scoprirà che non è facile dimenticare chi ti ha spezzato il cuore e che l’odio è pur sempre un sentimento, che può facilmente tornare a esser ciò che ti fa sentire viva. In una FF ispirata all'universo di Suits, tra cause legali e passione, una nuova storia Delena.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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10. The End?

25 Aprile 2009, casa Gilbert, Mystic Falls

Elena, sdraiata sul letto, fissava il soffitto sconsolata.
Era sabato sera e in teoria doveva esser a casa di Caroline per una serata tra ragazze insieme a Bonnie, ma le cose purtroppo non erano andate spensierate come previsto.
Mentre guardavano una commedia romantica su Netflix in camera della bionda infatti, era uscito l’argomento Damon ed ecco che Care era partita con i suoi discorsi su come il ragazzo stava per andare al college, alla Columbia, e di come sicuramente sarebbe andato avanti lasciando Elena indietro e dimenticandola. La mora non aveva preso bene le supposizioni della sua amica, tanto da scatenare una incredibile litigata ed Elena aveva deciso di tornare a casa propria.
Avrebbe voluto chiamare Damon, in modo da sentirsi rassicurata, ma era andato in campeggio con Stefan, e non voleva rovinare il loro week end tra fratelli, ma a quanto pare qualcuno non si era fatto lo stesso scrupolo.
- Posso entrare.? – domandò apparendo alla finestra il suo fidanzato.
- Damon cosa ci fai qui.? – replicò lei incredula aiutandolo ad entrare nella stanza.
- Ero nei dintorni, ho pensato di farti un salutò – mentì lui rubandole un bacio.
- Andiamo Damon, è una settimana che tu e tuo fratello parlate del vostro week end tra i boschi, tutto eri tranne che nei dintorni – gli fece notare lei incrociando le braccia al petto e guardandolo seria.
- Ok, ok… potrei aver ricevuto un messaggio di Bonnie, nel quale mi diceva che la vostra serata al femminile non fosse finita al meglio, e volevo controllare che stessi bene – confessò con un’alzata di spalle lui, per poi sedersi sul suo letto.
- E Stefan.? -gli chiese Elena preoccupata del fatto che suo fratello lo avesse abbandonato su due piedi.
- Si è sentito messo da parte come eroe delle tue vicende, ma ha detto che può accettare un po’ di ferie- commentò divertito il moro, ma notando lo sguardo torvo di Elena decise di fare il serio – ha detto che era contento di vedere finalmente questo lato mio dolce e premuroso nei confronti di qualcuno che non fosse me stesso, o nei suoi, e quindi mi ha dato due ore per venire a vedere se era tutto apposto, ma dopo devo tornare a tenergli la mano durante la notte – concluse con un’ultima battuta.
- È stato gentile a lasciarti venire – affermò la ragazza sedendosi accanto a lui.
- Vero, ma anche se avesse avuto da ridire sarei venuto lo stesso, che ti sia chiaro – riprese parola il ragazzo - Perché io sono un egoista Elena, ma non riesco e non posso esserlo con te. E se mai dovesse ricapitare, io sceglierò sempre te – aggiunse con uno sguardo capace di perforare l’anima.
- Sai, a volte ho paura che tutto questo amore che proviamo possa distruggere i rapporti che ci circondando e noi stessi – gli confessò Elena, ripensando alla sua discussione con Care e alla velocità con cui Damon l’aveva messa davanti a suo fratello.
- Non succederà, te lo prometto – la rassicurò lui accarezzandole il volto – piuttosto mi vuoi raccontare cos’è successo da Caroline.? – domandò poi preoccupato.
- Per fartela in breve, mi ha detto che non abbiamo nessuna chances ora che tu andrai al college – sospirò tristemente.
- E che cosa sa di noi.? – domandò a quel punto con un’alzata di spalle Damon.
- E che odio quando ci mettono in dubbio. È riuscita perfino a mettere in discussione l’universo e ad affermare che le storie a distanza non hanno futuro – replicò lei cercando di fargli capire il suo punto di vista – ma questo non ha niente a che vedere con i miei sentimenti per te, non permetterò nemmeno a Care che rovini tutto fra noi – ci tenne a precisare.
- E pensi che io lo permetta.? – chiese lui retorico - Nessuno può dirmi come vivere la mia vita. Nessuno può dirmi chi amare.! Specialmente non Caroline maledettamente perfetta Forbes e di sicuro non l'universo! E non lascerò che un'altra persona e il suo concetto di destino blocchino il mio amore o il costruire un futuro con te. Perché tu…tu sei la mia vita… - proclamò il maggiore dei Salvatore prendendole il viso tra le mani per farle trasparire tutto il suo sentimento ed Elena non poté che amarlo ancora di più e baciarlo con passione.

 Presente

- Elena sei tra noi.? – mi domandò Bonnie sventolandomi una mano davanti agli occhi.
- Eh.? Sisi, scusate – mi ripresi io notando che era arrivato il mio piatto.
Eravamo a pranzo insieme Caroline, Bonnie ed io, al Le Relais de Venise L'Entrecôte, un ristorantino carino proprio di fianco al mio ufficio. Solitamente cercavamo un posto più centrale e raggiungibile per tutte, ma essendo che la sottoscritta aveva davvero poco tempo quel giorno, le ragazze si erano offerte di venire nelle vicinanze dello studio.
- Non so perché, ma ho la nettata sensazione che si tratti di Damon – commentò alzando gli occhi al cielo la mia bionda amica.
- È che non capisco cos’abbia a sto giro – replicai sospirando pesantemente.
- Non dovrebbe esser un tuo problema – mi fece notare immediatamente la mora.
- Lo diventa nel momento in cui è intrattabile al lavoro e io ci devo collaborare – affermai sconsolata – Stamane è stato forse peggio delle ultime volte che aveva discusso con Stefan. Siamo andati a trovare Liv in carcere prima di pranzo, e non ha voluto nemmeno sentire la mia opinione sul fatto che c’è qualcosa che non quadra in tutta questa storia. Mi ha zittita come se fossi la prima scappata di casa con il titolo di avvocato, e questo non lo reggo – aggiunsi nervosa, quando il mio cellulare prese vita lampeggiando il nome di Damon.
- Non so perché ma mi sa che il tuo pranzo è finito – commentò Care mentre rispondevo al telefono.
- Dimmi – risposi il più distaccata possibile guardando torva la mia amica.
- Stavo pensando all’avvocato di Liv. Dopo tutto quello che ha detto lei, perché Zigan avrebbe accettato un accordo che mandava la sua cliente in prigione senza opporsi – disse il moro dall’altra parte della cornetta.
- Non capisco che importanza abbia – gli feci notare perplessa.
- Come ha trovato l’avvocato.? – replicò invece lui come se gli stesse sfuggendo qualcosa.
- Un suo amico, Bradley – dissi cercando di seguire il suo ragionamento.
- E anche lui lavora alla Morello.? – chiese come se avesse appena capito tutto.
- Si – affermai ancora lontana dal suo pensiero.
- Non credo sia un vero amico come pensa Bradly – commentò Damon con sospiro.
- Cosa vuoi che faccia.? – domandai a quel punto decisa.
- Ci penso io, ti aggiorno – proclamò invece il ragazzo e mise giù la chiamata.
- Ecco, visto.?? Tagliata fuori, di nuovo – feci notare alle ragazze poggiando il telefono sul tavolo e concentrandomi sul mio piatto, prendendo finalmente un boccone.
- Credo si tratti di Liam – esordì Bonnie procurandosi il mio sguardo su di se.
- Ma se ha saputo solo ieri dell’esistenza di Liam – dissi perplessa della sua opinione.
- E guarda caso, senza nessun apparente motivo, è da stamane che è di nuovo intrattabile e cerca di lavorare il meno possibile con te – mi fece notare Caroline.
- Il caso è quasi chiuso. Che si fotta lui, i suoi cambiamenti d’umore e pure il suo matrimonio – risposi a quel punto inacidita e chiudemmo finalmente il capitolo Damon, fino alla fine del pranzo.

Concluso con le ragazze tornai in studio, ma solo per le 17 Damon si degnò di tornare e chiamarmi nel suo ufficio.
- Quindi.? – domandai non appena varcai la porta.
- Caso chiuso – proclamò semplicemente lui – Puoi andare a far uscire la tua amica di prigione – aggiunse vittorioso.
- Come.? – chiesi a quel punto curiosa, ma anche decisamente arrabbiata per avermi messo da parte, sedendomi sul divano
- Bert Kimbol è un truffatore. Aveva dei trascorsi con Zigan, l’avvocato di Liv, e questo,  periodicamente, gli serviva delle informazioni riservate. Una volta avuta l’informazione, consegnava un bollettino diverso dagli altri, così il Trader, in questo caso la tua amica Liv, avrebbe fatto il trading senza sapere di usare un’informazione illegale – iniziò a spiegare versandosi del bourbon -in effetti, se il trading avesse suscitato sospetti, neanche l’operatore poteva accusare Bert. Liv ha commesso due errori. Il primo ha fatto un trading per più di 9 milioni di dollari, il secondo non è corsa al dipartimento di giustizia non appena le azioni sono salite alle stelle – concluse prendendo un sorso del liquido.
- Cosa succederà a Kimbol.? – domandai seria.
- È stato licenziato in tronco, e il dipartimento di giustizia si occuperà di lui – disse il moro sedendosi su una poltrona.
- Bhè immagino che ti devo ringraziare per avermi aiutata – commentai a quel punto alzandomi.
- Era un caso interessante, e ho fatto solo il mio dovere – replicò serio lui non guardandomi nemmeno.
- È per Liam.? – domandai a quel punto stralunata del suo comportamento.
- No, perché.? Sono contento di sapere di lui, dei ragazzi su Tinder, ti dai parecchio da fare – affermò il moro sarcastico alzandosi e venendo verso di me.
- Come ti permetti di parlarmi così.? – gli risposi incredula delle sue parole.
- Sei imperdonabile – commentò lui cercando severo il mio sguardo.
- Non mi pare che tra i due qui sia io a dover esser perdonata di qualsiasi cosa, bensì il contrario – gli feci notare fuori di me.
- Andiamo, il testimone del caso di Klaus.? Chi è il prossimo, il ragazzo che ci consegna la posta.? Mi hanno detto che fa sesso con chi capita, si è già passato parecchie associate del primo anno…avete molto in comune – affermò il moro con un ghigno malefico e fece per darmi le spalle, ma lo ripresi per un braccio in me che non si dica.
- Tu non puoi darmi della puttana – gli chiarì subito fissandolo dritta in quelle sue pozze di ghiaccio - Quando abbia iniziato la nostra storia, pensavo di aver trovato la persona con cui passare insieme il resto della mia vita. Tu mi hai convinta di questo, tu mi hai fatto crede che sarebbe stato così. Io ero felice, per cui gli amici, le serate al Grill e i sciocchi bisticci con Caroline non avevano importanza, perché ero felice. Sei tu che mi hai lasciata: sono passati dieci anni e ho rimesso insieme i pezzi e non devo domandare scusa per come ho deciso di riparare quello che tu hai distrutto. E non puoi darmi della puttana – gli sputai addosso furiosa, ma con le lacrime agli occhi. Mi aveva ferita.
- La nostra collaborazione, qualsiasi sintonia ci fosse tra noi… è finita, davvero – proclamò semplicemente Damon.
- Finalmente – riuscì a rispondere semplicemente io.
- Si, è finta…- ripeté il ragazzo e senza aggiungere altro uscì dal proprio ufficio lasciandomi da sola totalmente sconvolta.

Quando ripresi una minima di contegno andai a recuperare Liv.
Mi fu davvero grata di quello che avevamo fatto per lei e ci tenne a sottolineare come, anche se non aveva ancora spedito gli inviti, ero assolutamente invitata al suo matrimonio, e di informare Damon, che per quanto non facesse parte della lista iniziale, non poteva non presenziare dopo averla salvata dalla prigione.
Le sorrisi dolcemente, e le dissi che ne avremmo riparlato a tempo debito.
Ovviamente sarei andata al suo matrimonio, ma speravo sinceramente che non dovessi condividere l’aria di Damon anche in un momento così lieto.
Ero davvero furiosa e ferita. Lui si era rifatto una vita, lui si stava per sposare, e qualsiasi sentimento assurdo provasse ancora per me, non aveva nessun diritto di trattarmi come aveva fatto durante l’intera giornata, e soprattutto avrebbe dovuto avere l’intelligenza di tacere invece che darmi della poco di buono solo perché avevo una vita.
Per le 19.30 stavo per tornare a casa, quando mi accorsi di aver lasciato il mio computer in ufficio, perciò decisi di passare nuovamente dallo studio a recuperarlo.
Capì dopo, quanto fu una pessima idea.
- Elena, disturbo.? – domandò la voce di una donna che riconobbi subito come Rose, la fidanzata di Damon.
- Rose no, figurati – disse facendole cenno d’entrare in totale imbarazzo, per quanto cercassi di nasconderlo.
- Scusa, vedo che stai andando via, volevo solo chiederti se hai visto Damon.? – domandò la donna preoccupata.
- Sinceramente non lo vedo da qualche ora – commentai perplessa.
- Chiaro…e che non lo trovo e al cellulare è irraggiungibile - sospirò lei facendo per andarsene, per poi voltarsi nuovamente verso di me – C’è qualcosa che non va al lavoro.? Ha litigato con Rick o Hayley.? Lo trovi strano.? – chiese a seguire afflitta.
- Io… - tentai di risponderle, senza sapere davvero cosa dire – abbiamo lavorato su casi importanti negli ultimi mesi – tentati di improvvisare – la class action, il caso dell’azienda di Klaus e ammetto che negli ultimi giorni gli ho chiesto di occuparsi di un caso rischioso per una mia amica, forse è stato solo un periodo stressante – specificai cercando di rendermi veritiera.
- Non lo so, sai… anche a Londra era sempre immerso nei suoi casi, e soprattutto gli sono stata accanto quand’era solo un associato, il che praticamente ti rende uno schiavo del tuo stesso lavoro, credo tu lo sappia bene, ma questa volta è diverso… litiga con suo fratello, è scontroso, spesso è perso in pensieri che non riesco a leggere come facevo una volta – iniziò a raccontarmi - so che vi conoscete da anni, speravo che magari … non so nemmeno io – si sfogò la mora e io mi sentì tremendamente colpa. Perché per quanto facessi finta di niente, la sfuriata di prima, era esattamente la prova che fosse colpa mia tutta quella situazione, colpa nostra.
- Damon e io… non ci siamo parlati per anni e sinceramente al momento le nostre argomentazioni sono più che altro lavorative, ma… proverò a parlargli se può aiutarti – provai a rassicurarla in modo pessimo.
- Grazie – mi disse sinceramente grata lei facendomi sentire ancora più uno schifo.
- Non c’è di che – affermai con un sorriso tirato e la vidi lasciare il mio ufficio.
Quella situazione era davvero una merda.

Credo che da sola non riuscissi a darmi una spiegazione sul perché diamine fossi lì.
Sensi di colpa, probabilmente. Masochismo, al 100%. Fatto sta che ero lì, sulla Amsterdam Ave, tra la 81° e la 82° strada davanti al The Dead Poet, nell’Upper West Side, un piccolo pub irlandese, dove potevi ubriacarti tra ottime birre e buoni cocktail, leggendo dell’interessante letteratura.
Quando Damon partì per la Columbia, mi parlò spesso di questo posto, mi ci portò pure qualche volta quando venivo a trovarlo per il week end. Diceva che era il suo posto preferito di New York quando voleva staccare la testa e fuggire dai suoi pensieri. Veniva qui, sceglieva un libro e chiedeva il loro miglior Whiskey, per poi sedersi alla seduta più infondo del bancone, dove la ricezione del telefono era talmente pessima da poter evitare di dover rispondere al telefono.
Non appena varcai le porte del bar, lo trovai esattamente lì dove avevo immaginato.
Salutai il barista, che incredibilmente mi riconobbe dopo tutti quegli anni, e senza indugi mi sedetti accanto a Damon.
- Vattene – commentò semplicemente il ragazzo.
- Rose ti cercava in ufficio, è preoccupata, torna a casa – replicai senza neanche fissarlo, ma facendo cenno al cameriere di turno di ordinarmi la stessa cosa che stava bevendo il moro.
- Sei l’ultima persona che mi può parlare di Rose – rispose lui inacidito prendendo un sorso dal suo bicchiere.
- Vero, ma la tua futura moglie mi ha chiesto di capire cosa avevi, perché secondo lei magari con me ti saresti confidato, e io dovuto mentirle in faccia, dicendole che non sapevo del perché di tutti questi tuoi comportamenti e che avrei tentato di aiutarla, quindi il minimo che io possa fare e tirarti fuori da questo bar e spedirti a casa – proclamai autoritaria cercando il suo sguardo, ma Damon non era intenzionato a guardarmi.
- Non parlerò di Rose con te – sospirò lui come se non avesse sentito un parola di tutto il mio discorso.
- E io non ho la minima intenzione di chiederti di farlo, ma porca puttana Damon, sono giorni che passai dall’essere gentile al comportarti come se io non esistessi, per poi tornare amichevole e finirmi per insultare dandomi della puttana. Pensi di non ferirmi.? Sei troppo intelligente per crederlo, ma purtroppo comportandoti così da stronzo non ferisci solo me o te stesso, ferisci anche Rose – gli feci notare togliendogli dalle mani il bicchiere di whiskey su cui era concentrato piuttosto che ascoltarmi.
- Io sono uno stronzo, tu mi odi, la terra è tornata sul suo asse – proclamò lui degnandomi finalmente di uno sguardo e riprendendosi il suo liquido ambrato.
- Fosse così semplice, non sarei qui – gli risposi quasi con un sussurro abbassando lo sguardo.
- Che cosa vuoi da me Elena.? – domandò a quel punto lui spiazzandomi – Prima mi odi, poi no, poi si…Mi dici che non possiamo lavorare insieme, poi accetti, poi ci tiriamo entrambi indietro, poi torni, però esci con altri e mi chiedi di chiarire con la mia fidanzata. Tu, tra tutte le persone tu – mi fece notare stralunato il ragazzo e io onestamente non sapevo cosa rispondergli.
- Non lo so Damon, ok.? Non ho la più pallida idea di cosa io voglia da te o perché io sia qui. Forse per i sensi di colpa nel vedere Rose così affranta, forse perché volenti o nolenti negli ultimi mesi siamo stati una squadra o forse per il semplice fatto che, nonostante tutto, io ci tenga a te – gli urlai a quel punto contro, facendo cadere l’attenzione del barista e alcuni clienti su di me – io me ne torno a casa – aggiunsi infine abbassando i toni e mi alzai dalla sedia.
- Non ti meritavi solo una chiamata – proclamò Damon richiamandomi nel momento in cui stavo andando via – Non ti meritavi niente di quello che è successo, mi dispiace – continuò e io persi un battito. Mi stava chiedendo scusa, dopo dieci anni di silenzio e settimane a lavorare insieme, finalmente mi aveva chiesto scusa.
- Grazie – commentai io persa nei suoi occhi – torna a casa – dissi a seguire addolcendo i toni, per poi riprendere il controllo di me stessa e finalmente andarmene da li.
Ero sconvolta, ma purtroppo non era una novità quando si trattava di Damon.
La speranza era che dopo quell’ennesimo scontro finalmente avessimo chiuso, ma infondo sapevo che non era la verità.
Feci per tornare a casa, ma ero troppo consapevole che stare da sola a rimuginare su quello che era successo in quella giornata non mi avrebbe fatta stare meglio, quindi decisi semplicemente di chiamare Liam e chiedergli se potevo raggiungerlo a casa sua.
- All’aver tirato fuori dai guai la tua amica – affermò il ragazzo a modi brindisi alzando il suo calice.
- Alla chiusura del caso – replicai facendo tintinnare i nostri bicchieri.
- Bhè, dicevi che era un caso difficile, eppure ci avete messo meno del solito – mi fece notare il moro prendendo un sorso del suo vino.
- Era una situazione particolare. Liv era già stata condannata di per se, quindi abbiamo potuto lavorare più liberamente per ottenere le informazioni che ci servivano. Nessuna difesa da preparare, nessun giudice o giuria da convincere, dovevamo trovare solo le prove giuste – gli spiegai gentile.
- Eppure non hai lo sguardo di chi ha tirato fuori dai guai un’amica – commentò lui guardandomi preoccupato.
- Sono solo stanca – inventai – come hai fatto notare, ce la siamo cavata in pochi giorni, ma questo ha voluto dire una costante concentrazione – aggiunsi in modo da far sembrare la mia scusa realistica.
- Sai, dovresti prenderti una pausa – disse lui accarezzandomi dolcemente il volto.
- Probabile, ma almeno fino a giugno non se ne parla di vacanze – risposi io prendendo un sorso del mio vino.
- Capisco, sono nella tua stessa barca, ma sai esistono anche i week end – mi fece notare lui sorridente.
- È una proposta.? – replicai maliziosa.
- Venerdì prossimo, finisci di lavorare, ti passo a prendere e ce ne andiamo da qualche parte – mi propose sorridente.
-Sarebbe bello, ma venerdì direi che è impossibile. Come lo chiama Lexi, venerdì c’è l’evento dell’anno dello studio – raccontai ricordandomi l’euforia della ragazza – pensa ci sarà anche Care, sarebbe carino se venissi, così ti presento almeno una delle mie amiche – aggiunsi pensando al fatto che, essendo un party per i soci dello studio e i loro clienti, sicuramente Caroline avrebbe accompagnato Klaus all’evento.
- Andata, il prossimo venerdì ti accompagno a questa festa, ma quello dopo ancora ti rapisco per andare da qualche parte – proclamò Liam fiero del suo piano.
- Suono come un progetto – commentai dolcemente.
- Perché lo è – rispose immediatamente lui rubandomi un bacio, e finalmente, dopo quell’estuante giornata, mi sentì finalmente un po’ in pace con il mondo.

Buongiorno Mondo.!!
Si, lo so, avrei dovuto pubblicare ieri, ma quando decidi di cambiare lavoro da un giorno all'altro, tutto d'un tratto le tue giornate possono diventare davvero impegnative hehehhe comunque, sono riuscita finalmene a riprendere fiato ed eccomi qui con questo nuovo capitoletto bello denso di scontri.
Si, perché alla fine della fiera è quello che continuato a fare i nostri Delena, scontrarsi su argomentazioni senza senso che però portano a galla continuamente i sentimenti che provano l'uno verso l'altro. E sono entrambi maledettamente confusi su come gestire la situazione. Damon arriva addirittura a intrommettersi nella vita privata di Elena, cosa su cui non ha nessun diritto di parola, ma non riesce a non farlo. Elena d'altro canto è estenuata da questta situazione che non sa più come gestire, o più che altro non sa gestire il maggiore dei nostri Salvatore.
Come avevamo visto anche nel precedente episodio, il ragazzo non fa che avvicinarsi e allontanarsi. Urlare dietro e chidere scusa, e tutto questo diventa difficile.
Per non parlare che i suoi comportamente oramainon riguardano solo Elena, ma anche Rose, non che sua futura mogie, inizia a intuire che ci sia palesemente qualcosa che non va, tanto da chiedere aiuto in modo ingenuo alla stessa Elena.
In tutto ciò c'è anche Liam, che vive spensierato la sua relazione con la nostra Gilbert, non capendo una beata fava di quello che succede e facendo progetti ahahha 
Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto e sabato sarò qui a pubblicare (on time prometto).
Grazie come al solito a chi mi leggere e alla prossima
Baci
A.

PS. più scene e citazioni sono state riprese da TVD, mentre lo scontro "non puoi darmi della puttana" è liberamente tratto dalla seconda stagione di Grey's Anatomy.

 
  
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