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Autore: johnlockhell    30/08/2009    3 recensioni
Lily Luna Potter aveva sempre trovato affascinante l’idea del Lumaclub: un gruppo di studenti selezionati, solo i migliori, un’elite, un circolo privato, una setta.
Il Professore sembrava altrettanto felice di vederla: da buon cacciatore di talenti, i figli Potter e Weasley erano un pezzo immancabile nella propria collezione personale. Ma per lei aveva riservato sempre una particolare attenzione...

Il passato collide col presente, le fantasie si intrecciano con la realtà, quando una giovane ingenua ragazza viene pesantemente molestata...
Genere: Generale, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Horace Lumacorno, Lily Luna Potter, Severus Piton
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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spc


Scritta in spiaggia, ha solo contribuito a peggiorare l’arsura estiva che mi affliggeva! xD

 

Attenzione: la storia tratta un argomento particolarmente controverso, non è adatta a tutti perché presenta un tentativo di violenza sessuale, per di più ai danni di una minore, per di più da parte di un professore. Non è particolarmente descrittivo o spinto, ma voglio buttare le mani avanti così che nessuno ci rimanga male. Nello scriverla non intendevo offendere nessuno, e non solo mi scuso in anticipo, ma prego di astenersi dalla lettura chiunque potrebbe trovare il racconto inappropriato o non gradisce le tematiche. Grazie per l’attenzione!

 

 

 

 

Special

 

 

Lily Luna Potter aveva sempre trovato affascinante l’idea del Lumaclub: un gruppo di studenti selezionati, solo i migliori, un’elite, un circolo privato, una setta.

Per questo fu lusingata dall’invito del Professor Lumacorno. Addirittura lei sola era stata invitata per un tè, una discussione a quattrocchi: doveva essere una studentessa proprio degna di nota.

Bussò alla porta, che scattò facendola entrare, dopo lo scintillio dello spioncino. Il primo impatto con lo studio del Professore fu davvero esaltante: il fuoco scoppiettava nel camino inondando la stanza di un piacevole caldo tenue, gettandovi una delicata penombra, affiancato da quello che sembrava un divano così morbido e comodo davanti al tappeto persiano, un tavolo d’ebano, ma soprattutto strani manufatti magici che non aveva mai visto coprivano le pareti e intasavano gli scaffali – notò in particolare una strana clessidra dalla sabbia verde il cui flusso sembrava stranamente fermo -, tra cui riconobbe le leggendarie mensole con le foto degli studenti.

Quanto avrebbe desiderato finire in quella mensola, circondata da tutti quei maghi famosi...

Il Professore sembrava altrettanto felice di vederla: da buon cacciatore di talenti, i figli Potter e Weasley erano un pezzo immancabile nella propria collezione personale. Ma per lei aveva riservato sempre una particolare attenzione...

Lumacorno aveva notato il luccichio negli occhi della giovane Grifondoro di fronte a quelle istantanee. “Riconosci qualcuno?” chiese sornione.

“Giocatori di Quidditch, scrittori, politici, ricercatori... faccio prima a dirle chi non riconosco!” sorrise la ragazza, compiacendolo. Poi il suo sguardo si soffermò sulla foto di una classe particolarmente memorabile.

“Quello è stato probabilmente il mio anno migliore” la anticipò.

“Mia nonna... mi sarebbe piaciuto conoscerla”

“Era una grande donna... se il nome, e il sangue, non mentono, anche il tuo futuro ti riserverà grandi cose.”

Lo sguardo della giovane si spostò sul vicino dell’antenata, un ragazzo cupo dagli unti capelli corvini e il volto pallido sormontato dal naso adunco.

“Era una delle mie studentesse predilette...” continuò l’uomo, “avevamo un rapporto molto... speciale...” spiegò, avvicinandosi.

Il suo respiro faceva ondeggiare i capelli bruno rossastri della giovane.

“Aveva i tuoi stessi capelli” proseguì, sfiorandone una ciocca. Morbidi, i suoi capelli scorrevano tra le dita come seta. Lentamente, Lily si voltò per incontrare gli occhi del Professore. Leggermente rossa in volto, era onorata per tutte quelle attenzioni. La facevano sentire così speciale...

“Aveva i tuoi stessi lineamenti... le tue lentiggini” disse, sfiorandole la guancia rossa col dorso della mano. Istintivamente, Lily curvò la bocca in un sorriso, cercando di non arretrare per evitare di mancare di rispetto al Professore. Forse il suo gesto venne frainteso, forse non gli interessava.

“Peccato che non hai i suoi occhi” soffiò fissando intensamente i suoi profondi occhi castani, i suoi polpastrelli lisciavano i suoi zigomi. Non se ne era resa conto, quando il Professore si era avvicinato così tanto? Chino, i loro volti potevano sfiorarsi, sentiva il suo respiro sulle labbra. Cosa...?

Non fece in tempo a pensare, che il Serpeverde premette le labbra contro la tenera bocca di lei. Esterrefatta, gli occhi sbarrati, Lily era in trappola. Sconcertata, non capiva, non sapeva, non poteva... Premeva con tanta forza che lei non aveva materialmente la possibilità di staccarsi, di respingerlo. Il cuore in gola, avrebbe voluto urlare mentre non riusciva neanche a respirare. L’uomo non accennava a mollare, anzi sempre più vicino ormai la schiacciava col suo corpo contro il ripiano. Dietro di lei, qualche portafoto cadde. Non capiva che lei non stava rispondendo al suo bacio? Il Professore le prese il volto nelle grosse mani segnate dal tempo, tirandola ancor più verso di se. Con la sua lingua iniziava ad inumidirle le labbra. Sperava forse così di aprirsi un varco tra le sue mascelle?

Ormai la paura aveva preso il sopravvento, si era tramutata in panico che aveva iniziato a pompare adrenalina nel cuore e mandava messaggi contraddittori al suo corpo. L’istinto prese il sopravvento, alla faccia del rispetto e dell’ammirazione, non aveva più davanti lo stimato Professore che l’aveva illusa, ma una qualunque bestia feroce che cercava di predarla. Con quanta forza aveva in corpo, cercò di spingerlo via appuntando i pugni contro il suo torace, ma ottenne solo di staccarlo per qualche secondo. Preso alla sprovvista, forse pensava che si sarebbe completamente piegata a lui senza discutere? Provò a spostare la testa, ansimando, ad abbassare il capo per cancellare dalla mente quello sguardo assatanato, ma il suo corpo robusto pesava inesorabilmente su di lei e l’uomo tornò a schiacciarle le labbra. Mordendole il superiore, osò un “pensi di sfuggirmi?” arrogante. Iniziò a baciarle il collo, mentre lei ormai si dimenava accanitamente, gemendo, gli occhi gonfi di lacrime non volevano dare soddisfazione. Da quanto quel sentimento era represso per uscire così prepotente ed impetuoso?

“Basta, la smetta...” pianse, consapevole di non ottenere altro risultato che aizzarlo. Urlare sarebbe stato inutile, chiusa la nei deserti sotterranei, probabilmente con la stanza già accuratamente insonorizzata con la magia. Era già stato tutto programmato, era tutto un piano per incastrarla. Quanto era stata ingenua, quanto era stata stupida.

Le mani del Professore scendevano inesorabilmente lungo la giovane schiena, per sfiorarne la vita ed indugiare sul corposo fondoschiena, iniziando a sollevare la camicia che celava la sua pelle diafana.

Lei provò a scalciare, ma con tutta risposta ottenne solo che le grosse gambe dell’uomo circondassero le sue cosce, inchiodandole. Con una mano abbandonò il suo corpo per abbassarsi la lampo dei pantaloni. Terrore. Cosa voleva farci, dove pensava di... metterlo? Le lacrime erano ormai incontrollabili, il respiro affannato, con voce rauca che le bruciava la gola pregò: “Aiuto...”

Il bacio dell’uomo si aprì in un ghigno malefico. Con uno strattone le strappò i bottoni e la lasciò col ventre nudo contro quel panzone. Sollevandola di peso, strattonandola, cercava di portarla sul tavolo o al divano. La bramava, famelico, voleva prenderla ora, come non aveva potuto tanto tempo prima... Vedendo giungere la fine, la ragazza sfruttava ormai le ultime forse per opporsi come un ossesso, calciando, sbracciandosi, dibattendosi, scossa dai singhiozzi, senza più trattenere quel grido profondo che le ruggiva dentro.

Era spacciata. Avrebbe perso la sua virtù con quel mostro. Avrebbe provato il sesso per la prima volta come non era augurabile a nessuno. La sua vita era finita. Come avrebbe potuto continuare, come avrebbe potuto riprendersi? Voleva morire, andava bene per far smettere quel supplizio, voleva sprofondare, tanta la vergogna, la dignità persa, il senso di colpa e afflizione. Voleva cancellare, dimenticare, tornare indietro.

Il Professore le tastava i seni violentemente, torturando quei capezzoli arrossati, già pregustava il fiore che di lì a poco avrebbe colto. Con la mano spregiudicata si faceva già spazio tra le sue gambe, la calzamaglia strappata con noncuranza. Era la fine.

D’un tratto, la porta sbatté. Lily riuscì a riprendere fiato, il cuore impazzito risanato dalla flebile speranza nascente, ma ormai disilluso. Riconobbe il vorticare di una chioma di neri capelli ribelli, ma tutto accadde troppo velocemente. In un attimo il Professore inerme era stato schiantato, scaraventato dall’altra parte della stanza contro i suoi cimeli. Il verme era eliminato, l’erbaccia estirpata. Lily si ritrovò una coperta addosso, e gli abbracci più dolci e affettuosi che ricordasse. Il suo eroe era lì, il suo angelo custode: suo fratello Albus.

 

---

 

I due fratelli erano seduti vicini nell’ufficio del nuovo Preside. In attesa del giudizio degli insegnanti chiamati d’urgenza. Chissà quali provvedimenti avrebbero preso, se ne avrebbero presi. Chissà quali scuse avrebbero apportato. Chissà che non fosse alticcio...

Lily, il trucco sbavato, non riusciva a smettere di tremare. Albus tentava di rincuorarla, le stringeva la mano, ma non poteva biasimarla. Riuscì solo a biascicare: “Come?”

“Ero fuori di nascosto dopo il coprifuoco con Scorpius, come al solito. Fortuna che stavamo tornando nel Dormitorio di Serpeverde, passando proprio davanti a quella stanza...”

Sconvolta, stava quasi per scoppiare a ridere pensando quanto era stata fortunata.

Nella confusione, cercando di non incontrare gli occhi del fratello, che non voleva la vedesse in quelle condizioni, passava in esamine tutto quello che si trovava nella stanza, e, nonostante lo sapesse, rimase stupita nel rincontrare quel volto.

Quello sguardo vuoto e freddo, quei capelli dritti. Il Professor Piton.

Se n’era stato lì, assonnato, insieme agli altri Presidi passati, ma aveva schiuso gli occhi appena aveva avvertito il loro ingresso. E quegli occhi non si erano mai staccati da lei, dandole uno spiacevole senso di fastidio nell’essere osservata, ma di nuovo si sentiva lusingata, e aveva paura di questa sensazione adesso.

“Lil...” le sembrò che avesse respirato, mentre lo sguardo di lui passava agli smeraldi che Albus aveva incastonato al posto degli occhi. Con il sorriso sulle labbra, forse per la prima volta, quieto, si riassopì.

  
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