Capitolo
25 –
Training -
La
Dama mi aveva mollato in un campo aperto, apparentemente lontano
chilometri da
qualsiasi forma di vita, solo distese infinite di verde, con qualche
collinetta
all’orizzonte, non avevo la più pallida idea di
dove mi trovassi.
Poi
un ringhio alle mie spalle.
Mi
voltai appena in tempo per vedere una coppia di lupi dal manto bianco
saltarmi
addosso, mi buttai sulla destra per schivarli, ma uno riuscì
ad azzannarmi una
gamba.
Cacciai
un urlo, mentre provavo a liberarmi.
Il
secondo lupo, quello più grosso, si avvicinò
minaccioso e si avventò sul collo:
mi parai con un braccio e sentii le zanne dell’animale
conficcarsi nella carne,
simili ai canini affilati dei vampiri, ma molto più spesse.
Il
lupo più grande lasciò il braccio e mi
fissò: il suo sguardo sembrava quasi umano.
Di
colpo mutò forma: le zampe si allungarono e assunse una
posizione eretta, dei
capelli crebbero lungo la schiena e il pelo lasciò il posto
alla pelle.
Degli
abiti scuri lo avvolsero: Carla poteva anche trasformarsi in un lupo.
Quello
che mi addentava la gamba svanì nel nulla.
Il
vampiro dai capelli bianchi si chinò appena su di me,
facendo scorrere due dita
sulla gamba martoriata, una sorta di ombra nera l’avvolse e
un pizzicore
fastidioso mi fece digrignare i denti, quando l’ombra
svanì, tutto ciò che
rimaneva della ferita era una lunga cicatrice scura.
Ripeté
la stessa operazione sul braccio senza spiccar parola, così
anche io rimasi in
silenzio.
Eppure
mi trovai in disaccordo.
“Mentre
uno dei Sakamaki mi mordeva, delle liane lo hanno stritolato.”
“Se
non erro li hai usati anche quando temevi che la Dama avrebbe ucciso
uno dei
Sakamaki.”
Ricordai la paura che avevo provato, temendo di perdere Shu.
“Quindi
devi avere una motivazione affinché funzioni.”
Concluse Carla.
Mentre
quando avevo temuto che la Dama potesse uccidere Shu, avevo agito
d’istinto per
proteggerlo.
Così
come avevo tentato di uccidere Carla, sapendo che aveva abbandonato me
e la
mamma.
“Voglio
che tu pensi a lei come a Karl Heinz.”, mi disse Carla,
afferrandomi per i
fianchi e facendomi voltare nella direzione della Dama.
“Lei
è Karl Heinz.”
Provai
a concentrarmi su di lei, come fosse quell’uomo, e provai a
fare qualcosa, tipo
lanciarle contro un sasso o infilzarla con qualche legnetto, ma
sospirai: la
mia fantasia non era di grande aiuto.
Ascoltando
quelle parole, le dita iniziarono a formicolare: l’odio e il
rancore accumulati
vennero fuori come un fiume in piena.
“Te
l’ha portata via, l’ha fatta a pezzi e non
c’è nulla che tu possa fare per
riportarla indietro.”
Per
un istante guardai Carla di sottecchi, c’era qualcosa di
strano nella sua voce,
mentre pronunciava quelle parole.
“Per
colpa sua, non potrai mai più rivedere gli occhi dolci di
Natsumi, o il suo
sorriso gentile.”
Stesa
al suolo e con un’espressione rabbiosa in volto, la vampira
spezzò le corde che
la trattenevano, tuttavia le impedii di rimettersi in piedi, avvolgendo
il suo
intero
corpo con robuste radici: a villa Sakamaki era riuscita a fuggire, ma
stavolta quella gabbia di legno era troppo spessa perfino per lei.
Le
liane si unirono alle radici e iniziarono a stritolarla.
Ma
non ero in grado di fermarmi, pur sapendo che rischiavo di ucciderla
come avevo
fatto con Kanato.
Tuttavia
le parole di Carla avevano sortito l’effetto desiderato.
Tutto
ciò che riuscivo a immaginare, era di poter strangolare Karl
Heinz in quel
modo.
Un’ombra
scura si abbatté su quella sorta di gabbia, spazzando via
ciò che avevo creato.
Abbassai
il braccio e capii che era stato Carla.
Mi
resi conto che la vampira dai capelli biondi sembrava priva di sensi:
mi portai
una mano sulle labbra.
Quando
lasciavo che i miei poteri prendessero il controllo, guidati da rabbia,
o
paura, non c’era verso che riuscissi a controllarli.
Aveva
cercato di uccidere Shu, ma stava solo eseguendo degli ordini, e io non
avevo
il diritto di decidere della sua vita.
Sperai
con tutta me stessa che non fosse morta.
Alzai
lo sguardo, incrociando quello impassibile di Carla.
“È
irrilevante. –, rispose con una scrollata di spalle il
vampiro dai capelli
bianchi. – Ho visto di cosa sei capace, era il mio unico
scopo.”
Sussultai,
come poteva essere così insensibile?
Era
forse una prerogativa di tutti i vampiri non provare sentimenti?
Ripensai
alle ultime vicissitudini, e pensai che non poteva essere una loro
caratteristica, molti di loro provavano delle emozioni che,
semplicemente, non
sapevano come gestire.
Tornai
a concentrare la mia attenzione sulla vampira stesa sul terreno,
tirandole un
paio di schiaffetti sul viso.
Avrei
potuto provare con un massaggio cardiaco, ma dubitavo che servisse a
qualcosa:
il suo cuore aveva smesso di battere da tempo.
“Avanti.”,
mormorai tirandole l’ennesimo schiaffetto.
Carla
osservava la scena con un’espressione indecifrabile, non
seppi dire se fosse
più incuriosito o annoiato.
“Non
puoi essere morta.”
Proprio
mentre mi accingevo a tirarle un altro schiaffo, la sua mano
scattò sul mio
polso.
“Se
mi tiri ancora uno schiaffo ti stacco la mano.”
“Oh.”
Tirai
un sospiro di sollievo, era ancora viva. E anche un tantino arrabbiata,
ma non
ci diedi peso.
“Ma
non abbiamo finito.”
“Ti
sto aiutando, come hai chiesto, ma ho i miei tempi.”
Ne
avevo abbastanza di Karl Heinz, di vampiri e manie di potere.
Dovevo
averla ridotta male se aveva perso tutta la sua grazia.
E
soprattutto le avevo strappato parte del suo vestito, apparentemente
molto
costoso.
“Non
abbiamo tempo Mitsuko, dobbiamo approfittarne ora che Karl Heinz non
conosce il
nostro piano, o il nostro grado di parentela, e quindi ignora le tue
capacità.”
Mi
divincolai dalla stretta; in condizioni normali probabilmente non ci
sarei
riuscita, ma più passavano i giorni, più sentivo
di star cambiando: ero sempre
più forte e
sempre più veloce.
“Sconfiggeremo
Karl Heinz, hai la mia parola. Devi fidarti, come io ho fatto con
te.”
Carla
mi fissò a lungo, notai qualcosa sul suo viso, un piccolo
tentennamento in
quello sguardo impassibile.
“E
sia. Ci vedremo domani.”
Quello
strano cipiglio era già scomparso mentre pronunciava quelle
parole.
Raggiunsi
la Dama.
“Riportami
a casa.”
Questa
lanciò un’occhiata verso il vampiro e, solo dopo
un suo consenso, mi afferrò il
polso, così ci teletrasportammo.
ANGOLO
AUTRICE
Mi
scuso per la lunghissima assenza ma in
questi giorni di caldo opprimente sono stata piuttosto impegnata,
oltretutto
questo capitolo è indegnamente corto, quindi chiedo perdono
ma è il massimo che
sono riuscita a fare, tant’è che lo considero un
capitolo un po’… “meh”.
Ma prometto di recuperare con il prossimo,
cercherò di aggiornare il prima possibile, massimo una
settimana.
Intanto un caloroso grazie ai nuovi arrivati
che hanno inserito la mia storia tra le preferite e le ricordate, e a
tutti
coloro che seguono la fanfiction. Chiunque volesse lasciare un piccolo
parere,
sarà molto apprezzato!
In più, spero che, ovunque vi troviate, non
stiate sudando pietosamente come io in questo momento.
Un saluto, Nephy_