Notti d'oriente
Suna profumava d'oriente.
Sì, era un’affermazione alquanto semplice e probabilmente banale, ma era così. Suna conservava
quel fascino, perfino di notte conservava quell'intrigante mistero che era la natura, sia essa fiorente,
sia essa assente. Naruto si fermò a osservare le curve ondulate che disegnavano le grandi dune
dietro il tramonto, e continuò a fissare quello spettacolo finché la Luna non fece la sua entrata, coprendo il cielo di granelli brillanti.
E quella notte faceva caldo, troppo.
Naruto si sventolò una mano davanti gli occhi, implorando un alito di vento. Se si voltava indietro
vedeva le abitazioni chiuse; le porte erano serrate e l'unica cosa che riusciva a scorgere era qualche
fessura appena socchiusa. Il ragazzo si alzò, sentendo già la mancanza della più vivibile e popolata
Konoha, tutt'altra cosa rispetto all'aridità del luogo in cui si trovava quel giorno. In fondo, si trattava
solo di una notte... La missione era andata bene, ma aveva richiesto l'intervento del Kazekage in
persona.
Alla fine lui e Gaara no Sabaku si erano persi in vecchi racconti e avevano fatto tardi. Così l'amico,
con una pacca mascolina sulla spalla, gli aveva offerto la sua ospitalità, in una delle stanze della sua
modesta abitazione.
Adesso Naruto Uzumaki si stava godendo la pace, il silenzio. L'unico rumore che si sentiva era
quello dei ciottoli sotto la suola delle scarpe, quelli che stava lanciando distrattamente sul suolo
piano. “Ehilà, Uzumaki”, quel timbro di voce arrivò freddo ma diretto.
Alzò lo sguardo, osservando quindi l’unica sorella di Gaara, nascosta dietro uno spicchio di Luna. Il
sorrisetto sghembo, il portamento audace, il carattere remissivo.
“Ancora sveglia?”, le chiese, guardandosi intorno.
“Che ci vuoi fare...” aprì le braccia, teatralmente. “... Certe notti con questo caldo non si respira”
Forse quella era una frecciatina, ma l'Uzumaki non ci diede molto peso; era risaputo: non era di
indole sveglia. La donna incrociò il suo cammino, fino a essergli completamente di fronte.
Vuoi il caldo afoso, vuoi gli ormoni tipici degli adolescenti, Naruto Uzumaki saettò con lo sguardo
verso la prorompente scollatura, decisamente vertiginosa. Si sapeva: la Sabaku era piena di curve e
di rotondità, lasciava poco e niente all'immaginario collettivo maschile -e all'invidia di quello
femminile, c'era da puntualizzarlo-, quando si faceva largo nelle vie di Konoha.
“E tu?”
“Eh?”, fece imbranato, tornando a fissarla nelle pupille.
“Tu... Non hai caldo?” chiese lei, passandosi una mano tra i quattro buffi codini. Li sciolse uno ad
uno, fino a mostrarsi completamente. Fino ad essere al naturale. Poi, con un semplice ed estremo
gesto, raccolse ogni ciuffo, fino a comporre un'alta crocchia.
Il ninja seguì passo passo ogni suo movimento, lasciando scendere e salire ripetutamente il pomo
d'Adamo. “Abbastanza”, rispose.
La situazione stava diventando decisamente bollente, così Naruto -onde evitare situazioni
imbarazzanti o frasi poco discrete- decise di tornare in camera, superando l'ostacolo che gli si
presentava di fronte.
“Buonanotte, Sabaku” disse, cercando la chiave nella tasca della tuta. Sbarrò gli occhi quando sentì
solamente una consistenza vuota. Cercò e ricercò ma non vi era traccia del piccolo oggettino
metallico... Solo dopo trenta secondi capì.
Si voltò, osservando il ghigno sardonico della ragazza.
“Cercavi queste?”, domandò lei, facendole oscillare da una parte e dall'altra. Un tintinnio fastidioso
che però lo ipnotizzò. Davanti i propri occhi vi era Sabaku no Temari, Chuunin di alto livello,
donna affascinante e dalle fattezze decisamente divine. Ebbene sì: aveva di fronte una statua di
ghiaccio, una Dea greca racchiusa in un elegante corpicino e dagli abiti molto succinti. “Come...?”,
non riusciva a finire la frase, non quando lei stava procedendo in sua direzione, a quel modo.
“Non ha importanza”, un dito sulle proprie labbra. Il corpo di Temari impattò contro il proprio,
adiacente, angolo per angolo. Sentì il seno della ragazza posarsi gentilmente sul suo petto,
spingendolo qualche millimetro più indietro. Una gamba saliva in alto, cercando con impazienza la
propria, strisciando imprevedibilmente sempre più su. Poi la ragazza soffiò nel suo orecchio poche
parole:
“Le rivuoi?”
Sapeva -ne era assolutamente conscio- che quello era il più grande errore che potesse fare.
Sapeva che quello sbaglio gli sarebbe costato l'onore oltre che la vita... Immaginava che Sabaku no
Gaara e Sabaku no Kankuro non avrebbero gradito quella coppietta ben poco assortita.
E Temari era in trepidante attesa di una risposta e non dei soliti monosillabi incespicati. Il ragazzo si
passò una mano tra la zazzera bionda poi le prese le chiavi di mano, sfilandogliele.
[Una rinuncia?]
“È tutto compreso?”, chiese.
[Un invito?]
La bionda assottigliò maggiormente lo sguardo, sorridendo di vittoria.
“Buon acquisto, Uzumaki”
{La Dea si annida nella bramosia degli uomini,
nella cecità e nel tumulto che il desiderio suscita.
È questo che le consente di dominare mortali e immortali.
La Dea è Caos
-Esbat-}(*)
E quella notte la Dea aveva preso possesso delle loro anime, si era mossa nella tuta di Naruto e nelle
grazie di Temari, portandoli dritti all'Olimpo, laddove solo chi ne è degno può arrivare. La notte era
buia, scura, pericolosa e sensuale... La notte era simile a una Dea, astuta e provocatrice. Poi, l'indomani, avrebbe presentato il suo estratto conto, beffardamente.
Ma la notte era anche lunga, troppo per giungere al termine proprio in quel momento. Temari
avvertì un urto. La propria schiena contro la ringhiera di legno. Trattenne una bestemmia a denti
stretti, mugugnando sottovoce solamente una debole imprecazione. I respiri ansanti, il caldo
oltremodo afoso che sembrava far leva su di loro, tentandoli. Naruto non ci pensò troppo quando
sotto di lui c'era la Dea Venere, in tutta la sua bellezza. Scavò con le labbra all'interno del suo petto,
privandola perfino di un grido di piacere; il calore della sua pelle, il ritmo irregolare del suo battito,
il piacere della sua carne. Erano tutte cose che gli stavano facendo perdere la testa... Mai si sarebbe
immaginato di cadere nella trappola della Sabaku. Nemmeno nelle più segrete fantasie e i più
sfrenati sogni.
Forse nulla è impossibile. Forse doveva iniziare a credere a questo strano motto.
Sentì le mani di Temari intrufolarsi nella tuta, solcandogli lo sterno; le sue dita erano leggeri
tentacoli a cui appigliarsi, il suo sguardo una provocazione vivente. E poi si rialzò, con la stessa
leggiadria di una ballerina mentre compie un movimento armonico, e con l'audacia di una lepre
ribaltò la situazione a proprio favore, facendolo scivolare all'indietro. Una mano esperta stava
giostrando a proprio piacimento la situazione, compiendo movimenti ondulati e, raramente, circolari
sul proprio corpo, quasi stesse intingendo un pennello nel calamaio e stesse tracciando i contorni di
un disegno. La linea spezzata del proprio collo, quella retta del torace, quella circolare del basso
ventre. Una circonferenza su cui si soffermò, chiedendogli visivamente il proprio permesso.
Naruto sorrise astuto, le carezzò il volto vitreo, stancato, ansimante, incatenò alle proprie dita quei
capelli biondo cenere, li arrotolò intorno all'indice e poi si divertì a girarseli tra i polpastrelli.
Temari non si ritrasse, anzi, avanzò col proprio corpo sul suo, per dargli modo di avvicinarsi di più
alla sua figura angelica, candida.
Quella notte l'arrogante Temari era svanita.
Quella notte l'imbranato Naruto era sfumato come le nuvole, che un attimo prima sfidavano
prepotenti la Luna.
Avvertì ancora l'epidermide della ragazza premere contro di lui, e la sua bocca timbrargli un
irruento bacio, sfiorandogli angolo per angolo. Le labbra sfiorarono dapprima timide le sue, poi
salirono su, e, con esse, anche il resto del suo corpo, fino a raggiungere con violenza il momento
culminante del piacere, laddove due anime si fondevano e diventano un tutt'uno.
La Dea è Caos
{E l'uomo può solo soccombere a tale Caos}
Suna, mattina.
Naruto si svegliò intorpidito e assonnato, completamente stremato. Sperava di trovarla nell'altro
guanciale, per poter vederla riposare. Sperava di riuscire a carezzare quelle curve, senza ritrarsi, le
stesse curve che la notte prima erano diventate sue.
I suoi propositi fallirono miseramente quando, strabuzzando gli occhi, non vide altro se non un
cuscino vuoto, senza alcuna consistenza. Si accigliò e decise di alzare il busto, scrutando con
scrupolosità l'intera camera. L'arredamento era piuttosto spartano, era facile notare qualcosa di
scomposto o di strano. Qualcosa che non quadrava, insomma.
Invece tutto era perfettamente regolare. Dall'altra parte non pareva aver dormito nessuno, se non un
angelo che levitava in aria; si convinse di aver fatto un sogno.
Un sogno così potente da parer addirittura reale.
Infilò la solita tuta e, spostando di poco la tenda, vide il cielo di Suna coperto di nuvole, si
preannunciava un violento temporale. Poco male, sarebbe partito comunque, Konoha stava
aspettando i vincitori, di certo non i vinti.
Si infilò con svogliatezza i propri abiti, diede una spazzolata ai capelli e scese frettolosamente le
scale, salutando però con educazione il Kazekage.
“Dormito bene?”
Ridacchiò piuttosto nervosamente, facendo un cenno d'assenso col capo.
“Benissimo”
Un attimo dopo vide scendere dalle scale la figura alta ed imponente della Sabaku. L'espressione
vagamente frustrata, il mezzo sorriso ironico di sempre.
“E tu, Temari?”, chiese Gaara, cercando di mettere da parte la normale preoccupazione fraterna.
La ragazza ghignò, rispondendo un appena sentito:
“Benissimo”
Gaara squadrò i due, poi rinnegò col capo, placidamente.
“Impossibile”
Il biondo si accigliò, scettico.
“Cosa?”
“Nulla, buona colazione. Avvertimi quando parti per Konoha, Naruto”
E il ragazzo - uomo, ormai sarebbe meglio definirlo uomo - si congedò, adempiendo ai suoi doveri.
Naruto mise una mano sulla pancia ma non avvertì alcuna voglia di mangiare qualcosa: anzi, il suo
stomaco si contorceva e provava una certa nausea, quella mattina. Vide il volto di Sabaku no
Temari incrociare il proprio e sorridergli sottilmente, con una punta di malizia negli occhi vispi.
La sua camminata ancheggiante raggiunse il suo passo felpato; gli sfiorò appena il fianco, poi gli
sibilò poche parole, sfrontata: “Le chiavi sono sempre le stesse”, e lasciò cadere qualcosa nelle sue
tasche.
L'Uzumaki la osservò, mentre si defilava.
Le notti d'oriente di Suna
erano pericolose.
Così tanto che ci sarebbe tornato più spesso, volentieri.
Fine
(*)
Questa storia ha partecipato al contest “Naruto and Crack Pairing” classificandosi seconda. Non me l'aspettavo, anche perché è la prima volta che scrivo su una coppia del genere e, soprattutto, di Temari, non è un personaggio da me molto utilizzato, e, proprio per questo, temevo di andare OOC.
Tanti complimenti a ValeHina e Laly classificatesi prime a pari merito, sasusakuxxx e S_t_a_r.
Non ho inserito il bannerino perché ho qualche problema con NVU, quindi vi lascio il link dove potete vederlo: http://i30.tinypic.com/33nyyl0.jpg.
Alla prossima,
Kiki <3
p.s. Per le Black se leggono fra un po' posterò una SasuxSaku, una shottina *W*.