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Autore: Corydona    26/06/2021    0 recensioni
Come in una partita a scacchi, due fazioni si ritrovano schierate l'una contro l'altra, pronte a dichiararsi una guerra che entrambe non vorrebbero. Da un lato gli Autunno, la cui potenza sembra inarrestabile, dall'altra i Primavera-Inverno, che possono contare su un'influenza senza eguali.
Una situazione di apparente stasi: apparente, perché nell'ombra i sovrani cadono e le successioni al trono sembrano più complicate del previsto. La guerra sarà dichiarata? Termineranno i regicidi? Quale delle due parti avrà la meglio?
Un'antica profezia annuncia la disfatta degli Autunno: si realizzerà? O rimarranno solo vaneggiamenti di un passato caduto nell'oblio?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Selenia '
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Dopo gli accadimenti del giorno prima, la Sposa del Sole aveva consigliato ai rifugiati di prendersi del tempo per riposare, prima di entrare nella sala dove custodivano le profezie. L'intero gruppo aveva accettato, anche se di malavoglia perché tutti, persino Arturo, avevano il timore che lei potesse mettersi in contatto con Raissa e raccontarle dei soldati uccisi lì.

Tuttavia, la sacerdotessa aveva spiegato loro, con un gran sorriso, che lei faceva parte di quelle pochissime persone che diffidavano dell'ascesa della principessa mediana.

"Perché, voi chi vorreste sul trono?" le aveva domandato Claudio, con innocenza.

"Deianira" aveva risposto lei. "Sembra l'unica a cui davvero importi di noi."

Nessuno aveva commentato, anche se Flora aveva rivolto uno sguardo perplesso ad Arturo, che si era limitato a scrollare le spalle senza dire nulla.

Il nuovo giorno era arrivato e la Primavera era già in piedi, e scuoteva Stella, con cui aveva condiviso la camera, per svegliarla.

«La prossima volta piuttosto dormo da sola sulla terra» biascicò lei, aprendo gli occhi. «Anche a costo di prendere la pioggia.»

Da quando avevano messo piede tra le pareti del tempio, l'acquazzone aveva aumentato la sua intensità, e loro si erano salvati appena in tempo dalla tempesta che, ormai, imperversava da ore.

Flora non replicò, limitandosi a bagnare il viso con l'acqua pulita che della bacinella che un giovane sacerdote le aveva portato lì la sera prima. Non voleva dirle che durante la notte l'aveva sentita agitarsi, borbottare qualcosa e persino gemere, come se fosse sul punto di scoppiare in lacrime.

Neanche l'Estate disse nulla a proposito del giorno precedente, come se destandosi del tutto si fosse ricordata cosa era successo, cosa aveva fatto, e ne fosse ancora sconvolta. Guardò con dispiacere i suoi sandali infangati e infilò i piedi in una delle due paia di stivali che la Sposa del Sole aveva portato per loro. Si avvicinò alla sua bacinella e si bagnò il viso senza entusiasmo, prima di asciugarsi con la stoffa morbida che era stata messa a loro disposizione.

«Ci troviamo in territorio nemico» commentò, mentre vedeva Flora seduta sul letto, pensierosa e pronta per uscire dalla stanza. «Non sconosciuto, ma nemico. Se Raissa scopre che siamo proprio qui, corriamo dei guai seri. Del tipo che anche tu potresti avere il bisogno di uccidere. So che non vuoi farlo, ma devi pensare anche a questo: non siamo in una guerra dichiarata, ed è ancora peggio, perché ogni nostra azione è nel segreto. Se troviamo la profezia che parla di te e Raissa, se scopriamo che tu davvero sei destinata a sconfiggerla, non puoi lasciarti uccidere da un soldato qualsiasi. Devi difenderti. So che non approvi i modi di Arturo, ma pensaci su. Non sappiamo per quanto resteremo insieme, dovrai riflettere se imparare da sola o se accettare l'aiuto di chi è qui per difenderti anche a costo della sua vita. Sarà anche pagato, ma sta correndo dei rischi che in tanti non si assumerebbero.»

Flora la ascoltava, anche se senza entusiasmo. Non era il momento per quel genere di discorsi.

Stella aveva notato la sua indisponenza, ma non per questo aveva intenzione di cedere. «Noi non abbiamo idea di cosa accadrà domani, se ritorneremo nell'Estate o se saremo ancora qui o se addirittura le nostre strade si separeranno. Io voglio solo che tu stia bene e, soprattutto, che tu sia viva. Non potrei sopportare l'idea di perderti per sempre.»

La Primavera sospirò. «Sinceramente, sono spaventata. Non sento più quella forza che mi era data dall'avere tutto sotto controllo... mi sento in balia di qualcosa che è più grande di me.»

«Me ne sono accorta» commentò l'altra. «Però devi ritrovare quella forza. E io so che puoi, Flora, perché ce l'hai sempre avuta.»

Lei non disse nulla, ma si alzò in piedi, afferrò la sua sacca da viaggio. Si sentì il tintinnio delle fialette di vetro, che erano state inutili, visto che nessuno era rimasto ferito. Si sentiva di ringraziare la Luna, eppure non aveva potuto che rimanere a guardare mentre Stella affondava la sua spada nel petto del soldato autunnico. Era stata a guardare, inerme, mentre la sua amica tremava e mentre Claudio si prendeva cura di lei, cercando di rassicurarla che quella era la cosa giusta da fare.

Aprì la porta della stanza, senza pensarci un minuto in più, e si diresse, seguita dall'Estate, verso la camera dove dormivano gli altri due, che ne stavano uscendo proprio in quel momento.

«La Sposa mi ha fatto vedere dove si trova» disse Claudio, accogliendo le ragazze con un sorriso gentile. «Andiamo.»

Si incamminarono a passo rapido tra quei corridoi scuri, dove il cielo lugubre dell'acquazzone che imperversava all'esterno sembrava infiltrarsi nelle pareti e tingerle di colori atri. Attorno a loro il silenzio era infranto solo da quello scrosciare ritmico, che attutiva il suono dei passi sul pavimento.

«Certo che qui è da brividi» commentò il defico, fermandosi davanti a una porta chiusa. Estrasse una chiave dalla tasca e la infilò nella toppa, prima di girarla quanto fu sufficiente per aprire l'uscio davanti a sé. Spinse l'anta con una mano e fece entrare tutti gli altri.

Si trovarono in un'angusta biblioteca, con scaffali impolverati e con dei portacandele disseminati ovunque. La luce entrava fioca da dove loro erano entrati, sufficiente per far notare a Claudio una scatola di fiammiferi. Lui ne utilizzò uno per illuminare la stanza, in modo da poter richiudere la porta senza che piombassero nel buio.

Arturo gli rivolse un'occhiata di assenso, prima di iniziare a vagare per la stanza attento a non toccare nulla. Con la coda dell'occhio, vide gli altri muoversi con la sua stessa cautela.

«Flora, senti qualcosa?» chiese Claudio.

Lei scosse la testa. «Forse qui ci sono delle profezie, ma non...» Si interruppe, attirando lo sguardo degli altri su di sé, e si avvicinò a uno scaffale, dove erano riposti alla rinfusa volumi e pergamene arrotolate, chiuse da nastri scuri. Allungò una mano, ma la ritrasse ancora prima di avvicinarla abbastanza per afferrare nulla. «Non posso toccarli.»

«Ci penso io» disse il suo amico, affiancandola. Indicò un codice dalla copertina di pelle rosseggiante. «Questo?»

«No, non quello, quel foglio lì» precisò lei.

Claudio prese una delle pergamene e la sfilò dal nastro che la avvolgeva. Lesse in silenzio, poi scrutò uno a uno i suoi compagni di avventura, con gli occhi stralunati e perplesso. «Non capisco, non sembra una profezia... Non come le altre, almeno.»

Stella si avvicinò a lui scavalcando una pila di manoscritti che la intralciava, con il timore che soltanto sfiorarli avrebbe potuto ferirla.

Partita a scacchi che si apre,
fazioni opposte a contendersi
dominio e segreti.

La pace lunga dei secoli
infranta da nuovi giuramenti.

Luce cupa di guerra all'orizzonte,
esercito in attesa di un segnale.

Gioco antico dei destini
assegnati da una voce senza nome

e animi grandi a contrastarlo.

Oro intarsiato a terra,
re e regine uccisi da mani invisibili,

di chi?

«Guarda lì sotto» disse Claudio, accennando al bordo inferiore della pergamena. «Sembra che qualcuno abbia fatto un'aggiunta, ma molto tempo dopo, mi sembrano due tipi di scrittura diversi.»

«Lo sono» confermò Stella. Guardò anche Flora e Arturo, che li ascoltavano con attenzione. «La profezia è scritta con uno dei caratteri più antichi dei manoscritti: la zeta ha una stanghetta in basso e non continua sulla stessa riga, come si è iniziato a fare cinque secoli fa, e la effe non prosegue sotto, come invece fa la seconda mano. Quindi questo foglio potrebbe risalire alle primissime profezie messe per iscritto, forse il foglio si è staccato dal manoscritto originario, oppure è solo un caso isolato, e questo spiegherebbe il motivo per cui era da solo...» Si soffermò a osservare meglio i bordi laterali della pagina, notando che non sembravano tagliate. «Claudio, ti sembra carta? Oppure può essere pelle conciata?»

«Pelle?» esclamò lui. «Spero non umana!»

L'Estate sorrise, ma non commentò, mentre il defico strofinava la superficie di quel foglio.

«Forse un amanuense ha trovato questo foglio in altro da usare per rafforzare una copertina e invece ha preferito tenerlo separato e appuntarci sopra questa frase qui» spiegò agli altri due. «In genere sarebbe un'informazione utile, anche se nel nostro caso non potrà dirci molto su chi ha scritto quella frase e per quale motivo.»

«Se quel foglio non è in un manoscritto, non sappiamo nemmeno se possono toccarlo solo i Veggenti» constatò Arturo.

«A me sembra carta, ma carta strana» disse Claudio, interrompendo quei ragionamenti.

«Papiro?» suggerì la nobile.

«Può darsi, ma che ne so di come è fatto!» ridacchiò lui. «Che significa?»

«Che è abbastanza antico per essere antecedente alle profezie stilate nei manoscritti» rispose Flora, attendendo un segno di conferma dalla sua amica. Stella, come seguendo i suoi pensieri, annuì.

«Ma non è la profezia che ha trovato Raissa» continuò la Primavera. «Non parla di noi.»

«Secondo me sì, perché si sta profilando una nuova guerra contro gli Autunno» ribatté l'altra. «Si riferisce a una pace lunga che verrà interrotta. E sono secoli che su Selenia non c'è un periodo come questo. Forse non è quella che Raissa crede si riferisca a voi due, ma mi sembra importante. Quello che...»

Si interruppe e rilesse quella riga, appuntata come un pensiero veloce.

«Dovremo cercare ancora» stava dicendo Arturo, ma la sua voce le arrivava a malapena. Osservava incantata quella predizione, che forse tale non era: sembrava più una sentenza, simile a quelle dei testi antichi, che avevano la pretesa di conoscere i misteri del mondo, la verità di ogni fede e persino la spiegazione di quel dio di cui nessuno aveva sentore, a meno che non fosse stato istruito ai segreti dei culti. A meno che non scoprisse dell'esistenza dei Veggenti.

«Dobbiamo sapere se questo è un foglio che possono toccare solo i Veggenti» si lasciò sfuggire ad alta voce. Gli altri, che si stavano ancora confrontando su cosa fare, se setacciare anche le altre tracce di chi li aveva preceduti in quella sala angusta o se abbandonare quel tempio in terra nemica, si voltarono a guardarla. «Quella frase può essere un tentativo di spiegazione della profezia, o un'aggiunta successiva.»

Prima che loro potessero ribattere, allungò la mano fino a sfiorare il bordo frastagliato in cui era trascritta la profezia. Sentì un dolore improvviso propagarsi dalla punta delle dita e risalirle lungo il braccio, come se le avessero versato della cera bollente sulla pelle. Si ritrasse subito, facendo persino un passo indietro.

«Stai bene?» le chiese Claudio, premuroso. Non le si avvicinò, ma la scrutò con affetto e dispiacere, come se avesse voluto evitarle di farlo ma non avesse saputo impedirglielo in tempo.
Lei annuì, dissimulando, perché non era importante la sensazione che aveva provato, bensì quello che comportava. «Mi è già passato. Ma quello è un testo interamente profetico. Leggilo anche a loro.»

Il defico riportò gli occhi sul foglio e pronunciò ad alta voce l'ultima riga.

La Luna non accoglie ogni defunto.

   
 
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