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Autore: musa07    27/06/2021    3 recensioni
Ovvero: della paura di Shoyo dei temporali e di come Tobio gliela fa superare.
"C’erano poche cose nella vita che un cuor contento come Shoyo non amava e non apprezzava.
Una di queste era il temporale, che semplicemente lo terrorizzava.
Ma che, dopo un particolare avvenimento, avrebbe imparato ad amare e considerarlo come uno dei momenti più felici della sua vita.
Era inevitabile che, presto o tardi, in quella afosa giornata di fine Giugno il temporale si sarebbe abbattuto con particolare furia e perfidia. Hinata l’aveva aspettato per tutto il giorno. Lo sapeva sarebbe successo. Ogni tanto, dai finestroni della palestra, lanciava qualche fugace occhiata verso il cielo e li vedeva, i nuvoloni sempre più minacciosamente grigi, avanzare con velocità stratosferica (e beccandosi, a causa di questi suoi momenti di distrazione, più di qualche servizio in pieno volto) [...]"
[KageHina]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccola.
Come avevo minacciat… ehm; promesso:
la mini oneshotina della paura di Shoyo per il temporale
e di come Tobio gliela faccia superare.

Enjoy

 

 

Nella vita servono anche i temporali
(ti faranno capire chi è disposto a dividere l’ombrello con te)

 

 

C’erano poche cose nella vita che un cuor contento come Shoyo non amava e non apprezzava.
Una di queste era il temporale, che semplicemente lo terrorizzava.
Ma che, dopo un particolare avvenimento, avrebbe imparato ad amare e considerarlo come uno dei momenti più felici della sua vita.

Era inevitabile che, presto o tardi, in quella afosa giornata di fine Giugno il temporale si sarebbe abbattuto con particolare furia e perfidia. Hinata l’aveva aspettato per tutto il giorno. Lo sapeva sarebbe successo. Ogni tanto, dai finestroni della palestra, lanciava qualche fugace occhiata verso il cielo e li vedeva, i nuvoloni sempre più minacciosamente grigi, avanzare con velocità stratosferica (e beccandosi, a causa di questi suoi momenti di distrazione, più di qualche servizio in pieno volto. Con disperazione di Asahi e sadica soddisfazione da parte di Tsukishima).
Da una parte riteneva una fortuna il fatto di essere agli allenamenti – servizi e schiacciate in faccia a parte - esser quindi in mezzo a persone e tenersi distratto in qualche modo; d’altra, invece, esser in mezzo agli altri al contempo lo agitava perché non avrebbe potuto adottare le sue tecniche ormai consolidate per calmarsi in qualche modo quando la furia del temporale si scatenava.

Al secondo servizio che il rosso si era beccato in faccia, Tobio l’aveva guardato da lontano perplesso. Ok, era un inetto a ricevere, questo lo sapevano anche i muri, ma indubbiamente c’era qualcosa di diverso dal solito. Chissà cosa…
Tentò di risvegliarlo dal suo torpore insultandolo (l’unica maniera che conosceva, ma che in qualche modo funzionava) ma la cosa parve non dare il suo solito risultato. Indubbiamente molto preoccupante, non c’era che dire.

E alla fine ecco che le cicale che avevano frinito per tutto il pomeriggio in un modo a dir poco assordante, tacquero. E anche all’interno della palestra calò il silenzio nel momento in cui l’aria si era fatta carica, come se restasse in sospeso, in attesa. Un attimo perfetto, di esitazione. Un po' come quando la palla si trova in aria prima di essere toccata.
Daichi si era girato lentamente verso la soglia nel momento in cui quell’aria si era mossa ed era entrata fulminea – e finalmente piacevolmente fresca – in palestra.
- Ok ragazzi, direi di finirla qui per oggi. Sistemiamo veloci e poi via di corsa a casa. - disse, recuperando da una delle panche un asciugamano con il quale si deterse il volto.
Alle sue parole tutti erano scattati sull’attenti e si erano distribuiti velocemente intorno, ognuno perfettamente conscio del compito che gli spettava, senza essere di intralcio agli altri. Anche questo faceva parte ormai dell’essere squadra, dell’essere gruppo, sapersi coordinare anche in quelle semplici cose.
Il capitano si avvicinò furtivamente alle spalle di Shoyo che stava recuperando dei palloni da terra. Letteralmente saltò, Hinata, quando Daichi gli rivolse la parola, facendo spaventare il ragazzo. Non lo vedeva così agitato e teso da quella famosa partita contro la Seijoh.
- Tranquillo, tranquillo… - tentò di rincuorarlo, battendogli energicamente una mano sulla spalla, non sapendo bene come fare per tranquillizzarlo seriamente. Sapeva di non esser bravo in quel genere di cose ed ecco che, istintivamente, volse lo sguardo alla ricerca di Suga, il quale Suga aveva già non solo captato la sua richiesta di aiuto ma anche intuito perfettamente cosa volesse dire ad Hinata.
Si avvicinò ai due sorridendo – cosa che parve recar sollievo in qualche modo in Shoyo.
- Hinata finché non si scaricherà del tutto la tempesta, viene da me. - propose, con il suo solito tono affabile e notò che Daichi, che si trovava alle spalle di Hinata, sospirò di sollievo e lo ringraziò silenziosamente.
- A-ahh… grazie Suga-san ma penso resterò qui in palestra ad aspettare che smetta. - era grato al suo vice-capitano per quella sua ennesima carineria e forse stare insieme ad uno serafico come Koushi l’avrebbe in qualche modo calmato ma non voleva fare figure barbine. Ed inoltre, stoicamente, voleva affrontare quella sua paura insensata da solo.
I due si lanciarono una veloce occhiata, a capire come far evolvere la situazione.
- Ok, ma se non smette entro poco e poi si fa troppo tardi, ti veniamo a recuperare. - fu la replica di Daichi che non ammetteva obiezioni.
- A-agli ordini! - Shoyo scattò sull’attenti prima di correre via a mettere gli ultimi palloni nel cestone per poi portarlo nello sgabuzzino.
E si trovava ancora nel ripostiglio nel momento esatto in cui il primo lampo squarciò letteralmente il cielo sopra di loro.
- Oddio… - sussurrò, attendendosi il tuono di lì a praticamente prima di subito. Doveva essere per forza vicinissimo dato che il lampo aveva fatto letteralmente giorno dopo che sulla palestra era calata una pesante oscurità.
Ed eccolo…
I
stintivamente si accovacciò, stringendosi le ginocchia al petto, il cuore che gli ringhiava rabbiosamente nel petto.
- Ohy, Boke! -
Perfino il tono burbero di Kageyama gli parve il suono più dolce di sempre rispetto al fragore del tuono. Ok, a dirla tutta, era da un bel po' ormai che la voce di Kageyama, la visione di Kageyama, la sola presenza di Kageyama era diventata per lui la cosa più meravigliosa e dolce da aver intorno o nella quale perdersi a pensare o a fantasticare, ma questa era indubbiamente un’altra storia.
- Ka-Kageyama… - sollevando lentamente gli occhi castani verso quell’insperata ancora di salvezza.
E come ci rimase Tobio quando vide quell’espressione. Restò per un istante interdetto, perché non la sapeva decifrare. E dire che in quei mesi che si conoscevano ne aveva viste tante di espressioni (strane e per lo più improponibili) nella faccia dell’altro ma quella davvero non la sapeva decifrare.
- Ohy… - muovendo un altro passo nella sua direzione ma anche se lui pensava di aver addolcito tono ed espressione - per tentare in qualche modo di tranquillizzarlo perché aveva capito ci dovesse esser qualcosa che non andava – beh, ovviamente il risultato (inquietante) era ben distante dalle sue intenzioni. Shoyo si alzò di scatto, temendo – proprio vedendo l’espressione sul volto dell’altro – che volesse iniziare ad insultarlo od altro. Tipo ucciderlo.
Ma si era alzato troppo di scatto e indietreggiando si era scontrato con i materassini che, già in equilibrio precario, rischiarono di travolgerlo. Per sua fortuna Kageyama, sempre con i suoi riflessi da super-eroe praticamente, lo aveva velocemente tirato per un braccio ed evitato che venisse sommerso.
Tobio aveva sollevato gli occhi al cielo con piccolo grugnito annesso nemmeno accorgendosi che l’aveva tirato con uno slancio così forte che Shoyo, in equilibrio precario, si era sbilanciato in avanti e ora si era trovato a sbattere il volto sul petto dell’altro e giusto nel momento in cui un altro tuono si infranse sulle sue orecchie. Istintivamente si aggrappò alla maglia dell’alzatore, il quale rimase interdetto.
- Ehy…? - ora rossissimo in volto, con le mani a mezz'aria, non sapendo se doveva ricambiare in qualche modo l’abbraccio – perché quello era un abbraccio, giusto? Ma, aspetta un attimo! Perché Hinata lo stava abbracciando?! - Tobio andò in apnea.
Un altro fragoroso tuono. Che fece stringere Shoyo ancora di più a di lui. Sì, ok era qualcosa di molto simile ad un abbraccio, un abbraccio… di conforto?
- Stai... bene? - corrucciando le labbra, al suo solito modo, e guardandosi in giro per tentare di smorzare in qualche modo l’imbarazzo crescente, le sue braccia si mossero per avvolgere il corpo del piccoletto. E com’era esile la sua schiena, temeva in qualche modo di spezzarlo o fargli del male. In quel momento poi, che lo vedeva in qualche modo così fragile, così insicuro.
“Sarà mica che abbia paura del temporale?” si stava chiedendo internamente l’alzatore.

Quando sentì la stretta di Kageyama, ecco che Shoyo spalancò gli occhi! No, ok: ma che figura di merda stava facendo!? Si staccò dal corpo dell’altro, troppo bruscamente – cosa che fece credere a Tobio di aver indubbiamente esagerato ad abbracciarlo, che mollò subito la presa, arretrando di un passo.
- Muoviti allora, Boke! Che non voglio prendermi tutta la pioggia. Di là hanno finito, stiamo aspettando solo te. - proferì bruscamente, voltandogli le spalle ma fermando la sua cacciata per un istante, lanciandogli una piccola occhiata da sopra la spalla per assicurarsi che stesse veramente bene.
- Come sei violento Kageyama-kun. -
- HAH?! - ed ecco che si era girato nuovamente verso di lui e lo stava raggiungendo con una falcata poco rassicurante. Sì, stava indubbiamente bene.
- Ohyyy! Vi sbrigate voi due? - la voce di Suga dalla soglia dello sgabuzzino frenò gli intenti omicidi di Kageyama.
- Arriviamo, arriviamo! - ridacchiò Shoyo, superando Tobio, il quale lo fissò nuovamente perplesso, mentre continuava a chiedersi cosa avesse – e, al contempo, cosa fosse successo a lui che lo aveva abbracciato e che aveva trovato così naturale farlo. Sì, dai ok: non è che dovesse far chissà che ragionamenti per darsi una spiegazione. Lo sapeva benissimo! - e lo frenò per un braccio.
- Stai bene? - gli chiese nuovamente, ora fissandolo dritto negli occhi. E Shoyo deglutì a vuoto a trovarsi i suoi occhi blu addosso, che parevano scandagliargli l’anima.
- S-sì… - mentì lui, perso in quel blu.
- Sei un pessimo bugiardo però… - replicò, mollando la presa per poi seguirlo fuori dal ripostiglio.

Ovviamente, come da copione, ecco che l’imperversare della pioggia iniziò ad abbattersi nel preciso istante in cui la squadra mise piedi fuori dalla palestra, con conseguente disperdersi dei ragazzi nelle varie direzioni.
Daichi e Suga – stretti sotto lo stesso ombrello del secondo – fissavano il loro centrale pensierosi.
- Hinata sei sicuro? - di nuovo il vice-capitano, con tono e sguardo preoccupato, lo invitò a casa sua.
- Sì sì! Andate! Sappiamo come sono i temporali estivi, no? Una mezz'oretta di fuoco e fiamme e poi torna il sereno. - tentò di dimostrarsi allegro per tranquillizzare gli altri due i quali, poco convinti ovviamente, si lanciarono l’ennesima occhiata.
- Ok… Hai i nostri numeri in caso e, come ti abbiamo detto prima, se nel giro di poco non smette ti veniamo a recuperare a forza. - fu la minaccia del capitano che lo fece sorridere, perché anche Daichi aveva una maniera tutta sua di dimostrare la sua preoccupazione nei confronti degli altri. Certo, indubbiamente in modo meno inquietante di Kageyama.
Il quale Kageyama ben pensò di fargli fare un colpo quando gli apparve al fianco all’improvviso nel momento in cui si era messo seduto sui gradini dell’entrata della palestra, con la schiena appoggiata alle porte, stringendosi le ginocchia al petto a fissare la pioggia battente davanti a lui – ok, questa era anche piacevole, sopratutto l’aria respirabile che aveva portato con sé – ma chiudendo istintivamente gli occhi ad ogni lampo poiché ad esso sarebbe susseguito un tuono terrificante. Ed era per questo che non aveva visto né tanto meno sentito Tobio sedersi al suo fianco.
- Hai paura del temporale? - gli chiese, giù diretto come un treno e senza tatto alcuno come al suo solito. Tanto era inutile tergiversare, pensava l’alzatore. Non si meravigliò più di tanto dell’urlo del centrale, poiché era consapevole di esser apparso praticamente dal nulla.
- Sempre delicato tu eh! -
E Kageyama rispose a quella imbeccata facendo spallucce.
- Allora? - fissando davanti a sé – Se non mi dici cosa c’è, non so come aiutarti. -
E a quelle parole, Shoyo girò lentamente la testa, perplito. E in qualche modo anche commosso. Sapeva che Tobio non era proprio per niente bravo a relazionarsi con le persone – anche se si stava davvero sforzando in modo encomiabile – e che aveva una maniera tutta sua di dimostrare agli altri le sue attenzioni ma comunque quelle sue parole lo stupirono e lo ammaliarono tantissimo. Sorrise di poco, rilassando i muscoli delle spalle. Ok, non lo stava nemmeno prendendo in giro. Non che si sarebbe aspettato da uno come Kageyama delle prese in giro – non era mica Tsukishima, che gli avrebbe dato il tormento da lì all’eternità. E anche oltre – ma insulti più che altro. Invece era lì, pacifico – forse imbarazzato? - che fissava davanti a sé, silenzioso, le labbra in quella loro tipica increspatura che Kageyama faceva sempre quando era in qualche modo imbarazzato e/o disagio. E, soprattutto, era lì appiccicato a lui, ne sentiva chiaramente il calore del corpo e gli stava dando i brividi.
- Sì… - ammise alla fine, con voce flebile e Tobio sentì come si aggrappò al suo braccio ancora di più in seguito all’ennesimo lampo che lasciava presagire il tuono immediatamente successivo.
E Tobio non poté far altro che circondargli le spalle con un braccio. Ok, forse sarebbe morto dalla vergogna, dall’imbarazzo o perché gli sarebbe esploso il cuore in petto ma dettagli.
E quest’ultima possibilità la vagliò anche Shoyo stesso, se non lo avesse ucciso il temporale, di sicuro lo avrebbe ucciso la dolcezza di Kageyama in quel momento e la gioia che comunque riusciva a provare in quell’istante da tanta fortuna insperata.
- È… è una cosa assurda lo so, ne sono perfettamente consapevole… - sforzandosi di ridacchiare, per schernire se stesso.
- Shhh! Non ti devi giustificare con me. - fu la replica di Tobio, sempre con quell'adorabile cipiglio imbarazzato, mentre continuava a fissar davanti ma l’aveva attirato un altro po' a sé in modo tale che ora Hinata poteva trovar rifugio in qualche modo sul suo petto.
- Anch’io da piccolo ne ero terrorizzato. - proseguì a parlare l’alzatore e percepì chiaramente, anche senza vederla, l’espressione di stupore nel volto dell’altro.
- E tu come facevi per superarla? -
- Correvo dal nonno o da mia sorella, rifugiandomi nel loro abbraccio. - sorridendo imbarazzato ma adorabilmente dolce. Così come fu dolce il sorriso che ornò anche le labbra di Shoyo, chissà perché ma faceva fatica ad immaginarsi Kageyama piccolo o che ricercava protezione in qualche modo da qualcuno
- Kags? - strofinandogli piano una guancia sul petto. E temendo seriamente di venir lanciato dall’altro oltre la troposfera. Invece, incredibilmente, ebbe salva la vita. Indubbiamente gli doveva star facendo una pietà assurda.
- Hum? -
- Pensi funzionerebbe anche con me? Essere abbracciato intendo. -
E qui sì che Shoyo trattenne il fiato, temendo per la sua incolumità. Furono attimi di puro terrore attendendo, e temendo, la reazione dell’altro, che in quei frangenti gli fece più paura del temporale.
- Io… credo proprio di sì… - fu la risposta. E Shoyo sollevò di scatto gli occhi sui suoi, felice.
- N-non dire niente altrimenti ti ammazzo! - mentre se lo tirava nuovamente al petto, stringendolo ancora più forte e sentendo la stretta ricambiata ora, con il cuore che martellava nel petto di entrambi.
Quando si sentì avvolgere in quella stretta forte ma spiazzantemente dolce, Hinata capì che con Tobio poteva permettersi di essere completamente se stesso, di manifestare anche le sue debolezze e le sue paure.
Era la prima volta che si trovavano così fisicamente vicini e mentre si trovavano da soli oltretutto, ma non c’era nessun imbarazzo da ambo le parti. Perché non c’era nessuna malizia ma un sincero sentimento che stava esplodendo da parte di entrambi.
E con il volto affondato nell’incavo della spalla di Tobio, il martellare furioso del temporale arrivò a Shoyo via-via sempre più ovattato, coperto dal suono del battito cardiaco dell’altro, dal calore confortante del suo abbraccio, dal fatto che le sue dita si erano intrufolate tra i suoi capelli rossi più arruffati del solito e Tobio avesse iniziato ad accarezzarli piano.

E fu così che Daichi e Suga li trovarono – stretti-stretti, addormentati, evidentemente stremanti dalle forti emozioni che avevano provato, testa appoggiata con testa, mano nella mano abbandonate nel grembo di Tobio - quando ritornarono indietro ad assicurarsi che il loro corvetto non fosse annegato in quel tornando.
Ma lo trovarono più che protetto e al sicuro.

 

FINE


 

Io amo i temporali ewe. Ma se un Kuroo selvatico dovesse apparire magicamente dal nulla, fingerò di esserne terrorizzata per farmi consolare *inserire pervy face *

   
 
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