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Autore: MaryElizabethVictoria    27/06/2021    1 recensioni
Morgan Stark e Sarah Rogers sono partite ormai da un anno, di nascosto dalle rispettive famiglie, in una disperata missione alla ricerca del fratello di Sarah, Philip. Il ragazzo, creduto morto, di recente è ricomparso misteriosamente per aiutarle a fuggire da un laboratorio dell'Hydra dove hanno tentato strani esperimenti sui ragazzi, per poi scomparire di nuovo. 
Le due non si daranno pace finché non capiranno cosa c'è dietro.
Intanto la diciottenne Ellie Smith, una ragazza apparentemente priva di poteri dal passato incerto, si è iscritta all'Accademia SHIELD per diventare un'agente proprio come il suo fidanzato Michael Coulson. Anche Blake Foster, Cali Erikssen, Sebastian Strange e i gemelli William e Tommy Maximoff si sono gettati a capofitto nel loro primo anno di college, dove tra esami incombenti, poteri fuori controllo e drammi familiari in agguato i guai non mancheranno di seguirli...
I fatti narrati si volgono circa un anno dopo quanto accaduto in 'The Young Avengers' di cui è consigliata la visione per contestualizzare meglio i personaggi e il loro percorso. Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appena attraversato il portale creato da Loki, seppero immediatamente di trovarsi in un luogo mistico che prescindeva dallo spazio e dal tempo, il crocevia di tutti gli universi possibili, che sarebbe stato di lì a poco epicentro della fine dei mondi.

Era per la verità un posto che doveva essere stato incantevole al momento della sua creazione, un’oasi verde di pura bellezza, una groviglio di piante verdi e specchi d’acqua ricolmi di pura luce di stelle, luce in cui si rifrangevano visioni degli universi. Tuttavia un tale paesaggio era contaminato da una sorta di cupezza di fondo che ne spegneva i colori e dava l’impressione di camminare in un’illusione che si sarebbe sgretolata da un istante all’altro se solo avessero indugiato.

Non fu difficile individuare una direzione in cui muoversi perchè Yggdrasil, l'albero del mondo, che stavano cercando era il più grande e lucente di tutti, talmente imponente da lasciare senza parole. Non avevano mai visto niente del genere. Era enorme, circondato da una fauna più rigogliosa che aveva conservato parte del colore che invece sembrava essersi appiattito intorno a loro.

Graziosi corsi d’acqua si sovrapponevano e intersecavano fino a condurre al grande tronco centrale, che dominava indiscusso l’intera radura. I suoi rami si estendevano a perdita d’occhio fino ad abbracciare il cielo plumbeo. Come colonne argentate erano talmente imponenti da dare l’impressione di formare una specie di cupola a sostegno dell’universo stesso. Le foglie d’oro e d’argento riflettevano la luce iridescente che filtrava appena dalle fitte fronde creando sull’acqua tutto attorno a loro riverberi di luce scintillante.

Steve Rogers si guardò attorno meravigliato che proprio in un luogo così bello si trovasse il nemico che erano venuti a combattere. In un certo senso gli sembrava troppo sbagliato violare la pace di quei luoghi. Quando il capitano mosse un passo gli sembrò quasi di aver violato una regola segreta. Gli unici rumori anch’essi ottavati che fin dall’inizio dei tempi avevano avuto luogo in quel luogo sacro erano i gorgoglii dei ruscelli e il quieto mormorio delle foglie e anche un respiro umano sembrava sacrilego.

-Dove ci hai portati Loki?- domandò stringendo maggiormente a sè lo scudo.

-All’inizio del mondo…e anche alla sua fine presumo- rispose il dio, che nonostante fosse a guida del gruppo si stava guardando intorno meravigliato esattamente come gli altri, a sua volta impressionato da cotanta vista.Se c’era un luogo dove nemmeno agli dei era permesso metter piede impunemente era proprio quello. Kaya sbuffò, scontenta.

-Tutto bene?- le chiese Stephen.

-Per niente. Non dovremmo trovarci qui- decretò la dea del caos, che stava combattendo contro l’istinto che le diceva prepotentemente di allontanarsi il più possibile.

-Questo posto mi mette i brividi- confessò a sua volta Alexis a suo marito, che non potè che darle ragione- voglio andarmene il prima possibile.

-Non è niente che non abbia già visto- affermò invece Wanda Maximoff con sicurezza e un gran sorriso stampato in faccia, mettendosi lei stessa come se nulla fosse a capo della comitiva e procedendo sicura in direzione dell’albero- vogliamo andare? Secondo me ci stanno aspettando!

Non era una prospettiva incoraggiante.

Wanda sembrava l’unica totalmente a suo agio, o forse semplicemente inconsapevole da troppo tempo del mondo che la circondava, saltellava da una pietra all’altra del sentiero su un piede solo contando distrattamente i ciottoli, come una bambina finalmente in libera uscita.

Man mano che il gruppo si avvicinava all’albero cominciarono a notare anche che grosse pietre adornavano i lati del sentiero principale, alcuni sembravano massi informi, altre delle statue antropomorfe rifinite in ogni dettaglio…avanzarono compatti, finché Kaya si arrestò di colpo con un’esclamazione addolorata di fronte alla statua di una donna con un lungo peplo riprodotto in ogni dettaglio e un braccio proteso verso l’alto come a volersi schermare da qualcosa.

I suoi occhi sbarrati nel vuoto erano appena rigati da un velo di tristezza e ineluttabilità.

Da Kaya appresero che si trattava della dea Hestia, che era stata una sua carissima amica e che anche Stephen riconobbe come una dei bizzarri invitati al suo matrimonio, lontani parenti della sposa si era detto, che gli avevano consegnato strani doni e rivolto congratulazioni incomprensibili.

-Dobbiamo andare avanti- si impose Steve, riprendendo a condurli dove il sentiero si faceva più impervio. Ormai erano arrivati in prossimità delle gigantesche radici dell’albero, dove si trovava la sorgente, in quel punto le statue delle divinità cadute erano in numero ancora maggiore.

Un monito a chi osasse proseguire oltre.

Fu un attimo, poi un’oscuro presentimento calò anche su Loki che fino ad allora aveva creduto di avere la situazione in pugno. Il suo sorriso saccente gli sparì letteralmente dalla faccia non appena lo vide. Aveva formulato molto piani nella sua testa, molte variabili eran state da lui prese in considerazione prima di recarsi presso le radici di Yggdrasil, ma nessuna era tanto terribile.

-Aspetta!- esclamarono gli altri, ma, abbandonata ogni prudenza, il dio dell’inganno era corso in avanti verso la possente statua di un guerriero, che fieramente ancora brandiva la sua arma come nel mezzo di una lotta.

-Fratello- mormorò sfiorando con la punta delle dita il profilo di Mjolnir, intrappolato nella roccia insieme al suo proprietario, che coraggiosamente lo aveva brandito un’ultima volta contro le divinità del Fato.

Dunque a tanto si era spinto Padre Tutto, che aveva permesso alle Norne di prendere anche il suo figlio prediletto, si disse, mentre ricacciava faticosamente indietro lacrime di sdegno.

-Loki…- lo riportò in sè solo la mano di Alexis che delicatamente si era posata sulla sua spalla-…dovresti proprio  sentire cosa sta dicendo Wanda.

-Non sono morti- dichiarò quest’ultima con aria trasognata- riposano e attendono.

-Attendono cosa?

-Che li salvino naturalmente…parlo dei ragazzi. Dovreste vedere come sono cresciuti! Noi dobbiamo solo dargli il tempo di arrivare e loro metteranno tutto a posto. 

-Amore- tentò di dire Visione sempre con la massima cautela- i ragazzi sono al sicuro. Dovremmo essere noi a salvarli, non viceversa…

-No, ne sono sicura, è esattamente il contrario- insistette Wanda, sbattendo un piede a terra come per rafforzare il concetto che nessun altro voleva afferrare, dato che non avevano visto quello che aveva visto lei- faremo del nostro meglio, non lo nego… ma perderemo.

-La ragazza demoniaca ha ragione.

A parlare era stata Urðr, la Saggia, nel corpo di Jane Foster.
La prima delle tre dee, la più spietata e letale li accolse con un cenno del capo nel suo dominio, un gesto regale di perfetta cortesia, segno che non li temeva affatto. Al contrario era bizzarro che dopo la strenua opposizione di tante divinità, tutte cadute nel vano tentativo di opporsi al loro potere, un misto gruppetto di terrestri si presentasse fino alle radici di Yggdrasil la loro dimora sacra. Urðr venne subito affiancata dalle sue sorelle.

-Siete venuti a portarci un sacrificio?- si informò Verðandi la Madre- Magari uno di quei ragazzini tanto fastidiosi...

-Capitano Rogers- lo salutò Skuld, la Vergine, con la voce cristallina di Sarah- in ogni futuro che ho visto non puoi proprio fare a meno di interferire.

-Lasciala andare!- ordinò Steve.

-E perchè? Almeno Sarah ci è servita a qualcosa…a differenza degli altri. Nessuno di loro dovrebbe esistere, sapete. Dei molti universi possibili questo è l’unico dove i vostri figli esistono. Sono solo frutto della vostra testardaggine a deviare dal percorso prestabilito…e adesso tocca a noi rimettere a posto le cose.

-Tu dovresti essere morta  insieme ai tuoi genitori- sputò Verðandi senza troppe cerimonie in direzione di Alexis e Bucky- e tu in guerra, quasi cento anni prima! Il fatto che siate qui  insieme è di per sè una circostanza spiacevole.

-Comincia pure ad abituarti all’idea- affermò Bucky- perchè non mi separerò mai da questa donna.

-Lo credo bene…- annuì Alexis- …non troveresti più niente in casa senza di me.

-Già, sarei completamente perso.

I due si scambiarono uno sguardo complice.

-Direi che passiamo, grazie!- concluse Alexis con un enorme sorriso.

-Tu non saresti mai dovuta uscire dalla tua prigione, mentre lui non dovrebbe neanche essere vivo, ma distrutto insieme alla gemma della mente tanti anni fa- la dea passò dunque a rimproverare Wanda e Visione.

-Io non so nemmeno chi lui sia, per la verità…ma è una forza!- ammise Wanda, che era improvvisamente entrata in uno di quei momenti in cui viveva ancora nel suo passato, prima di conoscere gli Avengers, si rivolse quindi direttamente a Visione con un un sorriso luminoso-Anzi, ti va di prenderci un caffè insieme qualche volta?

Lui sorrise alla creatura unica, instabile e meravigliosa che era sua moglie da trent’anni e da venti la madre dei suoi due splendidi figli.

-Sarà per me un onore, signorina.

-Quanto a voi due- la Norna sempre più irritata si rivolse quindi a Kaya e Stephen Strange- dovevate combattevi, non sposarvi!

-Esattamente com’è che una delle due escluderebbe l’altra?- commentò lui, che effettivamente non faceva che combattere con la moglie dalla mattina alla sera per una ragione o per l’altra.

La dea guardò le coppie che aveva davanti: si stavano prendendo gioco di lei?! Nessuno mai aveva osato tanto.

-Molto bene…Allora morirete insieme- concluse Skuld dolcemente.

La lotta per il destino ebbe così inizio.

...
 

Intanto, in Hel ,la figura evanescente della divinità invocata si era materializzata prontamente di fronte a i ragazzi, che fremevano tutti di impazienza.

-Iris, sei stata gentile ad aver risposto subito- disse Blake, illuminato da un caldo sorriso- è veramente una questione di vita o di morte per noi.

-Non so nemmeno perchè sono qui- stava ancora protestando quest’ultima, guardandosi intorno con fare circospetto- E’ completamente inaudito…contrario ad ogni regola...o buona norma.

-Lo so che per te non dev’essere facile…e ti ringrazio dell’aiuto che potrai darci- le rispose Blake, sinceramente grato alla creatura per aver risposto al suo appello nel momento del bisogno.

Iris a quelle parole arrossì vistosamente, borbottando qualche altra recriminazione.

-Non è mia abitudine… e non sarebbe regolare! Ecco…passerò dei guai per questo!

Ma nonostante le sue accuse, il sorriso di Blake Foster l’aveva già ripagata di tutto: lui era stato l’unico che l’aveva mai trattata come una persona, anche se non lo era, e dopo che aveva saputo cosa gli era successo ad Asgard si era sentita tremendamente in colpa di averlo condotto in una trappola. Adesso avrebbe fatto qualsiasi cosa per rimediare, anche rischiare di mettersi contro agli dei, che per una Iris era come rinnegare la sua stessa natura di ausiliatrice divina.

-Secondo me è piuttosto chiaro perchè è venuta- commentò Cali con un mezzo sorriso che si allargava progressivamente all’ aumentare dell’imbarazzo della povera Iris - e anche cosa la poverina spera di guadagnarci…- aggiunse rivolta al cugino, che naturalmente non colse l’allusione piuttosto evidente al fatto che la divinità minore avesse una seria cotta per lui.

-Iris è un’amica- spiegò Blake alle ragazze- mi ha già aiutato a ritrovare mio padre, adesso ci può accompagnare a recuperare gli altri e infine da Sarah.

-Sarebbe davvero fantastico- annuì Ellie entusiasta, mentre Cali a questo punto scoppiò a ridere senza ritegno.

-Ti avevo sottovalutato Blake Foster, con quel visetto pulito e l'aria da bravo ragazzo… prima un giretto sulle nuvole con la tua nuova amica e poi di corsa a casa dalla fidanzata…dì, non è che poi vuoi tenerle entrambe a tua disposizione?

Se Iris colse l’allusione al fatto che da qualche parte ci fosse una fidanzata non ne diede segno alcuno.

-Farò quanto mi chiedete…per questa volta -precisò.

-Fantastico…cosa stiamo aspettando?

Per la verità i ragazzi erano tutti pronti, tranne Ellie, che ancora esitava incerta sul profilo sempre più evanescente di Emily. Avevano avuto così poco tempo a disposizione e lo avevano impiegato quasi tutto a parlare di come utilizzare efficacemente i loro poteri, tralasciando tutte quelle confidenze che avrebbero voluto scambiarsi reciprocamente.

-Mamma…mi dispiace.

-Lo so tesoro. Devi proprio andare adesso- Emily le fece un’ultima fredda carezza sul volto che però servì a scaldarla più di quanto avrebbe mai fatto qualsiasi altra cosa- Ricorda quello che ti ho spiegato e aiuta i tuoi amici. E saluta Michael da parte mia, sono sicura che lo avremmo adorato…anche se forse tuo padre avrebbe comunque avuto qualcosa da brontolare a riguardo-terminò, trattenendo la palese emozione che anche da morta temeva di travolgerla.

In men che non si dica Ellie si ritrovò risucchiata insieme agli altri in un vortice di luce, atterrando malferma nel Sanctum e poi direttamente tra le braccia del suo ragazzo.

-Ehi ciao- sorrise Michael come uno che non aveva più nient’altro da chiedere alla vita.

-Ciao a te- lo ricambiò Ellie, facendo aderire perfettamente i loro profili.

Al contrario, Sebastian e Cali nel rivedersi non si sarebbero mai dati la reciproca soddisfazione di ammettere che erano stati preoccupati l’uno per l’altra durante il periodo, seppur breve, che avevano passato separati.

-Certo che ci avete messo una vita a farvi vivi…ormai non ci speravamo più.

-Tiratela di meno Strange, ho già avuto una giornata del cazzo...

Si scambiarono un’occhiata vagamente irritata che valse subito a tranquillizzare loro due e a far ridere gli altri, allentando la tensione che si era creata.

-Iris questi sono i miei amici, ragazzi questa è Iris- si preoccupò di fare le presentazioni un Blake completamente su di giri, pronto a passare all’azione nel minor tempo possibile.

Tommy Maximoff fu da subito particolarmente colpito dalla bellezza luminosa di quella creatura singolare e si fece avanti senza perder tempo con la rapidità che lo contraddistingueva.

-Ciao Iris, lui è mio fratello Will e io sono…

-…irrilevante- lo interruppe lei secca, senza lasciargli la minima apertura per iniziare una qualsiasi conversazione- Chiariamo subito una cosa: io sono qui esclusivamente per Blake Foster. Non mi interessa chi siete o che problemi avete voi altri…casi umani.

-Simpatica la tua amica Blake- commentò Philip Rogers, mentre Will assestava una sonora pacca consolatoria sulla spalla di suo fratello, ancora interdetto dall’essere stato liquidato a quel modo, lui che a dispetto della discrezione felpata con cui si muoveva poteva vantare il più altro numero di conquiste tra tutti loro messi insieme.

Dopo un breve giro di aggiornamenti reciproci sugli ultimi accadimenti fu il momento delle scuse, o meglio il momento in cui Philip si fece avanti con Ellie, che fortunatamente non aveva eliminato.

-Scusami per prima- ammise con un po’ di imbarazzo, assolutamente condiviso anche da lei.

-Figurati- Ellie gli tese la mano, in segno di tregua- ci siamo lasciati un po’ tutti prendere la mano…

-Già…avete per caso visto Morgan?

Ellie alzò le spalle e anche gli altri scossero la testa.

-Credevo fosse rimasta con voi.

-Chissenefrega di Morgan, sarà da qualche parte, è di Sarah che dovremmo preoccuparci- intervenne Cali- Blake puoi chiedere alla tua groupie di darsi una mossa a portarci tutti là.

-E una volta là cosa vorresti fare… consegnare Ellie alle Norne in modo che non le fermi più nessuno?- si informò Philip.

-Si dà il caso, mio caro, che abbiamo già un piano e si tratta anche di un’ottimo piano- sostenne Cali- però Ellie ci serve, è l’unica che può fare qualcosa. Giusto Ellie?

-Ellie sei sicura?- le fece eco Michael.

-Ehm..si? Forse- la ragazza, tirata in causa e finita inconsapevolmente al centro dell’attenzione di tutti, si ritrovò ad annuire con l’espressione meno sicura del mondo- Abbiamo detto che posso fare un tentativo e lo farò. Potrei farcela…più o meno…insomma, credo di si. Quanto meno me lo auguro.

Aveva appena avuto una generale infarinatura su cosa potesse fare utilizzando le sue peculiari capacità, e sicuramente con quella nuova consapevolezza si sarebbe messa in gioco… ma da lì a garantire che sarebbe stata in grado di esorcizzare non una ma ben tre divinità ancestrali in un colpo solo, preservando al contempo corpi e coscienze delle ospiti era un’altra storia.

Cali la guardò con un misto di pietà e rassegnazione.

-Così però non sei d’aiuto, sappilo…

-Te lo scordi di trascinarla là, così fai esattamente il loro gioco.

-Hai alternative da proporre Philip? E’ di Sarah che stiamo parlando…tua sorella!

-Ragazzi, per andare andiamo sicuramente, solo cerchiamo di chiarirci prima e non durante lo scontro…possibilmente in tempi brevi- concluse Blake, dando inizio a quella che al contrario prometteva di essere una interminabile discussione in merito.

-Sono pazzi…-commentò Iris, che stava cominciando ad avere i primi legittimi ripensamenti sullo schieramento che aveva scelto- …completamente pazzi.

-Non lo nego- sorrise Will serafico- ma sono sicuro che alla fine ne verremo a capo, tranquilla.

-E comunque portare là Ellie senza alcuna garanzia di successo non è un piano, è un suicidio!- stava dicendo Philip ancora contrariato dall’avventatezza dei suoi amici, che con ogni probabilità si sarebbero tranquillamente lanciati senza freni in battaglia senza una vera e propria strategia.

-Veramente…io un piano alternativo ce l’avrei - propose Sebastian, che  per tutta la durata della precedente discussione sul da farsi non era mai intervenuto, anzi se ne era stato tranquillo in disparte a riflettere.

-E aspettavi un invito scritto per informarci?- domandò Cali.

-Innanzi tutto - proseguì lui senza scomporsi minimamente- Blake ha ragione: dobbiamo intervenire in qualche modo. Allo stesso tempo ritengo che al nostro attuale livello non c’è molto che possiamo fare …purtroppo Steve e mio padre hanno ragione a non ritenerci pronti- ammise infine, pur controvoglia, perchè non era proprio quello il momento di attaccarsi all’orgoglio- ora come ora gli saremmo solo d’intralcio.

-Quindi …non facciamo niente?- domandò Blake, che aveva i pugni chiusi che cominciavano a sprigionare saette, minacciando di ricominciare da capo il dibattito.

-Ho detto ‘al nostro attuale livello’- precisò Sebastian, tranquillamente.

In particolare stava meditando da qualche tempo su una frase che aveva detto sua madre prima di partire alla volta della battaglia ‘un giorno diventerai anche più potente di me’…Solo che il potere gli serviva subito e non fra un numero imprecisato di anni per poter aiutare i suoi amici.

-Scusa, ma non abbiamo tempo per diventare più bravi. Dobbiamo provarci così come siamo.

-Al contrario Ellie- disse il ragazzo mentre quello strano amuleto che portava al collo e che la ragazza, a farci caso, non gli aveva mai visto prima cominciava a pulsare di luce verdastra- il tempo è esattamente l’unica cosa che non ci manca.
 

...


Dopo l'ennesimo attacco andato male il dio rovinò a terra pesantemente.

La cosa divertente era che per un momento aveva davvero creduto di farcela! Aveva fatto bene i suoi conti, con l'aiuto degli Avengers avrebbe distratto le Norne il tempo sufficiente per impadronirsi di Yggdrasil, l'albero del mondo, facendo si che alla sua rinascita sarebbe stato lui ad incarnare tutto il potere del destino anziché quelle tre megere indottrinate.

Loki, padrone del Fato... suonava dannatamente bene!

Poi però era accaduto qualcosa che non aveva previsto: aveva scoperto tra le molte spoglie delle divinità cadute che si erano opposte al Fato il suo stesso fratello, mai pensando che Odino avrebbe osato tanto come consegnare il suo stesso figlio legittimo...e a quel punto al diavolo la strategia.
Non ci aveva visto più,  ingaggiando per primo una lotta disperata e senza quartiere contro il comune nemico.

-Loki…non dovevi essere tu il fratello intelligente? Potevamo trovare un accordo tra di noi- sussurrò Verðandi, accarezzandogli appena con le unghie una guancia insanguinata- perchè ti ostini a fare il difficile?

Il dio dell’inganno giaceva a terra, reduce come i suoi compagni dallo scontro impari che avevano sostenuto fino a quel momento, avendo inevitabilmente la peggio.

-Osi veramente parlarmi in questo modo… mentre indossi la sua faccia?- rantolò a fatica.

Verðandi rise di gusto.

-La faccia di chi? Di una ‘insignificante donna di Midgard’… non era così che l’hai chiamata prima di abbandonarla?- cantilenò, consapevole di toccare un nervo scoperto- Non era una critica…in fondo hai perfettamente ragione… lei non era niente. Io al contrario sono una dea potente…posso darti tutto quello che hai sempre desiderato e anche di più, se sei in grado di dirmi quello che voglio sentire da te.

Loki non dovette rifletterci troppo per trarre le sue conclusioni da quella proposta.

-In effetti…c’è qualcosa che desidero piuttosto ardentemente che tu faccia per me…- incominciò avendo cura di usare il suo tono più suadente.

Il volto altrimenti inespressivo e marmoreo della dea vibrò di impazienza a quella premessa.

-Ti ascolto...

-Smetterla di tediarmi con il tuo vano delirio- scandì distintamente Loki, godendosi al contempo ogni sfumatura dell’indignazione divina di lei.

-Ad occhio e croce, direi che era un no- commentò Kaya, prima di colpirla con tutto il potere oscuro di cui disponeva.  Quello che avrebbe dovuto annientare la Norna ebbe a malapena la capacità di stordirla per pochi istanti e subito dopo di farla decisamente arrabbiare.

Con un urlo tremendo che fece tremare il fogliame tutto intorno Verðandi si abbatte su di loro.

Poco più in là, Wanda, Visione, e Stephen Strange stavano cercando di contenere come meglio potevano la dirompente energia sprigionata dalla maggiore delle tre, Urðr, tramite una rete sottile ma resistente formata dai loro poteri combinati. Proprio quando pensarono di essere sul punto di farcela, l’incantesimo, che non era concepito per durare a lungo, si ruppe in mille pezzi sbalzandoli violentemente all’indietro.

-Tutto qui?- domandò innocentemente Urðr, come se stesse parlando a dei bambini particolarmente dispettosi-  Quindi adesso tocca a me?

Senza attendere risposta li sollevò senza sforzo, decisa  a divertirsi un po' prima di finirli.

Steve, Bucky ed Alexis erano intanto occupati da Skuld, la sorella minore, la Norna che aveva assunto le fattezze di Sarah Rogers e che proprio per questo faticavano a contrastare. Stavano oltretutto combattendo pericolosamente vicini ad una delle pozze d’acqua più estese, un’acqua lucente di magia che rimandava immagini di un diverso destino se ci si soffermava a guardare…ma di cogliere questi dettagli nessuno ebbe tempo.

-Lascia perdere Capitano- stava dicendo Skuld, parando con una sola mano sia l’affondo di Bucky che l’incantesimo di Alexis, come se non fossero niente che una mera folata di vento, rispondendo invece scatenando dal nulla un piccolo tornado di aria fredda e pungente che li gettò indietro entrambi- lei non si aspetta neanche che tu la salvi… ormai da troppo tempo non si aspetta più niente da te.

-Menti- disse Steve avanzando verso di lei nonostante il vento gelido prodotto dalla dea che lo sferzava come delle lame, proteggendosi con lo scudo e la forza della disperazione- tesoro, se puoi sentirmi stai tranquilla...va tutto bene.

Skuld amplificò l'attacco per quanto le fu possibile dovendo fronteggiare i tre avversari contemporaneamente.

-Non può sentirti, non vuole sentirti- disse, ma mentiva spudoratamente, in realtà la dea era molto più in difficoltà a mantenere il controllo di quanto non volesse dare a vedere. Se solo avessero potuto rendere definitivo il legame tramite la chiave...Doveva sbrigarsi ad eliminarli prima che la ragazzina le desse altri problemi.

-Va tutto bene Sarah- ripetè ancora Steve Rogers.

Aveva le mani divenute praticamente tutt'uno coi guanti, congelati nella tormenta, la tuta blu da combattimento ridotta quasi a brandelli sulle braccia e sulle gambe dai molti tagli che le sferzate di vento sempre più violente avevano provocato, ma si costrinse a non arretrare di un passo.

-Non hai una bella cera, Capitano. Lascia perdere.

-Sono stato...sono stato in ghiacciaie peggiori- si costrinse a sorridere e avanzare ancora.

E ancora un passo fino a trovarsi di fronte al volto di sua figlia, della sua bambina che era cresciuta senza che nemmeno se ne accorgesse, era arrivato così vicino da poterla finalmente toccare.

-Sarah...

-Non può sentirti, te l'ho detto!- ma mentre lo diceva Skuld cominciò ad avvertire le braccia, divenute rigide e pesanti, che non le rispondevano più. Poi i suoi occhi involontariamente si abbassarono a fissare lo specchio d'acqua che scorreva sotto di loro.

-Fammi cadere giù- disse Sarah, riguadagnando per un brevissimo istante la sua voce compiendo però uno sforzo immane- è l'unico modo.

-No, Sarah... no.

Suo padre la abbracciò disperato.

-Non posso trattenerla a lungo...è l'unico modo- ripetè Sarah, sempre a fatica ,con un filo di voce, il corpo rigido e totalmente immobile- mi dispiace.

-Non posso -ammise Steve.

Non avrebbe ucciso sua figlia nemmeno per salvare il mondo, era semplicemente troppo da chiedere a chiunque. Lei comprese e annuì. Lasciandosi dietro giusto lo spettro di una lacrima, come era affiorata la mente di Sarah si spense e la Norna sorrise soddisfatta.

-Peccato- sorrise Skuld tornata pienamente in controllo-hai avuto la tua occasione e l'hai sprecata.

Le Norne si apprestarono contemporaneamente a sferrare l'attacco finale, quello per eliminarli tutti. Di fronte alla fine certa Alexis e Bucky si fecero più vicini arrivando a sfiorarsi.

-Sai che ti dico, visto che è una circostanza eccezionale e stiamo per morire, saltiamolo quel caffè...- propose Wanda, attirando il marito in un'ultimo bacio appassionato.

Visione se possibile diventò ancora più rosso della sua abituale cromatura.

-Pentita di qualcosa, amore mio?- domandò Stephen a Kaya, prendendole la mano esattamente come aveva fatto la sera del loro primo appuntamento.

-In effetti...non mi hanno mai convinto del tutto le tende del nostro salotto. Un po' banali, non credi?

-Decisamente banali - sorrise lui- Le più banali che abbia mai visto.

-Bene, sono contenta che una volta tanto siamo d'accordo... anche se ci è voluta la fine del mondo. Tende a parte, non riesco ad immaginare una vita più perfetta di quella che abbiamo avuto insieme- affermò la divinità del caos guardando negli occhi l'uomo che amava.

Poi, dal nulla, un portale si aprì su di loro.
Il dottor Strange scambiò un rapido sguardo con il resto dei suoi compagni.

-Non sono stato io...- mormorò, poi comprese e perse un battito nel vedere avanzare verso di loro quattro figure che riconobbe a stento.

Eppure non vi era dubbio alcuno sulle loro identità.

Il Sebastian Strange del futuro non aveva conservato quasi nulla di umano se non l’aspetto esteriore, eccezion fatta per gli occhi ormai definitivamente di un colore giallo vorticante. Erano occhi costantemente vigili ma anche privi di empatia verso gli esservi viventi, ormai tutt’uno con la magia del caos che lo aveva trasformato in qualcos’altro, qualcosa che i suoi amici non riconoscevano più da tempo.

Cali Erikssen, nella sua versione adulta, era diventata una regina bellissima e dallo sguardo severo, che ricordava un po' Hel. Gelida come l’inverno eterno di Jhotunheim, dove ormai risiedeva da tempo, completamente sola in un palazzo di ghiaccio eretto sulle ceneri di ogni impero che aveva conquistato e sottomesso, portando i giganti a dettar legge nuovamente. Era diventata potente e rispettata, era finalmente tutto quello che aveva sempre desiderato, ma a che prezzo non era dato saperlo.

Blake Foster era forse il meno riconducibile al ragazzo impacciato e un po' timido che era stato. Adesso evocava solo maestà regale nella sua armatura dorata, forgiata su Nidavellir ,direttamente nel cuore dell'ultima stella morente che aveva solcato i cieli dei nove regni che adesso governava.

Infine Ellie Smith Coulson fu l'ultima ad attraversare il portale.

Era ora una donna dai lunghi capelli castani e uno sguardo che era sempre rimasto gentile, seppur fermo e volitivo. Da molti anni direttrice dello SHIELD, da quando era subentrata alla sua mentore Daisy Jhonson, aveva avuto anni e anni di pratica a disposizione per imparare ad utilizzare appieno i suoi poteri e li padroneggiava ormai al massimo delle sue potenzialità.

Da tempo aveva smesso di essere una ragazzina insicura che le dee avrebbero potuto manipolare.

-Tenetele- ordinò quindi ai suoi compagni col tono tipico di chi è abituato sul campo a comandare e non vuole perdere tempo.

Le proiezioni del futuro di Sebastian, Cali e Blake, senza nemmeno sforzarsi troppo, riuscirono facilmente a imprigionare una Norna ciascuno mentre Ellie, alzando le mani, provvedeva a separare la loro essenza vitale a quella del corpo che ospitavano indebitamente.

Jane, Ingvild e Sarah ricaddero a terra, prive di sensi ma vive e di nuovo padrone di loro stesse.
Ellie rimase inespressiva e concentrata al massimo mentre manipolava le essenze delle tre divinità fino a renderle tre innocue sfere nere.

Non lasciò loro quasi il tempo di gridare mentre le proiettava direttamente nel vuoto cosmico.

 

  
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