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Autore: Talitha_    28/06/2021    2 recensioni
Era passata circa una settimana da quando Adrien aveva scoperto l’identità segreta di Ladybug. ⁣

Ovviamente, Marinette non sapeva che lui sapeva. Ed era così che le cose dovevano restare.⁣
Tenere la bocca chiusa sarebbe servito a proteggere Marinette dalle macchinazioni di Papillon, e comunque... cosa sarebbe cambiato nella loro relazione sentimentale dal momento che Marinette era innamorata di Luka? ⁣

O perlomeno, era questo che credeva Adrien. ⁣
Fino a quando una singolare notizia giunge alle sue orecchie.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dove Adrien indaga e Alya sospetta

 

____________________________________

 

 

La situazione era questa: Adrien era innamorato di Ladybug, alias Marinette, ma sapeva per certo - era stata la stessa Ladybug a dirglielo - che Marinette era innamorata di un altro ragazzo, la cui identità pareva sconosciuta. Inizialmente, Adrien aveva pensato che fosse Luka - insomma, non era piuttosto evidente? - ma rimase sorpreso nello scoprire che così non era. Era questo, dunque, l’obiettivo di Adrien: scoprire la sua identità, e poi… 

“Fossi in te non mi impiccerei negli affari degli altri. Soprattutto se si tratta di una ragazza. Soprattutto se si tratta di Ladybug”, l’osservazione perentoria di Plagg si perse nella grande quantità di aria che la stanza di Adrien era in grado di ospitare.

Era inutile, il ragazzo non lo stava minimamente degnando d’attenzione. 

Plagg si schiarì la gola e si parò davanti allo schermo gigante del computer di Adrien. Lui fu tentato di scacciarlo via con un gesto stizzito, perché quella piccola macchia nera gli stava ostruendo la vista. 

“Mi stai ascoltando, almeno?”

Adrien alzò un sopracciglio. “Non credo, no.” Si appoggiò su un gomito per evitare di incrociare lo sguardo di Plagg, senza perdere per un singolo istante il contatto con lo schermo del computer. 

“Adrien!”

Niente. 

Ancora niente. 

Un click del mouse. 

“E va bene! Mi arrendo. Ma non dirmi che non ti avevo avvertito. Questa storia andrà a finire male.”
“Per te sempre tutto va a finire male”, brontolò Adrien, sempre super concentrato sulla finestra aperta di internet. 

Plagg si spazientì. “Secondo te come può finire bene tutto questo? Passare ore e ore a stalkerare ogni singolo social di Marinette, cercando di desumere da insignificanti dettagli l’identità del ragazzo di cui lei è innamorata, e arrivare magari a capire davvero chi è per poi scoprire di non potergli nemmeno spaccare la faccia senza che Marinette ti odi a vita?”

Diamo il beneficio del dubbio a Plagg. Non possiamo effettivamente sapere se lui era a conoscenza della discreta crush di Marinette per Adrien. 

“Non intendo mica spaccargli la faccia!” 

“Ah, no?”, lo sfidò Plagg, le braccia incrociate al petto. 

Adrien si stizzì. Spostò lo sguardo dallo schermo al kwami quanto bastava per esclamare: “Senti, Plagg. Cosa vuoi che faccia? Rimanere con le mani in mano mentre lei soffre perché non riesce ad avvicinarlo? Voglio… voglio solo aiutarla.”

Plagg rise di gusto. Poi tornò serio. “Non vuoi davvero aiutarla.”

“Sì, che lo voglio”. 

“No, non lo vuoi.”
Adrien alzò gli occhi al cielo. Con le mani afferrò il bordo della scrivania e si ripiazzò con la sedia girevole - che nel frattempo si era leggermente spostata - nell’esatto punto in cui si trovava fino a poco prima. Il punto perfetto per avere una visuale perfetta del perfetto profilo Instagram di Marinette. 

Per un secondo Adrien rimase spaesato dalla sua straordinaria bellezza - quella che traspariva da ogni singola foto - ma fu solo un secondo. Ok, forse due. Ma poi scosse la testa e si costrinse a concentrarsi. Più tempo perdeva e più ci avrebbe messo a trovarlo

Plagg lo osservò impettito per qualche secondo. ‘Qualche secondo’ era in effetti limite di tempo massimo in cui riusciva a tenere la bocca chiusa. Dopo, sentì il bisogno di parlare di nuovo: “Perché non lo chiedi direttamente a lei, allora?”

Adrien fece finta di non ascoltarlo. 

“Insomma, se come dici tu vuoi aiutare Marinette, perché non le chiedi esplicitamente chi è il diretto interessato?”

Ancora nessuna risposta. 

Plagg sospirò. “Come sospettavo. Non vuoi davvero aiutarla.”

Adrien appoggiò la fronte sul palmo della mano. “Voglio solo sapere chi è, ok? Non mi sembra un reato.”

Plagg cercò di farlo ragionare. “E credi che saperlo ti farebbe stare meglio?”

Adrien si girò di scatto a guardarlo. Rimase interdetto per pochi secondi, con le labbra socchiuse, poi rispose piano: “Spero di sì.”

Plagg scosse la testa. “Ragazzo, ti stai torturando da solo.”

Adrien tuffò la testa tra le mani. Si morse forte le labbra. Non voleva piangere. Prese due profondi respiri, strizzò gli occhi cercando di calmarsi, e infine disse: “Credo che la aiuterei, se sapessi che ne è davvero innamorata.”

“E poi?”

“E poi cosa?” Adrien rivolse leggermente la testa - ancora poggiata tra le mani - verso Plagg. Un ciuffo di capelli biondi gli solleticò un orecchio. 

“Dopo che avrai dato loro il tanto agognato 'per sempre felici e contenti’, tu che farai?”

Adrien fece una smorfia strana. Plagg sapeva che era per impedirsi di piangere. 

“Credo che continuerei a stalkerare il suo profilo Instagram.”

 

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“Ehi, amico. Buongiorno”, lo salutò Nino la mattina seguente, con la solita pacca sulla spalla. Adrien era appena sceso dalla macchina che la sua guardia del corpo aveva parcheggiato davanti alla scuola, e si stava dirigendo verso la scalinata che portava all’ingresso. 

“Buongiorno”, rispose con un leggero sorriso. 

Nino lo squadrò un poco. “Sei un po' palliduccio, tutto bene?”

Adrien alzò le sopracciglia. Davvero era pallido? Scosse le mani mentre diceva: “Sì, certo. Sto benissimo. Forse è perché stamattina ho saltato la colazione.”
Nino gli diede un’altra pacca sulla spalla. “Allora so io quello che ti ci vuole.” E indicò col dito la pasticceria Dupain all’angolo della strada. 

Adrien vacillò. Era quasi in grado di sentire già il sapore del cornetto paradisiaco del padre di Marinette…

Oh, no. 

“No, no”, protestò, indietreggiando di un passo. 

Nino lo guardò senza capire. “Non ti piacciono i cornetti della pasticceria di Marinette?”

Adrien strabuzzò gli occhi. “Certo che mi piace Marinette! NO! Voglio dire, certo che mi piacciono i cornetti della pasticceria dei genitori di Marinette” si corresse. 

Nino rise divertito. “Stamattina sei proprio strano, amico. Almeno ti è tornato un po' di colore sulle guance.”

Adrien si portò le mani alle suddette guance e le trovò bollenti. “S-sarà il c-caldo”, farfugliò senza pensare. 

Nino guardò al cielo nuvoloso. Sghignazzò. “Sì, come no!”

Poi sentì il suono della campanella e lui ed Adrien entrarono insieme a scuola. 

Adrien era fortunato che Nino non fosse una ragazza. O che almeno non ne possedesse l’acume. Altrimenti la sua discreta crush per Marinette sarebbe diventata di dominio pubblico nel giro di un nano-secondo. E allora sì che sarebbe stato un disastro. 

 

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Ad Alya non era sfuggito il modo significativo - e quasi insistente - con cui Adrien puntava i suoi penetranti occhi verdi su Marinette. Oh, no davvero. 

Ed in realtà la cosa andava avanti da più di due mesi, solo che Alya era ancora troppo sbalordita per crederci. Ma dopo lo sguardo di oggi, Alya aveva finalmente messo da parte ogni reticenza. 

Sì, era arrivata alla conclusione che Adrien era effettivamente innamorato di Marinette. Da non crederci, vero? 

Ovviamente, doveva dirlo alla sua amica. Subito. Per questo dopo la fine della prima ora la trascinò per il braccio dritta fino allo spogliatoio della scuola, con la scusa di dover prendere un libro che aveva lasciato nell’armadietto. 

“Cos’era quello?”

“Q-quello c-cosa?”, balbettò Marinette, ancora con le gambe che le tremavano. Era un effetto collaterale inevitabile dopo che aveva sorpreso Adrien Agreste a guardarla così intensamente.  

Alya alzò gli occhi al cielo. Aprì il suo armadietto e ci tuffò dentro la testa, fingendosi indaffarata, trascinando Marinette vicino a lei. “Quello sguardo”, sussurrò con ovvietà. 

“Oh, quello”, mormorò Marinette, con un’espressione ancora sognante in volto. “È stato bellissimo, vero? Ho pensato quasi fosse reale.”

Oh, cara Marinette. 

“È proprio questo il punto!”, esclamò Alya, sforzandosi di tenere un tono di voce basso. 

L’altra sbatté le palpebre, senza capire. 

Alya la prese per le spalle, scuotendola leggermente. “Non te lo sei immaginata, Marinette. È accaduto veramente!”

“Ah, sì?”, Marinette aveva ancora lo sguardo perso nel vuoto, ripensando al magico momento con Adrien. 

Poco prima, durante la lezione di storia della signorina Bustier, lui era andato a buttare una carta al cestino accanto alla cattedra e quando si era girato e l’aveva vista… era rimasto impalato come uno stoccafisso, a fissarla senza alcun tipo di discrezione. Marinette se n’era accorta subito, ovviamente, dato che aveva seguito con un’attenzione maniacale i movimenti di Adrien dalla sedia al cestino, fino a quando non si era girato e bloccato a pochi metri di distanza da lei. Allora i loro occhi si erano incrociati, e subito il mondo circostante era svanito nel nulla, e presto l’unico colore che riempiva il suo campo visuale era stato il verde degli occhi di lui. Marinette aveva sentito il cuore accelerare in fretta nel petto, e il respiro trattenersi per un numero imprecisato di secondi. 

E la sua mente, naturalmente, non era stata con le mani in mano. Oh, certo che no. Aveva iniziato ad immaginare centomila situazioni diverse in cui Adrien avrebbe potuto rivolgerle uno sguardo del genere nella vita vera: Adrien che le sorrideva in una giornata di sole, mentre passeggiavano mano a mano lungo la Senna; lei e Adrien in piedi sotto ad un cielo di stelle, mentre si muovevano al ritmo lento di una musica romantica; lei ed Adrien sotto le coperte, mentre si abbracciavano, baciavano, e sussurravano parole d’amore, e lui la guardava meravigliato come fosse il più prezioso tesoro al mondo e poi…

E poi Adrien aveva distolto lo sguardo. Lo aveva distolto, sì, e poi aveva scosso la testa e si era ridiretto a passo svelto al suo posto, dandole di nuovo la schiena. Era stato tutto così veloce che Marinette fu riportata con brutalità con i piedi a terra, e diede subito per scontato che fosse stato tutto frutto della sua fervida immaginazione. Adrien, ovviamente, non l’avrebbe mai guardata in quel modo. Sguardi del genere sarebbero stati riservati solamente alla ragazza di cui lui era innamorato, e figurarsi se quella poteva essere lei! Probabilmente le aveva rivolto uno sguardo come un altro e Marinette era stata talmente stupida da costruirci sopra tutta una bella favola. 

Alya la riportò alla realtà, scuotendola più forte. “Sì, Marinette!! Mi capisci? È accaduto veramente!”

Marinette tornò a guardarla, ancora un po' spaesata. Sembrò soppesare per qualche secondo quelle parole e poi, inaspettatamente, scoppiò a ridere. 

Alya la fissò inebetita. “Ma che fai, ridi?”

Marinette si premette le mani sulla pancia tanto forte stava ridendo. “È… è che… Alya, è davvero una barzelletta molto divertente. Ma non ci casco, mi dispiace per te.”

“Ma che cavolo stai dicendo?”, esclamò Alya. 

Marinette cercò di calmarsi. “Alya, è davvero molto divertente”, ribadì, tornando seria “ma adesso è meglio chiudere qui l’argomento, perché potrei passare presto da ridere a piangere dopo essermi ricordata quanto sia assurdo che Adrien mi guardi davvero in quel modo. È ovvio che io l’abbia immaginato.”

Alya scosse la testa con convinzione, prendendole le guance tra le mani per costringerla a fissarla dritto negli occhi. “Marinette Dupain-Cheng, alias Ladybug”, sussurrò a bassa voce “dimentichi forse chi è Alya Césaire, quindi mi prendo il permesso di rinfrescarti un secondo la memoria. Sono un’arguta giornalista, supereroina di Parigi, e tua migliore amica. Devi credermi se ti dico che il modo in cui Adrien ti ha guardata poco fa non te lo sei immaginato. Non questa volta, almeno”, sorrise. “Finalmente hai fatto colpo, mia cara”, e le fece l’occhiolino. 

Marinette alzò le sopracciglia. “Chi era seduto dietro di me?”

“Ma fai sul serio?”

“Alya, chi era seduto dietro di me?

“C’era Nathaniel, ma…”

“ODDIO, Adrien è gay!”, gridò Marinette. 

Alya le tappò subito la bocca con la mano.  “Ma che dici, sciocchina”, bisbigliò. “Adrien non è gay, è innamorato di te!”

Ma Marinette era completamente andata. “Alya,” sussurrò con un filo di voce. “Adrien è gay. Questo significa che davvero non potrà mai innamorarsi di me.” Gli occhi le si riempirono di lacrime. 

Alya si spremette una mano sulla fronte. “Ma mi senti quando parlo? Adrien non è gay, è pazzo di te!!”

Marinette si morse un labbro e lottò per cacciare via le lacrime. “Smettila, Alya. Questo scherzo mi ha stufata”, si portò una mano al viso per asciugarsi gli occhi e si girò richiudendosi l’armadietto alle spalle. Proprio in quel momento Adrien Agreste fece ingresso nello spogliatoio. 

Marinette si pietrificò sul posto. Non aveva mica sentito?

Sentì vagamente Alya sussurrarle all’orecchio: “Ecco, chiediamolo direttamente a lui, così vediamo se non mi credi”.

Marinette strabuzzò gli occhi. Prese di scatto la mano di Alya e la strinse in una morsa. “Non ci provare nemmeno”, sibilò tra i denti. 

Ma Alya era già partita. “Adrien!”, lo salutò con un sorriso a trentadue denti, mentre lui si avvicinava a loro. Sembrava tranquillo, forse un po' pallido, ma non dava l’impressione di uno che aveva appena origliato una conversazione del genere. 

Adrien ricambiò il sorriso. “Ciao, Alya!” Poi si voltò verso Marinette. Una pallida, tremante, afflosciata Marinette. Con segni di lacrime sulle guance. “M-Marinette? Stai bene?”, le chiese con tono estremamente preoccupato. Marinette alzò lo sguardo, sorpresa. Il bianco cadaverico del suo viso si trasformò in un vivo rosso pomodoro nel giro di un istante. 

La mano di Alya, che fino ad un secondo prima Marinette stava stritolando con forza, divenne subito un solido sostegno che le avrebbe impedito di crollare sul pavimento. Provò a farfugliare una risposta, ma la sua mente era affollata da troppi pensieri, e si sentiva quasi di stare per piangere di nuovo. Dannazione, perché doveva essere sempre così debole?

Alya la sorresse cingendole la vita con un braccio. “In realtà Marinette non si sente molto bene. Per questo siamo venute a prendere un po' d’aria. Ma… adesso devo proprio tornare in classe. Adrien?” Lui distolse solo in quel momento gli occhi da Marinette. “Ti dispiacerebbe accompagnarla in infermeria? Credo ne avrebbe bisogno.”

Marinette la guardò malissimo, ma nessuno dei due se ne accorse. 

“C-certo che sì! Subito. Subitissimo!”, Adrien scattò sul posto, avvicinandosi pericolosamente a lei. “Andiamo, Marinette? Ce la fai a camminare o vuoi che ti aiuti?”

Alya trattenne una risata di fronte a quella scena esilarante. Marinette indietreggiò non appena la mano di Adrien le si posò sul braccio, finendo a sbattere col gomito contro un armadietto. Nella stanza risuonò un rimbombo metallico. 

Oddio! Ti sei fatta male? Mi dispiace tantissimo, Marinette! Non volevo, io…”

Lei lo interruppe, con lo sguardo fisso a terra. “N-non preoccuparti, non mi sono fatta niente”, lanciò un’ultima occhiata assassina ad Alya, poi espirò rassegnata. Voleva dire ad Adrien che non c’era neanche bisogno di andare in infermeria, ma non ne aveva proprio le forze. “A-andiamo?”, mormorò, avanzando di qualche passo, evitando accuratamente di incrociare i suoi occhi. Adrien sembrò rimanerci male, ma si convinse di non pensarci. 

“C-certo”, disse prontamente, e si avviò dietro di lei. 

Alya si morse il labbro mentre osservava quei due procedere con le spalle afflosciate manco fossero due condannati a morte. Si chiese se per caso questa volta non avesse esagerato. 

 

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Le gambe di Adrien erano preda di un tic nervoso. Stava aspettando con impazienza seduto rigido su una sediola di plastica mentre Marinette si faceva misurare la pressione da un’infermiera. 

Non appena erano arrivati in infermeria quella aveva cacciato da un armadio un aggeggio nero che aveva stritolato in una morsa il braccio candido e delicato di Marinette. Adrien aveva dovuto reprimere l’istinto di alzarsi e strapparlo via. 

L’infermiera, una donna di mezza età dall’aria apparentemente gentile, disse dopo qualche secondo: “Tesoro, hai la pressione un po' troppo alta. È meglio se torni a casa a riposare. Vado a chiamare i tuoi genitori, d’accordo?”

Marinette annuì debolmente, adesso di nuovo pallida, mentre osservava l’infermiera rimuovere l’apparecchiatura dal braccio. Adrien sospirò di sollievo quando vide quello strumento infernale sciogliere la sua presa sulla pelle bianca di lei. Non potè fare a meno di chiedersi come sarebbe stato baciarla in quel punto morbido, né quale sarebbe stato il suo odore, in quel caso. 

Adrien era sicuro che la pelle di Marinette avesse un buonissimo odore. Solo che non sarebbe mai stato in grado di…

“È tutto a posto, ragazzo. Puoi tornare in classe, grazie per aver accompagnato la tua amica fino a qui”, lo liquidò l’infermiera. 

Adrien scattò in piedi come una molla. Fece qualche passo incerto verso il lettino su cui Marinette era seduta a gambe penzoloni. La guardò intensamente per un istante, prima di rendersi conto di avere centomila domande da farle, ma nessuna che valesse davvero la pena rivolgerle in quel momento. Sospirò rassegnato. “Riposati, ok?”, mormorò soltanto. 

Lei annuì, con lo sguardo fisso sulle mani attorcigliate in grembo. 

Adrien strinse le labbra. Era arrivato il momento di andarsene, e Marinette non lo aveva guardato in faccia neanche una singola volta da quando l’aveva incontrata nello spogliatoio. Era forse perché lo sguardo che le aveva rivolto in classe l’aveva indispettita?

Ignorò le mille frecce che gli trafissero il cuore in quell’istante, e uscì in silenzio dall’infermeria. 

 

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Non tutti i momenti della vita di Adrien erano così tristi come quello appena riportato. 

Certo, forse il suo amore per Marinette non sarebbe mai sfociato in nulla di più al di fuori di una sua stupida fantasia, ma Adrien credeva davvero che vederla felice con la persona che amava potesse rendere felice anche lui. 

Per questo si disse ancora intenzionato a scoprire l’identità del tanto famigerato ragazzo. 

E quale migliore secondo passo - dopo i falliti tentativi di stalkeraggio sui social - che chiedere aiuto al suo caro amico Nino?

Lui se ne intendeva di ragazze, no? D’altronde stava insieme ad uno degli esemplari più rari di audacia e scaltrezza che il gentil sesso avesse da offrire. 

“Pronto, amico. Tutto bene?” Nino gli rispose al secondo squillo. Adrien aveva preferito chiamarlo al telefono, perché parlargli a scuola era troppo pericoloso e perché il fatto che Nino non potesse vedere le espressioni del suo viso lo rassicurava. 

“Ciao, Nino. Ti ehm… disturbo?”

“Certo che no, Adrien. È successo qualcosa?”

Adrien si pizzicò un sopracciglio. Era successo qualcosa? Quanto doveva rivelare a Nino? All’improvviso l’idea di parlare con lui gli sembrò una grande stupidaggine. 

“No, io… volevo parlarti di una cosa.”

“Certo, Adrien. Ti ascolto.”
Adrien sorrise debolmente. “Ecco io… è una cosa un po' imbarazzante.”
“Non ti giudicherò.” La risposta di Nino era arrivata veloce e sicura. Adrien gliele fu grato. 

Ora, Adrien aveva due domande da fare a Nino. Ma una sola era quella che gli avrebbe posto. L’altra era troppo egoista, e poi non era detto che Nino avesse una risposta. O che questa sarebbe piaciuta ad Adrien. 

Quindi si limitò a chiedere, senza giri di parole: “Sai chi è il ragazzo di cui è innamorata Marinette?”

Nino rimase qualche secondo in silenzio. Adrien controllò che non fosse caduta la linea. “Marinette Marinette?”

“Sì, insomma. Marinette”. 

“Marinette della nostra classe?”

“Conosci altre Marinette?”

Nino era evidentemente interdetto. “Non credo, no.”

Adrien era impaziente. “Allora?”

“Ehm…”

“Sai chi è?”

Nino parve riaversi dalla confusione. “Ah, sì! Il ragazzo che piace a Marinette, di cui lei è follemente innamorata…”

Adrien ignorò il crack del suo povero cuore in frantumi. 

“… mi dispiace, io… non so chi sia.”

“Ah”. 

“Perché me lo chiedi?”
“Cosa?”

“Chi è il ragazzo che piace a Marinette.”

“Oh, io… voglio solo aiutarla.” Era la verità. 

“Aiutarla? E perché?”

Già, perché? “Perché… è una mia amica, e vorrei vederla felice.”

Ci fu un leggero trambusto dall’altro capo del telefono. 

“Tutto bene, Nino?”, si assicurò Adrien. 

“Sì, certo. Tutto bene.”
“Non è un buon momento? Mi dispiace, io…”

“Certo che è un buon momento! Ottimo, direi.” Si schiarì la gola. “Dove eravamo?”

“Oh, lascia perdere. Se non sai chi è forse è meglio non parlarne più”, disse Adrien con tono estremamente triste. 

“Oh, amico…” Nino rimase in silenzio per qualche secondo, come se aspettasse che qualcuno gli suggerisse qualcosa da dire, poi aggiunse: “Puoi parlarmene, se vuoi”. 

Adrien non sapeva cosa lo spinse a fare quell’altra domanda. Quella sbagliata ed egoista, e che lo avrebbe fatto uscire allo scoperto. Forse era talmente rassegnato che non gli importava più tenere nascosti i suoi sentimenti per Marinette. O forse si sentiva così incompreso e solo che pensò che parlarne con qualcuno non gli avrebbe fatto male. 

“Nino, sai…”

Non chiederlo, non vuoi saperlo davvero!

“…sai perché Marinette si comporta in modo così strano con me?”.

Nino tossì. “C-cosa?”

Ecco, vedi? Dovevi tenere la bocca chiusa!

Adrien era tentato di riattaccare. Tutto quello stava improvvisamente diventando troppo da affrontare. 

“Adrien, per caso… per caso ti piace Marinette?”

No, dì di NO!

“Forse.”

“Ah.”

Seguì qualche secondo di imbarazzante silenzio. 

“N-non dirlo a nessuno però! Marinette non deve assolutamente saperlo!”

“Perché non vuoi dirglielo?”

“Lei… è già innamorata di un altro. Non ricambierebbe mai i miei sentimenti. Inoltre, già mi odia. Dirle cosa provo adesso servirebbe solo a rendere le cose tra di noi ancora più imbarazzanti.”

“Ah”, disse semplicemente Nino. 

“Già.”

Adrien udì ancora uno strano trambusto. Quasi un tramestio di voci. “A-Adrien, devo andare. È… è arrivata Alya. Mi dispiace, io…”

Le spalle di Adrien si afflosciarono. Ecco, adesso sarebbe rimasto di nuovo solo. “Non preoccuparti, Nino. Mi raccomando, acqua in bocca.”

“Certo, sicuramente. A domani, Adrien!”

“A domani”, rispose lui, sconsolato. 

 

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“Ma che ti è saltato in mente, Alya! Sicuro se n’è accorto!”

Alya sventolò la mano, mettendosi comoda sul letto. “Figurati, ti dico che non si è accorto di nulla.” Poi rimase alcuni istanti in silenzio, in cui ripercorse con la mente l’intera conversazione appena origliata, si mise a ridere e a sbattere le mani: “Lo sapevo, che era pazzo di lei. L’ho detto a Marinette, e lei non mi ha creduto. Ah, ma Alya Césaire non fallisce mai un singolo colpo. No no”, e scosse l’indice in aria.
Nino la osservò esaltarsi con le sopracciglia inarcate. “Ma… cosa dovremmo fare, adesso? Mica possiamo dire a Marinette che Adrien è innamorato di lei?”

Alya ragionò. Ragionò

Non si poteva dire a Marinette che Adrien era innamorato di lei, no. Innanzitutto, Alya ci aveva già provato, e aveva fallito miseramente. E poi… Vuoi mettere ricevere una passionale e mozzafiato dichiarazione d’amore da Adrien… dopo che un’amica ti aveva già rovinato la sorpresa? Se Alya avesse parlato, avrebbe mandato tutto a rotoli. 

Ma come spingere Adrien a dichiararsi quando lui pensava che lei era innamorata di un altro? E inoltre, Adrien era anche convinto che Marinette si comportava in maniera così strana quando lui era intorno perché non le piaceva. Paradossalmente, era tutto il contrario. 

Ah, i ragazzi. Certe volte sono proprio ottusi. 

Nino osservò la sua ragazza alzare le sopracciglia, scuotere la testa, annuire, mormorare sottovoce. Insomma, ragionare

Sapeva per esperienza personale che Alya poteva essere molto pericolosa in momenti del genere, ma era anche convinto che sarebbe stata in grado di aiutare Adrien e Marinette. 

“Nino, la situazione è peggiore di quanto possa sembrare a prima vista. Potremmo pensare che spingere Adrien e Marinette a uscire insieme con qualche stratagemma possa essere la prossima mossa, ma sono convinta che in questo caso non farebbe che peggiorare le cose. Come l’altro giorno in infermeria. Lei lo evita e lui ci rimane male.”

Nino non sapeva a quale episodio si stesse riferendo Alya, ma preferì non fare domande. 

“Dannazione, è della mia migliore amica che stiamo parlando, capisci? Non posso permettere che rimanga ferita.”

“Sono sicuro che Adrien non potrebbe mai ferirla”.

“Oh, non volontariamente, certo.”

“Che intendi?”

“Nino, Adrien è un tesoro tenero e puccioso, ma non se ne intende proprio di ragazze. Non dovremmo biasimarlo per questo, ma non voglio neanche che la sua ingenuità finisca per fare del male a Marinette.”

“Capisco”, rispose sommessamente Nino. 

Alya si morse ancora il labbro, cercando una possibile via d’uscita. Senza, però, riuscirci.

Questo perché, nonostante credesse di avere in mano tutte le tessere del puzzle, ce n’era una che inconsapevolmente le sfuggiva ancora. 

Alya non sapeva che Adrien era Chat Noir. 

 

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Il profilo Instagram di Marinette stava diventando una droga. Era un bene che Adrien la seguisse già da prima di innamorarsene (o di rendersi conto che lo era), perché sarebbe parso troppo sospetto se lui avesse iniziato a seguirla così, di punto in bianco. Ovviamente, aveva attivato le notifiche per qualsiasi tipo di contenuto, anche se Marinette non postava molto. 

Anzi, quasi mai. 

Anche sul suo profilo personale e su quello di Alya c’erano delle foto di Marinette. E con Marinette. Quelle erano di gran lunga le sue preferite, perché erano le uniche in cui entrambi erano insieme. Adrien si divertiva - e deprimeva - a immaginare situazioni in cui loro due erano fidanzati e Marinette postava foto di loro due insieme tutti i giorni. 

Aveva iniziato a passare pomeriggi interi a scrollare il profilo Instagram di Marinette, anche se aveva imparato che quello di Alya non era assolutamente da sottovalutare: era lì che trovava sempre le foto più divertenti. Marinette addormentata al cinema, Marinette con le orecchie da gatto, Marinette in ritardo a scuola, Marinette imbarazzata e con una mano davanti alla telecamera del telefono. Avrebbe tanto voluto metterne una come sfondo, riempire la camera di foto di Marinette e spiattellare al mondo intero i suoi sentimenti, ma…

Non sarebbe stato giusto nei suoi confronti. Lei era già innamorata di un altro, e Adrien doveva rispettare quello che provava, e non l’avrebbe mai messa a disagio soltanto per un suo egoismo. 

E forse, un pochino pochino, aveva anche paura di essere rifiutato. Era stupido, dato che sapeva già che Marinette non lo ricambiava, ma sentirle dire chiaro e tondo - ancora! - che il suo cuore apparteneva già ad un altro… Adrien non era certo di riuscire a sopportarlo. 

La situazione stava diventando insostenibile, perché non solo non aveva fatto alcun progresso con le sue ricerche, ma anche Marinette aveva iniziato a comportarsi in modo ancora più strano - è possibile? - con lui, soprattutto da quella mattina nell’infermeria della scuola. 

Tremava o impallidiva o arrossiva, si ostinava a mostrare un particolare interesse per il motivo delle piastrelle del pavimento e a borbottare una sottospecie di risposta nelle poche occasioni in cui lui trovava il coraggio di rivolgerle una domanda. 

Adrien non sapeva più cosa fare. 

Voleva aiutarla, ma non aveva ancora la più pallida idea dell’identità dell’altro, né di cosa fare per scoprirla. Voleva anche capire per quale motivo Marinette ce l’avesse tanto con lui, e migliorarsi per provare ad essere almeno amici. Chiedeva forse troppo?

Adrien rimuginava e rimuginava, fino a che una lampadina gli si accese nella mente. Come aveva fatto a non pensarci prima?

 

Forse era solo un altro approccio quello che gli serviva. 

 

____________________________________

 

 

[continua…]

   
 
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