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Autore: Abby_da_Edoras    28/06/2021    4 recensioni
Questa storia, che si ispira molto liberamente all'ultimo episodio della serie TV "The White Princess", mi è venuta da un sogno, praticamente ho sognato tutta questa vicenda in una notte e non ho potuto fare a meno di scriverla, quindi se vi sembra una follia (come in effetti è!) prendetevela con il mio inconscio! E' la notte della vigilia dell'esecuzione di Edward Plantagenet e Perkin Warbeck (che per me è comunque Richard). I due giovani rinchiusi nella Torre non sanno cosa li aspetta ma... ecco che un uomo riesce a penetrare nella prigione e dichiara di essere lì per liberarli. L'uomo è al servizio di Sir Richard Pole e il suo vero scopo è salvare Teddy per ragioni, diciamo, anche personali, ma entrambi i ragazzi avranno salva la vita grazie a lui. E poi... il mio delirio prosegue, non so ancora per quanti capitoli, grazie a chi vorrà seguirmi!
Non cercate il personaggio di Erik nella serie TV, nel mio sogno è stato "traslato" direttamente da Erik il Rosso di Vikings e nemmeno io so il perché!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori di The White Princess.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Edward Plantagenet / Teddy, Margaret Pole / Margaret of York
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quarta parte

 

Here I am (Here I am)
Will you send me an angel?
Here I am (Here I am)
In the land of the morning star

Wise man said just find your place
In the eye of the storm
Seek the roses along the way
Just beware of the thorns…

(“Send me an angel” – Scorpions)

 

Sir Richard e Maggie tornarono nella loro dimora in Galles e dal loro figlioletto Henry il giorno successivo. Maggie avrebbe voluto recarsi subito al cottage per riabbracciare il fratello, ma il marito le raccomandò prudenza.

“Purtroppo dobbiamo ancora tenere gli occhi aperti e aspettarci il peggio” le spiegò. “Re Henry ha promesso di concedere a Edward una grazia speciale e io sono convinto che questa sia realmente la sua volontà, però, come hai potuto vedere da sola, non sempre gli ordini partono da lui, benché sia il sovrano. E’ stata tua cugina Elizabeth ad architettare il piano per condannare Edward, perciò è da lei che dobbiamo guardarci ancora per qualche tempo, almeno fino a quando non avremo concretamente in mano il documento firmato dal Re che attesta la liberazione di tuo fratello.”

Maggie annuì, ancora sconvolta e amareggiata per ciò che aveva scoperto. Era stata Elizabeth a ingannare Edward, gli aveva mentito per estorcergli una falsa confessione e condannarlo a morte. La giovane non aveva mai avuto molta fiducia nel nuovo Re, eppure ora veniva a sapere che il vero pericolo era proprio la persona che mai avrebbe sospettato: Elizabeth considerava Edward un ostacolo per il potere che lei voleva mantenere, per sé e per i suoi figli Arthur e Henry. Per lei non aveva importanza che il ragazzo fosse innocuo, ingenuo e non nutrisse la minima ambizione, la sua semplice esistenza era un rischio per i Tudor poiché i sostenitori degli York vedevano in lui il vero erede al trono. A malincuore dovette quindi ammettere che il marito aveva ragione: Elizabeth era la vera nemica, non Re Henry.

“Quanto pensi che dovremo attendere, dunque, prima che io possa rivedere Teddy?” domandò.

“Non posso saperlo con certezza, mi spiace. Io personalmente mi sentirò più tranquillo quando il Re ci darà il documento firmato in cui concede la liberazione a tuo fratello, ma non so quando ciò potrà accadere” rispose l’uomo. “Nel frattempo dobbiamo essere pronti a tutto. La Regina ha compiuto un atto orribile estorcendo in quel modo la firma a Edward e agendo alle spalle del Re, quindi non ci sarebbe da stupirsi se inviasse delle sue guardie a sorvegliarci o, peggio, se corrompesse qualcuno dei nostri domestici per spiarci. Devi comprendere che lei è capace di tutto, ormai, non è più la cugina che conoscevi.”

Tuttavia, vedendo le lacrime spuntare dagli occhi di Maggie, Sir Richard si addolcì e accarezzò con affetto il volto di sua moglie.

“Maggie, adesso non devi più temere per Edward, lui è libero e al sicuro” le disse. “Magari non potrai incontrarlo subito, ma almeno saprai che sta bene. Anche quando era prigioniero nella Torre di Londra potevano passare settimane o anche mesi prima che potessi andare a fargli visita e, allora, lo sapevi in carcere da solo, non ti dicevano come stava, se era malato, se aveva abbastanza da mangiare… Adesso sai che è libero e che si trova a poco più di mezz’ora da qui, inoltre Erik verrà tutti i giorni a portarci sue notizie. Anzi, dovrebbe arrivare proprio tra poche ore e tu potrai chiedergli tutto quello che vorrai sulle condizioni di Edward. Erik prenderà le dovute precauzioni per giungere qui e poi ci sistemeremo in una stanza sicura in cui nessuno potrà vederci o ascoltarci per poter parlare tranquillamente.”

Finalmente Maggie si sentì sollevata e il suo viso si illuminò di un grande sorriso.

“E’ meraviglioso, Richard, grazie, e… e credo che dovremmo ricompensare Erik per tutto ciò che sta facendo per Teddy, cosa ne pensi? Potresti donargli un pezzo di terra dove costruire una casa tutta sua o qualsiasi cosa desideri… merita veramente una grande ricompensa per quello che ha fatto e che fa tuttora!” esclamò.

Anche Sir Richard sorrise alla moglie.

“Erik mi serve fedelmente da tanti anni e non ha mai voluto nulla in cambio, anzi si sente ancora in debito con me per avergli dato la possibilità di vivere una vita onesta e di fare carriera come Capitano delle mie guardie, tuttavia penso che tu abbia ragione, questa volta merita davvero un premio” concordò.

Beh, in realtà Erik il suo premio lo aveva già ricevuto e se lo teneva ben stretto… chissà se sarebbe riuscito a farlo accettare a Maggie!

Intanto, al cottage, anche Edward domandava continuamente a Erik quando avrebbe potuto rivedere la sorella.

“Sir Richard e sua moglie sono rientrati nella loro dimora proprio questa mattina e nel pomeriggio andrò a far loro visita per portare tue notizie” gli rispose l’uomo.

Edward apparve subito molto emozionato e impaziente.

“Posso venire con te, Erik, per favore? E’ da tanto che non vedo Maggie e mi manca! Mi porti con te, per favore?” insisté.

Erik sorrise intenerito. In quei momenti doveva farsi forza per trattenere la voglia che aveva di stringere quel dolce e ingenuo ragazzo forte forte tra le braccia…

“Vorrei davvero poterti portare con me, ma vedi, Edward, la situazione non è cambiata da quando eri prigioniero” replicò, rendendosi conto che avrebbe dovuto spiegare molte cose al giovane Conte di Warwick. “Ricordi quello che ti ho raccontato la notte in cui ti ho liberato, la storia della firma che la Regina ti ha estorto?”

Quella notte era stata piena di confusione, paura e emozioni intense per Edward e i ricordi riaffioravano lentamente. Guardò Erik con occhi perduti ad inseguire stralci di frasi, flashback, momenti…

“Mi hai detto che… che Lisa non voleva davvero sapere se ero in grado di scrivere il mio nome, che in realtà ha usato la mia firma per una confessione che io non ho mai fatto” mormorò, ancora piuttosto confuso. “Io però non ho davvero firmato, ho scritto solo Teddy, credevo fosse quello che lei voleva.”

Erik prese affettuosamente il giovane per le spalle, sentendo il bisogno di un contatto con lui, di sentire che era lì, che lo aveva davvero salvato, portato via da quel mondo orribile e meschino.

“Ed è stata la tua fortuna, perché la confessione così non ha valore, ma alla Regina non importava, lei cercava soltanto una scusa per condannarti a morte” disse.

Edward non si era mai fermato realmente a riflettere sulla questione e adesso, per la prima volta, la reale consapevolezza di ciò che aveva fatto la cugina lo riempì di orrore e dolore.

“Lisa voleva che morissi? Ma io non le ho mai fatto niente di male! Perché mi odia tanto? Credevo che mi volesse bene!” esclamò, nella sua voce tutta la disperazione del mondo.

“Non so cosa provi per te, non la conosco, ma… in ogni caso vuole molto più bene a suo marito e, soprattutto, ai suoi figli” cercò di spiegare Erik, con il cuore che gli si spezzava nel vedere Edward così sconvolto. Era stata una bassezza inconcepibile fare tanto male a un ragazzo come lui… “Non è una questione personale, non vuole che tu muoia per qualcosa che hai fatto, ma per ciò che rappresenti. I sostenitori degli York ritengono ancora che tu sia il vero, unico e legittimo erede al trono, a meno che il ragazzo che abbiamo liberato non sia veramente Richard come sostiene di essere. Vorrebbero che fossi tu, l’ultimo dei Plantagenet, a regnare sull’Inghilterra al posto di Re Henry.”

“Ma io non voglio essere il Re!” trasecolò Edward. “Non l’ho mai veramente voluto, non saprei nemmeno come fare… Io volevo solo tornare a casa, vivere libero, accanto a Maggie, non farei mai niente contro Re Henry. Richard aveva detto che avrei potuto avere tutti i cani che volevo e una bella casa in campagna e cavalli e parchi e boschi… non voglio essere Re, io!”

Ancora una volta Erik sentì prepotente il bisogno di stringere tra le braccia il povero ragazzo e di baciarlo, ma dovette trattenersi.

“Lo so, lo sappiamo tutti e sono convinto che lo sappia anche la Regina, ma quello che vuoi tu non le interessa, a lei non importa che tu sia gentile e privo di ambizioni, lei pensa ai sostenitori degli York che, finché ci sarà un erede diretto dei Plantagenet ancora in vita, vorranno metterlo sul trono e spodestare Re Henry. Ora ci sono anche i suoi figli e la Regina vuole a tutti i costi che la corona resti salda sulla testa dei Tudor” disse l’uomo, in tono accorato.

Finché ci sarà un erede diretto dei Plantagenet ancora in vita…” ripeté Edward, trasognato. “Quindi per lei io devo morire, anche se non faccio male a nessuno, anche se non voglio quel trono, anche se sono sempre stato buono?”

Era troppo per Erik, che questa volta non si trattenne e abbracciò con foga il giovane Conte di Warwick, circondandolo con il suo affetto e il suo amore, proteggendolo nel cerchio delle sue braccia.

“Certo che sei buono, Edward, e io non permetterò che nessuno ti faccia del male, ti difenderò ad ogni costo, ti terrò sempre al sicuro” mormorò l’uomo. “Ma è per questo che non posso portarti con me oggi, perché la Regina potrebbe aver mandato delle guardie a sorvegliare Sir Richard e tua sorella e noi non dobbiamo correre il rischio che scopra che sei qui. Io farò tutto quello che posso per proteggerti sempre, anche a costo della mia stessa vita, perché ti a… perché so quanto sei buono e indifeso e meriti di essere libero e di vivere felice.”

Per qualche minuto nessuno dei due disse niente, perduti nei loro pensieri e in quell’abbraccio che voleva dire tante cose per Erik, ma anche per Edward benché ancora non se ne fosse reso conto… sapeva soltanto che tra le braccia di quell’uomo forte e generoso si sentiva al sicuro, sereno, felice come non era mai stato prima e altre emozioni confuse che non si spiegava!

Erik fece molta fatica a sciogliersi dall’abbraccio, aveva desiderato per tanti mesi di stringere così il suo piccolo Conte e adesso ogni istante con lui gli sembrava un miracolo. Si staccò, ma rimase vicino al ragazzo e gli scompigliò affettuosamente i capelli.

“Per qualche tempo, quindi, dovrai avere pazienza e aspettare che sia Lady Margaret a poterti raggiungere qui. Lei verrà presto, non appena saremo sicuri che nessuno la sta sorvegliando” promise l’uomo. “E, nel frattempo, io andrò a parlare con lei e Sir Richard per far sapere loro che stai bene, che ti stai riprendendo e che sei al sicuro. Va bene così, Edward?”

Il giovane sorrise leggermente, scuotendo il capo con dolcezza.

“Non tanto, ma cercherò di farmelo andare bene. E poi… tu mi puoi chiamare Teddy, te l’ho già detto, no?” disse.

“E’ vero e mi fa molto piacere, è solo che, a volte, penso di essere troppo sfacciato” ribatté Erik, con un certo turbamento. “In fondo tu sei il Conte di Warwick, l’ultimo dei Plantagenet e io sono soltanto…”

“Tu sei l’uomo che mi ha salvato” lo interruppe Edward, fissandolo negli occhi. “Mi proteggi e ti occupi di me, mi fai sentire bene e al sicuro e io non voglio più essere il Conte o l’erede al trono, non mi interessano quelle cose, io voglio solo essere Teddy e stare qui con te.”

Stare qui con te? Erik restò allibito. Edward aveva davvero detto quello che gli sembrava di aver sentito? E che cosa intendeva? L’uomo si impose di non farsi strani castelli in aria, chiaramente il ragazzo gli era grato e voleva dire che stava bene con lui, che sarebbe vissuto tranquillo nel cottage finché non avesse potuto, finalmente, trasferirsi nella dimora dei Pole, accanto alla sorella.

“Bene, allora, se ti sei tranquillizzato io posso recarmi alla dimora di Sir Richard, come ti dicevo” disse, cercando di pensare ad altro. “Parlerò con tua sorella e la rassicurerò sul tuo conto, le porterò i tuoi saluti e…”

Il giovane lo afferrò per un braccio.

“Ma… vuoi lasciarmi qui da solo? Hai detto che sono ancora in pericolo, che Lisa… che la Regina vuole tuttora uccidermi e mi lasci qui da solo?” sussurrò, spaventato. “Non voglio restare da solo, non mi piace, voglio stare con te, tu mi hai salvato e io ora appartengo a te, mi devi proteggere…”

Edward si era avvicinato moltissimo, i suoi occhi tradivano paura e sgomento e Erik… beh, Erik non ce la fece più a resistere. Lo strinse di nuovo tra le braccia e, questa volta, cedette all’impulso di baciarlo. Giurò a se stesso che si sarebbe immediatamente staccato se Teddy si fosse mostrato sconvolto o disgustato… ma non accadde. Il giovane Conte, chiaramente, non aveva idea di cosa stesse accadendo, ma un vortice di emozioni lo travolse, i pensieri gli vorticavano in testa, il cuore gli batteva all’impazzata, le ossa e il sangue gli si liquefacevano mentre sperimentava quel contatto così intimo e profondo con l’uomo che lo aveva salvato, il suo eroe, il suo protettore… e si sentiva così al sicuro, così al caldo, così irresistibilmente appagato e felice da non trovare neanche un motivo per cui non dovesse rimanere lì, stretto a lui, nella perfezione di quell’attimo infinito.

Con un immenso sforzo di volontà, dopo minuti o ore o secoli, Erik riuscì a concludere quel bacio che aveva sognato e desiderato per mesi e mesi e a staccarsi delicatamente da Edward, che rimase a guardarlo con le labbra socchiuse, le guance infuocate e i capelli scarmigliati.

“Non… non corri alcun rischio, altrimenti non ti lascerei mai qui da solo” disse, cercando di mantenere ferma la voce. “Ci sono delle guardie nei boschi a sorvegliare qualsiasi punto di entrata e io comunque tornerò il prima possibile. Non sei in pericolo, qui sei al sicuro e lo sarai sempre, Edward.”

“Teddy” ripeté il ragazzo, con un sorrisetto. Beh, se non era quello il momento di chiamarlo affettuosamente col suo diminutivo allora quando mai sarebbe stato?

“Teddy, sì” annuì Erik e fece per andarsene, ma il giovane lo abbracciò ancora una volta, per salutarlo forse o chissà, e lui si ritrovò a baciarlo ancora e ancora, a tenerlo stretto a sé, anche lui finalmente sereno di sentirlo al sicuro nel cerchio protettivo delle sue braccia.

“Devo davvero andare, adesso” riuscì a dire alla fine, accarezzando il viso del ragazzo. “Tu sarai al sicuro e io tornerò presto, andrà tutto bene… Teddy.”

Edward annuì.

“Sì, ora lo so che andrà tutto bene” disse in un sussurro.

Erik partì a cavallo verso la dimora di Sir Richard, controllando attentamente che nessuno lo seguisse o si nascondesse nei boschi. Sperava che il suo Signore gli portasse buone notizie, sapeva che aveva parlato con il Re e forse c’erano le premesse perché Teddy potesse davvero essere libero e al sicuro.

Per raggiungere la tenuta dei Pole ci sarebbe voluta più di mezz’ora, così Erik avrebbe avuto anche tutto il tempo di pensare a cosa raccontare a Lady Margaret quando gli avesse chiesto notizie del fratello... visto quello che era accaduto, aveva qualche dubbio sul fatto di riuscire a mantenere il controllo parlando di Teddy!

Eppure, dentro al suo cuore, l’uomo si sentiva felice come non era mai stato in tutta la sua vita. Sembrava proprio che il suo sogno impossibile si stesse realizzando, Edward era lì con lui, vivevano insieme e, a quanto pareva, provava per lui un sentimento speciale. Non sapeva come sarebbe finita e non osava neanche sperare in qualcosa di più, in quel momento tutto ciò che contava era che Teddy stesse bene, fosse felice… e gli rimanesse accanto.

Fine quarta parte

 

 

 

   
 
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