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Autore: MaryFangirl    28/06/2021    1 recensioni
Kaede Rukawa riflette sulle relazioni e sulla propria natura apatica, che considera come un principio secondo cui vivere: dopo due anni, si ritrova su un aereo diretto a Kanagawa.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Haruko Akagi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Just a little more, just a little more
 
Can we stay like this here forever?
 
 
 
Kaede Rukawa si svegliò, aprendo gli occhi su ciò che lo circondava. Era buio mentre alla cieca cercò intorno e sentì il morbido comfort del materasso sotto di lui e la mancanza di indumenti sul suo corpo. Kaede esaminò la stanza e i suoi occhi si adattarono. Un familiare rossino giaceva respirando profondamente accanto a lui, russando appena. Kaede osservò Hanamichi addormentato, catturando e ammirando la visione. L'evento della sera precedente era ancora chiaro nella sua mente, le emozioni crude e la sincerità che si era riversata come lo zampillo di una cascata. Era molto da assorbire, ma era qualcosa di cui entrambi avevano bisogno. Il senso di colpa che si era portato dietro per quegli anni era scomparso dopo quella notte e smise di tormentarsi fingendo che le cose andassero bene quando non era così.
 
Dopo il confronto, le cose tra loro erano diventate improvvisamente e molto velocemente parecchio intime. Ricordò di essere entrato inciampando in casa di Hanamichi, entrambi intossicati e drogati dal calore del momento. Le loro mani non avevano mai smesso di esplorarsi, non c'era stato bisogno di parole, solo le loro labbra premute insieme, le loro lingue che ballavano insieme in un bacio appassionato e caldo, cercando disperatamente di recuperare il tempo che avevano perso e quello che rimaneva. Ogni bacio, ogni tocco sembrava una richiesta di scuse, una confessione di tutti i loro rimpianti. Il calore e l'intimità li avevano annegati, come un'onda gigante che si infrangeva su un'arida spiaggia di sabbia, forte e appassionata, avvolgendo ogni senso del loro essere.
 
Il solo pensiero gli provocava una vampata all'altezza dello stomaco. Era passato molto tempo da quando aveva provato tutto ciò. Nonostante il tempo passato, i suoi sentimenti per Hanamichi non erano mai cambiati nonostante avesse cercato di convincersi del contrario. Non poteva negare ora.
 
C'era un momento nella vita di una persona in cui parte di essa cambiava, in meglio o in peggio. Si trattava di circostanze in cui tutto ciò che si pensava di sapere, sentire o pensare, cambiava. Un breve momento, un battito, una pausa dove tutto iniziava a rallentare, conseguentemente alterava un frammento o una parte di percezione. Per Kaede Rukawa, c'erano stati due momenti nella sua vita in cui aveva avvertito tremare il terreno sotto di sé. Il primo era stato con la sua ritrovata determinazione per giocare seriamente a basket, perseguendo quell'ambizione, seguendo i grandi invece che limitarsi a rimanere dove si trovava. Era abbastanza bravo, lo sapeva, ma aveva bisogno di essere il migliore. Ovviamente, quello era l'obiettivo più tangibile, quello a cui poteva mirare, qualcosa che sapeva di volere, qualcosa che aveva deciso, qualcosa di meno...complicato.
 
Il secondo evento nella sua vita da adolescente coinvolgeva un certo rossino. Qualcuno che, dalla prima volta in cui aveva posato gli occhi su di lui, era stato una presenza che non aveva potuto ignorare del tutto. Poi, lentamente ma inesorabilmente, Hanamichi Sakuragi si era gradualmente insinuato, intenzionalmente o meno, e la sua presenza aveva avuto impatto su di lui. Aveva avuto e aveva tuttora importanza. Forse perché Kaede aveva agito in base ai suoi sentimenti, prima di tutto guidato dalla frustrazione. Doveva ammettere che allora si era sentito avvilito per il modo in cui Hanamichi lo aveva colpito, perché non si era mai sentito così vulnerabile prima. E forse era stato egoista da parte sua pensare che Hanamichi provasse lo stesso, perlomeno fin dall'inizio. Ma piano piano, ciò era accaduto. Immaginava che sarebbe sempre stato così, Hanamichi avrebbe sempre avuto quel tipo di influenza su di lui, a prescindere dalla distanza o dal tempo passato.
 
Kaede ricordò la dichiarazione da ubriaco, il calore dei baci al momento e l'incerto ma audace progresso della loro relazione. Era bastato un istante perché si mettessero insieme, dopo mesi trascorsi a danzare l'uno intorno all'altro evitando i loro sentimenti, alla fine si erano lasciati andare casualmente. Hanamichi era riuscito a far crollare ogni superficiale rancore e Kaede, col tempo, ce l'aveva fatta ad aprirsi di più, a modo suo. Sebbene capitasse ancora di insultarsi scherzosamente e amichevolmente ogni tanto, non c'era stata più nessuna vera cattiveria. Con il passare del tempo era diventato evidente che ruotavano sempre più l'uno intorno all'altro, addolcendosi e sostenendosi a vicenda. Era stata una relazione sana, che funzionava.
 
Lui aveva buttato via tutto per paura. Se c'era qualcosa per cui poteva prendersi a calci, era stato lasciare andare qualcosa di prezioso così velocemente. Guardando Hanamichi che dormiva accanto a lui, pacifico, si chiese come sarebbe andata se non avesse avuto così vergognosamente paura. Era stato troppo reale, troppo veloce. Prima di tornare in Giappone aveva voluto solo dimenticare, non aveva pianificato di riaccendere nulla, intenzionato solo a scusarsi. Ma forse il destino aveva altri piani.
 
Però ora aveva la possibilità di sistemare la loro relazione. Ma doveva farlo? Aveva fatto così tanti danni che non era sicuro di averne il diritto. Anche se non poteva stare insieme, almeno forse poteva finalmente dare ad Hanamichi la chiusura che si meritava.
 
“Kit...sune?” Hanamichi emise un gemito stanco, i suoi occhi si aprirono, strizzandoli per osservare il ragazzo dai capelli corvini. Kaede lo guardò e fece un sorriso, comunque contenuto.
 
“Cos'è quell'espressione?”

“Quale espressione?” chiese Kaede, alzando un sopracciglio.
 
Hanamichi si sollevò e si sistemò accanto a Kaede. “Pensierosa” fece con aria scherzosa.
 
“Mpf, doaho” replicò Kaede.
 
Hanamichi sorrise a quell'epiteto familiare, il suo sguardo si addolcì osservando Kaede. Per la prima volta dopo molto tempo, l'atmosfera tra di loro era positiva, di nuovo informale.
 
Ci fu un momentaneo silenzio tra loro, poi Hanamichi si portò casualmente il braccio a massaggiarsi il collo, segno di nervosismo.
 
“Kaede” iniziò, la voce bassa. “Quello che ho detto ieri sera...io...mi dispiace”

Kaede lo fissò. “Per cosa?”

“Non sapevo che fosse difficile anche per te”

Kaede fece una breve pausa, il suo viso si addolcì rilasciando un piccolo sorriso. Aveva dimenticato quanto Hanamichi potesse essere sincero, quanto fosse un libro aperto, rendendo il senso di colpa ancora peggiore. A pensarci bene, per tutto il tempo in cui era scappato da tutto quanto, non si era fermato a considerare seriamente le ripercussioni che avrebbe subito Hanamichi. Kaede poteva solo immaginare quanto gli avesse realmente fatto male. Sapeva quanto avesse significato la relazione per Hanamichi e cosa rappresentava lui stesso, decidendo di tradirlo improvvisamente in quel modo. Semmai, il minimo che Kaede poteva fare era dirgli la verità, il minimo che poteva fare, se voleva concludere tutto, era dargli una chiusura.
 
Kaede si allungò per toccare la guancia di Hanamichi, accarezzandola leggermente. “Non hai fatto niente di male”

Hanamichi si attardò sul tocco di Kaede, le guance arrossate mentre si muoveva lentamente in avanti. Kaede rimase fermo, sia per timore che per eccitazione. Hanamichi si sporse, appoggiando la fronte contro la sua. Chiusero gli occhi, i respiri tremanti. Il bacio fu dolce e lento, le loro labbra si sciolsero toccandosi. Anche se non si trattava di un bacio erotico, fu comunque in grado di far impazzire Kaede. Sbuffò al pensiero di poter resistergli. Si era convinto per anni che Hanamichi non avrebbe avuto potere su di lui e si era sbagliato di grosso. Lentamente, Kaede portò la mano dietro la testa di Hanamichi, attirandolo di più, approfondendo il bacio, spingendolo verso di sé, cadendo sulla schiena mentre l'altro si spostava sopra di lui. Per la prima volta, la mente di Kaede si bloccò sul presente. Le preoccupazioni del passato e del futuro evaporarono come ghiaccio che si scioglieva sotto il sole cocente. Qualunque cosa fosse accaduta non lo spaventava più, il senso di colpa svanì e tutto ciò che desiderò in quel momento era recuperare il tempo che aveva perso senza stare con l'unica persona che più contava.
 
“Kaede...” sussurrò Hanamichi contro le sue labbra, allontanandosi leggermente. “Cosa c'è che non va?”

“Niente”

“Mmh...” mormorò Hanamichi, poco convinto mentre si sedeva sul grembo di Kaede, incrociando le braccia. “Mi stai baciando come se dovessi morire. Non che mi lamenti, ma lasciami respirare”

“Scusa”

Hanamichi si spostò e si mosse sistemandosi accanto a lui. “Ehi, com'è l'America? Non scrivi mai, pensavo che fossi morto o scappato con una donna occidentale”

Kaede lo guardò con aria impassibile prima di rispondere con un “Doaho”. Sospirò, ricordando tutte le lettere incompiute che non aveva mai spedito.
 
“È bella, l'America è bella” disse con tono piatto, privo di qualsiasi entusiasmo. Notandolo, Hanamichi si affannò a pensare qualcos'altro per cambiare argomento.
 
“Sai, un giorno ci andrò anch'io” disse, facendo lo spaccone. “Quindi è meglio che tu sia abbastanza bravo, così potrò prenderti a calci” avvertì, stringendo il pugno, deciso. Kaede fece un sorrisetto, sospirando. “Mpf, tutte chiacchiere”, “Sta a guardare!”
 
“Anche Kanagawa è cambiata un po' da quando te ne sei andato” aggiunse Hanamichi, appoggiando una mano sulla sua guancia. “Sai Denny's?”

“Certo, ci vai ogni singolo giorno”

Hanamichi annuì, “Solo perché fanno gli spaghetti migliori! Ed è economico! Sai quanto si risparmia!”

Kaede ridacchiò appena, “Tu sei piuttosto economico” disse affettuosamente.
 
“Lo prendo come un complimento” Hanamichi sorrise orgoglioso, “beh, comunque, ha chiuso e ora c'è una gioielleria di lusso” fece accigliandosi.
 
“Che tragedia” sbuffò Kaede, divertito per quanto Hanamichi la prendesse sul serio.
 
“Sì!” esclamò Hanamichi drammaticamente. “Avrei protestato se Yohei non mi avesse dissuaso”

Kaede lo guardò meravigliato mentre descriveva animatamente i terribili giorni in cui aveva assistito al destino del suo locale preferito. E mentre stavano lì, a loro agio in presenza l'uno nell'altro, poteva fingere che quella fosse una costante nella sua vita. Qualcosa che non sarebbe mai cambiato. Più Kaede ci pensava, più si rendeva conto di quanto quel momento fosse fugace e di come le cose presto sarebbero tornate com'erano, con loro distanti l'uno dall'altro.
 
Quella consapevolezza inviò una raffica di emozioni in lui. Aveva provato molte cose durante la settimana trascorsa lì, ma la sensazione preponderante in quel momento era la confusione. Era confuso su come sarebbero o avrebbero dovuto essere le cose in seguito. Sarebbero diventati amici? Avrebbero ricominciato una relazione? Avrebbero dovuto parlarne?

Erano tutte domande alle quali non aveva una risposta.
 
“Denny's era un bel posto; sono successe cose importanti lì” sospirò Hanamichi, terminando il lungo monologo sulla tragedia rappresentata dalla chiusura del suo locale prediletto.
 
“Sì, cose importanti” Kaede sorrise significativamente, ricordando il loro appuntamento nel piccolo caffè.
 
Hanamichi sentì le proprie guance scaldarsi, spostando esitante lo sguardo dagli intensi occhi cobalto di Kaede. Lo sguardo di Kaede rimase su di lui, i suoi occhi si addolcirono cercando di memorizzare e catturare quel momento, ricordando quanto fosse bello stare lì e per quanto tutto sarebbe finito presto, per quanto quel breve istante fosse tutto ciò che avrebbe avuto da custodire, allora così doveva essere.
 
“Perché mi fissi così?” chiese Hanamichi, alzando interrogativamente le sopracciglia.
 
“Voglio solo ricordare tutto questo”

“È inquietante” disse Hanamichi, distogliendo lo sguardo per nascondere l'imbarazzo.
 
Improvvisamente, una mano si allungò delicatamente per toccare il mento di Hanamichi, deviando lentamente la sua attenzione verso l'uomo che aveva accanto. Kaede sostenne lo sguardo, gli occhi teneri. Quell'intensità fece sobbalzare leggermente Hanamichi, non aveva mai visto Kaede con un'aria così...seria. Kaede si sporse piano in avanti, i loro respiri si mescolarono. Hanamichi chiuse gli occhi e sporse le labbra, preparandosi al contatto e a un intreccio di lingue, ma non arrivò mai. Invece, sentì un bacio sulla guancia. Hanamichi aprì gli occhi su Kaede che si allontanava lentamente. Il calore si irradiò dal punto in cui le labbra di Kaede lo avevano toccato sulla guancia, diffondendosi dappertutto. Era solo un bacetto, eppure fece battere forte il cuore di Hanamichi.
 
“Devo andare” Kaede si mise a sedere e uscì dal letto.
 
“Adesso?”

Kaede osservò brevemente Hanamichi prima di distogliere lo sguardo. “Ho il volo per l'America stasera”. Proprio così, con quelle parole, l'umore cambiò, l'atmosfera si fece pesante, come se fosse giunto di colpo un grosso macigno. L'informazione non era una sorpresa, sapevano che sarebbe successo, ma la realtà poteva essere crudele dopo essersi lasciati travolgere dall'illusione che le cose rimanessero come dovevano essere. Ma, come diceva un vecchio proverbio, 'Tutte le cose belle hanno una fine'. E quello era il capolinea.
 
Lo sapevano ma faceva comunque male riavere qualcosa che si amava solo per doverlo perdere di nuovo.
 
Ma, in fondo, forse era colpa loro.
 
“O-oh” fu tutto ciò che Hanamichi riuscì ad emettere.
 
“Se mi dici di restare, io...”

“No” Hanamichi lo interruppe rapidamente, sorprendendo Kaede per quanto fosse sembrato precipitoso. “Idiota, non sprecare questa opportunità”

Preso alla sprovvista, Kaede cercò di non apparire deluso. Sapeva che Hanamichi aveva ragione, ma gli rimaneva comunque una sensazione amara in petto. Strinse le labbra, fissando lo sguardo.
 
“Okay” sorrise leggermente.
 
Prima di poter alzarsi completamente dal letto, una mano lo fermò afferrandolo per il polso.
 
Hanamichi lo guardava, i suoi occhi erano dolci e comprensivi. “Non preoccuparti, non ti odierò questa volta”

Kaede fece una smorfia. “Lo dici adesso” ironizzò con un sorrisetto a tirargli le labbra. Per quanto rassicurato, il suo cuore era ancora oppresso. “Non so quando tornerò, forse tra altri due anni”

“Oh” Hanamichi poté sentire il proprio cuore affondare a quelle parole. Cercò di scrollarsi di dosso la sensazione di delusione. “Certo, sì”

Kaede lo guardò con rimorso, avrebbe voluto dire qualcosa, qualcosa di tranquillizzante. La sua mente gli urlava di restare, almeno per un po'. Tutto in lui gli diceva di assaporare quel momento, di resistere, di recuperare tutto il tempo sprecato. Ma tutto ciò che riuscì a fare fu stringere forte la mano di Hanamichi prima di lasciarla andare, esitante.
 
Hanamichi osservò silenziosamente Kaede scivolare fuori dalla porta, chiudendosela alle spalle con un clic. Per tutto quel tempo aveva trattenuto il respiro sperando che, almeno quella parte, fosse tutta un sogno e che Kaede fosse ancora lì con lui. Lo spazio accanto a lui era freddo e la stanza ormai priva di vita. Il silenzio era assordante e mentre Hanamichi rimaneva lì, nel suo letto, nudo e solo, sapeva che le lacrime che aveva trattenuto minacciavano di scoppiare. Le trattenne, asciugandosi gli angoli degli occhi.
 
Si raggomitolò su se stesso, abbracciandosi, convincendosi che era giusto. Per entrambi. Avevano parlato, avevano avuto la chiusura di cui avevano bisogno ed era sufficiente. Comprendere la loro confusione era il massimo che potessero chiedere.
 
Cosa si aspettava, comunque? Le cose non sarebbero mai cambiate così tanto.
 
La realtà non funzionava in quel modo. Dovevano lasciare la presa.
  
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