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Autore: Justice Gundam    29/06/2021    2 recensioni
Quello che per un variegato gruppo di avventurieri comincia come un viaggio in incognito e una missione di recupero di poche pretese, si rivela essere invece soltanto una parte di un vasto intrigo che li porterà a confrontarsi con il lato oscuro del loro paese, e con antichi misteri che si credevano ormai dimenticati. Ispirato alle sessioni di Pathfinder che gioco assieme ai miei amici.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Pathfinder: Madness Rising
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 19 – L’incontro con Hermàn

Dario e i suoi compagni non ci avevano messo troppo tempo a prepararsi. Nel giro di mezz'ora da quando avevano saputo dell'arrivo del leader degli Abolitori, il gruppo di avventurieri era già in attesa davanti all'ufficio del signor Hermàn, davanti ad una porta in legno scuro ben levigata che dava accesso ad una grande sala scavata nella roccia friabile del grande covo sotterraneo. Ognuno di loro era vestito dei suoi soliti abiti, ripuliti alla meglio, e in quel momento attendevano il momento di essere convocati. La maggior parte di loro stavano fermi in piedi vicino alla porta, in paziente attesa... ma i più vivaci, come Iaco e Matilde, di tanto in tanto muovevano qualche passo e si sgranchivano le gambe per ingannare l'attesa. Alcuni di loro, in realtà, non riuscivano a non dare a vedere un po' di ansia per l'attesa - Sebastiano, in particolare, non era ancora sicuro di quale sarebbe stata la reazione del leader dell'organizzazione clandestina.

Maria appoggiò la schiena al muro e si sfregò le spalle con le mani. Senza sapere quello che stava passando per la testa dell'ex-capobanda, anche lei era in una posizione simile a quella di Sebastiano. Per certi versi, doveva riconoscere di aver avuto fortuna a non imbattersi in qualche avviso di taglia con il suo volto disegnato su di esso. Se doveva essere sincera... non era del tutto sicura che il gruppo di cui faceva parte non avrebbe preferito la taglia alla sua amicizia. Iaco era l'unico di cui lei poteva dire con assoluta sicurezza di fidarsi. Gli altri... beh, fino a quel momento si erano dimostrati dei compagni leali, e doveva ammettere che le piaceva far parte di questo gruppo. Forse era un po' troppo paranoica? In fondo, ne avevano passate tante, ed erano ancora lì a lavorare assieme e a condividere questa folle avventura... queste vicende in cui si erano trovati invischiati fino al collo prima ancora di rendersi conto di cosa stesse davvero accadendo.

Poteva pensare davvero che si fosse creato un legame abbastanza saldo tra lei e il resto del gruppo? Forse, se avessero saputo troppo del suo passato...

La giovane donna sospitò e scosse la testa, pensando che non fosse il momento adatto per discuterne. Nè per pensarci, se era per quello. Da quando la sua vita era stata sconvolta... da quando la sua famiglia era caduta in rovina, del resto... si era abituata a vivere alla giornata, cogliendo le occasioni che le capitavano pur senza mai mettere da parte i valori morali che suo padre le aveva insegnato. Anche la sua amicizia con Iaco, per quanto lei fosse sicura della sua sincerità, era stata più che altro dettata dalle circostanze simili in cui lei e l'arguto coboldo si erano trovati...

La porta in legno si aprì con uno scatto, e da essa emerse il volto di una bella donna dai capelli castani scuri e dal viso pulito. Immediatamente, i nuovi membri degli Abolitori scattarono sull'attenti, e dopo alcuni istanti di confusione, erano tutti disposti ordinatamente vicino alla porta, nel tentativo di dare una buona prima impressione.

Cristina, da parte sua, rimase un po' sorpresa nel vedere tanta formalità nei nuovi arrivati, e diede loro una rapida occhiata, in modo da farsi un'idea delle loro capacità. Per la maggior parte, sembravano abbastanza abili... ma come mai c'erano anche due bambini con loro? E per giunta, il ragazzino dai capelli ricci era abbastanza mingherlino... se non altro, la bambina con le trecce era abbastanza alta e doveva avere un fisico relativamente atletico per la sua età.

Cristina aveva viaggiato troppo e aveva visto troppe cose, sia per conto suo che assieme a suo marito, per cedere alla tentazione di giudicare qualcosa dall'aspetto esteriore... ma vedere due bambini in mezzo ad un gruppo di avventurieri non era certo cosa di tutti i giorni. Sperava davvero che quel gruppo sapesse quello che faceva.

"Molto bene." esordì la donna, mentre apriva del tutto la porta e si presentava al gruppo di avventurieri novizi. "Mi fa piacere che siate venuti così prontamente. Il mio nome è Cristina Berruezo de la Cerna... e come penso avrete già capito, sono la moglie del nostro capo, il mio caro Hermàn." sorrise e arrossì lievemente nel menzionare il marito. "Ehm... beh, considerazioni personali a parte... Hermàn vorrebbe conoscervi e darvi delle informazioni molto importanti. Quindi, se voleste accomodarvi... prego, non fate complimenti."

"Okay, gente..." disse Dario dopo aver preso un bel respiro. "Adesso incontreremo il leader degli Abolitori di Tilea. Sapete già come comportarvi, vero?"

"Non ci sarà problema, Dario!" rispose con vocetta acuta Iaco. Bastiano deglutì nervosamente, e Matilde ripetè a sè stessa alcune frasi che si era preparata per fare bella figura... poi, quando Cristina aprì la porta, il gruppo entrò ordinatamente nello studio, dove Hermàn ed Urister stavano già attendendo.

La stanza scavata nella roccia era evidentemente una sorta di studio privato, con alcune librerie e candelabri allineati lungo le pareti. Al centro della stanza si trovava una grande scrivania di legno ben levigato, per quanto scolpita un po' grezzamente, e attorniata da alcune sedie dall'aspetto semplice ma funzionale. Urister era in piedi accanto alla scrivania,e accolse i nuovi Abolitori con un cenno amichevole della testa... ma a colpire più di tutto il gruppo di avventurieri fu l'uomo seduto dall'altro lato della scrivania. Doveva avere fra i trenta e i quarant'anni, con i capelli neri ben tenuti, leggermente ondulati, e un paio di baffi neri ben curati. In effetti, il nero dei suoi capelli era talmente intenso che alcuni del gruppo si chiesero se per caso non fossero stati tinti in qualche modo, ma rimaneva il fatto che su trattava di un uomo affascinante. Ora che aveva avuto il tempo di cambiarsi dopo il lungo viaggio, indossava una camicia bianca ben curata, con una sorta di giacca nera senza maniche e un paio di pantaloni, oltre che un paio di scarpe nere. Accanto a lui, appoggiati accuratamente sulla scrivania, si trovavano alcuni strumenti che Dario associò alla professione medica: fialette, polveri, alcune lamette, una bacchetta per toccare gli ammalati senza entrarne in contatto, e anche una maschera dall'aspetto insolito e macabro al tempo stesso, bianca con due fori per gli occhi e un lungo naso ricurvo.

Hermàn alzò lo sguardo non appena il gruppo entrò, e non appena li vide presentarsi, le sue labbra si sollevarono in un sorriso amichevole. "Ah, benvenuti. Immagino che voi siate i nuovi arrivati, coloro di cui mi ha parlato il mio amico Urister, qui presente." disse l'uomo, la cui voce suonava chiara e ricca di convinzione. "Lo ammetto, da quando ho sentito parlare di voi per la prima volta, è sorta in me la curiosità di conoscervi. Siete un gruppo piuttosto variegato, devo dire. Anche se i coboldi, o altri umanoidi delle cosiddette 'razze selvaggie', non sono certo sconosciuti all'interno degli Abolitori, è comunque raro vederne uno che si accompagna con tanta naturalezza alle persone."

"Ecco... Iaco è amico di Maria e degli altri." rispose il coboldo dalle squame blu, a metà tra il divertito e l'imbarazzato. "Lei aiutato Iaco quando lui andato via da sua tribù."

Gunter si sfregò il mento, pensando che in effetti, lui e il resto del gruppo non sapevano ancora quasi nulla del coboldo stregone e del suo passato. Anche se erano stati uniti dalle circostanze ed erano diventati un gruppo affiatato... ancora non sapevano molto l'uno dell'altro. Forse più avanti sarebbe stato il caso di rimediare a questa mancanza.

"Capisco... va bene, non voglio indagare più a fondo, se la cosa vi dà problemi. Chiunque è il benvenuto tra gli Abolitori, se ha la volontà di aiutare e di rendere Tilea un paese più sicuro." affermò l'uomo. "Detto questo... credo di dovervi ancora una presentazione. Il mio nome è Hermàn Manuèl Berruezo de la Cerna, e come saprete già, sono il leader della divisione tileana degl Abolitori." affermò.

Pandora alzò una mano. "Chiedo scusa, so che forse è una domanda un po' inopportuna, ma... il suo nome non mi suona esattamente un nome tipico tileano." azzardò. "In effetti, mi dà più l'impressione di essere estaniano, o di qualche altro luogo simile."

Hermàn annuì rapidamente. "E la sua impressione è corretta, signorina. Effettivamente, io non sono nativo di Tilea." spiegò. "Prima di ricoprire la posizione che mi è stata affidata, ero un medico del Regno di Estania. Non vi annoierò con i dettagli... mi basti dire che, come immagino sia successo a molti di voi, quando la mia vita precedente mi è stata preclusa, per motivi non dipendenti dalla mia volontà, ho deciso di porre le mie capacità al servizio di un'altra causa che potesse migliorare le vite di molte persone. Non è stato facile, questo è vero... ma con un po' di aiuto da parte della mia gentile consorte qui presente," fece un cenno con la testa a Cristina, che chinò il capo con un sorriso arguto. "e del mio vecchio amico Urister, sono riuscito a dare il via ad un'organizzazione ben avviata. E da quanto sono venuto a sapere di voi, possedete le qualità giuste per diventare dei validi agenti per la nostra causa."

"A questo proposito..." Gunter alzò una mano e si fece avanti. "...abbiamo già sentito parlare di quelli che saranno i nostri avversari. I Malformatori, la criminalità organizzata guidata dalla famiglia Villanova... ma avremmo bisogno di sapere qualcosa di più su di loro. Gradiremmo farci un'idea migliore del tipo di minacce con cui avremo a che fare."

"Una legittima curiosità. Sapere quanto più possibile sui nostri nemici è l'unico modo di avere delle concrete possibilità di successo contro di loro." rispose Hermàn con tutta serietà. Chiaramente, questo era un argomento al quale il leader degli Abolitori tileani attribuiva la massima importanza. "Innanzitutto, temo di dovervi avvisare che un'altra fazione, di cui ancora sappiamo poco, fa parte di questa pericolosa alleanza. Si fanno chiamare 'i Figli della Bestia', e sembrano essere una setta di adoratori di Asmodeus, il signore dell'Inferno."

Quel nome provocò un certo allarme tra gli iniziati, compresi i più giovani. Praticamente tutti avevano sentito il nome di Asmodeus, il più grande e potente di tutti i diavoli... e adesso c'era in giro un'altra organizzazione segreta devota a lui? Era preoccupante... nessuno di loro immaginava cosa avessero in mente, ma una cosa era certa - gli adoratori del diavolo avevano un'abilità quasi agghiacciante nello sfruttare ogni occasione a loro vantaggio. E le possibilità che si aprivano davanti a loro nel caso di un'alleanza con i Malformatori erano tanto varie quanto terribili.

"Una setta devota ad Asmodeus..." mormorò Holger, e deglutì nervosamente. "Merda, c'è sempre qualche brutta sorpresa..."

"Ma... non si sa ancora cos'hanno in mente questi... Figli della Bestia? Chi è il loro capo e dove si trova il loro quartier generale?" chiese Nisa.

Urister scosse la testa. "Purtroppo no... altrimenti, staremmo già pianificando un attacco al loro quartier generale per affrontarli e annientarli." rispose il veterano halfling. "Del resto, anche quella gente, come noi, prende tutte le precauzioni necessarie per restare nascosti e portare avanti i loro piani nell'ombra."

"Detto questo, siamo comunque in grado di darvi qualche informazione sui Figli della Bestia, e altre possono essere dedotte con abbastanza sicurezza da elementi comuni ad altre sette di adoratori di diavoli." continuò Cristina, la cui espressione allegra e gioviale si era fatta più concentrata. "Come forse saprete già... i diavoli sono creature che rappresentano un'unione di ordine e male, e la loro ossessione per l'ordine significa che spesso le sette di adoratori di diavoli adottano delle gerarchie molto simili."

Matilde sospirò, ricordando le estenuanti lezioni che lei e i suoi compagni avevano seguito. Non che si ricordasse molti di quei nomi assurdi... kyton, qlippoth, sahkil, rakshasa, e chi più ne ha più ne metta... ma il fatto che i diavoli rappresentassero un male organizzato e che la loro "società" consistesse di strati e caste ben definiti, quello lo ricordava bene.

"Inoltre... spesso avviene che le attività delle sette diaboliche siano più o meno profondamente intrecciate con quelle della società in cui sono infiltrate." continuò Hermàn, stupendo molti con la sua conoscenza del soprannaturale. Dario si era aspettato che un medico fosse esclusivamente concentrato sul mondo materiale... evidentemente, essere in contatto con persone di vario genere nella sua organizzazione, tra cui maghi, chierici e altri esperti, aveva ampliato notevolmente i suoi orizzonti. "Spesso, in una città o una provincia in cui opera un culto di diavoli, i cultisti si nascondono tra le persone comuni, e quelli di rango più alto ricoprono delle cariche pubbliche importanti, attraverso le quali possono corrompere la società in modo che essa diventi un riflesso delle gerarchie diaboliche."

"Ehm... mi corregga se sbaglio..." intervenne nervosamente Bastiano. Quando Hermàn si voltò verso il piccolo oracolo e gli fece cenno di andare avanti, Bastiano si schiarì la voce e continuò. "E... questi cultisti di alto rango... spesso raggiungono la loro posizione tramite un patto con i diavoli, giusto?"

"Esattamente. So che è difficile immaginare il motivo per cui qualcuno vorrebbe fare un patto con un diavolo, dato che le loro motivazioni non sono certo un mistero." rispose il leader degli Abolitori. "Ma i diavoli hanno letteralmente migliaia di anni di esperienza con i mortali, e sanno come indorare la pillola, o far sembrare un patto una buona idea."

Mentre parlava, Hermàn stava dando un'occhiata attenta a Bastiano, notando la corporatura esile del ragazzo, e soprattutto il modo in cui trascinava la gamba destra - una cosa di cui Hermàn si era accorto quando il gruppo era entrato nel suo ufficio. Dalla sua esperienza come medico, il leader degli Abolitori ebbe subito l'impressione che la sua zoppia fosse dovuta a qualche danno all'apparato scheletrico che non era guarito correttamente. Forse, riflettè Hermàn, era quello il prezzo che Bastiano aveva dovuto pagare per i suoi poteri di oracolo.

"Ad ogni modo, i Figli della Bestia stanno collaborando con i Malformatori e la famiglia Villanova, per motivi che stiamo tuttora investigando." continuò Hermàn. "E questo ci porta all'altro nostro obiettivo. I Malformatori. Avete già avuto a che fare con alcuni dei loro uomini, se non sbaglio."

"Abbiamo affrontato alcuni slither nei sotterranei di Grisborgo." disse Endlinn, ricordando la rocambolesca fuga. "Tra i quali c'era anche un alchimista. E' stato uno scontro piuttosto duro."

Urister disse di sì con la testa. "Gli slither sono noti per aver collaborato spesso con i Malformatori. Alcuni dicono addirittura che gli slither siano una loro creazione, ma sinceramente lo trovo poco plausibile." affermò lo sceriffo halfling.

"I Malformatori, come immagino sappiate già, sono specializzati nella creazione di nuove forme di vita, e di solito lo fanno mutando creature già esistenti o costruendo nuove creature a partire da materia vivente inerte." continuò Hermàn. "Ma non siamo ancora riusciti a scoprire quale sia il loro scopo finale. Supponiamo che vogliano creare un esercito di mutanti per conquistare il potere su Tilea, ma non abbiamo prove che sia davvero così. Sicuramente, però, i loro piani costituiscono una grave minaccia per la pace e la stabilità di Tilea. Ed è proprio qui che entriamo in gioco noi Abolitori. Noi lavoriamo nell'ombra, al di fuori di strutture ufficiali, per cercare di eliminare la corruzione e i pericoli che si nascondono agli occhi delle persone. E questo... ci ha portato a voi. Siete capitati nella rete dei Malformatori per caso, ma ognuno di voi ha delle capacità che possono essere messe al servizio della sicurezza di Tilea, per contrastare i nemici della nostra civiltà. E avete risposto brillantemente a questa chiamata. Ma... adesso sarei curioso di conoscervi un po' meglio. Quindi... se volete, perchè non mi parlate un po' di voi?"

Il gruppo di compagni d'avventura restò per un attimo interdetto alla richiesta. Si erano aspettati un incontro molto più formale... e adesso erano lì a parlare di sè come niente fosse? Certo, c'era anche il fatto che Hermàn voleva farsi un'idea migliore della loro personalità e delle loro inclinazioni, ma... sinceramente, non si erano aspettati che s interessasse così tanto ai suoi subordinati.

"Hmm... vuoi... cominciare tu, Dario?" chiese Pandora, indicando il giovane biondo. Dario sbattè gli occhi sorpreso e indicò sè stesso con fare interrogativo... poi, immaginando che non ci fosse nulla di strano, e che avrebbe comunque dovuto farlo presto o tardi, si organizzò il discorso e cominciò.

"D'accordo... il mio nome è Dario Cezar, o almeno, questo è il nome che mi è stato dato nella banda in cui sono cresciuto." affermò. "Non so esattamente dove sono nato, ma da quando ho dei ricordi, sono vissuto ad Auridanio, la cosiddetta città dei liberi porticati."

"Ah... certo, certo, so di che posto si tratta." disse Cristina, la cui espressione di stupore ed imbarazzo rappresentava bene i sentimenti di molti di loro nei confronti del luogo che Dario aveva nominato. "E' una città... in cui vige la legge, se così la si può chiamare... del barone Ipinio."

"Il barone Ipinio?" chiese Matilde stringendo gli occhi. "Da come ne parlate, mi dà l'impressione di essere un pessimo individuo..."

Pandora scosse la testa. "Non ne hai idea, piccola Matilde. Ho sentito parlare di lui, e dicono che sia un evocatore legato ai demoni dell'Abisso." rispose la bionda fattucchiera. "Il luogo del caos e del male."

"Se uno del genere governa Auridanio... non oso immaginare che razza di postaccio sia!" affermò Nisa. "Cavolo, Dario, non avevo idea che tu fossi vissuto nel... parco giochi privato di un individuo così spregevole."

Dario alzò le spalle. Con tutte le avversità che aveva dovuto affrontare nel corso degli anni, aveva perso la capacità di dispiacersi per sè stesso. "Diciamo che ad un certo punto, uno si abitua." affermò. "Facevo parte di una banda di strada. Non era una vita facile, ma ci si dava una mano a vicenda, e in qualche modo si tirava avanti."

Il ragazzo si fermò per qualche istante in modo da radunare i ricordi, e per un attimo gli sembrò di rivedere il volto della ragazza che aveva avuto un impatto così profondo nella sua vita. Il giorno in cui aveva conosciuto Esmerelda, lo ricordava come se fosse stato soltanto il giorno prima, anche se ormai erano passati cinque anni da allora.

"Poi... diciamo che mi sono messo nei guai con i gendarmi del barone... e le conseguenze non sono state piacevoli." continuò, facendo vagare lo sguardo verso il terreno, in modo da controllare le sue emozioni.

Maria sospirò e guardò tristemente il ragazzo biondo. Anche se adesso era così serio e controllato, doveva averne versate, di lacrime, per la sua condizione.

"Poi... beh, mentre cercavo un luogo dove avrei potuto vivere, senza essere continuamente braccato dagli uomini di Ipinio, ho incontrato qualcuno che mi ha rivelato delle informazioni interessanti. Non so esattamente chi fosse... era un individuo misterioso che mi ha passato delle informazioni e mi ha detto che se fossi andato a Grisborgo, avrei potuto scoprire qualcosa di molto importante sul mio passato." continuò il ragazzo. "Non sono il tipo di persona che si fida tanto facilmente, soprattutto non di uno che ho conosciuto da poco," e così dicendo gettò un breve sguardo in direzione di Hermàn, giusto per fargli capire che neanche lui godeva della sua fiducia al cento per cento. "Tuttavia, dopo aver approfondito un po' la questione, mi sono reso conto che quel tipo non stava cercando di ingannarmi. Ancora non sono sicuro del perchè mi abbia fatto queste rivelazioni e che cosa esattamente voglia che io faccia... ma se non altro, una traccia sospetta è meglio di nessuna traccia. Poi, mentre arrivavo a Grisborgo, ho incontrato questo gruppo, e... da lì è iniziato tutto. Non posso dire di essere la persona più socievole del mondo, ma... se non altro, mi fa piacere aver incontrato delle persone come loro, con le quali ho condiviso queste vicende. Posso dire... che non mi faccio problemi a chiamarli amici."

Il ragazzo biondo fece un raro sorriso, appena accennato... e Iaco strizzò un occhio e alzò il pollice in alto, mentre Pandora emetteva una breve risata, con la mano davanti alla bocca. "Detto da un tipo serio come te, Dario... vuol dire un bel po'!" rispose la biondina. "Comunque grazie per averci raccontato la tua storia. Ammetto che eri un po' un mistero!"

Hermàn accolse la storia di Dario con un cenno affermativo della testa, accomodante come ci si sarebbe potuti aspettare. "Ti ringrazio molto per averci parlato di te. Sei stato diretto... e onesto." affermò il leader degli Abolitori. "Apprezzo anche che tu abbia ammesso che non ti fidi del tutto di me. Per quello che stiamo facendo, un po' di paranoia è sempre utile."

"E a proposito di paranoia, vedo che è accompagnato soltanto da sua moglie e dal suo amico..." pensò tra sè Dario, gettando un'occhiata di sottecchi sia a Cristina che ad Urister. "Non ha paura che qualcuno potrebbe attentare alle loro vite in questa situazione? O magari questi tre sono abbastanza abili da non temere che qualcuno li aggredisca qui. Del resto, anche se non fosse così, sono letteralmente circondati dai loro sottoposti... bisognerebbe essere dei temerari per tentare di attaccarlo ora."       

"Molto bene," affermò Hermàn, per poi spostare la sua attenzione a Pandora e a Sotero. Il gatto nero stava camminando con tutta calma attorno alle caviglie della sua padrona, ogni tanto strusciandosi sulla sua gonna con espressione leziosa. "E lei, signorina Pandora? Non vorrebbe parlarci un po' di sè e di quello che l'ha spinta ad intraprendere questo viaggio?"

"Meow! Tocca a te, Pandora, l'hai sentito?" chiese retoricamente Sotero.

La biondina si schiarì la voce. "Certo che l'ho sentito, palla di pelo." disse scherzosamente, per poi chinarsi e prendere in braccio il suo famiglio, che si dibattè brevemente in un debole tentativo di protesta. "Piacere... il mio nome è Pandora Bartoli, ho 15 anni... e lui è il mio famiglio, Sotero. Sì, a questo punto, credo che sia inutile nascondere la realtà. Io sono una di quelli che qui a Tilea vengono chiamati "fattucchieri". E i miei poteri magici... si sono manifestati quando avevo 13 anni. E' stato allora che ho incontrato il signorino qui presente."

"Meow... non sono un signorino, per tua norma e regola! Sono una creatura magica con la sua dignità, meow!" protestò il gatto nero.

Ci fu una breve e rispettosa risata di gruppo, poi Hermàn riprese il discorso. "So che in effetti i fattucchieri sono abbastanza diffusi a Tilea. Fattucchieri e stregoni sono di gran lunga la maggioranza, rispetto a maghi veri e propri." affermò.

"E in effetti, anche il nostro compagno Iaco è uno stregone, meow." volle aggiungere Sotero. Il coboldo blu sorrise orgogliosamente e mosse le dita artigliate di una mano, per poi creare un breve gioco di luci scoppiettanti sulle punte dei suoi artigli. "E ne va molto orgoglioso, meow!"

"Coboldi hanno grande tradizione di stregoneria!" affermò Iaco.

Cristina ridacchiò brevemente. "Hehee... vedo che sei uno stregone potente, piccolo Iaco. Voi coboldi siete imparentati con i draghi, vero? O almeno, così si dice." affermò. "Ma... torniamo a te, Pandora. Mi sembra di aver letto che sei originaria di Carnia, non è così?"

"Sì... ma non so esattamente chi siano i miei veri genitori." continuò Pandora. "La mia mamma e il mio papà... voglio dire, le persone che mi hanno cresciuta e che io considero i miei genitori di fatto... non mi hanno mai fatto mancare il loro affetto, anche se vivere tra le montagne di Carnia non era proprio facile. E poi... posso dire che ho conosciuto due grandi amici che come potete vedere mi accompagnano tuttora!" continuò, e indicò con un cenno amichevole Gunter e Nisa. Il nano si schiarì la gola e si mise dritto in piedi, mentre l'elfa dai capelli verdi imbracciò il suo inseparabile arco e si mise sull'attenti. "Gunter e Nisa... diciamo che loro sono stati i miei zii, mentre crescevo!"

"Zio, eh? Mi fa una strana impressione essere chiamato in questo modo... ma devo ammettere che mi fa anche molto piacere." affermò il nano. Nisa ridacchiò e si mise le mani dietro la nuca.

"Vedo che in effetti sembra esserci una forte intesa tra di voi." rispose Hermàn, rivolgendo brevemente la sua attenzione ad un particolare di Pandora che aveva notato proprio in quel momento - i suoi occhi di colore diverso, uno blu e uno verde. Era una caratteristica molto peculiare... una caratteristica che di solito identificava i changeling, il frutto dell'empia unione tra le megere e gli amanti mortali presi grazie alla magia o alla pazzia. Si guardò comunque bene dal farlo presente a Pandora. Non sapeva che la ragazzina fosse già al corrente del segreto della sua nascita, e non gli sembrava il momento giusto per rivelargliela. Magari, se per qualche motivo Pandora si fosse rivolta direttamente a lui per avere delle informazioni in più... ma per il momento, era meglio essere prudenti con queste informazioni.

E poi, chi poteva dire che Pandora fosse davvero una changeling? Magari era semplicemente nata con gli occhi di colore diverso per uno strano scherzo della natura.

"Sì, in effetti noi tre e Sotero siamo un quartetto inseparabile!" rispose Pandora con un sorriso sicuro, tenendo in braccio il suo elegante famiglio e facendogli fare due saltelli come se fosse stato un bebè. Sotero miagolò in segno di protesta - un famiglio di razza come lui, ridotto a fare la figura di un bambolotto...

Per fortuna, Pandora smise prima che Sotero potesse pensare che il suo orgoglio fosse andato in malora. "Proprio per questo abbiamo deciso di muoverci assieme, quando Nisa è stata mandata dal suo circolo druidico ad investigare sulle misteriose scomparse di animali che si sono verificate di recente nei boschi vicino a Livizei, il nostro paese." continuò Pandora facendosi rapidamente seria. "Un branco di lupi che ritornava lì ogni inizio primavera non si è più fatto vedere, e sono scomparsi anche molti dei grandi erbivori che un tempo erano molto numerosi da quelle parti."

"Il mio circolo druidico è convinto che ci sia qualcosa di sinistro e soprannaturale dietro queste scomparse." affermò Nisa. "E dopo aver visto cosa è successo da queste parti... tra i Malformatori, gli slither, quei grick che ci hanno attaccato all'improvviso... ho ragione di credere che in effetti sia così."

"Dei grick, eh? Delle aberrazioni... per quanto un tipo di aberrazioni privo di intelligenza e di organizzazione." rispose Hermàn. "Sì, mi è stato detto che avete avuto a che fare con alcuni di questi strani mostri. Di solito vivono nei sotterranei, quindi il fatto che alcuni di loro siano saliti in superficie potrebbe essere il sintomo di qualcosa di serio. Farò qualche ricerca in proposito."

Hermàn si fermò a riflettere per un attimo su quello che Nisa aveva detto. Non era la prima volta che sentiva parlare di aberrazioni della Frontiera Oscura che salivano in superficie. Diverso tempo prima, i suoi agenti in Calbatisia gli avevano segnalato una preoccupante proliferazione di strane creature dalle forme strane, e un gruppo di umber hulk aveva attaccato una cellula degli Abolitori, facendo diverse vittime. Lui stesso, soltanto un mese prima, aveva dovuto vedersela con un'alveare di grell, apparso senza alcun preavviso nelle terre di Zolia. E questo, in corrispondenza con le notizie di sparizioni di animali e piante... come se le normali forme di vita fossero in procinto di essere eliminate e sostituite dalle creature mutanti del sottosuolo. Era una notizia molto preoccupante, e voleva dire che la sua organizzazione avrebbe dovuto moltiplicare gli sforzi...

"Prego, andiamo pure avanti." continuò Hermàn. "Signorina Maria... se volesse essere così gentile..."

La giovane donna dalla pelle scura sembrò a disagio per qualche istante. Era arrivato il momento che sperava di ritardare il più a lungo possibile. Al diavolo. Inutile tergiversare ancora. Meglio togliersi quell'impiccio e sperare di non doverne parlare più.

"Non... c'è molto da dire, in realtà. Io... vengo da una famiglia abbastanza ricca. Non eravamo nobili, ma... insomma, vivevamo bene. Mio padre era un mercante di una certa fama... almeno finchè non ci è capitato quel rovescio di fortuna..." spiegò Maria, parlando con esitazione e facendo di tanto in tanto delle pause, come se cercasse le parole giuste. Iaco, l'unico del gruppo a sapere cosa fosse effettivamente successo, scosse la testa desolato.

Pandora sospirò empaticamente, non immaginando quello che davvero stava passando per la testa a Maria. Certo, la sua famiglia adottiva non era ricca, e lei non aveva idea di cosa comportasse esattamente il lavoro di un mercante... ma poteva immaginare che un affare andato male, un carico di merci perduto o altri incidenti di questo tipo avrebbero potuto anche rovinare una carriera che fino a quel momento fosse andata bene. Immaginava che i figli di una famiglia a cui fosse capitata una tale disgrazia avrebbero benissimo potuto scegliere la pericolosa vita degli avventurieri o dei mercenari per avere almeno una possibilità di sopravvivere.

Le parole con cui Maria proseguì il racconto diedero credito all'ipotesi della giovane fattucchiera. "Così... diciamo che sono stata costretta dalle circostanze a imparare a combattere, e ho deciso di lavorare come mercenaria. Poi, nel corso dei miei viaggi, ho conosciuto Iaco, che era andato via dalla sua tribù... e dopo un inizio un po' burrascoso, siamo diventati buoni amici e abbiamo cominciato a lavorare assieme!"

"Burrascoso altro che!" esclamò il coboldo con una breve risata. "Tu stavi per tagliare mia testa quando io cercato di prendere pezzo di cibo!"

"Hey! Non era un pezzo di cibo, piccolo furfante! Erano i fiorini che avevo guadagnato per aver catturato quel brigante!" replicò rapidamente Maria, ritrovando di colpo il buonumore. "E poi, mi spieghi che ci avresti fatto con quei soldi? Non sono molte le città tileane disposte ad accogliere un coboldo!"

"Oh, dettagli!" rispose Iaco con le mani dietro la nuca. "Iaco conosce posti in cui gente non guarda se hai squame o no!"

"Okay, okay... ma per il momento sei intrappolato qui con noi, quindi vedi di fare il bravo, d'accordo?" rispose Maria scherzosamente. Per fortuna, riflettè Pandora, un po' del suo buon umore era tornato... aveva l'impressione che Iaco sapesse benissimo cosa dire per fare in modo che la sua amica umana non si lasciasse prendere dallo sconforto. "Ehm... ecco, questo è quanto. So che non è molto, ma... beh, questo è quello che mi ha spinto a diventare un'avventuriera, e adesso Iaco ed io siamo finiti in questa storia, quindi... sì, siamo più che disposti a dare una mano."

"Molto bene." continuò Hermàn con un soriso rassicurante. Per qualche motivo, aveva l'impressione che Maria si fosse volutamente tenuta sul vago... beh, in fondo anche questo era un suo diritto. Non poteva pretendere che tutti fossero ansiosi di parlare della storia della loro vita. Se poi Maria avesse deciso di sua volontà di rendere noto il suo passato, quella sarebbe stata una sua scelta. Per il momento, quello che sapeva era abbastanza da darle fiducia.

Soddisfatto di quello che era venuto a sapere, Hermàn voltò lo sguardo verso Endlinn, Holger e Sebastiano. "Molto bene... per quanto riguarda voi tre, ho già le informazioni che mi servono. E anche sui due bambini." Gettò uno sguardo d'intesa a Matilde e Bastiano, e mentre la bambina guardava da un'altra parte come imbarazzata e si sfregava la nuca con una mano, il piccolo oracolo si mise immediatamente sull'attenti. "Ma se volete parlarmi di voi e dire qualcosa, in modo da conoscerci meglio..."

Sebastiano incrociò le braccia e guardò rabbiosamente verso il pavimento di rocce sgrezzate. Certo non poteva dire di essere a suo agio all'idea di parlare dei suoi problemi di famiglia con una persona come Hermàn... Per fortuna, Holger decise di prendere la parola, e raccontare il motivo per cui si era trovato in quella situazione.

"Bene... allora credo che sia il caso di parlare di me e di Endlinn... e del motivo che ci ha spinto a lavorare per i Villanova, e senza saperlo, per i malformatori." disse il mezzorco. "Sempre che la mia... complice sia d'accordo, si intende."

"A questo punto, non vedo perchè no." disse Endlinn. "E anch'io dovrò dire la mia, quindi... tanto vale che i nostri compagni sappiano qualcosa su di noi."

"Okay... Allora, diciamo subito che noi due non siamo esattamente tileani. Probabilmente sapete già che veniamo dalle terre del nord, più esattamente da Alemania..." cominciò a spiegare il mezzorco. "Io... beh, data la mia razza, non sono mai stato accettato dalla comunità umana in cui sono nato. Non ho mai conosciuto i miei genitori. Mia madre è morta dandomi alla luce, e mio padre... dev'essere stato uno dei tanti orchi briganti che flagellano le foreste dell'Alemania, e mia madre è stata la sua ultima... conquista."

"Temo... di capire cosa vuol dire." sussurrò Bastiano con una smorfia di disgusto e orrore. Matilde, non altrettanto svelta di mente, restò per un attimo incerta... poi, anche lei colse il significato e non potè fare a meno di dispiacersi per Holger e per sua madre.

"Sono cresciuto in una banda di fuorilegge che vivevano nelle foreste di Grauwald." continuò Holger. "Ammetto che, malgrado le difficoltà che si incontravano, non era poi tanto male come modo di vivere. Se non altro, era un luogo in cui la gente non guardava da dove vieni o di che razza sei. E' lì che ho conosciuto la mia compagna, qui presente."

"Endlinn. Piacere di conoscervi." rispose l'elfa dal volto sfregiato, facendo un sorriso che ebbe l'effetto di accentuare ancora di più la cicatrice che deturpava la sua guancia. La pelle sembrò raggrinzirsi ancora di più nel punto vicino alla zona sfregiata. "Io... non ho molto da dire su di me, in realtà. Diciamo che... la mia comunità non vedeva di buon occhio gli studi alchemici che facevo e il fatto che avessi alleggerito qualche tasca di un po' di marchi d'oro... la moneta di Alemania, voglio dire... per potermeli finanziare"

"E quindi... immagino che tu sia stata esiliata, vero? Molte comunità elfiche fanno così con i loro malfattori." rispose Nisa. Essendo un'elfa anche lei, immaginava come andassero i processi per gli elementi malvisti in una comunità elfica. Un processo giusto, ma certo non pietoso o che concedesse seconde possibilità.

Endlinn sospirò e scosse la testa. "No, non proprio esiliata. Costretta a fare dei lavoretti per il loro sciocco villaggio." rispose con acredine, ricordando quei momenti come alcuni tra i più umilianti della sua vita. "Ad un certo punto... beh, ho deciso che visto che i miei stimati concittadini mi ritenevano comunque un'estranea, tanto valeva che io mi allontanassi."

"Io ed Endlinn siamo andati quasi subito d'accordo, malgrado la rivalità che di solito è presente tra elfi ed orchi." continuò Holger. "Visto che in un certo senso siamo stati degli emarginati tutti e due, ci siamo subito sentiti come se ci fosse una connessione tra noi due. Qualcosa che andava oltre l'amore o l'amicizia... neanche qualcosa di fisico, più che altro... come posso esprimermi?"

"Oh, non è un problema." Rispose tranquillamente Iaco, che nell'esilio e nella ricerca di persone a cui legarsi aveva trascorso gran parte della sua vita. "Anche Iaco capisce. Anche lui, via da tribù perchè lì essere nemico in tribù. Lui costretto Iaco a fuggire..." aggiunse malinconico, ma poi si schiarì la voce e si scusò per l'interruzione. "Ehm... prego, andare avanti..."

"Grazie, Iaco." disse Holger. "Ora, diciamo che la nostra banda non è mai andata troppo per il sottile, quando si trattava di fare soldi. Accettavamo lavori per gente... non proprio raccomandabile. Scatenare risse, danneggiare proprietà, sfasciare locali, rompere un po' di ossa... e poi, siamo stati contattati da un inserviente dei Villanova per fare questo... lavoretto. Prendere questi due bambini e portarli alla famiglia Villanova, che li avrebbe poi consegnati ai Malformatori. Ma questa volta... questa volta, ho avuto un moto di coscienza e ho deciso che non lo avrei fatto. Da allora... siamo braccati dagli uomini dei Villanova, che vogliono questi bambini per qualche scopo che non riesco neanche ad immaginare."

"E io ero tra quelli che dovevano recuperarli..." disse tra sè Sebastiano. "E invece, eccomi qui."

"Per quanto riguarda me... beh, immagino che mi vogliano perchè i miei poteri di oracolo gli servono a qualcosa. Vogliono sfruttarli per qualche piano, o almeno così dovrebbe essere." rispose Bastiano, passandosi una mano tra i capelli ricci.

Matilde alzò le spalle. "Ma io? IO non ho poteri magici... arcani, divini o che diavolo altro. So usare una spada, e anche benino... forse mi vogliono per fare di me uno dei loro scagnozzi, ma... heh, inutile stare a pensarci. Vorrei scoprire personalmente di cosa si tratta..."

"E credo che ne avrai l'opportunità. Sempre se deciderai di tua volontà di partecipare, visto che non ho alcuna intenzione di costringerti." continuò Hermàn, guardando negli occhi i due bambini. Così piccoli, e già erano stati costretti ad imparare a muoversi tra avventurieri e dungeon. Avevano imparato presto e bene le loro lezioni, e davano l'impressione di non essere turbati dalla loro condizione... ma questo non fece altro che rafforzare la convinzione di Hermàn che la situazione di Tilea fosse davvero tragica, se c'erano davanti a lui due undicenni per i quali questa vita era la normalità...    

 

oooooooooo

 

Alla fine, ognuno di loro aveva raccontato la propria storia per sommi capi. Hermàn, Cristina ed Urister erano già riusciti a farsi un'idea delle capacità di questo gruppo di iniziati, e stava già pensando a come avrebbe potuto permettere loro di rendersi utili, affidando loro qualche missione che fosse nelle loro possibilità. Per fortuna, considerando quanto fossero diffuse le attività criminali dei Villanova, non era difficile trovare qualcosa che si addicesse e fosse collegato al caso in questione.    

"Molto bene... vi ringrazio per aver condiviso con noi tutte le informazioni che vi sentivate." disse infine Hermàn. Guardò verso sua moglie, che gli disse di sì con la testa, e continuò il discorso. "Tutti voi, qualsiasi siano le vostre intenzioni e i vostri scopi, avete dimostrato di essere agenti affidabili. Anche i più giovani di voi. E per questo motivo, ora che il vostro periodo di apprendistato è quasi finito, vorrei affidarvi una missione che, pur limitata nello scopo, potrebbe rivelarsi importante nello scoprire di più sui Villanova, sui Malformatori e sui Figli della Bestia. O, per essere più precisi, due missioni."

"Due missioni?" chiese Dario, senza cambiare la sua espressione seria e concentrata. "Questo vuol dire che ci divideremo in due gruppi, immagino."

Urister annuì rapidamente. "Proprio così. Ora, permettetemi di mostrare cosa vogliamo dire. Messer Hermàn, madama Cristina... con il vostro permesso." disse l'halfling sceriffo. Ricevette un cenno da entrambi, e rivolse la sua attenzione ad una mappa appesa sul muro, che mostrava i territori attorno a Grisborgo e la zona più meridionale della Terra delle Viole. "Allora... come abbiamo detto, i Villanova e i Malformatori sono alleati in questo misterioso progetto. Per realizzare i loro esperimenti contro natura, i Malformatori hanno bisogno di soggetti da laboratorio... e a questo si ricollega il traffico di animali rari che i Villanova stanno conducendo. Siamo riusciti ad individuare un luogo che fa da importante centro di smistamento per gli animali e le piante che servono ai Malformatori... e che voi ci crediate o meno, sto parlando della città libera di Antenoria, sulla costa del Mar Missogeo."

Più o meno tutti rimasero stupiti alla menzione di quel luogo. "A-Antenoria?" chiese infine Gunter. Riprese subito la calma e si passò una mano attraverso la barba rossa ben tenuta che gli adornava il mento. "La chiamano anche... la Città delle Acque, se non sbaglio. E' un luogo di commerci e traffici con quasi tutto il Primo Continente."

"Hmm... una delle città dove potrei nascondermi meglio." riflettè Sebastiano. "Potrebbe essere la mia occasione..."

"Proprio per questo è un luogo dove dei commercianti illegali possono più facilmente sfuggire ai controlli." continuò Cristina. "Ad Antenoria si trovano mercanti provenienti da ogni regione di Tilea, e da Estania, Bretonia, Normania, Alemania, Svodia, Iberium... e chi più ne ha più ne metta. Per tradizione, Antenoria è una città neutrale, e la guardia del Doge - come viene chiamato il locale governatore eletto ogni sette anni dai cittadini - è composta da soldati molto abili nel sedare sul nascere qualsiasi disordine. In un luogo simile, è abbastanza facile per qualche trafficante infiltrarsi. Basta che non attiri troppa attenzione su di sè."

"Siamo venuti a sapere che un grosso gruppo di trafficanti di animali e altre creature opera lì, e sono in affari con i Villanova." Hermàn continuò, notando che Holger ed Endlinn sembravano interessati a saperne di più. Forse immaginavano che fra i trafficanti ci fosse qualche loro vecchia conoscenza? "Abbiamo bisogno che alcuni di voi vadano ad Antenoria - non dovrebbe volerci più di qualche giorno, con un buon carro e dei cavalli decenti - e facciano delle indagini su questo gruppo di trafficanti di animali, cercando di scoprire quanto più possibile dei loro affari con i Villanova e i Malformatori."

"E gli altri, dove andranno?" chiese Endlinn, sinceramente incuriosita.

Urister spostò l'indice su un lago posto nella zona occidentale della Landa delle Viole, in quella che sembrava essere una zona montuosa. Era un po' più vicina al loro covo rispetto ad Antenoria, ma il terreno difficile che lo circondava voleva dire che sarebbe stato più complicato raggiungerlo. "Ecco... in questo punto, più o meno, si trova il lago Epcona, un lago di formazione relativamente recente... e il luogo nel quale siamo riusciti ad individuare una base dei Malformatori. E' un luogo difficile da raggiungere, perciò non siamo in grado di mandare un gruppo troppo nutrito per cercare di sabotarlo... ma un gruppo più piccolo potrebbe riuscire ad infiltrarsi e non soltanto distruggere il laboratorio, ma scoprire qualcosa di più sui progetti dei Malformatori... e forse anche dei Figli della Bestia. Questo... ci aiuterebbe ad organizzare la nostra prossima mossa, e a prevedere quelle dei nostri nemici. Ogni informazione che riuscirete a trovare potrebbe essere vitale per impedire ai Malformatori, o a qualunque altro dei nostri nemici, di realizzare i loro sinistri progetti. Ovviamente, ognuno dei due gruppi riceverà tutte le informazioni che siamo riusciti a trovare, e degli oggetti che sperabilmente saranno utili nel corso della spedizione. Queste saranno le vostre missioni, se le accettate."

"Allora, cosa ne dite, signori? Ve la sentite di intraprendere queste missioni?" chiese Hermàn con un lieve sorriso, guardando i suoi nuovi iniziati con espressione di attesa.

Tutti rimasero in silenzio per qualche secondo... poi, finalmente, Pandora alzò la testa e fece un sorriso convinto.

"Quando si parte?" chiese la giovane fattucchiera.                 

 

oooooooooo

 

CONTINUA...

 

  
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